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Autore: terebinthia    16/07/2013    2 recensioni
Taylor, una ragazza 17enne, viene costretta dalla madre a cercarsi un lavoro per pagarsi gli studi. Ottiene il lavoro di baby-sitter dalla famiglia Mason ma una sera mentre si trova con la bambina che le è stata affidata accadrà qualcosa di inaspettato...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

 
 
 
 
 
Spalanco la porta e corro su per vedere che non sia successo nulla “Se è vero quello che dice Hiram, dovrò essere più prudente a lasciare da sola April” penso mentre mi avvicino al letto.
 Jimi ha fatto buona guardia ed April sta ancora dormendo- Ehi piccola, bisogna svegliarsi, dobbiamo andare a comprare un po’ di cibo- la scuoto lievemente sulla spalla.
 Si mette subito seduta e si stropiccia gli occhi- Colazione?- domanda non appena mi mette a fuoco- 
Sì tra un pochino, ma prima bisogna vestirsi- le rispondo. Apro le ante dell’armadio e comincio a frugare tra i vestitini; April sgrana gli occhi felicissima- Sono miei i vetiti da principessa?- annuisco e le mostro due alternative- Quale preferisci di questi?-. I suoi occhietti chiari passano a rassegna i due abiti, poi punta il dito in direzione di quello di destra- Ottima scelta- mi complimento. La seta blu e i polsini  bianchi le danno un’aria da giovincella nobile: le sta benissimo.
Dopo qualche minuto siamo pronte per uscire- Oh diamine! E come faccio a comprare qualcosa se non ho denaro?- mi viene in mente ad un tratto- Prenderò un sacchetto di cereali, speriamo accettino il baratto- lo infilo nella borsa a tracolla insieme al cellulare scarico e al pugnale.
Procediamo per una strada rettilinea fiancheggiata da un fiume finchè non troviamo un bivio con un cartello: come si fa a capire quello che c’è scritto? Jimi inizia a fiutare verso una direzione così lo seguo tenendo per mano April che impunta i piedi perché non vuole camminare- Adesso andiamo a mangiare, abbi un po’ di pazienza!- la rimprovero.
Non molto tempo dopo, il fiuto di Jimi ci conduce a quella che sembra una taverna.
 Una signora piuttosto in carne e con il grembiule sporco esce sorreggendo un vassoio con tre boccali di una bevanda molto simile alla birra. Cerco di capire che tipo di ambiente ci sia all’interno, ma dalla nostra distanza non si vede molto dell’edificio.
 La donna sembra accorgersi della nostra presenza e ci viene in contro sorridente- Benvenuti! Desiderate qualcosa?- a quanto pare non ho molta scelta: con April che non vuole muoversi e Jimi che già rosicchia un osso che ha trovato chissà dove fuori dalla taverna, decido di  farmi coraggio ed entrare- Si grazie, vorremmo far colazione se è possibile- le rispondo all’invito- Prego seguitemi, per di qua- dice la donna che ci conduce dentro la locanda.
 Con grande sorpresa scopro che le pareti dell’interno sono tutte in corteccia e pietre, negli angoli spunta addirittura qualche edera- Incredibile!- rimango a bocca aperta.
A parte due omaccioni da cui mi tengo bene alla larga, l’ostello è vuoto, perciò la cameriera si dedica subito alle nostre ordinazioni- Cosa prendete?- do un’ occhiata al menù ma non riesco a capire nulla- Noi non siamo del posto, non è che potrebbe…?- la donna sembra illuminarsi tutta d’un tratto- Oh, ma certo cara! Scusami avrei dovuto capirlo dall’accento della vostra parlata che non eravate di Adeia…- dice.
Finalmente dopo vari sproloqui della cameriera riusciamo a pranzare: la carne è ottima il sapore però è molto differente rispetto alla nostra per via dell’enorme quantità di spezie che mettono nella cottura, anche il frullato di April è molto buono, ha un sapore delicato che richiama il profumo di certi fiori che crescono nell’aiuola dei nonni -Grazie di tutto- appoggio il sacchetto sul bancone una volta che abbiamo terminato il nostro pasto- E’ stato un piacere- dice la cameriera.
Ben rimpinzati bambina e cane non è più un problema camminare- Adesso dove iamo Taylol?- chiede la piccola. In realtà non ho un vero programma della giornata ma di sicuro devo comperare del cibo se non ho intenzione di addebitarmi a vita con Hiram, e date le ultime novità non ne ho alcuna intenzione!- Credo che andremo al mercato- farfuglio mentre frugo dentro alla borsa per contare le monete che ho ricevuto di resto dalla donna.
Cerco disperatamente di orientarmi tra il traffico che sta iniziando a formarsi per la strada- Scusate!... Ehi! Sapreste dirmi dove posso…- la frase mi muore in gola perché nessuno mi sta ascoltando.
 Sembrano tutti impegnati nelle loro commissioni, sono veramente poche le persone che parlano tra loro. Molte donne con degli abiti simili ai nostri, camminano a passo svelto trascinandosi dietro le gonne i loro figlioletti e si guardano intorno in continuazione.
Rimango immobile sulla strada con April in braccio ed il cane che mi gira in torno per alcuni istanti, finchè un mazzetto di erbe mi viene sbattuto in faccia- Salve signora! Gradisce le famose erbe guaritrici di Adeia?- sento chiedere dal proprietario.
Un ometto con degli strani baffi ed un cappellino rosso rimane in piedi a fissarmi- Io…non saprei, funzionano?- mi rendo subito conto di aver posto la classica domanda stupida che si fa ad un venditore con la sua merce, ma era necessario per guadagnare tempo e valutare la situazione- Mi prende in giro?! Certo che funzionano, se gliele vendo io…!- continua lui. Quando ormai capisco che è impossibile levarmelo di torno senza averle comprate, domando- Quanto vengono?- lui riflette un attimo- Tre monete per queste tre con le foglie grandi- dice mentre me le porge- Ne prendiamo solo due- ribatto io, gli lascio le due monete e prendo i due rametti.
Ci mettiamo in parte alla strada per cercare qualcuno che sappia indicarmi un negozio di alimentari o qualcosa di simile- Mi scusi signora…- mi avvicino ad una donna dal bel viso, i capelli lunghi e lucenti le ricadono sulle spalle mostrando dei riflessi tra il blu ed il violetto. Tiene le gambe accavallate mentre sta seduta su di una sedia ad osservare la popolazione al lavoro, ma a differenza delle altre donne questa indossa una sorta di pantaloni in velluto. Finalmente sembra accorgersi della mia presenza- Hai detto qualcosa?- inizia a fissarmi prima con fare minaccioso poi incuriosito- Sì, io vorrei sapere dove posso trovare un mercato o un posto dove vendano dei viveri non troppo distante da qui- dico tutto d’un fiato. La donna si alza in piedi e mi si avvicina tenendomi gli occhi puntati addosso, una sensazione di imbarazzo inizia a trasparire dal mio volto, “ Possibile che riesca sempre a trovare le persone sbagliate!” penso- A due isolati da qui, c’è una bancarella, ti conviene far presto però…- un mezzo sorrisetto le compare sulle labbra rossastre – Certo, grazie- bofonchio ancora turbata dallo sguardo della donna.
Ci incamminiamo nella direzione indicata accelerando il passo a ogni metro- Quella lì cattiva, no piace a me, no amica tua Taylol!- borbotta April di fianco a me. E’ incredibile come questa bambina percepisca le mie emozioni e i miei stati d’animo- Già non è stata molto carina, hai ragione April- commento.   
Raggiungiamo un baracchino che sta cominciando a riporre le proprie merci- Aspetti! Ci siamo anche noi!- chiamo mentre comincio a correre- Stiamo chiudendo!- ci avverte il proprietario con un cestello pieno di frutti in mano- Facciamo presto glielo giuro!- lo supplico con gli occhini dolci. Quello esita un attimo poi dice- E va bene, cosa prendete?-. Comincio a selezionare interi bancali di strani ortaggi e frutti; alla fine riempiamo due borse intere. Credo che dopo la nostra spesa si sia risollevata l’economia di Adeia!
Prima di andarcene però chiedo quale sia la via più breve per tornare a casa,  e stando al consiglio del venditore è meglio passare per un sentiero stretto che passa per il bosco.
Quando i piedi cominciano a dolermi mi accorgo che ormai siamo vicini a casa- Iamo a casa a giocare?- domanda April quando vede la recinzione- Sì adesso andiamo- la rassicuro.
Dato che comincia a levarsi un vento forte e ad avvicinarsi un temporale, chiudo la porta a chiave e chiudo le finestre. – Questa sera prepariamo verdure calde April, che ti piaccia o no!- la informo dalla cucina, sento che comincia a brontolare come era successo quando non voleva camminare, ma non le do retta e aspetto che si sfoghi. “ Altro che McDonald!” penso mentre pulisco la frutta “Speriamo solo che non duri per molto questa faccenda”. Jimi comincia a girare intorno al tavolo con il suo muso proteso verso l’alto, magari in cerca di un bella bistecca come quella della sera precedente- Spiacente amico questa sera va’ per il vegetariano!- ridacchio mentre lo osservo.
 
Nel giro di qualche ora cominciano a sentirsi dei tuoni e la pioggia scendere martellante come succede in quegli acquazzoni estivi. April mi raggiunge in cucina impaurita dal temporale e si attacca alla gonna del mio vestito rischiando di farmi inciampare più di una volta- April calmati ti prego!- la supplico mentre taglio le verdure.
Ma mentre April col mio tono rassicurante inizia a calmarsi, Jimi invece va’ letteralmente di matto, corre su e giù per le scale e ad ogni mio richiamo si agita ancora di più. Come può un cane agitarsi così tanto solo per uno stupido temporale?! Metto April seduta a tavola e lascio che le verdure continuino a cucinarsi sul fuoco- Jimi ora basta! Se non la smetti ti sbatto fuori!- urlo.
Finalmente scende al piano di sotto e mi raggiunge- Ssssh!- gli faccio con il dito, lui sembra momentaneamente calmarsi anche se sono le sue orecchie dritte in posizione d’ascolto a non convincermi.
Jimi si mette in piedi davanti alla porta, il pelo sulla schiena rizzato e la coda  tra le zampe. Non sono un’ esperta nel comportamento animale ma mi ci vuole poco per capire che qualcosa non va- Jimi cosa c’è?- chiedo in tono incerto. Il cane abbaia come un forsennato senza ascoltarmi, April comincia ad urlare.
Mi avvicino alla porta e sento dei passi avvicinarsi, Jimi comincia a ringhiare rivelando il suo lato più selvaggio, tanto che inizio a credere sia un lupo invece che un cane.
Prendo il pugnale dalla borsa accorgendomi che le mie mani vibrano come foglioline- April sta in cucina!- le ordino cercando di sembrare calma. Jimi smette di ringhiare.
La situazione di stallo viene rotta da dei colpi ripetuti alla porta- Aprite!- tuona una voce maschile. In preda al panico indietreggio stringendo ancora il pugnale in mano- Adesso cosa faccio?!- sussurro con una voce strozzata, non ho neanche il tempo di pensarci che la porta cade ai miei piedi e due uomini alti e robusti fanno irruzione in casa.
Urlo terrorizzata ma la cosa sembra divertirli- Ah ma allora c’era qualcuno!- ridacchia l’uomo con la stessa voce di prima lanciando un’occhiata al suo compagno- Sai di non aver pagato le imposte del regno del supremo Tromar?- continua l’uomo. Questa volta la sua voce si fa minacciosa ed estrae una scure dalla sua cintola- Allora vogliamo pagare?- un ghigno spaventoso appare sul suo volto- Non…ho nulla per pagare…- farfuglio indietreggiando di un altro passo. Proprio mentre sta per colpirmi, Jimi salta e lo morde sul braccio facendolo inveire per il dolore. Solo ora vedo quanto muscolosi siano i miei avversari e capisco che Jimi potrà solamente tenerne occupato uno momentaneamente. Dovrò essere io ad occuparmi dell’altro.
Quello sembra averlo capito ed estrae la sua spada, mi viene incontro sbraitando. Scarto il suo fendente di striscio andando a sbattere contro una parete e rovesciando un vasetto in ceramica, ma quello non demorde, lancia un pezzo di coccio appuntito che mi colpisce di striscio il collo aprendomi un taglio. Do’ una rapida occhiata alla parte opposta della stanza e vedo Jimi che continua ad attaccare l’uomo, ferito in più punti, “ Devo trovare il modo di farci uscire di qui” penso istintivamente.
Il mio avversario è a pochi passi da me sano come un pesce e per nulla affaticato- Comincia a pregare ragazzina…- ghigna per intimidirmi.
Quando ormai mi è addosso e prepara il colpo decisivo, gli lancio contro il tavolino e la sua spada si conficca violentemente nel legno, sollevando centinaia di schegge.
E’ proprio in quel attimo che approfitto della sua distrazione per pugnalarlo alla coscia. Un urlo fa vibrare le pareti e solo allora mi accorgo di come io sia riuscita a colpire un uomo senza alcuna esitazione, “ Sono un mostro!” penso terrorizzata.
Estraggo il pugnale insanguinato e cerco di schiarirmi le idee per tornare in me. Proprio mentre decido di correre a prendere April e Jimi per scappare, l’uomo mi tira un potente calcio dritto allo stomaco che mi fa volare a tre metri di distanza.
La prima sensazione è quella di essere morta, poi sento la testa che gira all’impazzata e una fitta lancinante all’addome, “ Quello schifoso deve avermi spappolato la milza” constato dolorante.
Mi accorgo che l’ombra dell’uomo mi sovrasta perciò cerco di scansarmi in fretta e furia ma questa volta non ce la faccio- Adesso mi hai stancato!- tuona furibondo. Mi agguanta per i capelli e solleva la spada sulla mia testa, “Adesso è finita!” penso. Chiudo gli occhi e mi preparo al colpo finale.
Un rumore atroce, di una lama che trapassa da parte a parte la carne umana.
Apro gli occhi e un fiotto di sangue caldo mi schizza il volto, un grido strozzato e poi un tonfo.- Aaaaaah!- urlo fuori di me, poi lo vedo. Hiram sta in piedi davanti a me, con una mano sorregge la spada insanguinata sollevata a mezz’aria, con l’altra stringe la manina di April con il singhiozzo e il volto rigato dalle lacrime.
 Mi da subito una mano a rialzarmi anche se ho l’impressione di aver perso la sensibilità perché la sua mano mi sembra un corpo estraneo freddo- Non aver paura Taylor ci sono io ora- mi dice in tono dolce.
Anche Jimi mi si avvicina, zoppica un po’ ma sta bene. Do’ un’occhiata alla stanza e vedo i corpi dei due uomini senza vita- Sono un mostro…- bisbiglio mentre Hiram mi da una mano a pulirmi il viso dal sangue- Sono un’assassina!- alzo la voce – Ehi! No, non sei un’ assassina, ti sei solo difesa, calmati!- cerca di tranquillizzarmi lui – E invece sì!- inizio a singhiozzare e a tremare – Adesso non è il momento di parlare di questa storia, che ne dici di riposare?- mi chiede mentre vedo che controlla il mio collo. Annuisco sfinita, ma quando Hiram cerca di tirarmi su dal pavimento la fitta di prima si fa risentire, lasciandomi senza respiro per qualche secondo. Intravedo a malapena che Hiram sussurra qualcosa ad April, poi sento due braccia forti che mi sollevano da terra- Va tutto bene, non ti preoccupare- dice.
La luce che entra dal cornicione della porta d’entrata mi abbaglia, chiudo gli occhi e mi addormento.
 
 
*******************
 
Sento una sostanza fresca sul collo che da un sollievo piacevolissimo.
- Ehilà! Vedo che ci siamo svegliati!- dice una voce familiare.
Apro gli occhi lentamente e vedo Hiram seduto di fianco a me con delle bende in mano- Sveia! Sveia Taylo!!- grida April appena mi vede. Le accenno un sorriso, anche se non sono per niente di buon umore- Ciao piccola, stai bene?- le stringo la manina – Qui bicotti buoni! Vengo a mangiare da Hiam dopo!- esclama tutta contenta- Ah si? E io non facevo da mangiare buono a casa?- mi fingo offesa. April ride e mi da un bacino sulla guancia poi corre via in un’altra stanza. A proposito, che posto è questo?- Vi ho portati a casa mia- dice Hiram anticipando la mia domanda- Comunque dì al tuo cane che se prova di nuovo a mangiarmi le galline ci penserò due volte prima di fasciargli la zampa!- dice- Quello per fortuna non è il mio cane!- ribatto divertita.
Cerco di alzarmi dal letto ma mi fa ancora male la milza, Hiram mi da una mano a mettermi seduta.
Fisso la testiera del letto- Da quanto tempo è che dormo?- Circa un giorno- risponde. Cerco di trovare il coraggio per parlare dell’accaduto, prima o poi dovrò passare lo shock- E’ stato orribile…- inizio- Lo so. Io ti avevo avvertito però…- mi fa notare Hiram- Dicevano che dovevo pagare…- cerco di ricordare a fatica le parole dei due uomini- Sì lo so, fanno sempre così, ma il vero scopo è quello di divertirsi massacrando le persone indifese- confessa lui - Ti ringrazio, per avermi curato e portato in salvo April, ma noi poi torneremo a casa, insomma nella vera casa, spero…- Hiram mi osserva per un po’- Torneranno…e verranno anche qui!- ammette in tono amaro.
Sussulto stupita- Come?! Qui?!- domando- Ovunque, ci cercheranno finchè non ci troveranno- mi ci vuole poco per collegare i pezzetti del puzzle- Quindi…- comincio- …quindi dovremo partire alla ricerca delle sei protettrici, con quello- Hiram indica il pugnale appoggiato sul comodino di fianco a me.
 
  
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