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Autore: Lilyth    16/07/2013    2 recensioni
Dopo 14 anni di pratica sportiva ( pattinaggio artistico a rotelle, sia chiaro ) ancora mi chiedo perchè nessuno abbia scritto un libro sull'argomento.
Un po' offesa e risentita da questa disattenzione da parte dell'universo sportivo ho deciso di cimentarmi io stessa in ciò.
Non sarà una stesura di regolamenti o roba tecnica ( che i non pattinatori non capirebbero ), sarà diciamo il racconto di come io mi sono avvicinata a questo sport e di cosa esso è per chi lo conosce.
Spero che leggiate questa "storia/ non-storia" e che, a suo modo, vi appassioni.
-la vostra pattinatrice (quasi) sempre arrabbiata
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, sono la vostra pattinatrice ( quasi ) sempre arrabbiata.
Se stato leggendo questo primo capitolo vuol dire che l’introduzione non era così male da abbandonare la lettura ( e me ne compiaccio ).
Che dire, non sarà facile incuriosire persone ignare al mondo del pattinaggio, più che altro perché è uno sport che praticamente viene ignorato dalla maggior parte degli abitanti del pianeta.
Pratico questa disciplina da ormai quattordici anni e calcolando che ora ne ho diciotto direi che è un gran lasso di tempo.
L’ho detto prima e lo ripeto, si  è trattato del tanto agognato colpo di fulmine, un amore veramente fuori dal comune.
Questo amore mi ha spinta per anni a chiedermi “ ma perché nessuno parla dello sport che a me piace tanto?”
Dai, sinceramente noi pattinatori a quattro ruote siamo una classe allontanata e ignorata dalla società.
Ho accettato per anni, poi lo scorso fine settimana sono andata da Decathlon dove da qualche tempo avevano messo in vendita dei pattini a rotelle e non ne ho trovati più neanche un paio.
Contenta che qualcuno si fosse appassionato alla mia ragione di vita ho chiesto ad un commesso quanti ne avessero venduti, la risposta mi ha alquanto infastidita.
 
< ma no signorina, non sono stati venduti, sono stati ritirati dal mercato. Non li voleva nessuno quei cosi li >
 
Attenzione, attenzione…aveva appena definito un pattino “quel coso li”, stava scherzando.
Mi sono allontanata velocemente prima di procurare danni e davanti ai miei occhi ho notato la “biblioteca sportiva” del negozio.
Inutile dire che vengono scritti libri su qualsiasi tipo di sport, tranne che sul mio.
Mio padre non è riuscito a trovare nulla neanche nella libreria sportiva più famosa d’Italia, a Milano.
Perché nessuno, neanche i grandi campioni, si siedono a tavolino e decidono di raccontare la loro esperienza? Hanno paura che il mondo non li capisca?
Non riesco a spiegarmelo!
Ma sapete che c’è? Io ci provo, al diavolo le paure, i pensieri e i soliti inghippi mentali, sarò io la vostra guida al mondo del pattinaggio e comincerò dalle basi, dal lontano ( ma neanche tanto ) 1743, quando nella prima volta il mondo su un palcoscenico di un teatro londinese vide esibirsi un pattinatore ( o pattinatrice, di questo non ho notizie certe).
 
Il pattinaggio artistico a rotelle è uno sport molto simile al pattinaggio su ghiaccio, solo moooolto meno popolare e conosciuto.
Si può praticare da singolo, in coppia o anche in piccoli e grandi gruppi ( dai quattro ai 90 e più partecipanti).
Per poter imparare a pattinare ci vogliono prima di tutto un paio di pattini ( lo so, sono una volpe ), una gran voglia di sperimentarsi e un gran coraggio.
Dovrei stare qui a spiegarvi com’è fatto un pattino, e come si salta e tutti i noiosi rudimenti di base ma, rimanga tra noi, credo che queste cose all’inizio siano veramente, veramente inutili.
Non fraintendetemi, ho studiato questo sport ( soprattutto per passare i due esami che ho alle spalle da allenatrice ) e non sto dicendo che la tecnica da manuale non sia importante, dico solo che non per forza si deve partire da quello quando si parla per la prima volta di pattinaggio.
 
Sono cresciuta con un’insegnante fantastica, cara Mirella, che mi ha portato da cucciola di quattro ad un’adolescente di tredici anni moderatamente brava e con la testa sulle spalle.
Lo so, vi starete chiedendo perché la mia adorata insegnante mi ha portato con se solo fino a tredici anni, ma preferirei lasciare questa parte un po’ meno allegra per dopo, ora devo continuare con i “rudimenti del pattinaggio a modo mio”.
Dicevamo, sono cresciuta con una brava insegnante che, quando ero piccola, non si è neanche lontanamente sognata di mettersi li a raccontarmi tutte le particolarità tecniche di questo sport, mi ha allacciato i pattini ai piedi e mi ha lasciato andare ( metaforicamente parlando ).
La tecnica l’ho appresa a poco a poco senza che nessuno mi spiegasse nulla, sperimentavo, giocavo e capivo.
Ho imparato subito a stare in piedi da sola sui miei pattini numero trentatrè ( che ancora posseggo, appesi al muro ), all’inizio mi erano state bloccate un po’ le ruote per evitare che finissi di faccia contro il muro rovinando così il mio bel faccino, ma dopo circa due settimane dal mio arrivo ero in grado di gironzolare per la pista come tutti gli altri.
No, non mi sto idolatrando, sto solo sottolineando quanto i bambini abbiano maggior capacità e abilità di noi vecchiacci ad adattarsi a nuove cose.
Ridendo e scherzando vi ho introdotto un primo assaggio di “  i rudimenti del pattinaggio”.
Il pattino è composto da una piastra in ferro con attaccate sotto quattro magnifiche ruote che vanno dove vogliono loro.
Come ho detto, quando i pattinatori sono cuccioli e indifesi, non si può permettere alla ruote di girare alla rinfusa, a meno che non desideriamo braccia rotte e pianti disperati.
Quindi, le ruote si bloccano per i primi tempi ( sono infatti attaccate alla piastra tramite una vite e fissate con delle rondelle ) e poi, quando il cucciolo è pronto a spiccare il volo si possono allentare e lasciare correre liberamente.
 
Prima regolina piccola, piccola inserita e scusatemi ma non so come andare avanti. Ci penserò su e, sempre se noterò che almeno qualcuno legge questa roba, questa sera mi siederò nuovamente alla scrivania e sviolinerò qualcosa per voi.
 
Non cadete.
 
- L.v.p (q) s. a -
 
   
 
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