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Autore: Aishia    16/07/2013    1 recensioni
Che cosa succederebbe ad una ragazza se a causa di qualcosa di superiore o di un destino ignoto fosse catapultata in un'altra epoca? riuscirà ad essere artefice del suo destino ed ad avere ciò che brama?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dall' inizio alla fine




L’Oceanya era già in viaggio da qualche giorno,diretta come perseguitata dal diavolo in persona verso il tanto sospirato porto di Tortuga,sperando che la sua ammiraglia,la Perla Nera, vi fosse già attraccata e che tutto fosse andato secondo i piani.
Il viaggio non era stato di certo una passeggiata,con le acque agitate e il sole cocente,i poveri pirati non avevano avuto un attimo di tregua e quell’isoletta tanto ambita sembrava ormai irraggiungibile. Una soglia inaccessibile nell’immenso mar dei caraibi.
Il mare era sempre stato la casa e la dimora di ogni uomo che aveva scelto la vita da pirata. L’odore salmastro del mare e il suono delle onde che si scontravano l’un l’altra non poteva non essere esilarante per coloro che si erano abbandonati al mare. Ma con tutto ciò, toccare con i loro luridi piedi il porto più ambito da ogni pirata non sarebbe stato di certo un dispiacere,specialmente per coloro che la terraferma l’avevano vista da un cannocchiale o a distanza di qualche piede.
Quella notte la luna aveva fatto il suo ingresso nel cielo e a poco a poco stavano spuntando le prime stelle della sera. I pirati,dopo aver finito le loro mansioni,come quasi ogni notte si erano dedicati allo spasso più totale e tra canzoni e bottiglie di rhum quella notte non era durata a lungo. Soprattutto per chi si era scolato tutti  i barili e non aveva lasciato scorte per giorni e giorni.
In una delle tante cabine della nave,lontani dal chiasso e dai festeggiamenti di gruppo,vi erano seduti intorno ad un grande tavolo di forma rettangolare e di quercia bianca tre distinte persone,immersi in un silenzio che nessuno osava spezzare,persi tra i loro pensieri e le loro paure.
I loro volti erano ormai stanchi e i loro occhi erano perseguitati dalla paura e dal terrore dell’ignoto.
Una di esse si girava e rigirava tra le mani un oggetto un po’ strano,ritrovato in un posto altrettanto bizzarro e ambiguo,domandandosi come un aggeggio simile potesse annientare un uomo con dei poteri talmente immensi e dalla forza sovraumana.  «ma pensate realmente che questo scettro ci sarà utile per uccidere Cleverbot?» chiese ad un certo punto il bambino,che da svariati minuti tastava il manico di quel caparbio oggetto,cercando di comprendere la sua funzionalità o qualche bottoncino che facesse uscire una spada o una ghigliottina portatile. In pochi minuti si guadagnò l’attenzione di tutti che a giudicare dai loro sguardi, si stavano chiedendo la medesima cosa.
«non lo so Alan » sussurrò Elizabeth con lo sguardo perso nel vuoto «fatto sta che Eva Bens ha chiesto a tua sorella di ritrovarlo! Probabilmente avrà un risvolto in questa storia»
« e qui che ti sbagli Liz! »intervenne Will con una strana luce negli occhi. Aveva intuito tutto! «Eva Bens non ha esplicitamente detto che lo scettro ucciderà James Cleverbot! Ma che troverà la prescelta! Infine ci penserà lei a finirlo … »
« il problema è trovarla la prescelta Will! »
«forse è sotto i nostri occhi … solamente che siamo troppo cechi per vederla»
 
Nel frattempo nella costa più isolata dell’isola come previsto dal piano,la Perla Nera stava attraccando a Tortuga,riparandosi dietro una gran massa di scogli ai piedi di una voluminosa grotta,rimanendo così distanti da qualsiasi attacco nemico.
Ero nella cabina del capitano,adagiata sul suo enorme letto e sotto il torpore di una coperta che probabilmente a giudicare dall’odore penetrante di rhum, non era mai stata sostituita ma da pirata qual’ero dovevo fare l’abitudine alla questa mancanza di igiene da parte della frotta.
Di certo non mi ci sarei abituata e una delle cose che mi mancavano della mia epoca era appunto la mia gradevole vasca idromassaggio.
Tenevo gli occhi chiusi,cercando in tutti i modi di rimanere sveglia e di non abbandonarmi al sonno. Non sapevo dove riuscivo a trovare quella forza ma ormai le mie energie mi stavano a poco a poco abbandonando e la mia resistenza si stava affievolendo sempre più.
Forse era la mia enorme paura e tenermi sveglia. Ormai ero abituata a non concedermi a Morfeo,poiché sarei andata in contro a morte certa. I miei sogni non erano più tali da molto tempo e oramai non comprendevo più la sottile linea tra sogno e realtà perché per me erano la medesima cosa.
Jack era salito sul ponte già da qualche ora,dettando ordini a destra e a manca. Stava apprezzando fin troppo il suo ruolo da capitano,assumendo le sembianze di un dittatore inconscio,non sapendo che le tigri non si fanno comandare da nessuno,tantomeno dal padrone.
Probabilmente a giudicare dalla folte luce che penetrava dagli oblò doveva essere già mattina inoltrata. Mi sollevai,tenendo il peso sui gomiti e guizzai la vista verso l’orizzonte. Era una delle cose che non sarebbe mai cambiata: quella striscia spessissima che divideva cielo e mare, a volte quasi inesistente come se entrambi fossero una cosa sola. Come di consuetudine i miei occhi si posarono su una cosa che tempestava il cielo da molto tempo ormai. La luna rossa popolava quei cieli da quasi quattro mesi,anche se si andava sbiadendo e i suoi raggi erano meno violenti e aggressivi di un tempo.
Brutto segno per noi che simboleggiava il confine per ritornare a casa. La porta tra questo e il mio mondo si stava per chiudere ad ogni secondo passato e noi stavamo perdendo tempo prezioso. Quella era il solo modo per ritornare a casa,altrimenti saremmo rimasti imprigionati in un mondo che forse che forse mi apparteneva fin troppo,tutto ciò finchè non sarebbe ricomparsa una nuova luna,rossa come il sangue o come il fuoco e ciò avrebbe potuto verificarsi fra settimane,mesi,decenni o forse non sarebbe ricomparsa mai più.
All’improvviso un tonfo sordo mi fece desistere dai miei pensieri,facendomi sussultare e ritornare con i piedi per terra. Mi voltai lentamente,cercando con la mano la spada al mio fianco.
Nella stanza non vi era nessuno e probabilmente era stata solamente la porta,percossa dal vento . La mia mente si stava prendendo gioco di me,facendomi immaginare scenari inesistenti o forse era la mia suggestione che si stava approfittando di me e della mia angoscia.
‘’sto impazzendo’’ sussurrai tra me e me,strofinandomi i capelli e,scampato l’inesistente pericolo,rimisi la spada al suo posto.
Mi misi seduta sul letto a contemplare la mia vita e a ripensare a quella di un tempo,quando ero solo una ragazza alla ricerca di se stessa e del suo vero ‘’io’’. Ormai avevo trovato me stessa nella vita da pirata,io che non avevo mai infranto una regola ero diventata una fuorilegge,compagna di uno dei pirati più ambiti dell’ottocento,il Capitan Jack Sparrow.
Un piccolo venticello mi solleticò il collo ,facendomi rabbrividire e provocandomi dei piccoli scossoni in tutta la spina dorsale
«… il destino è dentro di te …»mi sussurrò una voce nell’orecchio. Gelai improvvisamente,smettendo quasi di respirare. Non poteva essere frutto della mia immaginazione. Avevo sentito realmente qualcosa,una voce ovatta e fredda come il ghiaccio,era flebile come se provenisse da lontano ma la sensazione era una sola: morte
Cosa mi stava accadendo?
Un altro rumore sordo mi fece desistere. Era uno stritolio di assi e presi con una movenza leggera la spada,puntandola in direzione del rombo
« dolcezza! » esclamò Jack immobile con le mani tese verso l’alto e gli occhi sgranati verso la punta dell’arma che erano puntati a pochi centimetri dal suo viso  « dolcezza a che devo questo trattamento così … affabile? » abbassò le braccia,togliendosi con il dito, la punta della spada dal volto.
« Jack! Sei solo tu …»proferì in un sussurro tra il sollevato e il demoralizzato
«sei proprio felice di vedermi eh? Ma cosa ti succede? Conoscendo perfettamente la natura di voi donne mi sembri a dir poco … turbata …»
Lasciai l’elsa della spada,facendola scivolare sul pavimento e provocando un rumore sordo. Il mio cuore martellava convulsamente nel mio petto,facendomi quasi male e non riuscivo a togliermi dalla testa le parole che avevo udito un attimo fa da qualcuno di soprannaturale.
Vedendomi in quelle condizioni si sedette al bordo del letto,restando in silenzio di fianco a me
« sto impazzendo Jack» sussurrai con il volto rivolto verso il basso,in modo da non far vedere il mio sguardo turbato e i miei occhi terrorizzati dalla paura,tormentandomi le mani con fare incessante e nevrotico. Non ricevetti nessuna risposta da parte sua e mi voltai verso il capitano che rimase a fissarmi in silenzio,con i suoi soliti occhi seri ma con mezzo sorriso sul volto
«la pazzia è tratta da diversi punti di vista tesoro»
«Jack vedo ombre e non solo nei miei dannati sogni! Qualcuno o qualcosa mi perseguita» Jack sorrise e stentai a credere che dopotutto non credeva alle mie parole. Forse credeva che stessi vaneggiando o che fossi stata colpita da una febbre caraibica.
« non mi credi? »
«non è che non ti credo tesoro … e che mi sembra improbabile che qualcuno ti perseguiti! Nessuno può trovarci qui e la nave è sotto il più discreto controllo! »
Rimasi  a guardarlo a metà tra l’irritata e ferita. Come poteva non credere alle mie parole? Quale motivo avrei di mentirgli? Forse era arrivata l’ora di sbrigarmela da sola,forse avevo fatto un enorme sbaglio a fidarmi di lui.
Mi alzai,guardandolo con uno sguardo di sfida « allora andrò io stessa a cercare il nulla! Basta che stia  più lontano possibile da te … mio capitano da quattro soldi! »
Probabilmente lo avevo colpito nel più profondo a giudicare dal cambiamento radicale del suo sguardo
«come hai detto scusa? » si piantò davanti a me con una faccia più che incredula. Incrociai le braccia a petto e rimasi a fissarlo,decisa a difendere le mie idee.
 « pirata. da. quattro. soldi! Ti rendi conto che stai mettendo in dubbio le mie parole? Mi … stai dando della pazza quando sai benissimo che non lo sono Jack! Questi segni la notte non me li faccio da sola» mi alzai  il tubino facendo intravedere il ventre coperto da lividi e segni di combattimento. Di certo la notte non mi prendevo a mazzate da sola.
Mi sembrò che si fosse arreso e abbassò lo sguardo per poi rialzarlo più deciso che mai« ebbene da oggi in poi sarai messa nella più stretta sorveglianza!uscirai da questa cabina solo per svolgere  i tuoi irrefrenabili bisognini e ci sarà sempre qualcuno dietro la tua porta! sei contenta?! » rimasi basita io stessa e riuscì a malapena a batter ciglio «mi hai messo ai domiciliari? Non se ne parla nemmeno Jack! Non ho bisogno della balia!»
«’’non ho bisogno della balia’’ oh si tesoro! Soprattutto perché mi hai dato del pirata da quattro soldi e nessuno … e dico NESSUNO si è mai permesso di offendere il mio buon nome! Ricorda! Io sono Capitan Jack Sparrow,comprendi?»detto ciò uscì dalla porta,sbattendola con foga e lasciandomi senza parole nella stanza. Jack a volte era peggio di un bambino e l’unica cosa che lo faceva per di più arrabbiare era schernire il suo ruolo di capitano. Per lui significava offenderlo nel profondo. Sapevo che era strano ma non fin a questo punto ma non esistevano ragioni che mi avrebbero tenuta imprigionata in quattro mura.
Dovevo fare qualcosa,il tempo a mia disposizione stava per scadere e quel che più mi premeva e che non ero a conoscenza di quello che ancora rimaneva a mia disposizione. Di certo rimanendo rinchiusa in una cabina non mi avrebbe di certo aiutata,quindi decisi che era arrivato il momento di andare contro il capitano. Quella notte sarei andata io stessa a cercare James Cleverbot.
Rimanendo con le mani in mano non avrei di certo migliorato la situazione,piuttosto avrei messo in pericolo coloro che amavo. La loro vita non doveva esser messa in pericolo per la mia battaglia.
Inoltre Jack mi aveva dato modo di capire che non credeva alle mie parole e non sapevo se si fidava di me. Ma perché? Forse perché credeva che la stavo tirando per le lunghe? Quell’uomo non lo avrei mai capito!
Quando venne notte cercai in tutti i modi il momento propizio per volatilizzarmi del nulla. Con Jack che giaceva al mio fianco dormiente, non sarebbe stato difficile fuggire ma non era quello il problema.
Mi sollevai lentamente,provocando comunque qualche piccolo rumore che mi fece arrivare il cuore a mille. Mi voltai verso l’uomo che avevo accanto.
Riposava come un bambino,con il viso che somigliava a quello di un angelo caduto dal cielo e che non sapeva più ritrovare la strada per ritornare al suo paradiso.
Mi chinai e respirai il suo profumo ,con il palmo della mano gli accarezzai il volto e con il cuore in gola gli diedi un flebile bacio sulle labbra e dopo qualche secondo uscì dalla cabina,con il cuore in gola  e la paura di non rivederlo mai più.
Sapevo a cosa andavo in contro ma non mi importava nulla. Dovevo andare per la mia strada poiché se continuavo con quella via non sarei riuscita a salvare le persone che amavo. Avrei dato la mia vita per salvare la loro ed ero pienamente sicura che non ne sarei uscita vita. Ma dovevo trovare James Cleverbot,era il mio compito.
Il ponte per mia fortuna era semi deserto,in giro vi era solo qualche pirata alle prese con i loro sogni e potei facilmente arrivare sulla terra ferma. Mi voltai un ultima volta verso la Perla con la paura di non rivederla più ma continuai il mio viaggio verso la città pirata.
Le strade erano vuote e stranamente silenziose. In giro vi era solo qualche barbone che aveva fatto del marciapiede la sua casa e chi invece se la spassava con qualche donna di facili costumi.
Il silenzio era snervante e notavo troppi sguardi fugaci da qualche barbone che sembrava avere tutt’altre intenzioni. Forse era colpa mia e del mio panico. Mi stavo facendo suggestionare dalle mie stesse paure e vedevo cose che probabilmente nemmeno esistevano. Probabilmente Jack aveva ragione,forse stavo dando talmente peso ai miei incubi che stavo rendendo tale la realtà ma non lo avrei ammesso mai davanti a lui. Mi fermai e mi guardai alle spalle indecisa se ritornare alla nave
« l’indecisione porta all’oblio » mi voltai verso quella voce che aveva un non so che di familiare,notando un uomo accovacciato sul marciapiede  e con un enorme cappello a coprirgli il volto. Non c’era prima,da dove era spuntato fuori?
  «state parlando con me? » chiesi indietreggiando,cercando di mantenere una certa distanza e cominciando a cercare l’elsa della mia spada.
« quella spada non vi servirà a molto. Sapete? »
«  serve più di quanto pensiate e poi cosa volete da me? » chiesi allarmata mentre sul suo viso comparve un sorriso libertino « io? nulla! Se avessi voluto farvi del male sareste già stecchita al suolo. Ma piuttosto che ci fa una fanciulla come voi in questi luoghi? Non sapete che ultimamente non tira una bella aria? »
«  perché che aria tira? » chiesi avvicinandomi lentamente e con cautela. Si sollevò mettendosi più comodo ma nel viso continuava a popolare quel sorriso non proprio piacevole per i miei gusti e continuava a tenere con una presa ferrea il suo cappello, non lasciandomi vedere il suo volto
«  non siete di queste parti a quanto vedo e dal vostro vestiario deduco che siete una pirata! Ma di poco conto:siete troppo flebile ,magra e il vostro viso è troppo stanco! Anche un bambino vi potrebbe uccidere con un solo pugno»indietreggiai estraendo la mia spada e cercando di avere nel viso un aria più che minacciosa.
«  volete provare? » lui scoppiò a ridere e le sue risa fecero eco in tutto il vicolo
« non vi preoccupate non era  mia intenzione offendervi. Volevo mettervi in guardia perché questo non è un posto sicuro»
« mi hanno sempre narrato che Tortuga è la casa di ogni pirata ma a quanto vedo non ve ne girano poi molti»
«  un tempo Tortuga pullulava di pirati e non ci si poteva annoiare mai ma purtroppo quei tempi sono finiti e ora vi è solo terrore! Soprattutto dagli ultimi devastamenti! » aggrottai le sopracciglia,cercando di capire a cosa si stesse riferendo. Durante il nostro viaggio non eravamo venuti a conoscenza che Tortuga era stata devastata ne annientata. Di cosa stava parlando? Probabilmente vedendo il mio sguardo smarrito continuò a spiegare,cercando di rispondere alle mie domande
«  e da un po’ di tempo  che succedono incendi inanimati! Si sprigionano dal nulla e senza una precisa ragione come se qualcuno volesse bruciare tutta la città,smembramenti di corpi e squarciamenti di cadaveri. Nessuno ormai esce più di notte perché sa che non farebbe più ritorno a casa. Quindi miss,ascoltate le mie parole e ritornate alla vostra nave» rabbrividì ascoltando le sue parole. Solo un nome mi girava nella testa e solo lui poteva essere l’artefice di questo sterminio di persone innocenti solo per diventare il padrone di questo mondo.
Rabbrividì al solo pensiero e mi venne la pelle d’oca immaginandomi che tutto quello che stava accadendo era frutto della malvagità di un uomo avido e senza pietà
«e cosa pensa la gente? Perché al posto di continuare a scappare o aspettare che il destino lo strappi via dalla famiglia non prende tutto ciò che gli resta e va via? »
« non tutti sono disposti a lasciare indietro il passato miss »ma come potevano rimanere sapendo che potevano andare incontro alla morte da un momento all’altro? Non mi potevo dare pace
«non di certo qualcuno di sensato» sussurrai  sconcertata dalle sue parole. Lui sorrise  «io conosco qualcuno di sensato che invece è rimasto »
«chi? »chiesi con nonchalance,avvicinandomi per ascoltare quel nome. Probabilmente sarei potuta andarlo a cercare per chiedergli di schierarsi dalla nostra parte,così da annientare colui che aveva ucciso i sogni di quella povera gente.
Improvvisamente sentì delle grida e mi alzai,cercando di capire cosa stesse succedendo << solamente … chi è padrone del suo destino …>> sentì di nuovo quelle parole,le stesse che avevo udito sulla nave. Mi rigirai verso l’uomo ma … non vi era più.
 
 
 Sentì di nuovo quelle urla e vidi delle fiamme non molto lontano dal posto in cui  mi trovavo. D’istinto cominciai a correre con tutte le forze che avevo in corpo,cercando di arrivare sul posto e dare una mano. Capì di essere vicina quando notai della gente fuori casa,con i volti allarmati e preoccupati, cercando di darsi una spiegazione per quelle urla a squarciagola.
Continuai la mia corsa irrefrenabile e quando arrivai sul posto il mio cuore si fermò. Una casa era interamente coperta dalle fiamme e ogni centimetro era devastato dalle vampate infuocate. A pochi metri da quell’inferno,una povera donna era inginocchiata a terra con dei bambini appoggiati al suo grembo che urlavano disperati e spaventati.
« la mia bambina! Vi prego salvate la mia bambina … è ancora là dentro! » rimasi stordita qualche secondo. La frustrazione nel volto di quella madre che chiedeva soccorso per la figlia. Non potevo non accorrere al suo appello. Avanzai cercando un modo per entrare: la porta era avvolta dalle fiamme,solo una finestra era varcabile. Presi una coperta che era sulla strada e la buttai dentro un secchio pieno d’acqua. Me la misi addosso,annodandomela intorno al collo ed entrai dall’unica apertura disponibile,sotto gli occhi increduli dei presenti.
Le fiamme pullulavano quel luogo e l’ossigeno diminuiva a vista d’occhio,facendomi respirare a fatica e le fiamme divoravano ogni cosa,facendo strage di qualsiasi cosa incrociasse la sua strada.
«c’è qualcuno? »  urla con tutta la forza che avevo in corpo,cercando di farmi sentire e sperai con tutta me stessa di ricevere una risposta o un segnale,provando a non soffocare dal fumo che,attraverso le narici mi bruciava i polmoni.
Mi sentivo il petto bruciare e un gran bisogno d’acqua. La gola era secca e le forze mi stavano a poco a poco abbandonando. Avevo paura di non farcela ma non dovevo darmi per vinta: dovevo trovare quella povera bambina-
« aiuto!! Vi prego aiutatemi»  sentì finalmente una piccola vocina provenire dal piano di sopra e con un po’ di fatica cercai un modo per salirvi.
Le scale non erano molto distanti da dove mi trovavo e con un po’ di fatica le raggiunsi,coprendomi con il panno bagnato,in modo da non prendere fuoco.
La bambina era attaccata al muro con una bambola di pezza tra le mani. Il suo viso era nero per via del fumo e le fiamme si stavano avvicinando a vista d’occhio,divorando ogni centimetro rimanente.
« stai tranquilla piccola»  gridai in modo che mi sentisse,cercando una via più veloce per raggiungerla «sono qui per portarti dalla tua mamma» la rassicurai per tranquillizzarla
«voglio la mia mamma! Voglio la mia mamma!!dov’è la mia mamma …» buttai la coperta sul fuoco,cercando di tenere a bada le fiamme,così mi avvinai a lei
«è giù che ti sta aspettando! Aggrappati! Ti porto da lei» si aggrappò con tutta se stessa al mio collo e le misi in la coperta intorno,così da proteggerla dalle fiamme,cercando di rimanere lucida,avvertendo già le forze che mi stavano a poco a poco abbandonando.
Non trovando modo di uscire,salì sopra una sedia,decisa a saltare le fiamme,pregando con tutta me stessa di  uscire viva da quella casa e di mettere in salvo la piccola
«chiudi gli occhi e conta fino a tre! »
Presi un lungo respiro e feci un bel salto,finendo a terra dall’altra parte della stanza,dove le fiamme ancora non erano arrivate. Mi rialzai subito dopo aver costatato le condizione della piccola che era aggrappata a me come se fosse una sanguisuga.
Corsi più veloce che potei e alla fine riuscì a varcare l’uscita.
Gli occhi della donna si illuminarono come se fossero stelle e ci corse incontro insieme al resto della sua famiglia.
«June! Amore mio stai bene … oddio grazie grazie grazie »sussurrò la donna sollevata e mi guardò in segno di riconoscimento. le sorrisi esausta mentre degli uomini cercavano di domare l’incendio.
Cercai con tutta me stessa di riprendere il controllo di me stessa ma sentivo i polmoni scoppiarmi dentro e non riuscivo a respirare adeguatamente.
‘’tu sei padrona del tuo destino’’ sentì di nuovo quella voce in lontananza e fu li che lo vidi …
 l’uomo di prima era lontano qualche chilometro ma sentì perfettamente le sue parole. mi sorrise come aveva fatto prima.
Caddi a terra,appoggiandomi sulle ginocchia,cercando di mantenere lo sguardo su quell’uomo.
Ma la vista cominciò a sbiadirmi e quell’uomo sparì con lei.
 Le forze cominciarono a mancare e all’improvviso … il nulla …
 

**


Quando aprì gli occhi mi ritrovai in un posto a me conosciuto.
Conoscevo perfettamente quelle pareti legnose e anche quel libro sopra il tavolo al centro della stanza. Mi guardai intorno,cercando di capire cosa fosse successo e come mai mi trovavo distesa sul letto e con la testa che mi scoppiava.
Mi facevano male tutte le ossa,mi sentivo  indolenzita e non riuscivo a respirar adeguatamente anche se il dolore al petto era sparito.
Il sole,penetrava da dentro gli oblò,quindi dovevo trovarmi in una cabina. Ma quanto tempo era passato?
Sentì un rumore provenire dalla porta e …
«finalmente ti sei svegliata» Jack entrò dalla porta,richiudendosela alle spalle.
Cercai di sollevarmi,abbandonando il mio intento dopo il primo giramento ti testa.
Jack si voltò verso di me e il suo sguardo mi fece quasi paura: era tetro e sembrava arrabbiato nero ma dal suo volto non traspariva alcuna emozione.
«come sono arrivata qui? » chiesi,cercando di dimenticare il fatto che ero scappata via senza dirgli nemmeno una parola. Si posizionò davanti a me,con le mani sui fianchi e il volto adirato
« che diavolo credevi di fare eh? »
«Jack! »cercai di giustificare il mio comportamento,cercando delle parole che probabilmente non sarebbero servite poi a molto. il capitano avanzò prepotentemente mettendosi a due centimetri dal mio viso con un dito puntatomi contro
« sei diventata completamente pazza o cosa? » mi misi le mani in testa e strizzai gli occhi. Mi sembrava di trovarmi in una discoteca: mi sembrava tutto amplificato
«Jack! La smetti di gridare come un pazzo? hO la testa che mi scoppia!!»
«ha la testa che le scoppia la bambina..no che non mi calmo! Mi sono svegliato questa mattina e tu non c’eri! Ti ho cercato sulla Perla e tu non c’eri! Mi vuoi dire dove diavolo eri?» mi sollevai, consapevole che non si sarebbe calmato e anche che il mio mal di testa sarebbe durato ancora a lungo. Dopotutto me lo metiravo
«ero … ero»
«lo so benissimo dove sei andata! Ti hanno ritrovato Pintel e Ragetti svenuta in una zona di tortuga dove vi era stato un incendio e dove TU hai salvato una bambina!ma mi vuoi dire che ti è preso? Perché te ne sei andata … perchè diamine!»
«non me ne sono andata! Non posso stare con le mani in mano mentre il mondo va a pezzi Jack!»cercai di giustificarmi ma farlo in quel momento mi risultava al dir poco difficile. Presi fiato e cercai di stare calma
«Il mondo non va a pezzi! Sei tu che vai in escandescenza e sei un peso per tutto» rimasi immobile,cercando di comprendere il senso della sua frase ‘’tu sei un peso per tutto’’. Cercai di non darle peso,cercai di mantenere la calma ma non riuscivo a frenare le lacrime che cominciarono ad uscire dai miei occhi.
«quindi è così? Sono un peso?! »
«Non volevo dire questo. Sai perfettamente cosa intendevo dire» annuì,provando a smettere di piangere. Lo guardai,cercando di provare disprezzo per il genere di persona che era e anche se non ci riuscì,cercai di mantenere le distanze
«si capisco perfettamente! »mi alzai,cercando di essere forte e non morire dentro un nuovo dolore che mi stava crescendo dentro. Era forte e faceva male,talmente male che probabilmente non sarei riuscita a superarlo. Sbattei la porta e uscì,sapendo che non mi avrebbe fermata.
Il suo orgoglio era troppo anche per l’amore.
Ora lo odiavo.
Lo odiavo per tutto il male che mi aveva provocato in una sola frase.
Non capiva … non capiva il male che mi aveva fatto
Ma dopotutto lui fa questo … fa male
Dopotutto lui era Jack Sparrow e non sarebbe cambiato per nessuno
 




Note dell'autrice:
Salve a tutti pirati e piratesse ben venuti in queste acque! ^^
lo so lo so,dopo un lungo e interminabile silenzio ritorno per dare luce a un nuovo capitoletto. Ma sapete il mio motto no? Chi non muore si rivede u.u
secondo me dopo tutto questo tempo vi sarete dimenticati anche di cosa parla la storia :/ oddio chiedo venia per essermi fatta aspettare tanto a lungo :,(
mi è venuto il blocco dello scrittore e sono stata devastata dalla quotidianità DX
so per certo che questo capitolo non è un cranchè quindi possiamo considerarlo ...si! un capitolo di transizione! stiamo per sbarcare :D
stiamo per giungere finalmente al termire,tre-quattro capitoli e finiremo finalmente il nostro viaggio! non vedo l'ora *,*
ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnata in queste acque e hanno amato la mia storia :,) per voi ci sarà una bella (?) sorpresa! sta a voi decidere se bella o brutta u.u
prometto che non mi farò aspettare a lungo u.u
un grosso bacio a tutti voi :*
Aishia
  
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