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Autore: tabula rasa elettrificata    16/07/2013    1 recensioni
- Charlotte è un viso né bello né brutto.
Di quelli che difficilmente ricordi anche dopo averli incontrati una seconda volta.
Vincenzo è un solitario ed eterno innamorato.
E sempre della persona sbagliata.
Agata ha i capelli biondi di Charlotte ed un viso di bellezza difficilmente descrivibile.
Clod è un musicista con un soprannome da ragazza ed un amore ossessivo verso gli occhi di Agata.
Charlotte ha le braccia stremate dalle parole che non riesce a dire.
-
Ho raccolto pezzi di vita dai miei diari passati e li ho appiccicati a qualcuno che non fossi io.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vincenzo dice: Fino a qui tutto bene.

 

Vincenzo si sveglia ogni mattina scacciando via con le mani la voglia di mettersi a studiare per la maturità e poggia le natiche opulente di fronte al computer. Con le creche ancora nei contorni delle palpebre, affonda gli occhi nello schermo illuminato affogando nel caos cibernetico.

Aggiorna il suo profilo inserendo un immagine di una ragazza in posa provocante, con folti capelli rossi, occhi verdi ed il volto tempestato di lentiggini.

 

Vincenzo ha i capelli lunghi e scuri rovinati dalle poche passate di pettine e tediosi e minuscoli occhi azzurro cielo. Digita freneticamente con le dita ringraziamenti ad ogni complimento sotto le foto di quell'album che porta il suo nome al femminile ma non il suo volto.

Vincenzo raccoglie i libri di filosofia da terra in preda ai sensi di colpa, scrivendo in una pagina bianca di Word quattro stronzate su Hegel per due ore buone, non capendoci molto ma fingendo il contrario. Con le secrezioni lacrimali ancora addossate sulle ciglia, sfoglia poi l'antologia di italiano scambiando parole affettuose in chat con cinque ragazzi diversi. Sulla home compare una citazione di Bertolt Brecht seguita dal nome della sua cotta secolare.

 

Vincenzo si sente in preda ad una piressia improvvisa ogni volta che si imbatte in quella S.

 

Il papà di Vincenzo torna a casa ma lui non gli parla, la sua voce discute da sola. Gli urla contro l'orecchio e le sue labbra secche si schiaffeggiano l'una contro l'altra ed il puzzo rancido d'alcool gli ferisce le narici.

 

Fino a qui tutto bene, dice.

 

Vincenzo mangia per fame, mangia per non fame ed a volte ci scappa il dito in gola, ma poco, solo una volta o due circa. Si lega i capelli color pece a mò di chignon e con i Gorilla Biscuits ad alto volume elimina le parti di sé che meno lo aggradano. Si guarda svuotarsi poco a poco nel riflesso dell'acqua del water.

 

Vincenzo cena da solo chiuso in camera mentre i suoi genitori stanno ognuno nei poli opposti di casa, ma dice: Fino a qui tutto bene e sorride allo specchio lavandosi i denti.

 

Vincenzo esce fuori con gli amici. Con gli “amici”.

Con gli amici?

E li guarda e lo stancano e si allontana e gli mancano. E li guarda e lo innervosiscono ed indietreggia di due passi e si sente inutile.

E vede la figura della sua cotta secolare girovagare in bicicletta con la chitarra in spalla sentendosi marcire dentro.

Alle orecchie gli ronzano i soliti discorsi vuoti: ragazze fottibili, ragazze fottute, ragazze da fottere già in lista. Pasticche provate, le anfe più buone, quelle da scartare, quelle accettabili.

E le solite musichette grindcore da quattro soldi a fare da sottofondo.

 

Vincé, fammeno er depresso!”

Almeno ste facce da cane bastonato usale per abbordare una ragazza che dopo l'incidente con Ivana non c'hai più preso nessuna figa!”

Sssh.. ma ti sembrano cose da dire?”

E che cazzo, saran passati mesi, cazzo vuoi gliene inculi a Vincenzo, eh? Vero, Vincé?”

 

Finché ci sono gli amici.

Tutto bene.

 

E torna a casa e sua mamma e suo papà non si parlano. Un silenzio tombale impregna ogni crepa scoperta dell'appartamento.

Vincenzo si chiude in bagno e guardandosi allo specchio piange disperatamente, nascondendosi il viso con l'asciugamano per non vedere riflessa la parte più squallida di sé. Vincenzo porta ancora le cuffiette alle orecchie e dà un'occhiata indecisa verso la finestra semi-aperta del bagno. E si mette in piedi sopra al water e guarda giù ma i balconi fanno squick squeck e si sente che la finestra è aperta e la porta non è chiusa a chiave.

Vincenzo potrebbe far rumore... I suoi potrebbero sentirlo.. Ed i vicini potrebbero vederlo..

Vincenzo chiude gli occhi con l'insicurezza in corpo rivolgendo a se stesso le solite scuse.

Le solite inutili scuse.

Però in riproduzione casuale parte quella canzone a salvare Vincenzo.

 

I heard you crying loud,
all the way across town


 

Le solite giustificazioni, le solite inutili giustificazioni.

 

 

Ci sarà un giorno però in cui Vincenzo si sveglierà la mattina e non si siederà per finire quell'interminabile tesina. Mangerà come un morto di fame e vomiterà l'anima e si sentirà in colpa, suo papà lo rimprovererà, parlerà di lui, di loro, della sua generazione del cazzo.
Mangerà di nuovo e vomiterà l'anima. Ci scapperà il dito due volte al giorno o poco più. Non uscirà ed i sui amici gli dedicheranno le peggio cose. Li sentirà urlare dalla finestra Vincenzo er fesso, come facevano sempre alle elementari, quando lui preferiva starsene seduto a guardare i giochi tranquilli e pacifici delle bambine che gettarsi nella ressa di bambini scalmanati. Non gli dirà che sta male, oppure lo vedranno o non lo vorranno vedere. S'incazzeranno comunque incolpandolo dicendo che è un depresso der cazzo e che è per colpa di Ivana se si ritrova a girovagare per i corridoi scolastici come un fantoccio usato.

I ragazzi su facebook a cui cercherà di spiegare il suo malessere cacceranno una di quelle loro riflessioni di vita palesemente scopiazzate da paginette di basso livello su Facebook con lo solo scopo di colpirlo. O meglio, colpire “Vincenza”, la ragazza dai capelli ramati ed occhi verdi.

Diranno, con fare aulico e riflessivo: "Nella vita le cose che riteniamo importanti ora e che ci creano problemi poi col tempo passano e svaniscono."

 

Fra un po' le cose che ritengo importanti ora e che mi creano problemi svaniranno, i miei “amici” e la mia famiglia svaniranno.

Fra un po' scomparirò.

 

Vincenzo dice: Vale la pena di aspettare?

 

I genitori di Vincenzo litigheranno urlando al telefono. Sua mamma passerà la serata fuori casa mentre il papà s'incazzerà perchè Vincenzo non esercita il suo francese ammuffito in vista degli esami, per fare bella figura di fronte alla commissione.

Gli mollerà un ceffone, uno dei suoi, diretto sulla guancia lasciandolo solo seduto sul pavimento della camera, sbattendo la porta d'ingresso.

Vincenzo cercherà per la stanza il telefono alla ricerca di canzoni di conforto e lo troverà scarico e spento. Le lacrime lo travolgeranno come un fiume in piena mentre papà e mamma se ne staranno incazzati e fuori casa.

I suoi amici saranno incazzati uguali e parleranno male di lui chiamandolo Vincenzo er fesso frocietto der cazzo.

 

Vincenzo chiuderà la porta del bagno a chiave, piangerà fino a che gli occhi non gli diventeranno delle biglie umidicce sanguinose. Piangerà e piangerà anche la sua anima.. e non avrà la musica alle orecchie, non saranno quelle parole a salvarlo.

Quelle parole saggiate da lontano al “3 Notes”, quel club di periferia, dove lo aveva visto per la prima volta accordare la sua chiarrina acustica malandata e strimpellare quelle parole che lo avevano salvato miriadi di volte.

Piangerà ancor di più al pensiero di quella S sinuosa e suadente del suo nome, che gli fa perdere il totale controllo delle funzioni vitali.

Sarà tutto così stupido ed inutile e poggerà entrambi i piedi sopra il water e guarderà fuori dalla finestra aperta.

Il squick squeck dei balconi taglierà il silenzio, ma poco importerà perché sarà solo.

Solo.

Metterà i due piedi sopra il terrazzo di pietra fredda e dirà Adieu, in francese come suo papà ha sempre voluto.

 

E non ci saranno scuse né inutili giustificazioni.

E salterà.

 

Ed andrà tutto bene, allora?

  
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