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Autore: carotina99    17/07/2013    0 recensioni
Allyson, una ragazza che dopo aver perso i genitori trova una ragione per vivere e per sorridere, grazie a un paio di occhi verdi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Allyson? Che ci fai qui?- mi chiese il Pelato da dietro il bancone.

-Ci lavoro. Che domande!- gli risposi sbuffando.

-Si lo so, ma perché sei qui oggi?- mi chiese ancora più confuso.

Dio quanto è scemo!

-Perché devo lavorare!-

-Ma questo è il tuo giorno libero-

-Da quando è il mio giorno libero?-

-Da sabato quando mi hai chiesto se oggi potevi rimanere a casa perché volevi staccare un po’ dal lavoro- mi disse con aria ingenua ma allo stesso tempo divertita.

Giusto. Che deficiente che sono!

-Oh… beh si certo… me lo ricordavo benissimo volevo solo vedere se lei se lo ricordava- gli feci un sorriso sforzato –beh… ora vado… ci si vede Pel… emm… signor Brown- detto questo mi avviai verso la porta e uscì dal bar.

Cavolo che figuraccia….

Mi stavo mentalmente insultando che non mi accorsi della macchina parcheggiata davanti a me e del ragazzo che ci era appoggiato. Alzai lo sguardo e mi accorsi che il ragazzo era Harry, il quale mi guardava alquanto divertito.

E se aveva ascoltato tutto? Bel problema…

Mi sorprese il fatto che fosse ancora lì, insomma doveva solo sdebitarsi e mi sembrava che l’avesse fatto ma mi fece piacere vederlo.

Mi avvicinai a lui, dovevo pur dirgli qualcosa, non poteva di certo stare ferma come una mummia imbalsamata e fissarlo, sarebbe stato inquietante.

-Hei… sei ancora qua?- dio solo sa quanto fossi imbarazzata. Tenevo lo sguardo basso e in quel momento le mie scarpe mi sembravano molto più interessanti.

-Certo! E tu, perché sei qui fuori? Non dovresti lavorare?- mi chiese con quel sorrisino strafottente che stavo cominciando ad odiare.

-Ovvio. Ma prima volevo ringraziarti e salutarti. Sei stato molto gentile a darmi un passaggio, anche se mi hai completamente. Ora puoi andare. Avrai altre cose da fare che fissarmi mettendomi in imbarazzo, no?-

-In realtà no. Devo aggiungere un punto alla lista delle cosa che mi piace fare: mettere in imbarazzo una bella ragazza- mi sorrise mentre il mio rossore aumentava a vista d’occhio.

-Devo prenderlo per un complimento?- gli chiesi.

-Mi sembra ovvio- sembrava che avesse stampato in faccia quel dannato sorriso –Comunque… sbaglio o oggi è il tuo giorno libero?-

-Beh… si solo che non me lo sono ricordata perché di solito il lunedì lavoro sempre e…-

Se Harry si fosse arrabbiato? Beh non gli avrei dato torto.

-E mi dispiace di averti fatto perdere tempo, davvero. Sono solo una stupida ritardataria e non sai quanto sono in imbarazzo. È la figuraccia peggiore che io abbia mai fatto e…- scommetto tutto quello che ho che ero completamente rossa dalla vergogna. Harry di certo non mi aiutava perché era fermo lì a fissarmi senza dire niente e dal suo sguardo non traspariva nessuna emozione.

-So che sarai arrabbiato ma ti prego non uccidermi, perdonami. Non l’ho fatto apposta a farti perdere tempo, davvero. Non sai quanto mi dispiace… io…posso farmi perdonare in qualche modo?- stavo cercando di scusarmi ma non riuscivo a capire se fosse o no arrabbiato con me.

-Hei calma… tranquilla, mi ha fatto piacere accompagnarti e poi non avevo niente da fare. Ma hai ragione, dovresti farti perdonare e per farlo devi…- si mise un dito sul mento assumendo una posa pensierosa. Devo ammettere che avevo un po’ di paura per quello che mi avrebbe chiesto di fare.

-Adesso mi è venuto in mente. Come ho fatto a non pensarci prima. Ecco… devi accettare di uscire con me- detto questo mi sorrise guardandomi dall’alto.

-U-uscire con te?- lui annui in risposta. Io… io ero… mmm… come posso dire… ero sorpresa? Felice? Non lo so, in quel momento stavo provando tanto emozioni diverse.

Mi sono trasferita qui a Londra non molto tempo fa ma non avevo mai trovato nessuno che mi avesse invitato ad uscire. Avevo solo Angy, ma dalla morte dei miei non ero più uscita a divertirmi, non ci riuscivo. Per gli altri potevo sembrare sempre allegra e spensierata ma nessuno sapeva veramente cosa provavo dentro, nessuno era mai riuscito a farmi rivivere, perché nessuno mi capiva nel profondo, neanche Angelica.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato, Allyson?- era Harry che mi guardava preoccupato. Mi ero persa nei pensieri e non mi ero ricordata di lui.

-Ah… no, non hai fatto niente di sbagliato ma mi ero persa nei miei pensieri. Comunque, sei sicuro di voler uscire proprio con me?-

-Si con te. Perché sei già impegnata sentimentalmente? Oh certo che lo sei. Che domande. Scusa, io non potevo pensare che…- lo interruppi.

-No, no, non sono fidanzata. È solo che non pensavo che uno come te chiedesse di uscire a una sempliciotta come me-

-Beh… a me piacciono le sempliciotte come te- disse sorridendo.

A quel punto arrossii, cioè arrossii più di quello che ero già.

-Allora? Vogliamo andare?- mi chiese tendendo una mano verso di me.

Io annuii ancora sotto shock, gli presi la mano e entrai in macchina dopo che mi ebbe aperto la portiera.

Era da un po’ che stava guidando e io non sapevo proprio dove stavamo andando.

-Harry- sentendo il suo nome mi rivolse un veloce sguardo prima di riconcentrarsi sulla strada –non voglio distrarti dalla guida ma posso sapere dove stiamo andando? Insomma dobbiamo solo fare colazione e prima c’erano tantissimi bar-

-Si ma avremmo corso il rischio di farci beccare dai paparazzi- il piccolo sorriso che avevo sulle labbra scomparse dopo aver sentito queste parole, certo, era ovvio che non volesse farsi vedere con una come me; e io come una stupida avevo pensato che gli interessassi. Sentivo gli occhi pizzicare perché era troppo bello per essere vero, ma non potevo mettermi a piangere come una bambina. Mi girai verso il finestrino e cominciai a guardare il paesaggio collinare che scorreva sotto i miei occhi. Credo che Harry notò il mio cambio d’umore perché iniziò a parlare.

-Non dirmi che hai capito… No, no, no, Allyson, scommetto che hai capito che io non voglia farmi vedere con te, ma non è questo che intendevo. Volevo solo passare del tempo con te in modo tranquillo, senza interruzioni. Ed è per questo che ti sto portando in un posto speciale, sono certo che ti piacerà- continuava a guidare per la meta sconosciuta. Inutile dire che il sorriso ricomparve e mi godetti il viaggio che non durò ancora molto.

Quando la macchina si fermò mi guardai intorno. Eravamo in un parco, credo. Dopo essere scesa osservai il posto dove mi aveva portato. Era… fantastico. C’erano alberi che facevano ombra e sotto di essi c’erano sedute alcune famiglie che volevano passare una bella giornata in famiglia.

-Allora, cosa te ne pare?- mi chiese Harry prendendomi per mano. Il contatto con la sua pelle mi provocò dei brividi dalla testa ai piedi, ma lui sembrò non accorgersene.

-E’ fantastico- lui sorrise compiaciuto.

-E siamo solo nel parcheggio aspetta e vedrai- ancora per mano camminammo lungo un sentiero. Come avevo notato c’erano molto famiglie ma nonostante ciò c’era un’atmosfera calma e tranquilla. La luce che filtrava tra i rami degli alberi rendeva l’ambiente ancora più placido. Arrivammo a un edificio in legno con un’insegna che mi faceva capire che fosse una bar/ristorante, ma la cosa che mi colpì in quel posto fu il lago non molto distante dal bar. Era uno spettacolo che ti lasciava senza parole.

-Ero sicuro che ti sarebbe piaciuto- guardai Harry e gli sorrisi. Lui mi trascinò all’interno del bar non molto affollato e mi portò a un tavolo. Appena ci sedemmo mi tolsi la giacca e l’appoggiai allo schienale della sedia e Harry mi imitò. Dopo poco venimmo raggiunti da una cameriera sulla cinquantina che ci pose la fatidica domanda.

-Che cosa volete prendere?- Harry mi guardò come per dire:”prima tu”

-Io prendo un cappuccino, grazie-

-Io prendo il solito, Mary- Mary? Dal fatto che chiamò la cameriera Mary capii che non doveva affatto essere una delle prima volte che veniva qui.

Dopo che Mary se ne andò mi feci coraggio e cominciai una conversazione visto che l’unica cosa che il ragazzo davanti a me sapeva fare era fissarmi con un sorrisino alquanto compiaciuto mettendomi di seguito in imbarazzo.

-Immagino che non sia la prima volta che vieni qui, no?-

-Già, infatti. Da quando l’ho scoperto mi piace venire qui. Mi rilassa e non c’è mai nessuno che mi ferma per chiedermi un autografo- io annuii e gli chiesi come facesse a conoscere questo posto nascosto dal mondo.

-Mia madre è un’amica di Mary, la cameriera di prima. Da piccoli ci portava molto spesso qui. Crescendo questo è diventato uno dei posti che più amo e ci vengo spesso. In pochi sanno dell’esistenza di questo luogo e di conseguenza qui non c’è mai un fotografo che mi disturbi- annuii di nuovo facendogli segno che lo stavo ascoltando. Intanto era arrivato il nostro ordine e “il solito” consisteva in una tazza di the.

-Posso chiederti perché questo è un posto speciale?- gli chiesi.

-Perché è un posto affascinante, importante e poi perché qui ci porto solo persone speciali, come te-

-Non oso immaginare a quante ragazze l’hai detto dopo averle portate qui-

-Solo te- a quel punto arrossii e credo di essere diventata fuxia.

-Non sto scherzando- disse –sai che i giornali mi descrivono come uno da una botta e via, ma non sono così. Sto solo cercando la persona giusta e sento che tu hai qualcosa di speciale che mi spinge a conoscerti e a starti vicino, tutto qui- sorrisi ampiamente e gli accarezzai la mano che aveva appoggiata al tavolo e sussultai quando lui prese la mia mano stringendola.

Continuammo parlare e lui mi faceva molte domande sulla mia vita, in modo da conoscermi meglio. Quando arrivò alla domanda sulla mia famiglia cercai di cambiare discorso e lui capii che era un argomento delicato e che non ero pronta a parlarne con lui.  Finito di bere, uscimmo dal bar a cominciammo a camminare lungo la riva del lago completamente deserta. Parlammo di tutto quello che ci passava per la testa e ridevamo così tanto da farci venire le lacrime agli occhi.

-Tu vuoi dirmi che hai chiesto al tuo capo se avesse dimenticato il parrucchino a casa?- mi chiese tenendosi la pancia dalle troppe risate.

-Beh si, che c’è di male? E poi lo aveva dimenticato per davvero a casa il parrucchino. Era una vista orribile quell’uomo senza la parrucca in testa-

A quel punto rise ancora di più mentre io lo guardavo sbuffando ogni tanto.

-La smetti di ridere? Guarda che quello lì mi ha licenziato solo perché gli avevo detto la verità- lui diminuì le risate e a stento riuscì a dirmi

-E dai, questa storia fa morire dal ridere. Ne hai altre?- mi chiese speranzoso, ormai la frittata è fatta. Gli avevo raccontato del lavoro nel negozio di vestiti, tanto vale raccontare anche degli altri due.

-Beh a parte che sono stata licenziata da un altro lavoro perché arrivavo tardi, sono stata mandata via praticamente a calci da una profumeria in cui lavoravo-

-E perché?- mi chiese Harry con il labbro inferiore tra i denti per trattenersi dall’imminente risata. Si vedeva benissimo che non aspettava altro che la mia risposta alla sua domanda.

-Perché  avevo rovesciato ¼ di scaffale pieno di profumi per terra- scoppiò a ridere e ciò mi fece sorridere, ma ci tenni a precisare –ma non è stata colpa mia, io lo ho solo sfiorato non so come quello sia caduto, davvero-

Harry tra una risata e l’altra riuscì a dire –Oh certo, è stata tutta colpa dello scaffale brutto e cattivo- non mi credeva quel babbuino che non faceva altro che ridere.

-Bene ora sai quanto io sia sbadata e terribilmente goffa- gli dissi sorridendo, insomma mi faceva piacere vedere che si divertiva. Anche se rideva di me.

-Io adoro le ragazze sbadate e terribilmente goffe, perché sanno essere divertenti come te- arrossii. Mi trovava divertente! Bene un punto per me. Ma di certo non ero paragonabile alle modelle con cui usciva, non ero niente in confronto a loro.

Ci eravamo fermati. L’uno davanti all’altra. Ci guardavamo negli occhi senza fiatare. Quando... si sente la suoneria di un telefono.

-Deve essere il tuo- mi fece notare Harry.

Mi misi a cercare nella borsa quel dannato affare che continuava a suonare. Chi diamine era. Eccolo! Accettai la chiamata senza guardare chi fosse

-Pronto?-  chiesi leggermente infastidita.

-Ally?-

-Si?-

-Ally, sono io, Angy- dovevo immaginare che fosse questa rompi scatole.

-Che vuoi Angy, in questo momento sono impegnata- sorrisi guardando Harry che cercava di sentire la nostra conversazione.

-Beh… ti ho chiamato perché c’è un piccolissimo problema- oh,oh, quando dice “piccolissimo problema” significa “enorme problema”.

-Cosa hai combinato Angy?- dissi in modo autoritario. Intanto Harry mi guardava con un’aria interrogativa.

-Perché devo essere sempre accusata di aver fatto qualcosa, magari è accaduto non a causa mia-

-Oh certo, come quella volta che hai quasi dato fuoco al divano, è stata colpa del fiammifero che si è acceso da solo e con le sue gambe è arrivato fino al divano posandosi sopra, giusto? O come quella volta che hai tirato un martello contro il muro facendoci un buco, ma hai ragione tu, il muro si è fatto un buco da solo. Oppure come…- Harry scoppiò a ridere.

-Ok, ok, ho capito. Ma chi è quello che ride?-

-Mmm… non cambiare discorso. Dimmi. Cosa. E’. Successo- gli dissi alzando la voce.

-Ecco… sai che oggi dovevo tenere il gatto della signora Green, che sta al primo piano? Beh… ecco… il micio voleva giocare con il gomitolo così io lo lanciavo e lui me lo riportava. Dopo un po’ mi sono stufata e mi sono seduta sul divano a leggere una rivista ma Woody voleva continuare a giocare, così, visto che mi stava rompendo le palle, presi il gomitolo e lo lanciai a caso da qualche parte. Questa “qualche parte” consisteva fuori dalla finestra, che era aperta. E quello stupido Woody si è lanciato dietro il gomitolo finendo fuori dalla finestra. Speravo che “i gatti hanno sette vite” fosse vero, ma beh… non lo è. Infatti si è spiaccicato a terra come una polpetta. Se non l’hai ancora capito è morto e defunto- inutile dire che ero a bocca aperta e che per poco non mi cadeva il telefono. Harry mi guardava chiedendo spiegazioni. Si sentiva escluso e io gli mimai con le labbra un “dopo”.

-Dimmi che stai scherzando-

-Che stai scherzando- disse mettendosi a ridere.

-Cosa cazzo ridi. Non prendermi in giro. Ma ti rendi conto di quello che hai fatto. Adesso la signora Green ti ucciderà. A volte sembra che sia io quella più grande e matura di te!- gli urlai con i nervi a fior di pelle.

-Ecco, non è che potresti venire a casa perché quella vecchia decrepita vuole che sloggiamo e mi insulta. Vedi di muoverti- e chiuse la chiamata senza lasciarmi tempo di dirle altro.

Cominciai a sbuffare arrabbiata.

-Cosa è successo?- mi chiese Harry con uno sguardo preoccupato.

-La mia coinquilina, nonché migliore amica ha ucciso un gatto facendolo finire fuori dalla finestra, ti basta come risposta?- lui mi guardò con gli occhi spalancati. Si vedeva benissimo che era triste per la fine del povero Woody. Era un gatto così carino, tutto il contrario della vecchia strega che aveva come padrona.

-E ora devo andare a casa perché la proprietaria vuole farci mandare via- lui annuii un po’ dispiaciuto. Ci incamminammo verso la macchina e per tutto il viaggio discutemmo delle mie impressioni sul posto speciale e della mattinata trascorsa insieme.

Eravamo davanti al condominio e potevo benissimo vedere che nell’atrio, vicino all’entrata, c’erano delle persone che discutevano.

-Ora so dove abiti- mi disse Harry con un sorriso.

-Mi dispiace che la giornata sia finita in modo così brusco e ti ringrazio per la mattinata, ma la prossima volta offro io-

-Neanche per sogno. Sono un gentiluomo, io. Comunque hai ragione, è stata una delle giornate più belle e divertenti. Beh… ecco…- era visibilmente in difficoltà. E io gli sorrisi per dargli un po’ di coraggio.

-Ecco… mi piacerebbe che questo appuntamento non fosse il primo e l’ultimo tra di noi- aspetta, aspetta… appuntamento?

Capii quello che voleva e gli lasciai il mio numero.

Mi girai verso di lui, mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia sussurrando un “grazie”. Scesi velocemente dalla macchina dopo averlo salutato e ringraziato ulteriormente. Mi avviai verso il portone e mi ritrovai in mezzo a una discussione. Mi sembrava di essere vicino a un ring dove si stava svolgendo un combattimento di pugilato.

-Hei… si può sapere perché state urlando così tanto?- urlai in modo da farmi sentire.

Vidi la signora Green in lacrime e appena si accorse di me cominciò a urlare che la mia coinquilina aveva ucciso il suo piccolo Woody, che dovevamo andarcene perché Angy aveva commesso un omicidio. A quel punto la mia migliore amica sentendo il suo nome e quello che era stato detto sbuffò e bofonchiò qualcosa che non capii.

Beh… oddio, un omicidio mi sembra troppo.

-Signora Green, non credo che Angelica l’abbia fatto apposta. E’ stato tutto un enorme errore e mi dispiace così tanto per quel simpatico gattino, ma certo accusarla di un omicidio e volerci mandare via mi sembra esagerato. Che ne dice se Angelica paga il funerale per Woody e le porta a casa un altro bel micino?-  speravo con tutto il cuore che accettasse la mia proposta, anche perché non avevamo un altro posto in cui andare e mi imposi mentalmente di uccidere Angy. Intanto Angy aveva mormorato seccata –addirittura un funerale per un gatto-. Ma feci come se non avessi sentito.

-Si, credo che vada bene. A patto che la sua amica non si avvicini al nuovo gattino dopo che me lo porterà- io annuii e l’anziana entrò nel suo appartamento e in seguito tutta la gente si dileguò lasciando da sole me e Angy. Le presi il braccio e con forza la trascinai al nostro appartamento, appena entrati e chiusa la porta, mi misi a urlarle contro di tutto e quando vidi che cercava di trattenersi dal ridere aumentai il volume della voce. Alla fine della mia predica lei mi guardò sorridendo mi chiese –Mi dici con chi è che sei uscita? Dai, dai, raccontami tutto- a quel punto le sorrisi, anche se aveva ucciso un gatto, aveva interrotto il mio appuntamento con Harry e ne combinava di tutti i colori era pur sempre la mia migliore amica.

 

 

 

 

KEVINNNNNNNNNNNN!!!!!!!!

Eccomi di nuovo qui con il terzo capitolo.

Il primo appuntamento tra Allyson e Harry, sarà l’ultimo? Bah… chi lo sa. Magari lei muore e non si rincontrano più. No va beh… non sono così crudele.

Poi c’è Angelica, la scema che uccide il gatto.

Da notare la mia originalità nel usare i cognomi: Brown e Green.  -.-

Comunque ringrazio quelle che stanno seguendo la storia, giuro che vi adoro.

 

 Così è come mi immaginavo Allyson (Lucy Hale)

 Ho pensato a come poteva essere Angy e questo è quello che più ci avvicina

E poi il nostro caro Hazza

 

Recensite e ditemi anche cosa ne pensate dei protagonisti: foto e carattere.

Ora mi dileguo.

Un bacio

Carotina99 

  
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