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Autore: Liberty89    17/07/2013    1 recensioni
-Allora…- riprese l’altro, cercando di incrociare il suo sguardo sotto il cappuccio. -…posso chiederti da dove vieni? Sono curioso.-
-Vanitas!- lo sgridò il biondino, avvicinandosi con le mani sui fianchi. -Ma ti sembrano domande da fare? Scusalo, a volte sa essere un vero maleducato.-
-Oh, quanto rompi! La mia era solo curiosità, non hai clienti da servire?-
-No, Roxas sta riordinando i tavoli che si sono appena liberati.- replicò, facendo suonare un campanello nella mente della custode.
-Roxas? Non staranno mica parlando del Nobody di Sora?- pensò, osservandoli bisticciare per qualche altro secondo, prima di intervenire. -Non litigate a causa mia.- s’intromise, ritrovandosi sotto i loro sguardi incuriositi. -Se ti fa piacere saperlo, vengo da lontano. Molto lontano.- disse per poi sorseggiare la sua bibita in tutta tranquillità, poiché ormai era quasi certa di essere finita in un universo decisamente diverso dal suo.
Come ci fosse finita, era ancora da capire.

Delirante cross-over tra la mia fic "Sclero di una notte di mezza estate" e il Loonyverso.
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Riku
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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tramonto a zonzo Ed eccoci con la seconda parte di questo delirio assurdo! Buona lettura!!!

 
Seconda parte


Fu lo strombettare di un clacson a destare il giovane Riku da quei pensieri fitti e contorti, quindi si voltò verso l’ingresso del Castello dove comparve un coyote dal pelo marrone e due vispi occhi scuri, che reggeva tra le braccia una cassetta di legno su cui era impressa la scritta ACME.
-Willy!- esclamò Ottoperotto, all’indirizzo del nuovo venuto, che lo ricambiò con un ampio sorriso.
-Ehilà Otto! Scusa se ci ho messo qualche minuto di troppo, ma c’era un sacco di traffico all’incrocio tra questa Categoria e quella di Prince of Persia.- rispose il canide, recuperando da una tasca della pelliccia una macchinetta a cui era legata una penna.
-Oh, non preoccuparti, sei stato comunque velocissimo!- replicò il detective prendendo la macchinetta e impugnando la penna. -Solita firma?- chiese, ottenendo un assenso per poi firmare con un rapido movimento. -Ecco qua.-
-Ed ecco a te l’osso di Santuss minore!- affermò il coyote, scambiando la cassetta con l’apparecchio. -È stato un piacere! Buna giornata a tutti!- si congedò poi, avviandosi alla porta e andandosene com’era arrivato.
-Anche a te Willy! Buon lavoro!- dissero in coro i ragazzi, salutando con la mano.
-Scusate un attimo…- s’intromise Jessie, indicando con l’indice destro il punto in cui aveva definitivamente perso di vista il corriere. -Quello era Will Coyote?-
-L’unico e solo! Fa le consegne più veloci dell’intero Multiverso.- spiegò Ventus. -Nel tuo universo non c’è?-
-Sì che c’è, ma non così… reale, ecco. È solo un cartone animato…- rispose la castana, ancora incredula. -Questo posto è sempre più strano…-
-Che osso hai ordinato?- chiese Vanitas, sporgendosi verso la cassettina.
-Osso sacro di Nicodemus, tuss fatto Santo per le sue imprese eroiche e martirizzato… non vorresti sapere come.-
-Ovviamente un osso a caso… intendi proprio…- proseguì il moro, deglutendo.
-Sì, la vertebra sacrale.-
-…io mi astengo dal fare altre domande.- dichiarò la ragazza, prima di trovarsi una mano appoggiata sulla spalla.
-Non c’è domanda più stupida e priva di risposta di “perché i tramonti son pupazzi da levare?”.- s’intromise Loony con fare sapiente. -E perché io son pupazzo da legare?-
-Abbiamo smesso di chiedercelo due secondi dopo averti conosciuto.- rispose Voce Fuori Campo, avvicinandosi con Sora.
-Io l’esatto momento in cui l’ho incontrato.- decretò il castano, dopodiché mostrò il sacchettino che teneva in mano. -Recuperato il salgemma delle miniere di Bex!-
-Anche il vino rosso francese del 1913 e il succo di melograno, appena spremuto, ma niente da fare per il latte andato a male…- intervenne Xaldin, accostandosi a Sigmund.
-L’ho trovato io!- esclamò il numero XIII, tornando di corsa. -Sapevo che tu non avresti mai tenuto qualcosa di scaduto, allora sono andato a rovistare nel frigorifero di Xigbar…-
-Xigbar ha un frigorifero?!- esplose il Feroce Lanciere, strabuzzando gli occhi.
-Ehm… non dovevo dirlo mi sa…- fece il biondo, mostrando anche il vasetto con la terra rossa del campo da tennis.
-Ce ne preoccuperemo in un altro momento. Ora, direi che abbiamo tutto.- commentò Otto, voltandosi verso Freud.
-Confermo, c’è tutto.- annuì lui, scorrendo la lista.
-Benissimo!- esclamò il pazzo, battendo le mani. -Ora che ci fate con tutta questa robaccia?-
-…ma io lo sventro come faccio con gli Heartless…- borbottò la custode, stringendo il pugno destro in cui comparve l’elsa del suo keyblade.
-Oh, andiamo mademoiselle non siate così volgare, ci sono dei bambini.- la rimproverò Loony. -Non faccia simili indecenti proposte.-
-Sai, non credo intendesse in quel senso…- avvertì Vanitas, ottenendo un’occhiata indecifrabile da tutto il gruppo, più una decisamente interessata dallo psicanalista. -Non dovevo dirlo…-
-Vany, ti offro una seduta, quando vuoi.- disse Sigmund, guadagnandosi degli sguardi dubbiosi e rassegnati. -Che c’è?-
-Se avete finito di perdervi in chiacchiere da salottino io sarei pronto!- chiamò il lunatico che ora si trovava a un paio di passi di distanza da tutti con gli ingredienti posati ai propri piedi e una grossa ciotola stretta in una mano e un altrettanto grande cucchiaio di legno nell’altra.
-E quando…- iniziò Jessie, fermandosi da sola. -No, non chiederò.-
-Allora! Prima questo, poi quello, quest’altro…- esordì Loony, versando abbondanti dosi degli elementi a sua disposizione, aggiungendovi l’osso e infine, l’intero litro di latte di capra andato a male, compreso il cartone. -Mescola, mescola, mescola… nah!- si lamentò all’improvviso, smettendo di girare l’intruglio. -Con questo affare ci metto troppo tempo!- proseguì, buttando anche il cucchiaio dentro la ciotola e pescando dalla tunica una frusta elettrica. -Tuss! Vieni qui!- disse poi, indicando Sora, che si avvicinò con un sopracciglio inarcato.
-Come pos- ehi!- urlò il ragazzo, quando l’uomo gli mise una mano tra i capelli. -Che fai?!-
-Fermo! Devo cercare la prolunga!- ribatté il pazzo, lanciando via gli oggetti più disparati che stavano uscendo dal groviglio di ciocche castane, tra cui uno spazzolino da denti e la versione tascabile del dizionario latino-italiano.
-Dopo questo non metterò mai più le mani tra i capelli di Sora…- mormorò la keyblader, osservando la scena con gli occhi sgranati.
-Ah! Eccola qui la birbantella!- affermò Loony, tirando fuori il capo della prolunga e collegandolo subito alla spina della frusta, che si avviò, girando velocemente.
-…e la corrente?- fece la ragazza.
-Ho due possibili spiegazioni: la prima è che i capelli siano talmente ispidi da risultare automaticamente carichi…- rispose il pazzo.
-E la seconda?-
-Energia pigoelettrica.-
-Che sarebbe?-
-Tu non vuoi sapere cosa sia l’energia pigoelettrica.- intervenne Freud, muovendo la mano davanti al suo viso, come per cancellare qualcosa.
-…io non voglio sapere cos’è l’energia pigoelettrica.- pronunciò convinta Jessie.
-Non ho perso il mio tocco.- disse soddisfatto Sigmund, annuendo a se stesso.
-Risolta la questione… diamoci dentro!- gridò Loony, cacciando la frusta elettrica nella poltiglia rossastra e facendo volare tutt’attorno schizzi e schegge di legno, umili resti del cucchiaio sacrificato poco prima per la causa.
Passato un minuto, il pazzo gettò la frusta alle proprie spalle, lasciando che la prolunga la seguisse per i suoi tre metri di lunghezza, abbandonando il suo rifugio tra le ciocche di Sora, dopodiché si avvicinò alla parete, studiandola con occhio critico e prendendo delle assurde misure, quali la temperatura, latitudine e longitudine, l’influsso di Saturno nella costellazione del Cane Minore e la concentrazione di umidità. Soddisfatto dei risultati ottenuti, si spostò di tre passi e compì una giravolta, mentre immergeva la mano nella ciotola per poi posarla sulla candida parete, iniziando a disegnare un ampio cerchio. All’interno della circonferenza tracciò un triangolo e due cerchi più piccoli sui lati, contenenti rispettivamente una stella a sei punte e una a cinque punte. Recuperata altra poltiglia sulle dita disegnò mezzo diametro del cerchio grande, partendo dall’alto e chiudendolo con un simbolo molto simile a quello della pace, lo stesso fece dal basso, tracciando però una doppia riga e concludendo con un trapezio isoscele privo del lato superiore. Infine, negli spazi rimasti vuoti tra il triangolo e la prima circonferenza tracciò altri contorti e sconosciuti simboli.
-Ecco fatto!- esordì contento e allegro, guardando il proprio lavoro. -Non è bellissimo?-

Simbolo

-È meraviglioso Loony… qualunque cosa sia…- mormorò Ottoperotto, grattandosi la barba.
-Tsk! ‘Gnorante! Non riconosceresti un’opera d’arte nemmeno se ci sbattessi con il naso!- ribatté il pazzo, posando a terra la ciotola e continuando a dichiararsi offeso.
-Perdonami Loony…- buttò a denti stretti il detective, ottenendo un sorriso smagliante dal suo gemello. -Ora possiamo andare avanti?-
-Ma certamente!- esclamò l’altro, prendendo dalla tunica un rotolo di pergamena, che una volta aperto all’altezza del suo viso, si mostrò lungo fino al pavimento. -Cominciamo dalla prima formula!-
-Ditemi che è uno scherzo, vi prego…- sospirò Jessie, portandosi una mano al viso, esasperata.
-Lo vorremmo anche noi.- dissero tutti all’unisono, mentre il folle iniziava a recitare le prime frasi di quella che sarebbe stata una lunga serie, muovendo una mano davanti al simbolo come un direttore d’orchestra.

Unin sula, Jessie kassara ronen alkabat!
Unin sula, Jessie kassara ronen alkabat!
Unin sula, unin shera, jainsin Ian Uha!

Urlata l’ultima parola, ci fu un piccolo scoppio seguito da una nube rosa, da cui uscì uno stormo di dieci colombe, che dopo aver tubato in coro, volato in circolo sul loro evocatore e lasciato i loro bisogni sul soprabito del numero III, fuggirono dalla porta d’ingresso, ai cui lati si conficcarono le lance del suddetto Nobody.
-Che schifo…- commentò rabbioso, alzando le inferocite iridi viola quando udì delle risatine. -Guai a chi ride.- sentenziò algido.
-Depenniamo la prima e passiamo alla seconda!-

Natum Adai Batik!
Dana Intan Gayan Lanok!

Questa volta dal simbolo fuoriuscì una fumante striscia azzurra, che corse verso il soffitto e si avvoltolò su se stessa fino a creare una piatta nuvola celeste, posizionatasi sopra lo psicanalista, che inarcò un sopracciglio. Brontolò un tuono e scattò un fulmine bianco, dopodiché si scatenò un vero e proprio temporale di polpi.
-Ops…- commentò Loony, aprendo un ombrello preso da chissà dove, mentre Freud veniva investito dalle creature tentacolate, gridando aiuto e lanciando maledizioni, il tutto ovviamente in tedesco, il che rendeva la situazione ancora più tragicomica.
Dopo un paio di minuti d’incredulo silenzio da parte del resto dei presenti, la pioggia cessò e la nube si ritirò verso il proprio centro, svanendo con un sonoro pop. Strisciando dapprima gli uni sugli altri e poi sul pavimento, i polipi se ne andarono in fila indiana, uscendo dalla porta e disperdendosi all’esterno, proprio come avevano fatto le colombe. Gli astanti li seguirono con lo sguardo per un paio di secondi, per poi tornare a guardare il padre della psicanalisi seduto per terra, ricoperto di segni di ventose e schizzi d’inchiostro nero, che fissava avanti a sé con occhi vacui.
-Ehm… Sig?- chiamò Voce Fuori Campo, pescando una bustina di salviette dalla propria borsetta e porgendola al collega, che annuì e prese un fazzolettino umido per passarselo sul viso inchiostrato. -Tutto…-
-Non. Una. Parola.- la interruppe l’uomo, continuando a pulirsi.
-Andiamo con la terza formula!- esultò Loony, chiudendo l’ombrello e gettandolo via per poi tornare a guardare la lista che teneva in mano.
-Comincio ad avere seriamente paura.- dichiarò Jessie, fissandolo e pensando seriamente all’idea di barricarsi dietro qualcosa.
-Tranquilla, siamo abituati a simili disastri.- cercò di rassicurarla Riku. -Non ci saranno esiti permanenti.-
-Ne sei certo?- chiese lei, mentre il pazzo vestito di bianco riprendeva a recitare.
-Ne ho viste abbastanza per confermarlo.-

Onam al idnet itatsed!

Il simbolo liberò uno sbuffo variopinto, che investì l’intero corridoio e tutti i suoi occupanti, che presero a tossire, urlare improperi a tutti e nessuno e invocare bizzarre divinità protettrici. Quando la nube figlia dell’arcobaleno se ne andò, sgusciando all’esterno del castello tramite ogni fessura, e il gruppo tornò a vedere i propri membri, calò un silenzio pieno d’imbarazzo, ira e tic nervosi.
-Rettifico quanto ho detto prima.- riprese l’argenteo, osservando se stesso tinto di verde e la ragazza al suo fianco, ora completamente rossa. -Mi auguro che non ci siano effetti permanenti.-
-Me lo auguro anch’io per la salute di questo mondo.- sibilò lei, puntando gli occhi ridotti a fessure sulla causa di quel macello, ora di un simpatico e vivace color arcobaleno.
-Mmh… ho come l’impressione che nemmeno questa sia quella giusta.- costatò Loony, grattandosi la testa e guardando gli amici, tutti di un colore diverso. -Ehi Xaldin! Bella tinta!- esclamò all’indirizzo del Feroce Lanciere, che con una grande X gialla sul petto, dividendolo in quattro sezioni, due nere e due verdi, ricordava perfettamente la bandiera giamaicana.
Il Nobody strinse i pugni lungo i fianchi e ringhiò, prima di spalancare la bocca e gridare tutto il suo disappunto, che avrebbe sicuramente fatto sbiancare i peggiori scaricatori di porto, se non fosse stato censurato.
-[CENSURA] [CENSURA]! [CENSURA] [CENSURA] [CENSURA]! E anche [CENSURA] [CENSURA] [CENSURA] e ancora [CENSURA]!- sbraitò, fermandosi a causa del fiato corto.
-Otto!- si lagnò il pazzo. -Xaldin mi tratta male!-
-In questo momento non posso che dargli ragione…- replicò il detective, ora color ametista, mentre Voce e Sigmund, ancora seduto per terra con la salvietta in mano, si erano tinti rispettivamente di magenta e verde caco putrefatto.
-Non. Una. Parola.- ribadì Freud, continuando a pulirsi il viso, anche se non ce n’era più bisogno visto che il colore aveva sostituito le macchie d’inchiostro e i segni delle ventose.
-Loony…- intervenne Sora, guardando il proprio corpo azzurro cielo. -Ti conviene risolvere in fretta questo pasticcio…-
-Sono d’accordo.- fece Vanitas, stringendo gli occhi dorati pieni di irritazione. -Così conciato somiglio a un Heartless.- proseguì, indicandosi per far notare che era completamente nero.
-Carina questa.- commentò Ventus, tinto di un bel giallo pulcino. -Ma anche Roxas non è da meno, con quel blu. Sembra un puf-
-Non osare finire la frase.- minacciò la Chiave del Destino. -Potrei reagire in maniera scomposta.-
-Ma siete tutti così carini!- affermò il pazzo, convinto delle sue parole. -Siete sicuri di voler tornare come prima?-
-Certo che sì!- esplosero tutti, facendolo indietreggiare.
-Quanto siete scorbutici… vi farebbe bene una camomilla. Veniamo a noi, formula numero quattro!-
-Sommo Capo ora pro nobis.- mormorò Ottoperotto, alzando gli occhi al soffitto.

Afaprifitifi befenefedefettofo pofortafalefe!

Pronunciata la nuova frase, il simbolo sulla parete rilasciò una nube gialla e numerosi petali di chissà quale fiore, e il tutto circondò i presenti, che si esibirono in un altro concerto di tosse. Tuttavia, com’era accaduto in precedenza, la nuvola se ne andò dopo pochi secondi, portando via con sé gli effetti di quella che l’aveva preceduta e lasciando i propri.
-Mh, si direbbe tutto… come non detto.- disse Sora, notando di essere tornato delle sue tinte originali per poi guardarsi intorno e frenare il suo pensiero di gioia, poiché sulle teste degli amici, e quindi anche sulla sua, c’era qualcosa di nuovo. -Fiori?-
-Primule!- fece Loony. -Lo sapevo! Sempre colpa loro! Sono sempre in mezzo, peggio di loro cugino prezzemolo!-
-Lo giuro, prima di andarmene, se mai ci riuscirò, io gli darò fuoco.- dichiarò algida la custode del Tramonto, cercando di imporsi la calma.
-Mademoiselle siete sempre così focosa…- ammiccò il pazzo, mentre la coppia di fiori che gli erano spuntati sul capo s’intrecciava e divideva, come una vite che gira di continuo, salvo essere incenerita l’attimo dopo dalla suddetta ragazza. -Quelle pVimule non le donano davveVo, no, no, no!- riprese con voce nasale. -Andiamo con la pVossima foVmula!-
Da quel momento, nel corridoio d’ingresso del Castello che Non Esiste si scatenò una lunga serie di eventi, che nessuno dei presenti avrebbe dimenticato tanto facilmente. Con il quinto tentativo, si disperse una fumata verde che rese in pixel i corpi degli astanti, con enorme sorpresa e sconcerto della maggior parte di loro.
-Mmh… questo mi ricorda quella birra che ho bevuto con Ralph…- rifletté Sora ad alta voce, pentendosene l’istante seguente. -Oh, oh…-
-Tu cosa?!- sbraitò il numero III. -Sigmund! Prendi nota sul tuo blocchetto: ricordami di retribuirlo alla fine di tutto questo!-
-Ehm… ok…- rispose l’uomo, dando un’occhiata dispiaciuta al ragazzo, che fece spallucce, accettando il proprio destino.
La sesta formula e le due che la seguirono si rivelarono a dir poco devastanti.
La prima delle tre fece tornare tutti alla normalità, ma dal fumo grigio generato dal simbolo dipinto sulla parete, nacque un drago a cinque teste, coperto di squame nere e lucide come specchi, irto di spuntoni e con una lunga coda che frustava il pavimento. Fortunatamente, persino il folle Loony comprese che era meglio farlo sparire il prima possibile, evitando a chiunque fosse presente di scontrarsi con lui, quindi recitò la frase seguente che evocò da una nube color caramella una bizzarra creatura quadrupede, che aveva le zampe anteriori come quelle di una gallina e quelle posteriori equine, una corta e candida coda a batuffolo, il corpo a strisce nere e arancioni e la testa di un coccodrillo a completare la sua figura. La chimera saltò rapidamente sul dorso del drago, dopodiché ne morse il collo centrale finché non lo strappò. Dopodiché, il rettile si sgonfiò come un palloncino, accasciandosi sul pavimento.
-Che fine disonorevole…- disse il pazzo, dispiaciuto, lanciando un giglio bianco sulla sbattuta carcassa dell’essere.
-Non c’è dubbio su questo, ma… ora come la mettiamo con questa cosa?!- gridò Roxas, indicando la creatura rimasta, che ruggì in direzione del gruppo, coprendo la pronuncia dell’ottava formula, che fece comparire un ragazzo avvolto in una mantella rossa e una lunga treccia dorata.
Battuti i palmi inguantati di bianco, il giovane li posò sul corpo del mostro, che svanì in una scia di fumo con un piccolo puff. Infine, senza nemmeno voltarsi, lo sconosciuto scomparve a sua volta com’era apparso, lasciando dietro di sé una scia di mute domande e sgomenti punti di sospensione.
-Bravo! Bravissimo!- applaudì Loony all’improvviso, prima di mangiarsi una manciata di pop-corn raccolti da un contenitore uscito da chissà dove e chissà quando.
-Io… non domanderò.- buttò Jessie in un lungo sospiro, continuando a frenare una qualsivoglia ondata di curiosità, che avrebbe potuto condurla in una discussione complessa e senza senso.
-Ma proseguiamo con la nostra lotteria degli incantesimi!- riprese il pazzo, che gettati via i pop-corn, aveva impugnato un microfono e si era messo un farfallino al collo, imitando un presentatore. -Via con la prossima estrazione!-
Al termine dell’ennesima formula, il simbolo liberò un fumo grigiastro a tratti bianco, molto simile a quello prodotto da un sigaro o una pipa, che si propagò per il corridoio, annebbiandolo come una sala da poker occupata da giocatori professionisti e fumatori incalliti.
-Vi dirò…- iniziò Freud, prendendo un sigaro dalla tasca del proprio soprabito. -Mi sento quasi a casa.- concluse, accendendolo con un fiammifero e tirando una lunga boccata.
-Sigmund, per favore, non dire altro.- sputò il Feroce Lanciere, ammirando il proprio corpo in bianco e nero e agghindato come un uomo degli anni cinquanta tipico degli sceneggiati americani.
-Mi spiegate perché vi lamentate? A parte la mancanza del colore non mi sembrate messi così male.- intervenne il detective che era rimasto identico a prima, tranne appunto per la tinta e per la cravatta scura e la camicia bianca che aveva sostituito la sua.
-Facile per te! Non ti è cambiato praticamente nulla!- sbraitò Vanitas, che privato della sua tuta, ora si ritrovava con una camicia candida sormontata da un paio di bretelle che reggevano dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, esattamente com’era accaduto ai suoi tre gemelli e a Riku.
-Che vuoi che ti dica? Il mio soprabito e il mio cappello sono di moda.- disse l’altro, con fare saccente.
-No, caro, il fatto è che sei vecchio.- ribatté Voce Fuori Campo, che tuttavia non era cambiata molto nemmeno lei, tranne per l’abito che aveva acquisito un po’ di stoffa e un boa di piume.
-Ehi! Se proprio devi dirmi qualcosa del genere, dimmi che sono Antico! Antico, non vecchio!-
-Possiamo darci una mossa, per cortesia?- s’intromise Jessie, con voce gelida, anche lei con indosso un abito lungo con lo spacco sul lato destro e un boa di piume attorno al collo.
-Chérie siete favolosa…- mormorò Loony, avvicinatosi chissà quando per prenderle la mano e baciarla appena sul dorso.
-Chérie un corno.- sputò lei, pentendosene l’attimo dopo, poiché il pazzo aveva preso a baciarle tutto l’arto fino alla spalla.
-Oh! Ma è francese!- esclamò tra uno sbaciucchiamento e l’altro.
-Levatemelo di dosso o lo faccio a fettine.- ringhiò lei, cercando di allontanarlo da sé, spingendolo sulla guancia.
-Ecco, muoviamoci che sento una non meglio precisata cappa d’opprimente sensazione di minaccia pigalgica…- fece Sora, gettando un’occhiata poco convinta al suo nuovo vestiario.
-Eh?!- esclamò la custode, non capendo, mentre tentava di staccarsi Loony di dosso.
-Ha paura che qualcuno gliele dia come facevano negli anni cinquanta…- chiarì l’argenteo con un sospiro.
-Farò finta di aver compreso e non chiederò altro…-
-Ma perché privarti di una dimostrazione pratica?- domandò il pazzo con un ghigno perfido, lasciando la presa sul suo braccio e avvicinandosi al gruppo di ragazzi, che indietreggiò istintivamente.
-Ma per favore!- sbottò Voce Fuori Campo, schioccando le dita.
Al sentire lo schiocco, Loony cambiò immediatamente espressione, mostrando un sorriso a trentadue denti. -Ma passiamo ora alla dimostrazione pratica per l’apertura di un portale ultra-universale!-
-Oma Desala ora pro nobis.- sospirò Ottoperotto, rivolgendo un’altra preghiera al soffitto.
-Un’altra dea?- chiese Jessie, scostandosi da sotto il naso un paio di piume.
-Essere asceso con la veneranda età di quattordici miliardi e otto anni.-
-Quattordici miliardi e otto?-
-E otto.- annuì lui.
-E la poco salutare mania di apparire alle spalle quando meno te l’aspetti, soprattutto le mie.- s’intromise Xaldin.
-Se ti rendi subito conto che la luce della candela è il fuoco, allora il pranzo è stato cucinato molto tempo fa.- pronunciò una voce gentile, appartenente a un’eterea donna vestita di bianco, avvolta in un’aura luminosa, comparsa all’improvviso alle spalle del Feroce Lanciere, che saltò letteralmente per aria.
-Oma!- sbraitò il rasta, portandosi una mano al petto più per riflesso che per reale utilità.
La nuova venuta gli rivolse un sorriso divertito e un cenno del capo. -Xaldin.- disse con tono amabile.
-See, see, “Xaldin” dice lei… ogni volta a momenti ci rimetto il cuore che non ho.-
-Un uomo alto non può nascondersi nell’erba bassa.- replicò lei, ottenendo in cambio una serie di sorrisi e cenni di affermazione.
-…ma che fanno?- domandò la keyblader, guardando Riku.
-Sorridi e annuisci in maniera saggia, non fare domande.- spiegò l’argenteo.
-Buona sera Jessie.- asserì la donna, voltandosi verso di lei.
-Ehm… buona sera…-
-Jessie, ti presento Oma Desala.- intervenne il detective.
-Dalle tue parti la conoscete come Madre Natura.- spiegò Loony, riprendendo a sfogliare la lista delle formule e depennando le ultime.
-Madre Natura?!- ripeté lei, incredula. -Voi siete Madre Natura?-
-Forse ti occorre solo un maiale fra le coperte, due frutti di gallina distrutti su un mattone pallido e un misto d'erba fradicia attorno a del latte rappreso… Ma per il maiale occorre aspettare…- rispose l’essere asceso con flemma.
La ragazza si prese alcuni secondi per riflettere e sbattere le palpebre. -Un… un maiale tra le coperte?-
-Io avrei una mia interpretazione…- fece Sigmund, fumando il sigaro.
-…che terrai per te.- intervenne Voce Fuori Campo con voce algida.
-Che terrò per me.- convenne l’uomo.
-Molto bene, ora devo lasciarvi.- riprese Oma. -L’Arcangelo Michele sta nuovamente inseguendo Pit… e temo per l’incolumità di quell’Arcangiolettuss…-
-L’Arcangelo Michele?- chiese Jessie, inarcando un sopracciglio. -Quell’Arcangelo Michele?-
-Cosa ho detto prima? Sorridi e annuisci in maniera saggia.- ripeté Riku.
-Quando la mente è illuminata, lo spirito è libero, e il corpo non ha più importanza.- pronunciò infine l’essere asceso, prima di svanire com’era comparso.
-E il momento dell’Aforisma ci è stato gentilmente offerto da Oma Desala, testimonial ufficiale dell’Aspirina…- commentò Ven, dopo qualche secondo di silenzio generale.
-Il fiume non dice bugie, però, stando sulla riva, l’uomo malvagio le sente ugualmente…- disse ancora Oma, comparendo e scomparendo di nuovo al centro della compagnia.
-…e dei peace maker.- completò il biondo, tenendosi il petto.
-Io, invece, voglio promuovere la divulgazione delle formule per i portali!- dichiarò il pazzo vestito di bianco, riportando l’attenzione del gruppo su di sé.
-Altro che strano… ‘sto posto fa proprio paura…- costatò Jessie, mentre Loony recitava il nuovo incantesimo, che riportò tutti i colori e gli abiti al loro posto con una fumata verde chiaro che defluì verso la parte opposta del corridoio, anticipando un mormorio indistinto.
-Cosa sta arrivando stavolta…?-
-Ah!- urlò il folle, mettendo le mani tra i capelli. -I dentisti idrofobi viennesi!-
-Ehi! Come fai a saperlo?- domandò Freud, punto nel vivo del suo patriottismo.
-Che domande… è l’accento!-
-Tutti contro la parete! Stanno per travolgerci!- gridò Roxas, spingendo Sora e Voce Fuori Campo verso il muro, immediatamente imitato da tutti, tranne il numero III, che finì sotto i mocassini degli odontoiatri infuriati.
-Oh… quello non faceva bene…- gemette il detective, guardando il Nobody invocare aiuto e pietà, mentre veniva brutalmente calpestato.
A un tratto, uno dei dentisti adocchiò i cinque ragazzi e si fermò, puntandogli il dito contro. -Allora, razza di monelli? Come Zono voZtri Tenti?- chiese con fare minaccioso.
-Bianchissimi!- affermarono loro, mostrando un ampio e candido sorriso.
-Gut! VoZtro boffice per oggi li imiterà.- terminò il viennese, riprendendo la sua corsa.
-…interessante prevenzione delle carie.- rifletté Jessie.
Ci vollero un paio di minuti per far sì che tutti i dentisti sparissero oltre l’ingresso del Castello, che tornò tranquillo e silenzioso, fatta eccezione per i lamenti di dolore del Feroce Lanciere, che era ancora a terra contorto e ammaccato, pieno di impronte di scarpe.
-…Xaldin?- chiamò Sigmund, avvicinandosi. -Tutto bene…?-
-Non. Una. Parola.-
-Era da tanto che non vedevamo simili orde… l’Autore deve essersi fatto l’appunto.- rifletté Sora.
-Mi stai dicendo che vi è capitato di finire travolti da orde di gente impazzita?- domandò la custode, che continuava a non comprendere le dinamiche di quell’universo.
-Oh sì, c’era l’intera compagnia del circo…- cominciò a contare il castano sulle dita. -Gli elefanti con il baldacchino, a volte il coro angelico, uno dei gironi delle squadre di football americano…-
-Mi accontenterò di questa breve lista.- lo fermò la ragazza, tornando a guardare Loony. -Allora dannato pazzo, prima che perda del tutto la mia infinita pazienza, cosa ci propone la tua lista stavolta?-
Il folle ghignò e si schiarì la voce. -Lasciate fare a me!- esclamò prima di recitare l’undicesima formula segnata sul papiro.
Il simbolo s’illuminò d’una luce accecante, liberando una fumata bianca, in cui rombarono tuoni e brillarono lampi. Questa si concentrò sul pavimento, davanti alla parete, e pochi istanti dopo si poté udire un inquietante concerto di trombe e archi, accompagnato da un coro di voci squillanti, che intonava parole in latino.
-Il “Dies irae”?- domandò perplesso il detective, alzando un sopracciglio. -Mi sa che Loony ha fallito anche questa volta…-
-Mh?- fece una voce maschile all’interno della nube, che stava iniziando a diradarsi. -Ottoperotto?- aggiunse, il proprietario della voce incamminandosi verso il centro del corridoio e mostrandosi come un uomo molto anziano con una fumate tazza tra le mani, dalla folta barba bianca, avvolto in un accappatoio azzurro firmato “San Valentino” sull’occhiello.
-Salve Sommo!-
-Oh! Allora eri proprio tu! E vedo che ci siete un po’ tutti, quindi deduco che non sono più nell’Alto dei Cieli…- rifletté il nuovo arrivato.
-Eh già, per sbaglio Loony ti ha invocato con una formula, credo… è da quasi un’ora che sta tentando di aprire un portale per un altro universo. Con scarso successo come puoi ben capire.-
-Un altro universo?- replicò lui stupito, bevendo un sorso dalla sua tazza. -E per quale motivo state facendo una cosa simile?-
-Per rimandare a casa lei.- spiegò semplicemente Ottoperotto, indicando la custode del Tramonto, che riservò uno sguardo dubbioso all’uomo che aveva di fronte. -È finita qui a Batik chissà come e perché… Jessie ti presento Colui che È, Sommo lei…-
-Ma certo! Jessie!- esclamò il divino, avvicinandosi per darle una paterna pacca sulla spalla.
-Colui che È?- ripeté lei, sgranando gli occhi quando capì chi fosse realmente la persona che aveva davanti. -Oh mio…-
-Esattamente.- rispose lui, divertito dall’espressione di puro stupore della ragazza.
-Questa è vecchia, Sommo, lo sai?-
-Non cavillare Ottoperotto, non cavillare…- ribatté il Sommo Capo. -A che punto siete con il portale?-
-Al punto che Loony farà bene a sbrigarsi…- s’intromise Roxas. -Ha già rischiato più volte di finire incenerito…-
Colui che È scoppiò in un’allegra risata più che mai divertita. -Ma no, ma no. Non accadrà niente di tutto questo, ne sono certo.-
-L’onniscienza è tornata a funzionare?- chiese il detective, maligno.
-Divertente, Ottoperotto.- commentò imbronciato il divino. -Ora scusate, vi lascio. Mi piacerebbe restare a vedere cosa combinate, ma devo andare… visto che Lassù Oma e Michele si stanno malmenando, ma non c'è nemmeno tutta questa fretta… finisco prima il tè.- rifletté ad alta voce, sorseggiando la bevanda dalla tazza.
-Ehm… devi tornare per impedire che l'Arcangelo Michele faccia troppo male a Oma Desala?- chiese Jessie incuriosita.
-No, per impedire che Oma faccia troppo male al povero Michele. Dovrò ribadirgli di smettere di prendersela con gli Arcangiolettuss, non possiamo mica andare avanti così per i secoli dei secoli…-
-Ah… è così terribile?-
-E tu non l'hai vista quando aveva il ciclo mestruale.-
-Tu invece l'hai vista?- domandò ancora la custode, sempre più incredula.
-Sono un anno più giovane di Oma, ma sono più antico di lei, quindi sì l'ho vista.-
-No, aspetta…- lo fermò lei. -Sei più giovane e allo stesso tempo più antico di Oma Desala?-
-Hai afferrato il concetto Jessie, brava!- esclamò, facendo comparire un biscotto in mano alla castana. -Piccolo premio.-
La keyblader guardò allibita il dolce che era magicamente apparso nella sua mano destra. -Ho appena ricevuto un biscotto da Colui che È…-
-Mi dispiace, mele non posso darne per motivi di copyright. Sai com'è… le mele-
-Tsk! Lo sanno tutti che le mele una volta costavano tantissimo!- s’intromise Loony, continuando a guardare la lista delle formule.
-Ho paura a chiederlo, ma perché?- fece Roxas, inarcando un sopracciglio.
-Una misera mela costava l'ira di Dio!-
-Questa battuta è più vecchia di me e Oma messi assieme…- asserì il Sommo Capo, interrompendo il lungo silenzio provocato dall’uscita del pazzo vestito di bianco. -Allora vi saluto ragazzi! Non fate troppi danni, mi raccomando!- esclamò Colui che È, prima di svanire semplicemente nel nulla, senza replicare tutti gli effetti speciali che si erano materializzati al suo arrivo.
-Ok…- fece Jessie, mangiandosi il biscotto. -Questo davvero non me l’aspettavo.-
-E il resto?- rise Riku.
-Anche il resto, ovvio, ma questo seriamente…-
-Io non parlerei troppo presto.- s’intromise Vanitas. -Qui a Batik può accadere qualsiasi cosa, te l’ha detto Voce quando siamo usciti dal Grattacielo della Memoria…-
-Ho già detto che questo posto inizia a farmi paura, sì?-
-Avete finito di disquisire?! Io starei cercando di concentrarmi!- brontolò il lunatico, battendo nervosamente un piede a terra.
-Scusaci Loony, vai pure con la prossima formula!- rispose Ottoperotto, facendo un largo sorriso al suo gemello.
-Tsk! Guarda te che gente!- borbottò ancora, prima di pronunciare il nuovo incantesimo, che diede inizio a un tracollo incalcolabile.
Il simbolo liberò una fumata giallognola che odorava di uova marce e pesce rancido, che si sparse per l’intero corridoio, fino al soffitto, impregnando i muri e appestando completamente l’aria. Nel frattempo, insieme ai colpi di tosse e alle lamentele dei presenti, nell’etere contaminato s’alzò una voce profonda dall’accento grave e spigoloso.
-Ehi! Dove eZZere finito qVello yaoiZta da qVattro Zoldi di Lucas Ross? Lui deve ancora finire di fare pedicure a piede ZiniZtro!- si lamentò la suddetta voce, dal timbro vagamente femminile. -Funghi che Ztare Zopra avere iniziato a imputridire loro medesimi!- sbraitò poi, facendo impallidire e tremare tutti gli abitanti del Mondo che Non Esiste, che sgranarono gli occhi quando la nube si dissipò, mostrandone la figura. -E voi coZa fate in mio ConFento?-
La custode del Tramonto sbatté le palpebre un paio di volte, dopodiché si girò verso il padre della psicanalisi. -Tua parente?- chiese, accennando alla suora incartapecorita appena comparsa.
-Pest und Hörnen!- strillò Sigmund. -Non dire mai più una cosa del genere!- aggiunse poi, offeso.
-Scusa, scusa… ma quindi, chi sarebbe?-
-Bè, lei è…- cominciò Xaldin.
-QVesto non eZZere mio ConFento…- commentò a un tratto la donna, interrompendo il numero III e avanzando di un passo, che produsse un bizzarro quanto preoccupante “click” sul pavimento. -Mh? CoZa eZZere qVesto bottone?-
Gli astanti seguirono lo sguardo della suora e notarono una sorta di pulsante, prima di udire un inquietante cigolio sul soffitto. Alzarono quindi gli occhi, trovando un contorto dispositivo fatto di rami.
-Rubinia?- chiese la donna, venendo letteralmente investita da un’enorme ancora nera con stampata sopra in bianco la dicitura “tre quintali”.
-A terra! I crucchi ci attaccano!- gridò Loony, venendo ampiamente ascoltato, almeno per la prima parte del suo breve intervento.
L’ancora ondeggiò lungo il corridoio come una lama sospesa in un mortale percorso a ostacoli e scaraventò la suora fino alla parete in fondo, dove sbatté con violenza per poi cadere sul pavimento, producendo un grosso tonfo. Il pesante oggetto, invece, esaurito il suo compito svanì con un “puff” insieme a tutta la rete di corde e rami che la reggevano, e fu sostituita da un registratore molto simile a quello delle segreterie telefoniche. Esso pronunciò un suono acuto, dopodiché il nastro partì per far conoscere ai presenti il suo messaggio.
-‘Gnoranta!- gracchiò con severità una voce femminile.
-Nausicaa non si smentisce mai.- sentenziò Xaldin, rialzandosi imitato da tutti, da cui ottenne un assenso. -Comunque, Jessie, lei è…- proseguì, interrompendosi quando vide in che condizioni si trovava la donna travolta. -Ehm, diciamo era la Superiora del convento di suor Nausicaa.-
-Nausicaa?- ripeté lei. -La suora che in questo momento è in pellegrinaggio con tutte le sorelle sulla moto?-
-Proprio lei.- annuì il Nobody, guardando la Superiora scomparire nel nulla grazie alla stessa nube gialla che l’aveva condotta lì. -Ne sa una più del-
-Non provare a finire la frase giamaicano! Che ti sento!- declamò ancora il registratore prima di spegnersi e restare al suo posto, come se stesse tenendo sotto torchio il numero III.
-…quella donna mi fa paura.-
-Ok, io mi arrendo. Ho capito che se anche restassi a vivere qui, questo posto continuerebbe a sorprendermi in maniera sfibrante.- commentò Jessie, osservando con occhio dubbioso il Feroce Lanciere che, tremante, fissava il registratore come se da un momento all’altro potesse saltargli addosso e staccargli un orecchio. -Possiamo andare avanti con la speranza che questa sia la volta buona?-
-Ma certamente mademoiselle!- esclamò Loony, recitando rapidamente la nuova formula che in un primo momento non comportò nessuna conseguenza fumogena o nebbiosa.
Fu dopo qualche istante che manifestò il proprio devastante effetto, facendolo con un sonoro ed epico rimbombo che attirò gli sguardi di tutti sulla figura del rasta, che ora si trovava steso a terra sotto il dolce peso di una grande cassa di legno, che avrebbe tranquillamente potuto ospitare una persona.
-[CENSURA] [CENSURA] [CENSURA] [CENSURA]!- sbraitò il suddetto con la faccia premuta contro il pavimento.
-Oh, una cassa di Bibbie rilegate in ferro, suppongo.- disse Sigmund. -Era da parecchio che non ne cadeva una, questo dev’essere un segno dell’Autore…-
-E se questa non ti è bastata quando torno ti do il resto, hai capito giamaicano?- pronunciò la voce registrata -almeno così volevano credere tutti- di suor Nausicaa, prima che l’apparecchio si zittisse per poi smontarsi in mille pezzi senza che nessuno l’avesse toccato.
-Oppure no.-
-Dev’essere un personaggio mica male ‘sta suora che sembra avere una particolare simpatia nei confronti di Xaldin.- costatò la custode del Tramonto, contribuendo ad aiutare il Nobody a liberarsi dalla cassa.
-Sa il fatto suo, questo è certo.- asserì Voce Fuori Campo. -Ed è sempre piena di risorse.-
-Mi siete sembrati un po’ tutti con qualche risorsa in più.-
-Lei più di tutti, tranne Loony, ovvio.-
-A me non mi batte nessuno!- esclamò il diretto interessato, esibendo una coccarda d’oro appuntata sul petto. -E ora ho anche la formula giusta!-
-Doveva esserlo già la prima, sai?- replicò la castana con tono duro e spazientito. -Vedi che sia davvero quella buona, o sul serio, stavolta ti amputo un arto.-
-Suvvia chérie non essere così prevenuta! Fidati di me!-
-Facciamo finta che ti ho detto di sì e vai avanti.-
-Perfetto! Allora via con la nuova formula, che è pure l’ultima a dire il vero.- osservò il pazzo.
-Ah, ottimo. Questo mi fa sentire più tranquilla.-
-Sempre meglio!- esultò Loony, convinto che quello della giovane fosse una sorta di complimento. -Dunque, via!-

Nihil-o-nix
Nem-o-nam
Avam-a-gor
Loon Sisim!

Recitata la formula, nel corridoio calò un silenzio carico di tensione e di attesa, in cui nessuno osò dire o fare qualcosa, tranne respirare. Solamente Xaldin s’arrischiò a gettare una rapida occhiata sopra di sé, pronto a buttarsi in qualsiasi direzione se una nuova cassa di Bibbie rilegate in ferro o qualsiasi altra cosa minacciasse di cadergli addosso.
Quel lungo momento di apprensione fu interrotto bruscamente dal simbolo dipinto sulla parete che s’illuminò di bianco lungo tutto il disegno per poi concentrare la luce al proprio centro e puntare la parete di fronte con un fascio accecante. Non appena il raggio luminoso toccò il muro opaco, quest’ultimo brillò intensamente, costringendo tutti a proteggersi gli occhi con un braccio. Quando, poi, la luminosità tornò normale, i presenti poterono ammirare un candido varco dai bordi morbidi e traballanti, che si ergeva dal pavimento in su per due metri circa di altezza. Lo osservarono tutti con meraviglia e curiosità, eccetto due persone.
Loony, più indietro rispetto a tutti, continuava a far saltare lo sguardo dal simbolo alla lista e poi al passaggio, per poi tornare sul suo capolavoro d’arte moderna. Invece, Jessie fissava il portale con occhi speranzosi, cercando quasi di vederci attraverso per scorgervi la prova che le assicurava che sarebbe tornata a casa. Deglutì appena, avvicinandosi lentamente alla parete che aveva innanzi, sotto lo sguardo attento del resto della compagnia, e quando ebbe di fronte la soglia che avrebbe dovuto ricondurla da dov’era venuta, allungò la mano sinistra per verificare che potesse passare. E sussultò, quando il suo palmo sembrò incontrare un semplice muro freddo e anonimo, come se il varco vi fosse solamente dipinto sopra.
Incredula sgranò le palpebre e strinse i denti, prima di allontanare la mano per posarla di nuovo sulla parete, in corrispondenza del portale, ottenendo il medesimo risultato. Riprovò ancora, con entrambi i palmi e poi con i pugni, manifestando la sua rabbia e la sua amarezza per quel pessimo tiro mancino del fato, e a fatica trattenne un pianto e un grido di frustrazione.
Dietro di lei, tutti tacevano, guardandola con sguardo triste e dispiaciuto, specialmente Riku che si tenne il petto con la dritta, quando avvertì una breve ondata dei sentimenti della ragazza. Vide un’ira cieca e una sofferenza senza pari e solo in quell’istante riuscì a comprendere davvero quanto la keyblader fosse legata all’altro se stesso. Fece un passo verso di lei, cercando di avvicinarsi con cautela per poterla sostenere con la sua presenza, ma si bloccò quando la castana si girò, rivelando uno sguardo omicida e gelido, che avrebbe potuto congelare l’inferno.
Nessuno osò muoversi quando s’incamminò con passi pesanti in direzione dell’Emanazione, ancora intenta a cercare di capire qualcosa, per poi spingerla contro il muro con il braccio destro, mentre il sinistro restava indietro con la mano pronta a impugnare la sua arma.
-Ma che…!- esclamarono in molti a vedere quella scena, indecisi però se intervenire o meno, poiché sapevano quanto la ragazza potesse essere pericolosa.
-Dammi una buona ragione per non ammazzarti, maledetto.- sibilò, fissandolo dritto negli occhi marroni, che la ricambiarono con tranquillità, come se non fosse accaduto nulla.
-Mmh… bè, siamo in una Fan Fiction comico demenziale, il rating giallo non ti permette di uccidere o ferire qualcuno, ma credo che questo non ti fermerebbe, quindi devo pensare a qualcos’altro… Mmh…- ponderò Loony, risvegliandosi quando notò la chiave nera, sormontata da tre candidi artigli, comparsa nella mancina della ragazza. -Oh, quello non deve fare bene.-
-Questa volta Loony non la scampa…- commentò Ventus, guardando la scena a occhi sgranati.
-Se l’è cercata, ma non possiamo permettere che- iniziò Ottoperotto, interrompendosi quando notò il ragazzo dai capelli argentei muoversi.
-Jessie! Fermati!- urlò Riku, correndo dalla custode e afferrandole il braccio sinistro. -Non è prendendotela con Loony che tornerai a casa!-
-Forse no, ma almeno ragionerò meglio.-
-Ragionare è bello e fa bene!- esclamò il pazzo, alzando l’indice come per puntualizzare il concetto. -È proprio quello che stavo facendo…-
-L’unica cosa che devi fare è star zitto. È da quando ci siamo incontrati che non fai che prendermi in giro, ma ora sono stufa.-
-Ti prego fermati!- ripeté il ragazzino, stringendo la presa.
-Oh, pare che stia arrivando qualcuno!- disse ancora Loony, indicando il portale e facendo voltare tutti.
Ancora una volta, il corridoio si fece privo di suoni o rumori, permettendo così a tutti di poter udire l’eco di una corsa. Al sentire quella cadenza, la castana fece svanire il keyblade e lasciò la presa sul suo prigioniero, venendo anche lei liberata dalla mano del ragazzo che la guardò incuriosito.
-Non è possibile…- mormorò, compiendo un paio di passi verso il varco e sgranando gli occhi, pieni di rinnovata speranza.
-Jessie?!- chiamò qualcuno a gran voce. -Jessie dove sei?!- chiese la voce maschile, lievemente distorta.
-Riku!- urlò la ragazza di rimando, sorprendendo tutti gli astanti, che fecero saettare lo sguardo da lei al passaggio, curiosi di scoprire cosa sarebbe accaduto.
Non dovettero aspettare che qualche secondo per vedere un ragazzo alto e dai lunghi capelli d’argento correre fuori dal portale, che si richiuse alle sue spalle, e guardarsi rapidamente in giro con ansia, per poi fermarsi quando trovò la persona che cercava. -Jessie…-
Le iridi color nocciola della giovane si illuminarono di gioia e le sue labbra si stesero in un largo sorriso, mentre il suo corpo di muoveva istintivamente in direzione del nuovo arrivato, che le andò incontro per stringerla in un abbraccio dolce e possessivo.
-Ti ho trovata…- sospirò lui, affondando il viso tra i suoi capelli. -Mi sono spaventato a morte.-
-Lo so…- rispose Jessie con voce tremante, serrando le dita sulla sua schiena.
-All’improvviso non ti ho sentita più… pensavo che… l’Emissario o Marluxia…-
-Lo so…- ripeté lei per fargli capire che aveva avuto le sue stesse riflessioni e paure, aumentando la stretta e beandosi di quel contatto che le era mancato come l’aria. -Credevo che non sarei più riuscita a tornare…-
-Ti avrei raggiunta e riportata indietro.- dichiarò con decisione il ragazzo, allontanandola di poco da sé per poterla guardare in viso e posandole una mano sulla guancia. -Non posso stare senza di te.-
-Lo so.- mormorò ancora, gettandosi nelle iridi acquamarina del suo compagno, che si chinò verso il suo viso per baciarla con dolcezza e urgenza al contempo, ignorando qualsiasi altra cosa o persona ci fosse lì attorno.
A pochi passi di distanza, tutti gli adulti li osservarono inteneriti e lieti della loro ritrovata unione, mentre Sora e i suoi tre gemelli erano arrossiti, per poi guardarli ognuno con un’espressione diversa, andando dall’imbarazzato al malizioso. Poco più indietro, ancora vicino al muro, il giovane Riku fissò la coppia con sentimenti contrastanti. Era contento per loro, per Jessie soprattutto, perché alla fine aveva compreso quanto quel ragazzo fosse importante per lei e quanto profondo fosse il legame che li univa, vederla così felice non poteva che scaldargli il cuore. La gelosia, però, occupava l’altra faccia della medaglia. In quelle poche ore si era affezionato alla keyblader e si sentiva in qualche modo collegato a lei e alla sua natura. Quando, poi, ne aveva scorto il viso illuminato dalla speranza al sentire la voce del compagno, aveva sentito qualcosa rompersi dentro di sé, come se un filo troppo teso si fosse spezzato.
Fu Loony a fare scempio di quel momento di serenità e romanticismo, cominciando a saltare attorno ai due giovani e lanciando del riso per aria come se fosse a un matrimonio.
-Evviva! Evviva!- esclamò allegro. -Tutto è bene ciò che finisce bene!- continuò, prima di schivare una sfera infuocata della castana, con una rapidità incredibile. -Woah! Non mi sconfiggerai mai, io sono Bruce Loony!-
La custode del Tramonto ringhiò, digrignando i denti e stringendo il pugno sinistro. -Io ti faccio a pezzi…- sibilò algida, placandosi l’attimo dopo quando avvertì le mani del compagno sulle spalle.
-Jessie, calmati e spiegami dove siamo e cosa sta succedendo, soprattutto…- esordì il prescelto dell’Alba, spostando lo sguardo su tutti i presenti, fermandosi un secondo di più su i due Nobody, Sora, i loro gemelli e la versione ringiovanita di se stesso. -Loro.-
La ragazza sospirò, imponendosi di non lasciarsi andare a colpi di testa. -Posso solamente dirti che siamo in un altro universo, al Mondo che Non Esiste, completamente differente dal nostro e pieno di cose e personaggi strani…- rispose, dando una rapida occhiata al pazzo vestito di bianco, che abbandonate le vesti del lottatore era passato a quelle del monaco zen in meditazione. -C’è una donna, pardon, una divinità che mi somiglia, c’è il tuo doppio, quelli di Sora e Roxas e tutta l’Organizzazione al completo, in versione Nobody, per quanto ne so. Il resto mi sono rifiutata di capirlo e ti conviene non fare domande, io l’ho imparato a mie spese.-
L’argenteo sbatté le palpebre un paio di volte, dopodiché annuì. -D’accordo.-
-Così tu sei Riku.- s’intromise il detective, andando incontro ai due. -È un vero piacere conoscerti, anche se in teoria ti conosciamo già, ma non cavilliamo su dettagli insignificanti.-
-Chiamalo insignificante…- commentò Voce Fuori Campo, guardando il nuovo venuto da capo a piedi con tanto d’occhi, per poi spostarsi sul Riku più giovane. -Sbrigati a crescere, eh.- mormorò al suo indirizzo, facendolo arrossire.
-Io sono Ottoperotto Magretto, detective del Mondo che Non Esiste.- riprese l’altro, ignorando l’uscita della donna incorporea. -Gli altri che non conosci in un breve riassunto: Voce Fuori Campo e Sigmund Freud, i miei assistenti…- disse, mentre i due interpellati rispondevano al richiamo alzando una mano. -Vanitas e Ventus.- continuò, posando le mani sulle teste dei ragazzini che sorrisero e salutarono. -E lui, infine, è Loony.- concluse, accennando alla sua controparte che ora stava rotolando per terra con tutta l’aria di divertirsi un mondo.
-Ehm… piacere mio, per tutti.- affermò il ragazzo un po’ titubante, soffermandosi sul suo alter ego e incrociandone lo sguardo, in cui colse una sfumatura di astio che inizialmente non comprese.
-Prima che arrivassi tu…- ricominciò Jessie. -…quel soggetto instabile stava cercando di aprire un varco per farmi tornare indietro, e finalmente sembrava esserci riuscito, dopo non so quanti tentativi…-
-Quattordici per la precisione!- specificò Loony, tornando in piedi e dirigendosi verso il simbolo disegnato sulla parete. -E l’ultima formula era corretta, infatti il varco si è aperto, ma solo in entrata!-
-E puoi gentilmente spiegarmi il perché?- chiese lei, incrociando le braccia e riservandogli uno sguardo gelido.
-Non lo so ancora, ci devo ragionare!- rispose il folle. -Ecco perché mi ritirerò per deliberare.- annunciò, prima di mettersi in posa da pensatore, stando in equilibrio sulla testa.
-Non gli farà male stare così?- domandò il nuovo arrivato, con un sopracciglio inarcato.
-L’ho gettato contro un muro e gli ho tirato due sfere di fuoco, ma si è rialzato senza un graffio, cantando.-
Riku sgranò gli occhi, incredulo. -Ma chi… ah, già, niente domande e ora capisco perché.-
-Però hai ragione! Questa posizione è scomoda!- intervenne Loony, mettendosi nella posizione del loto, sempre a testa in giù. -Così va meglio! Om… Om…-
Tutti sospirarono rassegnati, comprendendo che per sapere cosa fosse accaduto avrebbero dovuto attendere che l’Emanazione tornasse dalla sua meditazione.
-Come sono andate le cose durante la mia assenza? Mi sono persa qualcosa?- chiese Jessie al compagno, che scosse il capo in segno negativo.
-No, nulla di importante. Axel e Kairi non erano ancora tornati ed eravamo ancora in viaggio.- iniziò a spiegare lui. -C’è stata parecchia confusione quando non ti abbiamo vista uscire dal varco… Demyx ha fatto avanti e indietro dalla gummiship al Castello per vedere dove fossi finita, mentre io e gli altri… bè…- s’interruppe, distogliendo lo sguardo da quello della ragazza.
-Cos’è successo?- domandò lei preoccupata, prendendolo per mano e riacquistando l’attenzione delle sue iridi.
Riku sospirò, intrecciando le loro dita. -Stavo impazzendo…- confessò. -Mi stavo sforzando per trovare una traccia, ma senza ottenere risultati e Sora e gli altri stavano cercando di tenermi tranquillo… poi s’è aperto quel varco e quando ho sentito il tuo potere, mi ci sono gettato senza pensarci.-
La castana sorrise appena, stringendo la presa delle dita. -Povero Sora, gli sarà venuto un infarto a vederti sparire sotto i suoi occhi.-
-Se mi somiglia anche nel carattere, confermo.- s’intromise il giovane prescelto. -Dovrai scusarti come si deve quando torni!-
-Lo farò.- rispose il keyblader dell’Alba. -Tu piuttosto come stai?- chiese a sua volta alla ragazza, sfiorandogli il braccio sinistro con la mano libera. -Stamattina era a malapena tiepido…-
-Non preoccuparti, sto decisamente meglio.- asserì tranquilla, sorridendogli. -Questo mondo è quasi l’opposto del Castello Disney e al mio braccio non può fare altro che bene.-
Riku sorrise a sua volta e tentò di dire qualcosa, ma fu interrotto dal grido acuto di una voce in falsetto.
-Ucci, ucci sento odor di fusti!- esclamò il Leggiadro Sicario che comparve dal fondo del corridoio e puntò gli occhi sul compagno di Jessie. -Cosa vedono le mie pupille! Oh, dolcezza, fatti guardare!- aggiunse, lanciandosi in una corsa a braccia aperte con l’evidente intenzione di abbracciarlo.
La sua impresa, tuttavia, ebbe termine dopo una decina di passi, poiché fu travolto da una violenta onda d’acqua, che lo trascinò indietro, gettandolo contro la parete. Dopodiché, il liquido retrocedette per fermarsi davanti al custode dai capelli argentei, prendendo la forma di una grande fenice trasparente, che restò in volo in attesa di ricevere nuovi ordini.
-Stai lontano da me.- sibilò il ragazzo, assottigliando lo sguardo e portandosi davanti alla compagna.
-Per tutti i crisantemi…- mormorò Ottoperotto, sollevando la tesa del cappello per vedere meglio. -Ma dalle vostre parti siete tutti così violenti?-
-Eh?-
-La tua ragazza ha quasi fatto la stessa cosa con noi, solo che al posto dell’acqua c’era il fuoco.- chiarì il detective, voltandosi verso di lui una volta appurato che il numero XI non avrebbe avuto danni permanenti. -Comunque, a titolo informativo, il nostro Marluxia non somiglia quasi per niente al vostro…-
-Mi dispiace… ho reagito d’istinto…- si scusò il ragazzo, congedando mentalmente la fenice che si tramutò in una scia di gocce per confluire nell’orecchino che il suo padrone portava al lobo sinistro, sotto gli sguardi ammirati e sbalorditi dei cinque più giovani.
-Colpa mia che non ti ho parlato di questo dettaglio… certo non pensavo di incontrare proprio lui…- disse la castana, grattandosi la guancia con l’indice.
-Ma no, fallo ancora. È stato divertente!- esclamò il Feroce Lanciere, ridacchiando.
-Xaldin!- gridarono in tanti con falsa serietà, ad eccezione del Nobody dai capelli rosa, che si rialzò grondando acqua e con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
-Ehm… dai Marly, scherzavo!-
-Tu!- sbraitò il rosato, avanzando con passo pesante e puntando il dito contro l’argenteo. -Sai quante ore ci siano volute per farmi la permanente?!- lamentò, prima di fermarsi a un passo dall’altro. -Ora devi…- aggiunse, fermandosi l’attimo dopo aver osservato per bene il viso del suo interlocutore. -…ma che… Riku? Sei proprio tu?-
-No, sono io il Riku che conosci, lui viene da un altro universo.- spiegò l’argenteo quindicenne, affiancando il suo doppio.
-Oh, capisco…- commentò Marluxia, guardandoli entrambi con le mani sui fianchi. -Allora vedi di muoverti a crescere! Sei davvero un bel fusto, ma l’avevo già capito perché io non sbaglio mai!-
-Ma cosa stai dicendo?!- esplosero i due, arrossendo fino alle orecchie.
-Almeno per una volta non tormenta me…- sussurrò Freud a Voce Fuori Campo, che annuì divertita.
-Eureka!- urlò Loony, saltando in piedi e attirando l’attenzione degli astanti. -Ho capito cosa c’è di sbagliato!-
-Alla buon’ora.- sospirò Vanitas. -E che sarebbe?-
-Mio giovane e oscuro amico, tra pochi secondi colmerò la tua lacuna.- rispose il pazzo, prima di mettersi le dita sulla fronte con fare melodrammatico. -Ahimè, l’ignoranza è una bestia che non sarà mai sconfitta.-
-Credo che ti abbia appena dato dell’ignorante…- sghignazzò Ventus, ricevendo un’occhiataccia dal moro. -D’accordo la smetto!-
-Ebbene non era la formula a essere sbagliata, essa era più che corretta! Era perfetta oltre ogni dubbio, ma l’ho inventata io, quindi non dobbiamo stupirci.- proseguì l’Emanazione camminando lentamente avanti e indietro.
-E tu saresti?- domandò Ottoperotto, intuendo che il suo gemello era sintonizzato su una nuova personalità.
L’altro scosse la testa. -Quanti ignoranti… io sono Modestia Loony, un nome una garanzia.-
-Non ne avrei mai dubitato…-
-Perfetto, ora gentile signore vorrebbe lasciarmi proseguire?- chiese per poi ignorarlo come se fosse una mosca insignificante. -E neanche la sublime opera d’arte moderna prodotta dal mio incalcolabile talento artistico è sbagliata o toccata dall’impronta del tarocco e del falso, anch’essa è perfetta!-
-Se è tutto così perfetto cosa abbiamo sbagliato?- domandò Roxas, incrociando le braccia.
-Ahimè, qui non c’è da chiedersi cosa ci sia di sbagliato, bensì cosa manca!- rispose il lunatico, continuando con il suo atteggiamento teatrale. -Ebbene lo confesso! Ho avuto una dimenticanza, nella mia lista mancava un ingrediente per la miscela magica!-
-Quell’orrida poltiglia in cui hai buttato un intero cartone di latte andato a male ha bisogno di qualcos’altro?- intervenne Xaldin. -E cosa manca?-
-Un ingrediente fondamentale amico di terre lontane!-
-Terre lontane?- ripeté il rasta, inarcando un sopracciglio scuro.
-Buon giamaicano…- riprese, chiarendo il dettaglio della provenienza del numero III. -In quella ciotola manca il sangue di una divinità!- annunciò, indicando il recipiente che era rimasto accanto alla parete, mentre dietro di lui rombavano tuoni e comparivano fulmini.
-Certo che Loony si sta affezionando a questi effetti speciali, eh?- commentò Sora con una risatina.
-Bè, Otto, ci pensi tu a pungerti il dito o dobbiamo farlo noi?- domandò Voce Fuori Campo, pescando un ago da lana ben appuntito dalla sua borsetta.
-Io? Che c’entro io?!- replicò il detective, guardandola molto male, mentre i cinque ragazzini si nascondevano dietro ai due stranieri, tremando e con gli occhi spalancati.
-Ma che vi prende?- chiese Jessie incredula.
-Ago…- mormorarono all’unisono, stringendosi tra loro.
-Ignoreremo questo attacco di belonefobia e torneremo al nostro discorso…- disse la donna incorporea, tornando a guardare il suo capo. -Devo ricordarti che sei un Dio Incarnato?-
-Giusta osservazione…-
-Giusta ma inutile, ohimè!- pronunciò Loony.
-Perché mai?-
-Perché ciò che serve a noi è sì il sangue di una divinità, ma dobbiamo ottenerlo con un metodo preciso.- specificò, alzando l’indice e raccogliendo la ciotola con la mistura. -Ora, permettetemi di richiamare la divinità che ci interessa… Tuss, per favore, venite qui.-
I cinque si guardarono l’un l’altro, dubbiosi e incerti se fidarsi o meno del loro strambo amico, ma alla fine alzarono le spalle e si allinearono davanti a lui.
-Cosa dobbiamo fare?- domandò Roxas, mettendosi le mani sui fianchi.
-Nulla di complicato, caro, ma mi servono solo due di voi… ci sono volontari o scelgo io?- chiese, infine, con un ghigno inquietante ad allungargli le labbra.
-Io mi offro.- dichiarò Riku, deciso a dare il suo contributo in quella faccenda, dando un’occhiata alla custode del Tramonto, che gli sorrise riconoscente.
-Anch’io!- esclamò Sora, facendo un passo avanti.
-Perfetto.- annuì il pazzo. -Voi altri fatevi da parte, sicuramente ci sarà bisogno di voi più tardi.-
-Sto cominciando a preoccuparmi, sapete?- fece Vanitas ai due biondi rimasti accanto a lui, fermandosi a guardare il numero XIII, che pareva assorto in pensieri contorti. -Roxas? A che pensi?-
-Mh? Oh, nulla… solo, ho un sospetto, ma è troppo assurdo.- rispose, scuotendo il capo. -Vediamo che succede.-
Nel frattempo, Loony aveva posizionato i due ragazzi uno di fronte all’altro a qualche passo di distanza, calcolando la posizione ottimale come aveva fatto in precedenza per decidere su quale punto della parete dipingere il simbolo.
-Molto bene! Siete pronti?- domandò, battendo i palmi.
-Pronti!- dissero i due in coro, prima di ritrovarsi una mano sulla nuca ed essere spinti l’uno contro l’altro, provocando un contatto tra le loro labbra sigillate, identificabile come un bacio a stampo.
L’istante seguente fu attraversato da un silenzio profondo e imbarazzante per alcuni e colmo di interesse e curiosità per altri.
I tre gemelli del castano erano rimasti a bocca e occhi sgranati, per poi arrossire fino alle orecchie. Gli adulti invece reagirono in modi diversi. Marluxia, ovviamente, rimase estasiato a quella vista e si portò le mani sulle guance, mentre gli occhi prendevano a brillargli, come quelli di una persona accanita di shopping davanti a degli sconti imperdibili. Sigmund Freud, da bravo psicanalista qual era, stava prendendo rapidamente appunti sul suo blocco, segnandosi anche di prenotare una seduta ai due protagonisti della scena. Voce Fuori Campo stava ammirando la scena con tanto d’occhi per non dimenticarla mai più, mentre frugava nella borsetta alla ricerca di una macchina fotografica a sviluppo istantaneo, sicura della sua presenza. Xaldin e Ottoperotto erano rimasti leggermente scioccati alla scena, ma mai quanto il Riku maggiorenne che aveva sollevato la mano per indicare il suo doppio e l’amico in quel mentre ancora con le labbra a contatto, che si fissavano pietrificati e sconvolti.
-Dimmi un po’…- cominciò la castana, osservando la cosa con un interesse che apparve inquietante al suo compagno.
-…sì?-
-Tu non hai mai baciato Sora, vero?-
-Ma no! Perché mai avrei dovuto farlo?!- esplose l’argenteo, guardandola allibito.
-Oh, peccato…-
-Come…?-
-A me sembrano carini, a te no?-
-Oh, concordo alla grande sorella!- proferì una voce comparsa dal nulla accanto alla ragazza, accompagnata dal rumore di una serie di scatti da macchina fotografica digitale.
-Soruccio!- esclamarono gli abitanti di Batik eccetto Loony, impegnato ad applaudire chissà cosa, e Sora e Riku che finalmente resuscitati dallo stato di profondo shock si erano girati sputacchiando e passandosi il braccio sulla bocca.
-Oh, già finito… che peccato.- si lamentò la donna vestita alla greco-romana e dai capelli castano scuro, acconciati in un’ampia frangia laterale e lisci fino alla nuca dove erano chiusi in due codini ricci e voluminosi. -Ciao a tutti! Anche a te tizia che non sei Liberty, ma che le somigli un casino, e a te Riku più grande e ohmestessafattifotografare!- dichiarò, cominciando a girare attorno al custode dell’Alba, scattando alla velocità della luce. -Non potresti spogliarti? Faresti un figurone sulle pareti del- Ahia!- gridò infine, quando la keyblader la prese per un orecchio, trascinandola lontano dal ragazzo e fissandola con gli occhi ridotti a fessure.
-Vedi di smetterla, chiaro? Lui non si spoglia e questa la prendo io.- sentenziò, strappandole di mano la fotocamera.
-Gneeeehhhh!- pianse la donna, cercando di allungarsi per recuperare il prezioso oggetto. -Uffa! Non sei Liberty, ma sei suscettibile e possessiva quanto lei!-
-La cosa mi lusinga, ora vuoi dirmi chi accidenti sei tu e perché sei venuta qui? Bada che sto finendo la pazienza e questa fotocamera potrebbe pagarne le conseguenze.- minacciò la ragazza.
-Che cipiglio chérie!- s’intromise il pazzo, ora vicino al compagno di Jessie a cui picchiettò il fianco con un gomito. -Abbiamo capito chi porta i pantaloni tra voi due…- sussurrò, ignorando la faccia sconvolta del giovane per riprendere il suo discorso. -Per rispondere alla tua domanda, ti presento Soruccio, la Dea dello Yaoi, e si trova qui perché l’ho invocata io!-
-E non c’era un altro modo per farla venire qui?!- sbraitarono i due ragazzi che erano stati “costretti” a baciarsi.
-Mmh… ora che ci penso sì!- affermò Loony. -C’era la sua preghiera sull’Almanacco delle Preghiere per Divinità! Ne ho sempre una copia in tasca!- disse poi, tirando fuori dall’abito il suddetto almanacco molto simile a un elenco telefonico e iniziando a sfogliarlo. -Ah, eccola qui!-

Ibi celeriter adveni,
Dea amorum aequalium;
Domina rerum quis sunt sine climace nec conclusio nec sensus,
Regina subiectorum quam supplicant:
"Retine, dolet mihi nates meas",
Amen

-Bella, no?-
-E non potevamo usarla?!- urlarono ancora.
-Non sarebbe stato altrettanto magico.- rispose il lunatico. -Ma ora che c’è qui la nostra Dea possiamo procedere al recupero dell’ingrediente mancante!-
-Temo che il mio sospetto stia per rivelarsi reale…- mormorò il numero XIII, attirando gli sguardi terrorizzati dei due amici.
-Di cosa avete bisogno?- chiese la divinità, massaggiandosi l’orecchio finalmente libero.
-Di sangue divino da epistassi a effetto manga.- annunciò serio come non mai il folle vestito di bianco. -È questo ciò che aprirà il portale in entrambi i sensi!-
-Epistassi a effetto manga?- ripeterono dubbiosi e incerti i due stranieri.
Gli occhi di Soruccio brillarono come diamanti, ingrandendosi a dismisura. -Questo significa che…-
-Esatto! Potrai ammirare il boffice a biott di uno di questi tre signorini! O due, o tutti quanti, come preferisci tu!- riprese Loony, indicando con un ampio gesto del braccio il moro e la coppia di biondi che gli stava accanto, impalliditi al sentire le sue parole.
-E che razza di scelta sarebbe?!- tuonò Vanitas.
-C’è pure da chiederle cosa preferisce?!- aggiunse Roxas.
-Ovviamente tutti e tre!- decretò la Dea, portandosi le mani sulle guance.
-Ecco, lo sapevo…- commentò invece Ventus, sbattendosi un palmo sulla fronte.
Jessie e Riku sbatterono le palpebre un paio di volte, dopodiché si girarono verso il resto della compagnia.
-Scusa, Otto…- disse lei, attirando l’attenzione del detective. -Io temo di non aver capito un accidente…-
-Mi associo…- mormorò il suo compagno, oltremodo sconvolto per ciò che aveva visto e sentito in pochi minuti.
Il ragazzo sospirò. -Detta in parole povere: ci serve che Soruccio perda sangue dal naso come un idrante impazzito e per scatenare questa reazione i nostri tre tuss devono mostrarle il loro lato B.-
-Ah.- dissero all’unisono i due.
-Il lato B! Non il lato A!- affermò Loony, mettendo in mano alla Dea dello Yaoi la ciotola con la mistura. -Tsk! Razza di pervertiti!-
-Vorrei solo far notare una cosa…- s’intromise il moretto, attirando nuovamente lo sguardo di tutti quanti. -Come faccio con la tuta?-
Il pazzo sorrise. -Tranquillo, ci penso io!- esclamò, tirando fuori dal suo abito una gomma formato gigante. -Con questa la tua tuta sarà presto un ricordo! Almeno per quanto riguarda la zona boffice.-
-Ma come hai fatto?- chiese il compagno di Jessie, osservando da capo a piedi l’instabile soggetto, che gli si avvicinò pericolosamente con uno sguardo ambiguo e un’espressione sexy.
-Sono Loony, baby. Loonyco e solo!-
-Noi stesse siano lodate!- giubilò Soruccio con gli occhi puntati sui due uomini, sbavando in maniera indecente.
-No, no, no!- civettò Loony, all’indirizzo della Dea. -È sangue che ci serve, non bava! Coraggio signorina, un po’ di contegno!-
-Come hai resistito per tutto il tempo che sei stata sola?- domandò Riku alla compagna, sospirando di sollievo per l’allontanamento del pazzo.
-Non lo so, davvero.- sospirò stancamente la castana. -Possiamo procedere con… quello che bisogna fare?-
-Ah, certo, tanto non è il tuo boffice che prende aria!- fece Vanitas, contrariato, prima di ritrovarsi affiancato da Voce Fuori Campo. -Mh?-
-Andiamo tuss, non essere così scontroso… ho trovato questa nella mia borsetta, sapevo di averla.- disse la donna, mostrando una bomboletta spray.
-Spray per bio-armature! Grazie Voce, almeno mi risparmio la gomma di Loony. Ehm, potresti?-
La donna incorporea annuì con un sorriso. -Spruzzo io, tranquillo.-
-Tutti in posizione, prego!- esclamò il pazzo, battendo le mani come per richiamare l’ordine, prima di tirar fuori dalla tunica una bomboletta spray e investì Soruccio con una nuvola di gas giallo fluorescente.
La Dea fu scossa da alcuni colpi di tosse, dopodiché s’immobilizzò con le braccia piegate e la ciotola con l’intruglio posizionata esattamente sotto il naso.
-Che succede?!- pronunciò a labbra strette, come se facesse fatica a muoverle.
-Del semplice fissatore spray, per evitare che durante l’epistassi violenta ti cada di mano la nostra preziosissima mistura.- spiegò Loony con aria professionale. -Tutti pronti?-
-Non sarò mai pronto per sbiottarmi in pubblico, ma andiamo avanti, se no si fa notte.- brontolò Roxas, slacciandosi la cintura, imitato da Ventus che stava alla sua destra.
-E allora… tre… due… uno!- esclamò il pazzo, spostandosi per liberare la visuale della Dea dello Yaoi, che fissò con occhi larghi e brillanti di luce propria i due ragazzi biondi che si abbassavano pantaloni e boxer, mentre il moro riceveva un’ampia spruzzata di spray che sciolse la sua armatura nella zona dei glutei, rivelandoli nella loro interezza. -BIOTT!- gridò Soruccio, cominciando a perdere un’ingente quantità di sangue dalle narici, come se fosse acqua da un rubinetto.
-Non mi abituerò mai a una cosa del genere…- borbottò Vanitas, schiaffandosi una mano sul viso.
-Riku… posso sapere perché mi stai coprendo gli occhi?- domandò stranita la custode del Tramonto al proprio compagno, attirando l’attenzione di tutti tranne quella della divinità e di Marluxia perché svenuto a causa di un’emorragia molto simile.
L’argenteo si schiarì la voce, arrossendo appena e serrando la mano sugli occhi della castana. -La cosa è imbarazzante. Non ti permetterò di guardare il sedere di Sora moltiplicato per tre.-
-Come se potessi scandalizzarmi alla vista di sei chiappe.- ribatté lei scocciata.
-Delle gran belle chiappe oserei dire…- disse Soruccio con quel poco movimento concessole dalle labbra, mentre continuava nella sua epistassi.
-Mmh…- fece Loony, guardando l’interno della ciotola con occhio critico. -Bene, direi che può bastare. Rivestitevi o qui ci sarà bisogno di una trasfusione d’urgenza.-
-Nuuuuu!- gnaulò la divinità, a cui fu strappata di mano la scodella, prima che le sue lacrime di disperazione cadessero nella mistura.
-Grazie Loony.- replicarono invece i tre in coro, chi rivestendosi e chi girandosi, in attesa che la bioarmatura tornasse integra.
-Tieni.- esordì il Nobody, togliendosi la giacca a maniche corte e porgendola al moro. -Prova a legarla in vita finché l’armatura non… ricresce?- proseguì dubbioso.
-Qualcosa del genere, sì. Grazie, comunque.- rispose Vanitas, coprendosi il fondoschiena e agganciando l’indumento alla cintura.
-Perfetto!- esclamò il pazzo, attirando l’attenzione generale, tranne quella del suddetto numero XI che era ancora a terra svenuto e quella di una disperata Dea dello Yaoi, che svanito l’effetto dello spray, era caduta in ginocchio, piangendo tutte le sue lacrime. -Ora bisogna solo mescolare!-
-Io la prolunga non ce l’ho più, eh!- avvertì Sora, mettendosi una mano in testa e indietreggiando di un passo.
-Tranquillo tuss, non serve!- lo tranquillizzò l’altro, tirando fuori dalla tunica un coperchio. -Basterà shakerare per bene!- spiegò, chiudendo la ciotola e cominciando ad agitarla cantando la cucaracha e saltando avanti e indietro vicino al muro.
Si fermò poco dopo, all’improvviso, intonando l’ultima nota della canzone come solo un tenore avrebbe saputo fare.
-Grazie, grazie.- disse, inchinandosi a degli applausi che non stava ricevendo, al contrario di alcune rose rosse che parvero piovere letteralmente dal soffitto. -Troppo gentili, suvvia.-
-Andrà avanti ancora per molto questa operetta?- chiese Jessie, sbattendo un piede a terra e fulminando il pazzo con gli occhi.
-Non essere impaziente mademoiselle, hai aspettato fino a ora, un minuto in più non cambierà nulla.- la riprese Loony, prima di mettersi a osservare il muro e fare tutti i calcoli necessari per disegnare nuovamente il simbolo.
A quel punto, la custode prese un respiro profondo e si massaggiò le palpebre con le dita. -Pazienza, devo avere pazienza.-
-Scusalo… lui purtroppo è fatto così e oggi siamo pure fortunati.- ridacchiò Ottoperotto.
-Perché di solito è peggio?- domandò il prescelto dell’Alba, inarcando un sopracciglio.
-C’è una parola nel vostro mondo per indicare la tredicesima potenza del peggio?-
-Ehm, no…-
-Ecco, da noi sì: Loony.-
-Ah, capisco…- rispose il ragazzo, tornando a guardare il lunatico che nel frattempo aveva messo su un’impalcatura e aveva iniziato a dipingere un simbolo identico al precedente, il tutto a occhi bendati e cantando qualcosa come: “Dipingi i tuoi sigilli esoterista!”. -Questo mondo è preoccupante.-
-Lo ripeto da ore.- sospirò sconsolata la castana.
-Et voilà!- esclamò Loony, saltando giù con un triplo carpiato e una piroetta dall’impalcatura, che l’istante dopo si ridusse a un ammasso di polvere verde. -Polvere istantanea tutto fare, cosa farei senza?-
-Non lo so, ma temo che lo scopriremo prima o poi.- disse Sigmund, portandosi una mano al viso.
-Io credo più prima che poi…- si accodò Voce Fuori Campo.
Il folle si schiarì la gola e riprese la sua pergamena, srotolandola e andando subito a leggere l’ultima formula. –Bene, silenzio in sala, per favore. Il Maestro Loonyghieri si esibirà per voi.-
-Sono tutta un fremito per questo…- fece con sarcasmo la custode del Tramonto, levando gli occhi al soffitto.

Nihil-o-Nyx
Nem-o-nam
Avam-a-Dar
Loon Sisim!

Terminata la lettura, il simbolo produsse una fitta e scura nube temporalesca, crepitante di fulmini e borbottante come un vulcano in attività pronto a eruttare tutto il suo magma. La nuvola crebbe a dismisura, coprendo il soffitto dell’intero corridoio e gettandolo in una semi-oscurità che non preannunciava nulla di buono.
-Che diavolo succede ora?- domandò Jessie, evocando l’Artiglio della Notte, imitata da Riku che richiamò il suo keyblade.
-Non ne ho idea…- asserì il detective, prendendo una barra metallica da una tasca interna del suo cappotto.
-Sbaglio, o la formula era un po’ diversa rispetto a prima?- intervenne l’argenteo quindicenne, avvicinandosi ai due ospiti.
-Non sbagli tuss!- esclamò giulivo Loony. -Questa è la quindicesima formula della lista! Era questa l’ultima, ma indubbiamente la quattordicesima era quella giusta!-
La castana ringhiò. -Ho già detto che gli do fuoco prima di andarmene, vero?-
-Ehm… sì, l’hai detto.- rispose Roxas, guardandosi attorno con ansia.
-Bene, se dovessi malauguratamente dimenticarmene, mi farai il promemoria.-
-Ok…-
Nel frattempo, la nuvola s’era ormai stesa come un soffice tappeto, aumentando l’intensità delle sue scariche, finché tutta l’elettricità non si concentrò in un unico punto per poi liberarsi in un fulmine d’un bianco accecante che si schiantò sul pavimento, accompagnato da un assordante tuono che fece tremare l’intera fortezza.
-Cosa comparirà ora?!- urlò Xaldin, proteggendosi gli occhi dalla luce e indietreggiando di un passo.
-Qualcosa di spettacolare!- replicò Loony, godendosi la scena grazie a un paio di occhiali da sole.
L’attimo seguente, tutto terminò.
La luce si spense e le nubi svanirono con un piccolo “pop”, riportando tutto alla pace originaria e lasciando dietro di sé solamente due figure.
-Ma voi…- iniziò Ventus, guardando la coppia con occhi sgranati. -Che ci fate insieme?-
-Mi piacerebbe saperlo, tuss.- pronunciò indignato oltre misura l’uomo ammantato di nero che al momento ne stava tenendo in braccio un altro che al contrario era avvolto da una tunica bianca e reggeva tra le mani una bottiglietta di tè alla pesca.
-Anche a me…- disse quest’ultimo, guardandosi attorno spaesato. -Fino a un attimo fa ero nel mio Sancta Sanctorum…-
-E questi due chi accidenti sono?- chiese Jessie, inarcando un sopracciglio e lasciando svanire il keyblade. -Li conoscete?-
-Sfortunatamente sì.- rispose algido il tizio in nero, mollando la presa sull’altro, che cadde senza la minima grazie sul pavimento, impattando col fondoschiena.
-Darky! Un minimo di delicatezza!-
-Stai parlando con la divinità sbagliata.- sputò lui, spolverandosi il soprabito e voltandosi per guardare attentamente i due sconosciuti che aveva davanti. -Uh? Che state combinando stavolta? Questa qui somiglia a Liberty e lo spilungone… una versione cresciuta di Riku?-
-Mi chiamo Jessie, veniamo da un altro universo.- chiarì lei, mettendo una mano sul fianco.
-E per la cronaca, io sono un altro Riku.- aggiunse il ragazzo, incrociando le braccia.
-Davvero?- s’interessò il nuovo arrivato. -E quanti anni hai?-
-Troppi perché tu possa retribuirlo.- s’intromise Sora, avendo intuito il pensiero dell’altro.
-Tuss non dovresti impicciarti dei discorsi dei grandi, potresti finire male per tanta insolenza.-
-Che granduomo, prendersela con un ragazzino.- disse Jessie, attirando l’attenzione di tutti che la guardarono allibiti.
-Sbagliato il piano dell’esistenza, ti prego di non confondermi con dei miseri mortali. Comunque, grazie per il complimento.-
-Posso sapere con chi ho l’onore di parlare?-
-Darkroxas92, Dio della Devastazione e padrone indiscusso di Orissa Phacap, la luna su cui i tuss indisponenti pagano per le loro colpe.- si presentò la divinità.
-Ma che bel titolo…- commentò la ragazza. -E l’altro?- chiese ancora, dando un’occhiata all’altro individuo che s’era finalmente messo in piedi.
-Io sono Nyxenhaal89, Dio dei Niubbi che bevono tè alla pesca nella Terra di Mezzo.- rispose l’interpellato, mostrando un gran sorriso.
-Sì… mi sembri simpatico, ma perdonami, farò finta di aver capito.- replicò lei, ben poco convinta, prima di vedere il volto della divinità preso in pieno da una torta di panna, lanciata dal lunatico. -E non chiederò nulla su questo.-
-Te ne sono grato.- disse il Dio, pulendosi lentamente il viso.
-Oh, Nyx! Mi sei mancato tanto!- esclamò Loony, correndo ad abbracciare la divinità.
-Anche tu Loony…-
-Posso tirarti un’altra torta?-
-No, grazie. Con questa ci faccio tutta la giornata.-
-Oh…- concluse il pazzo con aria triste.
-Mi dispiace interrompere, ma non è che si potrebbe provvedere alla lettura della formula giusta?- chiese Jessie, attirando lo sguardo dei due. -Per noi sarebbe ora di tornare al nostro universo…-
-Ma che fretta c’è?- s’intromise darkroxas92, avvicinandosi e mettendole un braccio attorno alle spalle. -Mia cara, pensavi forse che non mi sarei accorto? Hai un potenziale distruttivo che è una vera rarità…- proseguì. -Perché non resti? Potrei farti acquisire poteri che neanche immagini…-
Il tempo parve congelarsi mentre il silenzio calava come una coltre di nebbia tra i presenti, ansiosi di conoscere la risposta della ragazza, che non lasciava trapelare alcuna emozione sul suo viso. Al contrario, il suo compagno mostrò una strana tranquillità, l’esatto opposto dell’ansia che traboccava dal volto del giovane Riku, che fissava la prescelta con occhi larghi e preoccupati.
-Voi malvagi siete completamente privi di fantasia, dite sempre le stesse cose.- esordì la castana con uno sbuffo. -Levami le mani di dosso, non vorrei testare sulla tua pelle quel famoso potenziale distruttivo…-
L’uomo sospirò con un sorriso amaro. -Ecco, finisce sempre così. Quando trovo un possibile candidato per sostituire Sidious, questo rifiuta.- disse, liberando un altro sospiro. -Se potessi userei i miei poteri per dimostrarti che saresti un’ottima apprendista ma ahimè, non posso!- aggiunse, staccandosi dalla custode.
-Meno male…- soffiò il Riku più giovane, attirando l’attenzione del suo omonimo.
-Pensavi che avrebbe potuto accettare?-
-Eh? No, certo che no, però… conosco Darky e mi sono preoccupato…- rivelò, mandando un’occhiataccia alla divinità.
-Tuss, piuttosto che preoccuparti per gli altri, dovresti farlo per te stesso.- replicò il Dio della Devastazione. -Sulla mia Luna c’è sempre una stanza riservata per te, sappilo.-
-Prego?- domandarono Jessie e il keyblader dell’Alba all’unisono.
-Bè, il qui presente tuss non ha un passato da santo, sapete?- ribatté la divinità con un ghigno, facendo abbassare lo sguardo al diretto interessato.
-A tutti capita di commettere degli errori e la maggior parte delle persone si pente e cerca di porvi rimedio.- disse Jessie, posando una mano sulla spalla del ragazzo. -E scommetto che Riku ha già pagato ampiamente per i suoi errori.-
-E allora? Mi stai dicendo che non dovrei più trovare anche il più piccolo motivo per portarlo nella sua stanza sulla mia Luna?- fece Darky, guardandosi la punta delle dita.
-Te lo consiglio vivamente.- rispose lei, algida. -Se davvero hai percepito il mio potere, ti conviene non darmi motivo di usarlo.- proseguì, guadagnandosi un’occhiata ben poco rassicurante dal Dio e un silenzio carico di tensione dal resto dei presenti.
-Sta davvero sfidando darkroxas92?- domandò Vanitas in un sussurro.
-Ha del fegato.- asserì Xaldin.
-Oppure è solamente fuori come un balcone!- suggerì Loony, spuntato da chissà dove.
-Oppure entrambe le cose.- intervenne Freud, prendendo rapidamente appunti sul suo blocco.
Il Dio della Devastazione sospirò. -Bah, le donne. Ne trovi una che potrebbe essere il tuo braccio destro…-
-Ma Darkuccio Puccio ci sono io!- urlò una donna comparsa praticamente dal nulla alle spalle della divinità, che saltò letteralmente per aria.
-Ah! La pazza con manie matrimoniali!- gridò lui, scappando lungo il corridoio. -Stammi lontano!-
-Oh, caro, non sa quello che dice! Vieni dalla tua Vul! Sarò il tuo perfetto braccio destro e anche il sinistro!- continuò, saltandogli addosso.
-Ma anche no! Piuttosto mi amputo le braccia con una limetta per unghie!- replicò darkroxas92, schioccando le dita e sparendo nel nulla un istante prima che la nuova arrivata lo catturasse, causandone il fragoroso e rovinoso schianto sul pavimento in piena faccia.
-Sto bene! Sto benissimo!- annunciò la poveretta, sollevandosi da terra e rimettendosi a posto in qualche modo vertebre e anche. -Ma qualcuno, uno a caso Isaac Newton, non starà così bene tra un po’!-
-E questa adesso chi è…?- domandarono insieme Jessie e Riku, guardando la donna con esasperazione lei e con timore lui.
-Vul95, Dea dell’Enigmistica, innamorata persa del vecchio Darky…- rispose Ottoperotto. -Cosa ci trovi in lui, ce lo chiediamo da molto tempo tutti quanti…-
-L’amore è cieco…?- tentò il custode dell’Alba.
-Mi preoccuperei anche per gli altri sensi.-
-Certo che avete divinità per ogni cosa, qui…- costatò la castana.
-Oh sì, ultimamente ci sono state diverse new entry Lassù.- spiegò Nyxenhaal89, bevendo il suo tè alla pesca. -Ma Vul è una Dea di vecchia data.-
-Scusate se non mi fermo a chiacchierare.- s’intromise la suddetta divinità. -Ma se non mi sbrigo perderò le tracce lasciate da Darkuccio. Buona fortuna per qualsiasi cosa stiate facendo, bye!- esclamò, svanendo l’istante seguente.
-Ok, visto che Vul se n’è andata, la imito e torno a Minas Tirith…- riprese il Dio dei Niubbi, prima di trovarsi affiancato da Loony impegnato a suonare una chitarra.
-Vul se n’è andata e non ritorna più… tu invece resti qui!- cantò il lunatico.
-P-Perché?- chiese l’altro, con una sfumatura di paura nella voce.
-Mi serve un assistente…-
-P-Per cosa?-
-Oh, non ho ancora deciso… ma penderei per un esperimento di chirurgia invasiva…- borbottò il pazzo vestito di bianco. -Pensavo a una appendicectomia con delle torpedini elettriche!- annunciò, tirando fuori da una tasca una coppia dei suddetti animali.
-Ih! No, grazie!- gridò Nyx. -Ragazzi, è stato bello vedervi e voi due è stato bello conoscervi! Ora, ho delle incombenze! Ciao!- pronunciò a razzo, svanendo l’attimo dopo esattamente come aveva fatto la sua collega.
-Oh, è andato via…- mugugnò Loony. -E ora che ci faccio con queste?- chiese a se stesso, guardandosi attorno e mostrando poi un sorriso a trentadue denti. -Ehi Marluxia! Prendi!-
-Eh?- fece il numero XI, appena ripresosi dalla perdita di sangue, agguantando ciò che il lunatico gli aveva lanciato. -E queste cos- AAAAAHHHH!-
Sotto gli sguardi inorriditi dei presenti, salvo quello di Loony che applaudì divertito, il Leggiadro Sicario divenne una sorta di parafulmine vivente, che illuminò a giorno tutto il corridoio, tanto che se ci fosse stato il sole sarebbe fuggito in lacrime per la vergogna. Quando si spense, circa dieci secondi dopo, il Nobody dal pollice verde perse la presa sulle torpedini e restò in piedi per un attimo, per poi barcollare e cadere a terra di faccia, fumante come un pezzo di carne arrostito.
-Ehm…- intervenne la Dea dello Yaoi, attirando l’attenzione su di sé. -Visto che non avete più bisogno di me, me ne vado anch’io! Ci sono alcuni signorini che necessitano urgentemente del mio sguardo! Tante care cose a tutti, Chu!- salutò, prima di svanire nel nulla diretta chissà dove.
-Continuo a pensare che tutto questo non abbia senso…- mormorò Jessie, passandosi una mano sul viso.
-Qui da noi è raro trovare qualcosa che ne abbia, fidati.- affermò Voce Fuori Campo, posandole una mano sulla spalla.
-Già.- concordò Ottoperotto, prima di voltarsi verso il proprio gemello, al momento impegnato a guardarsi allo specchio. -Loony, che ne dici di pronunciare la formula giusta e rimandarli a casa?-
-E smettere di guardare questa meraviglia? Neanche per sogno!- si oppose il pazzo con ostinazione.
-La personalità del vanitoso questa settimana non s’era ancora vista…-
-Ora che facciamo?- chiese il prescelto dell’Alba. -Non dico che abbiamo fretta, i nostri compagni sapranno cavarsela senza di noi anche in caso di emergenza, ma sarebbe meglio che tornassimo il prima possibile.-
-Tranquillo, abbiamo una soluzione più che efficace per casi come questo.- assicurò il detective, mettendo una mano in tasca. -Ehi! Loony!- chiamò, ottenendo uno sguardo seccato, mentre tirava fuori un osso e lo mostrava all’altro. -Guarda cos’ho qui!-
Come se fosse stato folgorato da un colpo di fulmine, il lunatico lanciò via lo specchio e si gettò ai piedi del Dio Incarnato, con la lingua penzoloni e le braccia raccolte al petto, nella perfetta imitazione di un cane.
-Lo vuoi l’osso?- chiese, agitando l’oggetto.
-Wouf!- abbaiò in risposta, lasciando interdetti i due stranieri.
-Sarà tuo se leggerai la formula giusta, ci stai?- domandò ancora, osservando come Loony fosse passato a una posa da pensatore borbottante, tutto preso a valutare i pro e i contro di quella proposta.
Dopo qualche secondo si girò, seduto a gambe incrociate. -Tsk! Tu pensi di potermi comprare con un misero osso?- rispose con tono offeso, prima di mostrare una faccia felice e contenta come quella di un bimbo davanti ai regali di Natale. -Mezzo è più che sufficiente!-
-See see… Siñur… Dam la pazienza, parché se ta ma det la forza, mi ‘al mazzi…- biascicò, lanciandogli comunque tutto. -L’altro mezzo è di mancia.-
-Grazie!- esclamò il lunatico, acchiappando il premio al volo tra i denti.
-Per un attimo ho creduto di perdere almeno cinque anni di vita.- sospirò Jessie.
Riku sorrise, posandole una mano sui capelli. -Dai non pensarci, quando torneremo sulla gummiship potrai andare a riposare.-
-Hai ragione…- concordò lei, ricambiando il sorriso per poi tornare a guardare Loony che nel frattempo aveva iniziato a pronunciare la formula corretta, che come la prima volta, generò un raggio di luce bianca che quando colpì la parete opposta al simbolo, dove creò un varco candido dai bordi ondulati.
-Ecco fatto!- dichiarò il pazzo. -Un portale per un altro universo, nello specifico quello dei nostri ospiti, aperto sia in entrata che in uscita!- aggiunse, per poi avvicinarsi al numero III e battergli il gomito sul fianco. -Sono un genio, vero?-
-Indubbiamente…- lo assecondò il rasta, trattenendo una risatina isterica.
Avendo però poca fiducia in quel soggetto dalla dubbia sanità mentale, la custode del Tramonto si piazzò davanti al passaggio e allungò la mano per controllare se avrebbe realmente funzionato. Fortunatamente, il suo braccio proseguì lungo un invisibile tunnel e tornò indietro senza incontrare ostacoli.
-Sembra che stavolta sia davvero quella giusta.- asserì serena, girandosi verso gli astanti. -È ora di tornare a casa.-
-Allora arrivederci e in bocca al lupo.- disse Ottoperotto, stringendo la mano a entrambi i ragazzi. -Vi auguro che la vostra battaglia si concluda presto e che ne usciate tutti sani e salvi.-
-Crepi e grazie.- rispose la castana. -Per quanto sia stato mentalmente stancante, è stato un piacere conoscervi tutti.-
-Eh?!- esplose Loony, attaccandosi al braccio libero del suo doppio. -Andate via?!- chiese già con i lacrimoni agli occhi.
-Sì, Loony, ma- tentò di dire il detective, ma fu interrotto dall’esplosione del pianto dell’altro, che con il suo urlo di tristezza probabilmente gli aveva fatto saltare entrambi i timpani.
-Buaahhhhh! No, non voglio!- si lamentò, soffiando il naso sulla manica dell’impermeabile di Otto, che mostrò un’espressione schifata.
-Dai Loony…- riprese la custode. -Questo non è per forza un addio, no?-
-No? Significa che tornerete ancora?- chiese lui, abbandonando le lacrime e guardando entrambi con un sorriso enorme.
-Bè, se mi capiterà di attraversare un altro varco spazio-temporale, mi assicurerò che porti qui.- rise Jessie, per poi guardare i quattro gemelli separati alla nascita. -Mi dispiace per il macello che ho combinato al locale, e, Vanitas, scusa per il keyblade.-
-Oh, tranquilla.- rispose il moro. -Loony s’è sintonizzato sulla personalità carpentiere e ha rimesso in piedi la parete esattamente com’era prima, quadri compresi. E per la faccenda del keyblade, ormai è acqua passata.-
-Keyblade?- ripeté il compagno della ragazza, incuriosito. -Che hai combinato?-
-Ecco… ricordi quando vi ho incontrati la prima volta nel mio mondo?-
-Aha. Hai preso Sora alle spalle e hai minacciato di tagliargli la testa.- rammentò l’argenteo. -Non dirmi che l’hai fatto anche con lui!-
-Ehm, quasi?- ridacchiò lei, imbarazzata.
-Sei senza speranze…- sospirò il ragazzo. -Chiedo scusa anch’io e vi ringrazio per l’aiuto che le avete dato.-
-È stato un piacere!- esclamarono i quattro a nome di tutti.
Dopodiché il custode dell’Alba si rivolse al se stesso più giovane, donandogli un’occhiata intensa e penetrante, a cui ottenne una risposta identica.
-Grazie davvero.- esordì. -La tua presenza, forse, è stato l’aiuto più grande che Jessie potesse avere.-
Il minore arrossì, voltando lo sguardo. -Non ho fatto nulla di speciale…- rispose, prima di sgranare gli occhi quando avvertì un bacio posarsi sulla sua fronte.
-Ci sei stato, ed è la cosa più importante.- disse la custode del Tramonto, donandogli un sorriso e un altro bacio, stavolta sulla guancia. -Promettimi una cosa.-
-C-Cioè?- balbettò lui, rosso come un pomodoro maturo.
-I capelli lunghi come vedi ti stanno bene, ma la frangia tienila corta, ok?- gli sussurrò all’orecchio, attenta a non farsi sentire dal suo compagno.
-D’accordo.- annuì Riku con un sorriso, che lentamente si spense, quando la vide allontanarsi e avviarsi al varco insieme all’altro keyblader, con le mani unite e le dita intrecciate.
-Arrivederci e grazie ancora!- salutò la ragazza, girandosi un’ultima volta, per poi correre nel passaggio, che si chiuse alle loro spalle, riportando la parete al suo stato originario.
-È andata…- mormorò l’argenteo, sentendo un’improvvisa tristezza nel suo cuore, perché sapeva che non avrebbe percepito con nessun altro le sensazioni che gli aveva dato la vicinanza di quella ragazza.
-Su con la vita!- gridò Loony, spuntato al suo fianco da chissà dove, facendogli venire un colpo. -Vuoi sentire un segreto sulla tua bella?- gli chiese all’improvviso, senza però attendere una risposta, accostò le labbra al suo orecchio per sussurrargli qualcosa. -Pissi pissi bau bau…-
-Che cosa?!- esplose il ragazzo, diventando rosso fino alle orecchie e al collo, attirando l’attenzione di tutti. -Mi stai dicendo che… io… che loro…- tartagliò.
-Esatto.- annuì convinto il lunatico. -E non è l’unica cosa che è successa…- aggiunse con nonchalance, guardandosi le unghie.
-Cos’altro c’è?!-
-Bè… vedi…- iniziò, per poi tornare a bisbigliargli all’orecchio. -Pissi pissi bau bau…-
Terminato di rivelare le sue conoscenze da Emanazione, Loony si allontanò, facendosi aria con un ventaglio uscito da chissà dove e lasciando Riku a occhi e bocca spalancati.
-Ah, giusto… Congratulazioni!- aggiunse, continuando a camminare fino alla parete e salendovi come se nulla fosse.
-Riku?- chiamò Sora, avvicinandosi. -Che ti ha detto?-
-Io… loro… lei…- farfugliò, portandosi una mano alla fronte. -Oh mie Dee…- disse, prima di crollare a terra svenuto e bianco come un cencio.
-Riku!-
Il lunatico guardò la scena scuotendo il capo in segno negativo. -Bè, è davvero il momento dei saluti!- esclamò poi, rivolto a un probabile pubblico. -Larga la foglia, stretta la via… E questa è tutta per voi! Ci si vede fessacchiotti!!!- aggiunse, prendendo una torta di panna dal vestito per tirarla davanti a sé, ma bloccandosi quando si accorse di qualcosa di grosso che stava accanto al suo piede. -Marluxia! Che fai lì per terra?- domandò.
-…come?- fece il numero XI con aria confusa e terrorizzata insieme, sollevando il capo dal pavimento, recando ancora i segni della fulminata.
-Zuccheri! Sono gli zuccheri quelli che ti servono!- concluse, tirandogli la torta per poi prenderne un’altra e scagliarla in avanti.








Ed eccoci alla fine! Spero che questo delirante cross-over vi abbia divertiti!
La maggior parte delle formule dette da Loony non hanno senso né significato xD L'unica che si traduce è la preghiera di Soruccio ù.ù Non ho nient'altro da dire, quindi vi saluto :3
Alla prossima!

See ya!
  
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