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Autore: grantivre    18/07/2013    12 recensioni
Victoria è un'adolescente quasi del tutto normale, un po' come tutti gli altri. Una sera, però, si trova catapultata in un altro mondo dopo aver accompagnato la sua migliore- si fa per dire -amica ad una festa piuttosto strana e inquietante.
Tormentata da alcune incognite del suo passato, riuscirà a sapere di più su di lei? Su chi sia davvero? Su chi siano tutte le persone che ha conosciuto e con cui ha legato fino ad allora?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Terzo

Di maledizioni varie, fenici e vampire zoofile.

 

 
Daniel arrivò sul tetto e osservò esterrefatto la scena: i suoi due amici stavano combattendo con tre coboldi, ovvero dei folletti aggressivi, xenofobi e codardi che sono servi dei draghi, elfi domestici oppure infestatori delle miniere.
«Da quando in qua i coboldi sanno maneggiare armi?» Sbuffò il ragazzo gettandosi nella mischia.
«Non ne ho idea, ma sono abbastanza bravi.» Gemette Nicole cercando di trafiggere un folletto con il suo pugnale, senza successo.
«Dannazione!» Dantes imprecò schivando per un pelo un fendente del coboldo contro cui combatteva. «Perché sono qui?»
«Possibile che sapessero del nostro arrivo?» Ansimò la ragazza trafiggendo una delle tre creature, che esplose in una pioggia di scintille verdi.
«Qualcuno deve averli avvertiti» Concluse Daniel, arrabbiandosi ancor di più vedendo l’orribile ghigno del coboldo.
Nicole corse ad aiutare Dantes, che stava combattendo col coboldo più grande e più feroce.
Solitamente i coboldi erano mingherlini, bassi e con un naso aquilino enorme.
Questi avevano lo stesso naso, ma erano decisamente più alti, grossi e muscolosi e armati di mazze chiodate e asce.
«Esiste il doping per i folletti?» Scherzò Daniel menando l’ultimo fendente al suo folletto. «Perché questi non sono di certo coboldi normali.»
«La cosa buffa è che non parlano, ma grugniscono solamente..» Osservò Nicole balzando sulla testa del folletto e colpendolo con il suo pugnale. «..Mentre di solito sfiorano la logorrea. Strano, molto strano.»
Detto questo, Nicole atterrò sul tetto poggiando una mano a terra, coperta di scintille verde scuro.
Dantes prese un bel respiro e disse «Bel colpo, Cole.»
La sorella gli sorrise gratificata e un po’ imbarazzata. Dantes non le faceva molti complimenti riguardo il suo modo di combattere, ma ultimamente era molto migliorata.
Tutto merito dell’allenamento con Steven Lawson, il padre di Daniel, che era un vero fuoriclasse ed era anche un bell’uomo che aveva raggiunto l’Apice a venticinque anni.
L’Apice era il punto in cui la crescita di un immortale si fermava e di solito si aggirava intorno ai 19-30 anni, salvo alcuni casi spiacevoli di Apici raggiunti a 10 anni o a 120.
«E’ stato troppo semplice.» Disse pensieroso Daniel.
«Che vuoi dire, El?» Ribadì stupito Dantes, usando il nomignolo che aveva affibbiato all’amico.
Per ovvie ragioni non potevano chiamarsi ‘Dan’ a vicenda e così avevano deciso di utilizzare le ultime lettere dei rispettivi nomi come soprannomi.
«Andiamo, Tes. Mandarci tre Coboldi? Saranno pure stati più forti del solito, ma ci abbiamo messo poco più di qualche minuto per farli fuori.» Continuò il moro. «E no, non siamo eccezionali o troppo forti.»
«Secondo me sei paranoico, amico.» Ribatté il biondo. «Che cosa dovrebbe essere? Uno spettacolino? Un diversivo? Andiamo.»
Un diversivo.
Daniel si maledisse per non averci pensato prima.
Loro tre erano sul tetto, impegnati nella lotta, mentre un’altra Guardiana era di sotto, da sola e già indebolita dagli effetti del veleno.
Si fiondò giù dal tetto senza dare alcuna spiegazione ai due amici, sentendo dietro di sé solo un’acuta risata femminile.

Victoria aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno: Aaron era steso a terra, il petto che si alzava e si abbassava lentamente, in modo quasi ipnotico.
Luke era steso accanto a lei con la camicia madida di sudore e la schiena immobile.
Erano entrambi tornati nella loro forma normale e sembravano dei ragazzi crollati a terra dopo aver bevuto troppo; Victoria pensò per un attimo di essersi immaginata tutto, ma guardando di nuovo il povero dito gonfio accettò la realtà: due lupi mannari con i denti da vampiro l’avevano quasi uccisa.
Perché quasi? Luke l’aveva colpita alla testa, se lo ricordava benissimo.
Aveva chiuso gli occhi e si era  sentita stanca, come se la sua forza fosse stata risucchiata da qualcosa.
Non era mai svenuta in vita sua, però quella sensazione le parve davvero uno svenimento.
Allora perché si era svegliata e Luke giaceva al suo fianco?
Perché non l’aveva uccisa?
Lo guardò meglio e notò che la camicia era bruciacchiata in alcuni punti e che il ragazzo puzzava come un barbecue fatto con carne andata a male.
Inoltre la terrazza era completamente allagata.
«Come diamine hai fatto?» Una voce la riportò alla realtà, distraendola dai suoi pensieri.
Un ragazzo alto, poco più grande di lei, moro con gli occhi azzurri, la stava fissando incredulo.
«Cosa ho fatto?» Rispose lei confusa toccandosi il collo, dove stava avvertendo un forte bruciore.
«Hai messo ko due non identificati, da sola, e senza esperienza. Senza armi.» Replicò il ragazzo tutto di un fiato. «Ma soprattutto, come diamine hai evocato una fenice? E subito dopo, come hai fatto a far scoppiare la fontana?»
«Cosa ho fatto?» Ripeté lei stupita, guardandosi intorno.
«Insomma, quel mostro ti ha dato una botta in testa, la tua collana ha iniziato a brillare e ne è uscita una fenice. Nessun Guardiano ci riesce da secoli, se non millenni.»
«Posso sapere, di grazia, cosa sia un Guardiano?» Chiese Victoria alzandosi e togliendosi la cenere dal vestito. La giacca era andata, completamente rovinata dal fuoco e dall’acqua.
Cercava di andare un gradino per volta e di trattenersi.
Lupi vampiri, fenici, fontane che scoppiano, Guardiani.
Di certo non erano cose che capitavano tutti i giorni ad una normale adolescente.
Daniel stava per risponderle, quando un messaggio di Dantes gli attraversò la mente.
Scappa. Ti vediamo da quassù, ma lei ancora non ti ha visto. Vuole la ragazza. Scappa.
Il moro avrebbe voluto domandargli chi la stesse cercando e perché, ma sapeva che quando Dantes usava un tono serio, la faccenda era davvero critica.
«Quanto veloce riesci a correre?» Chiese alla ragazza che gli rispose con uno sguardo confuso.


«Sto correndo, al fianco di uno sconosciuto, con una vampira alle calcagna. Il sogno della mia vita si avvera.» Sbuffò Victoria arrancando dietro Daniel.
«Riesci a correre un po’ più veloce?» Ansimò il ragazzo, cercando di contattare nuovamente l’amico.
Stavano correndo da più di venti minuti ed erano riusciti a comunicare con Dantes giusto il tempo necessario per sapere che chi li stava inseguendo era una vampira e che i due fratelli stavano tentando di tenerla a bada.
«Vorrei, ma non ho più fiato. Mi sento male.» Rispose la ragazza.
Victoria non avrebbe mai ammesso di stare male così apertamente, di solito sopportava il dolore stoicamente e senza lamentarsi.
Il bruciore che sentiva, però, era impossibile da ignorare e le rendeva difficile stare al passo con il ragazzo.
«Dannazione, il dito! Me n’ero dimenticato!» Gemette Daniel, cercando qualcosa con lo sguardo. «Eccola! Sbrigati..»
«Victoria, mi chiamo Victoria.»
Il ragazzo annuì e la trascinò ai piedi di una fontanella.
«Ora aggrappati a me, d’accordo? Spero che tu non abbia paura di bagnarti.»
«Terribile doppio senso.»
«N-non volevo dire questo.» Balbettò il ragazzo, arrossendo.
Victoria rise di gusto, tentando anche di liberarsi un po’ dalla paura e dalla tensione.
«Succede, Daniel.»
«Non mi sembra di averti detto come mi chiamo.» Borbottò confuso il ragazzo.
«Se non vuoi far sapere agli altri come ti chiami, ti sconsiglio di portare una specie di collare per cani.»
Daniel si passò il ciondolo a forma di spada tra le dita. Era grande quanto il suo mignolo e sul piatto della lama era inciso il suo nome.
«Ce l’hanno tutti i Guardiani Guerrieri.» Borbottò di nuovo. «E non somiglia affatto ad un collare per cani.»
«Come vuoi tu.» Ribatté Victoria facendo un gesto di noncuranza con la mano.
Daniel sospirò e disse deciso «Aggrappati a me. Stiamo per farci un bel tuffo.»
«Nella fontana?!»
Il ragazzo le cinse le spalle con un braccio, saltò sul cornicione e poi cadde nella fontana, trascinandola con sé.


«Te lo ripeterò una volta soltanto.» Soffiò la vampira a pochi centimetri dal viso di Dantes, passando la punta affilata dell’unghia sotto il mento del ragazzo. «Dov’è la ragazza?»
Lui tremò impercettibilmente e, dopo aver ingoiato la saliva, sibilò con tono fermo «Non è affar tuo, vampira.»
«Ah, no?» Continuò lei, facendo scorrere l’unghia lungo il collo del biondo.
Aveva l’aspetto di una ragazza davvero affascinante, non c’erano dubbi. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle in boccoli chiarissimi, mentre gli occhi color ghiaccio erano profondi e taglienti.
Il cerchio rosso che la vampira aveva attorno all’iride era vividissimo e sembrava sciogliere il ghiaccio dei suoi occhi, mandando lampi di luce di quando in quando.
Dantes si chiese quanti anni effettivi avesse e sospettò superasse il secolo di vita.
«Hai un bel collo candido. Che ne diresti di un morsetto?» Proseguì, tracciando dei cerchi invisibili col pollice sul collo di Dantes.
Lo stava guardando negli occhi e parlava con una voce suadente: stava cercando di ammaliarlo.
Se lo avesse morso, sarebbe stata la fine e lui sarebbe stato un burattino nelle mani della ragazza.
Con Nicole al tappeto e lui ammaliato, Daniel e la ragazza non avrebbero avuto scampo, il passaggio era troppo lontano e loro la stavano intrattenendo da soli dieci minuti.
Avevano combattuto contro di lei e una Creatura Notturna, una categoria di animali spietati e crudeli.
La sua Creatura era una pantera rossa dagli occhi neri come l’ossidiana, dal pelo liscio e lucente come l’olio.
Era balzata addosso a Nicole, facendola cadere a terra priva di sensi e sconvolgendo letteralmente Dantes: Nicole aveva degli ottimi riflessi e non poteva essere caduta a terra dopo un balzo lento come quello della belva, non voleva crederci.
Piano piano tentò di arrivare con il piede alla spada caduta a terra, invano. Era troppo lontana e la vampira col vestito verde gli sbarrava la strada.
Stava per recitare le sue ultime preghiere quando un qualcosa di rosso passò dietro le spalle della vampira.
Dantes trattenne il fiato, in attesa, e un momento dopo la punta della sua Pharos sbucò dal cuore della vampira, che si accasciò al suolo.
«Questo dovrebbe sistemarla per un po’.» Sorrise Nicole, stringendo i suoi occhi chiarissimi com’era solita fare quando sorrideva.
Dantes le sorrise di rimando. «Sapevo che quella belva non poteva averti steso sul serio.»
La ragazza roteò la spada nella mano destra e poi la porse a Dantes. «E’ per caso un complimento, questo?» Disse divertita.
Il biondo alzò le spalle e le ammiccò. «Deducilo tu, non sei la più intelligente della famiglia?»
«Già, ma ciò non vuol dire che anche tu non possa esserlo.» Rispose lei enigmatica e Dantes seppe cosa volesse dire Nicole.
Sospirò e la guardò nei suoi occhi chiari e limpidi. «Odio tutto questo.»
La sorella fece un passo verso di lui e gli prese la mano. «Non sei il solo.»
«Mi dispiace interrompere tutto questo enigmatico sentimentalismo fraterno, ma vorrei sapere dove si trova la ragazza.» Ringhiò una voce tra il ruggito di un felino e la voce della vampira.
I fratelli si voltarono e trovarono la pantera pronta al balzo.
«Sorpresa.» Esclamò l’animale prima di alzarsi sulle zampe posteriori ed essere inghiottito da una luce rosata.


Victoria si sentì risucchiare verso il fondo della fontana, oltrepassandolo come se non ci fosse.
Sotto di lei il terreno era duro e ruvido, completamente ricoperto di strani sassi.
Ne prese in mano uno e lo lasciò subito ricadere, stupita e inorridita.
Daniel la guardò e fece un cenno. «Sono ossa, ossa antiche e levigate dal tempo.»
«Che ci fanno sotto ad una fontana nel centro di Roma?» Chiese la ragazza guardandosi intorno.
Spostò lo sguardo verso l’alto e vide che non c’era niente della fontana, solo un soffitto puntellato di stalattiti.
«Fammi indovinare: era una sorta di portale.»
Daniel alzò un sopracciglio. «Una specie. Ma questo tu come lo sai? Mi ero aspettato una reazione isterica.»
Victoria si alzò si pulì il vestito, tanto per tenere occupate le mani che non smettevano di tremare.
«Ho letto troppi fantasy. Ora sto sognando. Magari ho sbattuto la testa in quel bagno e sono in coma.» Cominciò a dire nervosamente, camminando da una parete all’altra del piccolo tunnel.
Il ragazzo scosse la testa ridendo. «Sapevo sarebbe successo. Il primo passo è la negazione. Tra un po’ comincerai a diventare isterica, dopodiché, forse, comincerai a comprendere.»
La ragazza si scosse e lo fulminò con lo sguardo.
Decise di saltare la parte isterica, che sentiva in arrivo, per non dare soddisfazione al suo nuovo ‘amico’.
Riordinò tutte le informazioni che aveva in possesso, pochissime, se non nulle e disse «Ho incontrato due lupi mannari, che non si dichiarano tali, che sembrano dei vampiri. Hanno cercato di uccidermi, ma ne ho steso uno con un piccolo trucchetto insegnatomi da mia nonna e un altro con una combinazione di fuoco, uscitomi dal petto, e acqua, uscita da una fontanella. Dopodiché un Guardiano sbruffone mi ha fatto correre per venti minuti, facendomi fermare davanti ad una fontana. Dopo un doppio senso mi ha letteralmente lanciato nell’acqua. Siamo atterrati in un tunnel che ha un magnifico pavimento di ossa e un soffitto di stalattiti che minacciano di cadere da un momento all’altro. Ah, e ho un dito completamente gonfio e viola.»
Daniel fece per parlare, ma Victoria fu più svelta di lui.
«E soprattutto, tutti hanno continuato a dirmi che sono una Guardiana, cosa di cui io non ho neanche la minima idea.»
Il moro si alzò e le si avvicinò. «Tutto a tempo debito. Dobbiamo arrivare alle catacombe prima che il tuo dito necessiti un’amputazione.»
La ragazza sgranò gli occhi. «Noi cosa?»
«Hai capito bene. Spero che tu non sia claustrofobica.» Un ghigno si fece strada sul volto del ragazzo, cosa che fece prendere in considerazione alla ragazza l’idea di rimanere in quell’estremità del tunnel.
Tentando di fare un passo indietro, però, inciampò su un cranio quasi distrutto dal tempo.
Vide il ragazzo che già si allontanava nell’oscurità con una fiammella azzurra sulla mano e decise di preferirlo ad un mucchio di ossa rotte, per cui gli corse dietro borbottando qualcosa che suonava come un «Maledetto.»


Ciao, scusatemi nuovamente per l'enorme ritardo, sono terribile.
Prima di tutto, vorrei ringraziare Erika per avermi sopportato durante la stesura del capitolo, per avermi dato una mano coi fancast e per tutto il resto. Grazie, Eri <3
Che ne dite? Ancora è difficile poter capire qualcosa dei personaggi, ma come al solito ho lasciato qualche indizietto qua e là.
Pensavo quasi di fare un gruppo su fb per sentire i vostri pareri e cose varie, ma forse è troppo avventato, ditemi voi.
Dimenticavo: se volete sapere dei fancast e volete una 'guida' per quanto riguarda l'immaginarsi i personaggi, fatemi sapere per messaggio o per le rencensioni.
Grazie per aver letto, spero di non aver deluso le vostre aspettative o avervi annoiato.
Mockinghunter

P.s. ho deciso di mettere comunque qui i fancast, so..rullo di tamburi!
Daniel è Tim Borrmann, coi capelli neri.
Nicole è Alexandra Daddario
Dantes è Max Irons, coi capelli un po' più biondi.
Bianca è Sarah Gadon.
Devo ancora decidere per Aaron e Lucas, se avete idee non esitate a proponermele.
Victoria non ha un prestavolto perché io la immagino come una me stessa un po' più alta, un po' più snella e decisamente più fortunata.
Per cui potete immaginarla come volete.
Uh, e se avete anche un suggerimento per papà Lawson, dite pure.
  
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