Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: jellen    19/07/2013    2 recensioni
‘‘Era quella ragazza tremendamente timida, ma con un carattere forte e arrogante allo stesso tempo, con autostima zero, socialità zero, voglia di divertirsi zero, amicizie nemmeno una, il suo unico amico era il suo diario, il suo diario pieno di parole, pensieri, scritti con una classica penna ad inchiostro nero. Nessuno osava avvicinarsi a lei, non sapevano come comportarsi nei suoi confronti e chi ci ha provato, veniva solo respinto, allontanato, nessuno è mai riuscito a... cambiarla.’’
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ellen’s pov

- Diamine Ellen, svegliati! – è da circa mezz’ora che mia mamma continua ad urlare dal piano di sotto, è estate non mi può svegliare alle otto di mattina, cazzo.   – Dormigliona, sbrigati –

- Fanculo – sussurro alzandomi dal mio amatissimo letto  - Che vuoi? – urlo mentre mi dirigo verso il bagno passandomi le mani sugli occhi stanchi e pieni di sonno.

- Spesa, dobbiamo fare la spesa, stasera ci sono i nonni – risponde mia madre.

- Ma vac..ci con ... Lu..cas – urlo mentre mi lavo i denti.

- Ha dormito dal suo amico, torna dopo, quindi l’unico essere vivente che può aiutarmi sei tu – risponde in fretta lei.

Mi metto una semplice maglia a maniche lunghe, dei jeans, converse, e scendo velocemente le scale mentre cerco di farmi una coda di cavallo decente.

- Ok, sono pronta – sbuffo per poi approfittare dell’assenza di mia madre in cucina per rubare qualche frittella ricoperta di crema al cioccolato.

Mia madre afferra la sua borsa sul divano – Ti ho vista golosona – ancora una volta mia madre mi ha fottuta. – Andiamo va – sorride aprendo il portone.

Sono in macchina, per arrivare al supermercato ci vogliono una decina di minuti, penso a tre anni fa quando  la spesa la facevamo ogni domenica, tutti insieme: io, Lucas, mamma e papà.
“Ora è così.. è così diverso.” Penso malinconicamente io, guardando il paesaggio sfrecciarmi davanti agli occhi.

Uno dei miei posti preferiti è proprio il supermercato, mi ricorda le mattine delle domeniche passate con la mia famiglia, i litigi tra mamma e papà su quali prodotti sono di qualità e quali no, su cosa comprare per la cena, sul numero di bibite da comprare, si discuteva su tutto, ma ci si divertiva da matti, come quando spingevo il carello con dentro mio fratello che già aveva aperto bottiglie e buste di patatine perchè aveva fame.

- Ehi, piccola – la voce di mamma mi distoglie dai miei tristi pensieri – senti vai a prendermi un po’ di latte e fai la fila in panetteria, prendi il numero e chiedi al signore dieci rosette – roteo gli occhi sbuffando  – lo so mamma, so come si ordina un pezzo di pane –

- Bene, a dopo piccola – odio quando mi chiama così, ho diciassette anni ormai, non puoi chiamarmi ‘piccola’.

Afferro due bottiglie di latte e corro verso la panetteria per prendere il numero, aspettando il mio turno. Passano circa dieci minuti, e io sto sudando come non mai, manca solamente una persona e sarebbe stato il mio turno, sottolineo sarebbe stato il mio turno, fino a quando un tipo mi sorpassa senza numero e comincia a ordinare, il nervoso cresce dentro di me
 – Che cazzo fai? Superi? Prendi il tuo numero e aspetta il tuo turno -  Sbotto irritata.
Il  tipo si gira, è piuttosto alto, avrà avuto circa trent’anni ma sembra molto più giovane, quindi sono costretta ad alzare il volto per guardarlo negli occhi.
 – Non rivolgerti così a me, bambina che non sei altro, sono molto più grande di te – mi guarda sbarrando gli occhi come se colpito da ciò che gli avevo appena detto
 – Ma con un cervello di un bambino di due anni – dico mantenendo la testa leggermente alzata e fulminandolo con gli occhi, gli avrei sganciato un destro in faccia, ma non volevo farlo in un supermercato davanti a dei vecchietti che a malapena si reggevano in piedi. L’uomo non sembra intenzionato a rispondermi, volta semplicemente le spalle e  se ne va con la busta piena del pane che aveva ordinato.
 ‘Che gente immatura!’ penso tra me e me.
Dopo aver preso il pane, raggiungo mia madre alla cassa, ancora un po’ irritata da quello che era successo e, ovviamente, lei se ne accorge grazie al suo istinto di mamma
– Che è successo tesoro? – Mi chiede apprensiva.
- No..niente mamma, non ti preoccupare. – solo una gran bugiarda sono.
- Mi fido, ma ricordati che sono qui. –
Io amo mia madre, ma questi ultimi mesi sono piuttosto fredda con lei, forse perchè non riesco a fidarmi di nessuno, nemmeno della persona che mi ha messo al mondo.

Pagata la spesa, torniamo a casa con tipo quattro buste strapesanti. Entriamo e mio fratello sta, come al suo solito, giocando alla Play.
– Buongiorno sorellina che fa la spesa con la mamma – ma che presuntuoso, è lui che ha quindic’anni, non io.

- Sfigato, zitto e aiutami a mettere a posto ciò che io e mamma abbiamo comprato per farti vivere – mio fratello si alza subito per aiutarmi, anche se è un rompipalle, ha un grandissimo cuore, e ci tiene a  me e tiene moltissimo anche a nostra madre.

                                                                                                                                                                                                Ore 19.00

‘’Stanno per arrivare i nonni, mi sono mancati tanto e non vedo l’ora di abbracciarli forte come non mai.
Stamani è successa una cosa assurda, anzi assurdissima, un certo è riuscito a farmi saltare i nervi a mille, nessuno, nemmeno mio fratello, mi ha fatto arrabbiare così tanto. Forse è da tanto che non parlo con ragazzi, quindi avrò dimenticato come tutti, riescono a farti innervosire con un semplice gesto.
 Ma torniamo a stamattina, quel tipo era abbastanza, anzi fin troppo alto, moro, muscoloso, aveva una maglietta leggermente aderente quindi si vedevano alcuni tratti del suo corpo, ma ciò che mi ha colpito sono i suoi occhi, non ho mai visto degli occhi così belli, color verdeacqua con alcune striature celesti, mi guardava con quegli occhi, Dio, mi piacevano ma mi facevano anche paura allo stesso tempo.

Ma cazzo, era uno stronzo di prima categoria, ed era immaturo, tanto, mi aveva sorpassato, neanche avesse chiesto il permesso, e da lì il mio nervosismo raggiunse il limite e cominciai ad attaccarlo con le parole, tremavo dalla voglia di picchiarlo, ma lui mi disse con tono arrogante – non rivolgerti così a me, bambina che non sei altro, sono molto più grande di te –
Odio, odio totale, giuro che se lo rivedo lo ammazzo di botte, non ci si può rivolgersi così ad una ragazza, ad una femmina, e soprattutto non ci si può rivolgersi così a me.

Eccoli sono arrivati i nonni, ti scrivo domani ciao diario.                                                                     –Ellen.’’

 

 ___________________________________________________________________________________________________

David’s pov

- Sto ancora pensando a quella ragazza del supermercato, la regina di tutte le stronze che ho conosciuto nell’arco di tutta la mia vita, mi viene da strapparmi i capelli.
Ok, non è giusto passare avanti senza aver fatto la fila, ma dovevo sbrigarmi e portare il pane a te. – mi passo una mano tra i capelli  mordendomi il labbro inferiore, con lo sguardo fisso sulle mie scarpe.

- Fratello, potevi aspettare. – mi risponde Stefan guardando fuori dalla finestra, aveva voglia di uscire da quell’ospedale, aveva voglia di tornare a casa, di lasciare quella stanza in cui è rinchiuso da tre mesi, era stanco di quel posto, di quel letto.
- La cosa che mi fa innervosire è quella ragazzina, nessuna si è rivolta a me in quel modo.. ma come si è permessa. – mi alzo dalla sedia per bere in un sorso il mio bicchier d’acqua.
- Era bella? – mio fratello delira, non gli rispondo.

                                                                                                                                                                                                       Ore 21.30

“Caro diario, è da millenni che non ti scrivo, la situazione di mio fratello migliora, grazie a Dio. Ho parlato con il suo dottore e mi ha confermato che fra dieci giorni, esattamente il dodici, potrà tranquillamente tornare a casa, di nuovo con me, di nuovo insieme, di nuovo fratelli inseparabili, lui è il mio piccolo fratello, lui è l’unica persona che mi tiene vivo.
 Da quando sono morti i nostri genitori, sono distrutto, sono diverso, sono semplicemente triste, ma quando parlo con mio fratello, quando vedo che ride e allunga le sue labbra verso l’alto, mi sento sempre più forte, mi sento come un padre che osserva il suo bimbo giocare, mi sento in paradiso.
Lui ha diciassette anni mentre io ne ho ventotto, ma è come se avessimo la stessa età, perchè lui è in grado di aiutarmi, di sostenermi.

È stato colpito dalla malattia di crohn, non ne so molto, so solo che è un'infiammazione cronica che può colpire tutto il canale alimentare, senti dei dolori tremendi all’addome, febbre sempre alta, diarrea, insomma stai male e basta. E vederlo così fa stare male anche a me.
 Ma ora sta meglio, ed è questo quello che conta. Ti faccio sapere poi.                                                                                                        –david.”



_____________________________________________________________________________________________________

                                                                                          Ringrazio Cristina che mi fa da beta yee, grazie grazie grazie ancora.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: jellen