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Autore: Rayon_    21/07/2013    22 recensioni
Era una ragazza con i capelli scuri e pieni di riflessi, ed un paio di occhi stupendi. Non erano i classici azzurri. Al centro erano color miele, poi sfumavano con dei raggi verso l'esterno, diventando verdi, mille tonalità di verde, per poi tornare scuri sul perimetro. Una ragazza semplice, normale.
Bellissima ai miei occhi.
Lei è la protagonista della mia storia. Una storia che parte da zero, forse dall'odio. E che con il tempo, con i momenti, con le emozioni si trasforma. In un sentimento, in un amore.
Una storia, ma non una qualsiasi. La storia che dimostra che l'amore, quello vero, dura per sempre ed è infinito, proprio come quello che cantano i cantanti e che scrivono gli autori.
Se vi va di accompagnarmi in questo viaggio sarò qui, ogni sera, per raccontarvi una parte di questa storia.
Mi piacerebbe avere qualcuno che riesca a sognare con me.
-Harry.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Love is Forever.

 








6 Aprile 2018.
C'era una volta una ragazza, si chiamava Cloe.
No ok, banale come inizio.
Facciamo così;
Ciao a tutti, sono Harry Styles.
Ho 24 anni, e di professione faccio il cantante.
Banale anche questo, direte voi, tutti sanno chi sono.
Certo, alcuni perché mi odiano, altri perché mi amano, ma non importa.
Oggi sono qui, seduto su una delle fresche spiaggie Irlandesi per raccontarvi una storia.
Una storia infinita.
 
 
 
Flashback.
 
Pov Cloe.
Come tutti i giorni, anche quel giorno alle sette e trenta non ritardò a svegliarci il fastidioso rumore della campanella, che ogni mattina sembrava volerci dire 'anche oggi ti devi alzare e devi continuare a vivere la tua fottutissima vita di merda.'
Mi alzai svogliatamente dal calore del letto, e salutai come tutte le mattine Jimmy con un bacio sulla guancia. 
Jimmy era un bambino di 6 anni che mi avevano rifilato in camera quando ne aveva solo due, e con cui era nato un legame molto forte, come se fosse stato mio fratello.
Un'altra noiosissima giornata di orfanotrofio.
Dopo essermi resa decente, ed aver indossato la stupidissima uniforme scolaresca strinsi la piccola mano di Jimmy nella mia, ed insieme raggiungemmo la sala principale.
C'era qualcosa di strano in quello che le suore bisbigliavano quella mattina, e la conferma ne era la presenza della preside Wonckaster in sala.
Di mattina non c'era mai, probabilmente preferiva dormire fino alle dieci, ma quella mattina era lì.
E di solito si presentava solo per dare annunci importanti.
-Silenzio ragazzi!- La sua voce interruppe tutti i miei pensieri, e anche il fastidioso vociare che c'era nella sala colma di ragazzi. -Questa mattina per alcuni di voi si svolgerà come tutte le altre, ma c'è una novità; una famiglia ha deciso di prendere in adozione uno di voi, o meglio, una.-
Silenzio.
Non volava una mosca.
Le notizie della Wonckaster riuscivano sempre a mettere a disagio tutti lì dentro.
Chi sarebbe stata la fortunata questa volta?
O nel mio caso, la sfortunata.
Erano quasi tre mesi che nessuno se ne andava, dopo la mia migliore amica Sunny che ora era in Spagna.
Era strano che se ne andasse una ragazza così grande, di solito le famiglie preferivano adottare bambini piccoli, non adolescenti di 18 anni con un'infanzia difficile.
E proprio per quel motivo dubitavo che la prossima sarei stata io. Per fortuna.
Non avrei lasciato per nessun motivo al mondo Jimmy.
Era cresciuto con me. Non aveva i genitori, ma mi sentivo di essere sua madre, e sua sorella.
E non volevo portare un altro vuoto nella sua infanzia.
Potevo benissimo capire come ci si sentisse a perdere persone importanti da piccoli, era esattamente ciò che mi era successo.
E non avrei mai permesso di farlo soffrire così.
-Signorina Graimen!-
Mi accorsi di essere chiamata solo quando tutti si voltarono verso di me.
Tutti gli occhi mi guardavano curiosi.
E i miei pensieri svanirono improvvisamente.
-Si?-
Chiesi immobile.
Non poteva essere vero. Non poteva essere così.
-Nel mio ufficio, dopo la colazione.-
Forse avrei dovuto rispondere, ma non ci riuscii, mi sentivo completamente bloccata.
Come era possibile che dopo dieci anni qualcuno avesse deciso di prendermi in custodia?
Volevano propio distruggermi la vita?
Volevo solo scomparire, o svegliare con un lungo sospiro di sollievo dopo quell'incubo troppo realistico.
Ma nulla di tutto questo successe, restai lì, senza pensare a niente.
Già da piccola ero stata completamente traumatizzata dalla perdita dei miei genitori, ero stata da sola un paio di anni, poi era arrivato Jimmy che mi aveva cambiata con la sua dolcezza.
E finalmente ora che stavo bene mi portavano via?
Riuscii a riprendere conoscenza solo quando sentii la porta della sala sbattere, e le varie voci iniziarono a sussurrare sollevando un forte brusio intorno a me.
Sentivo pronunciare il mio nome ogni tanto, e le occhiatine trapassarmi la pancia.
-Cloe?-
Quella voce mi risvegliò dai pensieri.
-Cloe, ci sei?-
Mi voltai con un debole sorriso in volto.
-Jimmy, certo.-
Lo vidi corrugare la fronte.
-Non è vero.-
Un ragazzino di sette anni? Lui? Se non lo avessi mai visto gliene avrei dati almeno il doppio.
Riusciva sempre a capirmi, non potevo mentirgli.
-Cloe mi rispondi? Perché la preside ti vuole parlare?-
Dirglielo? Lo avrebbe distrutto.
-Jimmy non so.. Io..-
E poi ringraziai mentalemente le suore che zittirono tutti per fare la preghiera della mattina.
Si, suore, un orfanotrofio di suore.
-Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.-
La voce di una delle suore risuonò in tutta la stanza, e rispondemmo tutti Amen in coro.
Dopo di che il silenzio si fece sentire.
Ognuno nei suoi pensieri.
Chi davvero pregava, e chi faceva finta giocando con la tazza o con le posate.
E poi c'ero io, che fissavo Jimmy con gli occhi lucidi.
Era lì, di fianco a me, con la testa nascostra tra le mani unite e gli occhi chiusi.
E poi pregai Dio, l'unico supporto che avevo oltre Jimmy. Pregavo perché questo fosse tutto un'incubo.
Pregavo sperando di svegliarmi in un letto di ospedale, ancora alta meno di mezzo metro, reduce da uno stato di coma in cui avevo sognato tutto quel disastro. Pregavo per poter ricominciare tutto da capo.
Poi lentamente le voci ripresero a parlare, e tutto tornò come prima.
-Non vieni a prendere la colazione?-
Ancora una volta Jimmy mi distolse dai pensieri.
-Non ho fame, va pure.-
Risposi sorridendo.
E lo guardai allontanarsi verso il grande banco.
Non potevo permettere che soffrisse come era successo a me.
 
-Va in camera a lavarti i denti e prendere i libri, ci vediamo a pranzo, okay?-
-Va bene, ma non mi hai convinto. Ne parliamo dopo.-
Quando si voltò cancellai quel sorriso finto dalle labbra e fissai immobile la porta con su scritto 'ufficio presidenza'.
Alzai debolmente il braccio, e bussai contro il legno duro.
-Graimen, la stavo aspettando!-
-Buongiorno.-
Riuscii solamente a pronunciare una debole parola, prima di sedermi sulla poltroncina indicata davanti alla cattedra.
-Come credo che abbia intuito, una famiglia ha deciso di prederla in custodia.-
Dopo quella frase le parole continuarono. Io annuivo, sorridveo, mentre sentivo nomi di sconosciuti, e vedevo fotografie passarmi sotto gli occhi.
Ma la verità era che niente mi importava, perché non sarei mai finita tra quelle persone. Io sarei rimasta lì, con mio fratello.
-Quindi oggi dovrebbe partire il furgoncino con tutte le sue cose, e domani dovrebbero passarla a prendere dopo pranzo.-
Il silenzio alla fine della frase mi riportò alla realtà.
-D'accordo.-
Annuii senza aver capito niente di quello che aveva detto.
-Perfetto, le lezioni per lei si interrompono qui, si faccia dare gli sctoloni da suor Maria, e metta a posto le sue cose.-
-Grazie.-
Mi alzai e uscii salutando.
Non poteva essere successo, tutto così, tutto in poche ore.
La mia vita non poteva essere andata a farsi fottere ancora una volta.
Mi trascinai fino ai magazzini per trovare suor Maria, e poi fino alla camera insieme a quegli scatoloni deprimenti di color marrone sbiadito.
Buttai tutto in camera, e mi chiusi la porta alle spalle scivolando giù.
-Partiamo dagli oggetti sullo scaffalle.-
Sussurrai a me stessa, cercando di rendere il tutto un po' meno deprimente.
Cosa avrei dovuto fare, piangere? L'avevo fatto troppe volte, non sarebe più servito.
Mi stupivo di non essere mai diventata autolesionista o cose del genere, visto il passato e il presente che tutt'ora vivevo.
Forse era per il semplice fatto che non potevamo avere oggetti violenti o cose del genere in camera.
Iniziai ad incastrare gli oggetti uno dopo l'altro nella prima scatola.
Il pupazzo a forme di pinguino che mi aveva regalato Jimmy a Natale, con ancora legato il bigliettino con la dedica.
La tentazione di rileggere quelle parole dolcissime era forte, ma sapevo che farlo mi avrebbe portato solo a un lungo pianto isterico, così in fretta misi l'oggetto come ultimo nella scatola, e la chiusi.




 
Venerdì mattina, una borsa in pelle pendente dalla spalla destra, un paio di jeans blu, una maglietta, una felpa, un paio di vecchie converse che non indossavo da anni, e tanta tristezza nella hall dell'edificio. E poi, un sonno incredibile vista la notte passata a pensare.
Aspettando che una perfetta sconosciuta venisse a rovinarmi la vita.
Ancora.
Jimmy? Avevamo lasciato perdere il doscorso, non l'avevo salutato, e non avevo intenzione di farlo.
Avrebbe portato solo più tristezza di quanta già ce n'era nell'aria.
-Cloe, non è felice di andarsene?-
Sorrisi amaramente prima di girarmi verso la voce che proveniva dalla preside.
-Certo, solo che avevo legato molto con certe persone qui.-
Vidi che si avvicinava con un sorriso addolcito.
-Vedrai, una ragazza come te si adatterà subito, troverai molte altre persone con cui legare. E poi puoi sempre sentire le persone a cui tieni nell'orario delle telefonate alle otto di sera.-
Feci per rispondere ma l'attenzione della Wonkaster si spostò sulla macchina che si era fermata davanti all'entrata.
Allungò il collo, e poi battè le mani felice.
-Dev'essere arrivata Maura, aspetta qui!-
Si allontanò emozioneta per andare ad aprire la porta, e io rimasi ferma lì, senza cambiare espressione.
-Ora vi lascio sole un attimo, così potete parlare.-
Vidi che la Wonkaster si allontanava, e mi ritrovai in un'imbarazzante scena silenziosa, davanti ad una donna apparentemente dolce, non molto alta, con i capelli biondi ed un sorriso in volto.
-Tu, devi essere Cloe..-
E per la prima volta sentii la sua voce, esattamente come me la immaginavo.
-Già.-
Risposi sorridendo imbarazzata.
-Io sono Maura, piacere i conoscerti.-
Allungai la mano e strinsi la sua che si era protesa verso di me.
-Come ti avranno detto Bobby non è potuto venire per il lavoro, ma questa sera lo vedrai a cena.-
Corrugai la fronte, chi era?
-Chi è Bobby?-
Chiesi rendendomi conto subito dopo che era una domanda stupida. Era suo marito, ovviamente.
-Come n,non ti hanno parlato della famiglia?-
-Oh, oh si certo mi scusi, cioè, scusa, non mi ricordavo.-
Mi faceva strano dare del Tu ad una donna che non conoscevo.
-Non preoccuparti.-
Rispose lei sorridendo ancora una volta, e dandomi una docle carezza sulla guancia.
A quel movimento rimasi spiazzata, sembrava così strano.
E forse fu proprio la mia espressione quasi terrorizzata a far staccare la sua mano dal mio volto.
Di bene in meglio.
Il mio futuro padre neanche si faceva vedere per il lavoro, e avevo iniziato il rapporto con la mia futura madre con una grande figura di merda.
-Vuoi caricare le tue ultime cose in macchina?-
Alzai lo sguardo dalle scarpe e la guardai negli occhi.
Era proprio arrivato il momento.
E nonostante tutte le lotte contro le emozioni, gli occhi diventarono lucidi.
-Hey, tutto bene?-
Scossi la testa e mi passai le mani sugli occhi, rendendomi conto che stavo mettendo in atto una stupida scenata.
-Tutto bene grazie, solo che.. Sta succedendo tutto così in fretta, ecco..-
Feci spazio ad un piccolo sorriso imbarazzato mentre parlavo.
E anche Maura sorrise.
Poi notai che il suo sguardo si spostò da me ad un qualcosa alle mie spalle.
Così mi voltai per vedere cosa stesse fissando, e con la coda dell'occhio vidi i suoi capelli castani spettinati, e qualcosa dentro me crollò distruggendomi completamente.
-No.-
Sentii Jimmy pronunciare quella parola in lontananza mentre il cuore mi si riempiva di lacrime.
E poi vidi che piangendo si mise a correre verdo di me.
In quel momento mi dimenticai della terza presenza che ci guardava, e lo abbracciai forte.
-No, no, non puoi andare Cloe!-
Le sue parole erano spezzate dai singhiozzi e soffocate dalla mia maglia.
-Jimmy noi.. Noi non ci divideremo, ok? Te lo prometto!-
-Tu, tu non puoi prometterlo, te ne stai andando!-
I suoi occhi pieni di lacrime si fissarono sui miei che stavano scoppiando a loro volta.
-Jimmy io ti prometto che non ci divideremo, davvero! Anche se me ne vado okay? Ci sentiremo sempre e comunque! E tu promettimi che non sarai triste, e che ti troverai tanti amici. Me lo prometti?-
Passò qualche secondo di silenzio mentre si asciugava le lacrime, poi mi guardò di nuovo.
-Promesso.-
Sorrisi, era un bambino stupendo.
-Bravo. Ora va che le lezioni iniziano. Questa sera ti chiamo, d'accordo?-
Mi sforzai di sembrare tranquilla, e gli sorrisi chinandomi.
-D'accordo.-
Rispose lui abbassando la testa.
-Hey,- gli sollevai il viso per guardarlo sorridendo -primo, fammi un sorriso. E secondo ricordati che ci sono sempre io, okay?-
Lui sorrise debolmente prima di rispondere.
-Okay.-
Sorrisi anch'io, per non piangere.
-Vai, hai arte adesso. Devi portare il tuo disegno.-
Sorridemmo entrambi prima che si allontanasse da me.
-A sta sera Cloe.-
Lo salutai in lontananza con la mano, poi mi girai lasciando scivolare via tutta la fintà felicità.
-Un amico?-
Mi chiese Maura dopo che mi ero girata.
Mi fece piacere il fatto che non aveva indagato su di lui aveva semplicemente accennato ad un'amicizia.
-Già.-
Sorrisi.
E poi tornò la Wonkaster con la stessa energia di sempre.
-Bene, credo che vi siate conosciute. Cloe, pronta per partire?-
Sospirai e guardai alla porta.
-Pronta.-
Mentii tornando a guardare la preside che sorrise con il suo carisma.
-Quindi.. In bocca al lupo cara!-
Mi strinse la mano dandomi un bacio sulla guancia, per poi salutare anche la signora accanto a me.
-Possiamo andare?-
Mi chiese voltandosi.
-Subito.-
Risposi partendo con lei.
Salutammo un'ultima volta la presidce ed uscimmo.
La macchina era una semplice Lancia y, la così detta Elefantina, carina.
Salimmo e il viaggio partì in un silenzio interrotto solo dalla radio accesa.
 
 
***

 
Mi stroppicciai gli occhi guardando l'ora, erano passati poco più di tre quarti d'ora, e mi ero addormentata.
Sempre meglio insomma.
-Uh, dormito bene?-
Mi sentii chiedere.
-Si.-
Risposi ridendo.
-Ti sei svegliata giusto in tempo, siamo arrivate.-
Appena finita la frase, l'auto svoltò in un vicolo davanti ad una villa piuttosto grande, e poi si fermò.
Pensai che se quella fosse stata la mia casa una cosa positiva in tutto quel casino c'era. Era una casa stupendamente enorme.
I muri erano perfettamente bianchi, si vedevano diverse finestre piuttosto grandi, coperte da tende di colori diversi a seconda delle stanze. La porta era in legno scuro, come i bordi intorno ai vetri e come il piccolo balconcino che sporgeva da una porta finestra al secondo piano.
Quando vidi che Maura scendeva, scensi anche io con la mia borsa, e insieme raggiungemmo la porta.
-Caspita le chiavi!-
Esclamò Maura guardando nella borsa.
-Beh, dovrebbe esserci mio figlio in casa, suona lì!-
Guardai alla mia destra e pigiai sul bottoncino grigio sotto ad un'etichetta con su scritto "Horan.".
E dopo pochi secondi ecco che la porta si aprì.
 
Fine Flashback.
 
 
Bene, per oggi direi che può bastare. E' iniziato tutto così.
Penso che voi abbiate capito che il figlio di Maura, la donna, è Niall, giusto? Certo, è una storia sugli One Direction, è ovvio che siete Directioner, ed è ovvio che sapete che Maura è la madre di Niall.
Quindi vi starete chiedendo che cosa centro io in questa storia, giusto? Che ne dite? Magari sono semplicemente un narratore? O forse vi sto raccontando questa storia perché potrei improvvisamente spuntare io sotto forma di principe azzurro?
Resta il fatto che ora devo scappare, ci vediamo domani!
p.s. Non so se l'ho detto, ma tornerò qui ogni giorno per continuare questa storia, per 50 giorni. Buona fortuna!
 
         

-Harry.     
 
 
 
 








 
 
 
 
UOOOOOH.
Eccomi c: Lo so, sono una pazza sclerata, e qualcuno di voi mi sta odiando tantissimo perchè invece di continuare Winter In Heart e Red sono qui ad iniziare una terza fanfiction. Beh che dire, scusatemi ma non ho molta ispirazione per continuare quelle storie, e poi molte mi hanno suggerito di mettere a posto Five Angels Fallen From The Sky, ed eccomi qui ai vostri desideri. Spero che vi piaccia come è impostata la storia, appena posso continuo. :)
Darò ovviamente la precedenza alle altre due visto che non aggiorno da un po', ma vedrò di sbrigarmi.
Bene non so più che dire, fatemi sapere qualcosa, alla prosssssima!
xx, Flying_
  
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