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Autore: malpensandoti    23/07/2013    12 recensioni
L’equazione di Dirac afferma che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.

Prequel della serie di one-shot "Siccome pioveva"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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No church in the wild
Capitolo due - Heineken and Corona


 

Candice è appena tornata a casa dal lavoro. Si è tolta i tacchi da segretaria, ha slegato i capelli e appoggiato le chiavi sull’isola rettangolare della cucina. Sono le sei e venti, sorride al corpo di India che dorme accovacciata sul divano e si fionda nel bagno.
Megan è seduta sul water con le gambe incrociate e un mini accappatoio rosa che dovrebbe coprirla. Ha due fette di cetrioli sugli occhi e una crema scura su tutto il volto.
“Ciao Meg” la saluta, senza smettere di sorridere. Il volto dell’altra si illumina in un sorriso puro, Candice si sveste e vorrebbe solo abbracciarla.
“Ciao tesoro! – ricambia Megan, mentre volta la testa per cercare di seguire i suoi movimenti – Come stai? Sei agitata?”
Ovviamente, il semi-appuntamento con Mister Mistery non è passato inosservato. Non dopo che Dalia s’è imbronciata per tutta sera, almeno. Tutte e sei hanno parlato di questo ragazzo per almeno due ore buone, poi sono sfociate nell’argomento ‘appuntamenti di merda’, in cui Megan si è potuta sbizzarrire in mille modi possibili perché “Ragazze, aveva un alito che ho dovuto chiedere al cameriere di aprire la finestra!”
“Sono parecchio agitata” ammette Candice, tirando la tenda della vasca e aprendo l’acqua. Sospira pesantemente e chiude gli occhi sotto il getto caldo.
“Non dovresti, - la rincuora Megan – sei una figa da paura e sei anche intelligente! Chi non ti vorrebbe?”
L’amica arrossisce, “Non essere così scurrile” la rimprovera, ma ha il tono così basso che il fruscio dell’acqua copre la sua pelle e la sua voce. Megan non la sentirebbe nemmeno, comunque, perché dopo un “Non farti sverginare!”, afferra la spazzola sul lavandino ed esce dal bagno.
Candice sorride.
 
 
 
 
“Dove stai andando?”
“Al supermarket”
“Ma abbiamo fatto la spesa ieri, India”
“Lo so”
Dalia sospira: “Non ti capirò mai”
Sono le sette e trenta, Candice è appena uscita di casa e India sta scendendo le scale del condominio con una lentezza esasperante. Il loro appartamento è all’ultimo piano prima della terrazza a cui hanno accesso solo loro e Will, il ragazzo del loro stesso pianerottolo, quello pieno di tatuaggi e con l’amico gay.
Emma è tornata un’ora fa dall’università, s’è gettata sul divano, ha acceso Facebook dal telefono e “Vaffanculo!” ha urlato. Megan le ha offerto una birra, si sono sedute a guardare Family Guy ed ora è tutto come prima. Olivia dorme, Dalia ha cercato di comporre qualcosa finendo per mangiare patatine sul divano e India è curiosa.
Brixton non è un quartiere per sei ragazze, glielo hanno ripetuto tutti, perfino il panettiere l’ha accennato qualche volta. Ma sono in sei, l’affitto è buono e la metro a un passo da casa, c’è Zara e c’è Topshop, Starbucks e Tesco, il supermarket.
Quando finalmente esce in strada, India si stringe nella giacca che le arriva a metà coscia e si accende una Pall Mall blu, passandosi la sigaretta da una mano all’altra. La borsa nera le pende da una spalla magra, i jeans le stringono le gambe affusolate e il maglione che si intravede sotto la giacca è di un bordeaux scuro. I suoi anfibi strisciano sull’asfalto e le caviglie si incrociano ad ogni passo lento e studiato.
Ha finito la seconda sigaretta, quando finalmente arriva a destinazione. Le porte si aprono in automatico, si scontra con una signora piena di buste di plastica che ha un forte accento francese mentre le chiede scusa. India stiracchia le labbra per non sembrare scortese e scuote appena la testa, entra nel supermarket e c’è odore di surgelati.
Non guarda verso la cassa, con la coda dell’occhio l’ha già visto. Si limita a strisciare gli anfibi verso il reparto degli alcolici, in attesa.
Passa l’indice sulle etichette come è solita fare, aggrotta le sopracciglia per qualche ingrediente sconosciuto, poi si volta e ripete la stessa operazione.
Attende che la signora che ora sta pagando prenda il resto ed esca dal negozio, che il signore calvo dietro di lei afferri  la confezione di gomme da masticare che è indeciso di prendere e metta tutto sul banco. Aspetta che la ragazzina con le treccine che è appena entrata trovi gli spiccioli che ha nello zaino e paghi il suo succo di frutta.
Poi afferra una bottiglia di birra, e mentre i capelli dell'ultimo cliente svolazzano fuori dalle porte, arriva davanti alla cassa.
Alle luci giallastre appese al soffitto, gli occhi di lui oggi sono più liquidi, di un verde mare che sta sfociando nell’oceano. Ha la pelle leggermente abbronzata ma sempre chiara, il maglione nero intrecciato che lascia vedere squarci della canottiera bianca e le maniche tirate verso i gomiti. India continua a guardarlo negli occhi, ma ha notato un orologio col cinturino in pelle e un paio di tatuaggi nei polsi, forse qualcuno in più. Oggi, tra i capelli, c’è una fascia di stoffa rossa e sbiadita che gli scopre alla perfezione la fronte alta e mette in evidenzia i ricci dei suoi capelli.
Lui sorride storto, compare una fossetta che India vede con la coda dell’occhio, “Prendi solo l’Heineken?” 
Lei non perde il contatto visivo e annuisce lentamente. Perché continua a sorridere? Cosa c’è di così divertente?
“Non sei una di tante parole, vero?”
“Non parlo con chi non conosco”
Il ragazzo digita qualcosa alla cassa, senza guardarla. Annuisce e sembra incassare il colpo, fa passare la bottiglia sul laser rosso e l’appoggia di nuovo. Tende la mano: “Sono Harry” si presenta, e continua a sorridere con le labbra storte, come un ghigno.
India fruga nella tasta continuando a guardarlo, priva di espressione. Sbatte sul bancone una moneta da due sterline e una da venti.
“Tieni il resto”
In realtà, mancano cinquanta centesimi.
Harry continua a sorridere.
 
 
 
 
 
Sono le nove e un quarto, e Candice continua a parlare ininterrottamente di quanto sia bello ma stancante il lavoro da segretaria d’ufficio ad Elle Magazine, di come abbia ricevuto l’incarico grazie alla sua professoressa di storia della moda, dei suoi capelli che non tingerà mai più per via dell’orrendo colore che sono diventati, di Dalia che “dovresti sentirla, è bravissima!”.
Zayn ascolta, sorride quando deve e ride quando può, passa l’indice sul bordo del bicchiere e la guarda con il capo leggermente inclinato. Candice può affermare con orgoglio e molto imbarazzo che sia il ragazzo più bello con cui abbia mai parlato. La pelle è leggermente scura, i capelli sono di un nero inchiostro, il viso è spigoloso ma perfetto.
Zayn Malik – Mister Mistery per India – è perfetto.
“Sei a piedi?”
“In metropolitana”
Zayn aggrotta le sopracciglia, apre la porta del locale e la fa passare per uscire: “Abiti a Brixton, vero? – Candice si stringe nel cappotto e annuisce – Vieni allora, ti do un passaggio”
“Non c’è n’è bisogno, davvero” è lusingata da tutte quelle attenzioni, ma è anche abbastanza orgogliosa da rifiutare. La metropolitana non le piace, sono le dieci e mezza – di già? – e le calze le prudono sulle gambe.
“Ma voglio farlo” ribatte Zayn, semplicemente.
Candice sta arrossendo.
La guida dall’altra parte della strada, la musica arriva attutita dai locali. C’è freddo, la luna è coperta dalle nuvole e Zayn indossa un cappotto blu di lana imbottita. L’accompagna verso un ritrovo improvvisato di moto sul ciglio del marciapiede. Si volta a guardarla, “Non hai paura, vero?” sorride, divertito.
“Neanche un po’”
La moto di Zayn è di un nero lucido, la marca è scritta in corsivo su un lato, è grande, pesante e inquietante. Lei deglutisce e afferra il casco che lui ha preso dal portapacchi e le sta gentilmente offrendo.
“Ti sta bene” le dice poi.
Candice gli si aggrappa al bacino con entrambe le braccia quando entrambi sono in sella. Lui prende gas, ride e “Tieniti stretta”.
Ma chi ti lascia?
 
 
 
 
Quando arrivano davanti al portone del palazzo, Candice ha le dita bruciate per il freddo. Le nasconde in tasta, deglutisce, “Grazie per la bella serata” dice, accennando un piccolo sorriso.
Zayn ha i piedi puntati sull’asfalto e la moto spenta sotto di sé.
“Grazie a te, mi sono divertito molto” ammette, annuendo.
Il gatto della signora O’Connell passa sotto al lampione con un cuore disegnato sopra, una macchina sfreccia accanto a loro e lei sospira: “Possiamo rifarlo, qualche volta…”
Megan sarebbe orgogliosa di lei.
Ma Zayn si morde il labbro inferiore, deglutisce e riporta le mani, prima sulle cosce, sul manubrio: “Grazie ancora, - mormora, lanciandole un’ultima occhiata – buonanotte”
Questo però, non se l’era aspettata.
Ma va bene, si ripete, va bene anche così.
 
 
 
 
 
Megan è in piedi davanti al divano nero, aggrotta le sopracciglia: “Perché hai un Heineken se ieri abbiamo preso solo la Corona? – le bastano due secondi, per capire – Oh santo cielo! Tu sei stata al supermarket anche oggi! Sei andata da lui!”
India ha le gambe incrociate, sorseggia la sua birra, sorride: “Le Corona non mi sono mai piaciute” mormora semplicemente, e Megan scuote la testa divertita, sedendosi accanto a lei e stendendo le gambe su quelle di Emma, che controlla il telefono e mordicchia un cornetto ormai finito. Il televisione danno Titanic, Dalia ha appena finito di comporre, sono le undici meno cinque e si stanno tutte e quattro rifacendo gli occhi davanti ad un poco più vent’enne Leonardo Di Caprio – “Me lo farei all’istante” “Finezza, il secondo nome di Megan Palmer”
Si sentono le chiavi che girano, la serratura difettosa che scatta e subito dopo la testa scura di Candice s’intravede all’ingresso.
“Piccola Candice! – Megan agita una mano e le sorride affettuosa – Come è andata? Hai già esplorato i segreti del sesso?”
L’amica si sfila il cappotto e appoggia la borsa all’attaccapanni, si toglie le scarpe e gli orecchini pendenti: “È andata bene, - risponde, arrivando in salotto – e no, non ho esplorato nulla”
Megan ridacchia e le fa l’occhiolino, poi sposta lo sguardo verso il televisore e: “Olly, sei magra ma non invisibile” dice. Olivia ha coperto la scena del dito medio in ascensore, la nave affonda e lei ha gli occhi lucidi: “Devo parlarvi” mormora, deglutendo.
India ha un’impercettibile movimento delle sopracciglia, Dalia è improvvisamente attenta e Emma ha spento il telefono. Lo tiene in grembo tra le dita incrociate. Candice si siede all’estremità del divano, “Dicci tutto” la sprona, perché preferirebbe parlare di malattie imbarazzanti, piuttosto che del suo appuntamento – aperitivo –.
Olivia indossa un paio di pantaloni della tuta e una felpa del liceo larga. Ha delle occhiaie vistose sotto gli occhi chiari, i capelli sembrano sciupati, ci passa le dita e sospira: “La cosa non vi piacerà, - sibila, con lo sguardo basso – non piace neanche  me. – deglutisce ma ha la gola secca – Per farla breve…sono incinta. Incinta e non so chi sia il padre.”
Poi chiude gli occhi, ma sa alla perfezione ogni singola reazione delle sue amiche.
India sta socchiudendo gli occhi, la sta osservando anche se in realtà non guarda lei. Megan ha la bocca spalancata e le mani che intrappolano la pelle finta del divano, Emma tiene lo sguardo fisso sulle sue calze, Candice ha gli occhi azzurri che fanno concorrenza alle labbra di Megan e la schiena ricurva in avanti.
E quando sente l’aria spostarsi accanto a lei, Olivia sa che Dalia si è alzata dal divano e sta andando nella sua stanza. La segue senza alzare lo sguardo, chiude appena la porta e scoppia a piangere.
“Porca troia” sussurra Megan, sconvolta.
“Questa serata sarà molto lunga” aggiunge India e l’altra annuisce con vigore, alzando una mano: “Tre, due, uno”
“Ma ti rendi conto di quello che hai combinato? Santo cielo, Olivia!”
La voce di Dalia non è mai stata così alta, Emma sospira e “Ci siamo” sussurra, chiudendo gli occhi.
“Me lo sarei aspettato da Megan, cazzo! Ma tu, tu! Si può sapere che cazzo hai nella testa? E adesso? Adesso cosa pensi di fare, eh?”
Candice si alza in piedi di scatto, corre in cucina e quando torna ha tre Corona tra le mani: “Emergenza” esclama, a mo’ di spiegazione.
E stanno tutte e quattro lì, con un Heineken e tre Corona tra le mani, lo sguardo perso sul tappeto orientale e la televisione senza volume. Dalia continua a strillare, si interrompe per prendere fiato e si sente Olivia che piange. Ma questa è la prassi, lei lo sa e non si stupisce delle parole che le vengono rivolte. Dalia non lo fa con cattiveria, ora piange anche lei perché ha paura, è preoccupata e ha paura.
Poi Megan si sistema meglio sul divano, sospira, spezza l’atmosfera.
“E visto che siamo in tema di confessioni, oggi ho rubato una maglietta da Primark e non me ne sono affatto pentita”
“Si chiama Harry. Uno che si chiama Harry, cosa cazzo ha da sorridere sempre?”
“L’esame è andato di merda, mio padre mi uccide. Anzi, prima mi toglie il conto in banca e poi mi uccide”
Tocca a Candice, e adesso?
“Probabilmente l’ha detto perché non gli piaccio. Non mi vuole più vedere, credo”
India accenna un sorriso che l’amica sa essere prezioso. Alza l’Heineken in aria: “Alla nostra”




Buonasera a tutte!
Sono stranamente puntuale, no? Questa storia mi sta coinvolgendo tantissimo, e ne sono molto felice perché di solito tendo a stancarmi molto delle cose che io stessa scrivo.
Spero che le vostre vacanze stiano procedendo al meglio, al contrario delle mie ahahah
Questo capitolo mi ha portato via due intere notte, e non è uscito neanche lontanamente simile a come lo avevo immaginato, ma d’altra parte mi succede sempre così, quindi.
Iniziamo da Harry, che se non la smette di essere così schifosamente bello dappertutto inizierò seriamente ad odiarlo.
Il suo personaggio sarà uno dei più complessi della storia, e questo è uno dei tanti incontri che avrà con India prima che qualcosa scatti. O è già scattato?
India è esattamente come viene descritta nella sua one-shot ‘Qualcosa per te’, sempre sulla difensiva e molto, ma molto attenta.
Poi abbiamo Zayn e Candice, che sono così dolci e carini che mi faranno penare come non mai (chi ha letto la loro one-shot, sa di cosa parlo). Sì, andava tutto bene, poi così come è iniziato è finito tutto. Candice ha un cuore grande, tanta pazienza – lo si vede già dal primo capitolo – e molta premura, ma è anche tanto ingenua per quanto riguarda i ragazzi (basti vedere come si comporta Megan per incoraggiarla).
E, last but not least, abbiamo la confessione di Olivia, che, oltre ad aprire un’altra parentesi alla storia, svela un’altra particolarità dei caratteri delle ragazze e soprattutto del rapporto che hanno tra di loro. Si conoscono alla perfezione, o meglio, credono di conoscersi alla perfezione.
Ho notato con piacere che molte di voi hanno Dalia come preferita – la vera Dalia, ovvero Dalila, non perde tempo per vantarsene ahaha –, sono curiosa di sapere i vostri pareri riguardo la sua scenata. È stata esagerata per voi?
Come al solito, lo spazio autrice è lunghissimo, e mi dispiace, ma è una storia infinita e non potrei mai lasciarvi senza una spiegazione dettagliata.
Vi ringrazio immensamente per le recensioni, per le splendide parole e per tutto il supporto che mi date. Sto anche cercando di rispondervi alle one-shot, ma il fatto è che con il recupero, il caldo e i compiti, ho il tempo di scrivere solo di notte.
Ma sappiate che vi leggo, io e le mie amiche – quelle da cui ho preso ispirazione – ogni tanto ci mettiamo lì a leggervi tutte. Loro esultano quando si sentono prese in causa, quando dite di capirle, quando ci dimostrate quanto possiamo valere.
Grazie, davvero, grazie.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto così come gli altri, e mi auguro di leggere i vostri pareri.
E, prima che mi dimentichi!, ho finalmente concluso la serie delle one-shot! L’ultima, quella di Emma, si chiama Non erano fiori. Basta cliccare sul titolo per leggerla!
Vi mando un bacio enorme e vi lascio un’immagine di Olivia!
A presto,
Caterina





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