Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lovehope_    24/07/2013    21 recensioni
ATTENZIONE:Questa storia è ispirata al romanzo 'Blue lagoon' di Henry De Vere Stacpoole.
Cosa succede quando due ragazzi si ritrovano su un'isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano Atlantico?
Sono praticamente l'opposto.
Lei, Jade Mills, diciassette anni, studente modello e obbediente a casa.
Lui, Dorian Anderson, diciotto anni, è tra i ragazzi più popolari e belli della scuola.
Ma un'isola, può cambiare decisamente tutto. Un'isola può far conoscere nel profondo.
E sarà odio o amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                            Chapter one.
 




                         





Erano i primi di Settembre.
La scuola era quasi finita, l’estate stava iniziando, così come i party sulla spiaggia o meglio ancora su quei cosi galleggianti chiamati ‘yacht’. Peccato che per me tutto questo era una seccatura.
Io avevo una paura tremenda del mare. Non riuscivo a dare una spiegazione logica a questa stupida fobia, ma da quando ero piccola, mentre tutti i bambini giocavano con i loro genitori in acqua, io restavo sulla spiaggia ad osservare e pensare quanto timore mi facesse il mare. Per me era un nemico di cui non ci si poteva fidare.
Tra le sue onde ti poteva portare lontano…
Proprio per questo, evitavo nettamente questi party estivi, in cui i bagni si facevano persino di notte.
Ma avevo dimenticato di avere una migliore amica che era l’esatto opposto della mia persona.
Jessica Bennet.
La tipica ragazza che amava divertirsi, che scappava di casa quando i genitori le imponevano qualcosa ed il suo pensiero fisso non erano altro che i ragazzi.
Ricordo ancora quando all’età di quattordici anni, perse la verginità con un ragazzo della squadra di football con ben quattro anni in più a lei. Sapeva che era solo sesso. Non mi aveva mai detto che la sua prima volta voleva che fosse speciale. Bhè, lei insomma, era un tipo che amava far eccitare i ragazzi e poi portarseli a letto per raccontare i dettagli della notte focosa proprio alla sottoscritta.
Da come ve l’ho descritta, di certo il vostro giudizio su di lei non è uno dei migliori. Anzi, vi sembrerà la puttana di turno che soddisfa le voglie dei ragazzi in piena crisi ormonale.
Ma io non la ritenevo così. Semplicemente, era una ragazza che voleva sfruttare i benefici della gioventù e fregarsene pienamente delle cosiddette ‘nominate’.
Inoltre, era bellissima e lei lo sapeva. Capelli lunghi ricci, occhi verdi e fisico da modella.
Eppure, la sua migliore amica ero io.
Io che avevo avuto pochi ragazzi. Io che non amavo le feste estive. Io che ero ancora vergine.
Sì, proprio così. Ero la solita ragazza che aspettava il momento giusto e che pretendeva che l’atmosfera fosse speciale.

Tornando a noi, proprio perché avevo come migliore amica Jessica Bennet, che mi ritrovavo ad un party con un abito verde smeraldo in tinta con i miei occhi, su uno yacht.
E credetemi, a momenti avrei vomitato.
Non potevo fare nulla, nemmeno conversare. Anzi, qualcosa potevo farlo. Per esempio, auto-convincermi che non mi trovavo su un coso galleggiante in mezzo all’oceano.
Ci voleva un drink, un drink molto forte. Così, a passi lenti, mi incamminai verso il tavolo delle bibite.

D’improvviso, la vista iniziò a sfocarsi, così come le voci diventarono sempre più nitide. Mi sentivo le gambe molli ed ero stanca da morire. La testa mi girava, talmente forte che inciampai in qualche aggeggio dello yacht. Mi preparai psicologicamente a ritrovarmi con il viso spiaccicato al suolo, quando una presa possente attorno alla vita mi sollevò prima dello schianto.
-Ehi, stai bene?-mi chiese una voce, sicuramente apparteneva a colui che mi aveva afferrato. Ma la testa continuava a girare e la vista era completamente annebbiata. -Ehi, mi senti?-questa voce, così familiare fu l’ultima cosa che sentii, prima di cadere nel nulla.
Bianco. Completamente bianco.
Ero in paradiso? No, impossibile. Avevo un mal di testa insopportabile e in paradiso non si dovrebbero provare ‘dolori’ del genere, no? -Jade!-sentii una voce lontana chiamarmi.-Jade!-il mio nome fu ripetuto almeno una decina di volte prima che il bianco iniziò a scurirsi ed innanzi a me intravidi due visi. Cavolo, che sensazione di stanchezza. -E’ sveglia-constatò una voce maschile. Quando ripresi meglio conoscenza, mi accorsi che quei due visi non erano altro che quello della mia migliore amica e quello di…DORIAN ANDERSON!
Cosa ci faceva quello schifoso maniaco vicino a me? Preferivo rimanere svenuta, per l’amore del cielo! Jessica iniziò a stringermi come si stringe un pupazzo appena regalato.-Oh,ho avuto tanta paura!-esclamò con il suo tono disperato che usava sempre quando il suo gattino Mel non riusciva a saltare dal parquet. Dopo che Jess finì di fare tutte quelle moine , mi alzai col busto a sedere. La faccia di quello stronzo di Dorian mi era proprio davanti. Era uno dei ragazzi più popolari –e odiati da me-della scuola. Aveva sempre quell’aria da figo, e per me risultava solo una persona altezzosa e superficiale. Si sentiva al di sopra di tutto e di tutti, solo per il fatto che molto ragazzine in calore gli morivano dietro appena si passava la mano tra i suoi voluttuosi capelli neri corvini.Insomma, non volevo mettere in dubbio che fosse un bel ragazzo, perché caspita lo era. Aveva un fisico snello e una tartaruga non troppo evidente che lo rendeva sexy al punto giusto. I suoi capelli neri erano lunghi fino alle orecchie, aveva labbra carnose e occhi di un grigio come l’asfalto. Già, i suoi occhi erano molto affascinanti e bastava un’occhiata maliziosa ad un’ochetta del gruppo delle cheerleaders che queste si ritrovavano nel suo letto. Ed ora era davanti a me. Disgusto totale.

Ma il peggio, venne quando mi accorsi che non mi trovavo più su uno yacht, ma bensì su un…gommone giallo galleggiante!
-Cosa ci faccio qui?!-urlai isterica contro Jess. -Ehi Jade, calmati! Fammi spiegare-mi rispose lei, come se la cosa fosse normale. -Cavolo,Jess! Hai idea di dove ci troviamo adesso!?Su un caspita di gommone!-Ormai ero su di giri e l’unica cosa che voleva fare era uccidere Jessica. Nel frattempo notai delle risatine soffocate da parte di altri ragazzi. Quindi non eravamo soli. Fortunatamente, qualcuno di loro conoscevo. Alla mia sinistra, David Parker. Era un ragazzo abbastanza carino. Occhi verdi, fisico snello e capelli ricci castani. Una volta mi chiese un appuntamento, ma non accettai perché piaceva alla mia migliore amica. Vicino a lui, c’era Tom Brown, il tipico nerd della scuola che dalla mattina alla sera non faceva che giocare ai suoi videogiochi. Aveva un fisico molto minuto e niente di particolare che lo caratterizzava. E poi, c’erano due ragazze-entrambe bionde-che non conoscevo. Avevano dei vestiti striminziti neri ed erano eccessivamente truccate.
-Vedi, è arrivata la polizia e l’unica cosa che potevamo fare per non farci beccare era salire su un gommone-mi spiegò Jess. Passarono un po’ di secondi, prima di elaborare ciò che aveva detto. -Mi stai dicendo-iniziai cercando di mantenere la calma-che era tutto illegale!?-la mia voce tremava per il nervosismo eccessivo. Non ottenni risposta da lei. -Avresti almeno potuto dirmelo-il mio tono doveva risultare calmo, ma era per lo più arrabbiato. -Non saresti mai venuta!-si giustificò Jess. -Ah, bene. Allora è stato giusto mentirmi!-dissi sarcastica prima di girarle le spalle. Sentì che iniziò a sbuffare. Poteva chiedermi almeno scusa.

Tutta la giornata, restai girata di spalle a Jess, guardando il mare che fortunatamente era calmo.
Ogni tanto mi perdevo ad ascoltare i discorsi che iniziavano gli altri. Inoltre,conobbi i nomi delle due biondine, Kelsey e Charlotte.
Da quanto avevo capito, i cellulari o erano scarichi oppure li avevano dimenticati sullo yacht.
D’istinto, cercai la mia borsa. Ma mi ricordai che ero svenuta e che la borsetta probabilmente l’avevano lasciata a bordo. Mi sembravano tutti allarmati per il fatto che ancora nessuno fosse venuto a cercarci, tranne Dorian.
Lui se ne restava lì, spaparanzato sul bordo del gommone, con la camicia metà aperta e i capelli arruffati.
-Dorian, tu non dici niente?-gli domandò Kelsey con una voce al quanto snervante. Lui in tutta risposta alzò le spalle, come segno di indifferenza. Semplice, gli era tutto indifferente. Come i cuori di molte ragazze che lui stesso spezzava.

Quando venne la sera, la paura e l’ansia iniziarono a girovagare dentro di me come un uragano. Eppure, la cosa più semplice che mi restava da fare, era guardare l’acqua mentre una piccola lacrima percorreva la mia guancia.
-Ci troveranno- mi rassicurò una voce calda. Mi girai di scatto e scoprii che a parlare era stato Dorian Anderson.
I suoi occhi mi guardavano attenti, mentre tutti gli altri già dormivano. -Perché non dormi?-mi chiese fissandomi ancora. -Non ci riesco-mi giustificai alzando le spalle. Lui mi guardò con uno sguardo interrogativo. -Ho paura del mare-confessai abbassando lo sguardo. Che poi, non capii nemmeno il motivo per cui confessai così facilmente questa mia fobia. Mi aspettai una risatina derisoria, un sorriso di scherno…qualsiasi cosa che comprendeva il prendermi in giro! -E allora cosa diavolo ci facevi su uno yacht?!-con il suo tono arrogante sembrava quasi mi stesse rimproverando. E’ ovvio che me lo chiedesse,dovevo aspettarmelo. -Sono stata costretta-risposi acida.
Non disse niente, semplicemente continuò a fissarmi con il suo ghigno divertito in faccia.
Poco dopo, la stanchezza prese il sopravvento e caddi tra le braccia di Morfeo.


-Cazzo! Un'isola! Ma quanto ci siamo allontanati?-la voce allarmata di David mi svegliò dal sonno in cui ero caduta. -Oddio,non ci troveranno mai!-mancava poco che la biondina iniziasse a piangere. Jess non diceva niente, se ne restava lì, con sguardo imbronciato a guardare davanti a sé. Ora voleva fare lei la parte dell’incazzata, incredibile! L’unica ad esserlo ero io. Mi sentivo tradita da colei che mi fidavo anche più dei miei genitori.
-L’unica cosa che ci resta da fare è cercare di raggiungere quell’isola-propose David guardando attentamente l’obbiettivo da raggiungere. -Non abbiamo nemmeno i remi!-esclamò Charlotte mentre si passava una mano tra i lunghi e lisci capelli biondi come segno di nervosismo. -E’ l’unico modo.-affermò Dorian,che per tutto il tempo era stato in silenzio ad osservare la scena.

Così, tutti iniziammo a remare con le nostre braccia. Fu abbastanza faticoso, inoltre eravamo tutti fradici. E poi, io avevo una paura tremenda e all’inizio esitai un attimo.
-Ehi Jade, se non vuoi non fa niente-mi assicurò Dorian. Forse,quella fu la spinta che mi diede il coraggio di remare. Il fatto che lui si preoccupasse per me, mi scosse abbastanza per darmi la forza di fare ciò che stavo facendo.
Ma dopo ci pensai su.
Cosa mi importava di lui? Cosa mi importava che lui si preoccupasse per me? Forse, perché era stato l’unico che su quel gommone giallo, era riuscito a calmarmi inconsapevolmente e nemmeno io riuscivo a trovare una spiegazione. Sapevo solo che tutti i nervi tesi si erano rilassati in un secondo.

-Basta sono esausto-disse Tom con il fiatone, come noi tutti d’altronde.
-Riposiamoci un minuto-disse Charlotte, smettendo di agitare le braccia nell’acqua. Così, ci fermammo per quei pochi minuti. Chissà a quanti metri di profondità ci trovavamo. Diamine, non dovevo pensarci proprio adesso!
-Jade, tutto bene?-mi chiese Jess. Non le risposi. Mi doveva ancora chiedere scusa e poi proprio lei me lo chiedeva quando per colpa sua mi trovavo su un coso giallo galleggiante. Non la vidi in viso, ma mi immaginava la sua espressione da cane bastonato.
-Hai un viso così pallido-mi disse David. In effetti, era già tanto che remavo con le braccia. Il mio viso pallido era il minimo. Pochi minuti dopo, iniziammo di nuovo a muoverci.L’isola non era tanto lontana.

-L’acqua non è profonda qui-affermò Dorian, scendendo dal gommone. Fecero la stessa cosa sia David che Tom. Iniziarono a trascinare il gommone-con quattro ragazze di noi a bordo-verso la riva. Appena il gommone arrivò a toccare la spiaggia, iniziammo a scendere anche noi ragazze. Il tacco affondò nella sabbia, impedendomi di camminare. All’improvviso,David si chinò e mi tolse le scarpe. -Non potrai mai camminare con questi-mi sorrise porgendomeli. -Grazie-risposi con un sorriso timido sul viso.
Appena alzai il viso verso l’isola su cui avevamo sbarcato, mi accorsi che eravamo su un paradiso terrestre in tutti i sensi. Chissà quanti milioni la gente pagava per usufruire di tutto questo e a noi era stato servito su un piatto d’argento. Inutile descrivere l’espressione di stupore che era presente sul volto di tutti noi.
-Cazzo!-esclamò Kelsey osservando tutto con molta attenzione. La sabbia era di un marroncino molto chiaro, il mare si poteva definire abbastanza trasparente da vedere persino i pesci all’interno. Ai lati,era delimitato da coste e scogli. Spostandoci verso la spiaggia, verso l’interno vi era un enorme foresta per lo più di palme.
-E’ bellissimo-la mia voce suonava incantata da tutto ciò.
David iniziò ad incamminarsi verso la foresta-andiamo a vedere!-ci invitò con un segno della mano a seguirlo. Gli alberi erano molto grandi, c’era una vasta varietà di cespugli e frutta. Ad un tratto, sentimmo il rumore dell’acqua che scorreva. -Oh,cavolo!-esclamò entusiasta Dorian dirigendosi da dove veniva quel rumore. Ci ritrovammo davanti ad un enorme cascata, circondata da bellissimi fiori ed erba. Intravidi Dorian levarsi la maglietta, scoprendo i suoi addominali, per poi fare la stessa cosa con i jeans e tuffarsi in quell’acqua così limpida. Inutile dire che rimasi letteralmente a bocca aperta, mancavano solo i rivoli di bava e potevo rinchiudermi per la mia dignità perduta.
Era bellissimo, cazzo.
In un attimo, tutti erano in biancheria intima e pronti per immergersi anche loro sotto il flusso continuo di acqua della castata.
Solo io, rimasi ancora con il vestito verde smeraldo della sera prima, fradicio per poterci spingere fin sopra quest’isola.
-Ehi! E tu non lo fai il bagno?-mi domandò euforico Dorian.
Potevo sembrare anche pesante, ma qualcuno qui doveva mantenere la testa sulle spalle e i piedi ben saldati a terra. Io volevo pensare solo ad un modo per tornare a casa, anche se significava abbandonare questo paradiso terrestre.
Ma dovevamo tornare a casa o io sarei letteralmente morta.
 
 



________________________________AUTORE___________________________________________

Salve!Ecco a voi il primo capitolo di questa storia.
Spero che non abbia deluso le vostre aspettative.Come vedete,ci sono piccole circostanze che fanno capire alla nostra Jade che in realtà Dorian non è poi così cattivo come crede.Ci sarà un'altra verità che ancora non sa e magari non sapete nemmeno voi se non avete colto il momento.Ovviamente,ci sarà tutto nel prossimo capitolo.Scusate per il mio ritardo,ma ho avuto un ustione,anzi,ho ancora un ustione e pregate insieme a me che non rimangano macchie.Questa è la seconda volta,cavolo!
Vabbene,spero che vi sia piaciuto.Aspetto da voi sia commenti negative che positivi.
E cercherò di continuare il prima possibile.
Baci,Marta.
  
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lovehope_