4°
Capitolo
Passati tre mesi dal loro arrivo in
Seridan (così Eragon
soprannominò la terra dove avrebbe ricostruito
l’ordine dei cavalieri) molte
cose erano accadute: la terra non presentava suoi abitanti e nessuna
costruzione, si estendeva fino ad arrivare ad un grande deserto che
nessuno
superò in quei tre mesi; Sil e Spectro erano cresciuti
entrambi, lei ormai era
esperta con la spada e con l’arco, bravissima persino con la
magia; ormai
cavaliere e drago in piena regola. Anche la comunità era
cresciuta creando una
piccola città dove il primo insediamento si era accampato
pochi mesi prima, la
città sorgeva sulle cime degli alberi affacciati al marre,
mentre la sede del
nuovo ordine è posizionata in un posto dove solo i draghi
selvaggi e i
cavalieri con le rispettive cavalcature possono accedervi, la sede
è formata da
un palazzo ricavato da una grossa quercia aperto sul deserto dal lato
destro e
le montagne su quello sinistro, in esso sono conservati in una stanza
posta sul
ramo più grande il cui soffitto è inesistente gli
Eldurnaì e le varie armi
possedute ai precedenti cavalieri, la sala dove i cavalieri vengono
investiti
si trova all’aperto coperta da un ramo che aprendosi copre il
luogo e da esso
partono molti altri rami e fronde intrecciati essi fungono da pareti
anche se lasciano
filtrare la luce del sole creando un atmosfera quasi surreale;
l’illuminazione
è fornita da piccole ghiande che imbevute di magia si
illuminano di luci
bianche, sembrano quasi stelle quando le si guarda di notte; nel
castello
risiedono venti stanze singole di cui diciotto non ancora ammobiliate
(si era
deciso che solo coloro che avrebbero risieduto in esse avrebbero potuto
scegliere come arredarle), tutte della stessa dimensione posizionate
tutte in
un ramo che si contorce formando varie curve, altre due stanze molto
più grandi
si trovano nel ramo inferiore, esse sono adibite a giovani cavalieri
non ancora
investiti di tale onore (ancora vuote) una per i ragazzi e
l’altra per le
ragazze, dieci letti sporgono dalla parete di destra e altri dieci da
quella di
sinistra con al termine un baule dove porre i propri averi. Nel tronco
cavo
dell’albero si trova una grande biblioteca piena di ogni
genere di libro e
pergamena, da essa si accede ai corridoi che portano a tutte le stanze
presenti
nel castello; dalla parte destra del castello sorge una grande arena
pavimentata con la sabbia del deserto mentre dalla parte opposta del
grande
portone decorato con la nascita di un piccolo drago si trova un piccolo
lago un
po’ distaccato che funge
da grande
bagno.
Eragon
“Saphira domani ci
sarà la cerimonia di investitura di Sil credo che dovrebbe
scegliere una spada
che la renda definitivamente cavaliere” pensa
Eragon rivolto alla sua dragonessa,
volavano insieme
sopra la foresta e Saphira non sembra intenzionata a rispondere
“Allora cosa ne pensi?”
insiste il
cavaliere, un piccolo mugolio risentito esce dalle fauci della
dragonessa che
virando trasmette a Eragon poche ma
chiare parole: “Sarebbe meglio
aspettare
il giorno dopo la cerimonia”, il cavaliere
acconsente senza dire una parola
e insieme tornano verso il palazzo, atterrano davanti
all’ingresso della grande
biblioteca e mentre il cavaliere entra il suo drago riprende il volo;
uno in
cerca di Sil mentre l’altra di Spectro.
Come il cavaliere aveva
immaginato
la ragazza leggeva seduta al tavolo principale un libro trattante la
magia, più
precisamente la magia dell’acqua con incantesimi dai
più semplici fino a quelli
più avanzati; con gl’occhi concentrati e la mente
attiva presa dalla lettura
Eragon non si aspettava che lo salutasse anche se ben conscia della sua
presenza, il cavaliere si siede di fronte a lei guardando il libro a
poche
pagine dalla fine, sa di dovere restare in silenzio fino alla sua
conclusione,
avendola già interrotta troppe volte sa bene le conseguenze
di un simile gesto;
da quando lui le aveva assegnato i primi libri da leggere la ragazza
non si era
più stancata e nell’enorme biblioteca erano
rimasti pochi volumi che essa non
avesse già concluso.
L’ultima pagina del libro non tarda ad arrivare e quando
essa chiude la copertina Eragon è libero finalmente di
parlare: “Un altro libro
finito vedo” annuisce e si alza per sistemare il libro in uno
scaffale poco più
distante, “Come farai quando li avrai letti tutti?”
“Me ne procurerò altri”
dice disinvolta, il cavaliere butta indietro la testa e sbuffa, la
ragazza si
gira e gli sorride divertita atteggiamento che contagia anche lui ed
entrambi
si mettono a ridere come bambini, “Ti ho preso una cosa dal
villaggio degl’elfi”
estrae dal tascapane un braccialetto completamente bianco
“Acciaio luce” spiega
Eragon mentre porge a Sil il braccialetto ondulato con inciso lo stemma
dei
cavalieri: un passerotto avvolto dalle fiamme, la ragazza lo prende lo
mette al
braccio felice, alza lo sguardo su Eragon “Grazie
è… è stupendo” , il
cavaliere
sorride “Domani sarai finalmente cavaliere e io non
sarò più tuo maestro…” in
quella frase non c’era rimpianto anzi, “Sei sicuro
che non fossi io la tua
maestra?” entrambi si mettono a ridere a quella battuta,
“Orami è tardi
dovresti andare a dormire e anche io domani sarà una
giornata impegnativa”, insieme
si avviarono verso le loro stanze, nel lungo corridoio alternati alle
porte
delle varie stanze sono esposti vari arazzi alcuni raffiguranti la
guerra
contro il tiranno di Alagaesia mentre molti altri raffigurano la
nascita dei
draghi selvaggi, uno invece non rappresenta nessuna delle scene
precedenti ma
raffigura Sil e Eragon sui rispettivi draghi, tutti e quattro sono resi
con
molto realismo e hanno lo sguardo fisso davanti a loro come a scrutare
chi
passa per quel corridoio. Arrivati alla stanza della ragazza i due
cavalieri si
salutano e Eragon prosegue verso la sua stanza poco più
avanti, apre la porta e
si getta sul letto, stanco in poco tempo si addormenta.
SIL
La porta della camera di Eragon si chiude e io sono ancora
fuori dalla mia, non ho sonno e voglio chiarirmi le idee; mi avvio
veloce verso
la sala delle armi e degli Eldurnaì, faccio sempre
così quando c’è qualcosa che
non va, li ascolto tutte le coscienze dei draghi ma raramente parlo con
loro,
ascoltarli mi rilassa. Arrivo e mi siedo sul legno del pavimento con la
schiena
appoggiata a un mobile, chiudo gl’occhi e ascolto i pensieri
di tutti i draghi,
lascio che mi invadano la mente e trasportino via tutti i miei pensieri
e le
mie preoccupazioni; è notte fonda quando la mia mente torna
compatta, mi
trascino nella mia stanza e quando arrivo mi sdraio sul letto e dormo
un sonno
profondo senza sogni, la luce mi colpisce le palpebre e non posso che
svegliarmi, dovrebbe essere ormai pomeriggio, ho dormito molto ed
è ora che mi
inizi a preparare per la cerimonia. Mi siedo sul letto e rigiro il
braccialetto
che la sera prima mi aveva regalato Eragon, cerco Spectro con la mente
e lo
chiamo, dopo pochi minuti atterra sopra il ramo in cui si sviluppano le
stanze
e spinge la testa dentro una botola sul soffitto che avevo creato io il
mese
precedente per poter salire
sul tetto e
spiccare il volo da li, Spectro ne aveva scoperto un altro utilizzo: si
affacciava per potere starmi vicino anche se lui non poteva entrare
nella
stanza, salgo veloce sul tetto e poi mi arrampico sul dorso del mio
drago che
mi chiede eccitato: “Dove andiamo?”
Sorrido “Solo a farci un bagno”
emette
un piccolo sbuffo di vapore “Speravo in qualcosa di più
avventuroso” “Di
avventure ne avremo molte dopo la nostra investitura”
“Speriamo” .
Arrivati al piccolo lago mi spoglio e mi
tuffo nell’acqua limpida “Controllo
che
non arrivi nessuno” spicca il volo e gira in tondo
sopra il laghetto, mi
appoggio al bordo erboso del lago e mi rilasso buttando la testa
indietro. Dopo
mezz’ora richiamo Spectro ed esco dall’acqua, mi
avvicino alla sella del mio
drago e prendo la bisaccia dove avevo riposto i vestiti per la
cerimonia, li
indosso: l’armatura dei cavalieri, un mantello bianco (dal
colore del mio
drago) e gli stivali. Salgo su Spectro e insieme ci avviamo nella sala
grande
(la sala delle cerimonie), arrivati scopriamo che le pareti formate da
rami e
fronde sono state sollevate per far entrare i draghi selvaggi con cui
avevo
stretto un bellissimo rapporto, finisco un pezzo di pane che stavo
mangiando e
mi pulisco le mani sui pantaloni e mi appresto ad atterrare.
Appena posate le zampe a terra
Spectro alza la testa e
ruggisce e emette una vampata di fuoco che gl’altri draghi
approvano ruggendo
anch’essi, scendo e
con il drago al mio
fianco percorro la navata verso Eragon, è vestito come me
tranne per il
mantello che è blu, Saphira è al suo fianco e
osserva impassibile; ogni drago
al nostro passaggio emette uno sbuffo d’aria calda che ci
investe, anche i più
piccoli ancora cuccioli emettono qualche sbuffo di fumo, arrivati
d’avanti a
Eragon e Saphira mi inchino; “Oggi è un giorno
importante, un
nuovo inizio per la razza dei draghi e …”
Continua con un lungo discorso di cui non mi importa affatto, cerco di
non
ridere mentre parla e Spectro non mi facilita il compito
perché commenta ogni
frase di Eraagon. Verso la fine del discorso il sole è
già calato e il buio
incombe, Eragon si gira prende una spada con il suo rispettivo fodero,
quando
la estrae posso vederla in tutto il suo splendore: bianca, lunga e
sottile, ha
l’impugnatura di legno sciro con una gemma bianca incastonata
fa quasi paura;
Eragon mi invita ad alzarmi, dice qualcos’altro riguardo a
questo gesto, a una
transizione e roba del genere, tolgo il fodero della mia spada dalla
cintura e
la porgo a Eragon mentre lui mi porge la spada bianca, la prendo con
reverenza
e la sistemo al posto di quella che avevo prima. Compiuto quel gesto
tutti i
draghi presenti capaci di sputare fuoco emettono una fiammata che
riempie l’aria,
anche Saphira e Spectro si uniscono a loro.
La notte in poco rimanda a casa ogni drago e rimaniamo solo
in quattro, Eragon mi guarda divertito: “Hai ascoltato almeno
una parola?” Faccio
una faccia indignata e poi ci mettiamo a ridere entrambi; in poco ci
ritroviamo
in volo entrambi e sempre insieme atterriamo vicino al lago, ci
scambiamo
qualche battuta e mentre parliamo i nostri draghi spariscono nel buio.
Mi bacia.
Ha il mio viso tra le mani e le mie labbra tra le sue, non
ci penso e ricambio; ho il petto schiacciato al suo, il mio cuore batte
forte e
in poco il mio battito si confonde con il suo, mormora qualche parola e
un
fuoco ci avvolge bruciando i vestiti che abbiamo indosso, solo il
metallo resta
intatto ma finisce nell’acqua prima che possiamo
accorgercene; sento le sue
braccia intorno ai fianchi e la terra che mi si stacca dai piedi, ho le
braccia
intorno al suo collo e sento la pelle tirare tra le sue braccia e il
vento
scompigliarci i capelli; in poco il poco di buon senso che mi era
rimasto vola
via e tutto diventa rosso.
NOTA
DELL’AUTRICE: Ringrazio
tutti quelli che leggono e chiedo se mi potreste lasciare una
recensione (anche
piccola), perfavoreeeee L
immaginatevi gli occhioni dolci.