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Autore: Ortceps    24/07/2013    2 recensioni
Ed era bianco come la neve e gli occhi come il ghiaccio, quando il suo cavaliere scese si accorse che anche i suoi occhi erano bianchi, tornando al normale colore nocciola lui riuscì a concentrarsi sul resto del viso contornato dai capelli corti e scompigliati. Il riflesso che la luce colpendo il suo drago proiettava sul suo viso la rendeva ancora più bella.
Quando ruggì allora capii che aveva ragione sarei andato con loro per poter vivere ancora la vita che mi apparteneva e mi sarebbe sempre appartenuta.
STORIA CONCLUSA
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
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4° Capitolo

Passati tre mesi dal loro arrivo in Seridan (così Eragon soprannominò la terra dove avrebbe ricostruito l’ordine dei cavalieri) molte cose erano accadute: la terra non presentava suoi abitanti e nessuna costruzione, si estendeva fino ad arrivare ad un grande deserto che nessuno superò in quei tre mesi; Sil e Spectro erano cresciuti entrambi, lei ormai era esperta con la spada e con l’arco, bravissima persino con la magia; ormai cavaliere e drago in piena regola. Anche la comunità era cresciuta creando una piccola città dove il primo insediamento si era accampato pochi mesi prima, la città sorgeva sulle cime degli alberi affacciati al marre, mentre la sede del nuovo ordine è posizionata in un posto dove solo i draghi selvaggi e i cavalieri con le rispettive cavalcature possono accedervi, la sede è formata da un palazzo ricavato da una grossa quercia aperto sul deserto dal lato destro e le montagne su quello sinistro, in esso sono conservati in una stanza posta sul ramo più grande il cui soffitto è inesistente gli Eldurnaì e le varie armi possedute ai precedenti cavalieri, la sala dove i cavalieri vengono investiti si trova all’aperto coperta da un ramo che aprendosi copre il luogo e da esso partono molti altri rami e fronde intrecciati essi fungono da pareti anche se lasciano filtrare la luce del sole creando un atmosfera quasi surreale; l’illuminazione è fornita da piccole ghiande che imbevute di magia si illuminano di luci bianche, sembrano quasi stelle quando le si guarda di notte; nel castello risiedono venti stanze singole di cui diciotto non ancora ammobiliate (si era deciso che solo coloro che avrebbero risieduto in esse avrebbero potuto scegliere come arredarle), tutte della stessa dimensione posizionate tutte in un ramo che si contorce formando varie curve, altre due stanze molto più grandi si trovano nel ramo inferiore, esse sono adibite a giovani cavalieri non ancora investiti di tale onore (ancora vuote) una per i ragazzi e l’altra per le ragazze, dieci letti sporgono dalla parete di destra e altri dieci da quella di sinistra con al termine un baule dove porre i propri averi. Nel tronco cavo dell’albero si trova una grande biblioteca piena di ogni genere di libro e pergamena, da essa si accede ai corridoi che portano a tutte le stanze presenti nel castello; dalla parte destra del castello sorge una grande arena pavimentata con la sabbia del deserto mentre dalla parte opposta del grande portone decorato con la nascita di un piccolo drago si trova un piccolo lago un po’ distaccato che funge da grande bagno.

Eragon
Saphira domani ci sarà la cerimonia di investitura di Sil credo che dovrebbe scegliere una spada che la renda definitivamente cavaliere” pensa Eragon rivolto alla sua dragonessa, volavano insieme sopra la foresta e Saphira non sembra intenzionata a rispondere “Allora cosa ne pensi?” insiste il cavaliere, un piccolo mugolio risentito esce dalle fauci della dragonessa che virando trasmette a Eragon poche ma chiare parole: “Sarebbe meglio aspettare il giorno dopo la cerimonia”, il cavaliere acconsente senza dire una parola e insieme tornano verso il palazzo, atterrano davanti all’ingresso della grande biblioteca e mentre il cavaliere entra il suo drago riprende il volo; uno in cerca di Sil mentre l’altra di Spectro. Come il cavaliere aveva immaginato la ragazza leggeva seduta al tavolo principale un libro trattante la magia, più precisamente la magia dell’acqua con incantesimi dai più semplici fino a quelli più avanzati; con gl’occhi concentrati e la mente attiva presa dalla lettura Eragon non si aspettava che lo salutasse anche se ben conscia della sua presenza, il cavaliere si siede di fronte a lei guardando il libro a poche pagine dalla fine, sa di dovere restare in silenzio fino alla sua conclusione, avendola già interrotta troppe volte sa bene le conseguenze di un simile gesto; da quando lui le aveva assegnato i primi libri da leggere la ragazza non si era più stancata e nell’enorme biblioteca erano rimasti pochi volumi che essa non avesse già concluso.
L’ultima pagina del libro non tarda ad arrivare e quando essa chiude la copertina Eragon è libero finalmente di parlare: “Un altro libro finito vedo” annuisce e si alza per sistemare il libro in uno scaffale poco più distante, “Come farai quando li avrai letti tutti?” “Me ne procurerò altri” dice disinvolta, il cavaliere butta indietro la testa e sbuffa, la ragazza si gira e gli sorride divertita atteggiamento che contagia anche lui ed entrambi si mettono a ridere come bambini, “Ti ho preso una cosa dal villaggio degl’elfi” estrae dal tascapane un braccialetto completamente bianco “Acciaio luce” spiega Eragon mentre porge a Sil il braccialetto ondulato con inciso lo stemma dei cavalieri: un passerotto avvolto dalle fiamme, la ragazza lo prende lo mette al braccio felice, alza lo sguardo su Eragon “Grazie è… è stupendo” , il cavaliere sorride “Domani sarai finalmente cavaliere e io non sarò più tuo maestro…” in quella frase non c’era rimpianto anzi, “Sei sicuro che non fossi io la tua maestra?” entrambi si mettono a ridere a quella battuta, “Orami è tardi dovresti andare a dormire e anche io domani sarà una giornata impegnativa”, insieme si avviarono verso le loro stanze, nel lungo corridoio alternati alle porte delle varie stanze sono esposti vari arazzi alcuni raffiguranti la guerra contro il tiranno di Alagaesia mentre molti altri raffigurano la nascita dei draghi selvaggi, uno invece non rappresenta nessuna delle scene precedenti ma raffigura Sil e Eragon sui rispettivi draghi, tutti e quattro sono resi con molto realismo e hanno lo sguardo fisso davanti a loro come a scrutare chi passa per quel corridoio. Arrivati alla stanza della ragazza i due cavalieri si salutano e Eragon prosegue verso la sua stanza poco più avanti, apre la porta e si getta sul letto, stanco in poco tempo si addormenta.

SIL
La porta della camera di Eragon si chiude e io sono ancora fuori dalla mia, non ho sonno e voglio chiarirmi le idee; mi avvio veloce verso la sala delle armi e degli Eldurnaì, faccio sempre così quando c’è qualcosa che non va, li ascolto tutte le coscienze dei draghi ma raramente parlo con loro, ascoltarli mi rilassa. Arrivo e mi siedo sul legno del pavimento con la schiena appoggiata a un mobile, chiudo gl’occhi e ascolto i pensieri di tutti i draghi, lascio che mi invadano la mente e trasportino via tutti i miei pensieri e le mie preoccupazioni; è notte fonda quando la mia mente torna compatta, mi trascino nella mia stanza e quando arrivo mi sdraio sul letto e dormo un sonno profondo senza sogni, la luce mi colpisce le palpebre e non posso che svegliarmi, dovrebbe essere ormai pomeriggio, ho dormito molto ed è ora che mi inizi a preparare per la cerimonia. Mi siedo sul letto e rigiro il braccialetto che la sera prima mi aveva regalato Eragon, cerco Spectro con la mente e lo chiamo, dopo pochi minuti atterra sopra il ramo in cui si sviluppano le stanze e spinge la testa dentro una botola sul soffitto che avevo creato io il mese precedente per poter salire sul tetto e spiccare il volo da li, Spectro ne aveva scoperto un altro utilizzo: si affacciava per potere starmi vicino anche se lui non poteva entrare nella stanza, salgo veloce sul tetto e poi mi arrampico sul dorso del mio drago che mi chiede eccitato: “Dove andiamo?” Sorrido “Solo a farci un bagno” emette un piccolo sbuffo di vapore Speravo in qualcosa di più avventuroso” “Di avventure ne avremo molte dopo la nostra investitura” “Speriamo” . Arrivati al piccolo lago mi spoglio e mi tuffo nell’acqua limpida “Controllo che non arrivi nessuno” spicca il volo e gira in tondo sopra il laghetto, mi appoggio al bordo erboso del lago e mi rilasso buttando la testa indietro. Dopo mezz’ora richiamo Spectro ed esco dall’acqua, mi avvicino alla sella del mio drago e prendo la bisaccia dove avevo riposto i vestiti per la cerimonia, li indosso: l’armatura dei cavalieri, un mantello bianco (dal colore del mio drago) e gli stivali. Salgo su Spectro e insieme ci avviamo nella sala grande (la sala delle cerimonie), arrivati scopriamo che le pareti formate da rami e fronde sono state sollevate per far entrare i draghi selvaggi con cui avevo stretto un bellissimo rapporto, finisco un pezzo di pane che stavo mangiando e mi pulisco le mani sui pantaloni e mi appresto ad atterrare.

Appena posate le zampe a terra Spectro alza la testa e ruggisce e emette una vampata di fuoco che gl’altri draghi approvano ruggendo anch’essi, scendo e con il drago al mio fianco percorro la navata verso Eragon, è vestito come me tranne per il mantello che è blu, Saphira è al suo fianco e osserva impassibile; ogni drago al nostro passaggio emette uno sbuffo d’aria calda che ci investe, anche i più piccoli ancora cuccioli emettono qualche sbuffo di fumo, arrivati d’avanti a Eragon e Saphira mi inchino; “Oggi è un giorno importante, un nuovo inizio per la razza dei draghi e …” Continua con un lungo discorso di cui non mi importa affatto, cerco di non ridere mentre parla e Spectro non mi facilita il compito perché commenta ogni frase di Eraagon. Verso la fine del discorso il sole è già calato e il buio incombe, Eragon si gira prende una spada con il suo rispettivo fodero, quando la estrae posso vederla in tutto il suo splendore: bianca, lunga e sottile, ha l’impugnatura di legno sciro con una gemma bianca incastonata fa quasi paura; Eragon mi invita ad alzarmi, dice qualcos’altro riguardo a questo gesto, a una transizione e roba del genere, tolgo il fodero della mia spada dalla cintura e la porgo a Eragon mentre lui mi porge la spada bianca, la prendo con reverenza e la sistemo al posto di quella che avevo prima. Compiuto quel gesto tutti i draghi presenti capaci di sputare fuoco emettono una fiammata che riempie l’aria, anche Saphira e Spectro si uniscono a loro.
La notte in poco rimanda a casa ogni drago e rimaniamo solo in quattro, Eragon mi guarda divertito: “Hai ascoltato almeno una parola?” Faccio una faccia indignata e poi ci mettiamo a ridere entrambi; in poco ci ritroviamo in volo entrambi e sempre insieme atterriamo vicino al lago, ci scambiamo qualche battuta e mentre parliamo i nostri draghi spariscono nel buio.
Mi bacia.
Ha il mio viso tra le mani e le mie labbra tra le sue, non ci penso e ricambio; ho il petto schiacciato al suo, il mio cuore batte forte e in poco il mio battito si confonde con il suo, mormora qualche parola e un fuoco ci avvolge bruciando i vestiti che abbiamo indosso, solo il metallo resta intatto ma finisce nell’acqua prima che possiamo accorgercene; sento le sue braccia intorno ai fianchi e la terra che mi si stacca dai piedi, ho le braccia intorno al suo collo e sento la pelle tirare tra le sue braccia e il vento scompigliarci i capelli; in poco il poco di buon senso che mi era rimasto vola via e tutto diventa rosso.

NOTA DELL’AUTRICE: Ringrazio tutti quelli che leggono e chiedo se mi potreste lasciare una recensione (anche piccola), perfavoreeeee L immaginatevi gli occhioni dolci.

   
 
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