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Autore: SiAmOoRiGiNaLiXxImExDxD    25/07/2013    9 recensioni
La Trainers and Coordinators Academy è una scuola riservata ai migliori, all’élite, all’eccellenza.
Forse è proprio per questo che molti si dimenticano che gli studenti che la abitano sono solo dei ragazzi, non sono perfetti, commettono errori, cercano di essere all’altezza delle aspettative e non sempre ci riescono, hanno tanti difetti e devono ancora crescere.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Cap 4

We keep going on

Ovvero: è in giorni come questo che mi chiedo come faccia a essere ancora vivo.



Harry si era svegliato presto quella mattina, si era pettinato e vestito facendo attenzione a non svegliare i suoi compagni di stanza che dormivano come sassi nei loro letti. Poi silenzioso come un gatto aveva preso la cartella con i libri ed era uscito chiudendo piano la porta.

Controllò l’orologio e si mise a posto gli occhiali sul naso, notò che mancavano solo pochi minuti all’apertura della caffetteria e decise di andare lì, fare colazione e leggere qualcosa mentre aspettava che arrivasse l’ora di entrare in classe.
Mentre si avvicinava alla sala mensa attraverso il corridoio in comune con il dormitorio femminile si accorse di non essere solo.
I passi erano leggeri ma udibili, si voltò, magari qualche mattiniero lo stava seguendo, ma non c’era nessuno.
Rimase stranito perché lui i passi li sentiva ancora e adesso erano più vicini.
Quando si girò di nuovo in avanti trasalì nel vedere che un’ombra nera era comparsa a pochi metri da lui. Urlò d’istino e fece un salto indietro.
L’ombra si spaventò e qualcosa le cadde di mano, non ci voleva certo un genio per capire che era un libro e che lo spettro era in realtà una ragazza. Sopra la divisa indossava un golf di cotone nero e largo tre volte lei, i capelli erano neri e lisci ma leggermente spettinati e i suoi occhi erano spalancati e fissi su Harry.
Non sapevano dire chi di loro fosse il più spaventato, se la ragazza/ectoplasma o il tipo occhialuto.
Harry però si riprese in fretta e si scusò balbettando, le raccolse il libro e si avvicinò per restituirglielo.
“S-scusa. Sai, è mattina e sono ancora mezzo addormentato” fece un risolino nervoso, lei continuava a fissarlo, erano talmente imbarazzati che il disagio nell’aria si poteva toccare “Tieni” e le porse il volume.
Lei boccheggiò, si tolse quell’espressione da pesce lesso dalla faccia, e disse “Grazie…”
“Harry. Mi chiamo Harry, piacere”
“Carlotta”
Le guance di entrambi si colorarono leggermente di rosso mentre si stringevano la mano e con balbettii sconclusionati si salutavano.
Harry entrò nella caffetteria mentre Carlotta imboccò il corridoio che portava al dormitorio maschile con il suo libro stretto fra le mani, entrambi straniti e imbarazzati come non mai.

~


Phìnne e Reiko entrarono in classe con fare teatrale, spalancarono la porta e tutti furono costretti a voltarsi. In pochi secondi avevano già l’attenzione di tutti.
“Vi ricordate quello che ho detto un paio di giorni fa sulle feste da organizzare? E che quasi nessuno di voi scansafatiche voleva aiutarmi? Beh, vi ho fregati. Ho parlato con il preside e con i ragazzi di quinta, e adesso tocca a noi occuparci della gita in campagna e abbiamo già deciso che faremo un campeggio” annunciò soddisfatta
“Non sarà semplice organizzare tutto ma insieme ce la faremo” Rise Reiko, che sembrava davvero felice all’idea di passare qualche giorno nella natura.
“E indovinate un po’? C’è stato un errore con l’assegnazione delle ore e sia qui che in quinta ci saranno ben due ore di vuoto totale” il suo normale sorriso educato si trasformò in un ghigno “Aspettatevi il peggio”
E se ne andò, seguita da Reiko, nello stesso modo in cui era entrata: la porta che sbatte e tutti gli occhi puntati su di lei.

~ ~ ~


Alyson e Madeline furono le prime ad entrare nella classe di arte, il professor Artemisio salutò la classe con un cenno e attese che tutti si mettessero seduti.
“Allora, come sono andati i primi giorni qui? Vi trovate bene?” chiese gentile, alzandosi dalla sua sedia per mettersi davanti alla cattedra.
“Sì” Risposero in coro i ragazzi.
“Mi fa piacere” prese una busta di carta tutta bitorzoluta dalla sua borsa e facendo il giro per la stanza mise su ogni banco un frutto.
Il tavolo di Madeline e Alyson aveva una baccapesca, quello di Giulia e Vera una baccarancia come quello di Marzia e Raffaello, a Selvaggia e William era toccata una baccacedro, a Francesco, Brendan e Lino una baccaperina mentre a Lucinda e Iris una baccastagna.
“Oggi faremo dei disegni a matita di queste bacche, niente di difficile non spaventatevi, e ricordate di aggiungere le ombre e le varie sfumature affinché diventi il più realistico possibile. Se avete qualcosa da chiedere io sono qui per voi” Si sedette e cominciò a disegnare anche lui un paio di frutti per ammazzare il tempo.
Il professore poté notare, durante il suo giro per controllare l’andamento generale del lavoro, che non c’era nessuno particolarmente negato e che (chi meglio e chi peggio) stavano riuscendo a riprodurre il frutto assegnato.

Francesco aveva un’espressione super concentrata, scarabocchiava svelto con la matita lasciando tracce forse troppo scure sul foglio. Ogni tanto si fermava per sbirciare i fogli dei vicini, Giulia era di sicuro quella che se la stava cavando meglio, non aveva ancora finito ma il suo disegno ero quello che più si avvicinava alla realtà…
Madeline aveva la solita faccia apatica e la sua compagna Alyson pareva divertita da quell’attività, nonostante il suo disegno non fosse un capolavoro.

~ ~ ~


“Bene classe, prendete le vostre cose e andate negli spogliatoi, cambiatevi e poi ci vediamo in cortile” Furio entrò in classe senza neppure dire ‘buongiorno’ , prendeva molto sul serio il suo ruolo di insegnante di ginnastica, questo era certo.
I ragazzi di seconda si alzarono quasi in contemporanea, provocando un fastidiosissimo rumore con le sedie che slittavano sul pavimento, poi si incolonnarono alla porta e uscirono.
Ginnastica era una materia amata da molti, soprattutto dai ragazzi, ma c’erano comunque dei pigroni che per tutta la durata della lezione si trascinavano in giro senza entusiasmo, sbuffando e mugolando frasi di disappunto.
La palestra si trovava fuori dall’istituto ed era lì che avrebbero dovuto fare lezione ma visto che ancora il tempo lo permetteva, a settembre era ancora soleggiato e non faceva freddo, usavano il campetto.
La classe si sparpagliò in fretta e tutti si diressero nei rispettivi spogliatoi. La divisa sportiva era costituita da una semplice maglietta a maniche corte bianca per entrambi i sessi e un paio di calzoncini, azzurri per le femmine, mentre per i maschi rosso scuro ed erano leggermente più lunghi.
“Bene, oggi giochiamo a pallavolo” Anche Furio era in tuta, ma per strani motivi non aveva la maglietta…
Umi, a sentir nominare quello sport cominciò a fremere per l’eccitazione, era brava, molto brava e non vedeva l’ora di mostrarlo a tutti anche quest’anno.
“Ma prima vi dividerò in due squadre, mettetevi in fila” e prese una palla dal cesto che si portava appresso “io vi indicherò e vi nominerò come: uno, due, uno, due… e così via. I numeri uno si mettano a destra e i due a sinistra, tutto chiaro? Bene, allora comincio”

Della squadra uno facevano parte: Lyra, Berry, Dimitri (e il suo viso smorto), Nicolas, Nina, Carlotta, Elizaveta e Niko.
La squadra due contava un componente in meno ed era formata da: Umi, Lucas, Chiara, Feraligatr, Corinne (che avrebbe fatto di tutto per superare Umi), Akahito e Azuma.
La seconda era chiaramente in vantaggio, poteva contare su Umi che era la punta di diamante indiscussa della squadra, su Chiara, energica come suo solito, Azuma nonostante talvolta fosse un po’ goffa in questo sport era abbastanza brava e anche su una Corinne disposta a tutto per non sfigurare davanti alla sua rivale. Poi c’erano: Feralis che era un po’ svogliata e Akahito era un disastro nel gioco di squadra ma si impegnavano comunque, senza lode ne infamia, insomma. Ma Lucas faceva eccezione, pigro e lento, praticamente se ne stava in campo a occupare spazio, utile quanto una statua di gesso.
Nell’altro team invece non c’era nessuno particolarmente bravo, forse Lyra e Nina che erano più o meno al livello di Chiara, e Niko che era un tipo sportivo, nonostante la pallavolo non fosse il suo forte.
Poi c’erano Nicolas, Carlotta e Berry, non erano esattamente dei campioni. Carlotta era visibilmente a disagio ma se la cavava, Nicolas e Berry correvano per il campo come matti e qualche volta riuscivano a fare qualcosa di giusto.
Mentre Elizaveta e Dimitri erano due melanzane. La prima odiava con tutta se stessa la pallavolo e non toccava mai palla a meno che non fosse strettamente necessario, il secondo se ne stava nascosto negli angoli per evitare di essere colpito ed era inutile e praticamente invisibile.
“Visto che è la prima lezione, e che siete pochi, facciamo una partita rilassante con cinque persone in campo, che si scambieranno con quelle in panchina quando ce ne sarà bisogno o lo dirò io. Bene, la squadra due serve per prima” e lanciò la palla.
Umi la prese al volo e in un attimo si mise in posizione di battuta, poi dette qualche indicazione al suo team e si mise in silenzio, in attesa del permesso per partire.
Furio fischiò, Umi palleggiò un paio di volte per trovare l’equilibrio, prese la mira e tirò. La palla sfrecciò senza problemi oltre la rete e batté sul pavimento senza che nessuno tentasse di riprenderla.
“Un punto per la squadra numero due” annunciò il prof fischiando di nuovo.
Il gioco andò avanti così per un po’, con Corinne che moriva d’invidia e Umi al centro dell’attenzione, mentre l’altra squadra imprecava sottovoce.
Almeno fino a che due simpatici (ma anche no…) bulletti decisero di vendicarsi per l’imbarazzante punteggio di 11 a 3 per la squadra due.
Toccava ad Azuma servire, tenuta d’occhio dalla capitana per controllare che non sbagliasse, al fischio la ragazza lanciò il pallone in aria e mentre tornava giù lo colpì di nuovo. La palla volò nell’altro campo, a poca distanza da Niko che la chiamò e si mise sotto di essa, la spinse in alto verso la sua compagna Elizaveta che perse la rincorsa e schiacciò con tutta la forza che aveva.
Elis era una pessima giocatrice di pallavolo ma di certo aveva un ottima mira e una brutto carattere.
Il pallone seguì una traiettoria dritta e perfetta che lo condusse con velocità inaudita sulla faccia della povera Umi.

La ragazza cadde a terra con un tonfo e sul campetto calò il silenzio, l’unico rumore era fatto dalla palla che continuava a rimbalzare. Nicolas oltrepassò senza pensarci troppo la rete e si avvicinò alla sua amica che gemeva di dolore con il naso sanguinante.
“Umi? Umi sei tutta intera?” le toccò la spalla gentile e la sorresse mentre lei si metteva seduta
Quella non rispose ma a Nicolas bastò uno sguardo per capire che nonostante la faccia rossa che formicolava dolorosamente, il rivolo di sangue che scendeva dalla narice e il senso di stordimento generale non erano quelle le ‘ferite’ peggiori.
Era una ragazza orgogliosa e quest’umiliazione bruciava peggio del suo viso. Nicolas non disse nient’altro per rispetto al suo ego ammaccato.
Gli artefici del misfatto si batterono il cinque e fissavano la scena ridendo senza alcun rimorso. Gli occhi del professore si posarono su di loro rabbiosi, seguiti a ruota da quelli di tutta la classe compresi quelli lucidi della sfortunata studentessa dai capelli azzurri.

“Howell, Wiblin! Accompagnate la signorina Ryuzaki in infermeria. E ringraziate che è la prima lezione o vi avrei spedito dal preside!” Sbraitò, mentre aiutava Umi a rialzarsi.
“Ma prof…” cominciò il ragazzo accusato
“Lo sa che io non sono brava in questo sport” Continuò lei
“è stato un incidente” terminò l’altro.
Furio sembrò calmarsi un pochino “Adesso fate come vi ho detto e poche storie” brontolò
I due si avvicinarono alla ragazza con stampata in faccia la forma della palla, Niko le assestò una pacca amichevole sulla schiena “Su, su, che non è niente. E te lo dice uno che è abituato agli infortuni…” Rise sguaiatamente “Se i denti ci sono e le ossa sono intatte, va tutto alla grande”
“A meno che non ti abbiano accoltellato” ridacchiò la castana facendo spallucce
Umi intanto li guardava arrabbiatissima e giurava vendetta in segreto. Quando furono lontani dal resto della classe poté giurare di aver sentito sussurrare qualcosa come “Ne è valsa la pena” ma quando si voltò per verificare, i due teppisti avevano già messo su le loro migliori facce da bravi ragazzi.

~ ~ ~


“Voglio morire” questa fu la prima frase che disse Christopher quella mattina, afflosciandosi sul banco nascondendo la testa fra le braccia. Silver lo osservava senza proferir parola ma non ce n’era bisogno, gli si leggeva in faccia quanto bassa fosse l’opinione che aveva del suo compagno.
Il professor Oak stava tenendo una delle lezioni più noiose di biologia dell’ultimo secolo, ma a lui non importava e continuava a parlare di specie e classi di esseri viventi come se alla classe importasse qualcosa.
Amethyst e Micaela si passavano bigliettini tutte le volte che il professore girava lo sguardo, ma nemmeno loro sembravano divertirsi.
Mana era ormai un quarto d’ora che aveva rinunciato a prendere appunti e, assodato il concetto che non ci avrebbe mai capito un’acca, adesso guardava gli alberi fuori dalla finestra, pensando a come chiedere all’amica Zeina di farle qualche ripetizione, ma qualsiasi pensiero era di certo un trilione di volte più interessante della lezione.
Accanto a lei c’era Bonney, silenziosa come era raro vederla, se ne stava piegata sul banco come una brava alunna dando l’impressione di controllare qualcosa nel libro di testo. In realtà aveva un romanzetto di dimensioni ridotte sulle ginocchia e lo leggeva con gusto, controllando di tanto in tanto che il professore non sospettasse niente.
Frida scarabocchiava sull’ultima pagina del quaderno e ogni tanto guardava le amiche, Selica, Ririchyo e Bianca come a voler dire ‘non ce la faccio più’ e sospirava, le tre avevano la stessa espressione priva di vita anche se la seconda stava tentando di prendere qualche appunto, ma solo per scrivere mezza frase doveva fare appello a tutta la sua forza di volontà.
Den stava sbattendo la testa sul banco con gli occhi vuoti, tipo pesce lesso, quando prese una decisione che avrebbe potuto evitargli il trauma cranico: alzò la mano.
“Che c’è Den?” chiese Oak, si vedeva proprio che la lezione interessava solo a lui.
“Posso andare in bagno?” chiese titubante.
“Sì, va pure”
‘Sia lodato Arceus’ pensò mentre si alzava, una volta che si fu richiuso la porta alle spalle riprese vita e partì per un lungo, lungo giro per l’istituto.

Quelli in classe invece erano nella stessa situazione di prima, solo che adesso la maggior parte provava una certa invidia per il compagno fuggiasco e la sua libertà.
Micaela leggendo l’ultimo bigliettino fece una risatina silenziosa, ma non riuscì a nasconderla tutta e uno degli ultimi squittii le uscì un po’ più alto degli altri. La ragazza con i capelli fucsia si tappò la bocca con entrambe le mani, rimanendo in apnea e con un’espressione orripilata. Guardò il professore temendo il peggio, ma dopotutto era un rumorino ignorabile, no?
No. Le orecchie da pipistrello di Oak lo captarono all’istante e per la studentessa non ci fu pietà.
“Yamamoto” chiamò, l’irritazione ben visibile nella sua voce. La faccia di Micaela era come quella di un cervo davanti ai fari di un tir.
Gli occhi di tutti i presenti si posarono all’unisono sulla malcapitata, il cui unico desiderio era di essere inghiottita dal pavimento e mettere fine alle sofferenze
‘Cacchio!’
“Se la mia lezione la diverte tanto perché non viene qua alla lavagna e ci spiega la differenza fra un Pidgey e un Pidove, in termini di genetica ovviamente” un sorriso sadico si dipinse sul volto lievemente rugoso dell’uomo.
Micaela si alzò, nelle orecchie una musica funebre, cercò un aiuto negli occhi dei compagni ma sembrava che invece di darle una risposta la salutassero come un condannato che va al patibolo, il tragitto dal suo banco alla cattedra si era dilatato, le sembrava di camminare da un’ora.
Arrivata alla lavagna Oak le fece cenno di parlare ma lei rimase impalata nel mezzo della stanza a torturarsi le mani e con dipinto in fronte un gigantesco ‘Oh, merda
Lanciò un’ultima occhiata alla sua compagna che ricambiò spalancando gli occhioni azzurri e scuotendo la testolina viola.
Black si era rianimato solo per assistere alla scenetta e Ethan se la rideva sotto i baffi. Lo stesso faceva CJ ma con meno discrezione, infatti fu beccato all’istante e chiamato alla lavagna insieme alla ragazza.
Adesso erano in due a starsene impalati davanti a tutta la classe, due belle statuine terrorizzate e con lo stesso colore del marmo.
“Allora?” fece il professore. Seguirono lunghissimi secondi di assoluto silenzio, dove Ririchiyo tentò di suggerire qualcosa ai due malcapitati, sbracciandosi e sibilando parole, fallendo però a causa della distanza.
“N-non lo so” Fece infine Micaela abbassando la testa tristemente.
“E tu, Willsock?”
Christopher tirò fuori la sua migliore faccia di culo per dare quella risposta “Posso chiedere l’aiuto del pubblico”
Inutile descrivere la faccia del professore, incredula e oltraggiata, probabilmente non sapeva se ridere o spedirlo a calci in presidenza.
Alla fine però, pensando anche alle sue povere coronarie che non avrebbero tratto nessun giovamento da un attacco d’ira, optò per un sospiro pieno di disapprovazione e una ramanzina.
“Willsock, ti consiglio di ridurre al minimo questi comportamenti irrispettosi” e da coglione, ma lo pensò solamente “Se aveste prestato attenzione alla lezione sapreste rispondere, andate a posto” corrugò la fronte “Tutti voi dovreste ascoltare e prendere appunti, con questo atteggiamento mi costringete a fare interrogazioni e compiti a sorpresa”
Oak andò avanti a farneticare sull’importanza dello studio e l’atteggiamento da tenere a scuola per qualche minuto prima di riprendere con la spiegazione, alla quale fecero attenzione solo per poco, prima di tornare alle loro occupazioni.
Quell’ anno erano proprio sfortunati con le verifiche.

~ ~ ~


Den Miller passeggiava tranquillo nei corridoi, la lezione era una delle più noiose che potesse ricordare e così aveva deciso di prendersi una pausa e con la scusa di andare in bagno era fuggito da quella tortura.
“Hei, Den!” Il ragazzo si voltò un po’ stranito, quasi impaurito, non gli avrebbe fatto piacere vedere che il suo professore era venuto a riacchiapparlo. Il castano si voltò e vide un ragazzo dall’aria famigliare che gli si avvicinava, notò subito che non era solo ma seguito da due ragazze, una aveva i capelli color cioccolato, ondulati e legati in una coda alta, l’altra li aveva azzurri, liscissimi, tenuti in due codini. Questa fu la prima cosa che notò, la seconda fu che entrambe indossavano l’uniforme da ginnastica e che la celeste teneva un fazzoletto sporco di sangue sul naso.
“Ciao Niko” salutò sorridendo leggermente imbarazzato
“Guarda chi si vede” gli dette una pacca delle sue sulla spalla “Muoviti Elis, questo qua è Den, lo sfigato che si è beccato il letto scomodo” rise, scambiandosi un’occhiata con la castana
“Enchantée… Io sono l’amica di quei due coglioni con cui dividi la stanza” fece lei atona, quasi annoiata, in quel momento il suo stomaco emise un rumore simile a un ruggito e si portò una mano sulla pancia “Pardon”
L’altra invece osservava tutto con mezza faccia coperta dal fazzoletto, ma erano ben visibili le sopracciglia corrugare e gli occhi che sembravano maledire i presenti e lasciavano trapelare anche una certa impazienza mista a esasperazione.
Niko si rivolse di nuovo a lui “ Non farci caso, quando ha fame parla francese” lei lo fulminò ma venne ignorata “Senti, io porto questa bestia a mangiare, e tu, visto che non hai niente da fare, potresti accompagnare questa graziosa ragazza in infermeria?” disse facendo cenno prima alla castana e poi all’azzurra.
“C-che?” chiese, corrugando le sopracciglia in un’espressione incredula.
“Devi solo portare la tipa carina dall’infermiera mentre io, con un bastone e mezzo quintale di carne cruda penso a come placare l’appetito dell’altra” scherzò “Eddai… fai un favore a un fratello”
“Va bene” acconsentì “ma davo dirti che non è bello scaricare la gente come se fosse un pacco”
“Già, un attimo che vi presento: Den questa è Umi Ryuzaki, signorina faccia da pallone lui è Den Miller lo sfigato” Rise come un idiota, probabilmente del soprannome che aveva dato a Umi, era raro in effetti che chiamasse qualcuno con il suo vero nome, per lui inventare nomignoli era una soddisfazione.
“Fate un po’ di conversazione. Umi, raccontagli il perché di questo soprannome” Tagliò Elizaveta, prendendo Niko per il colletto della camicia e trascinandolo via, verso i distributori di snack probabilmente.

Den si schiarì la voce imbarazzato “Allora..” cominciò ma venne interrotto all’istante con un’occhiata di puro veleno
“Non voglio parlarne” strillò Umi, avanzando a grandi passi verso l’infermeria. In poco meno di un’ora quei due idioti avevano mandato in frantumi il suo buon’umore, il suo orgoglio e anche il suo naso. E tutto in un colpo solo. Avevano fatto jackpot, insomma…
Il ragazzo fu quasi costretto a rincorrerla “Non conosco i dettagli ma non prendertela troppo, Niko non sembra una cattiva persona, sarà stato un’incidente” disse sorridendo, il suo era solo un tentativo di tirarla su, dopotutto non conosceva così bene il suo coinquilino e prendere le sue difese era stato azzardato. Molto azzardato.
“Un’incidente?!” sbottò la ragazza ormai al limite della sopportazione “Senti caro, non ti permetto di fare commenti di questo tipo, in primis se non sai di chi stai parlando” gettò il fazzoletto per terra.
Den la fissava balbettando sillabe a caso, forse tacere fu la cosa migliore che potesse fare, una ragazza arrabbiata è come un tornado: arriva, distrugge e se ne va, la cosa migliore è starsene buoni e pregare che la furia duri il meno possibile.
“Tu non li conosci come li conosco io, quelli là vivono per dar fastidio alla gente perbene! Non può essere stato un’incidente, Elizaveta è una schiappa colossale a pallavolo e quando le passavano la palla si girava dall’altra parte, e invece oggi fa una schiacciata mai vista in due anni che facciamo ginnastica insieme e centra proprio me”
Il castano deglutì “M-magari ha solo sbagliato bersaglio…”
Umi ruggì “L’ho vista centrare il cestino con una pallina di carta dall’altro lato della stanza, quella ha la mira di un cecchino” quasi urlò, arrabbiata e sull’orlo di una crisi isterica.
“Ok, errore mio, quei due sono delle carogne” mise le mani in avanti, con i palmi rivolti verso la sua interlocutrice come per scusarsi, mai tentare di combattere una ragazza/ciclone.
L’azzurra fu felice di vedere che aveva trascinato il ragazzo dalla sua parte, era soddisfatta e dopo la sfuriata si sentiva più leggera.
Seguirono dei momenti di silenzio piuttosto imbarazzato, dove Umi guardava in basso verso le sue scarpe da ginnastica e Den si torturava i capelli
“Ehm, Umi... Che club frequenti?” fece poi lui d’improvviso.
Fu la prima cosa che gli venne in mente, essendo passato solo poco prima davanti alla bacheca degli studenti, e comunque anche la domanda più stupida andava bene se l’obbiettivo era rompere il ghiaccio.
“A dire il vero devo ancora decidere, forse nuoto e qualcos’altro” rispose, sembrava sorpresa da quella domanda posta in modo così improvviso.
“Oh, che coincidenza, anche io mi sono appena iscritto lì” sorrise e per la prima volta nella mattinata lei ricambiò, o almeno così parve agli occhi del ragazzo.
Intanto erano arrivati davanti alla porta dell’infermeria, e Den, da bravo galantuomo, bussò per lei.
“Grazie” disse calma, aprendo la porta bianco panna.
“Di niente” Sorrise “e, ci vediamo in piscina” e la salutò con un cenno.
Mentre si avviava verso la sua classe, consapevole che la sfuriata del professore al suo rientro era quasi inevitabile, pensò al suo coinquilino e nonostante il racconto di Umi lo avesse fatto riflettere su che tipo fosse quel Niko, adesso non poteva fare a meno di ringraziarlo per avergli fatto conoscere quella ragazzetta scorbutica dai capelli turchini.

~ ~ ~


In caffetteria non era difficile trovare posto, neanche per le matricole e c’erano abbastanza tavoli anche per i solitari o gli emarginati.
Appena entrata, Alyson si fiondò su uno di quelli liberi e spinse le sue compagne a sedersi con lei, alcune (quelle indecise) le mise sedute personalmente con uno strattone.
Ed eccola qua la banda al completo: Madeline, Giulia, Selvaggia, Vera, Marzia, Lucinda e Iris.
Agli occhi di Alyson era una visione che la rendeva felice come non mai. Guardò alcune delle sue compagne alzarsi per andare a prendere il pranzo, e quando furono tutte sedute, fra un boccone e l’altro decise di parlare.
“Ragazze, siamo qui riunite oggi per parlare di cose importanti” esordì forse un po’ troppo solennemente la bionda. Le altre la fissarono interrogative, sperando che continuasse senza bisogno di domande.
“Dobbiamo parlare di ragazzi” prese fiato, guardò una per una le discepole e riprese con più energia e convinzione di prima “Dobbiamo fare conoscenza! Questa scuola brulica di ragazzi carini e voglio scambiare almeno una parola con tutti entro la fine dell’anno, e voi mi seguirete, vero?”
Cadde il silenzio (per così dire, erano in una stanza piena di gente che mangia, parla e sfoga le frustrazioni scolastiche della mattinata urlando ai compagni...)
Madeline sbiancò, timida e riservata com’era sarebbe stata una tortura, Selvaggia aveva un’espressione divertita e ridacchiava immaginandosi quello che avrebbero combinato nei giorni successivi. Lucinda, Vera e Iris lanciarono un urletto di gioia, di quelli che solo le ragazze in compagnia di altre ragazze riescono a fare, Marzia e Giulia invece continuavano a fissarla con tanto d’occhi e un’espressione che sembrava dire “ma sta scherzando o è seria?”
Purtroppo per loro, la piccola Alyson non era mai stata tanto seria, era determinatissima a portare a termine il suo piano e non avrebbe accettato rifiuti.

~


Feralis e Lyra si sedettero a uno dei tavoli della caffetteria, erano reduci di un match di pallavolo all’ultimo sangue (Sì, perché senza Umi e con Corinne gongolante che se ne fregava della partita dopo aver assistito alla caduta della sua rivale, la bionda snob aveva passato il comando ad Azuma e se ne era lavata le mani, la forza delle due squadre si era bilanciata arrivando quasi a una situazione di parità) e non vedevano l’ora di rifocillarsi con un bel piatto caldo.
“Credi che Elizaveta e Niko passeranno dei guai per questo?” Chiese Lyra infilzando una polpetta.
“Non saprei, però non credo, anche se conoscendoli era più che palese che l’hanno fatto di proposito poteva davvero sembrare un’incidente” ragionò la castana.
Intanto al tavolo si era seduto Ethan, il vassoio pieno zeppo di cibarie e il suo solito buon umore.
“Che si dice?” cinguettò subito la ragazza con i codini alla vista del sorriso dell’amico
“Sai, dopo la lezione di biologia più noiosa che sia mai stata fatta anche solo prendere del cibo diventa un gran divertimento” rispose spiccio, ingozzandosi subito con quello che aveva nel piatto
Le due lo fissarono vagamente schifate ma non ci fece caso e continuò a trangugiare roba.
Poi distolsero lo sguardo quasi in contemporanea “Chi è stato eletto rappresentante di classe in classe vostra?” Chiese Feralis rivolgendosi a Ethan
Lui smise per un attimo di masticare e alzò gli occhi “Ah, sì… non mi sono informato bene ma credo che siano Bonney e Komor” e deglutì
“E indovina invece chi sono quelli di seconda?” fece Lyra con gli occhi che brillavano
“Chi?”
“La nostra Feralis!” entrambi fecero un piccolo applauso e la ragazza incriminata si alzò per un inchino, poi scoppiarono a ridere tutti e tre
“La mia scalata al potere inizia oggi! Anche se non ho ancora capito chi mi abbia votato” Feraligatr ridacchiò
“L’altro chi sarebbe?” chiese il moretto che finalmente aveva deciso di smettere di mangiare come un cavernicolo
“Umi Ryuzaki, se me lo chiedi non ho idea neppure di chi abbia votato lei…”
Risero di nuovo e finirono il loro pasto chiacchierando tranquilli.

~ ~ ~

Erano stati fregati, abbindolati, infinocchiati, intortati. Cotti e mangiati.
E la colpa era di Seraphìne, anche se questo disastro non era incriminabile solo a lei. Da sola non avrebbe mai potuto combinare tutto questo casino. La ragazza aveva la complicità di alcune sue compagne ovvero Reiko, Misaki, Lyra (con chissà quale stregoneria, visto la sua tendenza a starsene in disparte in questi tipi di eventi) e Blue, in più aveva fatto squadra con Gardenia, Alice, Jasmine e qualche povero ragazzo di buon cuore tipo Spighetto e i suoi fratelli che erano stati praticamente trascinati lì per le orecchie e la loro funzione era per lo più simile a quella di uno zerbino.
Adesso che erano una gang tentare di fermarli sarebbe stato come bloccare uno schiacciasassi lanciato in discesa con uno stuzzicadenti.
Il professore incaricato di tenere d’occhi le classi (sì, due nello stesso tempo) era il povero Elm e quando Seraphìne era venuta a saperlo si era illuminata, era un bravo professore ma certe volte era troppo morbido e accondiscendente.
Reiko, Blue e i loro dolci faccini avevano convinto il giovane occhialuto a far unire quarta e quinta per organizzare la gita in campagna, Gardenia e Alice avevano garantito che tutto si sarebbe svolto con la massima serietà e nel rispetto delle regole. Dopo essere stato tartassato di suppliche aveva acconsentito.
Ora le classi erano riunite in aula magna, dove Elm li aveva accompagnati più per gentilezza che per vera necessità, infatti sarebbero potuti entrare tranquillamente anche in altre stanze, ma almeno qui avevano più spazio e poteva controllarli tutti dal suo posto leggermente rialzato rispetto ai banchi dei ragazzi.
Reiko e Misaki erano sedute su un tavolo davanti alla classe, in quello accanto c’erano Lyra e Jasmine mentre Seraphìne e Gardenia erano in piedi. Tutti gli altri erano sparpagliati per l’aula e guardavano verso le due ragazze in attesa che iniziassero a spiegare i loro piani.
“Come sapete tutti gli anni la scuola organizza una gita nella campagna poco lontana da qui, ma quest’anno ci siamo messi d’accordo con il preside e con i professori e abbiamo deciso di organizzare un campeggio” La ragazza dai capelli rossicci mise le mani sui fianchi e fece un’espressione soddisfatta, lasciando la parola all’altra.
“Staremo fuori ben tre giorni, a proposito: ringraziateci pigroni. Dobbiamo ancora definire qualche particolare ed è per questo che servite voi” fece Phìnne prendendo un quaderno e una penna “Fatevi venire qualche idea, che due ore sono lunghe da passare in silenzio” concluse con tono vagamente trionfante.
Brock alzò la mano “Che ne dite di organizzare un falò? Così mangiamo tutti insieme e ci raccontiamo storie”
La castana prese nota e diede la parola ad un’altra mano alzata
“Ma sono tutti costretti a venire o si può scegliere se aderire o meno, piccola dittatrice?” chiese Damien piegato mollemente sul banco.
“No, per partecipare bisogna mettere il proprio nome nella lista e versare una piccola somma in denaro per comprare un sacco a pelo, nel caso non se ne abbia già uno. Ma non preoccuparti, tu sei già segnato (così come tutti i presenti in quest’aula), quindi quando vuoi portaci i soldi o dormi per terra, Coso
“Mi chiamo Damien, per l’amor del cielo, ci conosciamo da quattro anni. E non fingere di non ricordartelo per farmi arrabbiare, dittatrice formato tascabile!” Lui odiava essere ignorato, dimenticato o liquidato, ma se a farlo era una ragazza allora lo prendeva come un’offesa personale.
“Uff, quanto la fai lunga Daniel
Avrebbe voluto rispondere con uno dei suoi monologhi spacca-palle ma Misaki intervenne.
“Se magari la smetteste di stuzzicarvi come una vecchia coppia di sposi saremmo tutti più felici. Vorrei ricordarvi che abbiamo del lavoro da fare” senza saperlo aveva appena salvato il ragazzo dalla cartella che Shane stava per lanciargli in testa pur di zittirlo, o semplicemente per fargli del male gratuitamente…
Phìnne sbuffò stizzita e Gardenia parlò per lei “Altre idee?”

Vennero proposte varie cose, e i ragazzi sembravano particolarmente interessati e continuavano a esporre le proprie idee, alla fine (si erano segnate tutto, anche le idee più stupide per ricordarsi con che razza di cretini avevano a che fare) nell’elenco delle possibili cose da fare figuravano cose come: lezioni di botanica all’aperto, lotte clandestine nel fango, fughe nella boscaglia, un corso di sopravvivenza, terrorizzare i più giovani con storie dell’orrore…
Tutto sommato la riunione era andata bene, nonostante i soliti ragazzi sbuffanti o completamente estraniati (vedi Philip, Ikuto, Harry, Green, N, Zeina e Misty che si erano messi in un angolino e lì erano rimasti per due ore intere, alienati in un mondo che vedevano solo loro) e qualche commento che si poteva evitare.
Riuscirono anche a discutere della festa di halloween e parlare di un’uscita invernale sugli sci, ma niente di serio, solo discorsi laconici fatti di ipotesi.

~ ~ ~


L’ora di cena era passata da un po’, le lezioni erano finite da un pezzo e gli studenti erano liberi di fare quel che volevano.
Lya, questo era il nomignolo con cui si faceva chiamare, si sedette su una delle panchine del cortile e prese il cellulare dalla tasca.
Si mosse quasi meccanicamente, senza pensare troppo a quello che stava facendo, perché quelle azioni le aveva compiute altre mille volte. Andò alla rubrica e cercò un numero in particolare poi spinse il tasto verde e avvicinò l’apparecchio all’orecchio.
Poco dopo udì la vocina sottile di una ragazzina che diceva “Pronto?”
“Kimy, come te la passi?” chiese lei con voce allegra
“Sorellona, che sorpresa. Io sto benone e Biancavilla è calma come al solito, piuttosto sei tu quella con una vita interessante” Rise “C’è qualche bel ragazzo quest’anno?”
“Kimy!” la più grande arrossì furiosamente, sua sorella era un demonietto ma le voleva un gran bene “Mi spiace deluderti, ma per adesso non vedo altro che i soliti stupidi degli anni scorsi, ma magari qualcuno mi farà cambiare idea” ridacchiò
“Sei sempre la solita, ma dimmi: c’è un motivo particolare per cui mi hai chiamato?”
La realtà e che la sorellina un po’ le mancava “Volevo solo sentire come stavi, a scuola come va?”







What happened in the High:
Harry e Carlotta si incontrano per la prima volta, anzi si scontrano, ma la loro conversazione non è certo delle migliori. In quarta Seraphìne insieme a qualche sua amica e a delle ragazze di quinta organizza la gita in campagna, o meglio un campeggio di ben TRE giorni. In prima il prof Artemisio tiene una lezione d'arte ma intanto la cara Alyson pensa a come espandere le sue conoscenze, ovviamente tutte le sue compagne sono coinvolte (volenti o nolenti) in questa pazza caccia ai ragazzi.
In seconda si svolge la lezione di ginnastica con Furio, gioco scleto pallavolo, Umi dimostra alla classe la sua bravura (mentre Corinne muore d'invidia) almeno fino a che due idioti non decidono di metterle i bastoni fra le ruote, ma non tutti i mali vengono per nuocere perchè questo imprevisto le farà incontrare Den, fuggito dalla sua classe per evitare una lezione di biologia che mieterà più vittime del previsto.
Infine si scoprono i rappresentanti di classe di seconda e di terza, siete sorpresi?

N
ote autrici:

Questo cavolo di capitolo ha 5620 (fottutissime) parole. Se non ce la fate a leggervelo tutto in una volta vi capisco, magari mettete un segno a metà e fatevi una pausa...
In tutta sincerità spero di non dover mai più scrivere un capitolo come questo tutto da sola, ho quasi dato di matto, ma tutto sommato sono felice del risultato e anche a Scolopendra è piaciuto quindi ora ve lo proponiamo e speriamo che lo gradiate anche voi.
Ho allargato il font su richiesta, come vi sembra?
[Vongola]


Grazie tutti (perché se siete arrivati fino a quaggiù e riuscite anche a recensire vi meritate tutti i ringraziamenti di questo mondo)


  
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