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Autore: Stateira    04/02/2008    22 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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6B_Notte nel sogno di Draco, Derevan gli spiega che l’unico modo è dormire insieme, e lo implora di farlo

Draco scivolò su alcuni sassi sdrucciolevoli per la pioggia. Si rimise in piedi, imprecando a mezza voce per il ginocchio che gli bruciava come se fosse caduto su dei tizzoni ardenti, ma si decise ad andare avanti, almeno per quella volta.

 

- Hey, tu! – ringhiò, rivolgendosi al cielo livido e ferito dai tuoni.

 

Le gocce d’acqua continuarono ad abbatterglisi sulla faccia disordinatamente, senza fornirgli uno straccio di risposta. Ma pioveva maledettamente sempre, in quel posto?

 

Ridotto peggio di una spugna, e intirizzito da ogni fiato di vento che gli si accaniva addosso, Draco proseguì il suo breve cammino superando un muretto diroccato, e giungendo finalmente ad un dolce avvallamento del terreno da cui sorgeva, unico elemento di verticalità nello stendersi sconfinato della prateria, un grande salice piangente.

Era un luogo pacifico, eppure Draco era teso come una corda di violino, per nulla sedotto da quel senso di sicurezza fittizio. Sapeva che lo strano ragazzo identico a lui era sotto quell’albero. Lo aveva sempre trovato lì, a prendersi l’acqua come se niente fosse, senza provare nemmeno a sfruttare i rami cadenti per un po’ di riparo. Appena gli si fu avvicinato a sufficienza, lui ripiegò la testa e si affrettò a rialzarsi da terra. I suoi bizzarri vestiti grondavano fango, ma sembrava proprio che a lui non importasse un bel niente.

 

- Sei venuto a cercarmi? – domandò, a metà fra lo speranzoso e lo spaventato.

- Voglio sapere chi sei. – lo minacciò Draco.

Derevan si mordicchiò il labbro inferiore. – Ma io ho cercato di dirtelo. Solo che tu non mi hai mai voluto ascoltare. –

 

Draco si prese un respiro, perché ok, doveva stare calmo.

Vero, vero, non si poteva dire che fosse mai stato granché carino con lui. Ma andiamo, ti ritrovi catapultato in un sogno assurdo, e un tizio che pare il tuo riflesso viene a chiederti aiuto, farfugliando cose a proposito di millenni che se ne sono andati, di popoli di cui persino la storia si era dimenticata. Chi, a questo mondo, sarebbe mai stato carino?

Oh, maledizione, a parte Potter. Potter non fa testo.

 

- E va bene, parliamo con calma. – concesse. – Io ti starò a sentire se tu ti deciderai a spiegarmi perché sei nella mia testa, e chi mi ha trascinato in questo casino. –

- D’accordo, però, potresti fare una cosa, prima? – Derevan lo guardò in modo strano, come se fosse dispiaciuto per lui. – Potresti far smettere questa pioggia, per favore? –

 

Draco sgranò gli occhi. – Cheee? –

- Non riesco a comunicare con te, finché continui a rovesciarmi addosso montagne d’acqua. –

- Io non rovescio proprio un bel niente! –

- E invece sì. – insistette con pazienza Derevan. – Io mi accorgo che tu stai arrivando perché all’improvviso comincia a piovere, e quando ti risvegli, la pioggia cessa. Che cos’è che ti fa piovere? –

 

Draco arretrò di un passo, e lo fece perché le parole di quel tipo, il suo tono, il suo sguardo, lo avevano niente meno che terrorizzato.

 

- Senti, non fa nulla. – ritrattò Derevan. – Mi prendo la pioggia, non andare via. Mi diresti come ti chiami? –

- Uhm. Mi chiamo Draco. –

- Draco. Io mi chiamo Derevan. Te l’ho detto, no? –

Draco detestò il non riuscire a trovare alcun tono di rimprovero, nelle sue parole. Ma che cos’era, un diavolo di Tassorosso?

 

- Sì, sì, lo so. –

- Bene. Sono felice di poterti conoscere. –

- Io sarei felice di sapere che cosa vuoi da me. –

 

Derevan accarezzò delicatamente una treccia di foglie che cadevano dai rami del salice. – Vorrei che tu mi aiutassi a trovare una persona che mi è molto cara. – spiegò con semplicità.

 

Draco sussultò. Quello che gli aveva detto Potter era la verità, ma non era quello il problema principale. Non sussistevano ragioni valide per dubitare della sincerità di uno stupido Grifondoro come lui, ma adesso, lui cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli che la pappa era già pronta, farlo patire un po’, scoprire cosa poteva venirgliene in cambio?

 

Oh, al diavolo.

 

La sua priorità assoluta era quella di levarsi il maledetto ragazzino impiccione dai piedi, no?

 

- D’accordo. D’accordo, stammi a sentire. – prese fiato, prima di affondare il colpo di grazia. – C’è una persona che conosco, e che mi ha parlato di te. Dice di conoscerti, e di conoscere un certo Marzio, ma io non ho capito quasi nulla di quello che mi ha detto, perché… -

- Marzio? – lo interruppe Derevan. – Hai detto Marzio? –

- Uhmpf. Non è lui quello che cerchi? –

 

Derevan gli rivolse uno sguardo talmente limpido che lo spaventò di nuovo. 

 

- Tu non dovresti vederlo. Non riesci a vederlo, vero? –

- No. Ma c’è questo… tizio, che ci riesce. Perciò mi ha chiesto di parlare con te, e di chiederti, non lo so, qualcosa. –

 

Nell’aria c’era l’odore forte di erba bagnata e di terriccio che si levava, sbalzato dal cadere delle gocce di pioggia.

 

- Riferirai a questa persona ciò che ti dico? –

- E’ ovvio, no? –

Derevan annuì. – Allora, potresti chiedergli di riferire a Marzio una cosa? Che l’ho aspettato. Sempre. Ecco, solo questo. –

 

Draco si sentì avvolgere da sentmenti che, strano a dirsi, sembrava avessero a che fare proprio con elementi come quelli. Improvvisamente quel ragazzo biondo gli parve meno pericoloso, e meno detestabile. C’era qualcosa di strano nel guardarlo, come se lui avesse avuto qualcosa che Draco non aveva, nonostante fossero così identici; qualcosa che Draco non gli invidiava, e non per cattiveria.

 

- Così, conosci l’aspetto di Marzio. –

- Beh, l’aspetto di Potter. –

- Come si chiama? –

Draco prese tempo.

- Harry Potter. – disse tutto d’un fiato. – E’ quello che vede Marzio. Se loro si assomigliano come noi, allora è come se l’avessi visto. –

 

Derevan annuì, e all’improvviso fece un sorriso furbetto. – Si assomigliano di sicuro. – asserì. – Ma dimmi un po’, non ti andrebbe di vedere il Marzio quello vero? –

 

Draco inarcò le sopracciglia, suo malgrado interessato. – Saresti capace di mostrarmelo? –

- Beh, solo se tu lo vuoi. –

 

E così dicendo, agitò un dito nell’aria piovosa, e subito tutto quanto prese ad ondeggiare, come se all’improvviso una gigantesca lente d’ingrandimento si fosse frapposta fra gli occhi di Draco e la realtà.

 

*          *          *

 

Come niente, si ritrovarono in una macchia boscosa. Draco barcollò un attimo, prima di ristabilire l’equilibrio e darsi un’occhiata intorno, nella speranza di orientarsi.

Fatica sprecata.

 

- Guarda laggiù. –

Derevan indicò l’orizzonte alla loro destra, dove oltre l’intrigo verdeggiante degli alberi, si scorgeva una sorta di mole scura.

- Quella è la città dove sono nato, Venta. È la città principale dell’Icenia. –

- Siamo in Icenia? –

Derevan inclinò la testa, sorpreso. – Conosci l’Icenia? –

- Conosco la storia della mia nazione. – protestò Draco. – So che I’icenia era abitata da popolazioni celtiche. –

- Oh. E sai anche che subì un’invasione, da parte di un potentissimo popolo che veniva dal continente? –

 

Draco rimase imbambolato. Non perché non lo sapesse, ma perché ora filava tutto. Decisamente, quel ragazzo si portava dentro una montagna di cose che lo rendevano ancora più senza tempo di quanto già non fosse. Eppure tutto se ne restava sotto quella pelle mite che sembrava non dovesse mutare mai.

 

- Quindi tu hai combattuto contro Marzio? –

 

Derevan gli fece un sorriso dolce. E non era possibile che qualcuno potesse sorridere di una domanda del genere.

– Seguimi. – gli disse, senza dargli una risposta.

 

Insieme, presero la via opposta a quella che li avrebbe portati a Venta, inoltrandosi nella vegetazione robusta. Non pioveva, in quel posto, anzi c’era un certo tepore piacevole che regalò un po’ di sollievo alle ossa del povero Draco.

Il Serpeverde giravoltò varie volte su sé stesso, ormai rassegnato a non riconoscere nulla di familiare, ma deciso ad andare quantomeno in fondo a tutta la faccenda. Non capitava tutti i giorni di godersi dal vivo un paesaggio morto da duemila anni.

Talmente occupato a imprimersi nella mente ogni dettaglio, finì per sbattere contro la schiena di Derevan, che gli si era fermato davanti bruscamente.

- Hey, ma che diavolo combini! –

- Shhh. –

 

Derevan fece un cenno con la testa, verso il tronco di un albero.

 

Ai piedi del quale stavano seduti… lui. E Potter.

 

- Un momento. –

- Non devi allarmarti. – lo prevenne Derevan. – Quelli siamo io e Marzio. Ti sto mostrando un mio ricordo, ora, Draco. –

- Eh? Come una specie di Pensatoio? –

- In qualche modo, sì. –

 

Draco tornò a concentrarsi sui due personaggi seduti. Lui – cioè, Derevan. – teneva in mano un coltellino, con cui stava riducendo in scaglie la corteccia di un albero, mentre l’altro, il Potter romano, lo stava ad osservare in silenzio.

 

- Sei un maestro con le pozioni. – disse improvvisamente Marzio.

- Questa non è una pozione. È un infuso contro la febbre. –

- La febbre? –

- Uhm. Alcuni bambini della mia città si sono malati. Uno è morto. Era piccolo, figlio di un bravo cacciatore. –

- Oh. Mi spiace. –

Derevan fece un rapido cenno di diniego. – Da quando camminare su questa terra non è più sicuro, non è facile andare a cercare erbe. E questo boschetto non potrà durare per sempre. –

 

Marzio si mise in ginocchio, e piantò i pugni per terra per potersi sporgere di più. – E’ colpa mia, vero? – mormorò.

Derevan smise di lavorare la corteccia. Posò la ciotola che aveva riempito ai suoi piedi, e si dedicò solo allora a rispondere all’impaziente romano, come se due azioni così importanti non si fossero potute svolgere nello stesso momento.

- Non ci sono colpe, gli uomini combattono per la terra e per il cielo. È così da sempre, e sempre sarà così. –

- Ma non è giusto. – protestò Marzio. – Non è giusto che bambini innocenti muoiano senza nemmeno sapere che cos’è la guerra. Noi non vogliamo farvi del male, Derevan, se tu convincessi la tua gente ad arrendersi… -

- Questo è escluso. – lo interruppe l’Iceno. – Il tuo popolo delle aquile non è il solo ad avere un orgoglio, uomo d’armi. –

 

Marzio si zittì.

 

Il rumore della corteccia che tornava a frantumarsi fra le dita esperte di Derevan faceva da accompagnamento al frusciare delle foglie, e al cinguettio allegro di qualche uccello appollaiato su uno dei tanti rami.

 

- Allora, ti procurerò io tutte le erbe che servono. – disse il Romano, risoluto. – Non sarai più costretto ad uscire, ti basterà chiedermi ciò che ti occorre, e io te ne farò avere dieci volte tanto. –

- Dieci volte. – sorrise mitemente Derevan.

- Cento volte. – ribadì Marzio. – Qualsiasi cosa, purché tu non debba rischiare la vita fuori dalla tua città. –

Derevan sospirò. – Sono capace di difendermi. –

- No, non è vero. Tu non avresti il cuore di uccidere un uomo. -

- Non è questo che… ah! –

 

Un gesto brusco, e la lama del coltellino si conficcò nel palmo di Derevan, che la estrasse frettolosamente dalla ferita, digrignando i denti.

 

- Fammi vedere. –

- Non è importante. Sto bene. –

 

Marzio fece una strana smorfia di rimprovero, e gli agguantò il braccio con un movimento sorprendentemente veloce.

 

- Stai sanguinando. – borbottò, come se avesse voluto farlo sentire in colpa. – Ecco, ci penso io. –

- Ma cosa fai, no! –

 

Troppo tardi. Marzio aveva appena strappato a viva forza un lembo considerevole di stoffa bianca dalla sua tunica.

- Ecco, avvolgi stretta la ferita, fermerà l’emorragia. –

Derevan lo osservò in silenzio, concentrato nella delicata operazione di bendaggio. Suo malgrado, arrossì.

 

- Ti preoccupi troppo. –

- Certo che mi preoccupo. – Marzio gli rivolse un sorriso ampio, e quasi divertito. – Lo sai che non c’è nulla al mondo di cui mi preoccupi di più, mea spes. –

Derevan si strinse fra le dita la fasciatura, macchiata del suo sangue che pian piano si rapprendeva, e si lasciò abbracciare.

 

- Sei spaventato? –

- No. Non ho mai paura di niente, quando ci sei tu. –

Marzio gli scompaginò delicatamente i capelli biondi, e ne baciò una ciocca. – Allora vorrei essere al tuo fianco sempre. –

- Potresti farmi prigioniero. –

Marzio inarcò un sopracciglio. – Di nuovo? –

- Sono stati giorni felici per me, quelli. Non può esistere prigionia più bella. –

- Se dici così, finirò con il rapirti davvero un’altra volta. E poi, ai miei soldati spiegherò che tu sei l’unico barbaro che riesca a scovare, fuori dalle mura di Venta. –

 

- Barbaro? –

 

Draco, che fino a quel momento non aveva praticamente respirato, riuscì a racimolare la forza solo per ripetere quella misera parola.

- Non lo dice con disprezzo. – lo giustificò Derevan. – Loro chiamano così chiunque non sia della loro terra. –

 

Proprio in quel momento, dopo alcune frasi che Draco si era perso, Marzio fece voltare Derevan, ancora nel suo abbraccio, e gli baciò le labbra, in silenzio, immobile.

 

Draco sbarrò gli occhi, e si ritrovò soltanto a chiedersi perché lo sapeva già. Perché era come se avesse sempre saputo che Derevan era innamorato di quel Marzio.

Gli tornò in mente la conversazione con Potter, e come si era sentito strano insieme a lui; e anche come aveva aggredito Hermione Granger, il giorno prima. Di quell’episodio sconnesso, ricordò soprattutto l’immensa, stupida voglia di piangere che lo aveva assalito.

 

Il familiare senso di nausea e di spaesamento di prima lo travolse tutto d’un tratto, ributtandolo quasi con violenza sotto al salice da cui erano partiti.

 

- Sei turbato? – indagò prudentemente Derevan.

 

E la sua era una gran bella domanda.

Perché no, non era turbato. Cioè sì, lo era, dannazione se lo era, ma non perché era Marzio. Quello era logico, era qualcosa di necessario, ma il fatto era che Marzio assomigliava a Potter un po’ troppo, per i suoi gusti, anche se non aveva quei suoi stupidi occhiali, e, insomma, quel suo aspetto sofferente.

 

- Quel tipo mi sembra più sveglio di Potter. – disse, tirando un po’ le somme.

- Però. – ridacchiò Derevan. – Sei uno che non le manda a dire tu, eh? Chissà questo povero Potter, quanta pazienza. –

- Bah, io detesto Potter. –

- Lo detesti? – si stupì Derevan. – Ma dai. È strano che le anime gemelle provino sentimenti opposti a noi. –

- Lo odieresti anche tu, se lo conoscessi. È sempre così pateticamente leale, e perfettino, e buono con tutti, e incorruttibile. Sembra che… -

- … Sembra che il suo senso della giustizia sia più solido di qualsiasi altra cosa. –

 

Draco boccheggiò, mentre Derevan lo osservava di sottecchi. – Ho ragione? –

 

Draco fece una specie di smorfia.

 

- Già. – si rispose da solo Derevan. – Lui era così. Era l’uomo della giustizia. Ascolta, Draco, mi rendo conto di chiederti molto. Ma lui mi manca più di quanto mi manchi tutta la mia vita, e io non potrei mai perdonarmi di perdere quest’occasione. –

- Che cosa vorresti dire? –

L’Iceno sollevò lentamente lo sguardo su di lui, timoroso. – Esiste un modo, per permettermi di rivedere Marzio. Mi aiuteresti? –

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Eccomi di ritorno dalla montagna, yahoo! Con la mia tuta nuova fiammante da perfetta shinigami (liberi di non crederci: pantaloni neri e giacca bianca, con tanto di stemma della Terza Compagnia appiccicato sulla schiena, Gin Ichimaru ruuuulez!), mi sono dedicata all’abbattimento indiscriminato di ignari snowboarder su e giù per le Dolomiti, con i Within Temptation a fare da colonna sonora. Mi sono giocata un ginocchio, e mezzo fratello, e ho scoperto perché la nera “muro” si chiama così, ma sono esperienze…

 

Ma torniamo a noi!

 

Allora, ce l’abbiamo? Chi di voi si è orientato, con il famoso pezzo di stoffa insanguinato che Harry ritrovò in occasione di uno dei primissimi incontri con Marzio?

Scommetto che siete in pochi, ma non vi preoccupate: è quello che vi dicevo sulla piena godibilità di questa storia.

 

Nota: Mea Spes significa “mia speranza”. È un’espressione che a noi può apparire singolare, ma che allora era molto dolce, un po’ come “amore mio”.

 

Subito le risposte, come promesso!

 

Crissunrise: wawawa, ma grazie! Non ti preoccupare, adesso Draco entrerà nel pieno ruolo di protagonista nella fic!

Isuzu: con questo capitolo ti si saranno chiarite un po’ le idee, spero!

Ginny W: ti ringrazio moltissimo, e anche per la recensione su NA!

Herm: eh, si sa che Draco è un po’ antipatico, ma per me si lascia andare…

Francesca Akira: mah, e chi lo sa… certo che povera Herm! XD

Hokori: in realtà Derevan ci riserverà delle strane sorprese, già da questo capitolo si intuisce che tipo è…

The fly: visto che ti ho accontentata subito?

Puciu: su su, coraggio neuroni, il mistero si risolverà presto! E anche sulle parti slash, qualcosa bolle in pentola, già da adesso…

Rodelinda: hihi, quoto in pieno. E ti ringrazio delle tue parole, mi riempiono di gioia.

Smemorella: ma certo che te la farò leggere. È una spassosissima tesi sul dionisismo in Alessandro Magno, che altro non è che un’infima scusa per parlare impunemente di orge gay. Che ti aspettavi da me! XD

Tsubychan: adesso verrà il turno di Harry, intanto spero che tu ti sia goduta questo Draco un po’ confusetto!

Little star: mah, sarà già innamorato? Lo dirà a Marzio? E gli elefanti volano? Quesiti complessi e misteriosi… ti dirò, Draco se non è un po’ acidello non ci piace, meno male che c’è Derevan, che è un tesorino…

Lady: mia cara, noi andremo d’accordo. Tanto per cominciare, fila a leggerti “Swords” prima che si saturi di capitoli, perché sto scrivendo miliardi di cose, perché quando si tratta di bei ragazzotti shinigami non mi ferma più nessuno. Secondo: dimmi che anche tu sei convinta che il komos di Persepoli nasconda un qualche rito dionisiaco di purificazione di Tebe! Prevedo di scriverci chilometri di pagine, e devo assolutamente convincere tutti i miei prof dell’importanza di tutto ciò per Alessandro!!! Ok, fine delirio. Uhm, guarda, sui nomi, sia di Marzio che di Derevan, ci saranno delle delucidazioni in corso d’opera. Comunque ti anticipo che il nome Marzio l’ho scelto senza un motivo pregnante, in realtà è uno di quelli che preferisco, volendo evitare Tibullo, Gallo, Arsio  compagnia.

Blaise: grazie grazie grazie (no, non si era capito proprio, ma nemmeno un po’ XD)

melisanna: uhm, trovi? Guarda, potrebbe benissimo essere, perché sto cercando, come dire, di raggiungere uno stadio un po’ più profondo della caratterizzazione dei personaggi, perciò è più che probabile che prenda qualche cantonata con il povero Harry. Ci farò più attenzione, e d’ora in poi, con l’entrata in scena più costante di Draco, spero che le cose si equilibrino meglio!

dark: hihihi, ci siamo intese alla perfezione allora!

Jill:wuhu, e vai con le tesi vergognose, propongo di fondare un’associazione!

Koorime:non ne parliamo, è il mio timore più grande, so già che non riuscirò a trattenermi!

  
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