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Autore: bolladisapone_    25/07/2013    11 recensioni
Se Harry potesse vedere il suo Louis almeno una volta prima di morire è sicuro che poi potrebbe beffarsi degli angeli in Paradiso di aver visto già uno di loro in vita, che per uno strano segno del destino un giorno cadde dalle nuvole, ritrovandosi sulla Terra. Soltanto per lui.
Perchè per lui Louis è un angelo.
Il suo angelo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“Si può sapere dove mi stai portando?” squittì il riccio, spinto dolcemente dal maggiore che ridacchiava alle sue spalle.
-“Una sorpresa è una sorpresa, Styles. Se te lo dico non è più una sorpresa.”
Harry si ritrovò a sbruffare, cercando di nascondere un sorrisino che minacciava di disegnarsi sulle sue labbra da un momento all’altro.
Erano usciti di casa da dieci minuti buoni, e proprio non riusciva a capire dove Louis volesse andare a parare.
Fu fermato improvvisamente dalle mani del maggiore che gli strinsero i fianchi, attirandolo a se per abbracciarlo dolcemente alle spalle.
-“Fermati.” sussurrò, ed il riccio eseguì senza proferir parola.
Rimasero immobili per attimi infiniti, con le dita di Harry che si intrecciavano a quelle di Louis, abbracciando il proprio corpo, stringendosi un po’ di più al petto dell’altro.
Cos’erano in quel momento Harry proprio non lo sapeva, l’unica cosa certa era che gli piaceva da morire ciò che stavano condividendo.
Senza pretese, senza parole, senza etichette.
Erano loro insieme e basta, non importava il resto.
Louis lo strinse a sé ancora per un po’, prima di lasciargli un bacio tra i capelli ed aprire la porta chiusa davanti a loro.
-“Ti ho portato a mangiare il muffin più buono della città.”
Harry a quelle parole rise, camminando tra le braccia dell’altro ragazzo che lo stringeva al petto.
Il freddo venticello della sera venne velocemente spazzato via dai loro vestiti, sostituito dal dolce calore della tavola calda.
Louis guidò il riccio fino ad un tavolo infondo alla sala, facendolo sedere e sedendovisi di fronte, sospirando.
-“Cominciava a far freddo lì fuori.”
Si morse il labbro inferiore, puntando lo sguardo sul viso leggermente arrossato dell’altro, studiandone piano i lineamenti.
Louis si era fermato fin troppo spesso a fissare i dettagli del viso del riccio, ma mai si era sentito così.
Lo guardava negli occhi, affondando in quelle iridi verdi e lucide, sorridendo al pensiero: è mio.
E ad ogni nuovo dettaglio che i suoi occhi studiavano, quel pensiero gli si ripeteva nella mente come il più bel ritornello di una canzone.
E’ mio, è mio, è mio, è mio.
Si chiese se questa fosse la sensazione di cui tutti parlavano.
Si chiese se loro due fossero quel sentimento di cui i film trattavano, le canzoni parlavano ed i giovani d’oggi sognavano.
E tra le mille domande, con un sorriso, lui sapeva solo rispondersi con un è mio che sembrava essere la cosa più importante di tutte.
Scosse appena la testa, sciogliendo definitivamente il nodo dei suoi pensieri, mentre il riccio di fronte a lui fissava davanti a sé con le labbra piegate in un lieve sorriso.
-“Lo so che stai pensando a qualcosa.”
Il sussurro roco riempì il silenzio creatosi tra i due, insieme al silenzio che avvolgeva l’intera tavola calda.
Louis sorrise, roteando gli occhi con fare teatrale, prima di alzarsi ed accarezzare appena il dorso della mano dell’altro.
-“Vado ad ordinare, torno subito.”
Harry inarcò le sopracciglia, voltando il viso verso l’altro, sentendo una morsa attanagliargli lo stomaco.
Perché non posso vederlo? Fa così male.
Abbassò lo sguardo e annuì con un leggero sorriso a velargli le labbra, prima che Louis, dubbioso e leggermente preoccupato per il cambiamento repentino dell’altro, se ne vada per dirigersi al banco principale.
Saettò tra i tavoli fino a ritrovarsi davanti la vetrina ripiena di dolciumi appena sfornati.
Sorrise alla vista e si piegò sulle ginocchia per osservare meglio ogni cosa, e proprio come un bambino poggiò il dito sul vetro, spostandolo lentamente lungo esso insieme allo sguardo, seguendo lo stesso percorso.
-“Mi da due di quelli?”
Indicò due muffin al cioccolato dopo aver studiato gli altri dolci con accurata minuziosità, per poi rialzarsi e sorridere alla donna che con un sorriso lo servì.
-“Poi ha aperto gli occhi ed ha balbettato ‘ci vedo di nuovo’. Ti dico che è stato come assistere ad un miracolo!”
Louis si congelò sul posto, voltando di scatto il viso verso l’anziano signore che aveva pronunciato la frase.
Voltò lo sguardo alla ragazza che, confusa, teneva ancora il sacchettino contenenti i due muffin a due centimetri dal suo viso.
Annuì appena e con un leggero sorriso recuperò il sacchettino, avvicinandosi timidamente al tavolino dove l’anziano discuteva con un giovane uomo.
-“Mi scusi..”
Chiese in un sussurro, ­facendo voltare di scatto i due uomini che lo scrutrarono sospettosi, prima di annuire.
-“Sono indelicato, lo so, ma.. non ho potuto non ascoltare ciò che avete detto.”
Posò uno sguardò su Harry che, dall’altro lato della sala, ticchettava le dita sul tavolo di legno.
Avrebbe fatto qualunque cosa gli sia stata possibile pur di far riaquistare la vista al riccio. Avrebbe donato la vita, se solo fosse stato necessario.
Si sedette velocemente, puntando lo sguardo non più timoroso o timido negli occhi dell’uomo di fronte a sé.
-“Ho un amico cieco ed io.. io volevo chiederle, con mie più sentite scuse per averla disturbata, di cosa stesse parlando.”
Il volto dell’anziano si ammorbidì in un sorriso, mentre lentamente annuiva, poggiando una mano grande e segnata dagli anni su quella piccola e liscia di Louis.
-“Cosa vuoi sapere?”
Il sorriso del giovane si ampliò mentre spostava appena lo sguardo sul giovane, che lo fissava ancora incuriosito e stupito, e poi di nuovo sull’anziano che lo guardava ora in modo comprensivo e dolce.
-“Qualunque cosa possa aiutarmi.”
Il suo interlocutore si sedette meglio sulla sedia scomoda della tavola calda, per poi prendere un sospiro ed iniziare a parlare.
-“Ho un figlio che per colpa di una malattia ha cominciato a perdere lentamente la vista, fino ai 13 anni in cui l’ha persa completamente. Ho scalato mari e monti per cercare una qualunque cura che potesse almeno migliorarlo. Infondo tu cosa faresti per tuo figlio, giovanotto?”
Louis annuì e basta, mentre sul volto rugoso e segnato dagli anni si apriva un’espressione d’onore e d’orgoglio, prima che ricominciasse a parlare.
-“Ed infine, dopo circa 5 anni ho trovato finalmente un dottore che stava sperimentando una cura con le cellule staminali. Ovviamente il risultato non era garantito, ma perché non rischiare? Infondo aveva una possibilità di ricominciare a vivere.”
Il liscio assorbì piano le informazioni, sentendo il respiro bloccarsi in gola ed il sorriso illuminarsi sul suo viso.
-“Potrebbe darmi il nome di questo dottore? O il numero di telefono. Qualunque cosa, la prego.”
Chiese speranzoso, mentre il giovane accanto all’uomo gli sorrise e per la prima volta parlò.
-“Dovrei avere il biglietto da visita ancora in borsa. Sa, ho il vizio di portare mille biglietti da visita sempre con me.”
Rise e Louis si lasciò coinvolgere in una leggera risata, mentre trepidante teneva fisso lo sguardo sulle mani dell’altro che erano alla ricerca di ciò che poteva essere la salvezza del suo ragazzo.
Il suo ragazzo. Poteva davvero definirlo così? Al solo pensiero gli tremavano le mani.
Non era sicuro di riuscire a reggere tutto quel susseguirsi di pensieri che gli si creò nella mente.
La sua vita si era completamente sconvolta da quando quel ragazzo riccio era entrato a far parte della sua vita in un modo così semplice da fargli accapponare la pelle.
Nulla sarebbe potuto essere più semplice e facile di così, e Louis con un sorriso si chiese se non fossero poi queste le vere storie da raccontare.
Niente di particolare o sconvolgente come succede nei film o nei libri, nessuno scontro e nessun libro caduto.
Non c’era stato nessun litigio, nessun incontro online, nessun grande incontro.
Solo due ragazzi che per caso si sono incontrati e poi si sono amati.
No, non avrebbe voluto niente di diverso.
Non avrebbe voluto diverso il loro rapporto, il loro incontro, il loro primo bacio.
Ma soprattutto non avrebbe voluto Harry diverso.
A lui andava bene un Harry che gli chiedeva aiuto per camminare, un Harry che lo lasciava diventare il suo faro e la sua guida, un Harry che aveva bisogno di lui e che sempre ne avrebbe bisogno.
Ma voleva che il riccio tornasse a vedere perché voleva che Harry si sentisse normale, che si sentisse degno, che tornasse a vivere.
Il bigliettino che da un secondo all’altro fu posato sul tavolino dal ragazzo più giovane gli fece bloccare il respiro, mentre gli occhi si appannavano lentamente per via delle lacrime.
Ci stava riuscendo davvero. Lui poteva aiutare Harry.
-“Ma ascoltami, ragazzo..”
Ora era l’anziano signore a parlare, mentre lo guardava dispiaciuto.
-“E’ molto lontano da qui, e costa tanto.. troppo, per un ragazzo giovane come te.”
 -“Ce la farò.”
Fu la risposta rapida di Louis, accompagnata da un sorriso tutto denti labbra ed occhi.
-“Ce la farò. Grazie mille, lei.. lei è la nostra salvezza.”
L’anziano lo saluto con una stretta di mano, facendogli cenno con il capo di tornare da Harry che, ancora seduto al tavolo, cominciò ad accoccolarsi contro un angolo del tavolo, con la schiena contro il muro.
Si chiedeva perché Louis non fosse ancora tornato, perché ci mettesse così tanto.
Harry non l’avrebbe mai confessato, ma aveva bisogno di Louis come aveva bisogno dell’ossigeno che aveva nei polmoni.
Aveva bisogno delle sue mani che lo sfioravano ogni secondo della sua vita, perché Louis la vita gliel’aveva ridata.
Ed Harry sapeva che avrebbe potuto portargliela via di nuovo soltanto lui.
Alzò il viso al rumore dei passi che si avvicinavano, sentendo poi le labbra del maggiore posarsi sulle sue in un bacio contento e spensierato.
-“Scusa se ci ho messo tanto, ma ho scelto il muffin migliore di tutti.”
Harry sorrise e, finalmente, ogni tassello tornò al posto giusto.
Lui non poteva assolutamente farcela, senza Louis.
  
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