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Autore: Giglio    06/02/2008    0 recensioni
Una ragazza scappa il giorno prima del suo matrimonio, confusa e smarrita finirà a casa del suo ex-ragazzo.
Un viaggio attraverso il suo presente passato e futuro, per capire il perché delle sue scelte.
Un viaggio che le permetterà di capire se vuole vivere normalmente con un ragazzo da sogno, o in un sogno con un ragazzo normale.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VUOI SPOSARMI

VUOI SPOSARMI

 

Il cellulare non voleva saperne di resistere neanche per quei due secondi necessari ad Elisa per chiamare Christian e dire al ragazzo che avrebbe fatto tardi. Non poteva pensarci, aveva già dieci minuti di ritardo, e ce ne sarebbero voluti altrettanti per arrivare. Continuava a sentire la voce autoritaria e ironica di lui chiederle di non ritardare come al suo solito. Non sopportava che Christian si raccomandasse qualcosa, o desse per scontato che lei avrebbe combinato una delle sue, perché ecco che effettivamente Elisa sbagliava qualcosa e dava a lui l’opportunità di continuare a prenderla in giro.

Arrivata nel luogo da lui indicato, Elisa scese dalla macchina e cominciò a correre per recuperare qualche istante, ma dopo pochi passi fu costretta a tornare indietro a cambiarsi le scarpe, in quanto aveva indossato delle scarpe da ginnastica per guidare, che poco s’intonavano con l’abito da sera che portava. Inginocchiata sulla poltrona, cercava furiosamente le splendide scarpe nere che s’intonavano perfettamente alla borsetta nuova e al suo elegante vestito, sforzandosi di ricordarsi dove le aveva mai potute mettere e scacciando la sua immagine che esce in fretta di casa con nulla in mano al di fuori della piccola borsetta e le chiavi della macchina.

"Non posso presentarmi così" pensò tra sé e sé ormai arresasi all’idea di aver dimenticato le scarpe a casa.

"E di tornare a casa non se ne parla, non prima di essere riuscita ad avvisare Christian almeno", continuava a pensare cercando di non scoppiare in lacrime al pensiero di quanto poteva essere sciocca e sbadata.

Si diresse scoraggiata verso la porta del locale in cui il ragazzo l’aspettava, aveva deciso di avvicinarsi e di chiedere a qualche cameriere di andare a cercare Christian e di farlo uscire, ma una volta davanti al locale, appena chiese del fidanzato, un uomo sulla quarantina l’avvicinò con aria molto cortese e la invitò ad entrare.

- No aspetti, volevo chiederle di chiamare Christian, il signor XX - cercò di spiegare, mentre si guardava intorno controllando che nessuno le fissasse i piedi.

- Lei è la signorina xx? - le chiese l’uomo che sembrava non ascoltarla.

- Sì, sono io e ora mi può chiamare il signor XX per favore? - rispose sorpresa Elisa, stupendosi di essere così attesa, e spaventandosi al pensiero che la notizia che sarebbe dovuta andare via avrebbe deluso molto il ragazzo che l’attendeva con ansia, insieme a personaggi molto importanti per lui.

- Ho ricevuto ordini precisi di farla entrare appena fosse arrivata - le disse l’uomo trascinandola con cortesia, ma con aria minacciosa sempre più all’interno del locale.

- Ma lei non capisce, aspetti non posso entrare, io ho… - cercava di spiegargli Elisa, quando si accorse che due giovani cameriere la fissavano da testa ai piedi ridendo.

- …mi porti dal signor XX, per favore - concluse Elisa non volendo dare la soddisfazione alle due cameriere che ridevano di lei e delle sue scarpe, e cercando di assumere l’aria di chi non ha niente che non vada.

La stanza in cui l’uomo la condusse era completamente deserta e buia, Elisa si voltò per dire all’uomo che c’era una errore, ma di lui non c’era più traccia. Sola nella stanza buia la ragazza rimase per un attimo immobile cercando di capire cosa stesse accadendo, trattenne il fiato per un attimo, ricordando lo strano comportamento del fidanzato negli ultimi giorni e le strane risatine della madre che s’interrompevano non appena lei entrava nella stanza.

All’improvviso la sala buia s’illuminò di una luce fiocca, e mentre dal pavimento usciva del fumo dall’odore di talco, dal tetto scendevano palloncini di tutti i colori, e davanti a lei, nonostante il fumo intenso, Elisa scorse la figura di Christian. Alto, fisico atletico, sembrava quasi un Dio greco, o comunque qualche figura mitologica di cui la giovane non ricordava mai il nome.

Mentre il fumo si dilatava e i palloncini finivano di cadere, una musica nota alla giovane cominciò a suonare ed invadere ogni angolo della stanza in cui si trovava; presa tra le braccia di Christian si lasciò trascinare in un ballo che percorreva la stanza ricoperta da palloncini colorati e striscioni con la scritta "VUOI SPOSARMI?".

Con le lacrime che le rigavano il viso dopo alcuni lenti volteggi Elisa si fermò con le gambe tremanti e mentre guardava emozionata negli occhi il giovane che aveva davanti, con un filo di voce chiese:

- Perché? -

Christian la guardò con i suoi occhi neri penetranti e con la sua solita aria ironica e sfacciata, e rispose guardandola con un sorriso beffardo ma dolce:

- Perché neanche cercandola in ogni angolo del globo potrei trovare una ragazza tanto imbranata da presentarsi ad una delle richieste di matrimonio più romantiche degli ultimi tempi, vestita con una grazioso abito da sera ma indossando delle ridicole scarpe da ginnastica logore. –

La ragazza, che si era dimenticata delle scarpe che portava ai piedi, si portò la mano alla bocca e rimase imbambolata a guardarsi i piedi.

- Perché ti amo sciocca! - le disse togliendole le mani dalla bocca con una mano, sollevandole il viso con l’altra e tirando fuori dalla tasca una piccola scatolina nera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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