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Autore: SkyEventide    08/02/2008    4 recensioni
Dopo tredici anni dall'ultima guerra che ha impegnato i Villaggi in battaglie e scontri, una nuova minaccia si stende sulla pace duramente costruita dall'Hokage. Antichi nemici tornano a far parlare di loro, sempre più determinati, sempre più potenti. I ninja della Foglia e della Sabbia sanno che è l'ora di rimettersi in gioco ma adesso non saranno soli: al loro fianco hanno una nuova generazione di giovani ninja nel cui sangue scorre l'eredità dei clan, l'eredità dei loro genitori. Fra fedeltà e tradimento, inganno e amicizia, si deciderà il destino di tutte le Terre Ninja. ATTENZIONE: Per tutti coloro che non conoscono la storia di Naruto Shippuuden potrebbero esserci degli spoiler, ma la maggior parte della storia è di mia invenzione ed il rischio è pittosto basso. Inoltre non tengo conto di ciò che è accaduto dal cap. 380 circa del manga. Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Jiraya, Naruto Uzumaki, Tsunade
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Team numero cinque



Infine l’esame dei Genin era giunto alle porte dei nuovi aspiranti shinobi, bussando con ansia e insistenza nelle loro teste.
C’erano coloro che per tutto l’anno avevano rimandato il momento fatidico nella loro mente e pochi giorni prima si erano rinchiusi in casa nella vana speranza di recuperare il tempo perduto; poi c’erano quelli con l’animo tranquillo, rilassati e consci di aver bisogno soltanto di un piccolo ripasso prima della prova.
Adesso erano tutti nelle classi, banchi separati e goccioloni sulla fronte; chi scriveva incessantemente, chi provava ad allungare il collo per scopiazzare dai più bravi, eludendo gli occhi accigliati e grifagni dei professori.
Iruka spostò lo sguardo sulla classe silenziosa e concentrata, ascoltando il persistente rumore graffiante delle penne che scorrevano sui fogli. Fermò le pupille su una testa scura china sul foglio, negli ultimi banchi. Nohiro scriveva senza fermarsi, senza avere apparenti dubbi sulle risposte da dare. Iruka era orgoglioso di quel ragazzo. Sarebbe diventato un ninja senza eguali, l’aveva dimostrato più volte… peccato per tutto quello che doveva subire, per i pregiudizi che si portava dietro. Ma Iruka era sicuro che a tutti coloro che ora lo deridevano, un giorno avrebbe fatto mangiare la polvere. E poi sapeva chi sarebbe stato il futuro sensei di Nohiro… e quella poteva essere solo una cosa buona.
L’insegnante sorrise seguendo la penna in movimento del ragazzo poi si voltò e si sedette alla cattedra, soddisfatto intimamente, colmo di aspettativa per il prossimo futuro.

Rilassati, lo scritto è andato.
Poi lo sai. Qualunque cosa ti chiederanno tu la sai.
Questo Nohiro si ripeteva mentre attendeva con gli altri ragazzini fuori dall’aula dove si svolgeva l’esame di pratica.
Era estraneo al chiacchiericcio attorno a lui, si concentrava sul chakra restando in silenzio. Si distraeva solo quando usciva dall’aula un ragazzo che aveva appena finito l’esame; dalla faccia, Nohiro riusciva immediatamente a capire se era andato bene o se era andato male. Però non era quella curiosità ad attirare l’attenzione del giovane dai lunghi capelli neri. Più che altro era interessato a sentire bene il nome che veniva pronunciato subito dopo dagli esaminatori. Erano quelle parole fatidiche a determinare chi era il fortunato, o sfortunato, a seconda dei punti di vista, che doveva entrare ad eseguire la prova.
Attendere il proprio turno gli metteva ansia. Avrebbe preferito di gran lunga andare nell’aula subito e farla finita.
La porta si aprì di nuovo ed uscì dalla stanza dell’esame pratico una ragazzina con dei lunghi capelli biondi e riccioli. Carina. Aspetta, la conosceva. Si, ovvio, era la giovane allieva del Quinto Hokage, Mayumi. Si sorprese a seguirla con gli occhi dorati finché la futura kuinoichi si incontrò con altre ragazze e con un ragazzo dai capelli bianchi. La attorniarono, probabilmente iniziando a chiederle com’era andata. Quasi sicuramente bene, a giudicare dalla sua espressione smagliante.
Nohiro si chiese più volte chi fosse il ragazzo coi capelli platinati ed il lungo codino sulla nuca ma non fece in tempo a lavorare con la memoria perché delle parole contemporaneamente agghiaccianti e distensive risuonarono nel corridoio.
«Hebi no Nohiro?»
Gli occhi di molti si girarono verso di lui che, per un istante, restò come paralizzato sulla sedia dove si trovava. Poi, racimolando una sicurezza che non tirava fuori spesso, si alzò gonfiando il petto ed avanzò tronfio verso l’accigliato esaminatore affacciato nel corridoio.
Lo superò e varcò la porta ritrovandosi davanti un lungo tavolo. Al lato opposto a quello dell’entrata sedevano i cinque Chunin incaricati di promuovere o bocciare i ragazzini aspiranti Genin.
Nohiro incontrò lo sguardo di ognuno di loro e non seppe identificare in nessun modo la loro espressione. Diffidenza? Uno strano e lontano rimprovero? Non lo sapeva.
Ma quando incrociò gli occhi di Iruka quel che trovò fu il consueto e tranquillizzante incoraggiamento e gentilezza che sempre gli riservava durante le sue lezioni. L’espressione del suo maestro rincuorò Nohiro che immediatamente si fece sicuro delle proprie conoscenze e affrontò con determinazione le espressioni degli altri insegnanti, quasi sfidandoli a trovare qualcosa che non riusciva a fare.
Il Chunin nel mezzo al tavolo strinse gli occhi e congiunse le mani come pensando a come cominciare il discorso.
«Ebbene Nohiro… Hai eseguito una prova scritta pressoché superba, senza il minimo errore. Consideriamo quindi le tue conoscenze teoriche più che sufficienti per passare l’esame a pieni voti».
Al ragazzo dai capelli corvini sembrò che gli venisse tolto un peso sul cuore e, più rilassato, respirò di sollievo cercando inconsciamente l’approvazione di Iruka. Questi sorrise annuendo, per affermare con ancora più certezza il successo dell’allievo e scolpire più in profondità la sua autostima e l’orgoglio.
L’esaminatore nel centro del tavolo proseguì a parlare attirando di nuovo su di sé l’attenzione del ragazzo. «In ogni caso serve comunque una piccola prova di pratica per considerare completato l’esame». Un'altra pausa durante la quale l’insegnante scrutò attentamente gli occhi paglierini e concentrati su ogni singola parola che scintillavano nel viso niveo del giovane. «Che ne dici di farci una trasformazione?».
Gli occhi di Nohiro si dilatarono leggermente a quella richiesta. Una trasformazione? Quell’esame andava di bene in meglio! Niente di più facile da eseguire!
Entusiasta della possibilità di poter far tutto perfetto e, se possibile, di alzare addirittura la sua votazione, si protese verso l’insegnante trattenendo a stento la sua espressione di felicità.
«In cosa mi devo trasformare sensei?».
L’uomo ci pensò su per un momento. «Credi di essere in grado di prendere il mio aspetto?»
«Certamente!» Esclamò Nohiro, elettrizzato. «Mi dia un secondo».
Il ragazzo chiuse le palpebre e congiunse le mani a formare il sigillo della tigre.
Un momento e… Puff! Una nuvoletta di fumo lo avvolse completamente e chi ne uscì non era più un ragazzino dai capelli lunghi e neri e la pelle bianca, ma un uomo in tenuta da Chunin completo di coprifronte della foglia e armamentario. Un uomo identico all’insegnante seduto al di là del tavolo. C’era un evidente espressione di compiaciuto stupore negli occhi degli esaminatori, ed in particolare Iruka sentiva la stessa soddisfazione che provava quando Nohiro gli dava una risposta esatta; come a dire agli altri “questo ragazzo è mio allievo, ed è bravissimo, ammettetelo”.
«Ottimo». Commentò uno degli altri insegnanti mentre Nohiro ricompariva con le sue sembianze accompagnato ad un'altra vaporosa nuvoletta bianca tronfio di soddisfazione.
Almeno nell’essere un ninja sono più bravo di voi, miei cari compagni, pensò immaginando le facce dei ragazzi della sua stessa classe quando avessero saputo dei suoi risultati.
«Bene Nohiro, puoi andare».
Nient’altro da parte dei Chunin nella stanza, se non un congedo. Ma ora al ragazzo non importava dei complimenti, che sapeva non avrebbe ricevuto, se non da pochi. Era troppo preso dal gustarsi la sua silenziosa vittoria per badare a simili piccolezze. Dopotutto, studiare per l’intero anno a qualcosa era servito.
«Aspetta Nohiro…».
Era il maestro Iruka ad aver parlato.
Nohiro si girò, sorpreso, e alzò le sopracciglia, in attesa. «Si Iruka-sensei?».
L’insegnante si grattò un momento il naso solcato dalla profonda cicatrice orizzontale.
«Uhmm… Vorrei farti un'altra domanda prima che tu vada». I Chunin guardarono Iruka, sorpresi quanto Nohiro, il quale però attese pazientemente attendendo di sapere che cosa stesse pensando il suo maestro.
«Dica».
«Credi di poter eseguire una moltiplicazione e una trasformazione assieme?».
Era una domanda assolutamente inaspettata. Due tecniche in contemporanea erano di un livello decisamente più alto di quello di un ragazzino di tredici anni che sta appena per diventare Genin.
«Iruka, non ti pare di…?» cominciò uno degli altri esaminatori. Venne però interrotto da Nohiro che si strinse nelle spalle e tornò indietro con aria sicura. Se la richiesta era stata inusuale, la reazione del giovane lo era ancora di più. In molti si sarebbero giustificati dicendo che non ne erano in grado…
«Come desidera, Iruka-sensei. Bushin no jutsu e trasformazione. Perfetto».
Con queste parole Nohiro chiuse di nuovo gli occhi e eseguì la sequenza di sigilli per la Bushin no jutsu, la tecnica della moltiplicazione del corpo o copia d’ombra. E all’improvviso, accompagnati dalle consuete nuvolette, apparvero altri quattro ragazzini identici a Nohiro, di fianco a quest’ultimo.
«Quattro copie!?» Uno dei Chunin non riuscì al trattenersi dall’esprimere il suo stupore ad alta voce, sotto lo sguardo gongolante di Iruka. Difatti egli non aveva posto quel quesito per mettere alla prova Nohiro ma per mostrare agli altri esaminatori quello che quel ragazzo sapeva fare.
Le copie si guardarono l’un l’altra per un attimo, poi, subito dopo, il vero Nohiro eseguì una seconda volta il sigillo adatto e cinque sonori puff risuonarono nella stanza.
Gli esaminatori si tesero per vedere in che cosa si fossero trasformate le copie ma quel che videro andò al di là di ogni loro aspettativa. Persino Iruka spalancò gli occhi, chiaramente sconcertato.
Ogni copia aveva preso l’aspetto di una persona diversa.
Di ognuno degli esaminatori per essere precisi.
Ed ogni Chunin osservava a bocca aperta il proprio doppio in piedi davanti a sé.
Poi, una per una, le copie scomparvero e restò in piedi in mezzo all’aula unicamente il vero Nohiro, con espressione sorridente e una punta di imbarazzo: non era abituato a dar prova in pubblico delle sue capacità… Ma quello era l’esame di promozione dei Genin, poteva risparmiarsi la timidezza, almeno davanti agli esaminatori.
«Sbalorditivo. Assolutamente sbalorditivo» commentò impressionato il Chunin seduto nel centro del tavolo.
«Adesso puoi andare Nohiro». Iruka sfoggiò un sorriso più soddisfatto che mai e con quelle parole congedò il giovane.
Il ragazzo uscì dall’aula trattenendosi dal saltellare e nascondendo la contentezza come aveva da sempre imparato a fare.
«Sembra che ti sia andata bene, a giudicare dalla tua faccia, pivello. Pensi di aver fatto meglio di me?».
Era Tomita, sempre lui, come al solito.
Di sicuro era andata bene al fulvo, che riusciva a padroneggiare la maggior parte delle tecniche del livello accademico, e, a giudicare dalle voci, aveva eseguito una prova scritta decisamente buona.
Ma quella mattina Nohiro non aveva il tempo di farsi rovinare la giornata dai suoi compagni, specialmente da quello spaccone di Tomita.
Passò oltre, mordendosi il labbro inferiore per non farsi sfuggire una risata. Si sentì richiamare dagli amici del rosso, avvertì qualche battuta, ma non sentì realmente quel che veniva detto.
Era troppo preso, troppo felice.
Tornò a sedersi dove era prima di entrare nell’aula. Ovviamente nessuno venne a chiedergli come era andata, ma più tardi Iruka-sensei sarebbe venuto a fargli una montagna di complimenti, lo sapeva, e magari gli avrebbe pure offerto del ramen. Poi, forse, sarebbe venuto anche Naruto, ma non ne era certo.
Vagò con lo sguardo sugli altri lì presenti e si diede dello stupido per essersi agitato tanto prima di entrare. Non era che una semplicissima prova! Sorrise fra sé e tentò di immaginare il suo futuro sensei e suoi compagni di squadra.

La mattina dopo erano tutti nella grande aula con le gradinate, nel centro della scuola, in attesa che venissero dichiarati i membri delle nuove squadre.
Un chiacchiericcio persistente di decine di voci sovrapposte riempiva la grande stanza; si discuteva ancora dell’esame ovviamente, delle domande e dei risultati.
Jiro aveva un’espressione tra l’imbronciato e il sorridente. La prova scritta era stata un disastro e praticamente tutti sapevano che si era salvato con la pratica, nella quale aveva eseguito una buona prova della tecnica della sostituzione. Se avesse fatto male anche quella sarebbe stato bocciato e tremava al solo pensiero. Le ragazze che adesso gli stavano intorno a confortarlo e consolarlo, dicendo che era sicuramente la prova ad essere stata troppo difficile e non lui che non aveva studiato un bel nulla, di certo non lo avrebbero più filato nemmeno di striscio se non fosse diventato Genin anche lui. E quella era una prospettiva terrorizzante, considerando il tempo che ci aveva messo per costruirsi quel fan club femminile.
Mayumi era andata bene, con votazione discreta alla pratica ma decisamente buona per la teoria. Sperava con tutto il cuore di entrare nella stessa squadra di Jiro: l’amicizia del padre di lui con la sua insegnante, la Hokage Tsunade, li aveva portati sin da bambini a conoscersi bene e adesso lei quasi prestava più fiducia a Jiro che alle sue amiche di sesso femminile. Non era mai sicura se loro restassero con lei solo perché era simpatica, e per quello di simpatia ne aveva da vendere, o perché con lei ci stava sempre Jiro.
La ragazza si voltò verso il compagno e sorrise mentre una nuova ondata di compagni le faceva ogni tipo di domanda sulla sua prova d’esame.
Nohiro, dal canto suo, era seduto nella fila più lontana, in silenzio. Nessuno si era anche soltanto preoccupato di sapere con quali votazioni era passato. Dopotutto a chi poteva importare? La gente si interessava soltanto di conoscere il voto del migliore di tutti e dei propri amici. La sera prima però, come Nohiro aveva previsto, Iruka l’aveva intercettato per ricoprirlo con una dose gigantesca di lodi e gli aveva anche offerto la cena. Come previsto. Non aveva però incontrato Naruto da nessuna parte, probabilmente perché dal giorno dopo sarebbe diventato uno dei Jonin con a carico una squadra di tre giovani ragazzini.
Neanche Nohiro conosceva con esattezza i voti degli altri, non avendoli chiesti a nessuno, ma la voce più gettonata diceva che il migliore, quello in cima alla classifica, era stato proprio Tomita.
Il giovane si riavviò una ciocca dei capelli neri e strinse in vita la cintura del kimono, ripensando alla classifica delle votazioni. Perché lui sapeva una cosa di cui gli altri non sarebbero mai venuti a conoscenza: Iruka, la sera prima, come ulteriore regalo gli aveva mostrato una cosa. Gli aveva fatto vedere la graduatoria di tutti quelli che erano passati e al primo posto non c’era affatto il nome di Tomita Sokemiro. C’era il suo.
E di questo il giovane era terribilmente felice, anche se gli altri non avrebbero mai saputo quel particolare della graduatoria, se non molto, molto più avanti.
Il filo dei pensieri di tutti i ragazzini presenti venne interrotto dall’entrata dello stesso Iruka, con in mano un foglio. Probabilmente era lì che c’erano scritti i nomi dei componenti delle nuove squadre di ninja.
Si fece immediatamente silenzio e quelli che erano fuori dal proprio posto ci tornarono frettolosamente.
«Bene ragazzi, vi leggerò adesso i nomi dei vostri compagni di squadra. Dopo pranzo dovrete raggiungerli nel luogo che vi verrà indicato dove incontrerete anche il vostro futuro sensei.»
Tutti pendevano dalla bocca del Chunin, troppo curiosi di sapere quali persone avrebbero segnato la loro vita nel futuro.
«Team uno» scandì Iruka. «Ichigo Hyuga, Shinji Aburame, Kian Inuzuka.»
I tre nominati si guardarono sorridenti. Era logica una squadra del genere. Era tutto fondato sul bilanciare i team in base alle abilità dei clan e il terzetto Hyuga-Aburame-Inuzuka, in passato, si era rivelato vincente quindi era stato ripreso una seconda volta.
«Team due. Tsubasa Nara, Tomita Sokemiro, Hyeon Sook.» Anche questa se l’aspettavano tutti. I tre amici si diedero il cinque ridendo.
Iruka stava già per leggere i componenti della prossima squadra quando la porta della stanza si aprì ed entrarono nell’aula la Godaime in persona e la sua assistente, Shizune. Tutti i presenti strabuzzarono gli occhi. Dopotutto non era poi così normale che l’Hokage partecipasse ad una cosa ordinaria come la divisione dei giovani ninja per squadre.
«Iruka, vieni un momento fuori».
Il Chunin guardò Tsunade, poi i ragazzi e poi di nuovo Tsunade. Infine annuì e uscì sull’uscio, scusandosi con gli studenti contrariati e curiosi. In molti si guardarono l’un l’altro, tesero le orecchie ed il leggero chiacchiericcio si spense. Dall’interno si avvertì una conversazione ma nessuno nell’aula riuscì a captare le parole, ed in ogni caso Iruka non ci mise molto a rientrare dentro.
I più attenti però notarono che il suo viso era oscurato da un’ombra sconosciuta. Ombra che comunque scomparve appena il Chunin riprese in mano il foglio con i nomi dei membri delle squadre.
«Benissimo, allora… continuiamo, mh?» Sembrava quasi che cercasse di… sdrammatizzare. Anche se, ovviamente, nessuno poteva immaginare per cosa. Tossicchiò per schiarirsi la voce e sillabò bene le parole per placare il chiacchiericcio. «Team tre: Kanaria Yamanaka, Chun Akimichi, Eiji Nara». I primi due si sorrisero e guardarono verso il terzo nominato, che però restò serio, senza fare una piega né pronunciar parola. «Team quattro: Xiaoyu Amato, Kyu Amane, Ekei Sarutobi».
Iruka passò gli occhi sui ragazzi sugli spalti, tutti entusiasti e elettrizzati, e partì per leggere i membri dell’ultima squadra avvertendo su di sé lo sguardo di tutti.
«E infine il Team cinque è formato da Mayumi Kurotenshi, Hikigaeru no Jiro…» fra Mayumi e Jiro ci fu un sorriso smagliante. «…e Hebi no Nohiro».
Entrambi i ragazzi girarono gli occhi per incontrare le pupille verticali del loro compagno di squadra.
Mayumi sembrava a disagio. A disagio un po’ perché non sapeva se era il caso di sorridere o meno, un po’ per le pacche sulle spalle delle due ragazze che aveva di fianco.
Una di loro le sussurrò: «Dai, non prendertela… dopotutto hai anche Jiro, puoi sempre restare assieme a lui e basta».
Mayumi si irritò. «Guarda che non ho detto che stare in squadra con Nohiro mi dia fastidio, Tsubasa!».
La giovane Nara inarcò un sopracciglio guardandola come fosse aliena. «Come ti pare…».
La biondina si girò di nuovo e si accorse che il ragazzo dai capelli neri la guardava ancora, con un’espressione che sembrava nel mezzo alla contemplazione e all’imbarazzo. Lei distolse lo sguardo, con lo stesso disagio addosso, e incontrò gli occhi neri di Jiro.
Il figlio di Jiraiya aveva un’espressione quasi schifata e, con lo sguardo, pareva supplicare Mayumi di dirgli che stava sognando.
Nohiro, invece, si era come incantato. Scorreva con gli occhi contornati di viola il profilo dell’allieva della Godaime e non sembrava prestare attenzione ad altro.
Si scosse, infine, e incontrò anch’egli il piglio del ragazzo dai capelli platinati. Non c’era niente di amichevole in quegli occhi neri e accigliati. Anche il mio compagno di squadra mi disprezza, pensò il giovane.
Si era fatto illusioni. Aveva immaginato che, lasciata l’Accademia, tutto si sarebbe sistemato e i commenti su di lui, le occhiate maligne, le battute, sarebbero cessati. Aveva immaginato che le sue abilità l’avrebbero fatto risaltare come ninja e che il nome di suo padre non avrebbe più macchiato anche la sua identità, che sarebbe stato rispettato per quel che era, senza più pregiudizi.
Illusioni.
Era ovvio. Dopotutto i suoi compagni venivano dall’Accademia, non da chissà dove. Avevano le stesse idee di sempre su di lui. E nello sguardo del figlio dell’eremita dei rospi aveva letto solo disprezzo. Lo stesso di sempre.
Solo che quella volta c’era stata una differenza. Quel disprezzo, proveniente dall’animo di chi sarebbe poi stato il suo compagno, gli aveva fatto male.
Gli era sembrato di tornare al passato, a quando era bambino che sedeva da solo a mangiare ed ascoltava le raccomandazioni delle premurose madri verso i loro figli, di non avvicinarsi a lui e di non parlargli perché poteva essere pericoloso. Era un bambino, sei anni, non di più. Ma lo giudicavano pericoloso. Ascoltava, ma fingeva di non sentire. Continuava a mangiare e, zitto, si chiedeva il perché di tutto.
Adesso lo capiva il perché, certo: stava nel suo DNA, era per via degli occhi, della pelle, dei capelli… Neanche si ricordava quante volte aveva maledetto suo padre per essere morto, per averlo lasciato, abbandonato ad una vita crudele, senza conforto o amore. Aveva maledetto lui e sua madre, in particolare, perché era morta poco tempo dopo averlo dato alla luce. A questo punto avrebbe potuto tranquillamente morire prima di farlo nascere.
E adesso, quando tutto si sarebbe potuto sistemare, invece ecco che quello che restava non era che fiele.
Mayumi era carina, veramente carina, e si era dimostrata quasi gentile nell’accennargli un sorriso imbarazzato ma poi Nohiro aveva pensato al perché fosse imbarazzata. E aveva avuto l’orribile sensazione che fosse imbarazzata da lui. Di averlo come compagno di squadra. Avvertì una stretta al cuore al pensiero che quella fosse la verità.
E adesso sapeva che sarebbe stata molto più dura, che per quel rispetto che tanto bramava avrebbe dovuto sudare molto di più di quel che aveva immaginato. Una graduatoria non sarebbe bastata.
In quel momento, in quell’aula piena di giovani futuri shinobi, Nohiro decise che non avrebbe mai abbandonato i propri compagni, che avrebbe dimostrato che era meglio degli altri, che di lui ci si poteva fidare.
Lì, in quel momento, il figlio di Orochimaru, il Sannin leggendario e traditore della Foglia, scelse quale sarebbe stata la sua via del ninja.






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Avviso: i personaggi di Eiji e Tsubasa Nara appartengono a Lolly, ed alla sua stupenda fan fiction “Amori Anomali”, che invito tutti a leggere. Gli avvenimenti dalla sua ff alla mia sono un poco diversi, in quanto io non tengo conto di ciò che è avvenuto nell’ultimo capitolo da lei scritto… e nemmeno terrò conto di ciò che accadrà dopo.

Grazie molte per i complimenti, non potete immaginare quanto le recensioni mi diano la voglia di scrivere un pezzetto in più a questa pazza storia. Avviso subito che ho intenzione di aggiornare ogni martedì. E quindi credo che vi chiederete perché mi metto ad aggiornare di venerdì. XD Ebbene, domani parto per la settimana bianca quindi questo è l’aggiornamento che farei martedì prossimo… e per il terzo capitolo dovrete attendere il 19. ^__^

Passando ai ringraziamenti:
Alfakein, sono felice che ti piaccia la fan fiction, per le coppie posso dirne solo alcune… che le altre sono una sorpresa! XD Ci sarà una ShikaTema, NaruHina, InoCho, NejiTen… e per ora taccio sul resto e sui pairing fra i personaggi di mia invenzione. XP Hanabi, non sai quanto gradisco il tuo commento, dopo aver letto quel capolavoro che è “Kabuto Gaiden”. Per il layout delle < >, l’ho scelto unicamente per abitudine… e siccome ho già scritto quasi trenta pagine con quel layout non ho avuto voglia di stare a cambiarlo. XP Altrimenti adesso ci sarebbero le - - . Uriko, ti ringrazio tantissimo! Se non sbaglio sei stata la prima a recensire la fan fiction e quindi a te va un po’ il merito di avermi infuso il desiderio di posare il resto. ^__^ E’ molto più bello quando vedi che le persone commentano il tuo lavoro e lo apprezzano. Lolly, so perfettamente che Nohiro lo vedi batuffolo. XD Me l’hai detto così tante volte in msn che oramai ho quella parola impressa a fuoco sulla retina. XD Se tu sei felice di avermi ceduto i diritti per Eiji e Tsubasa io sono felicissima di averli diabolicamente ottenuti. Mwa… Ed è bello sapere che non sei delusa dalla storia… altrimenti, forse, mi avresti squartata viva. XD (E, ebbene si, hai indovinato sulla parentela di Nohiro. Anche se non è molto valido, visto che lo sapevi già. XP)

Adesso vi lascio ai commenti, che leggerò la settimana prossima. ^__^
   
 
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