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Autore: Jane Ale    01/08/2013    1 recensioni
[Prima storia della serie "Il ciclo di Caterina", ma può essere letta indipendentemente dalle altre storie.]
Caterina e Alessandro sono migliori amici, eppure non riescono ad andare d'accordo per più di qualche minuto. Ma poi Caterina capisce di essere innamorata di Alessandro e tutto si complica. Perché lui è stronzo, ma non ne è consapevole; lei, invece, è isterica, ma non sa come smettere.
Il solito vecchio cliché? Probabilmente (no).
Dalla storia:
-L'avevo capito. Di piacerti, intendo.-
Annuii. -Era piuttosto evidente.-
Si passò le mani sul viso, poi mi fissò di nuovo. -Cate, io mi sento molto attratto da te, non posso negarlo..-
A quelle parole avvampai, ma cercai di restare distaccata. -Ma?- gli chiesi.
-Ma al tempo stesso non riesco a provare quei sentimenti che vorrei. Ti voglio un mondo di bene, ma..-
Ma non sei innamorato di me, conlusi per lui nella mia mente.
Raccolsi tutto il coraggio che avevo e sorrisi. -Non preoccuparti, Ale, non importa. Non è successo niente.-
-Cate, ascoltami.-
-No, va bene così, nessuno si è fatto male.- Sorrisi ancora.
-Tu sì.- disse con semplicità. Ed era vero, io mi ero fatta molto male, più di quello che credevo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo di Caterina'
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Capitolo 12
Attrazione






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Arrivai a casa alle quattro quella notte. Fortunatamente mia madre non mi sentì rientrare, altrimenti mi avrebbe fatto una bella ramanzina. In quel momento, però, non me ne importava molto: continuavo a pensare ad Alessandro, al bacio, alle facce sorprese dei nostri amici quando ci eravamo staccati dopo un bel po' di tempo; continuavo a pensare a quando si era avvicinato al mio orecchio e mi aveva detto con aria maliziosa "La prossima volta non portare la mia sopportazione al limite"; continuavo a pensare a quando, prima di allontanarsi, aveva stretto il mio fondoschiena con un gesto che di galante non aveva niente, ma che aveva accelerato i miei battiti cardiaci all'inverosimile. Rabbrividii.
Mi lavai e struccai velocemente, infilai il pigiama e mi distesi sul letto. Guardai il cellulare.
2 messaggi ricevuti.
Il primo era di Roberta: "Domattina alle dieci sono da te. Mi devi raccontare e ho bisogno di parlarti. :) Notte ciccia."
Le risposi velocemente, poi passai al messaggio successivo. Non c'era bisogno di immaginare il mittente: era lui.
"Inutile dire che non sono per niente coerente. Vorrei dirti che mi dispiace, ma sarebbe una cazzata perché non mi è dispiaciuto affatto. Dormi bene, bionda. :*".
Respirai profondamente, aspettai che le mani smettessero di tremare e poi risposi: "Nemmeno a me è dispiaciuto, se devo essere sincera. Però, Ale domani vorrei che ci vedessimo per parlare. Ok? Ti voglio tanto bene."
La risposta arrivò subito. "Ok, passo a prenderti nel pomeriggio. Anch'io Cate. A domani."
Posai il cellulare sul comodino e mi addormentai con un sorriso da ebete stampato sulla faccia, ignara del fatto che la luce del giorno porta con sé ciò che la notte scaccia facilmente: consapevolezza e realtà.

-Allora, fammi capire bene: lui non prova niente per te, però c'è dell'attrazione e qualche ora dopo aver stabilito ciò vi siete attaccati come due polipi? Non c'è male.- riassunse Roberta sarcastica, dopo che le avevo raccontato dettagliatamente cosa era successo la sera precedente.
-Roby, non usare quel tono. Lo capisco, è solo un po' di attrazione.- le dissi.
-Un po'? Se fosse stata "tanta attrazione" vi sareste spogliati nel mezzo della sala, allora?- domandò incredula.
-Se fosse stata "tanta attrazione", come dici tu, se ne sarebbe accorto prima. Comunque nel pomeriggio abbiamo fissato per vederci, quindi chiariremo. Ma ora dimmi, di cosa volevi parlarmi?- le domandai felice di cambiare un po' discorso. Troppi pensieri su Alessandro mi mandavano in confusione.
-Beh..- cominciò lei arrossendo. -Devo dirti una cosa.-
Spalancai gli occhi. -Roberta, sei arrossita!-
-Cavolo Cate, non è semplice. Insomma, c'è un ragazzo che mi viene dietro, diciamo. Ci ha provato più volte, ma io non so come comportarmi.- disse senza guardarmi negli occhi.
-E qual è il problema? Non sai se ti piace?- le chiesi.
-Sì..cioè no..non solo. Potrebbe essere complicato, ecco.-
-Roby, spiegati meglio.- la incoraggiai.
-Questo ragazzo non è un ragazzo normale. Cioè non in quel senso, ma..-
-Roberta, lo conosco?-
-Si.- rispose sbuffando sonoramente.
Le sorrisi. Credevo di aver capito il motivo per cui era tanto in difficoltà.
-Emanuele?- tentai. La velocità con cui i suoi occhi si spalancarono me lo confermò.
-Come lo sai?- domandò boccheggiando.
-Sono una brava osservatrice.- le risposi con un sorriso. -Prima al compleanno di Marica, poi ieri sera. Ho visto come ti guarda, come ti cerca e come tenta di abbracciarti in ogni occasione. Non ci voleva un genio.-
-Ecco, non so cosa fare. Ieri sera siamo rimasti soli per un po' e lui ha tentato di baciarmi, ma io sono scappata. Ero nel panico.-
-Ti piace?- le chiesi.
-Forse.-
-Ovvero?-
-Credo di sì.- rispose.
-E allora buttati, Roby. Tentar non nuoce.- Ma come ero saggia quando si trattava della vita degli altri.
-Ma ci conosciamo!- obiettò lei.
-E allora? Potrebbe essere un fattore positivo, no?-
Mi sorrise. Era un sì.

Scendi, ci sono.
Il messaggio di Alessandro mi fece agitare più di quanto non lo fossi già. Mi ero preparata con calma, cercando di non pensare a quello che era successo la sera prima, ed ero quasi riuscita a respirare normalmente prima del suo arrivo. La consapevolezza che fosse sotto casa mia, però, mi gettò nel panico. Mentre scendevo le scale mi ripetevo mentalmente "inspira, espira, sorridi, inspira, espira, sorridi". Attraversai la strada e salii sulla sua auto senza guardarlo.
-Ciao.- lo salutai.
-Ehi.- mi disse con un sorriso tirato.
-Tutto bene?-
Annuì. -Dove andiamo?-
-Dove vuoi, Ale.-
-Non predere mai decisioni tu!- mi disse sorridendo.
-No, meglio di no. Combino troppi disastri.-
Restammo in silenzio fino a quando Ale non parcheggiò sul lato sinistro di una stradina di campagna: ci eravamo allontanati un po' dalla città e non sapevo dove ci trovassimo esattamente, ma in quel momento non mi importava nemmeno.
Stavo per parlare, ma lui mi precedette.
-Cate, mi dispiace. Mi avevi detto che non volevi casini e io ho fatto l'esatto opposto. Ho sbagliato, non dovevo forzarti, scusami.- disse tutto d'un fiato.
-Che stai dicendo, Ale?- Non ci capivo un accidente.
-Sto dicendo che non avrei dovuto baciarti, mi hai anche chiesto di non incasinarti e, nonostante ciò, l'ho fatto. Sappiamo entrambi che non posso darti quello che vorresti, ma sono stato così deficiente da cedere all'attrazione.-
Oh, pensai.
-Oh!- dissi ripetendo l'unica cosa che circolava in quel momento nella mia testa.
Solo attrazione. Lui aveva ceduto all'attrazione. Era logico, me lo aveva anche detto. Eppure avevo una fitta perpetua all'altezza dello stomaco che non mi dava la possibilità di parlare.
Notando il mio silenzio continuò: -Non riesco a spiegarlo perché è strano, mi sento davvero attratto da te in una maniera incredibile e non so neppure da dove sia uscita questa cosa. Non mi era mai successo di volere qualcuno come volevo te ieri sera, infatti ho ceduto.-
Continuai a tacere. Adesso arriva il bello. Tre, due, uno..
-Però io credo che sia solo attrazione, niente di più. Per questo ci tenevo a dirtelo: la nostra amicizia per me è più che importante e non voglio che si rovini perché ho fatto una cazzata.-
Oh beh, dunque era stata una cazzata. Non riuscivo a formulare un pensiero, una parola, non riuscivo ad emettere neppure un suono. Ero diventata vuota, fatta d'aria.
-Cate, parla.- mi incitò.
Mi voltai verso di lui, slacciai la cintura di sicurezza per poterlo guardare meglio e lo osservai. Non esaminai i particolari del suo viso come facevo sempre, non mi soffermai sui suoi occhi, non guardai la consistenza delle sue braccia. Mi limitai ad osservarlo, immobile. Poi parlai.
-Hai ragione.- dissi semplicemente.
Mi guardò, chiaramente sorpreso. -Eh?-
-Ho detto che hai ragione. Quella che c'è tra di noi è solo attrazione.-
Mi interruppe. -Ma avevi detto..-
-Mi sono sbagliata.- dissi fermamente. -E siccome non ho intenzione di abbassarmi ad essere una squallida trombamica, credo che, finché questa storia non sarà finita, dovremmo procedere con cautela perché anch'io ci tengo alla nostra amicizia, è una delle poche cose che ho.-
-Non ti avrei mai proposto di essere trombamici, non lo avrei mai fatto, Cate.- mi disse con una nota amara nella voce.
-Voglio sperare.-
-Cosa intendi con "procedere con cautela"?- mi domandò poi.
-Che non possiamo più comportarci come abbiamo fatto fino ad adesso. Se ci sono situazioni che possono mettere a rischio la nostra stabilità, dobbiamo evitarle. In altre parole, non dobbiamo saltarci addosso come ieri sera.- conlusi cercando di scacciare il magone che si era formato nella mia gola.
-Sono d'accordo.- disse.
Rimanemmo qualche secondo in silenzio, fissando le colline di fronte a noi.
-Vuoi che ti riporti a casa?- mi chiese dopo un po'.
-Si, grazie.-
Durante il tragitto di ritorno inviai un messaggio ad una persona che, ero certa, mi avrebbe ascoltata ed aiutata in quel momento di confusione estrema.
Hai voglia di fare una chiacchierata? :) Ho bisogno dei tuoi consigli.
Non potevo disturbare Roberta, aveva già i suoi problemi a cui pensare. La risposta arrivò poco dopo.
Certo. :) Ti passo a prendere verso le 21:30 ed andiamo in gelateria?
Risposi affermativamente e misi via il cellulare. Poco dopo Ale si fermò sotto casa mia.
-Grazie Ale. Ci sentiamo.- lo salutai. Mentre stavo per aprire lo sportello mi richiamò.
"Mi manca la scena da film!"
-Abbracciami Cate.- mi disse.
Avvolsi le braccia intorno al suo torace e posai la testa nell'incavo del suo collo; le sue mani si posarono alla base della mia schiena massaggiandola dolcemente. Emisi un leggero sbuffo misto ad un mugolio di protesta. Non poteva fare così, non ce l'avrei fatta.
-Perché è così difficile?- mi chiese cogliendomi alla sprovvista.
Agii d'istinto e portai una mano tra i suoi capelli. -Potrebbe essere tanto semplice.-
Sospirai e poco dopo lui fece lo stesso. Lo sentii avvicinarmi di più a lui, per quanto l'auto lo permettesse. Gli lasciai un leggero bacio nel collo e lui fece lo stesso tra i miei capelli.
Alzai lo sguardo e i nostri occhi si incrociarono. Solo per un attimo, un lunghissimo e maledettissimo attimo, pensai di mandare tutti i miei buoni propositi all'aria e baciarlo. Ma per quanto l'attimo fosse stato lungo, non lo fu abbastanza da farmi dimenticare il dolore all'altezza dello stomaco.
-Così non funziona. Scusa Ale, è meglio che vada- dissi staccandomi da lui.
-Cate, aspetta.-
-No, non aspetto un cazzo, Alessandro. Sono una stupida, capisci? Non posso e non devo cedere, ma stai rendendo tutto così complicato. Perché hai voluto che ti abbracciassi? Volevi che fossi io la prima a lasciarsi andare, eh? No, no e no. Non ce la faccio.- Ormai stavo urlando.
-No, io avevo bisogno di sentirti.-
Una scossa di eccitazione mi percosse da capo a piedi, ma non era quello il momento giusto.
-Ale..- sussurrai. Sentii le difese abbassarsi.
-Cate, ho voglia di baciarti.- mi disse lui avvicinandosi.
Non l'avrei fermato, non questa volta. Mi sarei condannata, su questo non c'erano dubbi.
Eppure qualcuno decise di salvarmi, perché il suo telefono squillò.
-Mamma, arrivo.- rispose lui freddamente.
Afferrai la mia borsa ed uscii dall'auto. Quando riattaccò si girò a guardarmi.
-Caterina..-
-Stai zitto, Ale. Non complicare le cose più di così, ti prego.-
Annuì. -Ciao, allora.-
-Ciao.- gli dissi forzando un sorriso.
Mi allontanai e mi voltai per andare verso casa. Non sentii l'auto ripartire e, quando arrivai al portone, vidi che era ancora lì. Dovetti raccogliere tutta la forza che avevo per non correre di nuovo da lui. Entrai in casa velocemente, salii le scale e corsi in camera mia. Mi buttai sul letto e soffocai un grido sul cuscino.
Sentii il cellulare che suonava da dentro la borsa, lo afferrai e guardai chi mi stava chiamando.
Ale.
Avrei scommesso tutto che fosse ancora giù e che mi volesse dire di scendere di nuovo. Rifiutai la chiamata, misi il silenzioso e mi diressi verso il bagno per fare la doccia. Sotto il getto dell'acqua calda chiusi gli occhi e cominciai a canticchiare.
"And we will never be alone again 'cause it doesn't happen every day, kinda counted on you being a friend, can I give it up or give it away? Now I thought about what I wanna say but I never really know where to go, so I chained myself to a friend 'cause I know it unlocks like a door."







Nota:
La canzone finale è Instant Crush dei Daft Punk ft. Julian Casablancas.
La parte citata, in traduzione, sarebbe: "E non saremo più soli di nuovo perché non accade tutti i giorni, contavo quasi che tu fossi mio amico, posso rinunciarci o buttarlo via? Ora pensavo a quello che voglio dire, ma non so davvero dove andare, quindi mi sono incatenata ad un amico perché so che apre come una porta."





Note dell'autrice:
Salve a tutti! :)
Come va? Questa volta sono riuscita a concludere il capitolo in tempi decenti, fortunatamente.
Avete visto che le cose tra Caterina ed Alessandro sono un po' sfuggite al loro controllo: Caterina è sull'orlo di un crollo emotivo (per dirla tragicamente :D), Alessandro, invece, è un po' in balia degli ormoni.
Inoltre la ragazza ha inviato un messaggio a qualcuno: a chi pensate sia diretta la "richiesta di aiuto"? Non è molto difficile da capire. Lei in questo momento ha bisogno di un amico, perché Alessandro è un po' assente sotto quel punto di vista, quindi sta cercando un solido appiglio.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Mi rendete veramente felice. GRAZIE :)
Come sempre, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate con una piccola recensione, se vi va.
Baci,
Jane.







  
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