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Autore: Relentless Chaos    01/08/2013    7 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA NON E' MIA, MA E' SEMPLICEMENTE UNA TRADUZIONE FEDELE DELL'ORIGINALE.
"Guardai gli occhi del mio patrigno per un secondo, era davvero infuriato.
Sembrava assolutamente pazzo, e il suo sguardo emanava puro desiderio di uccidere.
in meno di tre secondi seppi qual era il mio destino: stavo per morire."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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sono spiacente di non averlo pubblicato prima, ma questo è il permesso dell'autrice a tradurre la sua storia in italiano e pubblicarla su EFP.

 



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Corsi su per le scale più velocemente di quanto il mio corpo sarebbe riuscito a sostenere.
Sembrava che il tempo scorresse a rallentatore, pensavo, perché sembrava non stessi veramente correndo in realtà.
Feci una cosa davvero stupida; mi guardai indietro.
Sapevo di non doverlo fare, ma mi girai lo stesso.
Cosi inciampai nel nulla.
Questo fu il più grande errore che potessi fare, perché questo gli diede il tempo che gli serviva per prendermi e uccidermi.
 
Non urlai nemmeno quando mi afferrò per i capelli.
Questo era prevedibile.
Ancora una volta, mi fece rialzare in piedi.
E ancora una volta mi spinse a terra colpendomi con un potente pugno in pieno viso.
Ouch.
 
“alzati, debole e patetica ragazzina!” tuonò la sua voce.
 
Cercai di rialzarmi sorreggendomi al muro, e lui mi afferrò per i capelli di nuovo,
e mi trascinò lungo il corridoio.
Il mio patrigno mi diede un calcio nelle costole.
Trasalì, perché quelle non erano ancora guarite del tutto dall’ultima volta.
Ma non osai piangere, perché piangere significava essere deboli,
e in questo modo avrei dato solo ragione a quel pazzo.
 
“Brava, meglio che tu non pianga. Stupida ragazza,  non riuscirai a realizzare mai niente.
Vivrai qui per il resto della tua inutile vita con tua madre e me,
anche se ho pensato che non sei nemmeno degna di questo.” Urlò.
 
Sapevo di aver sentito parole peggiori da lui prima, ma queste mi avevano davvero segnata.
Perché sapevo, pensavo, fossero vere.
Non ero degna per il mio patrigno, non ero degna per il mondo, per me stessa, e tristemente non lo ero nemmeno per la mia stessa madre.
 
Sentii la porta aprirsi, e seppi che mia madre era arrivata a casa.
E seppi anche che non avrebbe fatto niente per fermare il mio abuso,
e questo fece male più di tutta la loro violenza fisica.
 
Il mio patrigno rise soltanto mentre mia madre chiudeva la porta che dava sul davanti.
 
“non le importa di te, lo sai. Non le interessa se muori.” Ringhiò.
La parte più triste di tutto ciò fu che io ci credevo veramente.
Lo fissai mentre guardava in basso, verso di me.
 
“non mi piace il modo in cui mi stai guardando!” ringhiò nuovamente.
Detto questo mi schiaffeggiò in faccia.
Dopo mi portò in bagno e mi forzò a guardarmi nello specchio.
 
“ti ucciderò, Ariella.” Disse con calma.
 
Afferrò le punte dei miei capelli e fracassò con forza la mia testa nello specchio.
Sentii il vetro distruggersi e mi sentii intorpidita in tutto il corpo.
Eccetto la mia faccio, oh, la faccia faceva male.
Dopo questo non mi sentivo più cosi spaventata, non più.
Scivolai in un confortante buio.
 
 
Sentii un rumore familiare, ma non riuscii a vedere niente.
Non riuscii a capire da dove provenisse, e questo mi spaventò.
Il suono era sempre più forte, e non riuscivo a distinguerlo, ma pensai ci fossero dei singhiozzi in ogni singola nota di quel rumore.
Tutto a un tratto divenne tristezza, e presto si interruppe.
Riuscivo solo a sentire dei singhiozzi strozzati.
Che strana canzone, pensai.
 
“Oh, Ariella, per favore fa che tu stia bene. Lo so di non essere stata una brava madre per te da quando io e Steve ci siamo sposati,
ma spero che un giorno potrai perdonarmi.” Sentii la voce di mia madre.
 
Huh, mi chiedo perché stia sentendo la voce di mia madre, se sono morta.
Questo è molto strano.
 
Improvvisamente le mie palpebre lottarono per aprirsi.
Erano cosi pesanti.
Finalmente riuscii ad aprirle.
Vidi mia madre piangere seduta proprio accanto a me, guardando verso il mio corpo.
 
“sei morta anche tu?”
Chiesi a mia madre.
Rimasi sorpresa perché la mia voce uscii veramente strana e debole.
 
“Oh, Ariella, ero cosi spaventata! Non sono morta, tesoro, e nemmeno tu lo sei.”
Tubò mia madre.
 
“Oh” dissi semplicemente.
 
“dolcezza, il tuo patrigno è stato arrestato per tentato omicidio…
Tu sai che ti voglio bene, ma lo ho scagionato..” sussurrò.
 
Guardai verso questa donna con incredulità.
Tu non sei mia madre, pensai.
 
“E dove hai preso questi soldi, mamma?” chiesi duramente.
 
“Ho dovuto usare i soldi che avevamo risparmiato per il tuo college, tesoro…” sussurrò nuovamente.
 
“COSA? Che cosa hai fatto?! Avevo lavorato duramente per quei soldi.
Ho lavorato cinque anni cercando di ottenere abbastanza soldi per la mia educazione, e tu,
li hai cosi semplicemente presi?!”
Quasi iniziai a piangere, quasi.
 
“Non posso sopravvivere senza di lui, tesoro. Sono davvero mortificata.”
Disse, poggiando la sua testa tra le sue mani.
 
“Non posso sopravvivere con lui. Non posso crederti.
Dove prenderai i soldi, Lisa? Steve non ha un lavoro!” battibeccai, arrabbiata.
Sembrava sorpresa che avessi usato il suo nome di battesimo.
 
“I-io non c-ci avevo pensato..” piagnucolò Lisa.
 
“Mi disgusti” le dissi.
 
Spinsi un bottone vicino al mio letto, e una donna entrò nella stanza.
 
“Ciao, sono la tua infermiera” disse sorridendo.
 
“sono in ospedale?” chiesi.
 
“Si, l’altra notte non hai avuto una nottata che si può definire tranquilla, ho paura..” disse l’infermiera, guardando verso mia madre con disgusto.
 
“Quando posso tornare a casa?” chiesi interrompendola.
 
“Possiamo lasciarti andare adesso, ma ti avverto, devi prendere alcune medicine e lasciare che le tue ferite guariscano a loro tempo.
In più devi stare attenta ai lividi e ai tagli che hai sul viso.
Un’altra cosa, assicurati di tenere la tua testa lontano da oggetti affilati, e non lasciarti colpire da niente.
Il tuo cranio si è quasi fratturato” disse l’infermiera.
 
Annuii, e lei iniziò a togliere gli aghi dal mio corpo.
 
“per favore non farti problemi a tornare se non ti senti bene” gridò la donna mentre me ne stavo andando.
 
Camminavo avanti e indietro fuori dalla stanza dell’ospedale quando sentii mia madre parlare al telefono.
Decisi di curiosare e iniziai ad ascoltare.
 
“Per favore, Edward. Non abbiamo molti soldi e non posso continuare a provvedere a lei, non più..per favore prendila con te. So che tu sei scappato via da tutto questo diciassette anni fa, ma devi essere consapevole del fatto che tu hai una figlia che hai sempre ignorato.
 
Si, lo so che alla tua famiglia potrebbe non piacere, ma per favore fallo lo stesso.
 
No, la vedrai quando arriverà li. Divertiti a spiegare alla tua famiglia che hai abbandonato una bambina diciotto anni fa, Edward!
Ciao, spero prenderai la decisione giusta.” Mia madre riattaccò.
 
E cosi quello era il mio padre naturale. Forse se fosse rimasto nei paraggi, in questo momento non mi sarei sentita cosi inutile.
 
Fissai mia madre che camminava fuori dalla stanza.
Mi guardò con un grande senso di colpa negli occhi.
 
Perché a me? Che cosa ho fatto per meritarlo?
 
Mi appoggiai contro il muro e scivolai seduta, con la testa tra le mani.
 
Il dottore si inginocchiò al mio livello, e poi disse ”questa è la tua prescrizione. Per favore non esitare a tornare se hai dolore”
 
Sento più dolore di quanto tu possa immaginare, dottore. Sono troppo lontana ormai. Non puoi fare niente.
Avrei voluto urlare tutto quanto, ma in realtà presi solamente la medicina da lui e dissi “grazie.”
 
Mi alzai, nonostante tutto il dolore che attraversava il mio corpo.
Sussultai quando mia madre tentò di mettere il suo braccio intorno alle mie spalle.
Lo spinsi lontano.
 
“Ho delle ferite li. Solo, non toccarmi, okay?” chiesi.
 
Mia madre non disse niente mentre mi portava a casa.
 
“Devi fare le valigie” mi disse. 
 
“perché?” le chiesi.
 
“Andrai a vivere con tuo padre. Vive a Londra adesso, e ha ordinato un biglietto per te, che dovrebbe essere qui domani mattina” mormorò.
 
“Andrò dal mio vero padre?” chiesi.
 
“Si, Ariella” sussurrò.
 
“Comunque perché dovrebbe essere interessato a conoscere una persona quasi morta?” Sussurrai debolmente.
Seppi che mia madre sentì, e seppi di aver urtato i suoi sentimenti, ma non mi importava.
 


Harry Styles’s POV.
                                 

“Harry, prima di andartene con i tuoi amici devo dirti qualcosa” mi disse mio padre.
 
“Ehm, certo, vado a dirgli di aspettarmi fuori” risposi.
 
Uscii e gli dissi di aspettarmi un secondo là fuori, e mi risposero che era okay, cosi tornai da mio padre.
Ero totalmente impreparato a quello che stava per dire.
 
“Harry, tu hai una sorella” disse lui, sfregandosi le tempie.
“Lo so, papà. Il suo nome è Gemma, o non ricordi che mia madre ha fatto nascere anche lei?” dissi.
Ma di cosa stava parlando?
 
“No, hai un’altra sorella. Hai diciassette anni, un anno meno di te.” disse.
 
“Cosa?” chiesi.
 
“Sono dispiaciuto, Harry, ma andai in America quando eri solo un bambino dopo un orribile litigio con tua madre. Bevvi, una notte, e misi una ragazza incinta, questo solo perché mi diede quelle terribili droghe che mi fecero dimenticare ogni cosa.” Mi rispose.
 
“Gemma lo sa?” chiesi. A mia madre non sarebbe importato, visto che avevano divorziato, e lo erano ancora.
 
“Si, gliel’ho detto stamattina” spiegò.
 
“Come ha reagito?” chiesi.
 
“Ho pensato che Gemma se la sarebbe presa, e lo fece inizialmente, ma adesso è davvero contenta di incontrare la sua nuova sorella…”
 
Sentii la rabbia diffondersi nelle mie vene.
Ero davvero arrabbiato con questa ragazza, che si supponeva fosse la mia nuova sorella.
 
“la incontrerò o qualcosa del genere? Perché non voglio” dissi.
 
“Si, arriverà domani. Per favore, trattala con rispetto, perché sta passando un periodo davvero difficile in questo momento.
Sua madre non ha voluto dirmi di cosa si trattasse, comunque..”
 
“Comunque, me ne sto andando. Non aspettarti che io le dia il benvenuto a braccia aperte. Lei è stata un errore, papà, e non sarà mai mia sorella, mai.” Gli dissi.
Lasciai la casa di mio padre e andai dai ragazzi.
Gli dissi tutto, ed erano d’accordo con me, avevo ragione ad essere furioso.
 




Ariella’s POV.
 

Avvolsi le mani intorno al mio corpo e venni scossa dal dolore.
Dovevo andarmene prima che Steve tornasse.
Avevo preparato tutte le mie borse, ma non dovevo essere in aeroporto prima di un paio d’ore.
 
Sarebbe stato facile se avessi avuto degli amici, ma non ne avevo.
Mia madre e il mio patrigno avevano fatto si che questo fosse impossibile.
Loro volevano da me che facessi il mio lavoro ed eccellessi a scuola.
Adesso stavo per andare a Londra, e mi chiedevo se questo sarebbe cambiato.
 
La famiglia che stavo andando a rovinare mi avrebbe sicuramente odiato.
Non li biasimavo. Mia madre aveva agito come se fosse stato tutto okay, ma stavo andando a distruggere una famiglia.
Odiavo la sua decisione.
 
Camminai fino al bagno e vidi lo specchio rotto.
Guardai il mio riflesso e vidi il mio viso.
Tagli e ferite si potevano vedere nei frammenti di vetro rimasti dello specchio.
Avevo anche un livido sotto il mio occhio destro, e un altro vicino alla mascella.
La persona che vidi non ero io. Non sapevo chi fosse.
Forse la ragazza nello specchio era stata felice nella sua vita passata, o perlomeno mi piaceva pensare che fosse stato cosi.
 
Coprii un po’ del livido, ma si poteva comunque notarlo.
Coprii le altre ferite con un po’ di trucco, ma non ero riuscita a nasconderle del tutto.
Buttai la mia trousse nella borsa, frustrata.
 
Alla fine ero cosi arrabbiata che presi la mia borsa e camminai fuori dalla porta.
Presi le chiavi di mia madre e entrai in macchina.
Non mi importava quanto ci avrei messo per arrivare all’aeroporto.
Avevo solo bisogno di uscire da quella miserabile casa.
 
Quando arrivai all’aeroporto, sbattei la porta della macchina di mia madre e lasciai li le chiavi.
Non mi importava se qualcuno l’avesse rubata.
Trascinai la mia borsa con le mie deboli braccia ed entrai.
Scivolai in uno dei sedili dell’aeroporto, ma venni subito avvisata da una donna del citofono che il volo per Londra stava per partire.
 
Sospirai, e salii a bordo,ma non mi guardai indietro.
Stavo per iniziare un nuovo percorso, avere una vita più felice, o cosi pensavo.
 
Caddi in un sonno senza sogni, e abbastanza presto, sentii qualcuno scuotere la mia spalla.
 
I miei occhi si aprirono immediatamente e vidi la mano di qualcuno.
Sibilai dal dolore, mentre mi toccava la spalla.
Ma perché le persone non capivano che non volevo essere toccata?
In più, li avevo delle ferite..
 
“S-scusami, s-stavo…ho solo pensato che volessi sapere che siamo arrivati a Londra. Non volevo spaventarti..” balbettò l’uomo.
 
“Mi dispiace di aver reagito a quel modo. Grazie per avermi svegliato!” dissi.
 
Scesi dall’aereo e andai a prendere i miei bagagli.
Mi guardai intorno, e vidi un uomo con suo figlia mentre aspettava con un cartello con su scritto ‘ARIELLE’.
 
Li raggiunsi e dissi con calma “il mio nome è Ariella, non Arielle”
 
“Oh, mi dispiace! Sono Edward, tuo, ehm, padre” disse con un accento britannico.
 
“Sono Gemma, tua sorella maggiore! È davvero un piacere conoscerti!” disse la ragazza con lo stesso accento del padre.
 
Non poteva aiutare, ma confrontai il loro adorabile accento con il mio, puramente Americano.
 
Mi chiesi perché mi stavano aspettando al mio arrivo.
Li seguii in un elegante SUV e mi sedetti sui sedili posteriori, ignorando la conversazione che Edward e Gemma stavano tentando di cominciare.
 
La mia attenzione scattò su Gemma quando disse “ti porterò qualche volta a fare shopping, ragazza! Non preoccuparti, sarà fantastico!”
 
La guardai e annuì con la testa. Non riuscivo a capire perché fossero cosi gentili con me.
Stavo solo aspettando che Edward si girasse e mi schiaffeggiasse in faccia.
Ugh, ero stata con Steve per troppo tempo.
 
Visto che loro due erano stati cosi carini con me, mi aspettai che il fratello di Gemma, che era tecnicamente anche mio fratello maggiore, sarebbe stato gentile in egual modo. Beh, non lo fu.


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" I wish that I could cry
fall upon my knees
find a way to lie
about a home I'll never see. ♥ "


 

ehi :)
ecco il nuovo capitolo.
Finalmente potrete capire qualcosa di questa storia.

Non ho niente da dirvi se non che spero vi sia piaciuto,
e di lasciarmi qualche recensione.

L'autrice era davvero contenta che io traducessi la sua storia e vi dessi modo di leggerla.



ily, nicki.


 

questa è la mia storia personale su niall horan, 
se volete fare un salto, non mordo.

Δ http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1576994&i=1 Δ


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