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Autore: RitaWhitlock99    05/08/2013    2 recensioni
«E la tua canzone zio quando è nata?» Stavolta fu Alice a rispondere:«Be', Nessie, mi sa che questa è una storia lunga: addirittura bisognerebbe svelare l'origine del nome "Jazz".» Jasper si infastidì, punto sul vivo: «Alice, non ti sembra di esagerare? Quella storia è...» FF incentrata sulla coppia Alice e Jasper: il loro primo incontro, tra rimorsi, segreti, pazzie e una montagna di blues, jazz e passione. passando per un'iniziativa insolita a casa Cullen!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Clan Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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                         Jazzies’

 


Pov Bella- Capitolo 2
 
Finii di mordermi convulsamente il labbro e di avere un’espressione assassina, quando sentii aprirsi piano la porta sul retro: erano Alice e Jasper che canticchiavano ridendo come due ubriachi. Ero tentata di acchiappare Alice e cantagliene quattro (visto che eravamo in tema di canzoni) ma poi lasciai perdere: avrei scoperto ogni cosa a breve. Infatti, eravamo tutti in salotto, vestiti come se avessimo dovuto debuttare in qualche importante teatro europeo. Mentre io avevo scelto un abito semplice, blu scuro (che, modestamente, mi donava un sacco), Rosalie sfoggiava un vestito di uno spettacolare rosso fuoco, lungo fino a terra e aperto sulla schiena che avrebbe fatto impallidire anche una tela rinascimentale. Esme era molto carina nel suo abito svasato mentre Carlisle, Edward e Emmett (il quale aveva portato anche due pon-pon da cheerleader per il tifo) erano abbigliati con lo smoking di circostanza. Poco dopo si unirono a noi Renesmee e Jacob: lei, una bambola di porcellana di qualche facoltosa bambina, lui tutto scarmigliato, jeans e camicia bianca. Jake era madido di sudore: «Diamine Bella! Credo che dovremmo aggiungere la camomilla nella dieta di Nessie: da Charlie non abbiamo fatto altro che correre su e giù per le scale per giocare a nascondino.» Renesmee si ribellò: «Non è vero Jake! A nascondino c’abbiamo giocato solo un po’!!! » Risi: «Mi sa proprio, lupo gigante, che dovrai cambiare i tuoi ritmi per star dietro a mia figlia!» Lei di rimando si illuminò come il sole: «Visto Jake?! La mamma mi ha dato ragione: sei un buono a nulla cagnaccio pelandrone!» «Davvero? Vuoi vedere come ti mangio in un boccone?» E cominciò ad ululare. “Chissà quale tra i due è il vero bambino” pensai scuotendo la testa. Comunque, in meno di mezz’ora, ci eravamo tutti accomodati nelle poltrone o sui divani del salotto, disposti intorno al pianoforte in modo da creare un “anfiteatro”. Finalmente Alice e Jasper si fecero vivi: lei semplicemente stupenda nel suo vestito di strass e pailettes nero che richiamava la moda anni 20’, lui, invece, sfoggiava uno smoking con giacca bianca, papillon e pantaloni neri (oltre ai capelli lustri di brillantina). Alice non stava più nella pelle: «Come organizzatrice di questa.. ehm.. Figata (N. B. Autrice: o.O) dichiaro aperta la serata: che vinca il migliore, come si dice in queste situazioni!» Quando scese lo scalino, si avvicinò ad Edward e sussurrò: «Stavolta sei fregato.» Lui si alzò con nonchalance verso il pianoforte, un sorriso angelico stampato sulle labbra: «Alice ti ammazzo: è una promessa.»
«Voglio vedere come fai»
«Non preoccuparti: ci riuscirò. Anche con l’aiuto di Satana in persona.»
«Oh oh.. Andiamo sull’esoterico, eh?»
Si sedette al mio fianco, al posto di mio marito mentre lui faceva un inchino educato nella nostra direzione. «Alice che hai combinato? Ed stamattina sbuffava come una locomotiva.» Dissi. Lei sorrise: «Semplicemente non sono in squadra con lui. In questi anni abbiamo partecipato sempre insieme: lui suonava ed io cantavo. Be’, stasera ho cambiato partito: sono passata al comunismo che propaganda il libero amore.» Le diedi una gomitata: «Stronza, non si abbandonano le persone così.»  Rispose solo: «Shhh! Sta cominciando!» In effetti, l’aria si stava echeggiava del “Requiem- Lacrimosa” di Mozart, in una versione completamente arrangiata da Edward al pianoforte da quella originale (http://www.youtube.com/watch?v=p3nSJF7VV_M ). Era incredibile anche solo guardarlo : le lunghe dita sottili non toccavano i tasti ma li sfioravano di eleganza, la melodia era ricca, complessa ma essenzialmente semplice, aggiunta ad un romanticismo struggente e delicato; e poi la sua fronte liscia e perfetta, libera da qualsiasi sforzo, che partecipava con tutta la sua anima ad un intimo rapimento. Poi, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, passò al secondo brano: era la mia ninna nanna (http://www.youtube.com/watch?v=Od-3oxpFWB0). Come resistere a quella musica? Era la sua stessa anima ad essere un ricordo di ore, giorni, mesi, anni passati con lui. Se avessi potuto avrei pianto. Quando smise di suonare ci fu un applauso scrosciante… «Ed dovevi scegliere proprio quella? Lo sai che effetto mi fa.» Gli dissi commossa. Mi baciò e sussurrò sul mio collo: «Bella, io ti amo: niente, nemmeno la canzone più bella del mondo ha un senso senza che tu esista. Esisti e sei al centro di tutti i miei pensieri, di tutte le melodie e di ogni singola nota del pianoforte, del mio pianoforte.» Non seppi cosa rispondere: le sue parole erano lì, gravi e intoccabili, quindi rimasi sulla sua spalla in uno spensierato: «Ti amo anch’io.» Ero talmente assorbita dal momento che non mi accorsi che Rose si era appena seduta sul seggiolino tra il tifo da stadio di Emmett versione cheerleader e i “BUUUU!!!” di Edward. Quello di Rosalie era tutto un altro stile: il suo valzer di Chopin (http://www.youtube.com/watch?v=CyhB3QTzXtM) era elegante, perfetto e sfarzoso come un vestito ricamato d’altri tempi, chiuso in una sala da ballo dove le ragazze volteggiavano e… Alice mi diede una gomitata giocosa per ridestarmi dalle mie fantasie: per un attimo la guardai con occhi vacui, lontani, completamente immersi nell’atmosfera creata da mia sorella e scorsi un risolino vago sulle sue labbra. Mentre mi sembrava di volare, Rose lentamente cambiò accordi e nacque qualcosa di diverso, più introspettivo e malinconico: Alice disse che si chiamava “Time”. “Time” (http://www.youtube.com/watch?v=eTSQKFMwOS4)
 fu un’esperienza ancora più sconvolgente del valzer: in un attimo capii che cosa voleva dire essere strappati a forza dalla propria vita da chi si credeva di amare, di  non poter costruire più né un passato né un futuro e, intanto, egoista, il tempo continuava a scorrere. Quando Rosalie fece il suo inchino era molto più triste, sull’orlo delle lacrime: Emmett le corse incontro e le diede uno spettacolare bacio trai i fischi di ammirazione di Jake. “La bionda” –come la chiamava il mio miglior amico- sembrò dimentica della propria malinconia e gli ringhiò contro dicendo: «Sai come fa un cane a mangiare con i denti rotti?» Il sorriso rimase sul volto di Jacob: «Mi freghi le battute adesso? Comunque devo ammettere che non lo so.» Rose rise maligna: «Può solo usare la lingua.» «Be’, è una cosa normale.» «Tra poco sarà normale anche vedere te costretto a leccare i tuoi denti e il tuo sangue sul pavimento.» Jake era diventato rosso mattone per la rabbia e fece per alzarsi ma una nuvola di tranquillità e pace avvolse la stanza. Rosalie mise il broncio: «Jazz, uffa! Mi hai rovinato il divertimento: se si azzardava ad alzare le mani.. Oops… Le zampe, l’avrei ammazzato…» Jasper la interruppe, sorridendo sardonico: «Oh, sorellina, ma se ce l’hai davanti tutti i giorni! Potresti avvelenargli la pappa quando, a dispetto della sua natura, si ingozza come un maiale. Dico bene Em?» Emmett si scrocchiò le nocche: «Ma poi Nessie chi la sente? Meglio fare le cose tradizionalmente.» Meno male che a quel punto intervenne Alice, ricordando a tutti che si stava svolgendo una gara di musica e non una di pugilato. Dopo quella piccola interruzione, durante la quale Edward cominciò letteralmente a fare i capricci (fu abbastanza curioso vedere Renesmee che lo consolava), la situazione tornò stabile per quanto lo possa essere in una casa di vampiri. Alice e Jasper salirono sul palco, facendo il consueto inchino e strizzando l’occhio ad un Edward schiumante di rabbia ed invidia. Lei si sedette sulla coda del pianoforte come quando ascoltava mio marito suonare: ma stavolta sul seggiolino c’era Jazz, con un sorriso furbo sul viso, gli occhi dall’iride solida, per niente liquida, un infinito, accesi di una strana luce che non gli avevo mai visto. Il silenzio era totale, teso, perché non sapevamo cosa aspettarci da loro: d’un tratto, però, Jasper appoggiò le dita sulla testiera. Il brano era un jazz anni 30’, ritmato, sottile ed ironico che identificai dall’introduzione come “Blue Moon” di Billie Holiday (http://www.youtube.com/watch?v=9LOB_I7sgoI): ma l’emozione più grande la sentii quando Alice attaccò a cantare. Dio, era indescrivibile la voce: acuta, soft, leggera e con un pizzico di un distratto R&B che faceva accapponare la pelle e sentire il cuore nel petto. Il jazz spensierato e romantico sembrava prendere vita in Jasper che suonava senza guardare i tasti, gli in occhi in quelli di Alice: a quel punto vidi l’intensità e toccai con l’anima l’amore. Nella parte in cui avrebbe dovuto esserci il sax, lei si materializzò sul seggiolino e suonarono a quattro mani: note acute e gravi in un solo cuore. Era fantastico tanto che Edward aveva dimenticato il suo broncio e aveva una faccia da ebete e aveva una faccia da ebete mentre Renesmee smise di tormentare Jake e sorrise, sorrise, sorrise. Quando Blue Moon terminò, l’atmosfera cambiò improvvisamente: il jazz si trasformò in quattro accordi tristi, cadenzati. Il brano, disse Edward, si chiamava “Never Was You” e lui non aveva mai visto Alice e Jasper suonarlo (http://www.youtube.com/watch?v=DjYPwg1GXhY). Era una specie di discussione fra loro, un punto interrogativo del loro primo incontro. Le strofe iniziali le cantò, lei, Alice in dolorosa accusa:
 
What do you see behind this smile?
All the lonely tears that I've never shed
I closed my eyes to dream of someday
All my dreams saw was your face
All my dreams saw was your face
 
Ain't it hopeless, ain't it a shame such an empty world to live in today
I'm just no one to everyone, a face in the crowd who don't matter at all
I've built my world around a distant dream
That never came true
And I never had you
 
Poi, dopo una parte strumentale, attaccò Jasper, morbido e profondo, che rispondeva sulla difensiva:
 
I may be lost but I won't cry
Cause I don't need a hand to hold
My dreams keep me warm when I'm cold
So don't you think I'm alone
Don't you think I'm alone
 
Ain't it hopeless, ain't it a shame such an empty world so I'm taking this next train
I'm just no one to everyone, a stranger in town who don't matter at all
I've built my world around a distant dream
That never came true
And I never had you
I've built my world around a distant dream
That never came true
Cause there never was you
 
La conclusione, come l’inizio, fu inaspettata con quei quattro accordi incrociati in maniera diversa, nella continua evoluzione di combinazioni che si era intrecciata e susseguita nel corso della canzone. Tutti applaudimmo estasiati, rapiti, compreso Edward a suo malgrado stupito. Be’, lo stupore divenne di dominio pubblico quando vedemmo Alice e Jasper lasciarsi andare ad un lungo bacio, dolce, intenso, velato di passione in maniera sottile ed elegante, quasi timida. Il silenzio era assoluto e io mi schiarii la voce precedendo una battuta di Emmett: «Ehi! Comunista!» Alice rise con i suoi toni argentini, mentre Mio fratello la guardava accigliato: «Be’ sempre meglio che essere la moglie del dittatore di Forks» Sorrisi, fingendo incredulità: «Chi? Lui?» Dissi indicando Edward. Annuì: «Si il caudillo americano di Chicago.» Lui saltò sulla sedia: «Ma tu sei sposata?»
«Si.»
«E allora dove l’hai celebrato il matrimonio, atea, in uno sgabuzzino del più sperduto comune russo?!»
A sorpresa ribatté Jasper: «Si da il caso che sia meglio sposarsi in uno sgabuzzino da soli che davanti a un Dio in cui non credi e che continui a prendere per il culo con la tua esistenza di dannato.» A mio marito montò subito il sangue alla testa per la vergogna e cercò di alzarsi per picchiare Jasper. Gli inchiodai i piedi al pavimento con i tacchi: «Calma caudillo: non hai ancora sciolto i partiti quindi non roderti il fegato.» Finalmente, dopo quest’episodio sconcertante, Alice e Jazz vennero a sedersi vicino a noi.: a sorpresa Renesmee saltò in braccio allo zio. Era molto strano: infatti, la mia bambina era raramente in compagnia di Jasper ma ogni volta doveva accadere qualcosa di importante che si sarebbe profondamente inciso nel suo piccolo cuore. Così si avvicinò all’orecchio di Jasper e sussurrò: «Zio, come nasce una canzone?» Lui scoppiò a ridere: «Oddio, Nessie: tuo padre non te l’ha mai spiegato?»
«Certo ma delle sue canzoni: è troppo poco, no? Io voglio sapere di tutte!»
«Ok Nes, ma mi sa che vuoi troppo.»
«Perché?»
«Perché una canzone è semplicemente poesia e la poesia non è sempre uguale ma dipende dal vissuto di un momento, di un istante che ha lasciato il segno: per esempio, secondo te, un brano della zia Rose è uguale ad un uno di papà?»
«Be’, sicuramente no, visto che quelli di papà fanno venire la bolla al naso.» Ridemmo tutti in coro, tranne Ed che si rabbuiò per l’ennesima volta. Jazz continuò, cauto e persuasivo: «La diversità è dovuta proprio al fatto che le canzoni sono state scritte in momenti differenti e da cuori altrettanto estranei l’uno dall’altro: Credimi, Nes, quando parlo del cuore della gente.»
«E la tua canzone, zio, quando è nata?» Stavolta fu Alice a rispondere: «Be’, tesoro, mi sa che questa è una storia lunga: addirittura bisognerebbe svelare l’origine del nome “Jazz”.» Jasper s’infastidì, punto sul vivo: «Alice, non ti sembra di esagerare? Quella storia è…» All’improvvisò Emmett piombò sul divano, passando un braccio possente dietro la testa del fratello: «Dai ragazzo: cosa aspetti a raccontare una delle tue tragedie shakespeariane?» Lui sbuffò: «Em non lo so…» Per farla breve, dopo cinque minuti tutti si erano dimenticati della gara e supplicavano Jasper che alla fine acconsentì: «Oh al diavolo! Mettetevi comodi…» Emmett rispose impaziente: «Si si grazie: sto comodo anche a testa in giù Jazz, che squallore.» «Em ma che caz…» Alice gli pestò un piede. «Oh giusto… Nessie… Ok! Cominciamo e basta. Philadelphia, 30 ottobre 1948…»

 
 
 
 
 
 


E giusto sul più bello chiudo il secondo capitolo!!! XD Perdonate ancora una volta la mia ostinazione a voler cimentarmi (o cementarmi) nella prosa e abbiate clemenza per questa FF. Recensite in tanti: criticoni, “positivisti” e neutrali sono tutti ben accetti! L’opinione è il profumo della vita: se leggete, recensite anche un righino piccolo piccolo…
 
A presto,
Rita Whitlock <3 <3

 

 
 
 
 
 
  
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