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Autore: Yvaine0    05/08/2013    4 recensioni
"«Papà, lui è Zayn. Zayn, lui è... ovviamente mio padre».
Zayn sospirò e allungò una mano verso l'uomo, perché gliela stringesse – sperando che lo facesse. «È un piacere conoscerla», cercò di sorridere con cortesia.
Silenzio. Merda, merda, merda, merda, merda.
«Fai soffrire la mia Joo-joo e ti farò pentire di essere nato, ci siamo intesi?»
«Papà!»"
Abbiamo visto tante volte quanto sia difficile per le fidanzate dei ragazzi famosi ambientarsi nel mondo delle star e convivere con le fan. Ma come sarebbe per una star dover affrontare la vita di tutti i giorni, convivere con la famiglia e gli amici della sua ragazza?
Ecco a voi l'esperienza di Zayn e Jules.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quest'ultimo capitolo è per Aries Pevensie e per Ellie_725,
perché per qualche motivo a loro questa storia piace. :)
Questo è un grazie.
 
 
 
Situazione numero undici:
quando si decide di partire
 
 
Il salotto di casa Gifford contava solo un paio di ospiti, quel giorno: la più grande delle figlie dei padroni e il suo ragazzo, membro di una boyband ormai famosa in tutto il mondo. Lui, Zayn, era steso sul divano, la testa adagiata sulle gambe di lei, Jules, che gli accarezzava dolcemente i capelli mentre guardavano un episodio dei Simpson visto e rivisto mille volte da entrambi.
Era uno di quei momenti di pace, che i due amavano godersi in silenzio, ascoltando l'uno il respiro dell'altro, beandosi semplicemente della rispettiva presenza, senza bisogno di parlare o fare alcunché. C'erano loro, l'uno per l'altra, e basta. Più o meno.
«Quindi... vuoi proprio partire». La voce di Dana interruppe quel momento di solitudine, costringendo a Zayn a rialzarsi, quantomeno per rispetto, e schiarirsi la gola. Intuì al volo che qualcosa non andava – non dovette nemmeno domandarsi cosa, visti gli ultimi risvolti della situazione –, motivo per cui si alzò in piedi, dondolò un attimo sui talloni, in imbarazzo, e farfugliò: «Ehm, io vado a...». Non si preoccupò nemmeno di concludere la frase, si limitò a rivolgere un'occhiata di incoraggiamento a Jules, sorridere alla madre e a sparire dalla circolazione per un po' – aveva proprio voglia di passare del tempo col cane, Santa, sicuramente l'abitante meno psicolabile della casa, l'unico membro della famiglia della sua ragazza che avesse sempre voglia di accoglierlo con affetto, allegria e... be', un po' troppa bava.
Jules rimase dunque da sola con la madre in salotto, una strana sensazione che le attanagliava lo stomaco. Sospirò e batté una mano sul divano affinché si sedesse accanto a lei e così la donna fece.
«La mia intenzione è quella, sì» ammise poi, senza avere però il coraggio di guardarla negli occhi. Aveva sempre avuto un rapporto molto stretto con la madre; in qualche modo si sentiva in colpa a comunicarle la sua partenza. Era maggiorenne e le era concesso di scegliere da sola cosa fare della propria vita, si occupava dei fratelli come se li avesse dati alla luce lei stessa e sapeva badare a sé stessa, era risaputo; ma allontanarsi così dalla casa materia, in cui era cresciuta, con solo qualche giorno di preavviso le sembrava una specie di tradimento nei confronti di chi l'aveva cresciuta con amore e comprensione.
Quando Jules alzò infine lo sguardo per spiare la reazione della madre, lesse nel suo sguardo tutto ciò che già sapeva e aveva appena pensato. Non le avrebbe impedito di andarsene, ma si sentiva tradita, abbandonata. Il fatto che Dana Edison stravedeva per la figlia maggiore: non le aveva mai fatto mancare niente, le aveva sempre perdonato tutto, dato mille opportunità, accettato qualunque sua decisione. E Jules non l'aveva mai delusa, mai. Quando era caduta, anche Dana era caduta con lei, e una volta rimessasi in piedi anche la madre aveva ripreso a camminare. Avevano sempre vissuto in simbiosi, strette da un legame forse quasi ossessivo, che Jules aveva iniziato a intravedere solo quando Zayn era entrato nella sua vita, trasformandosi agli occhi della donna in un intruso, un elemento di disturbo nella sua vita e nella sua famiglia. All'inizio non aveva voluto crederci: era sua madre, cavolo, non poteva essere gelosa del suo ragazzo! Era sempre stata felice di ogni sua scelta, avrebbe accettato anche Zayn, si diceva. Poi si era accorta che non sarebbe mai stato così, non tanto presto almeno.
Quando Jules era stata con Oliver, Dana ne era stata entusiasta. Questo perché Oliver era già membro della famiglia, in qualche modo: trascorreva interi pomeriggi a casa loro, era una presenza costante quanto quella di Marley nella vita della figlia. Era okay. Prima era arrivato come amico, condividendo gli spazi assieme alla padrona di casa, poi ne era entrato a far parte in maniera differente, ma Dana a quel punto era già abituata a lui. Gli altri – pochi – ragazzi di Jules, invece, erano rimasti nascosti. Non erano mai voluti avvicinarsi a casa sua, probabilmente per paura dei genitori e per non avere tra i piedi i fratelli piccoli. Non erano mai durati molto, comunque.
Poi era arrivato Zayn. Ormai abituata a tenere nascoste le sue relazioni, avendolo inoltre conosciuto in un luogo e in una circostanza in cui non avrebbe dovuto trovarsi, all'inizio lo aveva frequentato di nascosto. Aveva organizzato diverse piccole gite con la sua migliore amica per poter fuggire e incontrarlo ogni volta che si trovava in Inghilterra per lavoro, si erano sentiti per telefono, si erano scambiati messaggi e lettere, avevano comunicato via Skype e si erano innamorati sempre di più.
Dana aveva scoperto di lui solo intorno a Novembre, quando Jules aveva intuito che se voleva invitarlo a casa per Natale sarebbe stato prima opportuno parlarne con i genitori. Così aveva fatto. Dal punto di vista della donna, Zayn Malik – o come diavolo si chiamava – rappresentava un problema: era il motivo per cui sua figlia aveva smesso di dirle tutto, ciò che l'aveva spinta a mentirle, a fuggire in giro per l'Inghilterra senza che lei sapesse mai davvero dove fosse. Zayn Malik era l'elemento di disturbo che stava rovinando il suo rapporto con la figlia. Aveva continuato a significare ciò finché non era comparso in carne ed ossa a casa sua, perché a quel punto si era trasformato in un ostacolo fisico alla sua serenità. La sfiorava, la baciava, le parlava nelle orecchie, cercava di difenderla da tutto e tutti – come se in casa sua avesse bisogno di essere protetta! Da quel momento in poi, ogni scusa era buona per disprezzare quel ragazzo. Dana nemmeno lo faceva di proposito, semplicemente non poteva farne a meno. Quel ragazzo stava rovinando tutto.
Era questo il problema di Jules: sua madre non riusciva ad accettare la sua felicità, perché troppo impegnata a preoccuparsi della rottura del proprio equilibrio. Un rapporto troppo stretto, che solo ora Jules si accorgeva di quanto fosse stato insano e ingiusto nei confronti degli altri membri della famiglia, che aveva eretto invalide certezze nella vita di Dana. E ora lei stessa doveva prendersi la briga di distruggerle, perché erano state saldate nella maniera sbagliata e rischiavano si crollare schiacciando tutta la famiglia. Sarebbe stato doloroso, ma era necessario. Ecco uno dei motivi per cui aveva scelto di allontanarsi da casa: anche Scott e Maya avevano bisogno di una madre. E lei... lei aveva solo bisogno di Zayn, al momento. Di Zayn e di prendere in mano la propria vita.
Dana sospirò. «Sei sicura? Julie, non voglio fare la parte della cattiva, ma non credo sia una buona idea. Lui ha il suo lavoro a cui pensare, chi penserà a te?».
Rendendosi conto della poca fiducia che Dana riponeva in Zayn, Jules non poté che indispettirsi. «Io, mamma. Io penserò a me stessa».
«Ma non puoi cavartela da sola, Julie! - insistette la donna in tono premuroso. - Sei ancora giovane, non sai cosa voglia dire cavarsela da sola. Non hai nemmeno un lavoro, pensi che potrai dipendere per sempre da lui? Credi sia giusto?».
Queste parole colpirono Jules con tutta la loro verità. Pensava fosse giusto tirare avanti solo con i soldi di Zayn? Scosse il capo. No, no, sua madre la stava facendo molto più grande di quanto la faccenda non fosse. «È una situazione provvisoria» rispose, risentita. «È una specie di vacanza! Zayn mi porterà con sé per il Tour in Europa, poi starò a Londra con lui finché non partirà per il Tour Americano» spiegò, mentre si torturava le mani in grembo.
«E poi? Poi tu tornerai a casa e lui sarà dall'altra parte del mondo a fare Dio solo sa cosa. Jules, le relazioni a distanza non possono funzionare e lo sai anche tu. Perché devi farti del male in questo modo?»
Le relazioni a distanza non possono funzionare. La ragazza guardò la madre, esterrefatta. Stava insinuando che sarebbe successo qualcosa in America? Che Zayn l'avrebbe tradita, che avrebbero smesso di aspettarsi o di amarsi? Jules non era una sciocca, sapeva fin dall'inizio che sarebbe stato difficile affrontare una situazione del genere. Zayn era impegnato, durante il Tour passava pochissimo tempo in Inghilterra e anche meno a casa. Avevano resistito un anno, sentendo la mancanza l'uno dell'altra e poi ritrovandosi più uniti che mai. Perché sarebbe dovuto essere diverso, poi? Jules aveva fiducia in lui, aveva fiducia in loro. E il fatto che sua madre non ne avesse la offendeva terribilmente.
«Magari lo seguirò. Posso sempre fare la groupie, tu che dici, mamma? Vado a letto con tutti e cinque e magari pure con la security e lo staff. Così potrei ripagarli in natura dell'ospitalità» sputò con sarcasmo, guardando la madre dritto negli occhi. Una frase del genere ce la si aspettava da tutti – soprattutto da Maya – meno che dalla dolce e pudica Jules.
La donna sgranò gli occhi azzurri e spalancò le braccia, incredula: «Jules! - la richiamò con voce stridula. - Si può sapere cosa stai dicendo?».
La figlia sbuffò e incrociò le braccia. «Non lo so, tu cosa ti aspetti che ti dica? Che rimarrò qui per sempre? Che non avrò mai un ragazzo, non ci andrò mai a letto e, se mai mi sposerò con qualcuno, quel qualcuno sarà Oliver?». Scosse il capo, negando persino a sé stessa quelle eventualità: non sarebbe rimasta sotto quel tetto per tutta la vita, non si sarebbe sposata con il suo migliore amico e, sì, cavolo, aveva un ragazzo di cui era innamorata. «Se devo essere sincera, mamma, credo che tu ti stia comportando da egoista» ammise infine, in tono più pacato, dispiaciuto.
Tra loro cadde un silenzio carico di tensione. Durò a lungo, forse troppo, tanto che per gran parte di quel tempo entrambe non fecero che guardare dalla parte opposta l'una rispetto all'altra. «Io ti voglio bene, Jules» sussurrò infine Dana, la mascella contratta dalla rabbia, ma il tono dolce di una madre sincera e premurosa. «Non voglio che tu faccia sbagli del genere, non voglio che tu soffra».
Jules fu la prima a scoppiare a piangere, sotto quel carico di emozioni contrastanti: senso di colpa, rabbia, ribellione, affetto, paura, dubbio, impazienza. «Anche io, mamma. Ma devi lasciarmelo fare, capisci? Non puoi impedirmi sempre di cadere. Devo andare via di qui almeno per un po'. Quando... - singhiozzò, già pronta a deluderla con le parole che stava per pronunciare: - Quando è stata l'ultima volta che hai ascoltato davvero Maya? Quando hai parlato con Scott, quando gli hai chiesto se gli piace qualcuno? Hai tre figli, ma tu conosci e riconosci solo me».
E avrebbe voluto alzarsi e andarsene, a quel punto, ma sapeva che sarebbe stato un comportamento codardo. Non poteva ferire e scappare, no, non qualcuno che amava così tanto come sua madre. Non era giusto. La capiva, davvero. Capiva che non volesse lasciarla andare, capiva che le sarebbe mancata – sarebbe stato reciproco. Capiva tutto, Jules, proprio per questo stava soffrendo anche lei. Forse sua madre aveva ragione, sperava di no, ma ormai lei aveva preso la sua decisione.
«Quello che dici mi ferisce. Sono tua madre, Jules, non puoi chiedermi di lasciarti andare».
«Lo so, mamma, ma ho preso la mia decisione. Discuterne non serve a niente».
Dana prese un respiro profondo e aggrottò le sopracciglia. «Non ti pare di essere un po' ingrata? Te ne vai per mesi e mesi e poi immagino pretenderai di tornare qui, quando ne avrai voglia».
Jules rimase in silenzio. Sua madre era sempre stata così: un po' infantile. Come i ragazzini che litigando con gli amici dicono ciò che non pensano, lei sputava rimproveri e accuse che suonavano ancora più cattive, se pronunciate con il suo tono consapevole e rivoluto. Jules lo sapeva, ma quell'ultimo piccolo colpo di grazia fu ciò che la spinse a dimenticare il senso di colpa: «Oh, sì, immagino che mi chiuderai la porta in faccia, quindi. - commentò pacatamente con un sorrisetto ironico. - Vorrà dire che mi appoggerò ai genitori di Zayn, se ne avrò bisogno» proclamò, fingendo noncuranza. Si alzò dal divano, questa volta, prese un respiro profondo e lasciò la madre da sola; non avrebbero più intavolato una discussione a riguardo, questo era certo.
Non appena girò l'angolo, Jules si trovò di fronte i fratelli. Li guardò, interrogativa, e a quel punto Scott arrossì con aria colpevole, mentre Maya mise su un sorrisetto soddisfatto: “Groupie?” mimò con le labbra, senza tuttavia emettere un suono.
Jules dovette trattenersi dal ridere e accennò col capo al piano superiore, dove avrebbero potuto parlare di ciò che avevano origliato sena che loro madre sentisse.
E fu mentre risalivano le scale che Jules ebbe la certezza che casa le sarebbe mancata da morire. Le sarebbero mancati i suoi fratelli, suo padre, sua madre, Marley, Oliver e Santa. Forse anche le nonne Beth, i nonni e gli zii, magari anche i cugini. La sua famiglia era sempre stata la sua vita, ma ora aveva intenzione di allargare i propri orizzonti: ora c'era qualcun altro a far parte della sua vita.
 
Quando quella sera Jules sgattaiolò nella stanza degli ospiti, Zayn la stava aspettando. Alzò le coperte non appena la vide e lasciò che si accoccolasse al suo fianco, per poi stringerla a sé. «Julie, stavo pensando...».
Jules gli strofinò la punta del naso sul collo, sorridendo. «Mh?»
Lui sospirò e sorrise a sua volta, prima di riprendere la parola: «Sai cosa significa seguirmi in tour, vero?».
Sì, lo sapeva. Significava che non potevano più stare nascosti, che forse avrebbero avuto un decimo della privacy che erano riusciti ad avere fino ad allora. Significava attirare l'attenzione della gente, dei paparazzi, scatenare pettegolezzi, voci, rumors. Sopportare menzogne, supposizioni, commenti su cose che non riguardavano altri che loro. «Possiamo farcela» fu la sua unica risposta.
«Non sarà facile, Julie, non voglio obbligarti a sopportare una cosa del genere, io...» Zayn stava fissando il vuoto, mentre parlava, lo sguardo acceso di preoccupazione, mosso dalla speranza che lei potesse accettare tutto quel casino in cui la stava trascinando e sicuro che non fosse affatto giusta coinvolgerla in quell'inferno. Aveva paura, stava morendo di paura. Paura di perderla, di combinare un casino, di allontanarla dalla sua famiglia e metterla in inutili difficoltà. Forse avrebbe solamente dovuto farsi da parte e lasciare che lei vivesse la sua vita, ma proprio non riusciva a pensare, a quel punto, di abbandonarla. Era un bel casino. La sua testa era un bel casino, che venne però zittito da un rapido bacio sulle labbra della sua ragazza.
«Vuoi stare zitto?» gli domandò divertita. «Qui c'è gente che vorrebbe dormire».
Il fatto era che Jules conosceva i rischi a cui andava in contro stando assieme ad un cantante famoso, circondato da ragazze che non vedevano l'ora di attirare la sua attenzione, che viveva una vita fatta di viaggi, successo, fama, concerti, interviste, gossip, rumors e falsità. Sarebbe stato difficile, ma ci avrebbero provato, avrebbero fatto del loro meglio per fare andare le cose per il meglio. E non solo ci avrebbero provato, ma insieme ce l'avrebbero fatta.
Zayn rise in silenzio, facendo tremare il materasso su cui erano adagiati. Quella frase totalmente incoerente col discorso serio che stavano facendo gli aveva sgombrato la mente da ogni pensiero. Ora c'era solo Jules, lì con lui, al suo fianco, proprio dovre avrebbe dovuto essere. «Ti ho mai detto che ti amo?».

 


Ciao a tutti. :)
Non so chi di voi sia giunto fino a qui, attraverso tutti i miei errori grammaticali, di battitura, tutte le mie lamentele e le avventure di questo povero disgraziato di uno Zayn con la sua  Perrie  Jules. Non so a quanti di voi la storia sia piaciuta, a quanti di voi abbia fatto schifo, quanti di voi siano rimasti qui solo perché mi conosco e non volevano lasciarmi credere che questo lavoro fosse davvero da buttare, come ho sempre pensato che fosse. Non lo so, ma vi ringrazio. Tutti, uno ad uno, anche se non vi nominerò. Grazie.
Grazie a chi ha lasciato il proprio parere, che ho apprezzato da matti. Grazie a chi ha cliccato mi piace, chi ha solo letto, chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. 
Siete stati tutti molto gentili e pazienti. Vi ringrazio di cuore e mi scuso per tutte le mie lamentele. :)
È finalmente la fine: vi siete liberate di me! Grazie a tutti! :)

 

  
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