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Autore: stuckinsilence_    05/08/2013    4 recensioni
NELLA STORIA I ONE DIRECTION NON SONO FAMOSI.
Mentre sorseggiava il suo tè fissai con insistenza le sue labbra, così rosee e sottili, come se fossero state le uniche che avrei voluto baciare con persistenza e passione per tutto il resto della mia vita. Immaginai come sarebbe stato il loro sapore di prima mattina, o la loro leggera ruvidità in un giorno nevoso, o ancora come il loro colore sarebbe potuto divenire più intenso una volta sporcate dalle mie, puntualmente tinte da rossetti sgargianti. Alzai di poco lo sguardo, verso i piccoli nei che aveva sul naso e su tutta la superficie delle goti. Se avessi potuto li avrei baciati per ore, avrei unito i puntini con essi per poi baciarli di nuovo, con delicatezza. Ancora una volta feci incontrare i miei occhi con i suoi e sentii un piccolo "boom" all'interno della mia cassa toracica; mi era forse scoppiato il cuore? Probabile.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You could find a lot of things: clothes, shoes, diamond rings... Stuff that's driving me insane!

-I want, One Direction

Capitolo 2

 

-Signorina Murray, la Adkins la richiede nel suo ufficio.- Meredith, la segretaria del mio capo, mi distrasse dalla scrittura di quel famoso articolo che ancora non ero riuscita a terminare. Alzai lo sguardo verso il suo cristallino e la vidi sistemarsi la camicetta color pesca di chiffon.

Meredith era una donna solare, sulla quarantina, e i suoi capelli color mogano la rendevano ancora più pallida e dall’aspetto stanco. Il suo lavoro infatti non era dei più leggeri  ma nonostante ciò il sorriso sul suo volto non era mai assente.

La ringraziai e, mentre la donna tornava alla sua postazione, io raccolsi tutti i miei appunti per l’edizione di Agosto. Sapevo quanto Elizabeth, il mio capo, tenesse alla nostra rivista e sapevo anche che per lei, seppure a una settimana e mezzo dalla pubblicazione, tutto dovesse essere pronto e impeccabile. Mi rizzai in piedi agilmente e lisciai il tubino nero e color cipria che indossavo quel giorno. Mi diressi poi verso l’uscita del mio ufficio e durante il breve tragitto mi specchiai nello specchio che avevo posto sulla parete destra per poter controllare che lo chignon che avevo in capo fosse ancora impeccabile, e lo stesso per il makeup che avevo sul viso. Per Elizabeth era inoltre fondamentale che i suoi impiegati fossero vestiti, truccati e acconciati perfettamente. A suo detto, “chi lavora in un giornale di moda deve essere il primo a portare moda e eleganza in dosso”.

Una volta rassicurata la mia momentanea perfezione mi diressi verso l’ufficio del capo attraversando il corridoio sulle cui pareti bordeaux erano esposte tutte le copertine del giornale, dalla prima edizione a quella di Luglio 2013, mese in cui ci trovavamo. Lungo il corridoio c’erano inoltre varie porte che portavano ai diversi uffici dei miei colleghi fino a che, alla fine del corridoio, mi ritrovai la porta che conduceva al luogo dove la mia dirigente giaceva tutto il giorno, indaffarata tra scartoffie varie, le pubblicità per cui era pagata, il controllo dei vari articoli e l’articolo di fondo che lei stessa avrebbe dovuto scrivere.

Durante il tragitto pensai a ciò che mi avrebbe potuto comunicare: avevo forse sbagliato qualcosa nella stesura di “Saldi in arrivo”? Cercai di mandare via tutti quei pensieri e mi concentrai sul bussare alla porta dell’ufficio della Adkins.

-Avanti.- La sentii urlare con la sua solita voce acuta. Presi un respiro profondo e aprii la porta con timore.

Alla mia vista la donna sorrise e la sentii dire al telefono che aveva all’orecchio un qualcosa del tipo “ti richiamo più tardi, ho da fare” prima che posasse la cornetta al suo posto.

-Cassandra, accomodati.- Mi ordinò indicandomi con lo sguardo la sedia rivestita di pelle che si trovava proprio davanti la sua scrivania. Io le sorrisi mostrandomi sicura di me stessa, seppure non lo fossi.

Elizabeth Adkins, il mio capo, era la classica donna single cinquantenne che passa la propria vita dedicandosi al lavoro. Con la sua voce acuta e i suoi capelli biondo platino –ovviamente tinti- sempre in pendant con il trucco pesante che aveva sul viso, era il massimo della severità. Non dovevamo infatti farci ingannare dai suoi sorrisi falsi o dalle sue moine, la Adkins sapeva bene come capire noi impiegati dal solo modo di vestire o parlare. La sua mania per  “l’haute couture française” e per la rivoluzione dell’emancipazione della moda femminile portata da Coco Chanel all’inizio degli anni ’90, poi, non faceva altro che costringerci ad apparire alla sua vista le Coco della terza rivoluzione industriale. Tutto ciò poteva sembrare agli occhi di qualsiasi altra persona una persecuzione ma, a mio avviso, era la parte più bella del mio lavoro. In fondo io amavo essere la Coco del XXI secolo; amavo rappresentare l’eleganza e la femminilità agli occhi non solo di Elizabeth ma agli occhi degli interi Londinesi, se non la maggior parte della popolazione Britannica. Il mio lavoro mi aveva infatti resa alquanto famosa nel mondo della moda Inglese e non era raro che le case di moda venissero a chiedere a me stessa di scrivere su di loro per poter essere in un qualche modo pubblicizzate, come anche non era affatto raro che mi venissero presentati dei contratti di lavoro da parte di riviste di moda londinesi con meno notorietà rispetto a Marie Claire. Di tutto questo Elizabeth ne era a conoscenza e non posso negare che fossi il suo jolly che amava giocare quando le si presentavano occasioni importanti quali sfilate o eventi pubblici.
Insomma, amavo il mio lavoro e per nulla al mondo lo avrei cambiato.

-Buongiorno.- Le dissi semplicemente sedendomi sulla sedia da lei stessa indicata poco prima.
Osservai la sua scrivania e notai essere più colma di fogli e prove di impaginazione rispetto al solito.

- Cassandra, il nero contiene tutto. Anche il bianco. Sono d'una bellezza assoluta. È l'accordo perfetto!- Disse teatralmente confondendo le mie idee, dato l’utilizzo del chiamarmi con il mio secondo nome.

-Mi scusi?- Le chiesi confusa, guardandola negli occhi verde smeraldo.

-La cara e vecchia Coco non sbaglia mai! Questo tubino ti sta d’incanto.- Spiegò la citazione che solo pochi secondi prima mi aveva a suo modo dedicato.

Sì insomma, la cara e vecchia Coco era una sua piccola fissazione.

-La ringrazio. Mi avete fatta venire qui perché volevate parlarmi, dico bene?- Chiesi cercando di assumere un tono pacato.

-Oh cara, dammi del tu! Ormai ci conosciamo da due anni e se accetterai ciò che ti sto per proporre credo proprio che ci conosceremo meglio.- Mi rispose quasi dando per scontato quello che mi aveva appena comunicato.

La guardai torva, spalancando gli occhi per la sorpresa. Cosa aveva intenzione di propormi? Perché tutta quella gentilezza?

-Giusto, non sai di cosa stia parlando, vero?- Continuò fissandomi negli occhi. Io scossi la testa.

-Beh, prendi questo.- Disse porgendomi una vecchia edizione della nostra rivista datata due anni prima di quella giornata.

Io la afferrai saldamente e iniziai a sfogliarla mentre la ascoltavo spiegarmi tutto ciò che aveva in mente.

-Ecco, questa è stata la prima edizione contente un tuo articolo, ricordi?- Non attese però una mia risposta e continuò il suo monologo.

-Da quel piccolo articolo ne hai fatta tanta di strada. Basta guardare questa edizione, quella pubblicata due settimane fa.- Esordì porgendomi un’ulteriore rivista, questa volta però dalle pagine meno consumate.

-Se noti la maggior parte di questi articoli sono tuoi o comunque, dalle statistiche basate sui voti dei nostri lettori, i tuoi sono sempre i più graditi e attesi. Guarda poi questi!- Mi ordinò posando sopra la rivista che stavo sfogliando una risma di fogli.

-Cosa sono?- Chiesi ingenuamente e lei mi sorrise.

-Proposte di contratti, di “scambi di giornalisti”, addirittura richieste da case di moda poco conosciute di essere elogiate da te in uno dei tuoi scritti.- Rispose ammirando la confusione che si mostrava perfettamente sul mi volto.

-Ma lei me li ha sempre consegnati…  Questi da dove vengono fuori?- Chiesi riferendomi ai contratti che teneva saldi in mano.

Lei sorrise, forse per compassione alla mia ingenuità da venticinquenne.

-Vedi, May, tutti quelli che ho consegnato a te sono neanche la metà delle proposte di contratto che mensilmente conto nella cassetta postale della redazione. Non te li ho mai consegnati perché non avrei mi voluto dividere il tuo talento con altri.- Esordì chiaramente.

-Sta scherzando, vero?- Cercai di mantenere la calma, seppure invano.

-No, Cassie, non scherzo. La pecca del tuo lavoro è una sola: il copyright.- Le puntai lo sguardo negli occhi, ancora una volta confusa.

-Beh, tu non hai il copyright ai tuoi scritti… Quello appartiene al tuo datore di lavoro, me.-

-Tutto ciò significa che il mio nome negli articoli non conta nulla e lei può benissimo fingere un mio scritto per suo?- Lei alle mie parole rise, notando forse il nervosismo e la tenacia che impiegai nel pronunciarle.

-Sì, ed è esattamente per questo che non voglio che tu collabori con altri.- Io risi sarcasticamente continuando a guardarla negli occhi.

-Si chiama egoismo, sa?- Le chiesi sfidandola.

-Si chiama altruismo, invece. Non voglio sottrarre a te stessa i diritti che con il tuo talento dovresti possedere, per questo ho una proposta da farti.- Di colpo divenni interessata al suo breve monologo.

-Co-dirigi la rivista con me, sali di un gradino e ottieni il tuo copyright.- Continuò porgendomi la proposta di contratto da lei stessa firmata.

-Cosa otterrei? Mi vuole ingannare?- Chiesi non certa della sua sincerità.

-Mai lo farei! Il tuo è un talento innato, troppo grande per poter essere sfruttato da tanti altri quali me. In fondo io sfrutto molti dei tuoi colleghi e lo sai perfettamente, ma con te non mi permetterei neanche stesse per finire il mondo. Sai essere coinvolgente, scherzosa, schietta, chiara con sole poche righe. I nostri lettori amano ciò che scrivi, amano il tuo senso di moda. Coco è salita sempre più in alto, dall’essere un’orfana cresciuta da suore di clausura ha cambiato l’ideale di moda dell’intero pianeta! Ti sto offrendo la possibilità di dirigere una delle riviste di moda più famose non solo qui in Gran Bretagna, ma nell’intera America e Australia, la possibilità di avere il diritto del copyright sui propri scritti e poi… Guarda qui. – Ed ecco che mi porse un ulteriore foglio, questa volta firmato dalla Chanel stessa.

-Cos’è?- Le chiesi confusa.

-La proposta per essere davvero la nuova Coco.- Rispose semplicemente.

 

“In quanto il forte riscontro che il suo senso di moda ed eleganza ha avuto sull’intera moda londinese negli ultimi due anni e in quanto il suo stile e la sua eleganza rispettano a pieno i canoni di moda che la nostra casa propongono,  le offriamo la possibilità di creare una sua propria linea, a marchio Chanel.”

-Scherzano vero?- Urlai dall’emozione leggendo le righe sovrastanti, riportate sul foglio che Elizabeth mi aveva dato poco prima in mano.

-No, cara, vogliono davvero che diventi la Coco dei nostri giorni, in collaborazione con gli altri stilisti che lavorano in quella stessa azienda. Tutto ciò però sarebbe impossibile se lavorassi ancora per me, capisci? E poi hai pensato a quanti eventi potrai partecipare riuscendo a portare alto il nostro nome?- Cercò di convincermi.

-Mi dia tempo per pensarci.- Risposi con semplicità afferrando tutto ciò che lei stessa mi aveva fatto vedere durante quel nostro incontro.

-Un’ultima cosa, prima che tu vada via.- Io annuii.

-Mi pare logico che co-dirigendo Marie Claire il lavoro e la responsabilità aumenteranno e in tutto ciò bisognerà essere lucidi e con i riflessi pronti poiché abbiamo rivali in tutto il mondo.- Mi avvisò lei e io mi ritrovai ad annuire nuovamente.

-Con questo?-

-Con questo gli uomini, seppure la nostra dolce metà, vanno lasciati da parte.- Rispose freddamente.

-Mi sta dicendo che non dovrò innamorarmi?- Ero sconvolta: era un lavoro così impegnativo da dover essere delle zitelle acide a vita?

-No, ti sto dicendo che puoi anche innamorarti tutte le volte che vuoi, magari di un uomo diverso al mese, ma lascia la vita privata fuori dal lavoro. Dodici ore giornaliere da famosa direttrice-stilista-rappresentante di moda e dodici ore giornaliere da piccola ragazza innamorata. E comunque ricorda che la cara e vecchia Coco tra lavoro e amore scelse proprio il lavoro; il povero Boy Chapel, quello che definiva l’amore della sua vita, è stato schiacciato dai vestiti che Coco ispirava proprio a lui stesso. Che peccato, eh?-

Rise poi sguaiatamente e io dovetti mandare giù la saliva per riuscire ad ingoiare il groppo che mi si era formato in gola.

-May, scherzi a parte, è una cosa seria e tutto ciò lo sto facendo per te, per il tuo talento, per i tuoi sogni. Ti ho sempre vista come la figlia che mai ho avuto ed ora mi sento in dovere di ricambiare tutto ciò che per questa rivista hai fatto.- Io mi commossi quasi alle sue parole.

-Io non ho fatto nulla…- Ribattei con un pizzico di imbarazzo.

-Sì, invece! Un sacco di teenagers ci seguono solo per te, la televisione parla di noi grazie a te, le grandi case ci richiedono a tuo nome… Te lo meriti.- La vidi barcollare sulle sue decolleté alzandosi dalla sedia su cui era seduta per poi dirigersi verso di me e stringermi in un abbraccio. Io ricambiai gratificata per ciò che stava facendo per me.

-Grazie signora Adkins.- Le dissi con gratitudine.

-Chiamami Elizabeth.- Rispose sorridendomi una volta sciolto il nostro abbraccio.

Raccolsi tutto ciò che mi aveva dato con fretta e proprio mentre mi incamminavo verso l’uscita del suo ufficio –che odorava di cedro- la sentii dire “hai ventiquattro ore”. Mi rigirai verso di lei e le sorrisi ancora una volta.

Rivolsi poi gli occhi all’orologio che tenevo al polso destro e mi accorsi segnasse le quindici, proprio l’ora di pausa in cui mi sarei dovuta incontrare con Niall. Mi precipitai nel mio ufficio, presi le mie cose e di corsa mi diressi verso il luogo in cui ci saremmo dovuti incontrare, ancora incantata dalla proposta appena ricevuta.

***

-Quindi stai esitando ad accettare di diventare la direttrice di una delle riviste più famose al mondo? Fatti curare!- Mi disse il biondo riprendendo a sorseggiare la sua coca-cola ghiacciata.

-Non è quello… E’ che non credo di sentirmi pronta.-Risposi con sincerità.

Dopo la sera prima, io e Niall ci eravamo ritrovati ad un bar vicino la redazione di Marie Claire per passare un po’ di tempo da soli, in pace e tranquillità.

 

-Beh, se non vuoi parlarne…- Cercai di deviare il discorso con un po’ di imbarazzo.

-No, no, tranquilla! Semplicemente quella sera del 20 Maggio, una volta uscito dalla stazione, un uomo ubriaco mi ha investito nonostante avesse dovuto fermarsi per il semaforo che brillava di rosso. Finii in coma per un intero mese e al mio risveglio ricordai molte cose come ne dimenticai altre. Il miei migliori amici, Zayn e Liam, in questo mese mi hanno aiutato a ricordare la maggior parte degli eventi salienti della mia vita ma molte cose ancora non riesco a ricordarle perfettamente come il volto della ragazza che quella sera incontrai. Giuro, fino ad un’ora fa ricordavo solo che le avessi promesso di rivederci e che fosse bellissima, con quelle sue labbra carnose tinte di rosso, ma non riuscivo a ricordare il suo volto. Poi però sei stata tu a riconoscermi e adesso sto iniziando a ricordare qualche dettaglio del nostro incontro. Tutto qui.- Disse ed io, alle sue ultime parole, non potei evitare di arrossire.

-E’ stato il destino.- Risposi cercando di emanargli positività. Lui però scosse la testa.

-No, non credo più al destino. Ci saremmo dovuti rincontrare il giorno seguente, non oggi! Avrei dovuto tornare a casa, salutare mia madre e poi finire di leggere quel libro che avevo iniziato il giorno prima. Il destino invece mi ha bloccato la strada e… No, non ci credo.- Ribatté deciso.

-Io invece credo che senza il destino oggi non ci saremmo rincontrati, sbaglio?- Gli chiesi sorridendo.

-Non so cosa sia stato, so solo che ora devo andare e che domani, appena hai un po’ di tempo, voglio rivederti. Prima mi hai detto che mi farai credere al destino, all’amore, di nuovo quindi… Voglio crederci al più presto.-

-Domani alle 15, davanti il bar vicino alla fermata di Bond Street.- Detto ciò lo vidi avvicinarsi e abbracciarmi e, un’ulteriore volta, mi beai del suo profumo che tanto mi aveva colpita.

 

 

-Però pensa che potrai anche avere una linea che porterà il tuo nome, il tuo sogno potrà divenire parte della tua vita!- Cercò di convincermi lui.

-E’ che Elizabeth mi ha detto chiaramente di stare attenta, di non innamorarmi, di rimanere lucida ed io non so se ce la faccio.- Esplosi poco dopo stuzzicandomi le unghie delle mani.

-Hai detto che Coco Chanel ce l’ha fatta, no?- Mi chiese il biondo e io annuii.

-E allora che problema c’è?- Continuò sorpreso dalla mia testardaggine.

-C’è che poi lei ha scelto il lavoro all’amore e non so se ciò è quello che voglio io dalla vita!- Lui però scosse la testa.

-Cosa c’è nella tua mente?- Lo guardai torvo: a cosa voleva arrivare?

-Rispondi e basta!- Notò la mia confusione.

-Nella mia mente puoi trovare un sacco di cose: vestiti, scarpe, anelli di diamanti… Insomma, roba che mi manda fuori di testa!- Risposi sinceramente ascoltando poi la sua risata.

-Allora è quello che vuoi!-

-Sono divisa in due parti, sai? Quella superficiale, la giornalista che pensa ai rossetti, e quella profonda, la sognatrice che tu conosci.-  Ammisi poco dopo, mentre ammiravo la gente camminare al di fuori la vetrata del bar.

-E la sognatrice che ha di diverso dalla giornalista che sei?- Lo guardai con ammirazione, fissando tutti i suoi minimi particolari, dagli occhi color cielo ai molteplici nei che si trovavano sul suo viso.

-La sognatrice vuole amare, la sognatrice crede nell’amore ma non sa bene dove trovarlo.- Lo vidi sorridere.

-Magari è davanti i suoi occhi.- Esordì ridacchiando. Io, presa dall’istinto, mi avvicinai al suo viso e gli stampai un bacio all’angolo della bocca, esattamente come lui aveva fatto due mesi prima.

-Lo farai allora? Ti prego, fallo per me! Puoi condividere con entrambe le parti di te e allo stesso tempo farmi credere nel destino.- Disse con semplicità.

-Lo farò, ma tu devi rimanere al mio fianco, intesi?- Niall si alzo dalla sua sedia, come Elizabeth aveva fatto poco prima, e corse ad abbracciarmi.

Incantata dal suo profumo, già avevo in mente cosa ne sarebbe stato di me, di noi.


 

 

 

Ciao a tutti!

Parto subito dal ringraziare leeyumsforks, xbemysuperhuman, MeAndHoran69 e Asialove1d4ever per aver recensito lo scorso capitolo, siete state dolcissime!

Ringrazio anche tutte le sei persone che hanno messo già la storia tra le preferite e chi l'ha messa tra le seguite, vi amo!

Questo capitolo magari per voi sarà noioso ma giuro, a me ha preso troppo! Sarà che "la cara e vecchia Coco" è una delle donne che più stimo al mondo e che la parte con Niall la trovo dolcissima (sì, ultimamente assumo troppi zuccheri) ma, seppure non sia nulla di che, a me è piaciuto scriverlo.

Grazie per aver letto a tutti voi ma, umilmente, vi chiedo di recensire affinché possa migliorare il modo di scrivere, la storia in generale e magari anche soddisfare qualche vostra richiesta. I consigli e le critiche sono ben accette!

Grazie comunque per tutto, se non fosse per voi non starei qui a combattere per il mio sogno!

Vi lascio un po' di link, caso mai vi potessero interessare! Taaaaaaaanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

P.S. Se state scrivendo o avete scritto una os o una ff fatemelo sapere nelle recensioni o nei messaggi privati così che possa leggerle e recensirle!

 Voglio inoltre avvisarvi che su twitter ogni tanto pubblico qualche spoiler quindi se vi interessa vi lascio il link sotto. c:

OneShot originale scritta da me: Carissima amica...

Raccolta di Drabbles su Skins scritta da me: Music is inspiration

Twitter: stuckinsilence_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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