3. Names.
Era stata una lotta fin dall’inizio, per il nome del bambino.
Se fosse stato maschio si sarebbe dovuto chiamare Edwin, a dire di Harry.
Charlotte lo trovava patetico e ridicolo come nome.
Ancora peggio era andata con quello femminile, Light.
Ma chi avrebbe chiamato la propria figlia luce?
Solo un decerebrato dolce come la panna, aveva chiarito Lot a sua madre.
“E si dia il caso che Harry è entrambe le cose, mamma.”
Quando, poi, si era scoperto che erano due e non uno solo, Harry avrebbe voluto strappare “Il Libro dei Nomi” perché ora sarebbe stato il doppio difficile scegliere i nomi.
Una sera, mentre guardavano un documentario sull’Alaska mangiando il gelato, Charlotte ebbe l’illuminazione.
“Si chiamerà Alaska.”
Harry non aveva nemmeno trovato la forza di ribattere perché quel nome gli piaceva, non quanto Light, ma era comunque un bellissimo nome.
“E il maschio, Lot?”
C’erano voluti ventuno giorni per arrivare a Cameron.
Non sapevano nemmeno come ci fossero arrivati.
Ma Charlotte che alzava in aria il cucchiaio contro Harry perché gli aveva appena detto che no, non avrebbe chiamato suo figlio come il primo ministro inglese l’aveva fatta intestardire ancora di più.
E alla fine Harry aveva ceduto agli occhi troppo belli e azzurri di Charlotte e Cameron era stato.
Angolo autrice.
In straritardo, scusate.
Sabato sono stata al lago e domenica non è stata proprio giornata.
E oggi, beh.. oggi è stato quello che è stato, è Lot?
Ma ce la faremo.
Ti voglio bene.