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Autore: StruckedGirl    06/08/2013    1 recensioni
Anthony Jones: fotografo di grande fama a Los Angeles ma con un amore passato purtroppo finito male, un amore passato che aveva cambiato tutta la sua vita. Una vita triste e in certe parti noiosa senza di LEI. Ma come per magia, un'altra occasione sembrò presentarsi davanti a lui, come un angelo era magicamente apparsa, una donna che gli avrebbe cambiato la vita al meglio...ma con un passato molto "oscuro".
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Dal Primo Capitolo:
"Fortunatamente per me, arrivammo al palco e fu lì che vidi una splendida ragazza, ma la sorpresa la ebbi, quando la suddetta ragazza si voltò e camminò verso di noi. Mi tolsi gli occhiali da sole per guardarla meglio e rimasi letteralmente a bocca aperta, non appena la focalizzai.
[...]
Ed ecco che la noia, nella mia vita, svanì in un solo sguardo."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I SOSPIRI DEL CUORE 

 

“L’Amore ha mille facce…ma solo una è quella giusta”




1. Who knew the love was so cruel
 

 

Venerdì; finalmente è Venerdì. Non odio il mio lavoro, ma ho voglia di godermi il week end in santa pace, magari standomene seduto sul divano a guardarmi il Polo: ancora non riesco a guardare gli sport americani e preferisco non dimenticare le mie origini inglesi.
Ma se lei ci fosse ancora stata, di certo non me ne sarei stato ad assopire sul divano, a guardare tv e bere birra; con lei, passavo i week end a passeggiare per i parchi o a viaggiare; sì, perché prima che succedesse il gran casino, io e lei viaggiavamo sempre; siamo andati persino in Cina.
Ancora mi ricordo del nostro “viaggetto” in Richo, per le strade di Pechino o quando tentavo di mangiare il riso con le bacchette e lei rideva perché non ci riuscivo; le sue risa mi riempivano il cuore di gioia, riempivano tutto il mio mondo di gioia, la gioia che si è portata via con se. Ehhhhhhhhh, quanti bei ricordi, ma è da due anni a questa parte, che mi dico sempre che pensare al passato fa male, ma non pensandoci, ho paura di dimenticarmi di lei.
Spostai lo sguardo sulla foto sulla mia scrivania, che ci ritraeva durante il nostro matrimonio; un matrimonio che, sfortunatamente, è durato solamente quatto anni.
Sorrisi nel ripensare ad uno di quei dolci momenti, ma venni distolto dai miei pensieri, quando qualcuno bussò alla porta: odio chi mi disturba per poco.
Sicuramente sarà la mia segretaria che, con la scusa di farmi firmare qualche documento, vuole invitarmi fuori a pranzo….un’altra volta. È da un anno che ci prova con me, ma io rifiuto sempre qualsiasi suo invito; in verità, rifiuto qualsiasi invito di qualsiasi donna, perché la mia vita sentimentale è finita, quando è finita quello del mio amore; solo lei avrà un posto nel mio cuore spezzato; solo lei e nessun altra.
Dissi un “avanti” con malavoglia e, come preannunciato, ecco la mia segretaria; non è una brutta donna, anzi è una donna per cui ogni uomo farebbe pazzie. Aveva un fisico praticamente perfetto ma un po' più rotondeggiante nei fianchi, una caratteristica di lei che faceva impazzire gli uomini a quanto dimostrato nello studio. Un viso fine, con delle labbra carnose che spesso stendeva in un sorriso, un sorriso che metteva in risalto le fossete della ragazza e poi due occhi verdi come un prato, anzi per me un prato scozzesse che mi fa tornare tantissimi bei ricordi in mente, quei due occhi verdi che a lavoro teneva sotto due occhiali da vista, poi una lunga chioma rossiccia sulla testa che spesso teneva perfettamente ordinata in una treccia.
Non ho nulla contro di lei, ma a volte sa essere troppo assillante ed insistente.

-Signor Jones, qualcuno ha richiesto di lei- mi disse con tono fin troppo eccitante; quello che deve essere eccitato al momento, sono io, visto che, per una volta tanto, non entra nel mio ufficio con delle carte in mano da firmare.

-Chi richiede di me ?- le domandai; ovvio che volevo sapere: io non prendo lavori “alla cieca”; sono un fotografo professionista ed il più famoso di Los Angeles ed ogni mio lavoro deve essere fatto alla perfezione, iniziando dalle richieste.

-Una certa Elizabeth Carter, ma sicuramente avrà già sentito parlare di lei- mi rispose.

Ah, sì, una alquanto famosa attrice inglese di teatro, che da qualche mese si era fidanzata con Josh Beckett, il più bravo lanciatore dei Los Angeles Dodgers, la squadra di baseball della città; e dire che io odio il baseball.

-Vogliono lei per un servizio fotografico- aggiunse la segretaria.

Ma va, pensavo che mi avessero chiamato per far loro la spesa; a volte mi chiedo del perché abbia assunto una donna del genere….ah, già, perché è stata l’unica che non mi aveva annoiato.

-Si sono rivolti al migliore- dissi e lei, ovviamente, mi stampò uno dei suoi sorrisi a 32 denti, che mi facevano ribollire il sangue, perché sapevo che era uno dei suoi metodi per dirmi “ Sono perfettamente d’accordo con lei e, visto che la approvo, si dovrà sdebitare con me”; guarda piuttosto, ti rinchiudo nello sgabuzzino delle scope e getto la chiave dalla finestra, sperando che finisca nel camion della spazzatura.

-Le ho fissato un appuntamento per oggi pomeriggio dopo pranzo: si deve recare all’Orpheum Theatre- spiegò la segretaria; Ma certo, lo hai fatto apposta a fissarmi un appuntamento nel primo pomeriggio, così mi inviterai a pranzo con te, quindi, gioco subito la palla al balzo.

-Va bene; mangerò un panino al bar e poi ci vado- ed ecco che quel sorriso stampato sul suo viso insieme alle fossette, scomparve, lasciando spazio alla tristezza.

Lo sapevo, che mi avrebbe invitato a pranzo quindi, da brav’uomo che sono, vediamo di tirarla su di morale:

-Non se la prenda: ci sarà occasione per andare a pranzo insieme- e lei ritornò di buon umore, per poi chiedermi: -Ha bisogno di altro, Signor Jones ?-.

-No, è tutto; può andare- le risposi ed uscì, chiudendosi la porta dietro di se; mi alzai, mettendo le mani sulla scrivania; poi, guardai la foto: -Saresti orgogliosa di me, per il fotografo che sono diventato e tu, in confronto di altre persone, hai sempre creduto nel mio lavoro- e prendendo la foto in mano, ne baciai il vetro; poi, mi diressi verso il divano, sopra al quale tenevo la mia valigetta di prestigioso cuoio nero.
Per me questo oggetto è molto importante, perché è stato un regalo di nozze di Jessie; sì, ora sapete come si chiamava lei. Lei sapeva quanto fosse importante la mia macchina fotografica e, così, prima di sposarci, mi regalò questa valigetta di cuoio nero, ma io non fui da meno. Sapendo la sua passione per le macchine sportive, specialmente per le Audi, decisi di regalarle una bellissima Audi rossa fiammante, con tanto di fiocco rosso sopra il tettuccio; purtroppo, la macchina andò distrutta due anni fa. -Sospiro-….non è per la macchina che sospiro; non me ne frega niente che sia andata distrutta; è per… ok, ora basta parlare del passato: sapevo che mi avrebbe fatto male e, ora, ne sto avendo rimorso.
Apro delicatamente la valigetta ed ecco che al suo interno, tengo gelosamente custodita la mia macchina fotografica professionale; ci passo sopra una mano, come se neanche volessi toccarla, ma solo sfiorarla, evitando di rovinarla; quella è il mio oggetto più prezioso: ce l’ho da quando ho iniziato a frequentare la LCC ( la London College of Comunication), a Londra. Con questa macchina fotografica, ho scattato i miei ricordi più preziosi ed iniziato la mia carriera da fotografo; lo so, è solamente un oggetto, ma per me è anche una preziosa amica che mi è sempre stata vicina: in parte, è grazie anche a lei se sono diventato il fotografo che sono ora. 
La prendo fuori delicatamente dalla valigetta, che poi richiudo, e la tengo in mano, osservandola attentamente ed accertandomi che non ci siamo graffi, soprattutto sull’obiettivo: è importante, infatti, che le foto vengano nel miglior modo possibile e non sfocate. Prendo i miei occhiali da sole, mettendomeli e poi le chiavi della macchina; infine, con macchina fotografica in mano, esco dal mio ufficio, passando accanto alla scrivania della mia segretaria, che non manca di farmi uno dei suoi sorrisi e sguardi da Sai che ti tengo sempre d’occhio e prima poi riuscirò ad uscire con te; meno male che non vede la mia espressione, perché coperta dagli occhiali da sole.
Cammino imperterrito per la mia strada, lungo i corridoi dell’enorme ufficio; avevo molta gente che lavorava per me, visto che ero il loro capo. Negli ultimi anni, ero riuscito a farmi rispettare ed essere rispettato da tutti, cosa molto importante se si vuole avere una buona e redditizia carriera, ma soprattutto li trattavo bene: volevo che si sentissero a loro agio nel lavoro che svolgevano e che ritornassero a casa con un sorriso e con la soddisfazione di aver svolto il lavoro da me assegnato. Sapevano ciò che mi era successo e, per questo, non facevano mai domande sulla mia vita privata: vita privata e lavoro devono essere sempre lasciate separate.






Giunto fuori dall’edificio, salgo sulla mia macchina, una Jaguard nera; l’avvio e parto, per poi fermarmi, poco dopo, ad un bar; pranzo e ceno sempre da solo. Devo dire che mi manca la compagnia ed i miei amici che abitano lontano. La vita del fotografo non è facile, soprattutto quando devi fotografare persone famose; no, non sono un paparazzo, come starete già pensando: diciamo che il mio lavoro, è quello di scattare le foto migliori, per poi farle pubblicare su qualsiasi rivista famosa che mi capita sott’occhio e, chi mi offre la cifra migliore, ottiene le mie foto.
Mentre il mio caffè si raffredda, mi guardo intorno, notando, ad un tavolo poco distante, una giovane coppia di ragazzi che ridevano e si scambiavano dolci parole e baci; mi immaginai io e la mia Jessie al loro posto, ma l’unico ricordo materiale che ho di lei, oltre alle foto ed ai video che tengo a casa, è la fede nuziale che porto al dito; la toccai: era fredda, forse come il mio cuore che non aveva amore, se non per il proprio lavoro e per Jessie. Non avrei mai potuto risposarmi, dopo tutti gli anni che avevo passato in sua compagnia; è come se la tradissi ed io non potrei mai comportami così nei suoi confronti.
Finito il pranzo, ripresi la macchina e me ne andai verso l’ Orpheum Theatre; ogni giorno percorrevo quella stessa identica strada per ritornamene a casa, eppure non mi ero mai fermato a questo teatro. Jessie era un’attrice; andavo a qualsiasi sua recita, ma da quando se ne è andata dalla mia vita, ho smesso di uscire di casa, se non per andare al lavoro.
Vi starete dicendo: accidenti, questo qui è veramente noioso: non fa altro che pensare che la vita è uno schifo e che non si può andare avanti se si perde un proprio caro; bè, non posso che darvi ragione, tranne per un’unica cosa: la noia nella mia vita sta per finire, perché eccomi arrivato ad uno dei teatri più famosi di tutta Los Angeles.
Spengo il mio bolide e scendo e, la prima cosa che mi viene spontanea da fare, è quella di alzare lo sguardo, fin quasi al cielo, per poter ammirare l’altezza di quel teatro; certo, non era alto come la statua della libertà a New York, ma questo magnifico edificio, si ergeva su tutti gli altri che aveva accanto. Di certo, standomene fuori, non avrei fatto passare il mio tempo, così decido di entrare e subito un uomo calvo e con gli occhiali, si avvicinò a me, allungando una mano: secondo me questo è gay, fu la prima cosa alla quale pensai subito.

-Signor Jones, finalmente è arrivato; quale onore averla qua- mi disse l’uomo calvo, marcando molto la “R”, come se fosse stato francese.

-Il piacere è mio, signore- fu l’unica cosa che mi uscì dalla bocca, perché quell’uomo, per un certo non so che, mi stava guardando dall’alto in basso, scrutandomi come se fosse stato un avvoltoio.

-Venga pure con me: la signorina Carter la sta aspettando- mi disse, affiancandosi a me e mettendomi un braccio intorno. Se solo prova ad abbassare quella mano, giuro che mi volto indietro ed esco; sì, quello strano uomo, dalla “R” marcata, era senza dubbio attratto da me e questa cosa miinfastidica, mi metteva a disagio, non avevo nulla contro gli omosessuali ma avrei preferito non ritrovarmi in quella situazione. E, secondo voi, in una situazione del genere, non poteva uscirmi una frase stupida ?

-Sono sposato- fu quello che dissi. -Sì, lo vedo dalla sua fede nuziale-” mi disse lui.

Bravo Tony, così hai risolto la cosa, ma con possibili due future conseguenze: o se ne frega della mia fede ed a fine giornata mi invita a casa sua per bere qualcosa, oppure, di me non gliene frega nulla e se ne va per la sua strada. Fortunatamente per me, arrivammo al palco e fu lì che vidi una splendida ragazza, ma la sorpresa la ebbi, quando la suddetta ragazza si voltò e camminò verso di noi. Mi tolsi gli occhiali da sole per guardarla meglio e rimasi letteralmente a bocca aperta, non appena la focalizzai: Corpo snello, allenato, occhi azzuri misti tra l'azzuro chiaro del cielo e il blu scuro del mare, lunghi boccoli biondi gli cadevano sulla spalla destra: quella ragazza, era uguale identica alla mia Jessie! Ed ecco che la noia nella mia vita svanisce in un soffio appena i miei occhi color nocciola e i suoi spettacolari occhi azzuri si posarono l'uno sull'altro, quella noia svanì in un solo attimo con un solo sguardo. Proprio come vi avevo detto prima, ma andata via la noia, è arrivato il colpo di scena; bè, sono subito sbiancato, perché era come se davanti a me, fosse improvvisamente comparso un fantasma.
Il cuore incominciò a battermi forte e, quando la ragazza si fermò di fronte a noi, avevo un’espressione quasi da zombie: praticamente, ero rimasto immobile e con la bocca spalancata.

-Signorina Carter, vi presento il Signor Anthony Jones- sentii dire dall’uovo calvo; la ragazza mi guardò e vedevo che stava trattenendo le risate non appena vide la mia espressione.

Scossi la testa, ritornando nel mondo reale, allontanando i miei pensieri e dicendole: -Mi chiami pure Tony; tutti gli amici mi chiamano così-.

-Signor Jones, ho letto che lei è il miglior fotografo di tutta Los Angeles, quindi le affido le mie migliori foto-. Cavoli, pure la voce era uguale a quella di Jessie, stesso tono delicato e gentile con il suo sexy accento inglese. Qui, secondo me, c’è qualcosa che non andava: Jessie mi aveva nascosto che aveva una sorella gemella; ero tentato di chiederglielo, ma poi aveva paura in una figuraccia, come avvenuta poco fa con l’uomo calvo.

-Allora accetta, Signor Jones ? Ovviamente verrà generosamente ricompensato- mi sorrise. Accidenti, con quel sorriso così raggiante mi stuzzica: anche Jessie, quando sorrideva così, mi stuzzicava e poi, uno, come fa a dire di no!?

-Ma certo che accetto, Signorina Carter e vedrà che non ne rimarrà delusa- le dissi.

-Ok, allora se mi vuole seguire, si va dietro le quinte: non amo espormi troppo, per queste cose- e si diresse dietro alle tende di velluto rosso.

La guardavo affascinato….no, aspetta un momento, Tony...non devi guardarla così, tu guardavi così Jessie e non un’altra donna, ma, accidenti, questa Elizabeth è la sua copia perfetta: come faccio a non guardarla affascinata?

Mi affretto a seguirla, per ritrovarmi nel camerino della ragazza che era...completamente nuda.

Elizabeth si accorse della mia presenza; si voltò, chiedendomi: -Non mi dica, che non ha mai visto una donna nuda prima d’ora?-.

I miei ormoni maschili mi avevano nettamente paralizzato, i miei ormoni maschili stanno letteralmente impazzendo a tale visione. Quel corpo così perfetto e sensuale in tutte le sue forme. Qualsiasi uomo in quel momento le sarebbe saltata addoso ma l’unica cosa che riuscii a fare, fu quella di annuire positivamente.

-Molto bene; allora può anche incominciare- fu quello che mi disse.

Da fotografo professionista che ero, misi da parte quella sensazione che, normalmente, avevo con mia moglie. Mi tolgo la giacca, mettendola su una sedia lì accanto e poi comincio a preparare la macchina fotografica. La depositai, per un attimo, su un’altra sedia ed andai ad accendere le due luci ai lati; infine ritornai al mio posto, mentre Elizabeth si mise tra le due luci.

Poi, domandò: -Allora, come mi devo mettere ?-.

-Sia il più naturale possibile- le risposi; perché questa risposta mi era molto familiare ? Sapevo di averla detta a qualcun altro, ma non mi ricordo a chi. Va bè, mi verrà in mente.
Focalizzai l’obiettivo e lo centrai su Elizabeth, cominciando a scattare varie foto. Le avevo detto di essere naturale, ma lei era perfetta; ogni posa che faceva, era perfetta ed anche estremamente sexy. Le mani cominciavano a sudarmi, io cominciai a sudare. Mi era capitato di fare delle foto di donne nude e cose del genere e non mi era mai capitato di...eccitarmi.
Mi fermai, per un attimo, di scattare foto e la guardai: era sdraiata sul telo di seta rosso sotto di lei, teneva un braccio sul seno, reggendolo e coprendo i capezzoli, le gambe posate una sopra l'altra e messe di profilo. I lunghi capelli biondi erano stati lasciati appoggiati sopra la sua testa nel morbido telo. Quegli occhi azzurri, in quel momento pieni di malizia e che stranamente li sentivo su di me mentre invece guardavano l'obbiettivo. Ne ero rimasto completamente incantato…ecco…ci risiamo, Tony: pensa solo al tuo lavoro e nient’altro!
Ripresi, quindi, a scattare le ultime foto e quando finii mi fermai.

-Ok, ho finito: si può rivestire- le dissi gentilmente, anche se preferirei di no…ma allora sei fissato! Finiscila!

-Sa, Signor Jones, sicuramente si starà chiedendo del perché fossi nuda- disse Elizabeth.

Guarda, tutti son curiosi di sapere il perché, ma ovviamente non è ciò che ho detto a lei; no, la mia frase è uscita così:

-Non vorrei entrare troppo nei particolari, ma se me lo vuole dire, ok-.

-E’ un regalo di compleanno per il mio fidanzato: ho notato che ha praticamente tutto, ma non un calendario della sua ragazza- spiegò Elizabeth.

-Ed ha chiamato me per farsi fotografare- le dissi.

Elizabeth sorrise. Lei non sa che tasti andava a toccare con quel sorriso…ma va bè…tralasciamo.

Ritornò dietro le tende per rivestirsi e in pochi minuti venne verso di me, con addosso un paio di jeans atillatti e una camicetta bianca un pò aperta sul decoltè, dicendomi: -Avrà i soldi, quando avrò le foto, ma so che avrà fatto un ottimo lavoro, dopotutto, già altre persone famose, si sono rivolte a lei per questo tipo di lavori”.

-Le porterò le foto, non appena saranno pronte- le dissi. Lei mi sorrise ancora.

Sembrava una calamita: potevo immaginarmi le scintille elettriche che scorrevano tra di noi. Un perfetto flusso di elettricità, che mi attirava a lei, ma c’era qualcosa che mi bloccava: il suo fidanzato “perfetto lanciatore” e sicuramente anche perfetto in fatto di donne. Ma perché mi sto facendo questi problemi? Lei non è la mia fidanzata e non ci sta nemmeno provando con me e poi io, per legge, sono ancora sposato con Jessie; no, togliti subito queste idee dalla testa e limitati a salutarla: -Bene, allora, io ritornerei al mio studio; quando saranno pronte le foto, gliele porto- Tony, glielo hai già detto! Ok, l’elettricità della calamita sta facendo fin troppo il suo effetto; quindi, voltati e senza ripeterti, esci.

Mi volto, ma Elizabeth mi dice: -Ti aspetterò e ti offrirò qualcosa, quando verrai-.

Me lo ha detto così sensualmente, che all'improvviso i miei pantaloni sembravano fin troppo stretti ma, senza dire altro, esco dal suo camerino, ripercorrendo il dietro le quinte del teatro, dove incontro ogni tipo di ragazzo e ragazza in costume, intento a provare la propria parte. Mi guardano, curiosi di sapere del perché mi trovavo lì, ma io tiro dritto per la mia strada, quando uscendo dalle tende rosse, incontro….ma sì….purtroppo ancora lui: l’uomo calvo che, non appena mi vede, apriti cielo, mi sorride e viene subito verso di me. Per non “vederlo” mi metto gli occhiali da sole e proseguo a camminare, con lui al mio fianco.

-Sei impegnato ?- mi chiese.

-Sì, molto- risposi velocemente, ma anche se non fossi stato impegnato, avrei trovato sicuramente una scusa per lui.

-Se hai qualche minuto, potresti venire a casa mia: avrei da farti fotografare un paio di cose- mi propose.

Sì, certo come no: il vecchio trucco del “Vieni e poi ti faccio ubriacare e fare sesso con me”. No, grazie tante, ma non sono quel tipo di uomo: io amo ed amerò sempre mia moglie.

Uscimmo dal teatro, arrivando davanti alla mia Jaguar.

-Uao che bella macchina- disse lui.

-L’ho scelta per il colore- spiegai, ma ovvio che non l’avevo scelta solo per quello, ma perché mi piaceva e basta.

-Un giro ce lo farei volentieri su una macchina del genere- disse.

Lo guardo, dicendogli: -Mi dispiace, ma sarà per un’altra volta- volta molto futura e forse mai -Ora ho molto da fare- e salgo in macchina.

-Bè, se ci dovessi ripensare, sai dove trovarmi- e mi fece l’occhiolino. Io lo guardo rimanendo a bocca aperta; ma poi avvio la macchina e parto a tutta velocità.

Quest’ultima situazione, mi aveva lasciato l’amaro in bocca: avevo bisogno qualcosa di molto forte, per dimenticare l’ometto calvo che ci aveva provato con me, quindi, decisi di fermarmi ad un bar e, dopo esserci arrivato, scesi dalla macchina, portandomi con me anche la mia fedele compagna….ovvio che sto parlando della macchina fotografica.
Ma prima di entrare, qualcosa, anzi, per la precisione, qualcuno, attirò la mia attenzione. Mi misi dietro una piccola siepe e guardai: davanti a me, vi era Josh Beckett, il fidanzato di Elizabeth Carter ma, quella che stava baciando, non era per niente Elizabeth. No, il nostro caro lanciatore si stava baciando con un’altra; quindi, presi la macchina fotografica e puntai l’obiettivo sulla coppia che se ne stava ben nascosta da occhi indiscreti.










 

NOTE DELLE AUTRICI:

Ed ecco il primo capitolo, arrivato molto in fretta. Ringrazio subito ValeDowney a dedicare molto più tempo di me a questa fanfiction visto che io sono molto impegnata a cercare casa e ci sto poco in casa.
Se state leggendo queste note vi ringraziamo a prescindere per essere arrivate fin qui e aver letto tutto il capitolo.
Ci farebbe molto piacere se lasciaste una recensione, sarebbe di incoraggiamento per noi. Non siate timide, mica mordiamo. 
Grazie ancora per aver letto, al prossimo capitolo!

  
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