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Autore: kresbiten    07/08/2013    4 recensioni
- Peter... com'è fare l'amore?- se era possibile, Charlotte arrossì ancora di più, ma osò fare questa domanda. Il ragazzo era a dir poco stupito, eppure, conosceva benissimo la risposta.
- Non lo so, Charlotte, non lo so. Io ho sempre fatto sesso, ma mai l'amore- le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, sorridendo intenerito dalle sue guance rosse. La vide stringere le labbra e poi mordersele, sintomo che stesse per fare una delle sue domande-dalle-guance-rosse.
- Se... se lo facessi con me, cosa sarebbe, Peter?- il ragazzo si bloccò e rimase a bocca aperta per qualche secondo, per poi deglutire un paio di volte consecutivamente. Non si era mai posto questa domanda, ma si limitava a pensare che quel che faceva con quelle ragazze era solo per sfogare le sue ire represse, come le chiamava Charlotte. Era un modo per distrarsi, sfogare i suoi nervi e la sua astinenza. Solo sesso, niente affetto, amore o bene. Mentre Charlotte... si era limitato sempre a vederla come la sua piccolina, indifesa e preziosa migliore amica, che andava protetta; ma mai come una ragazza con cui fare altro.[...]
- Sarebbe amore, Charlotte. Io penso che sarebbe amore-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mh... dove eravamo rimasti?


[...]

E aveva fatto l'amore con lui...
Sorrideva, sorrideva come una stupida, intrecciando le dita alle lenzuola. Notò distrattamente una macchia rossa sulle lenzuola arancioni, difficilmente distinguibili a causa della fantasia rossastra; arrossì, sperando per un secondo che Peter non se ne fosse accorto.
Che stupida!, vergognarsi di una cosa del genere quando lei si era donata a lui, quando l'aveva vista come nessuno l'aveva vista mai, quando l'aveva avuta, davvero.
Si lasciò cadere di nuovo tra i cuscini, chiudendo gli occhi e respirando a fondo. Quel profumo di casa, quell freschezza e quel calore che si contrastavano tra pelle e tessuto.
Tutto così strano, così nuovo...
"Charl?" scattò a sedere quando udì la voce del suo... migliore amico sulla porta; si coprì pudicamente il corpo col lenzuolo e sentì le guance andare a fuoco.
"Sì? Sono sveglia. Potevi svegliarmi anche un pò prima" si stava mordendo le labbra, le stava praticamente tormentando.
"Dormivi così profondamente che non ho voluto disturbarti" si avvicinò e si sedette sul letto, sorridendo imbarazzato.
Com'era possibile che ora l'aria fosse piena di imbarazzo e tensione, quando poche ore prima erano stati chiusi fuori dalla porta?
"Grazie allora..."
"Ti senti bene?" lei sorrise intenerita.
"Sì, sto bene, mai stata meglio" lui abbassò lo sguardo alle sue parole e chiuse gli occhi, serio. Prese un respiro profondo e riaprì gli occhi, ora diventati neri; deglutì un paio di volte e poi la guardò.
"Charlotte... dobbiamo parlare."



And every time I try to be myself
It comes out wrong like a cry for help
It’s just not fair
Brings more trouble than it all is worth
I gasp for air
It feels so good, but you know it hurts

*


Immediatamente quella sensazione di pace e di extasi scivolò via dal suo corpo, sostituiti immediatamente da brividi di terrore e di pentimento.
Che avevano fatto? Come avevano potuto cedere così facilmente? Come avevano potuto rendere così intima e quasi abituale una cosa che non si sarebbero mai immaginati? Tante volte aveva immaginato una cosa del genere tra lei e Peter, ma ogni volta rideva a crepapelle dall'assurdità della situazione.
E invece adesso era qui, nuda sul suo letto, un leggero senso di vertigini e l'odore di una passione incontrollata che era stata consumata solo poche ore prima. E poi c'era Peter, in imbarazzo ai piedi del letto, mentre evitava il suo sguardo e si mordeva le labbra; indossava un pantaloncino, probabilmente preso tra i suoi vestiti che conservava a casa della ragazza, e una canottiera bianca. Alcuni flesh della notte precedente passarono davanti agli occhi di Charlotte e si sentì immediatamente arrossire dall'imbarazzo.
"Sei arrossita, c'è qualcosa che non va? Ti senti male?" sentì il peso del corpo di Peter sul materasso e una sua mano poggiata sulla sua spalla a scuoterla, come se fosse svenuta e cercasse di farla risvegliare. Un sorriso nacque spontaneo sulla labbra della ragazza.
"Pensavo mi odiassi, e invece ti preoccupi ancora per me" girò la testa e si trovò occhi negl'occhi con quelli di Peter. 
Si sentirono entrambi più leggeri, come se avessero sfidato la forza di gravità per tutti questi minuti e adesso avevano lasciato che i due poli si riunissero come era giusto che fosse. Un filo trasparente legava le loro iridi, e tante leggere parole fluttuavano avanti e indietro appese a quel sottilissimo filo. Stavano parlando, ma nel più totale e intimo silenzio.
"Non potrei mai odiarti, Charl"
"Nemmeno dopo stanotte?" stavolta il sorriso nacque sulle labbra di Peter, che chiuse per un solo attimo le palpebre; ma immediatamente i suoi occhi scattarono a ricreare quel contatto di prima.
"Dopo stanotte, ti voglio più di ieri"
Le brillarono gli occhi, sentì il suo cuore mancare un battito e poi fare le capriole. Che le succedeva? Si trattava solo di Peter, del suo vecchio migliore amico, del ragazzo con cui aeva passato gli ultimi anni tra film, scherzi, parolacce, pianti, abbracci, pizze, autobus, sottopassaggi, telefonate, litigi e riappacificazioni.
Era sempre... lui. Eppure questa mattina non si trattava solo del migliore amico con cui aveva praticamente fatto tutto in questi ultimi anni, ma si trattava del ragazzo con cui aveva fatto l'amore, del ragazzo con cui aveva passato la notte più bella della sua vita, del ragazzo con cui aveva avuto la sua prima e straordinaria prima volta.
"Sei... Dovresti essere tu ad odiarmi e... Mi dispiace, Charlotte, mi dispiace essere stato così irresponsabile, immaturo, affrettato. Mi dispiace averti fatto affrontare tutto questo all'improvviso, averti strappato qualcosa che forse avresti voluto condividere col ragazzo che avresti amato, averti mancato di rispetto. E, se potessi tornare indietro, io..."
"Ti prego", lo interruppe, "ti prego non dire che non lo avresti fatto o mi fai male, Pet, mi fai male"
"Ma io pensavo che"
"Tu pensi male. Io ti ho chiesto questo, sono stata io e, nonostante avessi bevuto, ero lucida, ricordo ogni singola parola nonostante il mal di testa, ricordo ogni singolo bacio, ogni tuo singolo tocco. Ricordo tutto e non poteva essere più perfetto di come è stato. E sono felice sia stato con te, perchè so che tu mi vuoi bene, che non mi lascerai mai, che, nonostante forse questo porterà imbarazzo tra noi, tu farai in modo che questo si annulli. E non credere che io mi aspetta una qualche pretesa da te, adesso. Se è questo che ti turba.."
Peter si inginocchio sul letto e le prese il viso tra le mani avvicinandolo più che poteva al suo. Sentiva il suo dolce alito contro le sue labbra, l'acquolina gli invadeva la bocca e dovette inspirare profondamente per calmarsi.
"Io-non-so-cosa-mi-stai-facendo" scandì chiaramente le parole, dettato da una voglia di controllo contro quell'ardore che lo stava per riconquistare.
La presa di Charlotte sul lenzuolo che copriva il suo seno nudo li allentò per poi scomparire completamente. Le sue mani presero posto tra i capelli neri di Peter come a volerlo avvicinare maggiormente a sè, cosa ormai impossibile. Il lenzuolo cadde sulle sue gambe piegate ma nessuno sembrò farci caso, nessun tipo di imbarazzo, nessun pudore, nessuno sguardo.
"Forse quel che mi stai facendo tu" sussurrò e incollò le sue labbra a quelle di Peter.
Smaniose le mani cercavano, le labbra mordevano, i sensi si incendiavano. Le pulsazioni del loro corpo aumentarono e entrambi temettero di poter morire dalle incredibile sensazioni che provavano. Con le gambe si liberarono del lenzuolo e gli occhi di Peter si infiammarono alla vista del corpo nudo della ragazza. Si staccò per un attimo dalle sue labbra e fece scorrere le dita lungo la sua gola, tra i seni, sull'addome, fino ad arrivare al centro di piacere e dar vita a quei gemiti che, quella notte aveva capito, gli piacevano tanto. Le dita di Charlotte afferrarono il lenzuolo sotto di sè, i piedi si distesero e le gambe si piegarono come sotto tortura, ma quella non era una tortura, era un viaggio lungo un piacere immenso; non riusciva a parlare, sentiva la bocca asciutta dai fiati che entravano e uscivano, gli occhi serrati, i sensi a mille. 
E Peter godeva a quella vista, affascinato da ogni minuzioso particolare, affacinato dall'urlo inaspettato di Charlotte nel momento del massimo piacere. Provvide a serrarle le labbra con le sue e lei accettò questa costrinzione con passivo piacere.
Le dita ancora tremolanti di Charlotte raggiunsero l'orlo della maglietta bianca del ragazzo e la sollevarono sotto lo sguardo maliziosi e incantato di lui.
"Tocca a te, adesso" sembrava una minaccia, ma era una promessa, siggillata da un bacio fatto di intrecci di lingue e morsi leggeri.
Sobbalzarono entrambi quando sentirono la porta d'ingresso sbattere e una voce che urlava il nome di Charlotte.
"Charlotte, tesoro?"
"Cazzo!" urlarono insieme, separandosi e alzandosi dal letto. Si guardarono in faccia e, nella tragedia della situazione, scoppiarono a ridere. Avevano entrambi i capelli arruffati, le guance rosse e le labbra gonfie.
"Se tua madre mi becca qui mi ammazza!"
"Ne dubito, ti farebbe un applauso. Ma lo direbbe a mio padre e..." Charlotte scoppiò a ridere quando Peter impallidì. Si immaginava già castrato, dolorante, morto di fame, rinchiuso in una qualche cella al freddo.
"Andiamo in bagno, sh!" lo spinse verso la porta e solo in quel momento si rese conto di essere nuda e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, ma i passi erano sempre più vicini.
"Ti ho già vista nuda, vieni qui!" Peter le afferrò un braccio e la portò in bagno, chiuse la porta e allungò il braccio verso la doccia per aprire l'acqua.
"Charlotte, dove sei?" era entrata in camera e i due ragazzi si guardarono in faccia, sconvolti e pieni di paura.
"Rispondi!"
"Ma..."
"Charlotte, sei sotto la doccia?" bussò alla porta e fece per aprire ma, fortunatamente, nella foga del momento, si erano ricordati di chiuderla a chiave.
"Mamma? Sei tu?"
"Sì, tra quanto esci?" guardò Peter terrorizzata e silenziosamente chiese aiuto. Con entrambe le mani aperte le indicò un dieci.
"Tra dieci minuti, sono appena entrata in doccia"
"Ah, va bene. Allora passo da Geltrude a salutarla"
"Va bene, a dopo" sentirono la porta chiudersi e, automaticamente, un sospiro uscire dalle loro labbra.
"Sia fatta santa la tua vicina" Charlotte non sembrò far caso al commento ironico di Peter e si poggiò alle piastrelle fredde del bagno, chiundendo gli occhi e respirando profondamente in preda ad una crisi di panico. Si dimenticò completamente di essere nuda, cosa che però non sfuggì a Peter.
"Mh, devo rimediare alla tua crisi di panico" Charlotte si accigliò ma non ebbe nemmeno il tempo di dire mezza parola che Peter l'aveva baciata e buttata sotto alla doccia.
"TI AMMAZZO!"
"Non vedo l'ora" e la raggiunse sotto alla doccia, chiudendosi la porta della cambina alle spalle.


Dopo che Peter era uscito dalla porta del retro, salutandola con un bacio a fior di labbra, Charlotte era corsa in camera a mettersi un paio di pantaloncini e una canotta bucherellata, aveva raccolto in fretta le lenzuola e le aveva buttate nel cesto dei panni sporchi e, a caso, aveva buttato sul letto le lenzuola arancioni pulite. Aveva ancora i capelli bagnati quando sua madre era tornata e aveva iniziato a raccontare delle non-avventure di Geltrude e delle sue, lavorative e amorose.
Charlotte commentava con anonimi 'mh' e sorrisini, ma la sua testa era rimasta nella doccia ad assorbire tutte le sensazioni che Peter le aveva fatto provare in quei dieci minuti. Beh, in realtà non doveva fingere di sorridere, visto che aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia come una cretina, ma...
Ma non lo sapeva nemmeno lei, la sua vita era cambiata in così poche ore che si sentiva come su una nuvola, come se stesse sognando e quella non era la realtà. Diverse volte si era data un pizzicotto er controllare che non stesse sognando e ogni volta la risposta era sempre la stessa: realtà.
Non riusciva ancora a spiegarsi come tutto ciò era potuto accadere, come cavolo avevano fatto per arrivare a questo punto quando, solo ventiquattro ore prima, nemmeno si rivolgevano la parola. Era bastata solo quella scintilla a scatenare l'ira di Peter, la sua ira, la loro passione incontrollata e il loro.... amore?
Come era possibile che, ogni volta che l'aveva sfiorata, Charlotte aveva iniziato ad ansimare e il suo cuore a cantare?
Quelle erano le sensazioni che le protagoniste dei suoi amati libri provavano quando il ragazzo la loro sempre amato le sfioravano, le baciavano, le guardavano. Ma non riguardava gli amici, ma ragazzi amati. Sembrava che tutti i pezzi del puzzle si stessero riunendo, tutto sembrava avere una spiegazione. La strana gelosia che provava ogni volta che sapeva che Peter era andato a letto con una ragazza, il litigio avvenuto a causa dei commenti poco casti delle sue 'compagne' riguardo il suo migliore amico, le sue risposte allusive, la voglia di sentirlo ogni minuto, il loro legame unico e forte, le parole dolci, il loro stare sempre insieme, le risate alle sue battute sempre più squallide, il loro capirsi con un solo sguardo. Eppure... non aveva mai letto cose del genere, aveva sempre e solo letto di ragazze innamorate, consapevoli di esserlo, il ragazzo che non la guardava minimamente, e poi i primi approcci grazie a casualità e vissero felici e contenti.
Ma lei lo sentiva, lo sentiva scorrere nelle vene; e non era dovuto solo alla notte passata insieme, al piacere provato nella doccia o ai bacio sul letto e alle parole di questa mattina. No, quella era solamente stata la scintilla, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso con tutte le consapevolezze e le verità, quel vaso che aveva prodotto un rumore così forte da farla sobbalzare e aprire gli occhi di butto. Come se avesse dormito per tutto questo tempo e, adesso, questo rumore l'aveva svegliata e tutti i suoi sensi erano allarmati, svegli, pronti e recepire tutto quello che durante la veglia aveva perso.
E non sapeva se avere paura di questa consapevolezza o di esserne felice. Non sapeva quali reazioni avrebbe scatenato, ma ormai gli occhi erano aperti e non poteva evitare l'enorme scritta che le sembrava ampeggiare davanti agl'occhi e accecarla.
Charlotte era innamorata, era follemente innamorata del suo migliore amico.

Peter camminava per la strada con passo lento e rilassato mentre si dirigeva a casa.
Per fortuna la madre di Charlotte non lo aveva visto, ed era potuto scappare in una corsa ridicola lungo il quartiere, per poi prendere fiato e iniziare a camminare con passo regolare. Stava ripensando a quel che era successo in quelle dodici ore e ancora non ci credeva. Non era sicuramente stata la sua prima volta ma, in un certo senso, gli sembrava di essersi riscattato da quella prima penosa volta in cui l'aveva fatto con una ragazza di cui non ricordava nemmeno il nome.
Era stato speciale, diverso, unico, e di certo indimenticabile. Non era stata una sola unione di corpi, ma anche di cuori, di mente, di anima. Un'unione totale che lo aveva sconvolto e scosso dal suo stato di pachezza e inerzia, che aveva ridato qualche battito mancato al suo cuore e qualche respiro in più ai suoi polmoni.
Cosa sarebbe successo adesso? Quanto sarebbe cambiato il loro rapporto?
Questa era la cosa di cui avrebbe voluto parlare con Charlotte prima che quelle strane sensazioni mai provate prima di quella notte lo avvolgessero e la passione e la devozione prendessero il controllo. Come si sarebbero comportati d'ora in avanti? Un sorriso malizioso spuntò sulle sue labbra mentre ripensava all'ultima doccia che aveva fatto. Si sarebbero saltati addosso ogni volta che ne avrebbero avuto l'occasione? A lui non sarebbe dispiaciuto, e probabilmente nemmeno a lei. Ma dovevano parlare, doveva chiarirsi e capire cosa fare.
"Ehi, bel fusto" si girò verso quella voce incredibilmente fastidiosa e riconobbe in quella figura sottile la ragazza che tanto odiava Charlotte, la sua compagna di classe.
"Mh, ciao Samanta" la evitò e camminò davanti. Voleva evitarla come la peste, soprattutto dopo l'ultima discussione avuta con Charlotte per colpa sua.
Eppure lei non si arrese e gli si buttò davanti, sorridendo.
"Dove sei stato? Sbaglio o sei uscito dal quartiere della cara Lot?"
"Che vuoi, Samanta? Stiamo sempre insieme, lo sanno tutti."
"Anche di notte? E io che pensavo che la tua amichetta fosse una stupida verginella dietro cui ti nascondevi per accalappiare ragazze da portarti a letto."
"Non ti rivolgere così a Charlotte, non permetterti."
"Se no che fai, mi picchi? Non sarebbe da gentiluomo."
Una rabbia improvvisa lo colse e, con un solo passo, fu a pochi millimetri dalla ragazza. La sovrastava con la sua altezza e la sua corporatura, ma lo sguardo era pungente. Le afferrò le spalle sottili e la guardò fisso negl'occhi.
"Non ti toccherei mai, nè per farti del male nè per farti del bene. Provo repulsione per te e potrei rovinarti se solo dicessi in giro le cose che fai. Quindi, non mi sfidare, Samanta, non farlo e non toccare Charlotte o te ne pentirai."
Erano così vicini che Samanta poteva sentire l'alito di quelle parole di fuoco sul viso. Strinse gli occhi e poi sorrise.
"Stai attento a quel che dici e a quel che fai. Ci si vede" girò le spalle e andò via. Peter rimanse qualche minuto a guardarla camminare, incredulo. Ma poi decise di non farsi rovinare la splendida giornata da una tipa come quella, non ne valeva la pena.
Riprese a camminare e tornò a casa, ansioso di rivedere Charlotte al più presto.

Ma nel frattempo, mentre Charlotte era spaparanzata sul letto a pensare, il suo telefono suonò. Quando prese il cellulare tra le mani si accigliò quando lesse MMS sul display. Erano anni che non riceveva mms, ormai nessuno li utilizzava più. Nonostante ciò, decise di aprirlo e quando lesse 'numero sconosciuto' capì immediatamente il motivo per cui non avevano usato una mail o un messaggio whatsapp.
Ma lo scopo di quel messaggio non era il mittente, ma il contenuto.
"Che amico generoso e soddisfacente che hai"
Allegato a questo messaggio c'era una foto.
Una foto che paralizzò Charlotte e che le fece cadere il cellulare dalle mani, infrangendo ogni ricordo di quella splendida nottata.





***************************************************
Salve a tutte, come state?
Chiedere scusa sarebbe inutile, sono imperdonabile, ma ci provo comunque.
Mi dispiace per questo enorme ritardo, soprattutto nei confronti delle persone che si erano appassionate a leggere di peter e di Charlotte. Anche io sono dispiaciuto di ciò ma credetemi, non ho potuto fare altrimenti, ho avuto tutt'altro nella testa.
Impegnata tra scuola, festa di diciotto anni, amicizie, famiglia, scuola guida, salute e chi più ne ha più ne metta.
Mi dispiace. Questo capitolo è sceso da cielo, non so come sia potuto succedere. Ho utilizzato tutta la poca-ispirazione che avevo e adesso sono così svuotata che non so nemmeno che scrivere nelle note lol.
Bho, spero vi sia piaciuto, anche se sonos icura al 10000000000% che solo due o tre persone leggeranno l'aggiornamento e, ahimè, non credo arriverà nessuna recensione. Me lo merito, ne sono consapevole. Ma vi devo questo capitolo e anche altri che, spero, arriveranno. Vi devo un finale per questi due o per questi tre o quattro. Ve lo devo e ve lo darò.
Grazie a chi mi ha seguito in questi (quasi) tre anni e a chi continuerà a farlo.
Un bacione enorme,
la vostra, sempre,
Mary xx
   
 
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