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Autore: Portuguese_D_Ace    08/08/2013    3 recensioni
A Sydney sembra tutto normale.
Ace, Ace Harlem vive tranquillo la sua adolescenza. Ace è popolare, bravo a scuola, gioca a rugby, ha buoni amici, non sopporta le ingiustizie, va d'accordo con i suoi genitori.
Un normale ragazzo. Ma la normalità è davvero ciò che sembra?
O è solo una copertura, un'apparenza?
Un giorno, verranno a mancare tutte le sue sicurezze, tutto crollerà. Quel muro che è la vita e che noi, ogni singolo giorno, costruiamo, mattoncino per mattoncino, crollerà. Solo alcuni pezzi rimarranno interi.
Ace aveva sempre pensato che il fuoco fosse un fenomeno interessante, affascinante.
Eppure non avrebbe mai immaginato di essere capace di cose del genere.
Non avrebbe mai pensato di essere un Racane.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.b. 

 

A causa della mia immensa stupidità, avevo confuso questo capitolo con il decimo, ringrazio devil_angel_vampire che me lo ha fatto notare :3 


Capitolo 12










Mi trovo un’altra volta nella stanza buia. Sta quasi diventando un’abitudine, la quale preferirei troncare.
“Piccoletto! Come stai?” Di nuovo lui. Cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi questo?

“Vecchiaccio! Io sto bene, tu?”
Lo sento sedersi a terra, incrociando le gambe e sospirando mentre mi risponde: “Anche io sto bene. Grazie per l’interessamento. Eppure io so che tu non stai bene, piccoletto. Ieri è stata una giornata abbastanza difficile, non è vero?”
Mi irrigidisco. Per quanto tutto ciò possa essere un sogno, lui sa quello che mi è capitato, i miei più oscuri segreti.
“Tu chi sei?” Sbotto infine. “Sei un’elaborazione del mio subconscio?”
Ride. “Io non sono un’elaborazione del tuo subconscio e, prima che tu lo chieda, nemmeno del tuo inconscio.” Sospira. “Ti ho già spiegato che non è importante che tu sappia chi sono. Piuttosto, parlami di quella Racane, come si chiama? Ah si, Ran.”
“Come fai a sapere tutte queste cose? E tra l’altro, cosa dovrei dirti su Ran?” Non ditemi che pure il vecchiaccio può pensare male.
“Perché sei venuto da lei? Perché non sei andato dal tuo migliore amico? Perché non gli hai raccontato dei tuoi poteri?” Una dolorosa fitta allo stomaco mi colpisce e un conato di vomito mi assale. Tossisco varie volte. “Perché menti, Ace?” Per quanto mi possa sentire male, non posso fare a meno di aver notato il fatto che, per la prima volta, mi ha chiamato con il mio nome. Una sensazione di soddisfazione mi avvolge, alleviando leggermente il dolore. “Devi rafforzare i tuoi poteri, piccoletto.
Non cantare mai vittoria
“Non vedo come possa interessarti. Non sono affari tuoi, vecchiaccio.”
“Tu sei importante per me, piccoletto. Non dimenticarlo e ricorda quello che ti ho detto: rafforza i tuoi poteri.” Si alza e lo sento allontanarsi. Io rimango fermo nel punto di partenza. “C’è un modo per dimostrarti che io sono reale. Quando ti svegli, cerca di far bollire l’acqua. Ci dovresti riuscire. Sei sempre caldo perché uno dei tuoi poteri è anche il fuoco. Sei capace di alzare la tua temperatura corporea e riusciresti anche ad emanare calore a tuo piacimento dal tuo stesso corpo. Prova. Se ci riuscirai, saprai che sono reale e non farai più domande.” Prima che io possa ribattere, lui scompare e io svengo.

***

“Ace!” Apro gli occhi d’un tratto e mi ritrovo davanti il viso preoccupato di Ran. Una sua mano è appoggiata sulla mia spalla. Probabilmente stava cercando di svegliarmi, scuotendomi leggermente. Mi metto a sedere e lei leva la sua mano dalla mia spalla. Suona la sveglia, messa preventivamente nel cellulare. La disattivo e guardo Ran. “Stai bene?” Mi domanda.
“Si, perché?” Ho caldo. Scosto delicatamente il lenzuolo che mi copriva.
“Hai tossito, varie volte.” Non è possibile. Io ho tossito, ma nel sogno, quando una fitta improvvisa di dolore mi ha colpito allo stomaco.
“Questo non è possibile, Ran. Ho sognato di nuovo il vecchiaccio. Sapeva quello che era successo ieri e ti conosce, cioè sa che siamo amici. Non lo so, è tutto così confuso.” Copro il viso con una mano, sentendo i miei capelli sfiorarmi la pelle.
“Hai tossito anche nel sogno?” Annuisco.
“Una fitta di dolore mi ha colpito allo stomaco e dei conati di vomito mi hanno assalito. Dopo un po’, ho tossito alcune volte.” Questa storia sta diventando fin troppo reale. Come fa ad accadere una cosa del genere?!

***
“C’è un modo per dimostrarti che io sono reale. Quando ti svegli, cerca di far bollire l’acqua. Ci dovresti riuscire. Sei sempre caldo perché uno dei tuoi poteri è anche il fuoco. Sei capace di alzare la tua temperatura corporea e riusciresti anche ad emanare calore a tuo piacimento dal tuo stesso corpo. Prova. Se ci riuscirai, saprai che sono reale e non farai più domande.”
***

Mi alzo di scatto dal letto e corro verso la cucina. Sento i passi di Ran dietro di me. Arrivato nella stanza prendo una ciotola (non deve essere per forza una pentola, mica devo cucinare la pasta), mi avvicino al lavello e apro il rubinetto. Dopo averla riempita, metto la ciotola sul tavolo.
“Sei impazzito?” Chiudo gli occhi e inspiro profondamente.
“Devo portare l’acqua a temperatura di ebollizione. Se ci riuscirò, il vecchiaccio sarà reale, almeno così ha detto.” Ran rimane in silenzio; chiudo gli occhi e focalizzo bene l’obiettivo. Devo far aumentare la mia temperatura corporea e indirizzare il calore all’acqua nella tazza. Come al solito, sento il potere che mi scorre nelle vene e non posso fare a meno di pensare che questa sensazione è a dir poco magnifica. Quel calore, quella sicurezza…sento che in questo preciso istante potrei fare qualunque cosa. Percepisco l’aumentare della temperatura nel mio corpo e cerco immediatamente di farla emanare verso l’esterno, verso l’acqua.
“Ace, secondo me è una cavolata…” Sospira. “Dopotutto, i sogni rimangono sogni.” Mi concentro maggiormente: è come se debba dimostrare qualcosa. Io voglio far bollire l’acqua, voglio far aumentare la temperatura. Lo voglio. Sento un rumore, ma non riesco a capirne l’origine. Continuo a tenere gli occhi chiusi, senza perdere la concentrazione.
“Ace?” Sta un attimo zitta. “Apri gli occhi.” Faccio come lei ha detto e noto che l’acqua sta bollendo. Sorrido e mi giro verso di lei, che sta sorridendo a sua volta.
Si avvicina e mi tocca il braccio. “Sai cosa significa, Ace?”
“No, cosa?” La sua mano resta ancora appoggiata delicatamente sul mio braccio. Penso che in questo momento sarò molto caldo.
“Significa che sai fare molte più cose di quanto tu stesso creda.” Chiudo gli occhi nuovamente. E se provassi a farla evaporare? Devo allenarmi, devo rafforzare i miei poteri. Mi concentro e faccio salire nuovamente la temperatura. Eppure sento che la mia pelle non scotta. Sarà perché voglio che sia la temperatura dell’acqua ad aumentare e non quella del mio corpo, che presta solamente le basi, affinché ciò possa accadere. Percepisco un leggero suono, come un palloncino che scoppia, però più flebile e una leggera umidità si fa strada nell’aria. 
“L’hai fatta evaporare! Fantastico!” Il tono di voce di Ran è un misto tra il sorpreso e l’eccitato. E’ come se si stesse divertendo un mondo, come un bambino che vede per la prima volta un luna park, una giostra in funzione. Apro gli occhi e mi rilasso.
“Dai, dillo che sono un grande.” Do una piccola gomitata a Ran e lei lascia ricadere la mano che era rimasta sul mio braccio.
“Mai. Non lo dirò mai.” Scherza lei.
“Forza, Ran. Il tuo ragazzo è o non è un mito?!” Sorrido smagliante scherzosamente. La sento ridacchiare.
“Se ti dico che sei un mito, quando ci lasceremo eviterai di buttarmi in piscina?” A questa sua frase, ricordo la festa di Callie, svoltasi pochi giorni fa.
“Parli già di quando ci lasceremo? Sei una fidanzata molto ingrata, tesoro.” Quanto mi piace recitare queste scenette con lei! Ormai è diventata un’abitudine.
“Non sono ingrata.” Finge di mettere su il broncio. “Parlo nell’eventualità. Sto bene con te, non potrei mai lasciarti, amorino.” La cosa migliore di questi momenti è il tono sarcastico. Potremmo far ridere un pubblico, se solo ci vedessero dal vivo, davvero.
Le faccio una smorfia e guardo l’orologio. Sarebbe meglio che ci preparassimo.
“Ran, mia cara, prepariamoci per lasciare la nostra, anzi, la tua umile dimora e andare a scuola.”
“Dalle stelle alle stalle.” Ridiamo insieme.
“Eh già. Vado a cambiarmi.” Vado a prendere i vestiti nella stanza dove ho dormito. Stasera dovrò tornare a casa. Non sono preoccupato; chiarirò il tutto con i miei genitori. Prendo il cellulare: 30 chiamate perse. Vado a scrivere un nuovo sms.

Mamma, papà,
sto bene, non sono
morto o scomparso,
tranquilli.
Ci vediamo stasera
a casa. 


Invio. 

Almeno saranno tranquilli.

***

“E’ tutto a posto, tranquilli.” Un’altra giornata scolastica è finita. Io, Kyle, Derek e Hugo siamo in cortile che parliamo da almeno un quarto d’ora, durante il quale non ho fatto che rassicurarli che tutto vada bene. Ieri sera i miei genitori non si sono limitati a chiamare solamente me. Hanno telefonato anche a Kyle (ben tre volte perché erano sicuri che fossi lì da lui), Derek e Hugo.
“Scusa Ace, è che i tuoi genitori erano davvero preoccupati.” Dice Hugo.
“Secondo me, tua madre stava per svenire.” Derek cerca sempre di fare qualche battutina che mi faccia sorridere; credo che sia una sua grande qualità, cercare di trovare sempre un lato scherzoso e simpatico in tutto ciò che accade.
“Ve l’ho detto. Penso che si siano calmati.” Mi appoggio alla ringhiera. “Il messaggio conteneva due frasi principali: sto bene e ci vediamo stasera a casa. Secondo voi, mi strozzano?”
“Personalmente, credo che ti buttano a mare.”
Guardo male Kyle. “Se affondo io, affondi anche tu. Ritornerò in veste di fantasma e ti renderò la vita un inferno, fin quando non ti butterai anche tu a mare.”
“Questo si che è lo spirito giusto, ragazzi!” Ci prende in giro Derek.
“Non vedi che si vogliono tanto tanto bene?” Proferisce Hugo con una vocina ridicola. “Fra poco si mettono pure a ballare da quanto sono contenti!”
Derek ride. “Allora balliamo tutti insieme.” Per quanto questo discorso sia insensato, anche io e Kyle, dopo esserci scambiati un’occhiata parecchio confusa, scoppiamo in una fragorosa risata.
“Grazie, ragazzi.” Li osservo uno per uno. “Davvero. Non ve lo dico spesso, ma grazie.” Mi guardano seri.
“Non dire queste cose che mi fai commuovere!!” Ed ecco Derek, puntuale come un orologio svizzero.
“Non dirmi che ora ci mettiamo veramente a ballare!” Esclama Hugo.
“Ma siamo pazzi? Cos’è questo sentimentalismo?!” Domanda sconvolto Kyle. Ah, quanto adoro i miei amici. Scoppio di nuovo a ridere e anche loro mi imitano. Sanno sempre come farmi ridere e come tirarmi su di morale. Gli amici sono quelle persone che ti comprendono, che ti fanno ridere, che non ti fanno quaranta domande per una piccola cosa, che ti confortano e che ti aiutano senza aspettarsi niente in cambio. Sono quelle persone che ti vogliono bene a prescindere da tutto, che ti dicono la verità in faccia, che sono te stessi davanti a te e tu lo puoi tranquillamente essere davanti a loro. Nonostante questi pensieri, un altro invade la mia mente: devo prendere la macchina fotografica a casa di Ran. Se mi sbrigo, magari la trovo ancora in strada.
“Ragazzi! Ho dimenticato di fare una cosa! Devo prendere la macchina fotografica che ho lasciato a casa di Ran.” Prendo lo zaino che avevo posato a terra.
“Allora ci vediamo domani, Ace.”Mi salutano e comincio a correre, nella speranza che in strada troverò Ran. A poca distanza da casa sua, scorgo una figura. Corro nuovamente fino a raggiungerla; è Ran. Le metto una mano sulla spalla, ansimando. Lei sobbalza lievemente.
“Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Scusa. Ho dimenticato di prendere la mia macchina fotografica a casa tua.” Riprendo a respirare normalmente e mi metto di fianco alla mia amica.
“Giusto! Non preoccuparti, il tuo gioiellino è al sicuro.” Mi fa l’occhiolino, sorridendo. Quando ancora non ci parlavamo, non l’avevo mai vista sorridere, figuriamoci ridere. Aveva sempre una faccia serissima e un’aria misteriosa. Per questo, quando sono con lei mi sento felice nel vedere che le faccio quest’effetto, che io sono capace di farle fare un sorriso, di farla ridere fino alle lacrime.
“Su questo non ho dubbi. Senti Ran, conosci un posto dove posso allenarmi?” Devo rafforzare i miei poteri e poi, voglio anche vedere di cosa sono capace. Mi guarda, sbalordita.
“Cosa? Allenarti? Vuoi andare in palestra o giocare a rugby all’infuori delle partite scolastiche?” Scuoto la testa sorridendo.
“Allenarmi nel senso di rafforzare i miei poteri.” Volgo lo sguardo al sole, che ormai sta tramontando colorando il cielo e il mare di varie sfumature. “Diciamo che i miei poteri sono piuttosto…ehm…distruttivi. Non posso andare in un posto qualsiasi e mettere a fuoco qualcosa. Ho bisogno di un luogo appartato, una zona a cui nessuno fa caso.”
Sta un attimo a pensarci, poi un sorriso sghembo le dipinge il volto mentre mi dice. “Conosco il posto adatto. Andiamoci ora. La macchina fotografica la prendiamo al ritorno .”
Perfetto.
***
“E il posto sarebbe questo?!” Esclamo mentre scavalco il cancello il ferro battuto.
“Già, Ace. Qualche problema?” Salto e mi ritrovo nuovamente con i piedi per terra, osservando la struttura che mi si presenta davanti. Comincia a scavalcare anche lei.
“Ti avevo detto un luogo appartato.” Preciso io.
“E’ appartato! Fino all’altra sera non ne conoscevi nemmeno l’esistenza.” Dice mentre sta passando da una parte all’altra del cancello.
“Giusta osservazione.” Sospiro e mi avvicino a Ran. La prendo dai fianchi, la sollevo un po’ e la rimetto a terra con delicatezza.
“Grazie, ma non c’era bisogno.” Proferisce con un tono pieno di orgoglio.
“Si, invece. E comunque, se la gente vede un po’ di fumo provenire da qua non si preoccuperà?” Prendiamo a camminare nel vialetto ormai rovinato.
“E’ una casa abbandonata, Ace. Le persone si faranno i fatti propri.” Mi accompagna nel tetro retro della casa. Ci sono delle palle di fieno sparpagliate qua e là, una vecchia carriola arrugginita abbandonata vicino ad un fienile scassato. Sembra davvero un posto adatto dove allenarsi. Unisco l’indice e il medio e li protendo in avanti, proprio come se volessi sparare un proiettile da una pistola. E improvvisamente una piccola pallina di solo fuoco si libra in aria e sfreccia verso terra, mandando a fuoco un piccolo mucchietto di erba.
“E questo quando lo hai imparato?” Esclama ad un tratto Ran.
Ridacchio e scuoto il capo. “Hai mai guardato One Piece, Ran?”
“Sono più amante dei libri. Comunque ne ho sentito parlare. Ma questo cosa c’entra?”
“In questo anime.” Odio le persone che chiamano gli anime cartoni animati. Li fanno sembrare cose stupide, da bambini. “Il fratello del protagonista si chiama Ace e ha il potere del fuoco. Quella che ho appena fatto, è una delle sue mosse.” Mi guarda scioccata. Ammetto anche io che la coincidenza è pazzesca, ma non posso farci niente. “Ricordami di fartelo guardare.” Le faccio l’occhiolino. Io e Kyle siamo amanti di One Piece da un secolo. A volte ci mettevano spaparanzati sul divano, col computer portatile sulle gambe e facevamo una scorpacciata di episodi. Da quant’è che non sto con Kyle, con il migliore amico? Da tanto.
“Allora qualche volta me lo devi fare vedere.” Annuisco, sorridendo falsamente e mascherando il rammarico per non star dando conto a Kyle. Mi sto comportando uno schifo con lui. Non gli ho raccontato niente di quello che mi è capitato. Non lo biasimerei se fosse arrabbiato con me.
Non ho tempo di pensare a queste cose; adesso devo rafforzare i miei poteri.





Lo stupido angolo dell'autrice


Salve bei ragazzuoli (?)
Come sta andando l'estate? 
Che caldooooo D:
Finalmente mi sono degnata di aggiornare e devo anche dire 
che questo è un capitolo piuttosto importante. 
Chi sarà l'uomo che chiama Ace "piccoletto"?
Chissà...
(Muahahahahaaha)
Sì, ok, sto cercando di farvi morire dalla curiosità 
Hauhahuahuahuahuauhua
Sì, ho confuso i due capitoli come una babbalucca (?!)
ma adesso ho corretto tutto:3
E' un po' corto come capitolo, ma ero indecisa se dividerlo in due o no
e siccome poi sarebbe venuto troppo lungo, l'ho tagliato :)
Ringrazio tutti quelli che l'hanno inserita nelle seguite e nelle preferite
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo c:
Ciaooooooooooooo

   
 
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