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Autore: Stateira    18/02/2008    14 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 6c Draco ed Harry si raccontano alcune cose, facendo un po’ di chiarezza

Alle otto in punto, dietro la serra numero tre.

Vedi di non mancare.

 

D.M.

 

Harry quasi non ci poteva credere, che Malfoy si fosse scomodato a fare la prima mossa. L’unica lezione che avevano seguito insieme quel giorno era stata quella di Incantesimi, e appena il bigliettino, frettolosamente piegato a farfalla, si era posato sul suo banco, Harry aveva subito pensato ad un errore.

 

Non gli aveva risposto per iscritto. Aveva fatto un cenno di assenso guardandolo con la coda dell’occhio, e aveva visto che Malfoy si rimetteva tranquillo al lavoro sul suo bicchiere d’acqua da congelare.

 

- Iberno! – esclamò anche lui, imitando il resto della classe, e ottenendo una discreta crosticina superficiale che non era affatto male, come primo esito.

 

Spiò Draco, e vide che lui era riuscito a congelare quasi metà del bicchiere.

Accidenti.

Hermione aveva congelato alla perfezione il suo, ma non c’entrava niente. Prima di tutto, perché Hermione era Hermione, e nessuno con un po’ di sale in zucca si sarebbe mai messo in competizione con lei. Secondo, perché era una sfida fra lui e Draco. Marzio gli aveva detto che anche Derevan stracciava lui con le pozioni, perciò d’accordo, passi, ma questo non era un buon motivo per farsi pestare i piedi anche in tutte le altre materie.

 

- Iberno! -

 

Ottenne poco più di prima, mentre Draco era migliorato di almeno due dita. Ma quanto veloce imparava, quello?

 

- Iberno! -

 

Neville Paciock diede una specie di rantolo, e un momento dopo il suo bicchiere esplose per la pressione del ghiaccio, mandando schegge di vetro in ogni direzione.

 

Harry abbassò la testa d’istinto, e per poco con finì a sbattere contro quella di Ron, che lo aveva preceduto. Dall’improvvisato rifugio sotto al banco, vide Draco Malfoy, che era seduto esattamente nel posto parallelo a quello di Neville, sull’altra fila, vacillare, e poi cadere all’indietro con un gemito.

 

- Malfoy! – gridò, catapultandosi fuori dal suo posto per raggiungerlo. – Sei ferito, stai bene? -

 

Draco gli scoccò un’occhiata sconvolta, resa ancora più grottesca dal rigagnolo di sangue che gli colava giù dal sopracciglio destro. Nel silenzio che calò sull’aula, Harry si rese conto di cosa aveva fatto, e degli sguardi allucinati dei suoi compagni, tutti puntati su di lui.

- Che cosa stai facendo, Potter. – sibilò, ma nel farlo contrasse inavvertitamente la fronte, e un fiotto di sangue gli colò sull’occhio accecandolo.

- Sei ferito. – fu l’unica risposta che Harry riuscì a formulare.

 

Grazie al cielo, Vitious smosse l’aria, raggiungendo l’alunno ed esaminandolo rapidamente.

 

- Niente di grave, è solo un graffio. – constatò. – Vada in infermeria a farsi medicare. –

 

Draco obbedì. Ignorò Pansy Parkinson, che si era entusiasticamente offerta di accompagnarlo, e infilò la porta tenendo una mano premuta sul taglio.

Harry invece ritornò al suo posto, con ancora gli occhi di tutti addosso. Quello di Ron e Quello di Hermione, nella fattispecie.

 

- Wow, ma che ti salta in testa! –

- Stai zitto, Ron, ha soltanto aiutato un compagno che si era fatto male! -

- Ma è Malfoy! -

 

A quello, nemmeno Hermione ebbe nulla da controbattere. Cercò di interrogare Harry con lo sguardo, ma lui si sottrasse impacciatamente, sforzandosi di riprendere l’esercizio come nulla fosse. Per fortuna che aveva stracciato il biglietto di Malfoy e se l’era ficcato in tasca prima che qualcuno potesse vederlo.

 

*          *          *

 

Draco si presentò puntualissimo. Harry notò il cerotto applicato sulla fronte, che gli conferiva un aspetto ancora più immusonito del solito. Sorrise, però: tutto sommato, faceva tenerezza.

 

- Non ho intenzione di perdere troppo tempo qui. – puntualizzò. – Perciò sputa il rospo. -

Harry cacciò un sospiro, e si disse che Marzio era un uomo fortunato, ad avere a che fare con la versione gemello buono di Malfoy.

 

- Hai parlato con Derevan? -

- Certo che sì. -

- Ebbene? -

 

Draco arricciò il naso. – Aveva dei gusti pessimi. – fu la lapidaria risposta.

A Harry scappò una risatina, nonostante il commento di Malfoy fosse una palese frecciata in sua direzione. Se non altro, se Derevan gli aveva parlato di lui e Marzio, voleva dire che avevano raggiunto un livello sufficiente di confidenza. Era un notevole passo avanti, considerando che fino al giorno prima Draco voleva farsi ricoverare al San Mungo. Certo che bisognava essere seriamente disperati, per fare di Malfoy il proprio confidente.

 

- D’accordo, e oltre ad avere gusti pessimi? -

- Posso dirti una cosa, in tutta franchezza? –

 

Si informò Draco. Domanda retorica.

 

- Quel Derevan non  lo so. È che è mi sembra un po’ troppo perfettino. Credo che lo chiamerò San Derevan. –

- Non mi dire che ho un concorrente. –

- Sei nei guai fino al collo, Potter. Lo sapevi che è anche un geniaccio con le pozioni? –

- Beh, scommetto che è perché non aveva un insegnante come Piton. –

- E’ perché è più intelligente di te, Sfregiato. Del resto, se mi somiglia… -

- Ha ha. Com’è che hai appena finito di dire che è gentile e carino, allora? Tu non sei gentile e carino, Malfoy, nemmeno quando dormi. –

 

Draco strabuzzò gli occhi, come se la considerazione di Harry lo avesse ferito sul serio. I casi erano due, o il furetto era istericamente convinto di essere buono e dolce come una torta di fragole, o la sua era una tipica messinscena alla Malfoy, ma che più tipica non si poteva.

 

- Sto scherzando. -

- Guarda che non mi interessa un bel niente se stai scherzando o no! -

 

Harry fece roteare gli occhi.

 

- Senti, a proposito, Marzio mi ha detto una cosa. – disse, sperando di farsi perdonare con un baratto di notizie. – Mi ha spiegato come fare perché possano rivedersi. -

- Lo sai anche tu? – esclamò Draco, sembrando enormemente sollevato. – Te lo ha detto, il tuo? –

Harry rimase per un attimo imbambolato a guardarlo con una faccia strana, per il modo assurdo in cui Malfoy si era rivolto a loro. – Hey, guarda che non sono mica i nostri gatti domestici. – borbottò ridacchiando.

- Va beh, va beh. – tagliò corto il Serpeverde.

- Ok. Beh, allora, se lo sai… che facciamo? -

- Che facciamo, Potter? NON facciamo! -

 

Harry si aggiustò gli occhiali sul naso, ripetendosi mentalmente che con Malfoy ci voleva una vagonata di pazienza. Marzio avrebbe dovuto trovare il modo di ringraziarlo, altroché. 

 

- Malfoy. – sospirò. – Sei dentro a questa faccenda, ormai. Non puoi tirartene fuori come niente fosse. Non ce l’hai un cuore, accidenti? -

- Non voglio dormire con te! – strepitò Draco, inviperito. – E non vedo come il mio cuore possa c’entrare in tutto questo! -

- Dobbiamo solamente dormire insieme per una notte. Non significa mica sposarsi, mi pare. -

- Fammi capire, tu saresti disposto a farlo? -

- Sì, sarei disposto a farlo. Perché quelle due persone soffrono. Vorrebbero rivedersi ma non possono, e la loro unica possibilità siamo noi. Non me ne frega un accidente se tu sei talmente infantile da reputarlo disgustoso. Marzio ama  il tuo Derevan, e per quell’amore sono ancora qui dopo duemila anni. Duemila anni, lo capisci, Malfoy? –

 

Draco, suo malgrado, ammutolì del tutto.

 

- Perciò sì. – concluse Harry. – Sarei disposto a fare l’incommensurabile sacrificio di dormire con te senza comportarmi come un moccioso. E dimmi pure che sono un Grifondoro della malora, ma mi piacerebbe tanto sapere come fai a restare indifferente a tutto questo. -

- Non ho detto che sono indifferente. – brontolò, sulla difensiva.

 

Harry reclinò la testa per osservarlo attentamente. Borbottò un: - Non volevo aggredirti. – e scrollò le spalle quando Draco le scrollò a sua volta.

 

Nel silenzio calato fra i due ragazzi, si contavano le folate di vento gelato che sgusciava fra le foglie degli alberi tutt’intorno a loro, e le faceva frinire. Il cielo era di un bellissimo buio suggestivo, per nulla soffocante. C’erano le stelle, la luna quasi piena e le nuvole agili che passavano sopra di loro sembravano cicatrici profonde nella volta celeste. Harry si domandò quanto Marzio dovesse essere debitore a spettacoli come quelli, per il suo amore. Ammiccò furtivamente verso Draco, rannicchiato vicino a lui, con tutte le luci della notte riflesse sul viso.

 

- Stai tremando. – mormorò dolcemente. – Vuoi il mio mantello? -

- Al diavolo, sto benissimo con il mio. -

 

Harry si alzò in piedi. Draco non lo calcolò finché non sentì che aveva smesso di trafficare, perché una specie di cortina nera gli oscurò gli occhi.

 

- Sicuro? – insistette il Grifondoro, sventolandogli davanti il suo mantello. – Draco ne avvertì il tepore, a pochi centimetri di distanza da lui.

- Sei sordo? – sbottò. – Ho detto che non mi serve. -

- E va bene, come vuoi tu. -

 

Harry si avvolse il mantello attorno alle spalle e lo riallacciò, con uno strano sorrisetto saputo stampato sulla faccia.

 

- La sai una cosa? – aggiunse mentre si rimetteva a sedere. – Più che a Derevan, tu assomigli al suo cavallo. -

 

*          *          *

 

D’accordo, il paragone con il cavallo era stata un’idea infelice. Malfoy lo aveva preso a calci fino all’imbocco delle scale per i sotterranei, e a niente era valso il penoso tentativo di specificare che era un unicorno, e quindi a ben vedere il suo era stato un complimento.

 

- Ahia. – borbottò il povero Harry, buttandosi sul letto senza scaricare il peso sul suo fondoschiena maltrattato.

- Uhm? Che succede? -

- Niente, niente. -

 

Ron si tirò su a sedere sul letto. Dopo qualche brusio confuso, si accese una candela sul suo comodino.

- Ma sei tornato adesso? -

- Sì. Scusa, non volevo svegliarti. -

- Vorrai dire svegliarci. – irruppe la voce di Seamus.

- Dove ti eri andato a cacciare? -

 

Harry ebbe un brivido freddo, al ritrovarsi circondato da tutti i suoi compagni, svegli e attivi come non mai.

 

- Niente di importante, stavo facendo qualche ricerca. – buttò lì, pregando che avessero tutti troppo sonno per mettersi a smascherare le sue bugie.

- Ah sì? Non è che incontravi qualche bella ragazza? -

 

Harry arrossì, e con lo sguardo implorò l’aiuto di Ron. Che non si fece pregare, e inventò su due piedi una ipotetica ricerca sulle conseguenze dei boa costrittori/cravatta sulla salute che la McGranitt aveva affidato loro. Harry si sentì piuttosto in colpa, per approfittare così di lui: il povero Ron dava per scontato che lui si fosse dato da fare per qualcosa che riguardava Marzio e i suoi sogni, ma non poteva nemmeno immaginare in cosa fosse consistita esattamente la sua ricerca.

 

Si ripromise di dirgli tutto, a lui e ad Hermione. Una volta che con Malfoy le cose si fossero stabilizzate.

 

*          *          *

 

- Allora? -

- Credo che si stia più o meno convincendo a collaborare. Domani andremo a parlare con il nostro preside, insieme, e decideremo cosa fare. -

- Ma non potete semplicemente sdraiarvi su un letto e dormire? -

 

Harry sorrise, anche se un po’ tristemente.

– Capisco la tua fretta, però credo che sia molto meglio andarci con calma. Tu non conosci Malfoy, non hai idea di quanto sia lunatico. E poi è meglio che il professor Silente sia aggiornato. Ti assicuro che può soltanto esserci di aiuto. –

 

Marzio sbuffò, ma sembrò essersi convinto. O almeno rassegnato.

 

- Questo preside è molto potente, vero? -

- Sì. Ma tu come fai a saperlo? -

- Uhm. Lo sento. -

Harry trattenne il fiato. – Ma come. – balbettò. – Mi leggi nel pensiero? -

Marzio lo guardò un po’ in tralice, prima di mettersi a ridere. – Ma no, intendevo dire che l’ho avvertito dal tuo tono di voce. Ne parli con grande rispetto. Perché hai paura che ti legga nel pensiero? –

 

Harry sbarrò gli occhi, colto in fallo.

 

- Mi nascondi qualcosa? -

 

Si affrettò a negare con forza.

 

Marzio assunse un’espressione sorniona.

- Ehm, perché non cerchi di evocare qualche ricordo? -

- Hai tutta questa fretta? -

- No, però… -

 

Il terreno sotto ai piedi di Harry si sdoppiò, provocandogli una forte vertigine, e Marzio scrollò le spalle, come a dire che era stato molto fortunato.

 

Si ritrovarono in uno scenario completamente nuovo per Harry. Un fitto canneto ondeggiava su quella che aveva l’aria di essere una palude. Ormeggiate quasi a perdita d’occhio lungo la riva fangosa, c’erano delle minuscole imbarcazioni bislunghe che assomigliavano vagamente a delle canoe, e che ad occhio non potevano contenere più di un paio di persone. Altre invece erano decisamente più grandi e robuste, e avevano dei fianchi ben alti, quasi dei parapetti. Altre ancora, infine, avevano l’aspetto di piccole chiatte.

 

- Oh, bene. – esclamò Marzio. – Sbrighiamoci, siamo proprio vicini. -

 

Vicini a che cosa, Harry non fece in tempo a domandarglielo, perché quel diavolo di Romano era già partito a tutta velocità verso l’entroterra, praticamente correndo incontro al sole ben alto nel cielo terso. Superarono una collinetta gibbosa, e si ritrovarono inaspettatamente davanti ad un’enorme recinzione fortificata, con tanto di guardie e portoni d’ingresso.

 

- Ma dove siamo? -

- Al mio castra. – annunciò Marzio, gonfiandosi come un pavone. – È stata la nostra base per moltissimo tempo, durante la conquista di questa zona. In linea d’aria, Venta è laggiù. – disse, indicando il nord. – Non dista più di un’ora a cavallo. -

 

- E’ un punto strategico. – osservò Harry. – Siete sulla costa, ma la collina vi ripara. -

- Già, e sull’altro lato, la spianata non permette attacchi a sorpresa. È un ottimo posto. Pensa che lo scelse Il nobile Cesare in persona, prima di lasciare a me il comando per tornare a Roma. -

- Oh. Tornò a Roma per proclamarsi imperatore, gius… -

- Zitto! -

 

Marzio schizzò indietro come un gatto a cui era appena stata tirata la coda. Il povero Harry lo guardò senza capire, mentre si ricomponeva in fretta e furia, e si schiariva la voce, facendo finta di niente.

- Ho detto qualcosa di sbagliato? -

- Uhm, facciamo una cosa, lasciamo perdere l’argomento Cesare, eh? -

 

Harry fece spallucce. A meno di non venire a sapere di improbabili parentele fra lui e Marzio, ne aveva già abbastanza di lui, Derevan e cavalli connessi, senza bisogno che si mettesse in mezzo anche un tizio con il nasone.  

 

- Dai vieni, entriamo. -

 

Superarono le sentinelle di guardia senza che nessuno si accorgesse di loro, e del resto era normale che fosse così. Però era la prima volta che si ritrovavano in mezzo a tante persone, e non si poteva negare che il fatto che tutti continuassero a parlare fra loro come nulla fosse facesse un certo effetto.

 

Una volta dentro, Harry rimase a bocca aperta: all’interno delle palizzate di protezione, c’erano centinaia di tende, disposte in fila con una precisione impressionante. Tutte identiche, stessi colori e stesse dimensioni, sembravano un enorme campo di testuggini. Alcune avevano delle insegne o delle lance piantate fuori, ma nessun altro elemento permetteva di distinguerle. Se i soldati vivevano lì, dovevano aver escogitato il modo per ritrovare la via di casa ogni giorno, altrimenti sarebbe stato il putiferio. E dire che lui si lamentava del percorso labirintico per raggiungere il suo dormitorio.

Più in là, si innalzavano delle costruzioni in legno che potevano essere stalle, ma anche alloggi, chi lo sa.

 

- Quello è il tuo esercito? – esclamò, ammirato.

 

- La mia Legione, sì. – annuì Marzio con un certo orgoglio. – Quegli uomini che vedi là davanti sono i nostri arcieri che si esercitano. – disse puntando il dito verso un gruppo di una ventina di uomini, tutti raggruppati assieme e rivolti verso una balla di fieno. – Le macchine da guerra sono sistemate laggiù, dietro a quell’edificio. E poi ci sono le scuderie, e le armerie, tutte là, sulla sinistra. –

 

- Ma… - Harry aggrottò le sopracciglia, un tantino confuso. – Non mi hai detto di essere un mago? -

- Certo. Lo sono, infatti. -

- E allora non usavate la magia, per combattere? –

Marzio sorrise, reclinando un po’ la testa. – Che cosa conosci di più, dell’esercito romano, Harry? Le falangi o le bacchette?–

- Beh, direi le falangi. -

- E ti sei mai chiesto perché? -

 

Harry sbattè le palpebre, confuso.

 

– Allora c’erano molti meno maghi di oggi. – spiegò Marzio, stropicciandosi distrattamente un lembo della tunica. – Con noi ci sono degli ottimi pozionisti, e dei veggenti, che si occupano di tenerci in forza e di propiziare la battaglia. E comunque, usare la magia sarebbe inutile. Il popolo di Derevan è molto più potente del nostro; i nostri pochi maghi non avrebbero possibilità contro di loro. Derevan stesso è infinitamente più potente di me. –

- Oh, capisco. –

Harry ebbe un brivido, alla prospettiva che Malfoy potesse essere più forte di lui. Aveva già combinato guai a sufficienza con le sue capacità attuali, non voleva nemmeno pensare a cosa avrebbe potuto combinare un Draco in versione potenziata.

- Draco è più potente di te, Harry? -

 

Ecco, appunto. Esattamente la domanda che Harry si stava augurando Marzio non gli facesse.

 

- Beh… - fece, poco convinto. – Draco è piuttosto in gamba, ma  io credo di essere migliore. Lui però sa volare bene, ed è bravo con le pozioni. -

- Ma è potente? – Lo interruppe Marzio. – Lascia perdere se è più o meno bravo di te. È più potente? -

Harry inarcò un sopracciglio. – Come sarebbe, se è bravo o potente? Non è la stessa cosa? –

- Oh, no! – Marzio rise di cuore, come se Harry avesse appena fatto una grossolana figuraccia. – No, certo che no, sono cose molto diverse! -

Harry non era per niente convinto, ma con una certa stizza non poté far altro che aspettare che il Romano smettesse di ridere, per poter sperare in una qualche spiegazione.

- C’è una bella differenza. – riprese Marzio, ridacchiando. – Un mago può essere incredibilmente potente, eppure essere un disastro con la bacchetta, oppure essere mediocremente dotato, ma riuscire a sfruttare al massimo il suo potere, e sembrare il miglior mago del mondo. Non te le insegnano queste cose, a scuola? –

Harry grugnì. – No. –

 

Ecco un’altra cosa che lui non sapeva, scoperta nel modo meno probabile.

 

- Oh, ma guarda un po’, si parla di potenze. -

 

Derevan comparve all’improvviso da dietro un angolo, facendo fare un balzo a Harry. Era equipaggiato di un’enorme anfora che aveva tutta l’aria di pesare come una dannata.

- Dove vai? – indagò Marzio, spuntando anch’egli alle spalle dei due, e stendendo definitivamente Harry.

 

Derevan tirò un lungo respiro. Lo fissò con aria molto seria, prendendosi il suo tempo per concentrarsi, prima di parlare.

- Vado a prendere l’acqua, nel pozzo. – rispose, scandendo per bene le parole.

- Al pozzo. – ridacchiò Marzio. – Preferirei che tu non ci finissi dentro. –

- Oh. Al pozzo. Vado a prendere l’acqua, al pozzo. –

- Impari in fretta. –

- La tua lingua non è difficile. – constatò Derevan. – Ma non capisco perché la parte più importante la teniate sempre in fondo. –

Marzio si strinse nelle spalle. – Nescio. – rispose laconico. – Però quando hai finito fila subito al mio alloggio. Non mi piace che tu te ne vada in giro nel castra. -

- Me ne vado in giro nel castra. – ripeté Derevan, mostrandogli la punta della lingua con un ché di malandrino. – Non capisco! –

- Non fare il furbo, lo so che mi hai capito benissimo. –

- Non capisco, non capisco! -

 

l’Iceno se ne sparì saltellando da dov’era venuto, in barba all’anfora mastodontica che si portava in braccio, e che a rigor di logica avrebbe dovuto piegare a metà un qualsiasi uomo della sua stazza.

- Hey, ma ti prende in giro! – protestò Harry.

 

- E così, ti lasci prendere in giro da un ragazzino, eh? –

 

Harry si zittì. Marzio, di fianco a lui, era rigido ed attentissimo.

 

Dalla stessa direzione da cui era provenuto Marzio, cioè dalle loro spalle, arrivò uno strano tipo smilzo, dagli zigomi spigolosi e dal sorriso mordace. Portava un curioso pizzetto sottile solo sulla punta del mento, e i capelli, che dovevano essere riccioli, parecchio corti.

 

- Non è affatto dignitoso, Legato. -

 

Marzio alzò gli occhi al cielo, e si voltò verso di lui.

 

- Anacore. – scandì. – Perché ti diverti tanto a spiarmi come un segugio, invece che occuparti delle tue faccende? -

- Perché sono greco, ovviamente. Pensavi davvero che me ne sarei rimasto a compilare annali per tutto il pomeriggio, invece che dilettarmi a farmi gli affari tuoi? -

- No, non ci ho sperato nemmeno per un momento. –

 

Il nuovo arrivato ridacchiò. – Se negli annali potessi riportare anche chiacchiere e aneddoti, sarei ben contento di fare il mio lavoro. Ma voi Romani siete tremendamente noiosi, quando si tratta di queste cose. –

 

Calò un silenzio disteso. Per qualche istante, i due uomini guardarono verso lo stesso punto, dove Derevan si era dileguato poco prima. Harry provò una sensazione appagante di complicità che lo fece sorridere esattamente come sorrideva il Marzio del ricordo, con le labbra piegate verso destra e le palpebre socchiuse.

 

- E comunque. – Anacore si corrucciò. – Lo sai che Tito aspetta solo che tu faccia un passo falso, amico mio. –

Marzio scrollò brevemente le spalle. – Sì, lo so. – Rispose, laconico.

- Allora  saprai anche che dovesti lasciar libero il ragazzo. È meglio per te se lo dimentichi in fretta, e lo restituisci alla sua gente. Con un po’ di fortuna, sopravvivrà alle battaglie e se ne resterà a vivere tranquillo in queste terre insopportabilmente erbose. -

- Non credo di poterlo fare. È il mio cuore che non vuole liberarsi di lui. -

- Ma così finirai in grossi guai. -

- Lo so bene. Bah, Azio Tito Quinto. – rifletté, rigirandosi quel nome nella bocca. – Nulla mi leva dalla testa che qualcuno lo abbia spedito qui con il solo scopo di farmi sparire. –

 

- Chi è Azio Tito non so cosa? – sibilò Harry.

Marzio fissava il vuoto con sguardo assente. – Tito è uno dei prefetti del castra. – recitò.

- E non era tuo amico? –

- Non troppo. Non credo abbia mai digerito il fatto di dover prendere ordini da uno più giovane di lui. –

- E quindi… -

- Già. Se avesse scoperto di me e di Derevan, avrebbe avuto l’occasione perfetta per calpestarmi. –

- Ma cosa ci faceva Derevan nel tuo accampamento? -

 

Per un attimo, il sorriso di Marzio si animò di uno scintillio malizioso.

 

- Era un prigioniero. -

- Un prigioniero? -

- Un ostaggio. Non era niente di inconsueto allora, e per me era una scusa più che perfetta per averlo con me. -

- Ma allora Derevan rimase con te? Rimase anche quando tornaste a Roma? -

 

Marzio si oscurò, e sfuggì verso il sole con lo sguardo.

 

- No. – rispose. – Tito cominciava a sospettare troppo, e allora io lo lasciai libero, perché temevo che potesse cercare di ucciderlo. -

- Vuoi dire che vi siete perduti così? -

- No, certo che no. Continuai ad andare da lui, non avrei mai sopportato di perderlo. Ci incontravamo di nascosto, ma un giorno cademmo in un’imboscata. -

- E… come… -

- Vuoi sapere com’è finita? -

Harry annuì debolmente, a disagio.

- Ci uccisero tutti e due. – disse semplicemente Marzio. – Lui fu ucciso perché era un barbaro, ed io fui giustiziato per alto tradimento. -

 

Harry si morse un labbro.

Non si era sbagliato, allora, sul suo presentimento. Quel presentimento che si era trascinato dietro fin dall’inizio, fra alti e bassi, che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato che aleggiava nell’aria. Eppure, sembrava così perfetto: il loro amore sincero, quei sorrisi, l’allegria di Derevan. Sembrava che non dovesse finire mai.

 

Tutto ciò che gli riuscì di dire fu un mesto e inutile: – Mi dispiace. –

Marzio scosse dolcemente la testa.

– Sono passati più di duemila anni, eppure non riesco ancora a dimenticare quel momento. Lo massacrarono lì, davanti ai miei occhi, ed io non potei fare niente per salvarlo. Poi giustiziarono me, mi pugnalarono alle spalle. –

- Cani. -

- Ti sbagli. – Marzio abbozzò un sorriso amaro. – I miei compagni lo fecero per pietà. Avrei dovuto attendere l’alba seguente, per la mia condanna, e invece mi uccisero subito. Quando videro com’ero ridotto decisero di risparmiarmi una notte di sofferenza. Essere colpiti alle spalle è il disonore che tocca ai traditori, ma loro mi fecero inginocchiare davanti a Derevan, così potei morire sul suo corpo ancora caldo. Molti di loro piangevano, mentre mi uccidevano. –

- Che… che mostruosità! – strepitò Harry, sdegnato. – La legge del tuo popolo era ingiusta e disgustosa! -

- Ah sì? – Marzio lo guardò, con occhi spenti, e voce piatta. – E tu chi sei, per dirlo? -

- Beh… - Harry si sentì improvvisamente meno sicuro di sé, con lo sguardo di Marzio addosso. – Una legge che uccide chi si ama è crudele. -

- Il tuo popolo, oggi, ha leggi che l’amore lo discriminano. Non è altrettanto crudele? -

- Ma… -

- Non sono stato giustiziato perché amavo un altro uomo, Harry. Sono stato giustiziato perché amandolo ho tradito Roma. -

- Ma non è vero! Tu non hai tradito nessuno, hai solo amato qualcuno che per te era importante! -

- Tu non puoi capire. È passato troppo tempo, e sono cambiate troppe cose, perché tu possa capire. Io ho combattuto, per quella legge che mi ha ucciso, e quando ho sentito per la prima volta il mio cuore battere per lui, sapevo già a cosa sarei andato incontro. -

 

Harry si paralizzò, con un dito a mezz’aria che ancora pretendevano di essere ascoltate. – Ma allora perché lo hai fatto? – gemette, senza capire. - Perché non sei rimasto con il tuo esercito? -

- Perché me ne sarei pentito per sempre. Perché avrei vissuto nel rimpianto, e perché sarei morto comunque, senza di lui. Sono duemila anni che aspetto qui, Harry, e credimi, sono stanco, sono disperato, sono consumato dalla nostalgia. Ma non sono pentito. Non mi sono mai pentito, in questi duemila anni, mai, nemmeno per un istante. Derevan vale altri duemila anni di attesa, per me, e duemila anni ancora. –

 

Harry si accorse di stare singhiozzando soltanto quando la vista gli si appannò. Non era d’accordo e provava una rabbia furiosa verso Marzio, verso un pazzo che era stato chiamato a scegliere fra l’amore e la sua stessa vita, e aveva scelto l’amore senza nemmeno pensarci un secondo. Persone così dovevano esistere soltanto nelle stupide favole che si raccontano ai bambini per convincerli che il mondo è bello, prima che si rendano conto con i loro occhi di quanto immense siano le bugie che contengono.

 

Le ultime cose che registrò furono il sorriso pacato di Marzio, la voce allegra di Anacore che discorreva di gioco d’azzardo, e il rimbombo insopportabile del suo stesso sangue nelle orecchie.

 

Si risvegliò nel suo letto, madido di sudore. Era ancora presto, l’alba non era che un accenno di luce dietro all’orizzonte. Richiuse gli occhi, e provò la sensazione di un soffio freddo sugli occhi che glieli fece riaprire. Una grossa lacrima si staccò dalle ciglia e cadde su una macchia scura del cuscino, su cui, prima di lei, dovevano esserne scivolate molte altre.

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Sì va beh, ma quando finisce sto capitolo? Oddio, mi viene da piangere, a pensare a quante altre cose ci sono ancora da scoprire e da raccontare. Questa storia non finirà mai, yay!

 

NOTE:  Nescio significa “non lo so”, mentre il castra è l’accampamento militare romano. Da cui fra l’altro derivano tutti i nomi di città inglesi che terminano in –chester. Manchester, tanto per nominare la più famosa.

Inoltre, non stupitevi della reazione di Marzio davanti alle incaute parole di Harry. Giulio Cesare non è mai stato imperatore, e questo lo sappiamo tutti, no? Il primo imperatore riconosciuto come tale fu il suo gran figliolo Ottaviano Augusto. Ed all’epoca inneggiare, o quanto meno insinuare, che Giulio Cesare fosse imperatore significava implicitamente negare il potere del Senato, e quindi farsi buttare dritti in un’arena, nella migliore delle ipotesi.

 

Ho appena guardato il musical di Bleach, quindi sto malissimo, mal di pancia da eccesso di risate. Se rispondo cose sconclusionate non ve la prendete con me!

 

Francesca Akira: beh, noi ci siamo divertiti a fare i voyeur del voyeur, ma lui poveretto a momenti ci restava!

Little Star: mia cara, certo che è voluta, ma più che una veggente sono contorta! XD. Hihi, lo hai notato eh, i due cavalli rischiano di diventare i miei prossimi personaggi preferiti!

Ginny W: addirittura troppo emozionata, ma dai che mi lusinghi!

The fly: lo abbiamo già scoperto, visto? Non volevo farvi penare, ma ho l’impressione la faccenda sarà piuttosto dura, da adesso in avanti! Hihi, guarda che l’ippogrifite si trasmette attraverso tempo e spazio!

Smemorella: dunque, dunque, dunque. Ti ringrazio. Lo so che lo faccio ogni benedetta lo volta, e che palle, sempre le stesse cose, ma non ci posso fare niente. Sai quanto sia felice che qualcosa che esce fuori dalle mie dita faccia emozionare qualcuno, e insomma, non ti racconto quanto mi emoziono io quando mi isolo dal pianeta Terra per scrivere questa storia, capitolo dopo capitolo. Non sbagli, qui è tutto un chiasmo, tutto un intreccio di mille fili che, piaccia o no, legano persone e tempi diversi. Ma in effetti, ci sono poi così tante diversità? Se un amore ti spacca il cuore, non ha grande importanza quando, come e dove tu sia vissuto.

Fann: ma ciao tesoro! È tantissimo che non ci si sente, sono proprio contenta di vederti sbucare fuori, e sapere che segui anche questa, ma quanta pazienza hai? Fra l’altro, che poi non si dica che mi distraggo, ho visto che la tua sezione Yaoi su Scanduzioni va a gonfie vele, e non nascondo che prego ogni sera perché appaia fra i progetti qualcosa su Bleach, magari una Gin/Izuru che mi faccia fluttuare in giro per casa in stato catalettico per qualche oretta *blush*

Melisanna: che bello, mi fa molto piacere sapere di aver raddrizzato un po’ il tiro! Le memorie di Adriano, libro su cui ahimè non sono ancora riuscita a mettere le manacce. Ed è il colmo, per una yaoifan scatenata come me. Sarà una sorta di reverenza per qualcosa che è esistito veramente, che mi fa dire che dovrò aspettare il momento giusto per addentrarmi in esso. Magari quando avrò finito questa fic.

Herm83: hihihi, hai ragione tu, in realtà c’è stato un errore di prospettiva, d’ora in poi scopriremo che i veri protagonisti sono Fulgor e Shay! XD

Dark: Evviva il poliglottismo! (O_o) su, su, non dirmi così che poi mi preoccupo per te! Ma scherzi, sono più che felice di averti fatto questo regalino, te lo dedico di tutto cuore!

Lady: sono alle prese con l’amico Plutarco al momento, insomma, va avanti a gonfie vele. E se ti consola, Ale è Ale per tutta la famiglia, ormai. E Efestione è Barbie Regina dei Macedoni, secondo mio fratello -__-‘. Mah, qui i casi sono due, o Draco è una dolcezza in incognito, oppure la sua vera anima gemella è Shay, ne verrà fuori un improbabile triangolo Draco/Marzio/Shay, o qualcosa di altrettanto assurdo, e si scoprirà che questa fic è in realtà una demenziale/trash, e che io ho un senso dell’umorismo davvero pessimo!

Synoa:già risolto, visto? Ah, quanto sono buona, dovrei ricevere un premio in cioccolata.

Puciu: hihi, recensisci i capitoli pari! Guarda, “ti elogio” mi piace veramente un sacco, sei autorizzata ad usarlo! È un po’ come “stolto”, che secondo me è una parola fenomenale, che userei sempre, per come suona. Peccato che la gente normalmente non apprezzi, ma va beh, sto divagando. Gianni e Franco, levatemi una curiosità: ma voi due siete una coppia yaoi? No così, giusto per sapere, deformazione professionale. Ok, adesso la pianto sul serio. Commossa che anche questa fic abbia funzionato come anti-drug, ci sto investendo energie e, ahimè, sofferenze, e non posso che gioire di ogni gocciolina di sentimento che trasuda dallo schermo. Ok è veramente la giornata dei paragoni idioti, vado a nascondermi prima che sia troppo tardi.

Rodelinda: mia cara, piangiamo insieme la grammatica perduta. Pensa che giusto ieri sera ho assestato un sano calcio nello stinco al mio povero ragazzo che mi ha sbagliato clamorosamente un congiuntivo. Un po’ drastico come sistema, ma il fatto che si sia messo a gridare “potessi, potessi, volevo dire potessi!” mi ha convinta che è questo il metodo giusto, yeah! Inutile specificare che l’immaginare una tastiera a ranocchia mi ha fatta svenire per l’invidia. Ora ne desidero ardentemente una a forma di maialino, e voglio tassativamente il tasto di Invio arricciato sul codino.

Blaise: kukuku, certo che l’ho fatto *assume posa trionfante*. Lo scorso capitolo aveva quasi fatto piangere anche me, e questo ci è riuscito ancora meglio, ti consola? Hihi, Derevan e Draco si somigliano più di quanto sembri, non sarà che uno dei due è più dolce di quanto ci vuol far credere? Oppure è Derevan che in realtà è acido -__-

Far:oh mio dio ecco che mi emoziono. Guarda, quella frase devo dire che è uscita proprio spontanea. Non sono stata lì più di tanto a pensarci su, mi è venuto naturale scriverlo. Il chè la dice lunga su come la pensi sul loro rapporto.

Hokori:hihihi, figurati, è quello che dico sempre anche io all’autista del bus quando vado in università ^^’. Un’altra fan dei cavalli, qui finirò con il deviare il fuoco della storia su di loro! Per il resto taaaanti grazie, anche perché la lime velata è un ritorno dopo secoli di lemon pesanti a tutto spiano, ci ho dovuto lavorare su!

  
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