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Autore: Astry_1971    18/02/2008    18 recensioni
"In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui, e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi."
Questa storia è stata scritta sull'onda dell'emozione suscitata dagli avvenimenti dell'ultimo libro. Ho sentito il bisogno di restituire ad una persona speciale, quello che la Rowling ha voluto negargli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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JDS: Cosa è successo, ora te lo dirò. Per quanto riguarda Ron, l’ho spiegato che lui non sa niente. Harry non aveva rivelato nemmeno a Ginny le sue intenzioni. Ha chiamato solo Hermione perché aveva bisogno del suo aiuto, non avrebbe coinvolto nemmeno lei se fosse riuscito a scoprire da solo l’incantesimo, ma Hermione è Hermione. Se Ron fosse stato presente, non oso immaginare cosa avrebbe potuto combinare con la sua impulsività, probabilmente avrebbe preso Piton per i capelli e lo avrebbe trascinato a forza al Ministero al minimo dubbio che potesse decidere di non riattraversare il velo. No, Ron è buono e caro ma è meglio tenerlo all’oscuro certe volte. E poi tutta la faccenda è stata tenuta segreta per evitare che i giornalisti arrivassero a Hogwarts come api al miele, non capita tutti i giorni di resuscitare un morto.
Alce: Beh, certo, ora Severus sarà libero di rifarsi una vita. Questa ff però è quasi finita, mancano solo due capitoletti e l’epilogo per concludere. Credo che una storia con un Severus felice e contento che si sposa e mette in cantiere una cucciolata di piccoli pitonini, diverrebbe piuttosto noiosa. In questa storia mi prenderò tutta la soddisfazione di dargli i riconoscimenti che merita, ma mi fermerò lì.
SakiJune: Fil? Chi è Fil?
Dracotta: Sì, il piccolo Albus non avrà altri guai, promesso.
Rainsoul: Prego! ;-DDDD
iaco:. No, no, dopo tutta la faticaccia che ho fatto per tirarlo fuori dal velo, non potevo ammazzarlo un’altra volta.
akiremirror: Quante lacrime tesoro, ma queste sono lacrime di gioia per fortuna. Ricordi quando mi davi della sadica, ma nello stesso tempo ci dicevamo che la Rowling sarebbe stata più sadica di noi due messe assieme? Ahimè lo è stata davvero.
brilu: beh, come ha fatto a far esplodere il velo non è poi un mistero. Piton aveva in mano la bacchetta, l’ha fatto esplodere con la magia per impedire che il velo risucchiasse Hermione, ma è stato il velo stesso a “sputare” fuori lui e Harry, il perché ora lo saprai .
damnedmoon: oddio, quando ho visto il tuo commento sono caduta dalla sedia, che botta! Ok, sono contenta di averti fatta felice, ahahaha! Quanto vorrei che le cose fossero andate davvero così, povero Severus, quante lacrime ho versato su quel maledetto libro, anche se ero quasi sicura che quella sadica me lo avrebbe ammazzato, vederlo scritto li, nero su bianco, è stato troppo doloroso.
hermionex95: I complimenti sono tutti meritati e ti assicuro che non sono una tipa complimentosa. Bene continua pure a ripetertelo, sono vivi, alla faccia di J.K.R. mi sono ripresa il mio Severus.
ferao: D’accordo, vedo che non ti sei voluta sbilanciare con le ipotesi, spero che la mia soluzione ti piaccia.
Vale lovegood: sarei proprio curiosa di conoscere le tue teorie per niente plausibili. Anche perché “plausibile” nel mondo della magia è una parola grossa. Diciamo che io ho cercato una soluzione che potesse essere logica e credibile in quel mondo.
Potterina_88_: prego prego prego. Eheheh povera Hermione, stava per andarci di mezzo, ma il velo lo ha distrutto Piton, non è sparito nel nulla, è stato Severus a far saltare in aria l’arco, non s’era capito? Se non l’ avesse distrutto, il velo avrebbe risucchiato Hermione e anche Harry che cercava di trattenerla. Ma la domanda è: perché invece di riprendersi Piton o Harry, il velo ha cercato di uccidere Hermione? Spero che le mie spiegazioni nel capitolo che segue siano sufficientemente chiare, anche perché la questione è un po’ complicata.
HarryEly: Beh! Avendo preso parte attiva al processo a Piton che è stato fatto sul sito del Sotterraneo, praticamente tutti gli altarini della Rowling per quanto mi riguarda erano stati gia scoperti (la Row ha lasciato indizi ovunque, bastava cercarli). Sapevamo del patto con Silente, del suo amore per Lily (l’unica cosa che mi ha stupito piacevolmente è il fatto che la sua non fosse una cotta presa fra i banchi di scuola, ma una amicizia dell’infanzia) Per il resto il settimo libro è stata solo una conferma. Pensa che mentre tu hai odiato a morte Piton dopo il sesto libro, io proprio per quello che è stato costretto a fare l’ho amato ancora di più.
Matrice: Mmmm, no, Lily non c’entra, però la seconda cosa che hai detto non è del tutto sbagliata. Per qualche motivo, che scoprirai più avanti, la morte è stata vinta o “ingannata” come dice il titolo di questo capitolo.

Buona lettura!


Cap. 8: La morte ingannata

“Lei avrà una spiegazione valida per quello che è successo, immagino.” sbuffò Severus.
L’uomo fissava il ritratto di Silente con le braccia conserte.
“La spiegazione dovresti darmela tu, Severus,” disse l’anziano mago, sottilmente divertito. “Dimmi perché la morte non ti ha voluto.”
“Non mi ha voluto?”
Harry e Hermione osservavano sconcertati i due interlocutori cercando di non perdere nemmeno una parola.
Piton voltò le spalle al ritratto allontanandosi di qualche passo. Zoppicava vistosamente.
Non erano riusciti a trattenerlo in infermeria per più di un quarto d’ora. L’infermiera aveva appena avuto il tempo di sistemare l’osso, ma la gamba gli doleva ancora.
Si era precipitato nella stanza del preside come Harry e Hermione: doveva sapere quello che era successo all’ufficio Misteri, doveva capire.
Anche Harry voleva sapere cos’era andato storto, per quanto l’incidente si fosse risolto in loro favore. Aveva abbracciato la sua Ginny e il piccolo Albus, e aveva preceduto gli altri due nell’ufficio di Vitious.
Il nuovo preside si era rispettosamente allontanato, del resto si era sempre sentito un ospite di Silente in quell’ufficio, nonostante questa non fosse la volontà di Albus. Alla fine, il mago più anziano aveva preferito accettare l’eccessiva dimostrazione di stima del professore, pur di non metterlo a disagio.
L’uomo del ritratto si lisciò la barba, mentre il suo sguardo si posava alternativamente su ognuno dei presenti.
“Sì, Severus: Harry mi ha raccontato dettagliatamente gli avvenimenti di questa mattina ed io mi sono fatto un’idea abbastanza precisa della ragione per cui, fortunatamente, l’incantesimo è fallito.”
Fissò Severus che accennò appena col capo invitandolo a proseguire.
“Nel momento in cui tu e Harry vi siete separati, la morte avrebbe dovuto reclamare la sua vera vittima. In fondo, Harry ti aveva… come dire… sostituito per qualche giorno. Ha preso il tuo posto ingannando la morte nel momento del passaggio, ma...”
“… Ma quando ci siamo separati lui è tornato ad essere Harry Potter,” lo anticipò.
“Certo! Restando, uniti, non era possibile distinguere una vita dall’altra, un’anima dall’altra, ma nel momento in cui Harry si è allontanato da te, la sua anima è diventata riconoscibile.
La morte ha cercato di riprendersi la sua vittima, ma non l’ha identificata in Harry. Su di lui non aveva nessun potere perché Harry ha attraversato il Velo volontariamente, ha scelto.”
“Ma io no, perché non ha preso me, invece di provare ad uccidere la Granger?” domandò impaziente.
“Beh, è qui che volevo arrivare. Forse, ciò è avvenuto perché nemmeno tu sei mai appartenuto alla morte.”
“Io non mi sono gettato volontariamente dietro una tenda.” brontolò seccato.
“No davvero, Severus. Ma è come se lo avessi fatto.”
Il sopracciglio del mago s’inclinò pericolosamente.
“Tu l’hai scelta, hai scelto la morte esattamente come Harry. Non dirmi che non sapevi di non essere il padrone della bacchetta? Hai visto che non l’avevo in mano, Severus, quando sei arrivato sulla torre.”
Piton non rispose.
“Non era difficile capire che era stato Draco a disarmarmi, e che doveva quindi essere lui il padrone della bacchetta di Sambuco.”
“Lui…lui, avrebbe potuto salvarsi!” esclamò Hermione puntando l’indice su Piton.
Harry si voltò di scattò verso l’amica, poi guardò Piton.
“Esatto, signora Weasley,” approvò Silente, scrutando Severus da sopra gli occhiali a mezzaluna in attesa della sua reazione.
Piton abbassò lo sguardo: aveva capito benissimo dove il Preside voleva arrivare.
Certo, lui sapeva di non essere il possessore della bacchetta.
Non aveva parlato: se Voldemort avesse saputo, se avesse capito che era stato Draco a disarmare Silente, lo avrebbe ucciso come aveva fatto con lui. Fortunatamente il suo padrone aveva dato per scontato che l’uomo che aveva privato il Preside della bacchetta e l’assassino che lo aveva ucciso fossero la stessa persona.
Voldemort non conosceva certi dettagli, infatti, nessuno si era preso la briga di raccontargli i particolari di quella notte maledetta: non avevano importanza.
L’unica cosa che contava per loro era il fatto che Silente fosse morto. Il più grande nemico del loro Signore era stato umiliato e sconfitto.
Il mago strinse rabbiosamente i pugni.
“Il ragazzo doveva morire al mio posto.” mormorò con un filo di voce.
“Sì, Severus. Tu hai preso il posto di Draco esattamente come Harry ha preso il tuo posto attraversando il Velo.”
“Allora lei sapeva quello che faceva.” Harry si era avvicinato e lo fissava con gli occhi spalancati. “Quando non ha detto a Voldemort la verità su quella notte, ha taciuto deliberatamente.”
Severus prese un profondo respiro, voltandosi, in modo che Potter non potesse guardarlo negli occhi: la sua espressione ammirata lo infastidiva.
Sì, aveva taciuto: nonostante sapesse che Voldemort l’avrebbe ucciso, non gli aveva detto di Draco.
Voleva bene al ragazzo, aveva bruciato quel poco che restava della sua anima per proteggerlo, non l’avrebbe lasciato morire per salvarsi la vita.
Tuttavia non poteva immaginare la fine che lo attendeva.
Per quanto si fosse preparato per anni all’idea di venire ucciso da Voldemort, figurandosi ogni possibile morte, anche la più dolorosa nel caso il suo padrone avesse scoperto il suo tradimento, non avrebbe mai creduto che quel mostro potesse essere tanto spietato verso un uomo che credeva ancora suo fedele servitore.
Era preparato a morire, avrebbe accolto la maledizione mortale dandole il benvenuto come ad una liberazione ed era certo che quello sarebbe stato il suo destino, in fondo Voldemort aveva concesso l’Avada Kedavra persino ai suoi peggiori nemici, ma si sbagliava.
Nell’istante in cui aveva visto la gabbia arrivargli addosso, l’immagine raccapricciante delle decine di vittime finite tra le fauci di Nagini era comparsa davanti ai suoi occhi. Aveva avuto paura.
In quel momento la tentazione di svelare la verità al suo padrone era stata davvero fortissima.
Il grido: “non uccidermi, stai sbagliando!” non era mai uscito dalle sue labbra, ma aveva ancora l’impressione di sentirlo rimbombare tra le vecchie mura della Stamberga.
Se il rettile non fosse stato così rapido nello sferrare il suo morso, bloccandogli le parole in gola, quell’urlo sarebbe davvero esploso dalla sua bocca? O avrebbe avuto la forza di tacere comunque?
Scosse il capo: probabilmente non ci sarebbe mai stata una risposta alle sue domande.
“Perché il Velo ha cercato di afferrare Hermione?”
La voce di Harry Potter distolse Piton dai suoi pensieri.
Il mago si voltò lentamente.
“Suppongo, signor Potter, che il Velo abbia cercato l’unica persona nella stanza che non aveva sconfitto la morte scegliendola volontariamente.” Affermò acido: non gli piaceva affatto l’idea di apparire come l’eroe che aveva vinto la morte, lui che più di ogni altro l’aveva meritata e che, dopo averla invocata per anni, ne aveva provato solo orrore e paura quando finalmente era giunta per lui.
“Sì, credo che la tua ipotesi sia esatta, Severus,” fu d'accordo Silente. “Infatti sia tu che Harry avete scelto volontariamente la morte per ben due volte.”
Piton sollevò lo sguardo, non erano i soli ad aver scelto di morire, Lily aveva dato loro l’esempio, e anche Silente, nonostante la maledizione che lo aveva colpito, aveva saputo imporsi alla volontà del destino scegliendo quando e come andarsene.
Per un istante, fu come risucchiato dalle iridi incredibilmente azzurre del Preside. Sembrava davvero ancora vivo.
Silente avrebbe meritato di esserlo, non lui.
Abbassò gli occhi: l’espressione benevola dell’anziano mago gli evocava solo brutti ricordi.
Forse l’incantesimo avrebbe funzionato anche per Silente, forse il vecchio Mago sarebbe potuto tornare in vita se lui non avesse distrutto il maledetto Velo.
Piton sentì un nodo allo stomaco, era di nuovo colpa sua, si sentiva come se lo avesse ucciso per la seconda volta.
“Severus!” Silente lo guardò come se riuscisse vedere nella sua anima tormentata. “Non angustiarti, Severus.”
Il mago sollevò il volto stanco: era impassibile e distaccato, come sempre, ma gli occhi erano resi lucidi dalle lacrime trattenute a fatica.
Come faceva, come riusciva Silente a leggere sempre nel suo cuore? Era diventato così trasparente che persino una stupida tela dipinta riusciva ad indovinare cosa stesse pensando?
“Io non dovrei essere qui, io...” sussurrò, la voce era così bassa che Silente sembrò rispondere ai suoi pensieri.
“Tu meriti di essere qui,” lo corresse. “Anzi penso proprio che dovresti cominciare a vivere.”
Poi rivolgendo a Harry uno sguardo complice.
“Dovreste tutti riposare oggi, credo che il preside Vitious stia organizzando una piccola festicciola di bentornato, mi ha chiesto di dirvi che vi aspetterà nella Sala Grande, domani mattina.”
Piton scattò come se qualcuno lo avesse punto con uno spillo.
“Sa benissimo che non amo certe perdite di tempo.”
“Oh sì, lo so, Severus, ma a questa perdita di tempo dovrai andarci, visto che Vitious si è dato tanto da fare per te.”
Precisò con decisione il vecchio mago.
L’altro lo fulminò con lo sguardo, ma non ribatté.



Continua…






  
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