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Autore: lady hawke    13/08/2013    2 recensioni
Nell'Ungheria del 1300 essere una strega o un mago non è impossibile, ma decisamente complicato. Bisogna nascondersi, fingere di non avere niente a che fare con pratiche considerate demoniace e bisogna farla franca davanti ad Inquisitori e ministri di Dio. Di uno Statuto di Segretezza si continua a parlare, ma niente è stato deciso. In questo clima è cresciuta una bambina che, da adulta, verrà ricordata come Guendalina la Guercia, colei che finì sul rogo ben trentasette volte.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note: Sommersa dall'estate ci ho messo una vita a scrivere un capitolo che, in realtà, non è nemmeno troppo lungo, e che mi fa sentire in colpissima verso eventuali lettori ancora in ascolto. Mi dispiace, cerco di fare il possibile, ma mi perdo in troppi progetti e in troppe cose. Potete tirarmi le orecchie, però, fino a farmi somigliare ad un elfo XD

Capitolo ventuno: il rogo

C’era vento, il giorno dell’esecuzione. Guendalina e le sue amiche riuscivano a sentire il rumore dell’aria che si infilava sotto le tegole e tra le pietre del castello, perfino dalla profondità della cella in cui si trovavano. L’aria era riuscita ad infilarsi nella piccola finestrella a bocca di lupo, assieme alla luce, facendo ondeggiare i loro capelli.
- Questo potrebbe essere un problema. – constatò Agnuska, sospirando.
- Non fermerà però i giudici, o padre Ian, o il boia. – e Guendalina sapeva di avere ragione. Niente avrebbe privato Stoccolma del suo spettacolo tutto speciale. Quello che però le preoccupava molto di più, in realtà, era la possibilità che il vento interferisse con la loro magia. Nessuna trovò il coraggio di esprimere quei dubbi ad alta voce, e parlarono d’altro.  Due ore dopo delle guardie vennero a prenderle. Ridevano moltissimo e avevano una strafottenza nei modi che non piacque a nessuna, ma perfino Draga si trattenne e lasciò che le legassero i polsi; lamentarsi avrebbe reso le corde più strette, e ormai tutte loro non vedevano l’ora di riassaggiare la propria libertà. Guendalina si guardò i segni sulle braccia, sospirando e sperando ardentemente che non avrebbero lasciato alcuna traccia, di lì a qualche settimana.
Risalirono pian piano le scale delle segrete, raggiungendo prima il cortile più esterno del maniero, poi la piazza; la gran parte dei criminali veniva giustiziata entro le mura, ma Guendalina e le sue amiche erano un caso speciale. E lì, nella piazza circolare, dove le case colorate con i tetti di paglia spioventi si affacciavano, erano state allestite sei piccole pedane con sei pali di legno al centro, mentre sotto di essi erano accatastate fascine in gran quantità. A Guendalina sembravano sei enormi scope volanti, e trovò la cosa buffa, per un momento.
Meno divertente fu esserci legate sopra, e di poco conforto fu scambiare sguardi con Megarda, piuttosto che con Iwona, o Draga. Tutte erano molto impegnate a cercare con la mano la bacchetta, nascosta nella veste. Avevano fatto le prove anche di questo, in cella, e tutte, perfino la tremante Agnuska, riuscirono presto a impugnare la sua attraverso la stoffa del suo abito estivo.
La giovane strega scrutò tra la folla, cercando di individuare volti noti. Ser Wilhelm era presente, naturalmente, proprio di fronte a loro, su uno spalto di legno, assieme a padre Ian ed agli altri giudici che le avevano condannate. Fu impassibile, quando incrociò il loro sguardo, ma tutte sapevano che avrebbe lanciato incantesimi di Disillusione potenti su di loro, aiutandole a fuggire inosservate. Abbassando lo sguardo, Guenda ad un certo punto vide, con sorpresa, sua sorella Hilda, accanto a Franz e a Maria; in ultimo intravide Mastro Guinifredo, il preside di Durmstrang. Sapevano che sarebbe venuto a recuperare le sue studentesse disperse, ma faceva uno strano effetto vederlo lì, fuori dalle famigliari mura del castello. Era una via di mezzo tra il sollievo di essere in buone mani e il terrore di quello che sarebbe capitato loro quando il preside le avrebbe avute tra le loro grinfie.
Se c’erano altri maghi, però, Guendalina non avrebbe saputo dirlo, perciò continuò ad osservare in giro, cercando di vedere se c’erano personaggi ambigui tra la folla rumorosa, fino a che padre Ian non si alzò in piedi per dare inizio all’esecuzione. Il vociare della folla si placò non appena l’uomo aprì bocca.
- Queste sei fanciulle sono state riconosciute colpevoli dei seguenti crimini: stregoneria, eresia, offese alla morale e a Dio. Interrogate e processate hanno ammesso le loro colpe senza mostrare alcun segno di pentimento o di rimorso, dimostrando di essere irrimediabilmente corrotte e votate al demonio. Pertanto sono condannate a morte, e che le fiamme dell’Inferno le accolgano.
La folla esplose urlando a gran voce, mentre sei uomini si avvicinarono alle condannate. Guendalina li sentì arrivare alle sue spalle, e voltò la testa per cercare di vederli, perché non capiva dove avrebbero appiccato l’incendio, e questo la rendeva inquieta. Tentò a lungo, ma riuscì solo a vedere le sue compagne fare altrettanto; poi riuscì ad intravedere delle sagome allontanarsi: i roghi erano stati accesi. Le fascine sotto di lei presero fuoco rapidamente; si trattava del resto di legno secco, e lo sentì crepitare prima ancora di vedere le fiamme rosse. Ma più di tutto fu la colonna di fumo a impressionarla. Iniziò come un sottile filo grigio che saliva danzando verso il cielo, ma si fece presto ampio e il vento, in maniera non molto galante, lo spinse verso il suo viso. Attese un po’, ma quando la coltre di fumo si fece scura e densa si contorse e si mosse fino a che riuscì a sfilare le mani dalle corde. Si graffiò contro il legno, ma evitò di farci caso, troppo presa a recuperare la sua bacchetta. Una volta che riuscì ad afferrarla rimase con le mani dietro la schiena, fingendo di essere ancora legata. Poi, quando già il fumo la faceva tossire, pronunciò l’incantesimo Freddafiamma. Lo bisbigliò in continuazione, tossendo, respirando fumo, mentre sentiva l’aria attorno a sé farsi sempre più calda. Non poteva vedere o udire le sue compagne, e questo la preoccupava, mentre davanti a lei le fiamme si avvicinavano. Ripetè a voce bassa l'incantesimo così a lungo da perderci quasi la voce, cercando di non farsi distrarre dal caos della piazza che inveiva contro di loro, ma quando vide una fiamma lambirle la veste e sentì il solletico si rilassò, sperando che per le sue amiche fosse lo stesso. Un po' tossendo, un po' ridendo, Guendalina a quel punto si chiese cosa dovesse fare: si trovava in un mondo ovattato fatto di fumo dove non poteva vedere nulla, e anche i rumori giungevano a lei ovattati e indefiniti. Questo fu vero fino a che davanti a lei non si parò la figura di Mastro Guinifredo: lo riconobbe dagli occhi chiari e dalla cicatrice che aveva in viso. Saperlo così vicino fu una liberazione, per lei.
- Godefroid, è ora di scendere da questo palco. - controllò che fosse effettivamente slegata, e poi la spinse via. Guendalina, camminando senza vedere bene, si ritrovò a caracollare sulle fascine e sulle fiamme. Le fecero il solletico, e ridendo, si ritrovò a terra, in mezzo alla piazza urlante. Nessuno fece caso a lei, come non dovevano aver fatto caso a Guinifredo: Dovevano essere entrambi sotto l'effetto di incantesimi di Disillusione. Si rimise in piedi velocemente, cercando di confondersi tra la folla, intontita da tutto quel rumore. Mentre camminava tese l'orecchio ai commenti della gente, cercando di non tossire troppo forte. "Le ho sentite ridere, quelle maledette!", "Devono essere state felici di ricongiungersi con Satana.", "Non saranno così felici, il Giorno del Giudizio." Guendalina sorrise, respirando aria pura, e continuò per la sua strada, finchè qualcuno non l'afferrò per un braccio.
- Guenda! - Era Hilda, assieme ad Agnuska e Megarda. E Franz, naturalmente. Guendalina non era mai stata così felice di rivedere volti amici così da vicino. - Dove sono le altre?
- Guinifredo le sta recuperando. Ser Wilhelm non può muoversi dalla sua postazione.
Guendalina ricominciò a tossire e Hilda prese un panno bagnato, cominciando a strofinarglielo sulla faccia senza alcuna grazia, per toglierle la fuliggine dal viso. Il panno bagnato rischiò di soffocarla più e peggio che il fumo, ma la piccola fuggitiva sapeva che la sorella era mortalmente arrabbiata con lei, e non osò protestare.
Nella confusione dovuta alla calca, intanto, Franz si era fatto largo e aveva recuperato Draga e Iwona. Izabela li raggiunse per ultima, scortata da Guinifredo. Avevano tutte la faccia annerita, chi più e chi meno, notò Guendalina osservando le compagne, e l'aria di merluzzi affumicati.
Hilda ripulì sommariamente il viso a tutte, ma con più grazia di come aveva fatto con la sorella.
- E’ meglio andare, ora. – disse Guinifredo. – Il grosso è fatto.
Si fecero largo tra la folla, incespicando. Tutte e sei le fuggitive erano ancora abbastanza stordite e Guendalina camminò con fare quasi svagato. Forse fu per questo che Hilda le arpionò il braccio con forza, per evitare che si perdesse. Che fosse per quello o per rabbia, Guenda gliene fu grata in ogni caso: era stanca di tutto, dalla prigionia al processo, al rumore per strada ed dei mille sotterfugi per farla franca. Perciò fu sollevata, quando furono scortate in una casa signorile ed elegante, pulita ma soprattutto silenziosa.
- Ser Wilhelm rientrerà non appena avrà concluso i suoi impegni. Su suo ordine Crispin ha preparato bagno caldo e vestiti nuovi per le giovani. – l’Elfo Domestico di casa accolse il piccolo drappello con un grande inchino, lasciandoli entrare.
- Preparatevi e rimettetevi in ordine, ripartiremo quanto prima possibile. – intimò Guinifredo, poco propenso ad essere di buonumore.
Guendalina alzò lo sguardo sulla sorella, che ancora non accennava a mollare la presa su di lei.
- Tu ed io faremo i conti. – le disse solo, prima di spingerla via, verso le sue compagne.
L’acqua in cui si immersero per lavarsi divenne prima nera, e poi grigia, quando fu cambiata, e infine trasparente, dopo il terzo passaggio. Tutte, in silenzio, si strofinarono con energia la pelle.
- Non dimenticherò mai lo schifo di quella cella. – sbottò Draga, che aveva raccolto interi piccoli universi, nei suoi ricci stretti.
- Siamo fuori, e siamo in salute. – commentò Agnuska, spazzolandosi i capelli bagnati. – E’ ciò che conta.
Izabela, tra tutte, non era così ottimista. – Non è finita, e non lo sarà per un bel po’. Rischiamo ancora l’espulsione da scuola, per non parlare del disonore su di noi, e sulla nostra famiglia. – sospirò, preoccupata. – Non so che sarà di me, una volta tornata a casa.
- Non siamo certo le prime streghe vere che finiscono su un rogo. Abbiamo agito stupidamente, è vero, ma siamo qui e nulla è accaduto.
- Non per merito nostro, Guenda, e questo lo sai anche tu.
Megarda aveva ragione, sospirò la giovane strega. Di tutta quell’incresciosa faccenda quello che le dispiaceva di più, alla fine, era l’essersi rivelata completamente incapace di risolvere da sé la faccenda. Avrebbero già dovuto conoscere un incantesimo salvavita in caso di rogo, e avrebbero dovuto, soprattutto, evitare di farsi catturare. Avrebbe dovuto, avrebbe dovuto… Guendalina sapeva di essere giovane, ma avrebbe davvero dovuto fare di più. Era una strega, in fondo, e non una Babbana qualunque, e questo doveva pur servire a qualcosa, no?
Le fosse capitato di nuovo, avrebbe agito più assennatamente, di questo era certa. Ma il peggio era alle spalle, e anche lei, come le sue amiche, doveva pensare a quello che sarebbe accaduto a scuola, e a sperare che la sua famiglia non volesse la sua testa. Hilda non sembrava affatto ben disposta nei suoi riguardi, e di certo non poteva darle torto. Sospirò nuovamente, e si immerse completamente nella vasca, sperando che i capelli venissero puliti.
 
 
 
 
  
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