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Autore: Fuffy91    13/08/2013    1 recensioni
“ Insomma, perché non mi dai una possibilità?”
Implorò Dafne, rincorrendo Carlisle, sotto una pioggia torrenziale (...)
Dafne aveva i capelli incollati al viso. Sembrava una sirena appena fuoriuscita dall’acqua.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 2

2013 – New York

 

Tatiana cadde a terra. La testa urtò contro l’asfalto. Strusciò il labbro inferiore su quel ruvido pavimento, arido e sporco, ma non fuoriuscì sangue da nessuna ferita.

In effetti, era da un po’ che i fratelli Brown la stavano ‘corteggiando’ – così diceva lei – ma nonostante tutti gli spintoni e i maltrattamenti vari a cui la stavano sottoponendo, per convincerla a parlare, solamente i vestiti nuovi che aveva comprato nel gran magazzino all’angolo, erano ridotti in logori stracci.

Tatiana sorrise, mentre Big Frost la risollevò di peso.

La tratteneva con i lembi della camicia. La strattonò bruscamente e la gettò sulla serranda, provocando un gran frastuono di metallo contro corpo inerte.

“ Piano. Così mi rovini la tappezzeria, Big.”

“ Sta’ zitta, stronza.”

Le intimò, scurrile, mentre lei rideva. La risata di Tatiana era una risata particolare. Era roca, quasi gutturale. Le fuoriusciva direttamente dalla gola, come un suono selvaggio, delle fusa strascicate di leonessa.

Quella risata aveva il potere d’innervosire Johnny Jack, detto comunemente J.J. Un nome banale per una persona non del tutto tale.

A prima vista, J.J. poteva apparire un tipo anonimo, piuttosto normale, sempre nascosto dietro la sua nuvola di fumo, prodotto dai suoi immancabili sigari cubani. Senza filtro, per cancro ai polmoni assicurato.

Rispetto a Big Frost, suo fratello minore, che era un omone alto un metro e novanta per novanta chili di bicipiti e tricipiti, oltre a un modesto quarantadue di piede, J.J. appariva un mingherlino ed insipido ometto.

Ciononostante, J.J. era il più temibile dei due. Non per la sua forza bruta, ma per la sua insana violenza mentale. Era un sadico e machiavellico figlio di puttana, con la ‘p’ maiuscola.

Tatiana lo sapeva bene; ma, bando alla sicurezza personale, trovava irresistibilmente soddisfacente fallo imbestialire con la sua semplice e compiaciuta risata.

Al suono di quelle note graffianti e gioiose, J.J. contrasse la mano che stringeva il sigaro, gettandolo a terra ancora mezzo acceso e schiacciandolo sotto un piede.

“ Allora, Tatiana…”

Masticò J.J., facendo uscire a intervalli regolari l’ultima fumata dalla bocca aperta.

“ Ti decidi a parlare?”

Tatiana venne strattonata ancora da Big Frost. I suoi occhi neri brillarono minacciosi sotto le ciglia. Tuttavia, non reagì.

“ Dove sono i soldi?”

Tatiana sorrise.

“ Quali soldi?”

Big Frost le assestò un mal rovescio.

“ Fa pure la gnorri, questa stronza! Uccidiamola, Jay. Non vale la pena perdere tempo con …!”

“ Calma, fratello, calma.”

Lo placò J.J., facendogli abbassare la mano destra, mentre con la sinistra tratteneva ancora Tatiana, impedendole di cadere di nuovo al suolo. Con quella ‘dolce carezza’ di Big, le erano scivolati i capelli sul viso, nascondendole gli occhi e metà guancia. Si morse le labbra per trattenere un ringhio.

Quando rialzò lo sguardo, era di nuovo sorridente, quasi ubriaca.

“ E’ così che tratti le donne, Big? Non si fa, lo sai. E’ maleducazione. Potrei denunciarti per molestie.”

Big Frost le sorrise, avvicinandola al suo viso e alitandole in faccia, minaccioso:

“ Perché non ci provi, puttana?”

“ Basta, ora. Finitela, tutti e due.”

Quasi ordinò J.J., con tono di comando.

“ Per l’ultima volta, Tatiana…”

Con gesto disinvolto, tirò fuori dalla tasca interna del soprabito una pistola calibro 38. Un gingillo un po’ passato, ma comunque ancora ben funzionante.

Premette la canna al centro della fronte di Tatiana, che non smetteva di sorridere, guardandolo tranquillamente fra le ciglia socchiuse, per nulla intimorita.

Spazientito, J.J. tolse la sicura al grilletto.

“ Dove sono i miei soldi?”

“ Oh, immagino che tu voglia dire, i nostri soldi, vero amatore?”

Disse una voce femminile, che non era quella di Tatiana.

J.J. sentì un odore di sigarette di marca. La sconosciuta infranse il fumo sulla sua nuca scoperta e non solo quello.

Sentì un grilletto scattare e una pallottola volò nello spazio vuoto fra Big Frost e J.J., che si sentì bruciare la spalla.

Il proiettile lo aveva graffiato, prima di morire nel muro in pietra.

Big Frost lasciò andare Tatiana, sorpreso e impallidito. J.J. si voltò ad incontrare lo sguardo verde scuro della sua nemica. Era meno alta e più magra di Tatiana, ma, stranamente, ne aveva più timore.

E non solo perché le stava puntando la pistola sotto la cintura. Era il suo sguardo, uno sguardo che nessuna donna che aveva fino ad allora minacciato o con cui era stato a letto, gli aveva mai lanciato.

In quegli occhi limpidi, c’erano fiamme e fuoco. Si sentivo già consumato e atterrito.

Deglutì e abbassò l’arma.

Ma era troppo tardi.

Tatiana, dietro di lui, lo aveva già tramortito con un calcio. Il dolore al fianco lo accecò, aggiungendosi al fastidio della spalla bruciata. Un altro colpo in testa. Avvertì il calcio della pistola toccarlo duramente.

Sentì il ringhio del fratello, un altro colpo di pistola, un tonfo spesso e poi il buio.

J.J. aveva perso i senti e Tatiana gli stava frugando nelle tasche. Big Frost aveva perso conoscenza, quando l’altra gli aveva gettato contro la pistola, colpendolo con precisione in testa, subito dopo aver lanciato un colpo a vuoto, solo per spaventarlo.

Non ringraziò la donna che l’aveva aiutata. Anzi, le ringhiò contro.

“ Accidenti, Bobby! Mi hai fatto perdere un’occasione!”

Bobby raccolse la sua pistola e la gettò nel cestino dei rifiuti, dopo aver tolto il caricatore pieno, che passò a Tatiana. Un gatto soffiò al frastuono provocato dalla pistola scarica che toccava il fondo del bidone. Rizzò il pelo e scomparve nel vicolo buio, silenzioso.

“ Ma falla finita, Tati. Come al solito, ti diverti a giocare a fare la vittima sacrificale.”

“ Non è così! ‘Sta volta ce li avevo entrambi nel sacco. Questi idioti mi avrebbero detto tutto in pochi minuti, se solo non ti fossi messa in mezzo.”

Bobby fece spallucce, scalciando con la punta dello stivale un sassolino inesistente.

“ Si, si…”

Mormorò, accendendosi un’altra sigaretta.

Tatiana la guardò male.

Si ravviò i capelli con un mano, mentre con l’altra controllava il tacquino di J.J.

Ne scorse le pagine, storcendo le labbra.

“ Qui non c’è un cazzo, un cazzo!”

Lo gettò da parte, ai piedi di Bobby. Si chinò a raccoglierlo, fumando tranquillamente, mentre la sorella controllava e ricontrollava nelle tasche di J.J.

“ Merda…”

Borbottò Tatiana.

“ Era da una settimana che stavo dietro a questi stronzi. Ora dovrò ricominciare tutto daccapo. E la colpa è tua, Bobby!”

Le urlò contro, puntandole l’indice contro.

“ Si, si…”

Fu la risposta, vaga e per nulla soddisfacente.

“ No, ‘si si’ un corno. Ora chi mi ripaga per tutto il mio lavoro, eh? Senza contare il tempo perso.”

Bobby prese un foglietto caduto dal tacquino. Lo aprì e lesse ciò che c’era scritto. Sogghignò e lo porse alla sorella.

“ Che è?”

Le ringhiò contro, arrabbiata.

“ Leggi un po’…”

Tatiana le strappò il foglio dalle mani. La fronte, prima aggrottata, tornò liscia e priva d’imperfezioni.

Si gettò fra le braccia di Bobby, ringraziandola e baciandola sulla guancia.

“ Si, si… ma che sono? Coordinate? O un codice per una cassaforte?”

“ La seconda! Andiamo nell’ufficio di quel porco, e prendiamoci la grana, eh?”

“ Dipende. Dov’è? Lontano? Sono quasi a secco.”

Disse Bobby, intanto che le due sbucavano fuori dal vicolo, del tutto indisturbate.

Tatiana sgranò gli occhi alla vista del suv, parcheggiato in divieto di sosta.

“ E’ tuo? Forte.”

“ In realtà è di Karl.”

“ E chi è? Il tuo uomo?”

“ Ma figurati! Io ho chiuso con quella roba, lo sai… no, è il mio vicino.”

“ E’ bello?”

“ Ba’… se ti piace la pancetta…”

“ Che cosa?!”

“ Niente, lascia stare. Piuttosto…”

Si appoggiò all’auto, portandosi le mani in tasca. La sigaretta era in bilico, stretta fra le labbra.

“ Hai saputo?”

Le chiese, seria.

Tatiana la guardò interrogativa per qualche minuto. Infine sospirò e annuì.

“ Si… ho paura di si.”

Si passò una mano fra i capelli crespi, mordendosi il labbro inferiore.

“ La mamma è nei casini.”

Bobby annuì.

“ Già.”

Rimasero in silenzio, per un po’. Bobby guardava alcuni ragazzi entrare a coppie in un locale sulla destra, senza vederli davvero. Tatiana aveva trovato improvvisamente affascinante un macchia d’olio sull’asfalto.

“ Ti ha chiamato Tasha?”

Domandò improvvisamente a Bobby, rompendo lo stato di tensione. La guardò. La trovava più dimagrita. I capelli le erano cresciuti fino alle spalle. Era bella e fin troppo seria. Non l’aveva mai vista così preoccupata. Si morse di nuovo il labbro.

“ Si, immagino fosse lei.”

Rispose alla fine Bobby, senza voltarsi verso di lei.

“ Come l’hai sentita?”

“ Non c’ho parlato molto.”

Sospirò e gettò la sigaretta a terra. Non aveva finito di fumarla, ma la schiacciò lo stesso sotto il piede. Non le andava più di fumare.

“ E tu?”

Le chiese, tornando a guardarla.

Tatiana scosse la testa.

“ Nemmeno io. Mi è sembrato avesse fretta.”

Bobby sogghignò.

“ Già, immagino.”

Trasse un profondo respiro, ritornando a guardare i ragazzi del locale. Stavano uscendo due ragazze, in bilico sui tacchi a spillo. Barcollavano. Erano fatte o ubriacate di sicuro.

Bobby le compatì.

Fu un lampo, tornò a guardare la sorella. Le sorrise, staccandosi dall’auto.

“ Dai. Andiamo a prenderci i soldi del mafioso.”

Tatiana ricambiò il sorriso e l’affiancò, guidandola verso la sua auto.

Bobby si bloccò sul posto, guardando la sorella con un sopracciglio alzato.

“ Che c’è? E’ d’epoca. Ci ho messo parecchio per aggiustarla. I soldi migliori se ne sono andati per pagare il meccanico che me l’ha rimessa in sesto.”

“ Chi te l’ha fatto fare?”

Borbottò Bobby, guardando disgustata l’auto di Tatiana. Era una 500, piccola e d’epoca, color celestino chiaro.

Tatiana rise, con la sua tipica risata graffiante, salendo in auto, al posto di guida.

Mise in moto e la macchina subito prese vita, ronzando sul posto e sputando fumo nero dal retro.

Bobby guardò Tatiana, scettica.

Le aprì la è portiera dall’interno.

“ E dai, muoviti. Dobbiamo ancora fare tante cose.”

“ Io non ci salgo in quella scatoletta.”

“ Ma dai, Bobby… di che hai paura? L’ho provata. E’ un gioiellino.”

“ Si, da museo però…”

Borbottò, mentre, quasi contro voglia, prendeva posto sul sedile in pelle bianca.

“ Cosa?”

Bobby chiuse la portiera.

“ Niente. Parti, prima che ci ripensi.”

Tatiana rise di nuovo. Il suono della sua risata era sempre più roco. Si stava divertendo un mondo. Guardò Bobby riaccendersi un’altra sigaretta con un bell’accendino in argento. Osservò il suo broncio e la sua aria accigliata. Stiracchiò le labbra in un nuovo sorriso. Eh, sì… le era mancata.

Bobby e Tatiana presero i soldi, incuranti dell’allarme che stava svegliando tutto il vicinato. Molti si chiesero chi razza di rapinatore fosse quello che stava svaligiando un negozio per onoranze funebri. Nessuno di loro avrebbe creduto mai che dentro una tomba principesca, si nascondesse una botola che conduceva ad un improbabile scantinato. Lì sotto, fra tubatura, topi e bottiglie di whisky andate a male, c’era un quadro di Monet, un falso naturalmente, con dietro una cassaforte colma di denaro.

Quando quelle brave ed ignare persone si affacciarono in pigiama, babbucce e vestaglia dalla finestra, sporgendosi dalla ringhiera dei loro balconi, non videro nulla, se non la lampadina del lampione vicino all’insegna del negozio lampeggiare come sempre, le vetrine infrante e due figure scure. Un giovane intraprendente scese a controllare, e vide due dei più importanti malavitosi di New York, le cui facce erano presenti in tutti i notiziari, imbavagliati e legati all’entrata.

Erano privi di sensi, ma facilmente riconoscibili.

Erano Big Frost e suo fratello Johnny Jack, detto J.J.

Sulla sua faccia, c’era attaccato un foglio.

La calligrafia era in stampatello ed elementare.

Il ragazzo lesse e sorrise.

“ Per i gentili poliziotti di New York City, un cordiale omaggio dalle sorelle Elliot.”

Le sorelle Elliot? Che sfrontate.

La polizia arrivò e uno dei sergenti lesse il biglietto, che il giovane porse senza farsi tante domande. Nessuno sapeva chi fossero queste sorelle Elliot e se davvero esistessero.

Tuttavia, avevano fatto il lavoro della polizia di New York e della C.I.A che stava inseguendo quei due malviventi, senza mai riuscire a scovarli. Che ci facessero davanti ad un negozio di onoranze funebri, il sergente Michael Richards non riusciva a spiegarselo.

Si passò una mano fra i capelli, irritato per non essere stato lui stesso ad acciuffare J.J e il suo sciagurato fratello.

Rilesse il foglio e lo appallottolò. Ci mancava solo un altro grattacapo.

Avrebbe voluto disfarsi di quel biglietto, ma non lo fece. Lo consegnò alla scientifica, che lo esaminarono con guanti e pinze, prima di catalogarlo.

Le sorelle Elliot… che fortunate figlie di puttana.

Al sergente Michael, istintivamente, già piacevano.

Ma non lo ammise mai, nemmeno a se stesso. Era pur sempre un poliziotto, cazzo!

Intanto, Bobby e Tatiana stavano comodamente imbottigliate nel traffico. Era mezzanotte e Bobby non aveva ancora mangiato. Tatiana tirò fuori un hamburger mangiucchiato dal cruscotto e glielo porse, ammiccando.

Bobby sogghignò, la ringraziò con un cenno del capo e divorò il panino in tre bocconi.

Dopo, accesero la radio, godendosi le voci di Jay-Z e Alicia Keys che intonavano ‘Empire State of Mind’, inseguendo le note del piano e il rullare della batteria.

Tatiana cantò il ritornello, mentre Bobby si mise comoda sul sedile, incrociò le gambe, allungandole sul cruscotto e guardando fuori dal finestrino il via vai della gente.

Entrambe, si stavano godendo il pensiero dei trecentocinquatacinque milioni di dollari che dormivano placidi nella loro valigetta e di quello che ne avrebbero fatto, una volta fuori coda.

“ Andiamo da Ginny, ora?”

Bobby si accese un’altra sigaretta.

“ Si, si…”

Tatiana sorrise e rimise in moto. Finalmente, si camminava.

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Ecco il nuovo capitolo. Ringrazio coloro che leggono, seguono e commentano.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Aggiornerò presto.

Baci,

Sempre vostra,

Fuffy

 

<3

  
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