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Autore: BloodGirl    13/08/2013    4 recensioni
Salve ragazzi/e!!
Qui è la vostra BloodGirl che vi parla!!
avete mai pensato che cosa accadrebbe se una ragazza entrasse a far parte dell'Inazuma Japan? No? Bene e allora questa è la fic che fa per voi!!
Coppia: Het(assolutamente) Sorprese: tante!!
Buona lettura!!!
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Dal testo
"- La palla non può farti del male…!- scherzo cercando di tirarla un po’ su con qualche risata ma ottengo la reazione opposta.
- E invece si! È colpa di un pallone da calcio che ho perso tutto!- mi urla in faccia in lacrime."
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PS: spero di avervi fatti incuriosire...recensite !!!!
PPS: ci sarà anche qualcuno che si credeva morto!!!
Genere: Avventura, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Nuovo personaggio, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’arbitro fischia e passo la palla di fianco, ad Axel. Il capitano avversario gliela ruba come se fosse la cosa più semplice del mondo. Dopo di che, con un solo movimento, lancia la palla da centro campo fino al difensore di destra, Hurley centrandolo in pieno. L’intera squadra lo soccorre tranne me. Non perché sono egoista, ma perché sento lo sguardo di quello strano tipo addosso e non riesco a muovermi, come se fossi paralizzata. Lui si avvicina a me e dice:
-          Ciao. E così ci rincontriamo!-
Proprio non riesco a capire che cosa vuole dire con queste parole. Non mi ricordo di esserci già incontrati. Forse centra quella sensazione di averlo già visto, in una situazione non molto bella, anzi traumatica…
No… non può essere davvero lui. La persona che ha distrutto la mia vita qualche anno fa, quella persona in mezzo alla strada, quel ragazzo- alieno che ha fatto sterzare bruscamente mio padre con un pallone nero, non può essere in questo momento qui di fronte a me.
La partita prosegue ma io sono quasi assente. La testa mi pulsa per gli orribili ricordi che mi vengono i mente, per tutte le sofferenze che ho dovuto subire.
Il pallone rotola verso di me e, come se fosse un gesto automatico, per un piccolo istante, guardo Shawn che scatta verso di me.
Eseguiamo la nostra mossa, ma quando sono in aria, finalmente mi sveglio dal mio stato di shock, e sfogo tutta la mia rabbia sul pallone che sfreccia ancora più velocemente e con maggiore potenza. Abbiamo eseguito un potente goal, spazzando via letteralmente il portiere e portandoci in pareggio.
Mentre ricado a terra qualcosa dentro di me si risveglia e così divento ancor più combattiva. Non saprei dirlo a parole ma è come se gli ingranaggi di un orologio fermo per troppo tempo abbiano preso vita e iniziato ad andare.
Ma ciò che mi aspetta in seguito non è così piacevole.
La squadra russa e il ragazzo-alieno iniziano a colpire senza sosta i componenti della mia squadra, con una potenza tale da distruggere un palazzo, senza sfiorarmi. Fortunatamente i miei compagni non sono tipi che si arrendono tanto facilmente, anzi la parola arrendersi non esiste nel vocabolario di questa squadra.
Questa minima speranza di continuare la partita e vincere si spegne del tutto quando colpiscono tanto forte Mark, l’incoraggiatore della squadra, da accasciarsi al suolo e non muoversi più.
Gli altri componenti cercano in tutti i modi di non far recare altri danni a Mark, parando con i loro stessi corpi i tiri inumani della Russia.
-          Bene e ora tocca a te!-
Dice l’alieno che, dopo essermi girata per vedere lui e i miei compagni accasciati a terra, mi calcia addosso il pallone. Esso sfreccia verso di me e senza lasciarmi il tempo per spostarmi, mi colpisce facendomi cadere.
Sento una fitta allucinante alla spalla ma nonostante questo mi alzo e cerco di tirare via il pallone a un giocatore avversario. Questo mi fa stancare per qualche minuto e poi mi da il colpo di grazia. Mi colpisce alla spalla dolorante ma non mi do per vinta finché il capitano avversario non prende il pallone e calciandolo con forza, esso arriva a me dritto in viso, più precisamente verso l’occhio verde smeraldo.
Mi accascio a terra. Non riesco a muovere un muscolo. Sento i miei compagni che urlano il mio nome. Riesco solo ad aprire gli occhi, nient’altro.
Con le ultime forze alzo il viso e vedo il ragazzo-alieno con il pallone tra i piedi e sul suo volto compare un sorrisetto maligno. Lo stesso che aveva quel fatidico giorno.
Alle sue spalle scorgo i miei compagni e Shawn doloranti e mi chiedo se sia giusto.
Aver sprecato delle intere giornate ad allenarci per ottenere questo?
No. I miei compagni ce l’hanno messa tutta per riuscire a vincere questa finale e io non posso essere da meno.
-          Non te la farò passare liscia…- esclamo con un accento vendicativo rivolta all’assassino dei miei genitori. Lui scoppia in una grossa e malvagia risata.
-          E cosa vuoi fare? Buttarmi giù da un burrone?-
Continua a ridere. Il suo ghigno crudele mi riempie di una nuova forza che è stata soppressa dentro di me per tutti questi anni. Una potenza a me sconosciuta. Quell’individuo fa rotolare la palla verso di me dicendo, prendendomi in giro e continuando a ridacchiare:
-          Se ti senti così potente, forza. Fai l’ultimo goal!-
Improvvisamente inizia a nevicare. Le facce sorprese di tutte affollano lo stadio. Intorno a me si forma una crisalide di candidi fiocchi di neve e morbide piume bianche. Non riesco più a vedere niente, il bianco mi acceca. Riesco a rialzarmi piena di forza. Il pallone è davanti a me racchiuso in una barriera verde smeraldo piena di energia dello stesso colore. Esce dalla crisalide ma vedo chiaramente i suoi movimenti: rotea intorno a me tracciando delle linee leggere color verde brillante. La ninfa si divide, aprendosi e formando un paio di splendide ed enormi ali. n to con stupore che sono sospesa in aria e la palla continua a orbitare intorno a me finché non si ferma a poca distanza da me. Quasi automaticamente, facendo un gesto diagonale con il braccio e il polso, che parte dal basso e va verso l’alto, la palla sfreccia piena di energia bianca e verde verso la porta. Il portiere cerca di parare questo tiro ma un tentativo invano perché la palla segna il goal che ci fa recuperare. Lentamente ricado a terra e il sole ritorna a risplendere e non c’è nessun segno della nevicata di prima. 
Il ragazzo-alieno è impietrito di fronte alla mia potenza. Mi avvicino a lui ed esclamo:
-          Questo è “L’Angelo di Neve” che è rimasto rinchiuso dentro di me per anni!-
Lui mi guarda incredulo e un po’ spaventato. Sembra che non si aspettasse un’azione vendicativa ma la parte più difficile è il perdono e io l’ho perdonato per quello che ha fatto ai miei genitori. È sbagliato pensare di ricorrere alla violenza. Per quanto possa essere dolorosa la perdita di una persona cara bisogna guardare al futuro.
Solo al triplice fischio dell’arbitro, che segna la fine del secondo tempo e della partita, mi rendo conto di aver segnato l’ultimo goal e di aver vinto questa finale. Lo stadio per qualche secondo rimane in silenzio e anche i miei compagni, che nel frattempo hanno recuperato le forze, fanno lo stesso.
Finché il capitano esulta esclamando:
-          Abbiamo vinto!!-
I tifosi giapponesi esultano e vengono sparati dei coriandoli. Tutti noi abbracciamo il capitano dalla gioia. Quasi mi vengono le lacrime agli occhi dalla felicità e dall’emozione.
Consegnano a Mark la coppa di campioni del mondo ma lui la mette nelle mie mani dicendo:
-          Penso che questa dovresti tenerla tu. È grazie a te e alla tua presenza se siamo riusciti, di nuovo, ad arrivare fin qui!-
Io ancora incredula guardo quel trofeo: è color oro lucente, mi ci posso quasi specchiare. I mio occhi si riempiono di gocce di pianto. Infine tutta la squadra mi alza in aria e io alzo il premio che abbiamo guadagnato can tanta fatica.
Dopo i vari festeggiamenti sia in campo che negli spogliatoi, ci dirigiamo stanchi ma felici verso l’autobus Inazuma.
Stranamente non ho voglia di festeggiare con gli altri, così mi siedo nei posti in fondo, vicino al finestrino.
L’ultimo a salire è Shawn che si avvicina a me ma viene rapito da Axel, seduto un po’ più avanti.
Per tutta la durata del viaggio guardo fuori dal finestrino e l’unica cosa che sento è il suono dei miei pensieri riguardanti a tante cose diverse ma che hanno un punto in comune.
Dopo mezz’ora di viaggio, siamo ritornati agli alloggi. Mentre scendo con lo sguardo fisso a terra Cammy mi chiede:
-          Aida, ci aiuti ad apparecchiare la tavola? Vorremmo che stasera cenassi con noi-
Solo ora mi accorgo che è già sera e il mio orologio sul cellulare segna le sette e trenta. Così annuisco e mi dirigo verso la cucina con loro. Dopo aver apparecchiato però vorrei rimanere da sola per riflettere su varie cose e preoccupazioni.
-          Ragazze, scusate. Non mi sento molto bene, vado su a distendermi. Forse ritorno per il dolce…-
-          Va bene Aida, non preoccuparti!- mi risponde Nelly, con un tono comprensivo quasi come una madre.
In effetti è vero che non sto tanto bene perché sono tormentata da mille pensieri. Mi avvio su per le scale, non notando i ragazzi che mi seguono con lo sguardo. Quando entro in camera la prima cosa che faccio è tirare fuori dalle pagine del mio diario e osservare una vecchia foto della mia famiglia, scattata prima dell’incidente. Allora portavo i capelli più corti, quasi a caschetto, e la mia solita benda che ora ho seppellito nei ricordi.
Dopo aver ricordato l’odore di vaniglia che emanavano i capelli biondi di mia madre, le battute senza senso di mio padre e le varie pazzie di mia sorella Jennifer, mi ricordo di aver qualcosa di ancora più importante che una semplice foto per pensare a mia madre: un magnifico e semplice abito color blu notte di morbida seta con una cintura bianca in vita che terminava dietro con un dolce fiocco. Questo vestito l’ha fabbricato direttamente lei, subito dopo che mi ha spiegato la mia malattia, l’albinismo, con cui ora ho imparato a convivere.
Indosso quel pezzo di stoffa impregnato dei miei ricordi e senza farmi sentire o vedere esco e mi dirigo in spiaggia.
L’aria è impregnata da un dolce odore salmastro, tipico delle zone di mare. Mi siedo sulla sabbia ancora un po’ calda dal giorno, al limite del bagnasciuga. Stringo le gambe al petto e rimango lì trasportata da una dolce brezza che mi scompiglia i capelli.

***

Dopo aver cenato con pizza e coca cola, perché la dispensa è rimasta vuota e a quest’ora i supermercati sono chiusi, la squadra ed io ci rilassiamo davanti alla televisione. Sylvia, Cammy e Nelly ci hanno detto per quale motivo Aida è assente e devo dire che sono un po’ preoccupato.
In seguito all’introduzione di un film che ci è venuto in mente di vedere, le ragazze escono dalla cucina e si mettono davanti alla televisione impedendoci di vedere. Nelly strappa il telecomando a Austin e spegna la scatola delle immagini. Sui volti dei miei compagni compare una faccia perplessa ma subito indossano un ghigno malizioso quando Sylvia dice:
-          Shawn Frost ora tu ti dichiarerai ad Aida!-
Dopo di che alcuni miei compagni mi prendono di peso e seguono lo staff che si dirige verso l’esterno, più precisamente in direzione della spiaggia.
Ci appostiamo dietro a dei cespugli del bosco che si affaccia sulla spiaggia.
-          Bene, ora o mai più!- mi incita Hurley.
-          Veramente io…- cerco di spiegare anche se è inutile.
-          Niente ma. Ora vai e conquisti Aida!- mi ordina Cammy, anche se non è il tipo che da ordini.
-          E se non ricambia?-
-          Io sono sicura che ricambia- mi rassicura Sylvia, mettendomi una mano sulla spalla per poi spingermi insieme agli altri fuori dai cespugli.
Inspiro ed espiro profondamente mentre il mio cuore batte all’impazzata nel mio petto e ho quasi il timore che venga fuori. Mi avvicino e mi siedo accanto ad Aida, intenta ad osservare il mare e il cielo stellato.
-          Ciao Aida. Che ci fai qui tutta sola?- cerco di conversare anche se sono molto imbarazzato.
-          Sto pensando. Sai, ti devo ringraziare-
-          Per cosa?- mi viene automatico chiederle.
-          Grazie a te mi sono risvegliata dal baratro oscuro e triste in cui ero immersa. Ho imparato a lasciare indietro le preoccupazione e le difficolta del passato e guardare al futuro. Dal giorno in cui ti ho incontrato è come se fossi rinata a nuova vita. Mi hai aperto gli occhi e per questo ti sarò sempre debitrice. Sei un vero amico, il migliore che ci possa essere…-
Il suo viso è rivolto verso le stelle e la luna piena. Il mare è calmo e il suono delle sue onde si sente di sottofondo come una dolce melodia. Cerco di farmi coraggio e con le guance in fiamme preciso:
-          Aida, io verrei essere più di un amico…-
Non dice niente ma si limita a guardarmi e anche lei ha un po’ di rossore in viso, che si abbina dolcemente ai suoi occhi. Le scosto una ciocca dei suoi capelli argentei dal viso.
Mi avvicino a lei lentamente prendendole delicatamente il viso tra le mani… la bacio dolcemente.
Per un tempo che a me pare infinito le nostre labbra si uniscono in quella dolce e armoniosa danza chiamata bacio mentre una stella cadente solca il cielo con la sua scia luminosa.
Quando le nostre ci dividiamo le sussurro mentre ci uniamo in un abbraccio:
-          Ti amo Aida!-
-          Anch’io ti amo, Shawn!-





*Angolo dell'autrice fiera di se*
Salve a tutti!!
Finalmente sono riuscita a scrivere una fic di più capitoli!!!*_*
A parte gli scherzi spero che vi sia piaciuta anche se il finale è scontato!!
Un'altra cosa prima di lasciarvi
Ora vi svelerò che caspita significa il piano AlphaTau39
secondo me la risposta è molto semplice...

1) la lettera greca Alpha è la lettere corrispondende alla lettere italiana A e Aida inizia per A

2) la lettera greca Tau è la lettera corrispondente alla lettera italiana S e Shawn inizia per S

3) il numero 3 corrisponde al numero di maglia di Aida e il 9 a quello di Shawn

Semplice...o forse no?

Spero che mi verrà in mente il seguito e chissà che accadrà...

Alla prossima estate!!!!!!!

Saluti e Buone vacanze (per chi ancora non le avesse fatte)

da BloodGirl

*passo e chiudo*
   
 
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