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Autore: lovejustin_mileyx    17/08/2013    1 recensioni
«Per Juliet è inevitabile non diventare popolare per via di suo fratello maggiore e dell'amico. I due sono senior e tipici “bad boy”.
Con l'amica Caitlin dalla sua parte, sarà un anno da ricordare, ma non per ragioni sempre buone. Nuove conoscenze, segreti svelati, segreti di cui alcune persone avrebbero preferito non conoscere l'esistenza. Juliet verrà a conoscenza di un particolare segreto riguardante suo fratello Liam, sarà catapultata così in un mondo fatto di alcool, violenza – che lei odia per delle buone ragioni – e, ovviamente, cattivi ragazzi.»
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro.
Nicholas.


«Sicuramente.» prese il foglietto e lo mise nella sua tasca facendomi l'occhiolino. Il professore entrò e come il solito regnò il silenzio. «Signor Styles, interrogato. Alla lavagna, avanti.» Harry mi guardò e io lo incitai col capo ad andare. Lui non è stupido, solo credo che sia la voglia di studiare che gli manca, anzi è molto intelligente da quello che ho visto dalla precedente lezione. «E signorina Payne, anche lei. Oggi interrogo a coppie di banchi.» mi alzai e mi misi affianco a Harry davanti la lavagna mentre il professor Brown iniziava a porre la prima domanda.
 
«Wow, mi ha stordito con tutte quelle domande.» esclamò Harry uscendo dall'aula di matematica. «E gli esercizi? Ci ha pure dato i compiti da consegnare tra due giorni.» ribattei «Non ci posso credere.» disse guardandomi e accennando una risata, lo seguii a ruota. «Juliet.» mi girai e incontrai gli occhi di mio fratello. «Chris.» «Vieni, dobbiamo pranzare con mamma. Torna a casa oggi.»  «Lo so. Ti raggiungo subito. Aspettami in macchina.» esitò sul rispondermi e poi gli lanciai le chiavi che lui prese al volo. Se ne andò e tornai a guardare Harry, mio fratello aveva continuato a guardarlo storto per tutto il tempo. «Scusami, io..» «Fa niente.» disse duro «Ora vai, ti scrivo un messaggio più tardi.» «Va bene» dissi incerta «Ciao Harry.»
 
«Cosa ci facevi ancora con lui, Juliet?» sbuffai appena salita in macchina «Chris, frequenta il corso di matematica con me. Ci vedremo praticamente tutti i giorni.» «Beh, a Liam non va a genio e nemmeno a me.» «Beh, non mi importa. Lui e Liam avranno le loro ragioni per odiarsi, ma io non centro e nemmeno tu. Quindi stanne fuori, non ti riguarda.» dissi fredda tutto d'un tratto.
 
Non mi piace litigare con i miei fratelli, specialmente con Chris. Il legame che abbiamo è fortissimo, sa come mi sento e di conseguenza si sente così anche lui e viceversa. Non mi è piaciuto attaccarlo così, ma mi ha dato sui nervi. Giudica una persona che nemmeno conosce, Harry può pure avere problemi con Liam, ma a lui non ha fatto nulla. A volte, quando fanno così mi stanno proprio sui nervi, non sono una bambina so cavarmela.
 
Arrivati al ristorante, parcheggiai e guardai mio fratello con la coda dell'occhio «Mi dispiace Chris.» «No Juls, a me dispiace. Hai ragione, non centriamo con questa storia. Ho solo paura che qualcuno possa ferirti, insomma sai come sono fatto. Tu hai diciotto anni, lui ventuno.» «Calma.» lo bloccai «Ci siamo appena conosciuti, non c'è nulla. Ora vieni qui e abbracciami.»
Ci abbracciammo ed entrammo nel locale dove trovammo nostra madre ad aspettarci. «Liam?» chiesi non vedendolo, dovevo scusarmi anche con lui «Aveva un impegno, cenerò con lui sta sera.» mi rispose mia madre.
 
Fu un pranzo molto piacevole, non vedevamo mamma spessissimo e passare del tempo con lei fu parecchio divertente. Sentii la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi subito dopo. Sentii le voci di Chris e Cait, decisi che era ora di andare o avrei fatto tardi. 
Feci fuoriuscire le ali dalla mia schiena e indossai le mie all star nere.
 
Quando mi spuntarono le ali per la prima volta avevo sei anni e così Chris, mentre Liam ne aveva otto e Nick dieci. A lui le ali erano spuntatate tre anni prima, mamma era fuori ed eravamo soli con papà. A mio padre prese il panico, di nuovo, a quanto ha sempre detto Nick. 
 
 

TREDICI ANNI PRIMA.

 
«Papà, papà! Juliet perde sangue, vieni presto.» Johnathan Payne, trentasette anni, padre di quattro figli si sentii strattonare da suo figlio Liam di otto anni mentre leggeva il giornale sulla sua comoda poltrona. Allarmato il padre seguii il bambino fino la camera della figlia minore, la sua piccolina era inginocchiata a terra con la schiena incurvata da cui usciva del sangue mentre piangeva e urlava dal dolore. Suo figlio minore, Christian stava seduto vicino a lei piangendo, dalla paura forse. Il signor Payne stava in piedi sull'uscio della porta sconvolto e impotente, mentre Nicholas, il figlio maggiore teneva le mani sulle tempie sussurrando.
 
«Piccolina, non piangere. Tutto andrà bene, la sofferenza finira.» il padre le sussurrò all'orecchio cercando di calmarla «Mamma sta arrivando, sono riuscito a chiamarla.» urlò Nicholas. Una cosa notevole per un piccolo angelo di dieci anni mettersi in contatto con la mente della madre, davvero notevole.
 
La madre arrivò in pochi minuti e iniziò a mettere sulla schiena della piccola Juliet degli impacchi d'aqua e camomilla mentre con i propri poteri allevava il suo dolore. Il padre ancora scosso portò Christian e Liam nel salotto dove diede loro due merendine. 
Nicholas e sua madre Elisabeth di trentasei anni, appena la piccola si addormentò con ormai le ali addosso, andarono a lavarsi le mani sporche di sangue nel bagno.
 
«Ha sofferto tanto mamma?» chiese il piccolo Nicholas asciugandosi le mani «Molto più di te, piccolo mio. La comparsa delle ali è sempre dolorosa, ma per lei che credo sia un angelo completo, lo è di gran lunga di più. Ma ora non temere, sta bene, si è addormentata.»
 
OGGI.
 
 
Uscii dalla mia stanza e percorsi il corridoio fino ad arrivare nel salotto, mio fratello e Caitlin erano seduti sul divano parlando e mangiando dei mashmallows. Cercai di passare inosservata dirigendomi verso la porta finestra, ma purtroppo la mia migliore amica si accorse di me. «Dove stai andando Ju?» chiese senza nemmeno girarsi «Io, ehm..faccio prendere aria alle ali, è da due giorni che non le faccio uscire.» «Juls, vai da quello lì?» si intromise mio fratello «No. Ho un appuntamento con Nick, chiamalo se vuoi.» risposi fredda «Ora devo andare, non mi aspettate svegli.» 
 
Uscì dalla porta finestra ed aprii le mie ali, iniziai a volare sopra gli enormi grattaceli di New York. Il posto in cui mi incontro con Nick è fuori città, ci vediamo su di una collina, vicino all'accademia in cui va. In volo saranno più o meno quindici minuti se ad una velocità abbastanza sostenuta. 
Mi è sempre piaciuto volare, sin da piccola. Durante le medie, di sera chiedevo sempre a mamma di andare a fare un da sola non mi lasciavano mai andare. I miei fratelli sono molto prottetivi, anche Nicholas lo è, ma lui è più giusto. Anche se in quarta superiore quando un ragazzo mi ha chiesto di uscire davanti a lui a iniziato a fargli una di quelle ramanzine che non si scordano facilmente. Loro non vogliono che mi venga fatto del male, o che mi si guardi. Sono gelosi, possessivi e addirittura cattivi a volte con chi mi mette gli occhi addosso. Nick, però è sempre stato il più calmo. Forse perchè un angelo del giorno, forse perchè non ci vedevamo mai molto spesso, fatto sta che la mia vita sentimentale è sempre interrotta a causa loro e ciò mi irrita.
 
Planai un pò, ero arrivata. Vidi mio fratello di spalle che faceva fluttuare dell'acqua facendola girare su se stessa, a mo di vortice. Accennai una risata facendolo distrarre e l'aqua gli finì addosso, scoppiai a ridere e lui mi guardo con un sorriso stampato in volto.
«La mia sorellina.» aprii le braccia e si avvicinò a me «Vieni qua.» «Ma anche no.» dissi in tono scherzoso per poi iniziare a correre «Non vuoi abbracciare il tuo fratellone?» chiese ridendo e rincorrendomi «Fino che sei bagnato no.» dopo poco mi fermai e agitai una mano in aria «Basta. Non ce la faccio più..» 
 
Nick mi raggiunse e mi abbracciò. Inizialmente sentii freddo e mollai un urletto stridulo, poi ricambiai l'abbraccio e sorrisi. «Mi sei mancato.» dissi sussurando «Anche tu a me, piccolina.» dopo pochi secondi sciogliemmo l'abbraccio e ci sedemmo sull'erba. «Cosa c'è che non va? Sentivo che non stavi bene oggi.» iniziò lui «Ho conosciuto un ragazzo.» «E chi è?» chiese rapidamente «Frequenta il mio corso avanzato di matematica, è il mio compagno di banco. Non ci ha mai provato.» Nick sospirò e mi fece segno di continuare «Sta mattina, l'ho trovato in caffetteria e stavamo  parlando quando è arrivato Liam e si è arrabbiato. Si sono puzzecchiati, veramente Liam ha punzecchiato lui e poi l'ho portato fuori. Era troppo arrabbiato, se facciamo conto che stavamo solo parlando.» «Gli hai letto la mente, non è vero?» chiese consapevole della risposta «Si odiano. Non sono andata oltre, ma ho dovuto farlo era troppo furioso.» «Come si chiama questo ragazzo?» «Harry.» la sua faccia prese un'aria pensierosa «No, Liam non me ne ha mai parlato.» «Comunque, gli ho chiesto perchè si odiano e lui ha detto solo di non leggergli la mente e se ne è andato via furioso.»
 
Rimanemmo abbracciati su quella collina per non so quanto tempo, completamente in silenzio. Ci distendemmo anche a guardare le stelle e ogni tanto fuoriuscivano delle risatine. Amo da morire mio fratello e il nostro rapporto, a volte stiamo insieme per ore senza rivolgerci la parola e così mi rilasso.
«Ti voglio bene Nick.» «Ti voglio bene anche io, Juls.» sorrisi e lo abbracciai «Mandami un messaggio quando arrivi.» annuì e presi il volo verso casa.
 
Planai in un vicolo vicino a casa dove non vi era anima viva e feci rientrare le ali, presi le chiavi e entrai nel palazzo. Aprii la porta cercando di non fare rumore ed entrai. Le luci si accesero di colpo, ma non ero stata io, mi girai sentendo una voce «Dove sei stata?» chiese Liam severo .
  
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