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Autore: Gingers    17/08/2013    3 recensioni
Jull, sedicenne, cambia scuola da un momento all'altro. Ha dietro di sé un passato turbolento, un padre purtroppo assente, una cittadina malfamata, pochi amici; ma tutto questo riuscirà a renderla diversa nel mondo perfetto in cui è stata lasciata.
"Chissà cosa stavano facendo in quel momento Anny e Todd, nel nostro paesino, Hidetown.
'Di sicuro, si stanno divertendo più di me.'
Mi guardai intorno per l'ennesima volta: alunni raggruppati in gruppetti, chi con la divisa nuova, chi i capelli ben sistemati, le scarpe di marca, le borse firmate. Chiacchieravano, ridevano appena, coprendosi la bocca, i ragazzi non osavano scherzare o fare commenti sulle altre ragazze.
'Sembra di essere nel Diciottesimo secolo.'
La campanella suonò, segno che dovevamo rientrare per l'inizio dell'anno scolastico.
'Fantastico', pensai mentre mi alzavo dalla panchina e mi trascinavo verso la scuola, 'un altro anno infernale.'
'Benvenuta all'Accademia Skyfall, Jull.' "
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2:

Il primo mese di lezioni fui trattata come “quella nuova del terzo anno che si deve abituare”, quindi non fui presa di mira dai professori. Niente di che, insomma.
Mary-jane non si staccava mai dai libri, era sempre a studiare in biblioteca o in camera nostra; io mi limitavo a cercare di dare il massimo, però senza esagerare.
Bryant aveva cercato di attaccare discorso un po' di volte, ma la mia superstudiosacompagnadistanza si intrometteva sempre, quindi lui ci aveva rinunciato. In quelle poche volte, avevo capito che anche lui era come quei ragazzi che avevo visto nel cortile il primo giorno di scuola, raffinato, perfetto, gentile, dolce, cose che non ero abituata a vedere ad Hidetown, dove la strafottenza prevaleva.
In quanto ad amici, non avevo trovato mezza persona che non fosse una caramella gommosa di zucchero, tutta “frufru” e con modi esageratamente gentili. Beh, non tutti, rimanevano sempre vivi i tentativi bruschi di Mary di non farmi conoscere Bryant.. prima o poi avrei dovuto chiederle il perchè di questo conflitto.
La signora Eloise un giorno si presentò durante l'ora di Chimica, cosa strana, perchè nell'arco di due settimane non ne avevo vista l'ombra. Informò tutti gli alunni dell'imminente Ballo delle Matricole, una festa che si teneva tutti gli anni in onore di coloro che avevano scelto l'Accademia Skyfall come soggiorno dove imparare.
Pur essendo quella nuova, il ballo non fu per me, ma per quelli di prima, come una specie di rituale quando entri in una confraternita. Però, dato che la direttrice aveva avvertito tutta la scuola, la cosa non coinvolgeva solo i più piccoli, ma l'intero corpo studentesco. Meglio per me.
Mi erano sempre piaciuti i balli scolastici, ma nei miei due anni di liceo non ci avevo mai partecipato. Per la mia ex-scuola ero la “tipa stravagante dai capelli rossi – non tinti” (dato che ormai andava di moda tingersi i capelli di rosso, arancione, giallo, o colori innaturali), e la conseguenza di questo soprannome fu che nessun ragazzo mi invitò mai ai numerosi balli. A parte mio cugino Timmy, ma i parenti non valgono.
Forse l'unico vantaggio di cambiare scuola è proprio questo: nessuno sa chi sei, da dove provieni e qual è il tuo passato. Puoi ricominciare a vivere come una persona differente, fare scelte diverse. E quell'anno, ero intenzionata a farlo.
Per quanto odiassi l'idea di essere sola in una scuola nuova, quella di poter andare a un ballo mi fece venire le farfalle allo stomaco.
Quando Eloise uscì dalla nostra classe, si alzò un brusio generale. Io mi persi ad immaginare di trovare un bellissimo ragazzo, meno sdolcinato rispetto a tutti gli altri, Bryant incluso, che mi chiedesse di essere il mio cavaliere per una notte.
Suonò la campanella, presi le mie cose e andai verso la mensa per il pranzo. Mentre camminavo per i corridoi, guardai attentamente ogni ragazzo, ma la maggior parte erano indaffarati, di corsa, o stavano già parlando con qualcuna del ballo. Fantastico Jull, non troverai nessuno e anche quest'anno rimarrai in camera a mangiare schifezze.
Sentii una mano toccarmi la spalla e mi girai.
- Jull! Ti ho trovata, finalmente. Ti ho aspettato fuori dalla classe, ma non ti ho vista uscire. -
- Scusa, ero sovrappensiero. - Poi mi balenò in mente un'idea. E se Bryant volesse chiedermi di venire al ballo con lui? Cosa gli rispondo?
- Devo chiederti una cosa. - disse mentre ricominciavamo a camminare. Oh, merda. - Ecco, vedi.. sai che fra poco ci sarà il Ballo delle Matricole, e.. vorrei andarci con te. E' anche un'occasione per conoscerci meglio, non abbiamo avuto molto tempo per parlare da quando sei arrivata.
Ecco appunto. Cosa gli avrei potuto rispondere? “No sparisci”, “No scusa, me l'hanno già chiesto.”, “Non verrò”, “Si, volentieri.” Diventai rossa e lui sorrise, pensando fossi troppo in imbarazzo per rispondergli di si. Invece, era tutto il contrario.
- Dai, ti lascio pensarci su, okay? Andiamo a mangiare. - Sospirai, senza farmi sentire.

Cristo Jull, svegliati. Infilzai una foglia di lattuga. Accetta e finiscila di comportarti da poppante che aspetta ancora il principe azzurro.
E così come avevo immaginato, il “principe azzurro” non arrivò per il mio primo ballo.
I giorni seguenti rimuginai sulla possibilità di andarci con un ragazzo che, anche se non era il principe che mi ero immaginata, comunque si faceva rispettare in merito a bellezza e cordialità (fin troppo), e sul fatto che era stato l'unico a chiedermelo.
Quel sabato uscii per prendere un po' d'aria. Uscita in cortile, pensai a dove poter andare, ma quando vidi Bryant venire verso di me, presi una direzione a caso, dove potevo nascondermi facilmente: il bosco. Mentre mi addentravo, notai che nessuno mi stava seguendo, quindi proseguii rallentando il passo.
I rami non facevano passare i raggi del sole, tutto si fece più cupo e freddo, pur essendo un giorno autunnale. Decisi lo stesso di proseguire, senza allontanarmi troppo.
Appena arrivata a Skyfall, avevo pensato a una possibile fuga, passando per il bosco e raggiungendo il paese più vicino. Ma con che mezzi? E poi, come sarei riuscita a tornare a casa? Chi avrebbe spiegato a mia madre che quella scuola mi metteva i brividi e non volevo starci? Con mille problemi, decisi di mettere da parte quell'idea. Attenzione, non scartarla del tutto: metterla da parte. Per il futuro, forse. Sempre se fossi riuscita a sopravvivere lì, da sola.
Sentii dei rumori, rami che si spezzavano e passi pensati.
- Jull! Jull, dove sei? - Era la voce di Bryant; aveva un tono preoccupato. Mi aveva seguita. - Jull, non addentrarti nel bosco, può essere pericoloso!
Ero stata così stupida da scappare in un posto tetro dall'unica possibilità di divertimento al ballo? Evidentemente si.
Vidi Bryant arrivare facendosi spazio tra i rami.
- Hey.. - dissi con un filo di voce.
- Nessuno ti ha detto che questi boschi possono essere pericolosi anche di giorno?
- Sai com'è, non parlo con nessuno. - Lui si rabbuiò.
- Perchè sei scappata? - chiese cambiando discorso.
Oddio, e ora che mi invento? Pensa Jull.. pensa..
- Ehm, io.. - Bryant mi interruppe.
- Ho capito, ti vergogni a darmi una risposta. - Feci finta che fosse così, e annuii. - Hai deciso?
Annuii di nuovo. Bryant mi abbracciò, come se gli avessi dato la notizia più bella del mondo, e tornammo verso la scuola a grandi passi.
Bene signori e signore, pensai quella sera mentre cercavo di addormentarmi, il primo ballo di Jull Moore sarà uno schifo.
Andarci con una persona di cui non ero certa non mi fece saltare di felicità. Però mi rallegrò il fatto che sarei andata a un vero ballo con un ragazzo, da quel che avevo visto, dolce, premuroso e simpatico. Non avrei dovuto lamentarmi.. eppure avevo un certo senso di disagio. Non per Bryant, ma per l'ambiente a cui era abituato e a cui io dovevo abituarmi.
Quello era il primo passo per diventare una perfetta studentessa di Skyfall, che sarebbe tornata l'anno successivo, e così via.
Ma io non volevo esserlo, e sentivo che dentro quelle mura c'era qualcosa di sinistro che neanche tutta la gentilezza del mondo poteva nascondere. Ma cosa?

Il giorno del ballo arrivò presto, appena due settimane dopo. Sembrerebbe poco tempo, ma ogni alunno sapeva del ballo fin dal primo giorno di scuola, quindi aveva avuto tutto il tempo di prepararsi. Al contrario della sottoscritta. Avevo chiamato mia madre la settimana prima del grande evento, per dirle di mandarmi uno dei vestiti che non avevo portato; arrivò appena in tempo.
La sera del ballo, Mary-jane prese il suo vestito, la trousse dei trucchi, ed uscì, andando a vestirsi nella stanza di una sua amica. Ma questa conosce tutti?
Rimasta sola, e bagnata, essendo appena uscita dalla doccia, iniziai a prepararmi con calma: asciugai i capelli e tirai fuori dall'armadio il vestito blu oltremare a balze e le ballerine bianche. Infilai il vestito, che scivolò sul mio corpo, chiusi la zip e infilai le ballerine. Presi dal portagioie che mi ero portata una collana d'argento con un piccolo ciondolo di pietra di Luna, mi misi l'anello che mi aveva regalato papà e andai davanti allo specchio per pettinarmi. Iniziai a spazzolare i miei lunghi capelli rossi, tutti arruffati dal phon; iniziai a fare una semplice trecca sulla spalla destra, misi delle forcine per tenere i ciuffi fermi e, dopo essermi truccata leggermente, uscii dalla stanza. Ormai, a quasi due mesi dall'inizio della scuola, l'enorme palazzo in cui studiavamo lo conoscevo abbastanza.
Io e Bryant ci dovevamo vedere nell'atrio principale, che dava direttamente sull'aula magna, un'enorme aula dove durante l'anno si tenevano le riunioni, ma che in questi casi ospitava le feste. Mi misi in un angolo, appongiandomi al muro, mentre guardavo il resto degli alunni entrare della sala (pur essendo un'aula, somigliava veramente a una sala da ballo delle antiche ville signorili).
Dal corridoio di fianco a me spuntò un ragazzo, che, dopo avermi toccato la spalla involontariamente, si girò, guardandomi in faccia. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma rimase quasi impietrito quando mi guardò negli occhi.
- Stai bene? - gli chiesi titubante.
- Io.. scusa, devo andare. - si girò e, a passo svelto, sparì dietro a una porta.
Sembrava avesse visto un fantasma. Non riuscii neanche a guardarlo bene in faccia, ma aveva un nonsochè di familiare.
Bryant attreversò l'atrio venendomi incontro, distraendomi dai miei pensieri.
- Ciao Jull! Sei.. fantastica! - disse entusiasto guardandomi con gli occhi spalancati.
- Grazie. - risposi abbozzando un sorriso.
Mi prese sottobraccio e entrammo nella “sala”, seguiti da un ondata di studenti.
- Wow... - esclamai sottovoce.
Non sembrava più la spoglia aula magna dove si tenevano quelle pallosissime riunioni. Le pareti erano state coperte di tendoni, attorno alle finestre erano stati attorcigliati rami con fiori di ciliegio, avevano appeso un enorme lampadario con candele finte – ecco a cosa serviva la parte mobile circolare in centro al soffitto. In fondo alla stanza c'erano tavoli con il buffet e in un angolo un'orchestra suonava il valzer. Al centro, gli studenti stavano già ballando.
- Balliamo? - Bryant mi porse la mano. Gliela strinsi e ci unimmo alle danze.
Ad Hidetown facevo danza classica. Fin da quando ero piccola, ammiravo le ballerine volteggiare sulle punte come se fosse la cosa più bella, spontanea, facile, aggraziata, leggiadra del mondo. Mia madre, pur avendo mille problemi, non mi fece perdere neanche un anno di corso, così che diventai una delle più brave della mia piccola scuola in centro paese.
Non si possono spiegare le emozioni che provi quando balli. E' come.. volare. Anzi, meglio. Quando parte la musica e tu inizi a muoverti, nulla è più come prima. La sala, il palco, gli spettatori, le tue compagne, la tua testa crea un mondo tutto suo. E tu balli, balli, mentre la musica continua ad andare, il tulle volteggia insieme a te, le gambe, le braccia, ogni parte del tuo corpo è in sincronia. E tu sei libera. E' quasi come essere in paradiso.
Solo che lì la cosa era diversa. Prima di tutto, era valzer, un ballo che avevo imparato per caso da mia madre; secondo, ero circondata da decine di ragazzi. Diciamo che non era il momento migliore per dare sfogo alla mia natura da ballerina classica.
Bryant iniziò a muoversi come se non avesse fatto altro per tutta la vita, io cercai di stargli dietro.
- E' uno dei pochi momenti in cui siamo riusciti a stare insieme, eh? - disse mentre mi stringeva più a se.
- Già. Perchè tu e Mary-jane siete così.. in conflitto? - Non trovavo le parole giuste per descrivere la situazione.
Bryant girò per un attimo la testa di lato, facendo una smorfia, poi si girò verso di me.
- E' una lunga storia. Forse più avanti te la racconterò. - e mi sorrise. Un sorriso falso, si vedeva lontano un chilometro.
Ritornai a concentrarmi sul valzer, che continuava già da parecchi minuti. Certo, ai balli di Hidetown la musica non era vecchia di qualche secolo, i vestiti erano pieni di perline e le scollature erano esageratamente.. scollate; ma quello stile all'antica aveva il suo fascino.
Iniziavo a pensare che quella scuola fosse molto conservatrice, che preferisse mantenere le tradizioni di una volta invece di passare a musica completamente elettronica e troiette vaganti. Era un bel cambiamento rispetto a quello a cui ero abituata.
Bryant si fermò di botto e io quasi non gli caddi addosso. Prima di scontrarci con qualcuno, mi prese per un braccio e mi portò fuori dalla sala, in cortile.
- Che ti prende? - gli chiesi.
- Niente, avevo caldo. Vieni, sediamoci da qualche parte.
Avevo già visto queste scene nei film: due ragazzi, un ballo, una panchina, un bacio, e blabla. Va bene Bryant come accompagnatore, ma solo questo, e stop.
Ci sedemmo nelle stesse panchine dove mi ero seduta il primo giorno, sul retro. Ahia, un posto appartato.
- Ti sei divertita finora?
- Beh, si. Anche se non abbiamo fatto molto, c'è ancora tutta la serata. - Lui rise. - Perchè ridi? - proseguii.
- Niente, sei simpatica. - Ma non ho detto nulla di spiritoso.
Bryant mi prese la mano, chiudendola tra le sue. Oh dio.
- Sei diversa dalle ragazze dell'accademia.
- Di sicuro non sono una caramella... - dissi sottovoce. Per fortuna non mi sentì.
Cercai di togliere la mano, ma lui me la strinse ancora di più. Allora girai la testa, vedendo in lontananza un gruppo di ragazzi.
Appena rivolsi il viso verso Bryant, mi trovai a pochi centrimetri dal suo naso.
- Oh scusate, ho interroto qualcosa? - Sobbalzai e riuscii a staccare la mano dalle sue.
Un ragazzo si era appena seduto nella panchina dietro la nostra. Non lo vidi bene in faccia, ma sospettai avesse un sorriso malizioso, visto il tono d'ironia con cui aveva appena parlato.
- Sì, Chase. Io e la mia dama stavamo conversando. - La mia dama? Conversando?
Chase si girò verso di me, ed io vidi meglio il sorriso di cui avevo sospettato. Quando i suoi occhi e i miei si incrociarono, un brivido mi percorse la schiena.
- Aspetta qui, - disse Bryant rivolto a me – vado a prendere qualcosa da bere.
Perfetto. Prima cerca di baciarmi, poi mi lascia in compagnia di un ragazzo.
Bryant si alzò e si diresse a passo svelto verso la scuola, borbottando qualcosa.
- E così, sei la ragazza nuova del terzo anno?
Evitai di rispondergli.
Ero sempre stata abituata a non parlare con gli sconosciuti, anche se andavano a scuola con me. Non potevi mai sapere che tipo di persona fossero e che intenzioni avessero.
Qualche anno prima, una ragazza ad Hidetown era stata violentata da uno che aveva conosciuto per caso, su una chat; non volevo fare la stessa fine in un cortile della scuola. Anche se c'è da dire che quel posto non mi sembrava così mal frequentato.
- Stai tranquilla, - proseguì – il tuo Bryant sarà andato a cercare qualche suo amico.
- Non è il mio Bryant. Ci conosciamo appena.
- Ah, allora la lingua ce l'hai. Mi chiamo Chase.
- Jull. - dissi fredda
- Lo so. - Ma non è possibile, tutti sanno il mio nome senza neanche conoscermi? - A scuola non si parla d'altro che della ragazza che il tuo amichetto ha invitato al ballo, cioè tu. - Ah, ecco.
Bryant tornò poco dopo, seguito da due ragazzi – e con un bicchiere in mano (si era ricordato di portarmi da bere: gentile).
- E' meglio che vada prima che la situazione si faccia spiacevole. Felice di averti conosciuta, Jull. - si alzò e se ne andò, passando di fianco ai tre.
Bryant mi porse il bicchiere che aveva in mano.
- Cosa ti ha detto? Ti ha dato fastidio? - Scossi la testa, prendendo il bicchiere e bevendo tutto d'un sorso.
Chase era affascinante, eccome. Mi ricordava casa, e questo mi fece stare un pochino meglio. A quanto pare qualcuno in quella scuola non era così perfetto.
Ma una cosa ancora non mi era chiara: perchè c'erano tutte quelle tensioni tra gli studenti?
Io e gli altri rientrammo nella sala. Mi aspettava ancora una lunga serata.

   
 
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