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Autore: Mosa    22/02/2008    3 recensioni
"i comandamenti a noi imposti furono soltanto due..." - la giovane tirò un lungo sospiro - "Il primo era quello che mai avremmo dovuto interferire con le vite di coloro che erano appartenenti alla stirpe dei Lilim..." "E il secondo?" chiese la ragazza dai capelli rossi."il secondo..." rispose lei "...era che avremmo dovuto amarli più di qualsiasi altra cosa al mondo..." AGGIUNTI CAPITOLI 3 E 4
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti cari lettori.Prima di lasciarvi a quella che spero sia per voi una piacevole lettura, vi sarebbero appena un paio di piccole note che ci tengo a specificare

 

La storia, come vi accorgerete leggendo è ambientata dopo la sconfitta del diciassettesimo angelo, ma prima di End of Evangelion. Inoltre, ad aggiungersi al cast dei personaggi “classici” di questo anime,( che spero di rendere al meglio) ho inserito alcuni personaggi di mia personale creazione. Perdonatemi quindi se mi sono permesso di accostare i personaggi di Anno-sensei a quelli che posso aver concepito da solo. Detto questo, spero che il mio piccolo lavoro vi piaccia e vi lascio alla lettura di questa fanfiction. Buon proseguimento ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sapevo che ti avrei trovato qui, sorella mia.”

 

Quella voce risuonò forte all'interno della stanza e intorno alle pareti del suo cuore.Un giovane ragazzo sedeva accovacciato lungo l’asse che teneva ben serrata la finestra contro il muro. Una gamba penzolava pigra oltre la soglia, sfidando con noncuranza il vuoto che dava dabasso. Due lunghe ciocche di capelli bianchi scendevano in due file perfettamente ordinate lungo i due lati della fronte, come per fare da corona a due splendidi occhi verdi che osservavano con aria di sufficienza le due figure che gli si offrivano dinanzi.Una splendida ragazza stava in piedi, davanti un piccolo lettino d’ospedale. La macchina alla sua destra, con un bip regolare e martellante, scandiva il battito di un cuore da tempo troppo debole.

 

“Non dovresti essere qui…non è ancora il momento”

 

Un ammonimento. Non vi era  alcun segno di ira o  disappunto nella sua voce che, anzi, sembrava irradiare uno strano senso di calma e placidità. Un sorriso sereno gli si dischiuse sul volto mentre i raggi del sole lo illuminavano quasi per metà

 

“Hai ragione fratello mio….e solo che….è talmente bella”

 

E bella lo era davvero. Lunghi capelli rossi che le scendevano pefetti lungo le spalle, una splendida figura snella e aggraziata eppure allo stesso tempo formosa e carnale, un sacrilego tempio dove sporcarsi, un amaro e dolce calice al quale dissetarsi. La ragazza le passò dolcemente una mano lungo la fronte scostandole una ciocca di quella criniera così superba e selvaggia.

 

“Guardati, non sembri neanche più tu…” aggiuse pietoso il ragazzo

 

“Ridi pure per quel che mi importa” rispose lei con voce colma di disprezzo “Di pure tutto quello che vuoi….ma io non la abbandonerò…voglio restare qui”

 

La ragazza si chinò su quel volto dormiente e chissà, sognante, facendo si che i lunghi capelli neri le andassero a solleticare dolcemente il viso. Posò leggermente le labbra sulla sua guancia destra cercando di trasmetterle con quel suo bacio la sua presenza. Era davvero bella, quando dormiva. E questo la faceva soffrire

 

“Svegliati , piccola della stirpe dei Lilim. Fammi vedere il tuo sorriso ancora una volta…”

 

C’era tanta dolcezza in quelle sue parole, tanta come un vaso che trabocca per la troppa acqua in esso contenuta.

 

La baciò di nuovo

 

“Svegliati per favore…”

 

“Stai diventando patetica Malahidael”

 

“Taci Cassiel !…tu che incarni la solitudine non puoi capire…”

 

Le parole le scorsero fuori come veleno dalle ghiandole di un serpente.

 

“Per favore figlia della Luna Nera…tu che un tempo sei stata mia più di qualsiasi altra creatura che abbia mai camminato questa Terra o l’Altra…”

 

La sentiva nascere….dal bianco per poi passare all’azzurro dell’iride fino a sfociare nella pupilla nera come la notte. Una goccia…una

 

“Perché dormi ancora…? Sei forse stanca di vivere? stanca di combattere? Tu, che eri sempre pronta a lottare, tu che eri sempre l’ultima a lasciare il campo di battaglia….Tu , che sfoggiavi ogni cicatrice come un motivo d’orgoglio piuttosto che di vergogna…La più battagliera, la più coraggiosa….e in quel coraggio tu eri mia e io ero tua…Eppure tu adesso perchè…”

 

… lacrima

 

“…dormi…”

 

Pianse…e in quel pianto sembrò che il cielo stesso sarebbe dovuto crollare

 

Un fulmine squarciò in due il manto celeste mentre melanconiche nubi nere velavano con il loro vello il disco solare. Un breve mormorio di pioggia cominciò a discendere dall’alto e ogni goccia sembrava scandire una piccola nenia in onore di quella Bella Addormentata

 

“Guarda cosa hai fatto…figlia di Lilith…”

 

La donna si inginocchiò ai piedi di quel letto le cui lenuzuola sterilizzate andavano a coprire il profumo di lei

 

“Hai fatto piangere il cielo…”

 

Il giovane alla finestra tirò un sospiro. Compativa, anche se non comprendeva. Era forse per quello che erano nati? Compatire?

 

“E non guardarmi così, Cassiel.”

 

“Non ti sto guardando in nessun modo particolare”

 

“Tu provi pietà…Dillo! Ammettilo che provi pietà!”

 

Il giovane si passò una mano tra i capelli e rivolse lo sguardo oltre la finestra

 

“Ti sbagli…io non provo nulla…”

 

Un paio di bianche ali spuntarono dalla sua schiena nel mentre, con un gesto che lasciava trasparire una ultraterrena magnificenza, si librava in volo oltre quelle mura di ospedale.

 

“E non dovresti provare nulla neanche tu, Angelo della Fortezza…poiché noi siamo chiamati a giudicare e giudicare e ciò per cui siamo infine stati creati. A noi non è concesso conoscere nè tantomeno amare. Quel frutto è già stato mangiato”

 

La donna si rimise in piedi in uno scatto d’ira, inveiendo contro l’alata figura

 

“Che male c’è nell’amare qualcuno! Non siamo forse noi Angeli espressioni dell’ Eterno Amore? RISPONDIMI!”

 

Ma quelle parole si persero come un eco lontano nel vento, poiché colui a cui erano destinate era già lontano

 

Ricadde allora di nuovo sul pavimento battendo con forza i pugni serrati. Un’altra goccia di sofferenza trafisse il suo essere e scivolò timidamente al suolo. La sua voce, rotta dal pianto riuscì solamente a sussurrare qualcosa…stretta nella morsa di un dolore lancinante che le lambiva il petto…Una preghiera…una supplica…o forse era una…

 

“Padre mio…perché mi hai abbandonato…?”

 

….richiesta di morte…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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