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Autore: LindyHoran    18/08/2013    0 recensioni
Gli ultimi cinque anni della mia vita glia avevo passati a frequentare una scuola d’arte che avevo lasciato molto felicemente, non perché la odiassi, cosa molto comune nel cervello di una teenager all’età di 18 anni, ma perché la gente del miei corsi, non era poi cosi tanto simpatica. Un gruppo di ragazzetti snob che impugnando qualche matita e pennello creavano dei veri e propri capolavori. Io mi ero specializzata in fotografia e disegno dal vero, due cose completamente differenti. In realtà ero legalmente, se cosi si possa dire, specializzata in fotografia e design ma nel corsi pomeridiani andava a lezioni di disegno ed ero diventata più tosto brava con la matita. E questi discorsi da dove erano partiti? Il mio solito problema. MI perdo incontinuazione nei pensieri. Ero sull’aereo che si da piccola avevo sognato di prendere. Quel aereo che mi avrebbe portato a Londra, la città dei miei sogni. Elisa era la mio fianco, entusiasta di atterrare. I miei non avevano mai avuto la possibilità di viaggiare e questo è il mio primo vero viaggio. Ho messo da parte per anni i soldi, e finalmente sono qui, su questo aereo, pronto ad atterrare sulla mia futura
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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#Capitolo 3
 
I giorni passavo in fretta forse perché finalmente mi sentivo a casa. Amavo Londra e dopo una settimana trascorsa a visitarla in ogni angolo più remoto, avevo capito che mi serviva al più presto un lavoro. Ora ero stesa sul mio letto a baldacchino che avevo iniziato a decorare con luci e cose fantastiche prese ai mercati londinesi della domenica mattina. Fissavo il vuoto e poi l’orologio, tra poco avrei dovuto alzarmi andare a svegliare Elisa. Da circa due intere settimane cercavamo lavoro mi alzavo e andavo a dormire con la convinzione che non lo avrei mai trovato. Avevo provato proprio di tutto; commessa,  barista, segretaria, cameriera, ero sempre più sicura che non c’è l’avrei fatta. L’orologio segnava le 7.30 sarebbero mancati solo 30 minuti al suono della sveglia, che però avevo già disattivato da un po’. Qualcosa, non so esattamente cosa mi costrinse ad abbandonare quelle morbidissime coperte color rosa pastello e a scendere dal letto. Pur essendo in pieno Agosto alla mattina faceva comunque freddo e il pavimento al contatto con i miei piedi, che erano stati al caldo fino a poco prima, sembrava congelato. Questo mi provoco un brivido che salì su per tutta la schiena. Ho aperto la porta cercando di fare il meno rumore possibile, il risultato non fu dei migliori. Mi sono diretta verso la stanza di Elisa.
“Ehy?” Ho detto incerta entrando. Lei si è girata di scatto per poi rimettere la testa sul cuscino e coprirsi la faccia con le coperte. Come non potevo accorgermi dei suoi singhiozzi e dei suoi occhi lucidi.
“Ehy. Non guardarmi alla mattina sono bruttissima.” Ha detto cercando di mascherare la voce. Ho sorriso.
“Sai benissimo che non è vero.” Mi sono seduta su un lato del letto.
“Ely, cosa è successo?” Ho detto cercando di controllare la preoccupazione. Lei si è messa a sedere nascondendo ancora la faccia con le mani.
“Loro, li ho sognati, di nuovo.” Mi ha detto abbracciandomi. Non capivo. Di chi parlava? Chi erano “loro”. Poi fu tutto più chiaro. Un nome mi balenò in testa un nome che avevo cercato di cancellare inutilmente. Ricordai  il vero motivo della promessa che circa cinque anni fa ci eravamo fatte. Un giorno saremmo scappate insieme per Londra. Ed eccoci qui, dopo cinque lunghi anni a ripensare a quei ragazzi che credevamo di aver messo da parte.
“Cosa dicevano?” Ho detto stringendola più forte.
“Lui, lui diceva che gli mancavo. Che cosa stupida! Dopo cinque anni sono ancora pazza di lui.” Nella sua voce c’era segno di nostalgia e di rabbia allo stesso tempo. L’ho guardata negli occhi.
“Non è stupido. Pensi che a me sia passato? Pensi che non veda più quegli occhi azzurro mare?” Ho detto serissima. Lei mi ha sorriso per poi riabbracciarmi più forte di prima.
“Fatti un po’ più in là, ti faccio compagnia.” Le ho detto una volta finito l’abbraccio. Lei mi ha fatto posto.
“Voglio sapere di più di questo sogno, su avanti racconta!” Ho detto sorridendo. Lei ha iniziato a raccontare di come lo avesse notato tra la folla in negozio e di come lui le avesse detto che era davvero bella, e di come le mancava. Poi ci siamo addormentate, con loro come pensiero fisso in testa.
                                                            ***
 
Riuscii a malapena ad aprire un occhio che poi si richiuse quasi immediatamente. No, ditemi che mi ero sbagliata. Ho riaperto gli occhi, sta volta entrambi per accertarmi di non sbagliare.
“Porca Troia!” Ho urlato. Per poi ricordarmi che i miei zii erano nella stanza a fianco. Elisa si è alzata di scatto dal letto ancora più tosto assonnata.
“ Che c’è?” Ha detto sbadigliando. Mi sono girata verso di lei, probabilmente se avessi visto la mia faccia mi sarei paragonata Hulk.
“Come che c’è!? Dico hai visto l’ora!” Cazzo, stavo continuando ad urlare mentre i miei zii dormivano, o forse non più.
“Perché che ora è?” Mi ha detto Elisa sistemandosi in capelli. Qualcuno ha aperto la porta violentemente.
“Qualcosa non va ragazze!? Vi siete fatte Male!? O mio dio!! March! Chiama L’Ospedale! Ora!!” Mia zia ha iniziato ad urlare più forte di me. L’ho guardando incredula e poi sono scoppiata ridere seguita da Elisa.
“Stiamo bene Zia.” Ho detto cercando di non ridere. Lei ci guardava inerme.
“Sicura?” Mi ha detto venendomi più vicino per poi andare a controllare Elisa.
“Sicura.” Ho detto come se fossi sotto giuramento. Lei mi ha sorriso.
“Allora perché tutto questo chiasso?” Mi ha detto tra il preoccupato e il divertito. Istintivamente mi ricordai dell’appuntamento che avevo fissato per le 9.30 delle mattina con un agenzia, appuntamento ormai andato a puttane essendo già le 11.05.
                                                               ***
 
Non potevo permettermi di sprecare una mattinata, dovevo al più presto trovarmi un lavoro, iniziavo a pensare che io ed Elisa eravamo di troppo in quella casa.
“Qui!” Mi ha detto Elisa indicando un piccolo ristorante con un grande tenda da sole rossa. L’ho squadrato.
“Non credo faccia per me.” Ho detto insicura, come al solito.
“Stai scherzando vero!?” Mi ha detto incredula della mia risposta. Non ne capivo il motivo. Ho messo il mio sguardo sull’insegna posta sopra all’entrata. Nando’s. Ora tornava tutto.
“Entriamo, ora.” Le ho ordinata euforica. Lei mi ha sorriso per poi spingere la porta in legno nero che portava al ristorante.
Io l’ho seguita. La prima cosa che ho notata è stata la file di bottiglie di salse piccanti, cosa che amo, poste sul balcone. Mi sono rivolta ad Elisa e ho le ho indicato un tavolo con gli occhi. Ci siamo sedute e un bel ragazzo ci si è avvicinato.
“Buongiorno. Che cosa volete ordinare.” Ci ha detto con un tono cordiale. Gli ho sorriso.
“Emh.. “ Ho preso il menu fra le mani e gli ho dato un letta veloce.
“Penso che il Chicken Breast Fillet Pitta sia perfetto per me. Grazie.” Gli ho detto riposando il mio sguardo su di lui per poi rivolgerlo ad Elisa.
“Credo,si, Quello che hai preso tu.” Mi ha detto sorridente.
“Quindi sono due Chicken Breast Fillet Pitta, giusto?” Ci ha detto alzando la testa dal piccolo tablet che usava per le ordinazioni. Noi abbiamo annuito.
“Bene arrivano subito.” Ci ha detto lui andandosene. Abbiamo sorriso. Elisa si è rivolta verso di me.
“Dico ma lo hai visto!?” Mi ha detto prendomi le mani. Non capivo.
“Si, è carino.” Le ho detto sperando di aver azzeccato il significato della sua frase.
“Carino! È un gran figo!” Mi ha urlato. Sono scoppiata a ridere.
“No, ma tranquilla urlalo più forte.” Lei si è messa una mano davanti alla bocca per poi scoppiare a ridere.
Il “Cameriere Altro che Carino” come lo avevamo soprannominato, tornò dopo pochi minuti con i mano il nostro, al quanto invitante, cibo in mano.
“Ecco a voi.” Ci ha detto sorridendo. Noi abbiamo ricambiato.
“Grazie mille.” Ho detto poi io.
“Ah, scusi noi volevamo chiederle una cosa, se è possibile.” Ha detto Elisa prima che lui si voltasse. Ok, le chiederà il numero, ne sono certa. Oddio che vergogna. Se lo fa la uccido.
“Mi dica.” Ha detto lui ancora sorridente.
“Noi volevamo sapere se per caso cercavate del personale, possiamo fare di tutto. Dal lavare i piatti al pulire i bagni.” Ha detto lei convincente. Lui ha abbassato lo sguardo.
“Mi dispiace davvero tanto signorina, ma non ne abbiamo bisogno.” Lei ha annuito. “Mi spiace tanto.” Ha detto ancora lui dispiaciuto.
“Nah, fa niente. Grazie comunque.” Ha risposto lei sorridente. Il cameriere se ne andato e io ed Elisa abbiamo preso a mangiare quei buonissimi, fantastici, deliziosi panini. Sembrava che Dio fosse sceso in terra solo per creare degli stupidi panini. Dio erano fantastici. Io ed Elisa ne parlavamo a bocca piena. Non oso immaginare cosa abbiano pensato le persone sedute al nostro fianco.
“Secondo me se Niall fosse qui ora sarebbe preso tantissimo da te.” Ha detto per poi mettersi a ridere. Ed è quello che feci pure io.
“Solo per il cibo che sto ingoiando di certo non per la mia carismatica bellezza.” Dissi ridendo. Lei mi guardò seria.
“Ma te la smetti. Sempre a dire che sei brutta!” Mi sono fatta subito seria pure io.
“Ok, sono carina ma non quella carinità che colpirebbe Niall Horan. Ma poi scusa che problemi ci stiamo facendo. Cioè..” le ho detto cercando di buttarla sul ridere.
“Si in effetti hai ragione, però bo..” Mi ha detto incerta. La capivo, la capivo fin troppo bene. Lei continuava a crederci e io come lei.
“Si, lo so.” Ho detto per tagliarla corta.
Una volta finito mi mangiare ci siamo dirette alla cassa. Anche la commessa era abbastanza carina, se devo essere onesta. Forse sceglievano il personale attraverso la bellezza, se era cosi, non ero di certa adatta per questo lavoro. Ho guardato l’orologio. Erano già le 14.40.
“Che facciamo? Giriamo ancora un po’? Ti va?” Ho detto rivolgendomi ad Elisa. Lei ci ha pensato un po’ su.
“Sinceramente sono un po’ stanca, ma a Londra non si dice mai di no.” Mi ha detto sorridente. Ho ricambiato.
“Allora facciamo cosi, io dovrei comprare delle cose per mio fratello. Poi, non so verso le 17.30 torniamo a casa, ok?” Le ho detto. Lei ha annuito.
                                                             ***
 
Sono uscita soddisfatta da H&M, non si potrebbe dire che io non ami lo shopping, a dimostrarlo erano le due borse piene di vestiti.
“Guarda!” Ho urlato ad Elisa che si è girata di scatto verso di me, come molti altri in strada.
“Cosa?” Mi ha chiesto non capendo. Avevo passato tre intere ore a cercare ovunque qualcosa che potesse andare bene a mio fratello, i risultati non erano stati dei migliori, ma ora avevo trovato il negozio adatto, anche se probabilmente avrei dovuto spendere un capitale. Fortunatamente i miei zii non mi lasciavano mai a secco di soldi; avevamo deciso insieme che fino a quando entrambe non avremmo trovato un lavoro loro ci avrebbero aiutato economicamente. E questo era fantastico, ma sia io che Elisa ci sentivamo abbastanza ingrate. E pure per questo dovevamo trovarci un lavoro al più presto. E via che mi ero ripersa nei sensi di colpa. Mi sono rivolta ad Elisa.
“Calvin Klein. Dai compro un paio di Boxer a mio fratello e poi c’è ne possiamo andare.” Le ho detto sorridendo. Ha annuito per poi entrare nel negozio. Non cercavo niente di chè, cosi mi sono diretta verso il solito modello Calvin Klein, semplice. Elisa mi seguita più tosto imbarazzata di ritrovarsi circondata da intimo maschile e io come lei.
Nero o Bianco? Essere o non Essere? Era questo il vero dilemma. La misi ai voti e scelsi bianco. Ci stavamo dirigendo alla cassa quando una signora mi si avvicina.
“Scusi, se la disturbo. Ma avrei bisogno di un aiuto.” Mi ha detto disperata, se cosi si potrebbe dire. Mi sono guardata intorno ed effettivamente non c’era nessuna commessa, pure la cassa era vuota. Mi sono rivolta ad Elisa e poi nuovamente alla signora.
“Si, mi dica.” Ho tentato.
“Vede è l’anniversario del mio matrimonio e volevo regalare a mio marito un boxer, ma non semplice. Lei cosa mi consiglia.” Mi ha chiesto. Io ho guardato Elisa che era dietro di me. Le ho porso le mie borse che lei ha preso per poi appoggiare atterra.
“Si, venga le faccio vedere.” Ho detto insicura alla signora al mio fianco.
 
Spero vi sia piaciuto, lo so i ragazzi non ci sono ancora, ma vi prometto che ci arriveranno tra breve.
Recensite, voglio sapere cosa ne pensate! :33
Con affetto,
#Lindy.
  
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