Capitolo 17 – Che brutta malattia
Andromeda P.O.V.
Draco non si era presentato all’appuntamento che gli avevo imposto. Perché lo aveva fatto? Quella domanda mi aveva tormentato per tutto il pomeriggio e tutta la serata.
Quando l’avevo visto affaccendarsi in biblioteca tutti i giorni mi era venuto il sospetto che… che lui sapesse. Che stesse cercando disperatamente qualche traccia di lui.
Mi sedetti alla scrivania, passandomi fra le mani i fogli con gli appunti delle lezioni che stavo preparando. Fissavo i fogli senza davvero vederli. La mia mente correva indietro nel tempo, perdendosi in ricordi di più di venti anni prima.
-
Dromeda! Dromeda!
– mia sorella Narcissa, di tre anni più giovane di me, mi correva incontro nel
corridoio vuoto, ignorando di proposito che a quell’ora avrebbe dovuto essere a
letto da tempo. Buttai gli occhi al cielo, accantonando ancora una volta i miei
doveri di Caposcuola in favore della lealtà famigliare.
-
Narcissa! –
sibilai – Cosa ci fai qui? Ma lo sai che ore sono? Dovrei togliere dei punti a
Serpeverde per questo! –
-
Eddai, Dromeda.
Ti devo parlare. Tu sei l’unica di cui possa fidarmi! – mi confidò a bassa
voce, aggrappandosi al mio braccio.
Narcissa
sorrideva, i suoi occhi brillavano letteralmente di gioia. Non l’avevo mai
vista così. L’affetto che nutrivo per la mia sorella più giovane vinse ancora
una volta il buonsenso.
-
D’accordo, Cissy.
Cosa c’è di così urgente da non poter aspettare domattina? –
-
Mi ha baciata,
Dromeda! Mi ha baciata! – trillò eccitata Narcissa. – Questo vuol dire che
anch’io gli piaccio! –
-
Ah, Cissy. –
sospirai – Sai bene come la penso riguardo alla vostra storia. Sirius è nostro
cugino e sono da lungo passati i tempi in cui erano ancora benviste le unioni
tra cugini di primo grado. Voi due non dovreste incominciare qualcosa che non
potrete portare fino in fondo. –
-
Fino in fondo?
Dromeda, abbiamo quattordici anni. – rise Narcissa, - Non porteremo un bel
niente fino in fondo! Ma non pensiamo al futuro… Sirius mi piace molto e forse
anche io gli piaccio! Oh, Dromeda, sono così felice! – ripeté, cocciutamente.
Ah, ma aveva soltanto quattordici anni.
Riemersi dai miei pensieri, come risvegliandomi da una sogno. L’anno seguente avevo lasciato Hogwarts e mi ero fidanzata con Ted, segnando il definitivo distacco dalla mia famiglia. Da allora non avevo più avuto notizie da Narcissa, se non quattro anni dopo; si era presentata un giorno a casa mia, in lacrime, per dirmi…
-
Dromeda, ho
bisogno di aiuto. – esclamò torcendosi le mani, saltando i convenevoli. –
Lucius Malfoy mi ha fatto una proposta di matrimonio! –
Ero
sorpresa di vedere mia sorella, non perché ci fossimo lasciate “male” (Narcissa
non aveva mai detto una parola contro di me, ma nemmeno a favore), in fondo era
sempre stata la mia sorella preferita, ma perché per nessuno della mia vecchia
famiglia era consigliabile farsi sorprendere in mai compagnia. Di sicuro i
nostri genitori non sapevano di questa sua improvvisata a casa mia, e lei non
era tipo da disubbidire alla parola dei nostri genitori. Ma ancora più strana
era questa sua disperazione, per cosa poi? Una proposta di matrimonio?
-
Oh… e qual è il
problema, Narcissa? Non è un buon partito? –
-
S-si, ovviamente
lo è! – balbettò, contrita – Ma questo non fa che rendere le cose peggiori. In
pratica non posso dirgli di no! –
Continuavo
a non capire.
-
Perché dovresti
dirgli di no? –
-
Ma Dromeda, non
ci arrivi? – scattò, quasi isterica – Io non lo amo! –
-
Ma Narcissa… -
cominciai, perplessa – Raramente i matrimoni tra purosangue vengono combinati
per amore. Lucius Malfoy è un uomo avvenente, un giorno potrebbe anche arrivare
a piacerti. –
-
No, no, tu non
capisci… - mugugnò, coprendosi il volto con una mano e lasciandosi cadere su
una poltrona – Il problema non è Malfoy. È che io… amo un altro. –
La
guardai incuriosita, spronandola a continuare. Ma lei rimase in silenzio.
-
E quest’altro…
non incontrerebbe i gusti della nostra famiglia? –
-
Beh… se mi permetti
di citare le tue parole, “sono da lungo passati i tempi in cui erano ancora
benviste le unioni tra cugini di primo grado”. –
-
Cos… è ancora
Sirius? – domandai, impallidendo – Narcissa, santo cielo… pensavo che questa
storia fosse finita da secoli. –
Narcissa
scosse la testa, a scatti, mordendosi il labbro inferiore. Aveva i pugni
stretti in grembo.
-
No, non è finita.
Io… Dromeda, io lo amo. Ma non posso sposarlo e… e non posso andare contro la
mia famiglia come… -
-
Come ho fatto io?
– completai il suo pensiero, visto che non sembrava in grado di farlo. Ancora
una volta mia sorella abbassò gli occhi. – Narcissa, guardami. Guardami! Io
sono felice della mia vita. Ho sposato un uomo che amo e ho dato alla luce una
bambina che adoro. Mi sono lasciata alle spalle le imposizioni e gli sciocchi
doveri della famiglia! E ti assicuro che vivo benissimo. –
-
Ma… ma i nostri
genitori ti hanno disconosciuta. Sei stata cancellata dagli alberi genealogici!
Io non… non credo che potrei andare incontro a una cosa del genere. Non ho il
tuo coraggio, Andromeda! –
La
osservai in silenzio per svariati minuti.
-
Narcissa, devi
fare solo quello che senti giusto. – sospirai infine – Non pretendo di
“convertirti”alla mia via, ti dico solo che devi fare una scelta che non ti
lasci rimpianti. Non voglio che tu sia infelice per tutta la vita, sorellina. –
mi chinai su di lei e presi le sue mani tra le mie. – Narcissa, se ami Sirius
allora sposalo. Le unioni tra cugini non sono benviste, ma non sono neanche
proibite. Sirius è un purosangue dopotutto… -
-
Ma Dromeda, anche
lui ha tradito la nostra famiglia! Non c’è futuro per noi… -
-
C’è, ma non nel
contesto della nostra famiglia. – la corressi.
-
Andromeda!
L’approvazione della famiglia è troppo importante per me… - si sciolse in
lacrime senza più alcun ritegno – Io non posso… semplicemente non posso voltare
le spalle alla nostra famiglia! –
-
E allora, se
pensi che sposare Sirius ti farebbe soffrire più che non farlo, accetta la
proposta di Lucius Malfoy. –
-
N-non è così
semplice, Andromeda, io… non sono più vergine. –
Cosa? Spalancai gli occhi in modo poco decoroso, ma ero troppo sconvolta
alla notizia; non perché fossi una bacchettona puritana, ma perché sapevo che
lo erano i nostri genitori e… di sicuro non avevano dato a Narcissa il permesso
di avere rapporti prematrimoniali.
-
Che cosa? È stato…con Sirius? – Narcissa annuì
lentamente. Sospirai, passandomi una mano tra i capelli. – Questo potrebbe
essere un problema, hai ragione. Motivo di imbarazzo, quantomeno. Ma non mi
pare così grave da rifiutare una proposta di matrimonio! Dopotutto la verginità
alle nozze non è più obbligatoria da quasi cent’anni… -
-
I Malfoy sono una
famiglia purosangue delle più antiche, come i Black. – si lagnò, tenendo gli
occhi bassi. – Lucius Malfoy non approverà di certo. –
-
Narcissa,
calmati. I tuoi genitori gli hanno detto che sei vergine? –
Narcissa
arrossì.
-
N-No… ti paiono
discorsi da fare… è implicito, immagino. –
-
Continuo a
credere che non sia poi così grave… non è più giusta causa di divorzio, quindi
dov’è il problema? Ti aspetti che lui
sia vergine? –
-
Per gli uomini è
diverso. –
-
Beh allora… non
puoi semplicemente dire a Malfoy che ti serve del tempo per pensarci? Forse se
ci rifletterai bene, se ne parlerai con Sirius, supererai la paura di non
essere accettata e deciderai chi dei due sposare… - proposi, sottintendendo che
secondo me Sirius era mille volte la scelta migliore.
-
No, Andromeda,
non posso rimandare. Non posso! E non posso sposare Sirius… -
Feci
per ribattere qualcosa, ma d’un tratto venni colta dalla sensazione che ci
fosse ben altro in ballo, e che lei mi stesse nascondendo qualcosa. Perché
tanta fretta di sposarsi, se palesemente non ne aveva nessuna voglia?
-
C’è qualcosa che
non mi hai detto? – domandai a Narcissa, di punto in bianco.
Lei
vacillò.
-
No… no, niente. –
mormorò, tenendo gli occhi bassi. Istintivamente raccolse le braccia sul
grembo, come se avesse freddo.
“É
incinta” pensai, di getto. Mi sorpresi dei miei stessi pensieri “Ma che vado a
pensare? Non può essere così irresponsabile!” In effetti non avevo prove a
sostegno di questa intuizione. Solo la sua sospetta impellenza di accasarsi.
-
Ora è… è meglio
che vada. – decise Narcissa.
-
Come vuoi. Mi
dispiace di non esserti stata di grande aiuto. –
-
Non importa. –
scosse la testa, e così facendo alcune ciocche bionde sfuggirono alla sua
acconciatura stranamente non perfetta. – Forse avevo solo bisogno di sfogarmi.
Addio, Andromeda. Ti prego di non offenderti se non sarai invitata al mio
matrimonio. –
Qualcosa
dentro di me si congelò, per un attimo. Dunque aveva praticamente deciso di
sposare Lucius Malfoy. Se avesse sposato Sirius al suo posto, la mia
partecipazione al loro matrimonio sarebbe stata l’ultimo dei suoi problemi.
-
Ma figurati.
Addio, Narcissa. Ti… ti auguro una vita felice. – riuscii a mettere insieme un
augurio di circostanza, anche se immaginavo che ne avrebbe avuto dannatamente
bisogno.
Due settimane più tardi si celebrò il matrimonio, uno dei più sfarzosi del secolo. Otto mesi dopo venni a sapere che mia sorella aveva dato alla luce un bambino. Dentro di me ho sempre covato il dubbio che Draco non fosse figlio di Lucius Malfoy, anche se ufficialmente lo era, e avevo trovato conferma ai miei sospetti quando lo avevo visto con quel libro in mano. Certo, poteva essere solo un caso. Magari Draco Malfoy era affascinato dal mistero della vita oltre la morte. Ma a pochi mesi di distanza dalla dipartita di Sirius? Io non credo molto nelle coincidenze.
Ora, il pensiero che mi tormentava era questo: avevo sbagliato su tutta la linea, Draco era figlio legittimo di Lucius, e il motivo per cui non era venuto a parlarmi era che provava disprezzo nei miei confronti? Mi considerava una traditrice, come il resto della mia famiglia?
Oppure i miei sospetti erano fondati, Draco aveva appena perso suo padre, stava attraversando un periodo difficile e come ogni adolescente che si rispetti non voleva mostrarsi debole agli occhi di una sconosciuta? Volevo aiutare quel ragazzo, non restare a guardare mentre si faceva del male. Volevo che riuscisse a superare tutto questo.
O ancora, terza e agghiacciante prospettiva, Draco era figlio di Sirius ma non si era rassegnato alla sua morte? Stava forse… progettando qualcosa? Per questo passava tanto tempo in biblioteca? E se si fosse cacciato in qualche guaio più grosso di lui? Se avesse addirittura tentato qualche pratica di Negromanzia, cosa terribilmente pericolosa anche per i maghi più esperti?
Avevo tutta l’intenzione di fare qualcosa per lui. Sia che avesse deciso di soffrire in silenzio, sia che progettasse un colpo di testa, avevo il dovere di aiutare quel ragazzo. E se invece fosse stato solo il disprezzo ad averlo tenuto a distanza da me… beh, sono abbastanza matura da sopportare le frecciatine di uno sbarbatello di sedici anni.
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Draco P.O.V.
Tre grammi di polvere di Artemisia. Dieci gocce di pus di Bubotubero distillato in una notte senza luna. “Che idiozia, perché in una notte senza luna?” Trascrissi comunque la lista degli ingredienti sulla mia pergamena.
Due
schegge di denti di drago (
Tre pinte di acqua di fonte purissima, quattro foglie di oleandro… “Ma sono pazzi? L’oleandro è velenoso! Mah… spero solo che l’autore di questo libro sapesse quel che faceva.”
Venti bacche di agrifoglio da schiacciare nel pestello fino a ridurle in gelatina (aggiungere acqua se serve). “Di bene in meglio!” pensai con sarcasmo. “L’agrifoglio è tossico… Se penso che mi dovrò bere questa schifezza… Potter non lo sa, ma si è beccato la parte più facile del lavoro!”
- Draco Malfoy? – mi interruppe qualcuno, che non avevo sentito arrivare perché ero troppo intento a studiare la pozione che dovevo preparare.
Mi voltai di scatto come un animale braccato, rendendomi conto troppo tardi di quanto il mio comportamento potesse sembrare sospetto. Andromeda Black era a pochi passi da me.
“Cazzo. Ma non lavora mai questa qui?” Ok, sapevo di averle dato buca il giorno prima, ma speravo che non venisse subito a chiedermi spiegazioni. Speravo che mi lasciasse un po’ più di tempo per inventare una scusa, o che, meglio ancora, che gettasse la spugna e si dimenticasse totalmente di me.
Presi un bel respiro e risposi con la mia migliore voce angelica:
- Si? –
La professoressa Black mi incenerì con un’occhiataccia che mi sforzai di ignorare.
- Avevamo un appuntamento, noi due, ieri. – mi ricordò con voce fredda.
- Ah si? –
- Forse eri troppo… impegnato per ricordartene – insinuò, indicando con un cenno del capo il libro che mi ero affrettato a chiudere. – Hai cambiato letture. – considerò, leggendo il titolo sul costone del libro.
- Eh, si. Cambio interessi molto spesso. Sono un tipo molto volubile. – inventai, mostrandomi dispiaciuto della cosa.
- Ah. – commentò, spostando il peso da un piede all’altro, a disagio. – Forse… forse ho tratto delle conclusioni un po’ affrettate sul tuo conto. Ma vorrei comunque parlare con te. –
Sospirai. “Ma ancora non se ne va??”
- D’accordo. – dissi invece. – Mi lasci rimettere a posto il libro. –
Senza lasciarle il tempo di ribattere, mi alzai, ricomposi velocemente i miei appunti e piegai la pergamena per infilarla in tasca. Poi abbrancai il libro e andai di corsa allo scaffale dove l’avevo preso. Per fare questo, dovetti svoltare l’angolo sottraendomi alla vista di Andromeda Black. Tutto come previsto.
Approfittando di quei momenti di privacy, mi concentrai e assunsi la mia forma animale. Diventava sempre più facile, con la pratica.
Pochi secondi dopo, un piccolo petauro dello zucchero saltava da uno scaffale all’altro verso la finestra che dava sul giardino, correndo a zampe levate verso la libertà.
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Andromeda P.O.V.
Forse il fatto che Malfoy l’altra volta stesse sfogliando un libro sui misteri della vita oltre la morte era solo un caso, visto che, come aveva appena confessato, cambiava materia d’interesse come si cambiano i calzini. Infatti, oggi sfogliava un libro sulle pozioni. Cosa c’entrano le pozioni con la morte di Sirius? Niente, direi.
Forse lui non era figlio di Sirius, o forse lo era ma non ne era cosciente.
Si, può darsi che avessi davvero tratto delle conclusioni affrettate sul suo conto.
Ma da quanto tempo era via? Lo scaffale dei libri di Pozioni era proprio qui dietro… feci per raggiungerlo, ma quando svoltai l’angolo non c’era più nessuno. Il corridoio affiancato da scaffali pieni di libri terminava bruscamente in una parete di pietra. Malfoy sembrava essersi volatilizzato.
Forse avevo sbagliato sul suo conto, mi dissi.
Forse no.
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Harry P.O.V.
Cinque giorni dopo…
Cinque massacranti giorni dopo, a lezione di Incantesimi, non stavo ascoltando una sola parola che usciva dalla bocca del prof. Ero troppo impegnato a commiserarmi. Due mesi di punizione e niente Quidditch. Niente Quidditch! Solo per tre settimane, per fortuna, e sempre per fortuna la prima partita di Grifondoro sarebbe stata giocata molto in là nel tempo, tanto che la data non era ancora stata decisa con esattezza (si parlava di novembre).
Insomma, ero nero. Nero! Niente e nessuno avrebbe potuto risollevarmi l’umore…
- OH MIO DIO! – dal fondo dell’aula si alzò un urlo disperato. Riconobbi la voce sgradevole di Pansy Parkinson e mi voltai appena in tempo per vederla schizzare in piedi e allontanarsi dalla sedia con una smorfia disgustata e spaventata.
- Draco! – esclamò Goyle, stupidamente. – Che hai? –
Ma Malfoy non rispondeva. Era caduto a terra, dietro il banco, e dai rumori che provenivano sembrava che stesse vomitando l’anima. Ron cominciò a ridere. Hermione aveva gli occhi sgranati e la mascella penzoloni. Tiger sembrava stesse cercando qualcuno cui dare la colpa per prenderlo a pugni.
- Ragazzi! Ordine! Ragazzi!! – Il professore intervenne con decisione, avanzando verso Malfoy per vedere cosa avesse.
Ordinò a Tiger e Goyle di rimetterlo in piedi, ma dovettero fare un paio di tentativi prima di riuscirci, perché Malfoy non si reggeva sulle gambe. Continuava a vomitare a getto (tra le risate impietose dei Grifondoro) tanto che Vitious dovette far comparire un secchio bello grosso per permettergli di arrivare fino in infermeria senza tinteggiare il pavimento e le pareti.
Mi sbagliavo, tutto sommato. Qualcosa poteva ancora migliorare il mio umore.
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Draco P.O.V.
Come da me magistralmente previsto,
mad. Chips mi diagnosticò
- Non capisco come ha fatto a prendersi questa malattia, signor Malfoy. È rarissima tra gli esseri umani. È per caso venuto in contatto con polline di Dragoncello Maledetto? –
- P-Può essere – sbuffai altro fuoco, la mia gola bruciava come l’inferno – Forse non ho sistemato bene la *coff coff* mascherina a lezione di erb… *coff* …erbologia. –
- Tuttavia non sarebbe stato sufficiente, a meno che il suo fisico non sia naturalmente predisposto ad incubare il polline di Dragoncello Maledetto. Lei è un caso più unico che raro, signor Malfoy. – commentò in tono divertito. Mi finsi offeso.
- Non è divertente, madama Chips! –
- Ma certo che no, signor Malfoy. – mi concesse allegramente. – Ad ogni modo è meglio che la metta in quarantena. Non esiste cura, la malattia deve fare il suo corso… oh, non faccia così, signor Malfoy, in una settimana sarà come nuovo! –
- Una settimana?! – inscenai la più cupa disperazione.
- Una settimana come minimo. Tra due giorni la malattia entrerà nello stadio finale e lei diventerà contagioso, signor Malfoy, quindi nessun essere umano potrà avvicinarsi a lei per un raggio di cento passi. Nessun essere umano dovrà respirare l’aria che lei respira. Sarebbe meglio, in verità, allontanarla dalla scuola finché non sarà guarito… -
Bingo! Proprio quello che volevo!
- …E naturalmente mandarla al St. Mungo sarebbe più dannoso che utile, quindi ritengo che la soluzione migliore sarebbe che lei torni a casa sua, signor Malfoy. – continuò, ignara della mia mentale danza della vittoria.
- Se *coff* lo dice lei… - borbottai, in tono di debole protesta.
In realtà la pozione che imitava i sintomi della Gastroenterite del Drago avrebbe esaurito i suoi effetti nel giro di 12 ore, ma prima di allora sarei stato a Malfoy Manor, lontano da occhi indiscreti e un passo più vicino alla meta.