It isn’t easy for me to
let it go
Cause I
swallow every single word
And every whisper, every sigh
It swept this heart of mine
And there is a hollow in me
Sweet Nothing - Calvin Harris Ft. Florence Welch
<<
Oh,
davvero? Ma è fantastico! >>
Esclamò Louis dal giardino di casa
Tomlinson. Zayn era seduto sul dondolo, tutto incappucciato, come
faceva da
qualche giorno a quella parte. Più precisamente, da quando
Chloe era partita
per Londra. Da un paio di settimane se ne stava lì tutto il
giorno, a pensare,
a piangere, a urlare e a pregare perché lei tornasse. Louis
aveva acconsentito
ad accoglierlo a casa sua, dal momento che la sua ragazza era in Italia
per
lavoro e Perrie non lo andava a trovare da un po’. Si era
preso cura di lui,
consolandolo per quanto possibile e facendolo ragionare il
più delle volte.
Zayn era distrutto. Ogni volta che Louis cercava di spostare i discorsi
su
qualcosa che non fosse Chloe, lui ritornava all’argomento
principale e allora
Louis lo spronava a riprendersi, o almeno a fare qualcosa. Il punto era
che non
sapeva proprio cosa fare. Parlarle, una volta per tutte o partire,
andare il
più lontano possibile da tutto e tutti e dimenticare? Si
torturava giorno e
notte su questi due punti, e quando non pensava, scriveva. Le
più belle canzoni,
poesie, frasi d’amore mai scritte. E si liberava, anche se la
sensazione durava
poco. Louis cercò di allontanarsi il più
possibile da Zayn, per continuare a
parlare al telefono con Chloe.
<<
Chloe, tu sai che non voglio farti sentire in
colpa, ma Zayn sta veramente, veramente male. E lo sai che non te lo
direi se
non fosse davvero grave. >> Mormorò alla
cornetta il ragazzo. Chloe
sospirò, mettendo Elizabeth tra le braccia del
papà. A Londra, quella mattina,
c’era stranamente il sole, e Chloe stava preparando la figlia
per portarla a
scuola. Si sistemò la gonna del vestito e guardò
l’orologio appeso alla parete.
Aveva una riunione, e avrebbe fatto irrimediabilmente tardi. Poi si
fermò un
attimo dietro la porta della cucina, per rispondere a Louis.
<<
Lo so, Louis. Anch’io sto male. Ma non possiamo
fare nulla. Io devo continuare la mia vita e lui la sua,
com’è stato
nell’ultimo anno. Adesso scusami, ma devo portare Beth a
scuola. Ti richiamo
presto. Ti voglio bene. >>
<<
Ti voglio bene anch’io Chloe. >> Rispose
sconsolato Louis. Aveva sperato di far ragionare almeno uno dei due, ma
sembrava dare scarsi risultati su entrambi i fronti.
Chloe
chiuse la
comunicazione ed entrò in cucina, trovando Harry che puliva
il visino a
Elizabeth sporco di latte al cioccolato. Acciuffò la borsa e
il cappotto suo e
della figlia, per poi prepararle in fretta la cartella.
<<
Chloe non preoccuparti, la porto io a scuola. Vai
al lavoro. >> La rincuorò Harry, prendendola
per le spalle. Lei lo
abbracciò.
<<
Grazie Har. Ho una riunione importante e forse mi
promuovono, non posso mancare. >> Spiegò,
infilandosi la giacca. Harry la
liquidò con un ‘vai’ e un bacio sulla
fronte, prima di vederla sparire oltre le
scale.
<<
Cos’ha detto, Louis? >> Chiese Zayn.
L’amico
gli si sedette accanto e gli passò un braccio dietro le
spalle, pronto ad
esserci non appena sarebbe crollato.
<<
Che Betty ha detto le sue prime parole ieri. ‘Papà
e Mamma’ , in quest’ordine. >> Disse
divertito. Zayn accennò un sorriso
sghembo.
<<
E?>> Lo incitò a continuare. Il castano si
limitò a stringergli un po’ di più la
spalla, senza rispondere. Diversamente da
come si aspettasse il ragazzo, Zayn contrasse semplicemente la
mascella, prima
di prendere una decisione.
<<
Vado a parlarle. >> Disse, l’amico lo
guardò
in viso. Non c’era traccia di rabbia, lacrime, frustrazione o
disperazione. Era
solo Zayn. La sua determinazione. Si alzò e si diresse in
casa, e Louis lo
seguì.
<<
In che senso vai a parlarle? >> Chiese
confuso. Il moro prese un borsone e ci buttò dei vestiti a
caso.
<<
Nel senso che vado a Londra a parlarle. Devo
parlarle Louis. Devo sapere se anche lei prova quello che provo io, e
se
possiamo provarci. In caso contrario, quando tornerò
ricomincerò daccapo. Non
resterò ad aspettare che lei torni, non un’altra
volta. >> Louis incrociò
le braccia e sospirò, rassegnato.
<<
Prendi la mia macchina. >> L’amico si
fermò
di scatto, guardandolo in faccia.
<<
Come scusa? >>
<<
Hai capito benissimo. >> Disse, prima di
essere travolto dal suo abbraccio.
<<
Ok, può bastare. Finisci di fare le valigie, ti
prenoto un albergo. >> Affermò Louis, uscendo
dalla stanza. A borsone
finito, Zayn si fece dare l’indirizzo dell’albergo
e le chiavi della macchina.
<<
Sta attento ok? E fammi sapere cosa succede. Non
vorrei preoccuparmi ulteriormente. Ti voglio bene Zayn.
>>
<< Anch’io Louis. E grazie. >> Detto ciò salì in macchia, mise in moto e partì verso l’autostrada.
Nel tardo
pomeriggio, proprio mentre stava percorrendo il
viale di casa sommersa dalle buste della spesa, Chloe notò
una figura seduta
fuori il portone del palazzo. Si avvicinò sospettosa,
valutando se era il caso
di andarsene oppure proseguire. Appena capì chi era la
persona in questione
rallentò, decidendo che sarebbe stato molto più
opportuno andare via. Quando fu
davanti a lui notò che fosse leggermente scosso, eppure
aveva un espressione
seria e determinata. E Chloe si ritrovò un mare di domande
affollarle la mente,
tra qui spiccavano le due più allarmanti: Cos’è
successo? e Perché sei
qui?
Ma, facile da
immaginare, fu la seconda ad uscire automatica
dalle sue labbra senza che nemmeno se ne accorgesse. Zayn la
osservò, e non
seppe come descriverla. Stanca, sicuramente. Preoccupata anche. E
incuriosita,
forse. Ma sicuramente, si disse, Chloe era infelice.
E vederla così lo uccideva.
<<
Possiamo parlare? >> Chiese il moro sviando
la sua domanda.
<< Ho l’impressione che non te ne andrai finche non avremmo parlato, perciò non ho altra scelta. >> Rispose Chloe, aprendo il cancello del palazzo.
Salirono le scale
in religioso silenzio, prima di entrare
in casa Styles/Sanders. La prima
cosa
che pensò Zayn entrando era che si sentiva il tocco di
Elizabeth in quella
casa. I giocattoli sparsi qua e la, i pastelli abbandonati sul tavolo
da pranzo
e una barbie svogliatamente lasciata mezza nuda ai piedi della
cameretta ne
confermavano la presenza. Il ragazzo abbozzò un sorriso,
prima di seguire Chloe
in cucina. La bionda posò le borse della spesa sul tavolo e
lo invitò a sedersi
con un cenno del capo, prendendo a sistemare ogni cosa al proprio
posto. Zayn
la osservò con attenzione, cercando di recepire ogni minimo
segnale di
nervosismo o fastidio nei suoi movimenti, ma non trovò
nulla. Tuttavia sapeva
che Chloe non era affatto tranquilla, anzi. Aveva mascherato bene ogni
sentimento, forse per abitudine di proteggersi dagli altri, da
ciò che
l’avrebbe fatta soffrire. Una cosa era certa: lei stava
provando qualcosa
mentre lui la osservava. Chloe finì di sistemare
l’ultimo pacco di biscotti
nella busta e si fermò, con i polsi appoggiati al lavello,
rivolta verso Zayn.
Non riusciva proprio a capire perché fosse lì.
Dopotutto l’aveva palesemente
rifiutata, senza nemmeno provare a fermarla. Eppure, per un attimo, le
tornarono alla mente le parole di Margaret. Ma
secondo te Zayn ci pensa? Evidentemente sì. Ci
aveva pensato, altrimenti
non sarebbe stato nella sua cucina, a Londra, in quel momento.
<<
Perché sei qui, Zayn? Ti prego dimmelo, perché io
non ci capisco più nulla. >>
<< Dovevo vederti. Chloe, sappi che per me è difficile dirti quello che sto per dire, ma devo farlo. Quando sei andata via, un anno fa, mi hai ferito. Ho sentito il mondo crollarmi addosso, volevo chiudermi in casa e non uscirne mai più. Poi ho iniziato ad odiarti, o almeno ci ho provato. Ho tentato di odiarti per tutto quel tempo, in tutti i modi, e mi ero anche convinto di esserci riuscito, di averti chiuso in un cassetto del mio cuore e di averti sigillato lì, mentre riprendevo in mano la mia vita. Poi sei ritornata, e il cassetto è riesploso nell’istante esatto in cui sei apparsa davanti ai miei occhi, con lo sguardo stanco e una bambina dai capelli ricci tra le braccia. Ed ero confuso, spossato, frastornato. Ho cercato di ignorare il fatto che l’odio che mi ero costretto a provare era solo delusione di averti visto sparire dalla mia vita. Non potevo esserci ricaduto, mi dicevo. E invece era così. Io ho sempre provato qualcosa per te. E quella sera, su quel terrazzo, per un attimo mi sono illuso di poter tornare a un anno fa, a quella maledetta festa in cui avrei dovuto dirti che ti amavo. Ma non l’ho fatto allora, e dopo quel bacio mi sono reso conto che non si poteva tornare indietro. C’era in gioco troppo. Così ho cercato di renderti le cose più facili, in modo che fosse meno doloroso ripartire stavolta. Ma in queste due settimane mi sono accorto che un vuoto che avevo cercato di tappare prima, si è allargato in proporzioni esorbitanti e il desiderio di averti con me è ricomparso come un fiume in piena. Io ti amo Chloe. Ti amavo l’ultimo anno delle superiori, ti amavo l’anno scorso, ti amavo due settimane fa e ti amo adesso. Ma ho bisogno di sapere se anche tu mi ami nello stesso modo in cui ti amo io. >> Concluse Zayn, a pochi centimetri da lei.
Chloe chiuse gli
occhi per
un attimo, valutando se stesse sognando o meno. In tal caso sarebbe
stato un
terribile incubo. Poi li riaprì e seppe che no, non stava
sognando.
<<
Zayn, con che coraggio sei partito da Doncaster
stamattina per dirmi questo? Per venirmi a dire, dopo un anno che mi
sono
sentita uno schifo, che mi sono data la colpa per il tuo odio, di
amarmi. Hai idea di come sia distrutta io? Di come io mi odi
per quello che
ho fatto? Ho costretto Harry a fare il padre di una bambina che non
voleva, me
ne sono andata con il solo scopo di proteggervi, di proteggerti. Ti
amavo
anch’io Zayn. Ti amavo dal terzo anno di liceo. Ti ho amato
ogni singolo giorno
e non te ne sei mai accorto, sempre occupato da altro. E quando sono
tornata
non mi aspettavo certo di essere accolta a braccia aperte, sapevo di
meritarmi
il tuo odio e il tuo disprezzo per essere andata via così.
Ma con quel bacio di
Capodanno non ci ho capito più nulla. Sapevo che volevi che
restassi, te lo si
leggeva negli occhi. Ma non potevo essere sempre io a prendere le
decisioni,
Zayn. Dovevi fermarmi tu, dovevi dirmi che mi amavi e che ne eri
disposto a
correre il rischio. Ma non mi hai detto niente, se non “Ciao,
Chloe”. E vuoi saperlo, Zayn? Io ti
ho amato per
tutto questo tempo, ma adesso non ti amo più.
>> Sussurrò
forzatamente.
Ogni parola le
era costata cara, ma non poteva dire le cose
come stavano. Ammettere che l’amasse ancora gli avrebbe fatto
nascere false
speranze, oltre che un nuovo dolore. E ora che Chloe conosceva i
sentimenti di
Zayn e stava iniziando a capire quelli di Harry, non poteva mettere lei
prima
di tutto. Sarebbe quindi stato meglio distruggere Harry andandosene da
una vita
che lei gli aveva imposto, o lasciare che Zayn incassasse il colpo e si
costruisse una nuova vita, felice con qualcun altro? Seppure
autodistruttiva,
la soluzione appariva evidente. E omettendo di amarlo, aveva reso a
Zayn più
facile il compito. A volte bisogna mettere la propria
felicità dopo quella di
qualcuno altro. Qualcuno che in precedenza ha messo la propria in ombra
per
aiutarti. E quel qualcuno era senza dubbio Harry. Perciò
Chloe inghiottì le
lacrime e le parole che non avrebbe mai estratto in presenza di Zayn e
lo ferì,
consapevole che le avrebbe voltato le spalle, stavolta in maniera
definitiva.
Il ragazzo
boccheggiò, ferito ma inespressivo. Era finita,
la battaglia era terminata e lui ne era uscito battuto, sconfitto dal
suo
stesso amore. Chloe stava mentendo, lo sapeva. Non era mai stata brava
a
recitare. Zayn capì che non voleva soffrire più,
e che anche se provava
qualcosa non si sarebbe lasciata più andare.
Accettò la sua decisione e non si
oppose, consapevole che glielo doveva. Lei era stata male e lui non
aveva fatto
nulla per farla stare meglio, lasciando che si odiasse per qualcosa di
cui non
aveva colpa. Serrò la mascella, non severo ma ferito e
deluso, capendo che era
il momento di andare via.
<< Credo non ci sia altro da dire allora. Addio, Chloe. >> Disse, prima di avvicinarsi piano e sfiorarle una guancia. Poi andò all’entrata e, così velocemente come era entrato, Zayn uscì da quella casa e dalla sua vita. Chloe si sentì improvvisamente vuota, si strinse tra le braccia e si liberò dei singhiozzi e delle lacrime che scendevano come cascate. Tenne la testa china e si sfogò per un tempo interminabile. Quando le lacrime furono esaurite, ne asciugò le scie umide e si condusse in camera da letto, ricomponendosi per l’arrivo di Harry e Elizabeth e chiudendo un capitolo della sua vita.
Et Voilà!
Rieccomi con il nuovo capitolo, anche se dopo tanto tempo.
L'ispirazione è poca e la scuola è alle porte.
9 Settembre ti odio, sappilo.
In ogni caso, spero vi piaccia.
Grazie per aver letto e un bacione.
Blueballoon.
Chloe: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=94303181&.locale=it