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Autore: kymyit    21/08/2013    6 recensioni
A Fort Alamos, Killer e Penguin stanno occupandosi di fare rifornimenti.
Una minaccia però incombe su di loro.-Su, bravo, getta l’arma e alza le mani.- gli disse l’uomo, sempre col suo cazzo di stuzzicadenti stretto fra le labbra. Caricò nuovamente la pistola e gliela premette alla gola, spingendolo contro il muro.
-Non farmi sprecare ancora proiettili.-
Penguin alzò piano le mani, senza ancora lasciare l’arma. Respirò piano.
-Ti ho colpito.- disse sorridendo.
Rutherford si accorse solo in quel momento di un taglio di striscio sul dorso della mano.
-Però… complimenti. Hai vinto qualcosa?-
-Non saprei, cosa offre la casa?-
-Dipende, puoi permetterti una sedia a rotelle?- propose quello, sollevando il cane dell’arma. Penguin aprì le dita della mano, in un tacito segnale.
-Te lo ripeto, amico.- disse serio -Il capitano non verrà a salvarmi.-
-Questo lo vedremo. Forza, moccioso, lascia cadere l’arma.-
Penguin obbedì.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Killer, Penguin, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Penguin rimase incredulo, per pochi secondi, a guardare quello spettacolo assurdo con occhi sbarrati.
“No…” mentì a se stesso “Non sta accadendo…”
Killer era una divinità del sangue, uno sgusciante predatore, era il Massacro stesso che s’insinua fra gli uomini e banchetta con le loro carni e il loro sangue.
Non si può uccidere un’entità divina… ma Killer era umano e in quel momento Penguin lo ricordò. Rammentò quella scomoda verità e ne rimase profondamente sconvolto, perché era così ovvia da essere stata trascurata.
Cadde in ginocchio, accanto a lui e afferratolo per la maglietta, iniziò a scuoterlo.
-Ehi, non fare scherzi sai, eh! Kirachan, se volevi vendicarti per lo scherzetto di ieri, hai scelto il momento sbagliato.-
Ma Kirachan non rispose, il capo ciondolò, volgendosi di lato. I suoi occhi restarono socchiusi, persi nel vuoto.
-No… - Penguin scosse la testa, restio a crederci.
Hellhound rimase in silenzio per qualche secondo, come a gustarsi il proprio operato, poi mosse alcuni passi verso le sue vittime.
-Dev’essere bello avere amici potenti pronti a morire per salvarti la vita. Sei un tipo fortunato.- disse, serio. Penguin gli scoccò un’occhiataccia cupa di sottecchi.  
-Ora.- aggiunse, lanciandogli poi un lumacofono -Vediamo di chiudere questa storia nel modo più veloce possibile.-
In quel momento il moro capì quale fosse il piano di Rutherford e sorrise infidamente.
-Mi dispiace, ma il capitano non verrà. A differenza di Eustass, lui non vede la necessità di accorrere per spaccare il culo in due a chi infastidisce i suoi uomini, vecchio. Fossi in te, mi cercherei campo di atterraggio, perché quando quella testaccia rossa sarà qui, non ci sarà nascondiglio che tenga in questo mondo.-
-Non chiedo di meglio, lo aspetto. Ora però chiama il tuo capitano, chissà che anche lui non voglia unirsi al suo compagno.-
Il tono con cui sottintese quell’ultima parola raggelò il pirata.
Lui sapeva.
Sapeva ogni cosa di loro.
Deglutì, senza togliere gli occhi di dosso al cacciatore di taglie. Come uscire da quella situazione spinosa?
-Se anche venisse, in una remota ipotesi,- concesse -credi davvero che ne usciresti vivo? Hai idea di che mostri siano quei due?-
Il sogghigno di Rutherford bastò più di mille parole: più forti erano, meglio era. Era sprezzante della morte.
-Sei uno che ha capito tutto della vita, tu, eh?- domandò sorridendo a sua volta il pirata. I suoi occhi scuri lanciavano però dardi d’ira verso il nemico. -Non temi la morte ma la accetti, complimenti. Pochi riescono a farlo.-
Rutherford si avvicinò, lentamente, senza smettere di tenerlo sotto tiro.
-E tu? Non temi tu la morte?-
-Se.gre.to.- rispose il pirata scandendo bene le sillabe. C’era quasi... click, mentre pronunciava quel “gre” tirò il cane della pistola. -Te lo dirò quando ti avrò ucciso.- rispose mentre le labbra si schiusero in un largo sorriso a trentadue denti. Un sorriso che era ciò che di più falso si potesse vedere. I suoi occhi ardevano d’ira e desiderio di vendetta, le labbra esibivano un ghigno mostruoso scoprendo i denti come fossero le zanne di una belva pronta a uccidere.
Scattò.
Un proiettile lo colpì di sorpresa, paralizzandolo più per lo sbigottimento che per il dolore.
Rutherford non era caduto nel suo trucchetto da quattro soldi e lo aveva anticipato di una frazione di secondo.
Il colpo di Penguin schizzò troppo a sinistra e il proiettile s’incastrò in un muro alle spalle del cacciatore di taglie. Quello neppure si scansò dalla traiettoria, gli era bastato semplicemente colpire il pirata di striscio al polso.
-Ugh!-
Penguin strinse la pistola fra le mani, unico appiglio contro la sofferenza.
Faceva un male cane!
-Ragazzo, sto perdendo la pazienza.- disse minaccioso Rutherford spostando lo stuzzicadenti da un lato all’altro della bocca. Il suo tono cupo lasciava intendere la perdita ormai prossima della pazienza. Il cacciatore mosse un passo verso la sua vittima e Penguin indietreggiò.
Per un attimo ripensò a quando la ciurma era agli albori, quando nessuno li prendeva sul serio. Lui, Shachi e gli altri volevano correre nel Nuovo Mondo e mostrare a tutti di che pasta fossero fatti. Ma di fronte a mostri come Rutherford detto l’Hellhound, uno come lui che speranze aveva?
Non aveva più neppure parole per schermare la propria paura!
Come poteva competere con uno come lui che, non solo era forte al punto da competere con i possessori dei Frutti (aveva sentito di un Rogia abbattuto da lui), ma che era anche estremamente intelligent... un’idea folgorò il pirata.
Un’idea estremamente suicida.
Fidandosi del suo istinto si alzò e corse verso Rutherford più veloce che poté.
Quello sparò diversi colpi, tutti mirati a ferirlo, ma non a ucciderlo. Penguin gli si portò sempre più vicino e prese a correre disordinatamente a zigzag.

Hellhound storse le labbra, in una smorfia infastidita, senza smettere di sparare. Il ragazzo aveva una testa davvero dura ed era incurante del pericolo che correva. Sembrava che tentasse d’intercettare le traiettorie dei proiettili, rendendogli complicato l’idea di ferirlo soltanto.
Il cacciatore di taglie digrignò i denti.
Il moccioso aveva colto il punto debole della sua strategia, ma non sarebbe riuscito a sfuggirgli. Con ferocia, l’uomo sferrò allora un colpo al laccio contro il pirata, mentre questi, ormai al suo fianco, tentava di scartare sulla sua destra. Penguin colse al volo l’occasione e saltò. Puntò i piedi sul braccio del nemico e usò la sua stessa forza per farsi respingere all’indietro.
Dopo un attimo di sbilanciamento e sorpresa, Rutherford riprese a sparare contro di lui, ma senza successo. Era agile, il pirata.
Tanto agile da sfruttare la velocità impressagli dal colpo, il suo sbilanciamento e la sua confusione, per tentare la fuga sui tetti. Penguin diede fondo a tutte le sue risorse per protrarre quella fuga suicida.
Grazie al salto riuscì ad aggrapparsi a una scala e senza perdere un solo secondo si arrampicò di gran carriera sulla facciata dell’edificio, riuscendo a risalire sino al tetto. E, nonostante lo sforzo fosse estremamente notevole, l’adrenalina gli permise di portare a compimento l’azione e continuare a correre e correre e correre. Schivò alcuni proiettili che venivano dal basso, neppure lui seppe come, e continuò a fuggire, a correre e saltare da un tetto all’altro, senza una direzione ben precisa.
Voleva solo mettere maggiore di stanza fra lui e il suo aggressore, passo dietro passo.
Ad un certo punto, si accorse che i proiettili non sfrecciavano più nell’aria.
“Perché?” si domandò, ma non smise di correre, magari anche Hellhound aveva iniziato ad arrampicarsi e voleva coglierlo di sorpresa. Continuò a correre, tremendo solo al pensiero che se avesse guardato alle sue spalle, se lo sarebbe ritrovato dietro a pistole spianate, magari vicinissimo, con dipinta sul volto la stessa espressione con la quale aveva liquidato Killer.
Udì tre spari consecutivi in lontananza e poi nuovamente il silenzio.
Il cuore gli salì in gola per lo spavento.
Si fermò e guardò in direzione del luogo in cui aveva lasciato il corpo di Killer. Strinse i pugni incurante del dolore agli arti e represse a stento l’istinto di vomitare, urlare e piangere. Forse avrebbe fatto tutte e tre le cose insieme, in preda alla disperazione e alla rabbia, ma non poteva!
L’Hellhound aveva smesso di seguirlo per un solo motivo: quei tre spari, che aveva voluto fargli sentire, erano la colonna sonora che accompagnava il triplo colpo di grazia.
Penguin ricacciò indietro le lacrime con tutta la sua forza di volontà e strinse i pugni fino a scarnificarsi i palmi delle mani. I denti si serrarono sul labbro inferiore fino a ferirlo.
“E’ Killer, stiamo parlando di Killer.” si ripeté mentalmente, maledicendo il cacciatore di taglie e soprattutto se stesso.
Perché era debole e perché l’aveva abbandonato.
Non aveva protetto il suo corpo.
Aveva sperato che Rutherford si limitasse a seguirlo e invece… sforzandosi di non tornare indietro, si calò dall’edificio, con fatica e, una volta a terra, s’appoggiò ad una parete, stremato.
-Kirachan… - si lasciò sfuggire un lamento penoso e una lacrima riuscì a sottrarsi al suo controllo, rigandogli la guancia impolverata, tracciando nello sporco un inconfondibile segno di debolezza. Si ripulì alla bene e meglio col dorso della mano. Pensò che forse era davvero il caso di trovare Law e chiedergli aiuto. Ma anche se il capitano fosse giunto in suo, in loro, soccorso, se anche Kidd fosse accorso per vendicare la sconfitta del suo vice, avrebbero avuto davvero speranza contro quel mostro?
Tentò di fare mente locale.
Quell’uomo non aveva dimostrato capacità derivanti dai Frutti, che potesse usare l’Ambizione?
E quale Tonalità?
L’Armatura? Probabile, i suoi proiettili non erano normali.
L’Osservazione? Molto probabile, spiegava praticamente tutto.
Il pirata degli Hearts barcollò e per un attimo cedette allo sconforto.  
Se davvero Rutherford era in grado di utilizzare entrambi i Colori dell’Ambizione, le cose si facevano ancora più difficili di quanto non fossero. Si guardò intorno, alla ricerca disperata di qualsiasi cosa potesse aiutarlo a venire a capo di quella lotta impari. Ma non c’era nulla che potesse assisterlo.
Penguin era un uomo relativamente normale. Aveva la forza di resistere all’Ambizione del Re Conquistatore e padroneggiava discretamente la Tonalità dell’Armatura. Evidentemente, però, la sua Ambizione non era sufficiente. Non gli erano rimasti neppure molti proiettili nei quali infonderla.
Si frugò fra le tasche e caricò l’arma.
Non vi erano altre vie d’uscita da quella situazione di merda, in più si era ficcato in un vicolo cieco e non aveva più la volontà di muovere un muscolo. Probabilmente sarebbe morto, ma di certo non avrebbe chiamato Law!
Però doveva reagire.
Killer si era sacrificato perché lui vivesse e chi era Penguin per tradire così le aspettative del suo uomo?
Trasse un profondo respiro e si rivolse lo sguardo tutt’intorno, guardingo.
Per quello che sapeva, Rutherford poteva benissimo essere nascosto dietro di lui in attesa che crollasse a terra esausto. Ma forse era ancora con Killer, intento a sbeffeggiare i suoi resti…
Si fece coraggio e camminò con la schiena attaccata alla parete di un edificio. Strisciò in silenzio con il cuore in gola, sperando che quel maledetto sputato dall’inferno non spuntasse come un fungo, come se non attendesse null’altro che lui s’affacciasse a cercare via di scampo.
Il cuore pompava ossigeno al ritmo sfrenato dei carri da corsa nelle arene, l’adrenalina inibiva il dolore e la paura, ma non la razionalità. Penguin ansimava costringendosi invano a rallentare la foga della respirazione, come se questa potesse tradirlo. Doveva ragionare, calmarsi, riflettere, capire…

Ed è qui che il nastro si riavvolge fino all’inizio, che la nostra attenzione ritorna a quel momento.





-Te lo ripeto, amico.- disse il pirata, serio -Il capitano non verrà a salvarmi.-
-Questo lo vedremo. Forza, moccioso, lascia cadere l’arma.-
Penguin obbedì.
Lasciò cadere la pistola. Questa cadde ai piedi del cacciatore di taglie e l’impatto col suolo fece partire il colpo. Rutherford si ritrasse di scatto, stringendo i denti. Lo stuzzicadenti si spezzò e le due metà caddero a terra, mentre l’uomo si stringeva spasmodicamente la mano sulla ferita alla coscia.
Penguin gli elargì un sorrisetto di sfida, compiaciuto.
“Alla fine te l’ho fatta.” fece per pronunciare, prima che con un forte pugno alla gola l’uomo gli togliesse le parole di bocca e il respiro. Il medico cadde sulle ginocchia, i suoi occhi lacrimarono per il dolore, tutto il suo corpo urlava e lui non riusciva ad emettere un suono, neppure un alito di fiato. Si sentì come una tartaruga rovesciata che tenta disperatamente di rigirarsi. Poggiò la testa sul terreno polveroso, pregando qualunque divinità che il respiro gli tornasse, pregando che Rutherford non lo uccidesse mentre boccheggiava penosamente ai suoi piedi.
Hellhound lo afferrò per i capelli, sollevandolo da terra e gli ficcò la canna della pistola in bocca.
-Adesso basta giocare, d’accordo?-
Se ne avesse avuto la forza, Penguin gli avrebbe sputato dritto dritto sui denti.
-D’accordo?!- lo strattonò il cacciatore di taglie.
Lui emise un verso d’assenso.
Fu sollevato di poter nuovamente respirare, il suo petto faceva su e giù, l’ossigeno si faceva strada nei suoi polmoni con impeto tale da tramortirlo per il dolore.
-Perfetto. E adesso… - l’uomo gli estrasse l’arma dalla bocca e lo colpì con forza alla nuca, costringendolo in ginocchio ed annientando così le sue ultime resistenze. -Metti le mani dietro la schiena.- gli ordinò puntandogli la pistola alla tempia.
Penguin obbedì.
Che umiliazione.
Rutherford gli legò le mani e i piedi, allacciando poi fra loro i fasci di corde.
Lo prese nuovamente per i capelli e lo trascinò nel vicolo, lontano da occhi indiscreti e lo scaraventò contro il muro con forza.
-Forza, dammi il numero di lumacofono.- ordinò fermo, puntandogli contro la pistola.
Penguin poté intravvedere da sotto la manica la pelle scura del braccio dell’altro.
-4…1…0…6…0…0….6….0…1…4…-pronunciò stentatamente, a capo chino.
Law sarebbe stato così deluso di lui.




Insinuare che Kidd e Law si trovassero insieme come a seguire il buon esempio dei loro uomini, sarebbe una speculazione basata sul semplice ripetersi di tale “coincidenza”. Ma di fatto, sì, erano insieme e stavano bevendo nella sala comune del sottomarino.
Uno, due bicchieri, tre… Law fissava con preoccupazione il pomo d’Adamo di Kidd fare su e giù mentre quello si tracannava, uno dietro l’altro, boccali su boccali di liquore.
-Adesso basta.- fece strappandogli l’ennesimo prima che facesse sparire il suo contenuto in quel pozzo senza fondo del suo stomaco.
-Lasciami bere, Law, sono veramente incazzato.- rispose quello, leggermente brillo -Quello stronzo coi denti a tastiera mi uccide. Attenta alla mia sanità mentale. E’ peggio di te!- esclamò scuotendolo, per poi sussultare a causa del singhiozzo. -E quell’altro?! Quel mago da strapazzo è un sadico di merda con uno strano senso dell’umorismo! Tu credi che non ce l’abbia, ma lui e quella testa di cazzo si sono messi d’accordo per farmi uscire di testa!- disse riprendendo a strattonare il compagno.
Law non ribatté subito. Che Uminari fosse una piaga dell’umanità lo sapeva, che Kidd fosse così masochista da obbedire sempre a mamma Killer, pure. Ma allearsi con i novellini peggiori dell’epoca comportava una dose veramente bassa di autoconservazione e zero rispetto per se stessi.
Hawkins non stava agli scherzi (e, Kidd aveva ragione, aveva uno strano concetto di senso dell’umorismo) e Apoo era nato per scassare la minchia al prossimo. Stranamente Kidd si era trovato nel mezzo a compensare il lato serio dell’uno e quello lavativo dell’altro. Apoo mordeva e fuggiva, Hawkins era capace di ammazzarti per davvero poco, tenere insieme un’alleanza del genere era estenuante, molto più che assecondare Mugiwara e i suoi.
Lui almeno ci rimediava quattro risate e buon cibo, pur a scapito della propria compostezza e della propria sanità mentale, ma Kidd…
-Mi scoppia la testa… - protestò il Capitano sdraiandosi a peso morto con la testa sulle sue ginocchia, come un bambino troppo cresciuto. Un bambino di almeno tre metri con una folta pelliccia rossa e un arto di metallo di chissà quanti quintali. Il Chirurgo della Morte sospirò sorridendo e gli levò i goggles dalla testa, riponendoli sul tavolo accanto alla mappa che stavano consultando.
Gli carezzò la folta chioma, beandosi della sua morbidezza. Potevi dire a Kidd che puzzasse di morte, ma non che fosse sporco. Ci teneva moltissimo alla sua immagine e si curava maniacalmente, gli piaceva questo lato di lui.
-Povero piccolo Capitano, i bambini grandi ti maltrattano?- disse sogghignando. Kidd aprì un occhio e storse le labbra sputando uno sgraziato -Aah?!-
-Vuoi che venga a difenderti da quei cattivoni?- il chirurgo continuò a scompigliargli la folta chioma rossa, senza smettere di ficcare il coltello nella piaga.
-Ma la vuoi finire?- protestò il Capitano, ma Law lo interruppe, chinandosi su di lui per baciarlo sulle labbra.
-Ok, scherzavo. Spero quei due non ti bistrattino più di quanto faccia io. Non vorrei perdere l’esclusiva.-
-Tranquillo, come rompi tu, non rompe nessuno.- sogghignò Kidd e Law sorrise appena, per poi dedicarsi nuovamente alle sue labbra. Quel secondo baciò durò più del primo e fu più approfondito, Kidd stava per ricambiare, quando il lumacofono bianco, anch’esso sul tavolo, squillò.
E a giudicare dai versi urgenti dell’animale, doveva essere qualcosa d’importante.
Il chirurgo alzò appena lo sguardo, seccato.
L’apparecchio non smetteva di squillare e l’espressione dell’animaletto era molto familiare.
E preoccupante.
Tanto che Law decise di rimandare il bacio. Kidd mormorò una mezza maledizione contro lo stronzo che osava interromperli (il solito stronzo d’un pinguino) e si rimise a sedere, lottando contro un leggero capogiro da sbronza.
-Pronto?- rispose Law -Penguin?-
Dall’altro capo del lumacofono tutto taceva.
-Penguin?-
-Trafalgar Law.- disse una voce che non conosceva e, a giudicare dalla sua espressione interdetta, neppure Kidd -Il mio nome è Rutherford, sono un cacciatore di taglie.- fece una pausa, come se immaginasse lo sgomento sui volti dei due pirati che si guardarono con aria interrogativa e preoccupata. Poi riprese, senza nascondere un certo gusto in ciò che diceva.
-Ho appena catturato uno dei tuoi uomini. A meno che tu non voglia andare a recuperare la sua testa alla base locale della Marina, raggiungici col tuo amico.-
Il Chirurgo della Morte era rimasto basito e oltremodo turbato da quelle parole e, come Penguin prima di lui, molto colpito dal tono usato per calcare il tono sulla parola “amico”. Inoltre, guardò Kidd, come faceva quello a sapere con chi era e che relazione ci fosse fra loro?!
Rutherford… Rutherford l’Hellhound!
Conosceva quel nome!
Non conoscerlo era da ignoranti e stolti! Era davvero una creatura leggendaria, non quanto Gold Roger o Barbabianca, ma giravano certe voci su di lui…
Nonostante razionalmente Law ritenesse che molte storie fossero gonfiate, udire quel nome gli provocò un brivido di freddo lungo la spina dorsale. S’impose di mantenere la sua proverbiale calma.
-Non correre troppo, amico.- gli rispose con la solita flemma strafottente -Fammi parlare col mio uomo, prima.-
-Il ragazzo non ha molta voglia di parlare, forse si vergogna un po’.- rispose il cacciatore di taglie con una risatina, poi, dall’altro capo della cornetta, i due capitani udirono un gemito strozzato.
-Era Penguin, ne sei convinto adesso?- chiese Rutherford sogghignando, mentre a terra, piegato in due dal dolore per il calcio ricevuto in pieno stomaco, il moro lo fissava in tralice augurandogli di finire squartato come un cane.
-Sei un cacciatore di taglie o un sequestratore da due soldi?- domandò Law fra i denti -Cosa vuoi di preciso?-
-La taglia sulle vostre teste.- rispose quello, candidamente, come se tagliare il collo a entrambi fosse una passeggiata. -E gradirei foste collaborativi, non perdeste valore, com’è successo al Massacratore. -
Kidd inorridì a quelle parole.
-Tu bastardo, che cosa- saltò in piedi, ma Law gli impose di calmarsi frapponendo un braccio fra lui e il lumacofono.
-Dove e quando?- domandò impedendo a Kidd di aggiungere altro. Lui non era da meno furioso, ma certe situazioni imponevano calma e sangue freddo. Il nemico all’altro capo dell’apparecchio avrebbe gustato ogni attimo di disperazione che sarebbe riuscito a strappare loro.
Rutherford, infatti, sorrise compiaciuto per quella reazione e Penguin, nel guardarlo, si chiese se il suo giudizio nei confronti del cacciatore di taglie non fosse stato affrettato. Forse non vedeva per nulla la vita nel modo giusto. Forse quel maledetto era solo malato. Come poteva minacciare quei due così, senza un tremito nella voce, con lo sguardo di chi sta discutendo per la cena con sua moglie e non con due pazzi criminali?!
Tossì, sputando sangue al suolo.
-Capitano… - biascicò a denti stretti. “Aiutami!” avrebbe voluto gridare, ma non lo fece. -Non venire. Posso cavarmela da solo.-
Hellhound sbuffò e sorrise ancora, trovando davvero patetico quel moto d’orgoglio.
Penguin però lo ignorò, così come ignorò le lacrime che gli bruciavano gli occhi.
-Questo bastardo ha ucciso Killer, devo vedermela da solo con lui!-
Kidd strinse i pugni.
Killer era morto?
Killer?!
Law tacque, tenendo lo sguardo fisso sul lumacofono, strinse i denti e contenne la sua rabbia con uno sforzo sovrumano quando udì distintamente il rapitore colpire il suo compagno. In quel momento desiderò uccidere quel bastardo maledetto trapassandolo da parte a parte, squartandolo in più tranci di carne sanguinolenti, immaginò le morti più atroci e sarebbe corso immediatamente a mettere in atto la sua vendetta se Penguin non l’avesse esortato supplicante.
-Capitano!-
-D’accordo.- rispose allora, il chirurgo, a capo chino -Pensaci tu.-
E ciò detto, senza aggiungere altro, riagganciò la cornetta.
Gli tremavano le mani.
Kidd rimase attonito.
-Ehi, ma che--Fa silenzio, Eustassya.- lo redarguì il Chirurgo della Morte mettendosi a sedere sul divano -Fai silenzio e lasciami concentrare.-
Kidd avrebbe voluto trascinarlo fuori dal sottomarino e pure in fretta! E non solo perché voleva accertarsi della presunta dipartita di Killer.
Non voleva crederci!
E, sotto sotto, era preoccupato anche per Penguin.  Fece per ribattere, quando con un gesto della mano, Law gli impose nuovamente di cucirsi le labbra e poi gli fece cenno di sedersi. I suoi gesti così seri e perentori lo costrinsero di malavoglia ad obbedire, seppure con immensa frustrazione. Gettandosi sul divano, al Capitano  non restò che attendere con le braccia incrociate al petto, soffocando sul nascere il suo desiderio di sangue.
Il Chirurgo della Morte emise un sospiro appena percettibile e si concentrò.
-Lo senti, Capitano?- gli chiese atono.
Kidd strinse gli occhi, liberò la mente, si concentrò a fondo.
-Sì.- rispose per poi cercare lo sguardo dell’altro. Law sorrise appena, poi si alzò e con un gesto secco fece roteare la sua Nodachi, la sua Kikoku, il Pianto del Demone.
Oh, sì, qualcuno avrebbe pianto lacrime salate quel giorno.








Note: Dunque, questa è stata una delle parti più difficili da scrivere. Come fare in modo che Penguin sfuggisse a Rutherford? Quel pazzo ne sa una più del diavolo, ma come avete notato, anche il nostro pinguino u.u
Riguardo a Ruth: I tre colpi di grazia fanno riferimento a un fatto inquietante. Si dice che se si odono abbaiare tre volte creature come gli Hellhound, è probabile che la fine sia ormai prossima.
Pauraaaaa!! >_<
E, infine, dico, io ci credo che Apoo lo bistratta a Kiddino: è il più piccolo del gruppo!! X°°°D il solo pensiero mi uccide!!
Dunque, spero che anche questo cap vi sia piaciuto e che vi piaccia anche il prossimo.
Riguardo al numero di Law, ho giocherellato coi numeri, fare 'ste cose ti fa sentire un po' Oda XD
E beh, questa storia per me è stata complicata perché tendo a svelare subito troppe informazioni, spero di essere riuscita a gestirle bene stavolta, per il bene della suspense u.u

Baci e abbracci!!

   
 
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