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Autore: kymyit    14/08/2013    4 recensioni
A Fort Alamos, Killer e Penguin stanno occupandosi di fare rifornimenti.
Una minaccia però incombe su di loro.-Su, bravo, getta l’arma e alza le mani.- gli disse l’uomo, sempre col suo cazzo di stuzzicadenti stretto fra le labbra. Caricò nuovamente la pistola e gliela premette alla gola, spingendolo contro il muro.
-Non farmi sprecare ancora proiettili.-
Penguin alzò piano le mani, senza ancora lasciare l’arma. Respirò piano.
-Ti ho colpito.- disse sorridendo.
Rutherford si accorse solo in quel momento di un taglio di striscio sul dorso della mano.
-Però… complimenti. Hai vinto qualcosa?-
-Non saprei, cosa offre la casa?-
-Dipende, puoi permetterti una sedia a rotelle?- propose quello, sollevando il cane dell’arma. Penguin aprì le dita della mano, in un tacito segnale.
-Te lo ripeto, amico.- disse serio -Il capitano non verrà a salvarmi.-
-Questo lo vedremo. Forza, moccioso, lascia cadere l’arma.-
Penguin obbedì.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Killer, Penguin, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Note: Questa fic era inizialmente nata come one shot, ma essendo molto lunga (circa 17-18 pagine) alla fine ho deciso di dividerla in capitoletti. E quindi ecco a voi il primo. Aggiornerò quanto prima. Questa storia mi ha preso molto tempo e ho sclerato per diverse ore, perciò spero che sia, se non perfetta, almeno piacevole e scorrevole. Uno dei capitoli sarà un po' forte per la violenza, ma non sapevo se mettere tutto a rating rosso per questo, magari quando ci si arriva, giudicherete voi e provvederò.
Buona lettura e a fine capitolo per parte delle note.

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Il cuore pompava ossigeno al ritmo sfrenato dei carri da corsa nelle arene, l’adrenalina inibiva il dolore e la paura, ma non la razionalità. Penguin ansimava costringendosi invano a rallentare la foga della respirazione, come se questa potesse tradirlo. Doveva ragionare, calmarsi, riflettere, capire…
Se solo avesse avuto un attimo di tregua per pensare!
Doveva assolutamente individuare Rutherford prima che questi riuscisse ad aprirgli un buco da qualche altra parte.
Si appoggiò al muro, sospirando a denti stretti, diede una rapida occhiata al braccio sinistro e masticò un’imprecazione colorita.
“Perdo troppo sangue.” pensò preoccupato “E non vedo Kirachan da qui.”
Se era ancora alle sue spalle, da dietro quella parete Rutherford non poteva vedere lui, ma di contro Penguin non riusciva a vedere Killer che era…
Strinse il pugno sul calcio della pistola.
“Stai calmo, è di Kirachan che stiamo parlando.” Si disse, affacciandosi appena oltre il muro.
Di nuovo quel rumore soffocato, come un soffio.
Sibilante, letale.
Un proiettile strisciò sull’angolo della parete a pochi millimetri dal suo viso, esattamente all’altezza degli occhi, e rimbalzò diversi metri più in là. I frammenti del muro colpito schizzarono ferendogli il viso. Penguin ebbe appena il tempo di abbassare le palpebre, il dolore fu lancinante. Si lasciò scappare un grido e rischiò di cadere a terra.
L’occhio perdeva sangue, tantissimo sangue. Non poteva rendersi conto dell’entità del danno in quel momento. Era ferita solo la palpebra? O anche il bulbo? Tentò di ripulirsi del sangue, ma un secondo proiettile lo colpì di striscio alla guancia, paralizzandolo più per la sorpresa che per il dolore.
Lo sparo proveniva da davanti a lui, dall’interno della sua parte di barricata.
Rutherford l’aveva raggiunto!
-Su, bravo, getta l’arma e alza le mani.- gli disse l’uomo, sempre col suo cazzo di stuzzicadenti stretto fra le labbra. Caricò nuovamente la pistola e gliela premette alla gola, spingendolo contro il muro.
-Non farmi sprecare ancora proiettili.-
Penguin alzò piano le mani, senza ancora lasciare l’arma. Respirò piano.
-Ti ho colpito.- disse sorridendo.
Rutherford si accorse solo in quel momento di un taglio di striscio sul dorso della mano.
-Però… complimenti. Hai vinto qualcosa?-
-Non saprei, cosa offre la casa?-
-Dipende, puoi permetterti una sedia a rotelle?- propose quello, sollevando il cane dell’arma. Penguin aprì le dita della mano, in un tacito segnale.
-Te lo ripeto, amico.- disse serio -Il capitano non verrà a salvarmi.-
-Questo lo vedremo. Forza, moccioso, lascia cadere l’arma.-
Penguin obbedì.




Tutto iniziò quella stessa mattina.
I Pirati del Cuore e i Pirati di Kidd erano sbarcati a Fort Alamos, una piccola isola in stile occidentale dal clima autunnale, per procurarsi viveri, materiali, medicinali e abiti nuovi. Sarebbero rimasti là per soli quattro giorni, dopodiché avrebbero fatto rotta per un’isola invernale più a ovest. Erano attraccati in momenti differenti ai poli opposti dell’isola per non destare troppi sospetti nelle autorità locali. Avrebbero fatto scorta e se ne sarebbero andati. Tutto liscio.
Niente risse, niente distruzioni, massacri, esplosioni, niente di niente.
Killer e Penguin si erano incontrati in una drogheria. Il medico stava contrattando col proprietario sul prezzo delle arance e sembrava anche una discussione accesa.
-Capisco che siano d’importazione, ma sono prezzi stratosferici. Signore, fammi lo sconto del cinquanta percento!-
L’uomo, sulla settantina, non sembrava proprio cedere alle sue insistenze e Killer ebbe come una rivelazione. Poteva essere un maestro! Unico conoscitore al mondo della tecnica arcana per contrastare lo sguardo melenso del pinguino deluso!
Doveva apprendere la tecnica e farne tesoro, assolutamente.
Al termine della contrattazione, il pinguino deluso si ritrovò con uno sconticino irrisorio di una manciata di Berry. Killer aspettava pazientemente il suo turno di ordinare la merce e non riuscì a trattenere una risatina divertita quando il droghiere si alterò.
-Mi stai prendendo in giro, giovanotto?-
Penguin inarcò le sopracciglia e fece un sorrisino idiota.
-No signore, i miei genitori avevano molto senso dell’umorismo.-
Quello non parve convinto, perciò il medico si frugò nelle tasche della tuta e gli mostrò un documento.
-Su, su, era uno scherzetto, ecco qui la mia carta d’identità.-
Nel vederla, l’occhiata di disapprovazione dell’uomo si sciolse in uno sguardo sconsolato alla “Questi giovani d’oggi… ”
Killer ebbe il buon senso di usare un nome falso fin da subito e sbrigò le sue commissioni, accordandosi per ritirare la merce il giorno seguente alle nove in punto. Quando uscì dal negozio, trovò Penguin seduto sui gradini a rigirarsi i pollici.
-Ping huin?!-gli domandò trattenendo una risata.
-Sono per metà orientale, da parte di madre.- ribatté quello mostrando la lingua. -Molti lo trovano più convincente di Penguin. Almeno ho più fantasia di te, Kira Quinn, il ricercato super sexy.-
-Irritato perché il tuo charme da cerbiatto morto ha fatto cilecca?-
-Chi, io? No, al mondo ci sarà sempre quello che ti metterà in difficoltà, Kirachan, ricordalo. Altrimenti poi come affino la tecnica degli occhioni da pinguino deluso?-
Risero entrambi. Faceva uno strano effetto vedersi in abiti civili, in incognito.
Era quasi divertente.
E poi, Killer si trovò a chiedersi se fosse vera quella cosa della madre orientale. Penguin l’aveva detto con quel tono dal quale non potevi non metterti in guardia. Eppure… i suoi occhi erano molto scuri e sottili. Non erano proprio a mandorla, però il suo sguardo era sempre stato molto particolare. Magnetico. Kidd diceva che quello di Law lo era, ma lui non la pensava in questo modo. Lo sguardo di Law gli faceva paura, i suoi occhi erano grigi e metallici come lame di un bisturi: letali.
Quelli di Penguin erano pozzi neri che ti costringevano ad essere guardati, alla ricerca di qualche riflesso. Non gli facevano paura, ma forse perché lui aveva tutta un’altra concezione del terrore.
Poteva dormire abbracciando un orsosauro a mo’ di peluche e non poteva sostenere lo “spaventoso” sguardo di Penguin, che a detta di molti era davvero strano?
Probabilmente, il Massacratore scrollò le spalle, era solo di parte, ecco perché gli piaceva così tanto. E perché stava quasi bevendosi quella balla colossale.
Decise, perciò, di non fare domande, altrimenti Penguin avrebbe risposto col suo sorriso strafottente e gli avrebbe dato delle delicate pacche sulla testa, prendendolo in giro su quanto fosse un bravo bambino lui, Kirachan, che credeva a tutto.
-Stavo scherzando, sai, prima.- gli fece il moro spiazzandolo.
-Eh?-
-Mia madre era del nord, come mio padre.-
-Lo immaginavo.-
-Ma per un attimo ci hai creduto, vero, Kirachan?-
-Nemmeno per un po’, Ping.- ribatté lui dandogli una manata sul collo e lasciandogli in regalo un bel segno rosso. Penguin quasi cadde a terra per il colpo ricevuto.
-Sei violento.- si lamentò massaggiandosi per poi darsi all’inseguimento del compagno, senza smettere di importunarlo con tutto il suo amore e tutta la sua “cattiveria”.

Una volta fatti tutti gli ordini necessari, i due pirati si fermarono in un saloon a prendere qualcosa da bere e fu lì che entrarono nel mirino di Rutherford detto Hellhound.
Già il soprannome era indice della sua pericolosità, in più incuteva un certo timore del prossimo per la sua notevole stazza, la falda del cappello a celargli gli occhi penetranti e l’incredibile destrezza con la quale sparava. Si diceva che era talmente veloce, che riusciva a bersi qualcosa prima che la vittima si accorgesse di essere stata colpita. La sua mira era infallibile, se voleva, uccideva al primo colpo e, peggio di ogni altra cosa, quando si fissava un obiettivo, cascasse il mondo riusciva ad ottenere quello che voleva.
Fu Penguin a notarlo per primo e fece un cenno col capo a Killer. Il Massacratore si voltò appena, per poi distogliere nuovamente lo sguardo.
-Facciamo finta di nulla.- suggerì.
Penguin annuì, dopotutto non erano in tenuta da delinquenti e Killer senza maschera poteva spacciarsi tranquillamente per un bel fustacchione biondo.
-Dovresti fare qualcosa per quei capelli, sono troppo riconoscibili.- disse però il moro con aria seria -Posso provare a farti una nuova pettinatura?-
-No.- disse quello a denti stretti, sulla difensiva, terrorizzato solo al pensiero che quello mettesse le manacce nella sua folta chioma a scopi offensivi.
-Sono un marchio di fabbrica, tutti tremano solo a vedere il tuo cespuglio, se mi lasci fare... -
L’occhiataccia del biondo lo mise a tacere. Penguin alzò le mani in segno di resa e si rimise a bere come un angioletto. Tacitamente decisero di aspettare che Rutherford si togliesse di mezzo da solo.
Non era improbabile che si trovasse lì per caso.
Purtroppo era una possibilità irrisoria.
L’uomo sedeva all’entrata della locanda, seminascosto in un angolo dal quale poteva tenere sott’occhio tutti gli avventori e persino il personale. Probabilmente era a caccia di qualcuno.
Forse aveva notato le loro navi e aveva pensato di mettere le mani su un cospicuo bottino. I due pirati rimasero seduti a lungo, ostentando tranquillità e conversando più o meno tranquillamente, per tenere un basso profilo. Non osavano alzarsi dai loro posti o alzare troppo la voce per paura di essere notati. All’ingresso dovevano essere stati visti assolutamente, perché probabilmente Rutherford era già lì, nel suo angolino. Non restava che sperare di non essere i suoi obiettivi e aspettare che alzasse i tacchi.
-Merda… - Penguin schioccò la lingua contro il palato, mal celando la sua irritazione. -Mi scappa, e adesso?-
Killer non rispose, ma guardò nuovamente in direzione del cacciatore di taglie.
-Sembra se ne sia andato.- disse trattenendo il sollievo.
Rimasero ancora per diversi minuti, non si sa mai il ceffo fosse semplicemente andato ai servizi e poi, appurato che la via era libera, si decisero a pagare il conto. Poi, invece di uscire per l’entrata principale, optarono per l’uscita dalla finestra del bagno.
-Avremmo dovuto farlo prima di pagare.- disse Penguin mentre Killer si calava all’esterno. -Il caffè costicchiava.-
-Finché c’è quel tizio in zona.- rispose Killer legandosi i capelli -Meglio non fare stronzate.-
-Siamo scappati dalla finestra del bagno come ladri, questa io la chiamo una stronzata.-
-Abbiamo pagato il conto.- rispose il Massacratore.
-Appunto!-
 -Ad ogni modo, meglio controllare che quello non sia appostato fuori dal locale.-
Il retro del saloon si affacciava su uno stretto vicolo deserto delineato da una fila di edifici, per lo più in legno, ma alcuni erano più recenti ed erano costruiti con mattoni e cemento.
I due si affacciarono appena allo stretto passaggio fra il saloon e un altro locale per studiare la situazione. Non si vedeva molto, purtroppo, ma Rutherford non sembrava nei paraggi. I due si mossero rapidi, proseguendo per il lungo corridoio di fabbricati. Il vociare allegro delle persone nella piazza arrivava attutito. Il silenzio incombeva e con questo la paura di trovarsi davanti il cacciatore di taglie.
Se ne raccontavano tante su di lui. Nessuno era mai sfuggito alla sua cattura, se voleva ucciderti ti uccideva, se sopravvivevi era perché era lui a volerlo.
E si diceva anche che negli ultimi tempi dava la caccia ai novellini nel Nuovo Mondo.
Non c’era da stupirsi che Killer fosse preoccupato. Penguin però lo era molto di più. Inconsciamente strinse la pistola che portava nella fondina sotto la giacca. Sovrappensiero, quasi si ribaltò all’indietro sbattendo contro la schiena del compagno. Killer neppure si scusò per essersi impalato in mezzo alla strada e il medico non protestò, non ne ebbe il tempo. Le parole gli morirono in gola quando vide, oltre il corpo muscoloso dell’altro, Rutherford camminare verso di loro, la falda del cappello calata sugli occhi e le pistole ai fianchi.
In silenzio, lentamente, i suoi passi non facevano rumore, era come un’apparizione dall’inferno, un guardiano sputato dalle budella della terra per trascinare fra le fiamme i dannati. [1]
I due pirati non osarono muovere un muscolo, colti da un terrore quasi primordiale.
Se ci fossero stati Kidd e Law, avrebbero potuto risolvere la cosa, ma loro erano persone relativamente normali. Rutherford, si diceva, non aveva mangiato nessun frutto e aveva sconfitto uomini dotati dei poteri con taglie altissime.
Era terribile.
Killer, col cuore in gola, cercò di far scattare la sicura della custodia che portava in spalla. Nello stesso istante in cui la clip scattava, Penguin lo afferrò per la manica della maglietta, trascinandolo a terra.
Un proiettile gli si conficcò nel braccio.
Si lasciò sfuggire un sonoro gemito e cadde.
-Penguin!- esclamò Killer.
Una pioggia di proiettili gli sferzò le braccia, il viso e le gambe. Il Massacratore si protesse come meglio poté, senza però muoversi di un passo.
Perché dietro di lui c’era Penguin.
-Attento!- gli gridò questo.
Rutherford era sparito.
Killer si guardò intorno, agitato, poi la vide. Un’ombra scura s'ingrandiva davanti ai suoi piedi.
Accadde tutto in pochissimi secondi. Il cacciatore di taglie sparò da sopra le loro teste e il Massacratore usò la custodia per parare i proiettili. Hellhound sorrise scoprendo i denti e atterrò con forza su quello scudo improvvisato, facendo perdere l’equilibrio al pirata. Killer tentò di restare saldo ma, esattamente come il nemico sperava, inciampò sul corpo di Penguin e cadde.
-Merda!- imprecò rialzandosi rapidamente -Passami le lame.- ordinò al compagno che era più vicino alla custodia.
-Io non lo farei.- disse una voce alle sue spalle paralizzandoli entrambi. Killer si voltò appena.
La fama di quell’uomo era oltremodo meritata.
Rutherford appariva calmo e rilassato, aveva quella tipica aria da uomo che ne ha viste tante e non si stupisce più di niente. Si passò lo stuzzicadenti da una parte all’altra della bocca e sollevò il cane della pistola, puntata alla testa bionda del Massacratore.
-Se vuoi un consiglio, ragazzo, tieni le mani in alto, dove posso vederle. Vivo o morto, a me non cambia nulla.-
-Se fosse vero.- disse Killer -Non staremmo a parlare.-
-Oggi mi sento magnamino.-
Il Massacratore strinse i pugni e i denti per qualche secondo, poi obbedì. Alzò le mani lentamente per poi, a sorpresa, gettarsi all’indietro. Facendo perno sulle braccia, tentò un calcio rovesciato allo stomaco del nemico.
Le sue gambe però, colpirono il vuoto.
Rutherford aveva previsto quella mossa, spostandosi di lato. Killer sbarrò gli occhi e soffocò un grido. La pelle delle braccia si lacerò, strappata da proiettili silenziosi. Penguin riuscì a schivare i colpi, ma fu ferito di striscio in diverse parti del corpo.
Quello che meravigliò maggiormente il Massacratore però, non era quella contromossa.
Come la pioggia di proiettili di poco prima, anche quei colpi erano anormali. Erano decisamente troppi per essere partiti da due sole armi e in quel momento le braccia del cacciatore di taglie non si erano mosse di un millimetro, inoltre probabilmente usava uno di quegli aggeggi chiamati silenziatori, perché quando i due pirati potevano avvertire i proiettili, questi sfrecciavano già a pochi centimetri dalla loro pelle.
Killer cadde nuovamente a terra e si rimise in piedi, iniziava a perdere la pazienza. Penguin si mise accanto a lui, in silenzio, ferito, ma ancora in condizioni di nuocere.
-E’ da un po’ di tempo che vi ho messo gli occhi addosso.- disse il cacciatore di taglie caricando una delle pistole. -Conosco perfettamente ciò di cui siete capaci e anche quali sono le vostre debolezze.-
Il suo sguardo scorse dal pirata biondo a quello moro. Penguin deglutì, mentre un’ansia terribile gli attanagliò lo stomaco.
In quel momento capì che le cose sarebbero finite male, molto male.
Killer scattò per primo. L’offesa è la miglior difesa. Doveva agire, rapido, mortale. Non aveva indossato ancora le sue fide lame, le sue ali di morte, ma i suoi pugni erano devastanti.
Era un assassino nato.

Un assassino con un cuore.

Rutherford sparò.
Penguin schivò di lato e istintivamente restituì il colpo che però stracciò solo il mantello dell’altro. Un proiettile lo colpì di striscio alla coscia, lacerandogli i pantaloni e la pelle.
Faceva troppo male per essere un colpo di striscio.
Killer calciò le sue lame e le afferrò al volo azionando il comando di rotazione. Con una falciata quasi colpì il nemico, ma questi sparò di nuovo.
Ma non a lui.

Penguin!
Avrebbe ucciso Penguin!

Killer visse quel momento quasi a rallentatore e fece l’unica cosa che il suo corpo slanciato verso il nemico gli permise di fare. Col piede si spinse all’indietro e allungò il braccio verso il compagno. Spasmodicamente. Col terrore dipinto nello sguardo rimasto impassibile di fronte a tanti massacri.
Anche Penguin vide quelle immagini scorrere lentamente davanti ai suoi occhi e non le avrebbe mai dimenticate.
Vide il proiettile schizzare sulla lama di Killer a pochi centimetri dalla propria fronte. Lo vide deviare contro la parete e poi, per la velocità e la forza impresse, rimbalzare contro l’angolo.
Vide un fiore rosso sbocciare fra i capelli dorati dell’uomo che amava e, in quel momento, il mondo si fermò del tutto.

Killer cadde, in silenzio, sollevando una nuvola di polvere.




Note:


 [1] Gli Hellhound sono cani soprannaturali di solito in guardia negli inferi e col compito oltre che di guardiani, di cacciare le anime in fuga o di proteggere tesori. Ci sono molte leggende e superstizioni, in molte è semplicemente un cane infernale, un’emanazione maligna e io ho voluto puntare su questo. Leggendo su wikipedia mi sono fatta l’idea di una belva che compare dal fumo nero e, leggera e letale, si fionda sulle sue vittime (pauraaaaa). E con questa immagine in mente ho pensato ad un Rutherford altrettanto silenzioso, leggero e letale.


Le note circa Rutherford finiscono momentaneamente qui. Il resto le avrete a fine fic, per non guastarvi il gusto della lettura.
Il nome Rutherford è più o meno casuale. Un mio nuovo personaggio ha questo cognome, perciò mi è rimasto appiccicato in testa e trovavo ci stesse bene con l'ambientazione. Riguardo all'ambientazione in sè, volevo una storia un po' western, ecco spiegato il titolo che è ispirato anche a un film western steampunk uhuhuhu.
Kira Quinn è una storpiatura di Killer Queen, credo fosse ovvio, mentre Ping Huin... io non credo che Huin esista come nome cinese X°D
Al prossimo aggiornamento!!
   
 
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