Sono circa le dieci quando la porta
della Stanza delle
Necessità si apre per la prima volta in quella giornata.
Abbiamo rimandato le spiegazioni a oggi. Era necessario, data la
stanchezza che provavamo un po’ tutti e il fatto che avessimo
già oltrepassato la mezzanotte. Devo dire che non
c’erano state grandi proteste e siamo andati in Sala Comune
quasi barcollando dal sonno. Peccato che Dora ed io avessimo da fare.
Ci siamo svegliati prima di tutti gli altri per incontrarci qui,
sistemare la Stanza e capire cosa sarebbe stato meglio dire o
rimandare. Fortunatamente, riuscimmo a decidere tutto in
un’oretta scarsa, prima che il sonno prendesse il sopravvento
e sprofondassimo nel sonno.
Lily si guarda intorno, esaminando la stanza, mentre entrano anche le
altre ragazze di Grifondoro.
Abbiamo ricreato la Stanza in modo da darle un’atmosfera
abbastanza familiare, riproducendo quella creata da Neville durante il
suo Settimo Anno, durante l’anno peggiore di Hogwarts.
Alice sembra la più spaesata del gruppo ma, dato che non si
mette a fare domande, immagino che le altre ragazze le abbiano spiegato
cosa era accaduto la notte precedente.
«Ciao» dice Lily, quasi timidamente.
«Che posto… strano» afferma Mary, che
sembra un po’ più tranquilla delle altre.
«A me piace» replica Emmeline, esaminando
l’arazzo di Grifondoro, per poi passare a quelli di Corvonero
e Tassorosso. «Come mai avete scelto questa stanza?»
Sto per rispondere, quando sentiamo un improvviso rumore fuori dalla
finestra, come di una mandria di bufali imbizzarrita, seguito da due
urli femminili. La porta della Stanza si apre ed entrano, rotolando,
James, Sirius e Frank, portando con loro anche Eve e Marlene. A
chiudere il tutto, c’è Peter, con il fiatone.
«Potter, Black, toglietevi! Ora!» urlò
Eve, quasi sommersa dai due ragazzi che, con braccia e gambe incastrate
in modi improbabili, cercavano di alzarsi. Frank, intanto, dopo aver
aiutato Marlene ed essere stato trucidato con lo sguardo, va a salutare
Alice.
James e Sirius, ora districati, aiutano Evelyn a rialzarsi che, dopo
aver mollato uno schiaffo a Sirius, si dirige verso la sorella.
«Ma perché hai colpito solo me?» chiede
Sirius, tenendosi una mano sulla guancia. James ride.
«I vantaggi di essere stato posseduto, caro
Felpato» risponde, aggiustandosi gli occhiali tondi. Sirius
ride a sua volta ma credo sia piuttosto evidente quanto è
forzata, quella risata.
«Ehm, ehm» fa Dora, in modo molto simile alla
Umbridge – almeno da quanto ci hanno detto i ragazzi
–, facendo voltare tutti verso di lei, che assume un sorriso
angelico.
«Vogliamo cominciare?» chiede.
«Da come evitavate il discorso, ieri, credevo che preferiste
non parlarne» dice Mary, prendendo posto su una delle
poltroncine che abbiamo messo al centro della sala, formando un cerchio.
«Via il dente, via il dolore» replica Dora,
sedendosi a sua volta. Sirius la guarda, spalancando gli occhi.
«Ma chi è il pazzo che si toglierebbe un
dente?» chiede, rannicchiandosi sulla poltrona.
«Per Godric, è da idioti!» aggiunge
James, sdraiandosi sui braccioli della sua.
«Al massimo “da Babbani”»
replica Lily, con una smorfia. James non sembra aver capito di averla
un po’ offesa.
«E perché i Babbani dovrebbero staccarsi i
denti?» chiede, ingenuo e sconvolto. Lily, intuendo
l’ignoranza del ragazzo, ridacchia.
«Hai presente quelle macchiette nere che vengono sui denti e
che fanno malissimo?»
«So cosa sono le carie!» replica James, incrociando
le braccia e guardando la Rossa. «Solo che non capisco
perché bisogna togliersi il dente! Dopotutto basta solo un
Inca… Oh».
Lily sorrise, trionfante, e James scivolò sulla poltrona,
arrivando quasi a sedersi bene. Quasi.
Ridacchio, per poi schiarirmi la voce, riportando
l’attenzione su me e Dora.
«Direi che è il momento di dare inizio alle
spiegazioni» gli sguardi si fanno di colpo più
attenti. Dovrò stare attento a Mary, anche se credo di poter
contare sulla sua discrezione. «Ho… Abbiamo
pensato parecchio a come cominciare e credo che il primo passo sia
mostrarvi questa».
Mi concentro un po’ e, in aria e nel mezzo del cerchio,
compare, dritta dalla mia memoria, una fotografia molto ingrandita del
Primo Ordine della Fenice.
I ragazzi sussultano e cominciano a osservare l’immagine.
«Marlene… quella lì… sembri
tu» commenta Evelyn, osservando l’immagine adulta
della ragazza. Marlene si osserva, riconoscendo i suoi stessi tratti.
Mary indica un'altra figura.
«Sirius, quello invece sei tu». Felpato allunga il
collo, cercando di vedersi meglio. Cerca di nascondere un sorrisetto
compiaciuto ma capisco che è piuttosto soddisfatto della sua
versione adulta.
«Lì dietro c’è
Peter!» esclama James, indicando l'SSS.
«Ci siamo tutti» sussurrò Lily. Poi
aggrottò le sopracciglia. «Ma Dora ed
Eve…»
«Perché noi non ci siamo?» chiede la
piccola Tonks. Dora si rigirò un po’ sulla
poltroncina, cercando di capire come dirglielo.
«Be’, diciamo che, per come le sappiamo noi, le
cose sono un po’ diverse» risponde, nervosa, e i
suoi capelli prendono una delicata sfumatura viola.
«Quali cose?» chiese Evelyn, esasperata.
«Ragazzi, sto cominciano a pensare che non siate chi dite di
essere».
«In tal caso» replico io. «Credo sia
meglio ricominciare con le presentazioni».
Sopracciglia alzate. Sopracciglia alzate ovunque.
«Mi chiamo Remus John Lupin» dico. «Ho
trentott’anni, sono un Lupo Mannaro (alcuni trattengono il
fiato; immagino che, come nel nostro universo, non abbia detto quasi a
nessuno del mio status) e… sono morto».
Approfittando dello sbalordimento generale, Dora interviene prima che
qualcuno possa fare domande.
«Mi chiamo Ninfadora Tonks, ho venticinque anni, sono una
Metamorfomagus e… sono morta anch’io».
Poi rivolge uno sguardo triste a Evelyn. «E sono…
ero figlia unica».
Quando arrivò il caos, James fu l’unico che non
s’inserì nella sequela soffocante di domande che
vennero rivolte ai due («M-morti?» «Ma di
che diamine state parlando?» «Sei un Lupo
Mannaro?» «Ora mi spieghi che cazzo vuol dire
“ero figlia unica”!» «Cosa vi
siete fumati?» e via discorrendo), dato che era troppo
occupato a esaminare un certo dettaglio dell’immagine che
Remus aveva evocato.
C’erano lui e Lily. E non erano neanche troppo lontani,
considerata la mole del caro Coda che li separava. Osservò
meglio le loro mani, la sua e quella di Lily, e, se la vista non gli
giocava brutti scherzi, quelle che vedeva sulle loro dita erano proprio
fedi. Fedi nuziali. Identiche.
Il cuore perse qualche battito ma a James non importò. Se
quello rappresentava in qualche strano modo il futuro, allora si
sarebbe sposato con Lily. Si voltò verso la rossa in
questione e vide che stava osservando i due ragazzi come tutti gli
altri.
Sposati.
Questa parola gli rimbombò nella mente.
Lui si sarebbe sposato con Lily Evans.
Qualcosa, però, una vocina nella sua mente, gli disse che
non era sicuro. Certo, c’era quella foto… e
quindi? Ciò non dimostrava che sarebbe veramente andata
così. E se avesse cominciato a urlare “Lily ed io
ci sposeremo!” molto probabilmente avrebbe mandato tutto a
farsi friggere.
Decise quindi di stare in silenzio. Dopotutto, Lily gli aveva dato una
possibilità e non poteva sprecarla in alcun modo.
Proprio le parole di questa lo risvegliarono dai suoi pensieri.
«Perché non ci spiegate tutto
dall’inizio?» chiese, diplomatica. Un altro battito
perso per James. Possibile che fosse così cotto da
innamorarsi perfino del modo in cui parlava?
Remus annuì.
«D’accordo. Però siate pronti a
tutto» rispose, con un sorrisetto. «Dora ed io
siamo morti combattendo nel 1998, durante una battaglia a Hogwarts, e
ci siamo risvegliati qui».
«Una battaglia a Hogwarts?» chiese Sirius,
stupefatto. Dora annuì.
«Da dove veniamo noi, un potente mago Oscuro aveva cominciato
una guerra contro i Nati Babbani» rispose.
«E da dove venite?» chiese Eve. La povera ragazza
sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
«Da una specie di… universo parallelo, almeno
secondo Silente».
«Silente lo sa?»
«Anche Silente è arrivato qui come noi»
replicò Remus.
«Da quando?» chiese James.
«L’anno scorso. Quando è morto nel
nostro mondo».
James rifletté. C’era stato un periodo in cui
Silente non si era fatto vedere e secondo alcuni era molto malato.
«Silente morto» sussurrò Mary.
«Sembra impossibile».
«Alt!» esclamò Sirius, alzando le mani.
«Vi dispiacerebbe andare più piano, non ci sto
capendo nulla!»
Remus annuì, sorridendo.
«In effetti, sarebbe meglio» disse. «Noi
proveniamo da un universo parallelo in cui, proprio in questo periodo,
un potente mago oscuro, Lord Voldemort, stava radunando dei seguaci per
annientare i Nati Babbani, prendere il potere e ottenere un mondo in
cui i maghi fossero i padroni. Sapeva il fatto suo: probabilmente
Silente era l’unico che avrebbe potuto affrontarlo ad armi
pari ed era arrivato al punto in cui la gente temeva addirittura di
pronunciare il suo nome, riferendosi a lui come “Il Signore
Oscuro” o “Voi-Sapete-Chi”. Proprio
Silente, per fermarli, creò una società segreta,
l’Ordine della Fenice. Quando finimmo la scuola, tutti noi
entrammo a farne parte, tranne Dora ed Eve».
«E perché noi no?» chiese la ragazza.
Sembrava leggermente irritata.
«Perché tu non eri nata ed io dovevo ancora
cominciare ad andare a Hogwarts» rispose la sorella con
semplicità.
«Ma com’è possibile?»
replicò Eve. «Avete solo un anno di differenza e lo stesso io e te!»
«Già, ma nel nostro universo non è
così. Io e Remus abbiamo ben tredici anni di differenza
e…»
«Non me lo ricordare» mugugnò Remus,
contrariato. «Mi fa sentire vecchio».
Dora scosse la testa, esasperata.
«E… Be’, in quel periodo c’era
la guerra e nostra madre, nonostante fosse una Black, era sempre a
rischio per aver sposato papà e quindi…»
«Quindi?»
«Lo so, è molto brutto detto così, ma
tecnicamente si può dire che… non hanno avuto
tempo» concluse Dora, faticando a trovare le parole giuste.
Eve si pronunciò in un semplice «Oh»
prima di guardare a terra.
«Se può esserti di consolazione, ho sempre voluto
una sorellina» aggiunse Dora, cercando di attutire un
po’ il colpo. Eve fece un leggero sorrisetto, ma non
aprì bocca.
«Quindi» s’intromise Frank, cercando di
sorpassare quel momento imbarazzante. «C’era la
guerra e tutti noi eravamo nell’Ordine».
«Esatto» disse Remus. «La guerra
finì il trentuno ottobre del 1981 quando un bambino di un
anno riuscì a sconfiggere Voldemort».
«Un bambino?» chiese Alice, sorpresa. «E
come?»
«Grazie alla madre» intervenne Dora. Erano
d’accordo perché raccontasse lei quella parte:
Remus faticava ancora a parlarne apertamente. «Quella notte,
il bambino perse entrambi i genitori. Il padre cercò di
prendere un po’ di tempo per far scappare la moglie e il
figlio ma non riuscì a fare molto, poiché aveva
tentato di combatterlo senza bacchetta».
«Chi affronterebbe il più potente mago Oscuro del
mondo senza usare la bacchetta?» chiese Sirius, stupito.
James sospirò.
«Una persona disperata, Felpato» rispose, con voce
seria e tetra che bloccò ogni tentativo di replica di
Sirius, che tornò a guardare i due, lanciando occhiate
preoccupate all’amico.
«Voldemort proseguì e arrivò di fronte
alla madre» continuò Dora. «Seguendo il
desiderio di uno dei suoi Mangiamorte, le chiese di farsi da parte. Lei
non volle e venne uccisa».
«Mangiamorte?» chiese Emmeline. Remus
annuì.
«È cosi che i suoi schiavetti personali si
facevano chiamare» rispose.
«E chi era?» chiese Mary. «Il Mangiamorte
che aveva chiesto a Voldemort di risparmiare la donna?»
Remus sospirò e lanciò un’occhiata a
Dora, che annuì.
«Severus Piton».
«Quel figlio di Morgana!» esclamò
Sirius, passandosi le mani fra i capelli. Anche altre persone si
lanciarono in epiteti contro di lui. Lily si voltò verso
James e vide che la stava osservando con aria preoccupata. Lei
aggrottò le sopracciglia in una muta domanda. Lui scosse la
testa.
Stava cominciando a collegare.
Piton era sempre stato interessato solo a una persona: Lily. Questo
voleva dire che, molto probabilmente, era lei la donna che si era
sacrificata per il proprio figlio. James sorrise tristemente. Aveva
sempre saputo che quella ragazza era speciale.
«Senza saperlo, però, Voldemort aveva appena dato
al bambino una via di salvezza» s’intromise Remus.
«L’amore della madre aveva creato per lui una
barriera che lo rendeva intoccabile nei confronti di Voldemort. Era
un’antica e potente magia e Voldemort, incapace di provare
amore, non l’aveva neppure presa in considerazione.
Lanciò la Maledizione Mortale e questa rimbalzò
contro di lui, lasciando sul bambino solo una cicatrice a forma di
saetta sulla fronte. Quel giorno, il piccolo entrò nei libri
di storia come Il Bambino-Che-È-Sopravvissuto».
Fece una pausa, aspettando che gli altri metabolizzassero la cosa.
«Come si può essere incapaci di provare
amore?» chiese Eve, prendendo la parola dopo molto tempo.
«Silente ce lo ha spiegato: a quanto pare, Voldemort, o Tom
Riddle, era stato concepito mentre il padre era sotto
l’effetto di un Filtro d’Amore» rispose
Dora, un po’ sollevata che la sorella almeno le parlasse..
«È disgustoso» mormorò Alice,
stringendo la mano di Frank, che gliene carezzò il dorso.
«Sua madre era una strega, una degli ultimi discendenti di
Salazar Serpeverde» disse Remus. «In sé,
portava la follia provocata da tutte le, diciamo, combinazioni dei
Purosangue che avevano mantenuto intatta la nobiltà della
famiglia, spesso con matrimoni fra consanguinei. Devo dire che lei era
probabilmente molto più sana del padre e del fratello. Era
innamorata pazza di un ricco Babbano che abitava nei dintorni. Silente
crede che gli offrì il filtro spacciandolo per un bicchiere
d’acqua, quando Tom Riddle Senior passò davanti
alla sua casa con la carrozza, cosa che faceva abitualmente».
Altra pausa.
«Tornando al bambino» disse. «Questo
crebbe con i suoi zii da parte di madre. Erano Babbani e odiavano tutto
ciò che avesse a che fare con la magia. Trattarono male il
bambino e non gli dissero che era un mago, finché lo
scoprì da solo, al suo undicesimo compleanno».
«Remus, posso chiederti… Qual era il nome del
bambino?» chiese James, non riuscendo a trattenersi. Remus
gli sorrise, triste.
«Harry» rispose. «Harry James
Potter».
Silenzio di tomba.
Tutti si girarono a guardare James che tentò di rimanere
impassibile.
«Mio figlio, quindi» disse. La voce gli
tremò leggermente.
«Del James della nostra dimensione, sì»
rispose triste.
«E perché è dovuto andare da gente che
lo trattava male?» chiese, anche se la domanda che aveva in
mente era ben altra. «C’è Sirius,
c’è Peter, ci sei tu».
«Peter ed io non eravamo raggiungibili» disse
Remus. Lui e Dora avevano concordato per quella versione della storia:
meglio non dire che era stato Peter a tradire i Potter. Più
tardi, in ogni caso, avrebbero dato l’ultimatum
all’SSS. «Eravamo fuori per una missione
dell’Ordine, siamo venuti a sapere di quanto era successo
solo molto più tardi. Sirius, invece, era stato
ingiustamente sbattuto ad Azkaban. Il Ministero credeva avesse
avvertito Voldemort della vostra posizione».
«Cosa?» esclamò Sirius, perplesso.
«Io non farei mai…»
«Infatti non sei stato tu, anche se tutti lo
credevano» replicò Remus, pacato.
«Tutta questa storia è cominciata per colpa di una
profezia» spiegò Dora. «Pronunciata
durante un colloquio alla Testa di Porco, in cui alloggiava una donna
che voleva insegnare Divinazione a Hogwarts. La profezia diceva che un
ragazzo nato alla fine di luglio, nato da coloro che lo avevano
affrontato per tre volte e gli erano sfuggiti altrettante, avrebbe
segnato la fine del Signore Oscuro perché questo lo avrebbe
considerato suo pari, senza sapere che aveva un potere a lui
sconosciuto. Un Mangiamorte aveva sentito parte della profezia, solo
quella riguardante l’identità del bambino, e
l’aveva riferita a Voldemort. E quel bambino era Harry. Il
Mangiamorte, preso dai sensi di colpa, avvertì Silente, che
aiutò i Potter a nascondersi. Erano a Godric’s
Hollow, sotto l’Incanto Fidelius. Il loro Custode Segreto
doveva essere Sirius, che però decise all’ultimo
momento di rifiutare, non sentendosi all’altezza. I Potter
scelsero allora un altro Custode in segreto. Purtroppo, proprio quella
persona era una spia di Voldemort, che li condannò,
mandò Sirius ad Azkaban per un pluriomicidio che non aveva
commesso e finse di essere stato ucciso in quell’occasione,
tagliandosi un dito e lasciandolo lì come prova della sua
morte. Dodici Babbani e un mago morti, secondo le fonti
ufficiali».
«Cazzo» esclamò Sirius in un sussurro.
James era molto pallido e gli altri non erano da meno.
«Tuttavia, sei la prima persona che è riuscita a
scappare da Azkaban» disse Remus, sbalordendo il ragazzo.
«Si tornato durante il terzo anno di Harry a Hogwarts, che
nel frattempo aveva già impedito due volte a Voldemort di
tornare».
«Si era impossessato del corpo di un professore durante il
primo anno e aveva sfruttato un diario nel secondo, diario in cui aveva
nascosto parte della propria anima quando aveva sedici anni»
aggiunse Dora.
«Parte della propria anima?» chiese Marlene.
«Sì» confermò Dora.
«Commettendo un omicidio è possibile usare una
magia Oscura che permette al mago di strappare parte della propria
anima e racchiuderla in un oggetto. È una magia orribile ma
permette di non morire. Quando l’incantesimo è
rimbalzato contro Voldemort, infatti, era rimasto più che
morto che vivo e poteva mantenersi solo prendendo il controllo di
animali o persone. Però c’era ancora. Quegli
oggetti, che contengono l’anima di una persona, si chiamano
Horcrux».
La maggior parte delle persone rabbrividì.
«Come stavo dicendo» proseguì Remus.
«Sirius riuscì a scappare da Azkaban e
andò a Hogwarts perché sapeva che la spia di
Voldemort si nascondeva all’interno. Tuttavia, era un
ricercato e molti credevano volesse uccidere Harry, lui
compreso» sospirò. «Ammetto che
anch’io ci avevo creduto».
«Sai, dovresti avere un po’ più di
fiducia in me» replicò Sirius, piccato. La Stanza
evocò un cuscino per Remus, che lo lanciò in
faccia a Sirius con un: «Chiudi il becco, pulcioso».
«Mi sono già abbastanza sentito in colpa per
parecchio tempo, non mettertici anche tu» disse. Sirius
ghignò.
«Ma allora mi vuoi bene!» esclamò il
giovane Black, saltando al collo dell’amico, che
tentò di allontanarlo il più possibile.
«Sta lontano, pazzo omicida» urlò Remus,
impegnato in un corpo a corpo con Sirius.
«Ma se ero innocente! L’hai detto anche
tu!» scherzò l’altro.
«Scusate, io vorrei continuare a sentire la storia»
disse Eve. Remus e Sirius si bloccarono e quest’ultimo
rivolse un ghigno malefico alla ragazzina.
«Lo sai che hai appena detto di voler ascoltare la storia
della morte di tua sorella?» chiese, malevolo. Eve
arrossì.
«No, non è vero, io…»
«Tranquilla Eve» disse Dora, sorridendo, per poi
fulminare il cugino con lo sguardo. «Vatti a sedere, Sirius.
Sono un Auror e di Incantesimi per farti male ne conosco
parecchi».
«Sissignora!» esclamò Sirius, correndo a
sedersi dritto come un fuso.
Alcuni ridacchiarono.
«Dov’ero?» chiese Remus, sorridendo.
«Al pulcioso che va a Hogwarts» disse James. Il suo
tono era piuttosto strano. Remus aggrottò le sopracciglia ma
non disse nulla.
Remus cominciò quindi la lunga spiegazione, senza che
nessuno lo interrompesse. Spiegò che Sirius aveva
localizzato la spia e l’aveva portata in un posto sicuro per
interrogarla, solo che era stato seguito da Harry e i suoi migliori
amici, Ron ed Hermione, e da Remus stesso. Raccontò di come
avevano sentito la spiegazione di Sirius e gli avevano creduto, di come
Harry aveva salvato Sirius dai Dissennatori, prima al lago, producendo
un Patronus a forma di cervo (qui James sorrise come un ebete), poi
usando la Giratempo con Hermione.
Passò all’anno successivo, raccontando dei
mondiali del Quidditch (Sirius volle sapere il risultato per future
scommesse) e del Marchio Nero che era apparso. Parlò del
Torneo Tremaghi e di come Harry fosse stato scelto a causa di un
Mangiamorte che aveva preso le sembianze di Malocchio Moody, professore
di Difesa Contro le Arti Oscure di quell’anno. Descrisse il
ritorno di Voldemort e di come avesse abbattuto il confine che non gli
permetteva di toccare il ragazzo (Lily sussultò).
Raccontò del duello che c’era stato, di come i
fantasmi dei suoi genitori lo avessero aiutato a scappare dal cimitero,
di come, quando tornò, nessuno gli credette, a parte i suoi
amici (Mary strinse le labbra in una linea sottile, imitando alla
perfezione la McGranitt).
Toccò al quinto anno di Harry, con l’aggressione
dei Dissennatori e l’udienza al Ministero
(«Udienza? Ma si è difeso!» aveva
protestato Sirius). Parlò della Gazzetta del Profeta e del
Ministero, che cercavano di far passare Harry per pazzo, mentre
l’Ordine si era riunito e cercavano di raggruppare
più persone possibili. Descrisse la Umbridge, il vecchio
rospo rosa mandato dal Ministero che impediva agli studenti di
praticare la magia e di come Harry e i suoi amici avessero fondato
l’Esercito di Silente. Raccontò della cacciata di
Silente e di come, tramite il legame empatico che Harry e Voldemort
avevano dalla fatidica notte di quattordici anni prima, il Signore
Oscuro avesse attratto sei ragazzi al Ministero, con lo scopo di
prendere la copia originale della profezia. Parlò dello
scontro, di come gli unici abbastanza illesi fossero Harry e Neville
Paciock, uno dei suoi migliori amici (Frank strinse forte la mano di
Alice, che aveva le lacrime agli occhi. Secondo Remus sarebbe stato
inutile tralasciare quel dettaglio, ricordando che i due erano
innamorati fin dal terzo anno e che il sapere che probabilmente
avrebbero avuto un figlio non avrebbe fatto altro che rafforzare il
legame)… Parlò della morte di Sirius.
Mary, non riuscendo a trattenersi, corse ad abbracciare il suo ragazzo,
come se volesse assicurarsi che fosse ancora lì. James
guardava il fratello acquisito con le lacrime agli occhi.
Remus non descrisse i particolari, di come Harry soffrì per
quella perdita, ma raccontò del fatto che Voldemort, da quel
giorno, non osò più entrare nella mente di Harry
a causa dell’amore che ci trovò dentro.
Fu il turno del sesto anno. Non sapeva molto di quell’anno, a
parte che Harry si era innamorato di Ginny, cosa che fece molto felice
James (soprattutto perché la ragazza era una rossa).
Raccontò dei sospetti che il ragazzo aveva su Draco e Piton,
di come avesse scoperto che Voldemort aveva ordinato al ragazzo di
uccidere Silente («E cosa ci si aspettava, da un
Malfoy?» sussurrò Marlene fra i denti che, negli
anni precedenti, aveva avuto alcuni scontri non molto piacevoli con
Lucius, il padre di Draco). Parlò anche degli Horcrux di
Voldemort e della grotta in cui c’era il Medaglione di
Serpeverde. E raccontò dell’assassinio del preside
per mano di Severus Piton.
Rimasero tutti di stucco e Lily arrivò quasi alle lacrime,
mentre James poggiava una mano sulla sua spalla per confortarla un
po’.
«Bastardo» mormorò Sirius, con i pugni
ben serrati. Tutti gli altri fecero borbottii di assenso.
«Aspettate a giudicarlo» li rimproverò
Dora, raccontando poi di come lui fosse sempre la spia di Silente,
uccidendo il preside sotto suo ordine. Raccontò del piano
che avevano e di come Harry e gli altri avessero viaggiato per tutta
l’Inghilterra seguendo questo piano, distruggendo gli Horcrux
dal primo all’ultimo.
«E poi c’è stata la battaglia
finale» mormorò Remus. Eve guardò Dora
nervosamente. «Non sappiamo con precisione cosa sia successo:
io sono morto quasi subito» il ragazzo fece un mezzo sbuffo.
«Colpito da un muro e finito da un lurido Mangiamorte
chiamato Antonin Dolohov. Che fine di merda».
«Non esistono morti belle o brutte»
replicò Emmeline, che aveva visto i propri genitori morire
per mano di un killer psicopatico mentre questi si trovavano nel posto
sbagliato al momento sbagliato. «Esiste la morte. E
basta».
«Già, ma se avessi potuto scegliere, avrei
preferito andarmene da vecchio. E magari, non lo so, alle
Bahamas» replicò il ragazzo, per poi ridacchiare
per le sue stesse parole. «Non penso ci sia molto da fare,
adesso, no?».
«Io ho ucciso Dolohov» intervenne Dora.
«Non sono riuscita ad arrivare in tempo per
fermarlo».
Remus la guardò, sorpreso. Non avevano mai parlato di cosa
era successo dopo che era morto lui. Faceva troppo male.
«Ho combattuto per un'altra mezz’ora, ma poi
è arrivata quella pazza scatenata di Bellatrix a lanciare
Maledizioni ovunque, colpendo studenti, membri dell’Ordine e
Mangiamorte» continuò. Aveva lo sguardo vacuo,
perso nei ricordi. «Pensavo di farcela, ma ero indebolita. Ha
vinto facilmente».
Evelyn si alzò di scatto, in lacrime, e corse ad abbracciare
la sorella, mentre Remus stringeva forte la mano a Dora.
«Abbiamo parlato con Silente, ieri»
proseguì Remus, cercando di dare un po’ di tregua
a Dora e alla sorella. «Ci ha raccontato di aver visto Harry
in sogno, in una specie di mondo fra i due universi. Questo, secondo il
professore, vuol dire che il piano è andato a buon fine e,
molto probabilmente, Voldemort è già morto da un
pezzo».
Ci fu un momento di silenzio, in cui tutti erano persi nei propri
pensieri.
James si domandava del fato del figlio e si rattristava enormemente nel
sapere che lui e Lily sarebbero morti a soli ventitré anni.
La Rossa si chiedeva più o meno lo stesso.
Mary osservava Sirius, che aveva lo sguardo piuttosto spento, e
continuava ad abbracciarlo. Lui si riscosse dopo un po’ e le
sorrise tristemente.
Marlene si chiedeva cosa fosse accaduto agli altri, di cui
né Remus né Dora avevano parlato.
Emmeline, invece, pensava a tutte le morti che, secondo i due, ci
sarebbero state e, allo stesso tempo, ricordava con tristezza la morte
dei genitori.
Frank e Alice si guardavano, chiedendosi come sarebbe stato il loro
figlio così coraggioso.
Peter si mordicchiava le unghie, pensando a chi potesse essere la spia
che aveva distrutto la vita dei suoi migliori amici.
Evelyn piangeva contro la sorella. Era sempre stata facilmente
condizionabile ma questo era fin troppo. Non riusciva neanche a
immaginare una vita senza la sorella, figuriamoci il solo pensarla
morta!
Remus osservava sua moglie e pensava al piccolo Teddy, rimasto solo con
il proprio padrino e la nonna. Un altro orfano di guerra, proprio come
Harry.
Dora, invece, riusciva solo a pensare alla sua nuova sorellina. Con
lei, credeva che tutto sarebbe stato più sopportabile.
«Remus» chiamò Mary. Il ragazzo si
voltò verso di lei. «In questa sala, chi
era…?»
«Nessuno».
«Ehi, Peter» disse Remus, mentre tutti gli altri
uscivano. Il ragazzo guardò Remus con gli occhietti acquosi
pieni di curiosità. «Sai chi era la spia che
condannò a morte James e sua moglie?»
Peter scosse la testa in segno di diniego. Remus neanche lo guardava,
osservava la moglie uscire con Evelyn, pronta a recuperare tutti gli
anni di cui Dora aveva perso la memoria.
Era stato felice, Remus, quando aveva visto che nessuno lo aveva
disprezzato quando aveva confidato di essere un Lupo Mannaro. Non che
avesse qualche dubbio, ma faceva sempre piacere sapere di essere
accettato da una persona in più.
«Sei stato tu». La frase fu pronunciata con tale
freddezza che Minus rabbrividì. «Sai, per Silente
questa è una nuova possibilità per me, lui e
Dora. Be’, a mio parere è una
possibilità anche per te. Un solo passo falso e non
avrò pietà».
Così dicendo, Remus uscì dalla Stanza,
lasciandosi dietro l’ometto tremante, sapendo che Peter non
avrebbe osato tradirli, almeno non tanto presto.
Il ragazzo si avvicinò a Sirius e James e li
richiamò con dei colpetti sulle spalle. Loro lo guardarono,
inarcando le sopracciglia in una muta domanda.
«Sentite, anche dopo quello che vi ho raccontato voglio
solo…» le parole gli mancarono e James gli
poggiò una mano sulla spalla, incoraggiandolo a parlare.
«Io sono sempre lo stesso, okay? Non è cambiato
nulla».
James e Sirius si scambiarono uno sguardo Malandrino e Remus li
osservò sospettoso. I due annuirono contemporaneamente e si
gettarono contro il Mannaro, cominciando a fargli il solletico.
«Già non è cambiato proprio
nulla» disse James mentre il povero ragazzo rideva a
crepapelle e cercava di staccarsi di dosso i due.
«Vero, soffre il solletico esattamente come quando non era un
vecchietto noioso» disse Sirius, bloccando le gambe del
ragazzo. «Ma che dico? È sempre stato un
vecchietto noioso!»
«Basta!» esclamò Remus, con le lacrime
agli occhi. «Pietà!»
«Solo se ci aiuti a programmare il prossimo
scherzo!» disse James, ghignando.
«No, non lo farò… Sirius, che cazzo
vuoi fare? No! NO! D’accordo, vi aiuterò! Ma ora
BASTA!» i due si staccarono dall’amico e lo
aiutarono a rialzarsi. Poi lo presero a braccetto e lo trascinarono di
peso fino alla Sala Comune, sotto lo sguardo divertito degli altri.
James si girò per un momento e incrociò lo
sguardo con Lily, che sussultò. Non ci vide
l’allegria che aveva sempre notato in quel ragazzo
così solare ma ben altro, che somigliava molto a paura. Fu
solo per un lampo ma Lily capì che avrebbe dovuto parlare
con lui. L’opportunità le venne data quella sera
stessa.
Era tornata in Sala Comune per vedere se aveva lasciato lì
il compito di Trasfigurazione per il lunedì seguente e lo
aveva trovato lì, sdraiato sul divanetto rosso a guardare il
fuoco, perso nei propri pensieri.
«Ehi, mi fai un po’ di spazio?» chiese gentilmente. James sussultò e sollevò lo sguardo. Lily sorrise gentilmente e James si rannicchiò per liberare parte del divanetto, subito occupato dalla Rossa.
«Cosa c’è che non va?» chiese
la ragazza.
«Niente di cui preoccuparsi» disse James,
rimettendosi a guardare il fuoco. Lily gli prese una mano, facendolo
voltare per la sorpresa.
«Però tu sei
preoccupato»
replicò Lily. James abbassò lo sguardo ma,
contemporaneamente, intrecciò le dita con quelle della
ragazza, che sorrise leggermente.
«Mi sembra sia stato troppo facile, ieri» disse
James. Lily lo guardò confusa. «La Mason ha
trecento anni di esperienza: come ha fatto a non capire che bastavi tu
per risvegliarmi?».
Lily si morse un labbro ma non disse nulla. Era la stessa cosa che
aveva pensato lei la sera precedente.
«E poi, so che sembra stupido, ma quando sono tornato in me,
non c’è stato nessun segno che fossi realmente
cambiato» proseguì il ragazzo, per poi puntare lo
sguardo su Lily. «E se non fosse finita? E se…
l’Altro fosse solo, non so,
“addormentato”?»
«Allora vorrà dire che, se tornerà,
faremo tutto il possibile per farlo andare via»
replicò Lily. «Non penserai mica che ti lasceremo
da solo, vero?»
«No». James sorrise e Lily si rasserenò
un po’. «Grazie. Di nuovo».
Lily ridacchiò.
«Quando vuoi, maritino
caro» scherzò
Lily. James sgranò gli occhi, stupito. «Cosa
c’è? Credevi non avessi capito che Harry sarebbe
il nostro futuro figlio?»
James prese un sorriso che doveva sembrare estasiato ma che ricordava
semplicemente Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll, quello
nell’arazzo accanto alla Stanza delle Necessità.
«Ma non credere che questo ti renda le cose più facili: siamo in un altro universo, qui le cose possono andare diversamente» lo rimproverò scherzosamente la
ragazza.
«È un modo carino per dirmi di prepararmi bene per
la prossima uscita a Hogsmeade» chiese James, ridendo.
«Forse» disse Lily. Poi si alzò e diede
un bacio sulla guancia a James, mormorando un «Buonanotte».
Lily si diresse su per i dormitori lanciando a James un ultimo sorriso rassicurante, lasciandolo sprofondare nel divano con sguardo leggermente ebete. Sospirò, per poi alzarsi, stiracchiandosi, e si diresse a letto anche lui, ora leggero come una piuma
Sala Comune di Tassoverde
Ed eccoci con il mio nuovo entusiasmante capitolo!
- Entusiasmante? È un accozzaglia di racconti messi senza alcun filo logico -
È solo che, quando tu e Dora avete raccontato, eravate così presi dal discorso che vi siete scordati di raccontare qualche dettaglio, che tuttavia gli altri vi hanno chiesto u.u
- Ma non è andata così! -
*Carica il fucile* Dicevi, Remus?
- Niente, niente. Fa come se non esistessi... -
Bene così. A cuccia, lupetto u.u
E, in effetti, non esisti.
Quindi chi sei, essere che parli nella mia mente?
- Non lo so. Forse sei come Deadpool: hai problemi mentali e senti le voci -
Mh. Almeno vuol dire che posso uccidere trecento persone in mezzo petosecondo. (Capito, Nathalie? Nemmeno i vampirastri sono al sicuro :D)
Dicevo.
Questo capitolo mi è, evidentemente, riuscito da schifo. Penso di essermi giocato la promessa con Nathalie "Fai 10 capitoli IC e poi toglierai l'avvertimento di OOC"... credici Malandrina, credici xD
Non so quanto abbiate seguito il capitolo (dopotutto, è facile saltare alcune parti quando si conosce già la storia) ma spero che, quel poco che avete letto, non vi abbia fatto correre in bagno per urgenti esigenze corporali. Non so se mi spiego...
Per chi non l'avesse capito, quello che Mary chiede prima della seconda ellisse (interruzione della storia) è chi dei presenti fosse ancora vivo quando Remus e Dora sono morti. In realtà non ho la più pallida idea di cosa sia successo a Emmeline, ma per farla più drammatica...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (speranza vana, lo so) e approfitto del momento per ringraziarvi tutti di cuore: le 8 persone che hanno messo la storia fra le preferite, le 3 che l'hanno messa fra le ricordate e le 27 persone che l'hanno messe fra le seguite (... Voi siete pazzi... - Hogwarts non è una scuola per pazzi - Chiudi il becco, tu!) e tutti i lettori silenziosi (perché c'è un contatore, quindi so che ci siete u.u) ... Oddio... C'è veramente così tanta gente che segue questa stronzata? O.O
No, sul serio, sono commosso. Potrei mettermi a frignare :')
Ringrazio soprattutto tutti coloro che hanno recensito e mi hanno dato la loro opinione della storia (pazzi pure loro per poter seguire un pazzo come me) e che mi spingono ad andare avanti ogni giorno :')
Grazie di cuore a tutti voi, piccoli/grandi recenssnfsnfon :)
Hufflerin il Commosso
P.S.: Come Gobra1095 mi ha fatto notare, un paio di cose potrebbero essere fraintendibili, così vi trascrivo ciò che ho risposto a lei:
1)Come faceva Silente a sapere che anche Dora e Remus venivano dal suo mondo? Lui aveva avuto la stessa crisi quando arrivò?
Non l'ho scritto perché volevo sottintenderlo ma sì, Silente aveva avuto la stessa crisi. Madama Chips poi lo ha avvisato quando Remus e Dora hanno avuto l'attacco e così il preside ha saputo che anche i due hanno viaggiato.
2)Il razzismo è dovuto agli Ideali immessi?
Se intendi il razzismo di James, sì, mentre se intendi il razzismo generale allora no, quello è dovuto al fatto che, senza Voldemort che Kadavrizzasse chiunque passasse di lì per caso, i Purosangue non sono riusciti a intuire quanto idiota sia il loro ideale.
P.P.S.: Pensavo di fare una piccola One Shot in cui scrivevo l'articolo di giornale che parlava della morte dei genitori di Emmeline. Vi interesserebbe averla?
P.P.P.S.: Come al solito, vi sarei eternamente grato se mi segnalaste gli errori (che sicuramente ci sono) sfuggiti alla mia revisione. Grazie in anticipo :)
Prossimo aggiornamento domenica 01/09/'13 (è già settembre T.T), con il sesto capitolo: "Appointment".
AVVISO: PURTROPPO, PER MOTIVI DI FORZA MAGGIORE (MALATTIA) IL CAPITOLO SLITTERA' ALLA SETTIMANA PROSSIMA. MI SPIACE MOLTO :(