Giugno
1620 – Parigi/Francia
Trecento
anni,trecento lunghi anni erano trascorsi da quella gelida notte nel febbraio
del 1348 ormai dimenticata dal tempo.Delle persone che Elinor aveva amato non vi
era rimasta altro che polvere in casse di pietra senza nome,ma ormai Elinor non
vi ci pensava più,i lunghi secoli avevano eroso dalla sua mente i ricordi della
sua vita umana,ormai ridotti al rango di sogni abitati da ombre senza
volto.
Sapeva
di esser stata fortunata,Arthur l’aveva salvata dalla peste e le aveva donato
una nuova vita,una vita eterna,ma una vita dannata.In tre secoli aveva ucciso
centinaia di innocenti per poter sopravvivere,inizialmente provava disgusto per
se stessa,per la sua natura ignobile e parassitica,ma lentamente si era
accettata,e gli esseri umani come un tempo era stata lei,non erano altro che
nutrimento,talvolta anche un sadico divertimento.La sua era una vita all’insegna
della finzione,di spostamenti continui e del sangue.
In
trecento anni aveva girato quasi tutta l’europa,e da un paio di anni risiedeva
con Arthur a Parigi.Una città grande,caotica e pericolosa,i duelli lungo le
strade erano all’ordine del giorno,c’erano decine di omicidi al mese,ed inoltre
il suo antico nemico aveva sferrato un nuovo attacco.La peste era tornata.Decine
di uomini al giorno morivano per le strade,e nessuno si avrebbe fatto caso ad un
paio di morti in più,la città ideale per due vampiri.Elinor e Arthur ovviamente
potevano uscire solo di notte quando il tempo era sereno,ma nessuno in quella
città badava alle abitudini di una giovane coppia di
sposi.
Elinor
ed Arthur abitavano in una casa di pietra nella zona sud della città,non era
paragonabile al castello in cui viveva Elinor da umana,ma era comunque
un’abitazione comoda e calda in inverno,non che a loro importasse,ma all’epoca
erano in pochi a potersi permettere un’abitazione simile,specialmente con i
lavori che svolgevano.Arthur aveva trovato un impiego presso la guardia
cittadina,aveva il compito di controllare la porta sud nel corso della
notte,mentre Elinor faceva da cameriera in una modesta osteria vicino alla Senna
costantemente popolata da rozzi soldati e sporchi marinai;e lei,lei che un tempo
era stata una nobil donna servita e riveriata,adesso doveva servir loro la cena
tra risate di scherno e battuta volgari.Ma Elinor aveva imparato a stare al loro
gioco,fingersi accondiscendente le facilitava enormemente la caccia,soprattutto
perché dalla chiusura dell’osteria all’alba le ore di buio erano
pochissime,bisognava fare in fretta.
Era
quasi l’alba ed Elinor doveva correre verso casa,accellerò il passo,ma il solo
stava sorgendo alto e luminoso,presto l’avrebbe potuta smascherare.Iniziò a
correre tra le case,correva come solo i vampiri possono fare,era talmente veloce
che i contorni della sua perfetta figura apparivano sfocati,quasi invisibili.In
meno di un minuto giunse a casa.
Arthur
non era ancora rincasato così Elinor si sedette sulla sgangherata sedia della piccola e
angusta sala da pranzo per attenderlo.
Non
si fece aspettare molto,entrò in casa come una furia,le labbra corrugate in
un’espressione ansiosa,per giunta da quella distanza Elinor riusciva a
vederle,era successo qualcosa di grave.Sentì un peso caderle sul cuore che da
secoli aveva smesso di battere,e che se ne stava li immobile quasi a farsi beffe
di lei,a ricordarle che non era viva e che non sarebbe mai morta.Alla vista
dell’espressione d Arthur Elinor scattò in piedi.
<<
Cosa succede. >>
Gli
chiese senza neppure salutarlo,la vampira aveva imparato a fiutare il pericolo
nell’aria,e quella sera c’era sicuramente qualcosa di
strano.
<<
Non siamo soli Elinor.Stamane sono stati rinvenuti venti cadaveri mal sotterrati
nella fanghiglia del fiume,tutti presentan segni di morsi.Venti cadaveri
capisci?Nessun vampiro dovrebbe nasconderne così tanti nel medesimo luogo!
>>
Arthur
non guardava Elinor in volto,si lasciò cadere sulla sedia dinanzi ad ella e si
nascose il volto tra le mani bianche e incrostate di sporco,lavarsi era un lusso
anche per i vampiri.
Elinor
arricciò le labbra,un vampiro esperto non nascondeva le sue vittime nello stesso
luogo,e soprattutto non consumava così tante vittime in un mese…Il problema era
molto più grave di quanto potesse apparire.
<<
Ehm…Arthur… Quanti vampiri si nutrono di tutti quegli umani in poco tempo e li
nascondono cosi male? >>
Disse
Elinor con voce strozzata,il suo timore non era che vi fosse un vampiro,ma due
come minimo,e probabilmente anche inesperti,dei neonati.Quella prospettiva era
terribile,dei neonati a Parigi potevano causargli seri problemi con i
Volturi,forse era il caso di fermarli da soli.Ma non osò dar voce ai suoi
pensieri,temeva la gusta reazione di Arthur,temeva che le avesse dato della
pazza.
<<
Sicuramente non è opera di un solo vampiro. >>
Rispose
Arthur,lui non era giunto alla sua stessa conclusione,non ancora almeno.Vide sul
volto di lui dipingersi un’espressione sconcertata,tipica di chi ha avuto una
spiacevole illuminazione,si voltò a guardarla con gli occhi rossi spalancati
dalla sorpresa.
<<
Sono dei neonati. >>
Disse
in un filo di voce,come se pronunciarlo a bassa voce lo rendesse meno
reale.Elinor annuì lentamente con aria grave e corse verso la finestra per
aprirla quel tanto che bastava per vedere che tempo facesse all’esterno.La luce
del sole le illuminò per un attimo il volto diafano che brillo come illuminato
da una miriade di pietre preziose.Fuori il tempo era bello e l’aria calda,quasi
afosa,tipica del mese di giugno,non potevano uscire subito per cercare le tracce
dei neonati,se di neonati si trattava.
<<
C’è troppo sole,dobbiamo attendere l’imbrunire per uscire,temo che dovremo
saltare il lavoro questa notte. >>
Arthur
accolse le sue parole con un rapido cenno d’assenso.
I
due vampiri non parlarono per tutto il giorno,rimasero in silenzio in attesa che
calasse la notte per poter andare a caccia dei neonati.Finalmente la notte
calò,e i due vampiri erano liberi di uscire allo scoperto.Indossarono entrambi
un lungo manto nero per evitare di essere riconosciuti,specialmente per
Arthur,che in quel momento si sarebbe dovuto trovare a guardia della porta sud
della città.Tra i due era Elinor a possedere l’olfatto più sviluppato,e lo guidò
lungo strade buie ed isolate,talvolta abitate solamente da prostitute di basso
borgo e ubriachi.
All’imbocco
di uno stretto vicolo lercio e degradato l’odore del sangue era quasi
insopportabile per loro,li invitava ad entrare,a nutrirsi,Elinor andò in
fibrillazione,aveva tremendamente sete,ma si doveva controllare,per quella sera
avrebbe dovuto rinunciare alla caccia.Si inoltrarono nel vicolo deserto
silenziosi come due angeli della morte avvolti nei loro panneggi neri che
ondeggiavano sinistri nell’aria come mossi da una brezza inesistente.La loro
avanzata terminò dinanzi ad uno spettacolo atroce quanto
familiare.
Stesi
in terra c’erano i corpi privi di vita di tre donne e un’uomo,giacevano l’uno
sopra l’altro in pose scomposte,probabilmente aveva diverse ossa rotte e in
diversi punti.Il sangue sgorgava ancora dalle ferite che gli umani presentavano
sul collo,ma anche in altri punti del corpo,i loro corpi erano bianchi alla luce
della luna che illuminava quel macabro spettacolo.Elinor si avvicinò lentamente
ai corpi con il naso e la bocca coperti con un lembo del mantello nero nel
tentativo di non ispirare l’odore del sangue.La posa di una delle donne la
colpì,i suoi occhi erano spalancati in un’eterna e vitrea espressione di terrore
e dolore,probabilmente provocato dall’osso del collo spezzato che fuoriusciva in
parte dalla carne.Quella donna aveva fatto una morte orribile,ma probabilmente
la sua morte era migliore della vita alla quale lei era destinata.Elinor ed
Arthur si scambiarono un’occhiata,lui la incoraggio con un cenno della testa,ed
ella lentamente si scoprì la bocca e le nerici e si avvicinò ulteriormente ai
corpi.Ispirò profondamente.L’odore dolcastro del sangue le invase le narici,ma
dietro quell’odore vi ero un’odore diverso,dolce,simile all’odore delle rose,ma
molto più intenso,l’odore di un giovane vampiro maschio.Si scostò di scatto per
ricoprirsi le narici la bocca per isolare l’odore del sangue che già cominciava
a darle alla testa.*
<<
Un maschio,ha fra i quattro mesi e un anno e mezzo.
>>
Arthur
arricciò le labbra e annuì,aveva confermato il suo peggior timore,e adesso
bisognava trovarli e addestrarlo,oppure distruggerlo.
<<
Pensi che sia solo Elinor? >>
Gli
chiese Arthur.La vampira sollevò le spalle e le scrollò,lei aveva avvertito
l’odore di un vampiro,quella strage l’aveva compiuta da solo,ma questo non
significava che non ce ne fossero altri.
<<
Non ne ho idea…Quei venti cadaveri mi fanno pensare che il nostro maschio non
sia solo… Andiamo via Arhtur,non vorrei esser qui quando qualcuno vede quei
corpi… >>
Disse
Elinor facendo ben attenzione a non respirare e ne fra tempo fece un passo
indetro.L’idea che era stato uno dei suoi simili a compiere quello scempio,e a
lasciarlo esposto alla vista degli umani la disgustava.Lei non era mai stata
così,neanche quando era un’indisciplinata e incontrollabile neonata assetata di
sangue e priva di senno.
<<
Nessuno vedrà questi copri Elinor. >>
Replicò
Arthur,Elinor si voltò di scatto per guardarlo in volto,la luce della luna
illuminava i suoi tratti marmorei e lo rendeva più bello che mai.Tuttavia ad
ella non piacque quella risposta,voleva poter dire soltanto una cosa;sarebbe
stato compito loro rimuovere gli avanzi di un incosciente neonato.Volse lo
sguardo verso il mucchio di cadaveri,non era un bello spettacolo,era ovvio che
fosse meglio che nessun umano lo vedesse.. Corrugò la fronte e si voltò
nuovamente verso Arthur.
<<
Bene! >> Disse Elinor
stizzita. << Io prendo le due donne sopra,tu prendi quella che resta e
l’uomo.E dove li portiamo? >>
Disse
per niente entusiasta dell’in grado compito che le era toccato quella notte,era
in momenti come quello che si rammaricava di non essere morta in quel lontano
1348.
<<
Fuori Parigi,verso nord c’è una piccola radura nella foresta,li impiegheranno
mesi a trovarli. >>
La
bella vampira annuì e si rimboccò le maniche del vestito marrone che indossava
sotto il lungo manto nero e si avvicinò ai due corpi senza vita delle giovani
umane.Al tatto erano ancora tiepidi,ma il pallore del loro volto,e le labbra
livide facevano presumere che fossero morte già di diverse ore.se le issò in
spalla e attese che Arthur avesse fatto altrettanto.Poi cominciarono a
correre,correre come il vento,come se non risentissero dell’enorme mole di peso
che gravava sulle loro spalle.
Uscire
dalla città non fu difficile,si trovavano già nella periferia orientale della
città,e a quell’ora le strade erano quasi deserte,e i pochi che ancora vagavano
per le vie erano troppo ubriachi per rendersi conto della loro
presenza,probabilmente pensavano di esserselo solo immaginato.Non impiegarono
molto a raggiungere la foresta che circondava la città,attualmente era molto più
rada rispetto ad un tempo,Elinor ricordava perfettamente la sua prima volta a
Parigi,era il 1370,l’Europa si trovava ancora nel medioevo,il suo
medioevo,l’epoca che le sarebbe per sempre rimasta impressa nel cuore,l’epoca in
cui era nata e vissuta nella sua vita da umana,una vita breve e ormai
dimenticata,ma che sarebbe sempre sopravvissuta nell’oblio e nei
sogni.
I
due vampiri correvano nella foresta a loro familiare senza fermarsi per un
secondo,non avevano bisogno di riprendere fiato,e le loro gambe non si
impigliavano neri rovi,sembravano volare ad un palmo dal terreno arido tipico
della stagione esitva.Impiegarono meno di venti minuti di corsa a raggiungere la
radura,ma la corsa di un vampiro non equiparavano a quelli di un umano,distavano
molti km da Parigi,se mai avessero ritrovato quei corpi avrebbero pensato ad un
attacco di briganti,e non a quello di uno spietato vampiro appena
nato.
La
radura era molto piccola e dalla forma irregolare,dalla folta coltre di foglie
non si riusciva ad intravedere il cielo,ma dal tipo di luce che penetrava doveva
trattarsi delle ore precedenti al tramonto in cui l’oscurità era
totale.
Arthur
lasciò cadere i due cadaveri dietro un cespuglio folto e pieno di spine,nessuno
si sarebbe azzardato a mettere le mani tra quei rovi… Elinor lo
Imitò.
<<
Andiamocene via tra poco sarà l’alba,e non vorrei restare bloccata fuori città
mentre c’è un neonato a piede libero. >>
Arthur
convenne che Elinor aveva ragione ed entrambi ripresero la strada di casa.Il
sole si stava sollevando lentamente dietro un banco di nubi grigie come il
piombo che dall’orizzonte minacciavano un temporale.Per Arthur ed Elinor era
forse un bene,non avrebbero dovuto attendere il crepuscolo per uscire a caccia
del loro neonato.
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