Rieccomi a voi miei cari- OH, cielo! Che è sto tono da Sybilla Cooman??
Ok, andiamo oltre...
Si, lo so... sono la Regina di Tutti i Ritardi, ma quando si dice "ultime
parole famose". Mi ero prefissata di aggiornare almeno una volta al mese
ma poi... tra lavoro, trastulli di fine anno potteriani e non, malattie e
varie siamo alle porte di marzo e cosi mi sono detta che almeno nel giorno
bisestile qualcosina dovevo fare e cosi...
Innanzi tutto volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto e commentato,
sia qui su EFP sia sul Forun di Torre Nord.
Lo so ci ho messo un casino, ma ho sentito la necessità di organizzare
tutta la scaletta, gli spunti mi vengono mentre sono al lavoro e poi devo
ricollegare tutti i nessi, poi questa storia- almeno la prima parte- si
giocherà tutta su parallelismi temporali e quindi vi lascio immaginare
che casino...
Ora che il dado è stato tratto e Casa Sjemvječnyj è bruciata
ci trasferiamo altrove, dove vive la figlia di Elena, Nastasya. Questo capitolo
serve principalmente per far capire chi siano la nostra protagonista e tutti
quelli che le stanno intorno, prima di "aprire" in tutti i sensi le Porte
del Mistero... ok, andiamo.
Ospiti Indesiderati
Rainclouds come to play, again
Has no one told you she's not breathing?
Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...
Hello
If I smile and don't believe
Soon I know I'll wake from this dream
Don't try to fix me
I'm not broken
Hello, I'm the lie living for you so you can hide...
Don't cry
Suddenly I know I'm not sleeping
Hello, I'm still here, all that's left
Of yesterday...
[Hello- Evanescence]
Un gelido soffio di vento penetro furtivo nella stanza, scuotendo le tende
dell'ampia porta finestra affacciata sul balcone. La giovane donna adagiata
sulla poltrona la richiuse con un gesto di bacchetta, senza neanche degnarla
di uno sguardo: non riusciva al alzare gli occhi dal foglio di pergamena
che teneva in mano, ne dal plico sigillato sul basso tavolino davanti al
lei.
Era pomeriggio inoltrato, ed il bel salotto della villa affacciato sul ampio
giardino giaceva in un triste silenzio, il camino era spento e non vi era
altra luce che quella proveniente dal balcone, il soffitto alto ed i pochi
mobili bassi lo facevano apparire più grande di quanto non fosse,
con le grosse poltrone di pelle disposte a caso attorno al tavolino. La donna
seduta su quella di mezzo vestiva completamente in nero, i lunghi capelli
castani leggermente mossi le ricadevano disordinatamente sulle spalle, il
bel volto pallido aveva un aria stanca e gli occhi grigi erano leggermente
arrossati.
Era incredibile come quella casa, da lei tanto amata in passato, potesse
sembrarle adesso tanto ostile e cosi maledettamente vuota; erano passati
quaranta giorni ma lei non riusciva ancora a farsene una ragione, eppure
il referto medico del San Mungo non ammetteva repliche: "causa della morte,
avvelenamento". Non riusciva ancora a crederci, non poteva ancora credere
come fosse possibile che sua madre si fosse suicidata in quel modo, non riusciva
a trovare una spiegazione, più ci pensava e meno comprendeva. I ricordi
di quella giornata si affollavano ancora con insistenza nella sua memoria,
come ospiti indesiderati, venuti unicamente a confondere i suoi pensieri.
Quella era stata una grigia giornata sgradevole, e non accennava a finire
meglio: il lavoro accantonato nel corso della settimana si era accumulato
con modalità inquietante sulla sua scrivania- la tentazione di farlo
Evanescere era attraente ma non risolutiva...-, c'erano gli esami di fine
anno da preparare e come a coronare il tutto, ancora una volta Collins aveva
fatto perdere punti alla sua Casa che cosi rischiava di vedersi privata della
Coppa, anche questa volta- la prospettiva del volto raggiante della Direttrice
dei Corvonero le provocava un'irritazione profonda.
« C'è un gufo alla tua finestra Direttrice » la voce pacata
del ritratto nel suo ufficio la distolse improvvisamente dai suoi pensieri;
levo lo sguardo controvoglia e proprio la, sul davanzale della finestra,
bagnato fradicio e con le piume scomposte c'era il gufo di sua sorella minore,
Sonja.
La pergamena che portava sulla zampa era macchiata d'inchiostro e sembrava
scritta in tutta fretta, ma fu il contenuto della missiva a fermarle il cuore:
Vieni più in fretta che riesci Shasha!
La mamma è MORTA e la casa della nonna è bruciata!
C'è pieno di agenti qui... ci sono pure gli AUROR e nessuno vuole dirci niente!
Sergej, Irina e Draco sono già qui.
IRINA È DISPERATA!
Il mondo parve bloccarsi per qualche secondo prima che lei afferrasse a pieno
in senso di quelle parole: rimase in piedi davanti alla finestra col foglio
di pergamena in mano, immobile come una statua, incurante sia del aria gelida
che entrava dall'anta socchiusa, sia del gufo fradicio tutto preso a lisciarsi
le penne schizzando d'acqua il pavimento; continuava a fissare il foglio
senza vederlo, non osando muoversi per timore che le gambe la tradissero,
le parole scritte da sua sorella le rimbombavano nella mente come fossero
state gridate da un gigante: " la mamma è morta ", non aveva
senso...
« Cattive notizie? » la voce del ritratto la riporto nella realtà:
riprendendo gradualmente il controllo del suo corpo, chiuse la finestra e
torno quasi a testoni verso la scrivania, probabilmente era impallidita o
aveva in ogni caso un aspetto terribile perché il volto del uomo sembrava
vagamente interessato.
In piedi, poggiata a una pila di libri, rimase ancora per qualche istante
come persa nel vuoto, poi qualcosa scatto dentro di lei, giro su se stessa
ed usci dalla stanza senza una parola- e senza notare la smorfia di disapprovazione
del dipinto per la mancata risposta.
Quello che segui fu la serie di eventi più rapida di tutta la sua
carriera accademica: dopo aver attraversato l'intero castello a gran velocità,
giunse quasi ansimante di fronte alla scala del gargoile. Il suo colloquio
improvvisato con la Preside- si era letteralmente fiondata oltre la porta-
duro solo pochi minuti in quanto anche questa aveva ricevuto un gufo in quegli
stessi momenti, ma dalla Polizia Magica Ministeriale; non furono quindi necessarie
molte spiegazioni e quando la Direttrice le ebbe mostrato anche la lettera
della sorella la Preside non ebbe alcuna obbiezione a lasciarla partire immediatamente.
Ritorno nel suo ufficio di corsa, giusto il tempo di spiegare ogni cosa al
ritratto ancora offeso, prendere il mantello e andarsene.
« Ti rivedrò per il Banchetto di Fine Anno? » ora che
sapeva tutto, l'uomo del ritratto aveva cambiato atteggiamento e la fissava
con espressione grave.
« No. Non credo proprio... non sono sicura di niente ormai... »
« Brutto guaio per la Preside... » il quadro borbottava tra se,
mentre la Direttrice percorreva avanti e indietro la stanza riordinando alla
meglio le sue cose a colpi di bacchetta.
« Voglio sperare che per Settembre sia tutto sistemato » prosegui
il ritratto « sarebbe molto sgradevole ritrovarsi qualcun'altro
in questo ufficio... »
« Non lo so neppure io Professore... » rispose lei distrattamente.
« ...dico sul serio Nastasja, Lumacorno non poteva trovare successore
migliore di te »
Nastasja Blagoròdnyj, che era già sulla soglia, si fermo voltandosi
con sorpresa verso il ritratto: l'uomo le aveva appena rivolto un apprezzamento,
nei quasi dieci anni che era stato li non era mai successo « la ringrazio
Professor Piton », l'uomo increspo leggermente le labbra « arrivederci
».
Poco dopo percorreva a passo svelto il viale della scuola, diretta al cancello
sotto una pioggia battente: il grosso mantello impermeabile stretto intorno
alla snella figura, una borsa leggera in spalla ed il gufo della sorella
accovacciato sul braccio. Oltrepassato il cancello si volto per un ultimo
istante a fissare la sagoma del castello deformata dalla pioggia, poi giro
su se stessa e scomparve.
Il lungo viale alberato di Villa Sjemvječnyj si apri come un sipario davanti
a lei, non pioveva e le ombre della sera disegnavano lunghe sagome gelide
alla base dei pini.
La strada era deserta ma la brezza primaverile le portava l'eco lontano di
voci confuse, provenivano dal fondo del sentiero, dove si trovava la casa.
Non correva più adesso, anzi, ad ogni passo che faceva era più
riluttante a fare quello successivo, parte di lei ancora voleva rifiutare
quello che già sapeva, più si avvicinava più aveva la
conferma che qualcosa non andava: la sagoma imponente e famigliare, per quanto
piena di ricordi dolorosi, non era più riconoscibile là dove
era sempre stata, un'ombra estranea, nera e informe ne aveva preso il posto,
una presenza che ad ogni passo mostrava sempre più il suo aspetto
ritorto e accartocciato, come di qualcosa corroso e consumato da se stesso.
Giunta in fondo si fermo, come incantata da quella visione spettrale, una
strana oppressione la invase, conosceva quella sensazione e sapeva di cosa
si trattava.
« La signorina Blagoròdnyj, immagino... » era cosi concentrata
sulla costruzione da non accorgersi che, dalla folla affaccendata intorno
alla casa, un uomo l'aveva notata e si era mosso verso di lei.
« Sono io » lei lo fisso: era un uomo non troppo alto ma atletico,
il suo portamento dava l'impressione di un carattere energico, aveva un volto
severo ma non aggressivo con corti capelli biondi pettinati all'indietro,
teneva la bacchetta in mano ed indossava un lungo abito blu scuro, con ricamati
un sole dorato e due bacchette incrociate: lo stemma degli Auror.
« Mi permetta... » l'uomo le strinse la mano « sono il
Detective Capo Horace Kompass, della R.I.A. ». La R.I.A. era l'arcinoto
Reparto Investigativo Auror, come se Nastasja avesse bisogno di altre conferme
alle sue sensazioni.
« Dov'è mia madre? » chiese con voce pacata. Lo sguardo
del Auror aveva una tale intensità che le venne da chiedersi se per
caso non fosse un Leggilimante. Decise che avrebbe affrontato quello sguardo
con le dovute precauzioni.
« E' stata portata al San Mungo, le fiamme non l'hanno toccata »
Kompass parlava con tono misurato ma pratico, conscio della gravità
della situazione ma anche della necessita di affrontarla con schiettezza.
« Non è stato l'incendio...? » Nastasja fisso le rovine
e poi l'Auror.
« L'elfa domestica di sua madre l'ha portata via dalla casa quando
ha notato le fiamme... » prosegui questi « ma purtroppo in quel
momento la signora era già deceduta »
« Pinky era con lei? » i vari tasselli si stavano ricomponendo
alla rinfusa nella sua mente.
« Non lo sappiano, per legge per poter interrogarla ci serve l'autorizzazione
del capofamiglia... » Kompass si rigiro la bacchetta tra le dita «
...o del membro vivente più anziano... »
Nastasja aveva sempre cordialmente detestato la burocrazia ministeriale e
l'aveva sempre scansata- quando possibile-, eppure questa volta pareva inevitabile.
Intimamente maledisse l'Ufficio per il Controllo delle Creature Magiche e
le sue leggi.
« Dove devo firmare? »
« E' tutto qui signorina » con un gesto, il Detective Capo fece
apparire una tavoletta, una piuma ed una pergamena, poi gliele porse «
A dirle la verità non l'aspettavamo fino a domani... » prosegui.
« Mia sorella mi ha mandato un gufo... » rispose lei, mentre
leggeva in fretta il documento e lo firmava « ...a Hogwarts. Vengo
da li »
« Capisco » con un gesto ricevette il tutto quando lei glielo
riconsegno. La fisso ed il suo tono era cambiato ancora « Quando ha
visto per l'ultima volta sua madre? » disse con voce seria.
« Per le vacanze di fine anno » ora lui le stava facendo l'interrogatorio.
« Se non sbaglio a Hogwarts lei insegna Difesa Contro le Arti Oscure,
esatto? » a Nastasja quel giro di parole cominciava a non piacere.
« Si, è cosi... » no, decisamente quel discorso non le
piaceva. Aveva come un vago presentimento...
« Vede, abbiamo trovato tracce di Magia Oscura nella casa » ...che
sarebbe andato a finire proprio come temeva. L'aveva capito nel momento stesso
in cui aveva visto la villa, quello strano senso di oppressione non poteva
essere nient'altro, possedeva una strana empatia per la magia, non sapeva
il perché ma l'aveva sempre avuta.
« Magia Oscura? » fece del suo meglio per mascherare il
suo crescente disagio con una reazione di sorpresa, l'Auror la scrutava col
suo sguardo penetrante « Ma siete stati qui anche quando è stata
uccisa mia monna, e le tracce c'erano già allora... ».
« Esatto. In quel caso a posteriori la fonte di tale magia è
risultata evidente... » Kompass la fissava a tratti con sempre più
attenzione « ma questa volta pensiamo ci sia dell'altro »
« Come? » questa volta Nastasja non ebbe bisogno di fingere.
« Quelle che hanno provocato l'incendio non erano fiamme comuni »
prosegui il Detective « Chiunque abbia appiccato il fuoco voleva distruggere
l'edificio i tutti i sensi e si è servito di un Fuoco Maledetto, del
Ardemonio per essere precisi » si volto leggermente, accennando alla
casa con la bacchetta « immagino lei sappia cosa intendo »
« Ardemonio... » ripete in un sussurro: i pezzi del puzzle
nella mente di Nastasja si ricomponevano in modo sempre più confuso
e preoccupante; ovvio che sapeva cos'era l'Ardemonio!
Kompass prosegui col suo discorso e lei mise a tacere i propri pensieri per
seguirlo.
« ...il fuoco è stato usato in ogni stanza e nello stato attuale
del edificio è praticamente impossibile distinguere le tracce vecchie
da quelle nuove » prosegui « Che lei sappia, sua madre aveva
qualche nemico? »
« No... mia madre no » ancora una volta temeva di sapere dove
volesse arrivare la domanda del uomo.
« Qualcuno che possa aver usato le Arti Oscure contro di lei? »
ancora una volta scopriva di non essersi sbagliata e la cosa la irritò;
lui riprese a tormentare la bacchetta.
« Le ripeto di no » cerco di moderare il tono, in fin dei conti
si trattava sempre solo un Auror che faceva il suo lavoro e quel discorso
pareva non piacesse neanche a lui: la reputazione della sua famiglia doveva
valere ancora qualcosa. « Mia madre detestava le Arti Oscure... e non
veniva in questa casa da quando è stata uccisa la nonna »
« Se dal interrogatorio di... » Kompass si fermo « ha detto
che l'elfa si chiama Pinky? »
« Si » lei si strinse nel mantello ma qualcosa protesto emettendo
un fischio irritato sopra il suo braccio: si era completamente dimenticata
del gufo.
« Se dal suo interrogatoria non risultasse nulla le uniche piste che
ci resteranno saranno quelle più sgradevoli, inoltre la bacchetta
di sua madre non è stata trovata » concluse il detective, che
parve non notare l'episodio.
« Mia madre non aveva ragioni per fare tutto questo » rispose
Nastasja, nel frattempo il rapace le si era posato su una spalla.
« Capisco » Kompass si rimise la bacchetta in tasca, come a dire
che l'interrogatorio era finito « Se ora vuole seguirmi, i suoi famigliari
sono qui da stamattina »
La guidò lungo il giardino fino ad un gruppo di panchine di legno
disposte a semicerchio e incorniciate da una tettoia. Al inizio vide solo
quattro sagome in penombra, poi, avvicinandosi li riconobbe: Irina e Sonja,
le sue sorelle, suo fratello Sergej e Draco Malfoy; Sergej era in piedi in
un angolo, le mani in tasca e lo sguardo rivolto al giardino, Sonja sedeva
da sola in una panchina, gli occhi fissi sul pavimento, Irina pareva addormentata
e poggiava il capo sulla spalla di Draco seduto di fianco al lei. In disparte,
con aria profondamente annoiata, un giovane vestito in blu scuro camminava
avanti e indietro, sbirciando ogni tanto verso il gruppo silenzioso.
« Perché quel Auror? » Nastaja fisso il giovane poi Konpass.
« La presenza del Signor Malfoy richiede le dovute misure » rispose
questi con tono pratico ma gentile.
Lei lo fisso ancora, sorpresa ed indignata: « Draco è un amico
di famiglia, ha tutto il diritto di trovarsi qui! »
« Semplici regole signorina... » il Detective accenno un leggero
sorriso « ma ora se permette la devo lasciare » Con un piccolo
inchino si congedo ritornando verso le macerie della villa, lasciando Nastasja
da sola con la sua indignazione. Quel uomo la metteva a disagio, dopo quel
incontro non sapeva ancora se apprezzarlo o detestarlo, non c'era dubbio
che riuscisse ad ottenere quello che voleva con quella sua velata determinazione
e quei suoi modi astuti ed educati.
Stette ancora per qualche istante a fissare la sagoma del Auror che si allontanava
per poi dirigersi verso le panchine; il gufo sulla sua spalla spicco un breve
volo per dirigersi verso la sua padrona, la quale lo accolse con sorpresa.
« Piortr sei già qui? » Sonja coccolo il piccolo animale
poi rivolse gli occhi verso il sentiero e vide Nastasja. « SHASHA!
» si alzo d'impulso e le corse incontro con un abbraccio che quasi
la travolse, Piortr non gradi affatto quella brusca perdita di attenzione
e dallo schienale della panchina cui si era appollaiato emise un verso irritato.
Quando l'abbraccio si sciolse anche tutti chi altri le erano venuti incontro.
« Shasha sei stata velocissima! Non ti aspettavamo fino a domani »
i bei riccioli color miele di sua sorella si erano tutti scomposti nella
corsa ed ora i suoi occhi grigi, identici a quelli di Nastasja, la fissavano
con gioia « noi siamo qui da stamattina, appena abbiamo saputo... »
abbasso in fretta lo sguardo con aria colpevole, come se quell'allegria le
fosse sembrata fuori luogo.
« Lo so, me l'ha detto Kompass » la maggiore rispose con un sorriso
leggero, Sonja era sempre stata un tipo impulsivo.
« Hai parlato col Detective Kompass? » Sergej, più giovane
delle sue sorelle, assisteva divertito all'imbarazzo passeggero di Sonja
« io lo tormento da stamattina ma non ha voluto dirmi parola »
« Anche se è stato cosi gentile da lasciarci in compagna...
» Draco Malfoy, in piedi dietro a Irina, gettò un occhio malevolo
verso il giovane Auror che li fissava ancora, in disparte.
« Si vede che ha aspettato l'esperta in materia... » Nastasja
parlo più a se stessa che a gli altri.
« Cosa vuoi dire? » Sonja la fissò.
« Hanno analizzato la casa ed hanno trovato tracce di Magia Oscura
» le sue parole sortirono un effetto immediato, Nastasja proseguì
rapidamente prima di poter essere interrotta « Il fuoco che l'ha distrutta
non era un fuoco magico comune e dicono che al momento non sono in grado
di distinguere le vecchie tracce da quelle nuove... »
« Nuove?! Stanno insinuando che nostra madre avrebbe...? »
Sonja parve incapace di proseguire la frase.
« Per questo hanno bisogno di interrogare Pinky, pare che fosse con
lei » disse ancora Nastasja.
« Pimky... infatti, poveretta, mi ha avvisato lei, era sconvolta »
commento Serej.
« Magia Oscura... » Irina aprì bocca per la prima volta
dal inizio della conversazione, e la sua voce pareva venire da molto lontano
« la stessa brutta sensazione di quando è morta la nonna...
ma questa volta non ho visto niente nei sogni poi l'ho dimenticata... fino
a quando non mi è arrivato il messaggio di Sergej »
« Ed ora quelli pensano che la mamma... » Sonja osservava la
villa distrutta.
« Adesso è tutto chiaro... » Malfoy fissò ancora
l'Auror di guardia « Avrei fatto molto meglio a non venire »
disse, con una velo di amarezza nella voce.
« Non dire idiozie Draco! »
« Sony ha ragione » disse Sergej, guardando la sorella e poi
Malfoy « cosi fai il loro gioco... e poi » abbasso la voce in
un finto sussurro perfettamente udibile « ti assicuro è molto
meglio ritrovarsi un Auror che ti tiene pacificamente d'occhio, piuttosto
che vedersi piombare in casa Sonja Atalanta in assetto da guerra per aver
osato lasciare sola sua sorella... »
Risero tutti anche se Sonja fulmino il fratello con un'occhiataccia.
« In ogni caso, quando ho visto quel tipo » Draco accennò
ancora al giovane con un gesto del capo « ho avvisato Thed che forse
non era il caso di trovarsi tutti qui » prosegui decisamente più
a suo agio « ha detto che ci avrebbe aspettato a River House »
« Thed... è a River House? » Nastasya parve vagamente
interessata.
« Dovrebbe essere già li... » Draco le rispose con un
vago sorriso.
« Beh, direi che ora che ci siamo tutti possiamo anche tornare a casa,
non è necessario restare qui più a lungo » intervenne
Sergej « Questo posto mi opprime, lo sapete »
« Forse sarebbe meglio avvisare il Detective Kompass... » disse
Irina rivolta al fratello.
« Avremmo toccato il fondo quando ci toccherà chiedere il permesso
a gli Auror per andarcene da casa nostra! »
Nessuno parlò per qualche secondo dopo quella frase, come a sottolineare
la sottile irritazione celata dietro quelle parole, parole che avevano involontariamente
messo a nudo il pensiero inespresso di ognuno. Rimasero dov'erano, Sergej
quasi sorpreso dell'effetto sortito dal suo sfogo; poi Sonja si mosse e tutti
si voltarono a guardarla mentre con fare teatrale, passo deciso e capelli
volteggianti si dirigeva verso il giovane Auror di guardia, il quale, vedendosela
arrivare alle spalle, non seppe fermare un gesto di sorpresa.
« Ma cosa combina...? » Draco parlo più a se stesso che
a gli altri. Da sotto la tettoia nessuno riusciva a sentire cosa stessero
dicendo: Sonja appariva di spalle rispetto a loro, ed il volto del suo interlocutore
era troppo lontano e le ombre della sera non aiutavano a decifrarne l'espressione.
Quando la giovane si volto per tornare dai suoi parenti anche l'Auror si
mosse, prese la via verso la villa e scomparve alla vista.
« Sony... dimmi che non l'hai Confuso... » Sergej l'accolse con
espressione preoccupata.
« Ma no, che non l'ho Confuso! » si difese Sonja, agitando una
mano come a scacciare una mosca « gli ho solo detto che ce ne stavamo
andando a casa... e che se il suo capo aveva bisogno poteva trovarci a Riover
House »
Aveva un sorriso malizioso stampato sulle labbra, Nastasja, le mani sui fianchi,
la fissava accigliata.
« Tu non la racconti giusta, Sonja Atalanta Seasons »
La sorella minore fisso la maggiore arrabbiata, sbuffo, poi distolse lo sguardo
incrociando le braccia: « gli ho anche dato il mio Contatto P.O., va
bene?! Razza di Leggi-Mente ficcanaso che non sei altro! »
Draco e Sergej fecero del loro meglio per non ridere, sotto lo sguardo divertito
di Irina; a Nastasja le braccia erano ricadute inerti lungo i fianchi, mentre
continuava a fissare la sorellina. « Sei incredibile...» disse
alla fine.
« Tra te e Rina ci sarebbe bisogno di riequilibrare le situazioni amorose,
ecco » protesto Sonja imbronciata.
« Cos... » Draco parve cogliere l'acida allusione, ma Irina l'aveva
già afferrato per il braccio e lo conduceva verso il viale della villa.
« C'è Theodore che ci attende a River House » disse poi
rivolta a gli altri.
Lasciarono cadere la questione in corso per seguire Irina e Draco lungo il
sentiero, Sonja richiamò il suo gufo e poi proseguirono verso il viale
alberato da cui era giunta Nastasja.
Avevano ormai percorso metà del viale quando un soffio di vento improvviso
gli colpì alle spalle, trasportando con se ghiaia, polvere e foglie.
Fu allora, quasi fosse portata dal vento, che Nastasja avvertì un'ondata
di gelo che nulla aveva a che fare con la stagione. Si voltò verso
la villa ed allora la vide: una nube nera aleggiava su di essa, densa e minacciosa
quasi volesse schiacciarla, mulinava su se stessa come un vortice e le sue
estremità si diramavano in ogni direzione per poi dissolversi nel
vento; a quella vista strane parole parvero affiorare nella sua mente, come
sibilate al suo orecchio da una voce incorporea... umbris est sub nos...
Era stata questione di un attimo, il vento cambiò direzione e con
esso la visione scomparve, spazzata via cosi come era venuta. Nastasya torno
sui suoi passi, coprendosi il viso per evitare la polvere, anche gli altri
si erano fermati ma nessuno pareva aver notato la fugace apparizione, per
un attimo incrociò lo sguardo di Irina poi una mano le strinse forte
il polso ed il mondo scomparve, trascinandola nel buio della Smaterialisazione.