Capitolo 2
Ore 07:00, sento la sveglia dell’iPhone suonare e capisco che è arrivato il momento. Il momento di.agire.. il momento di dare una svolta a questa vita monotona. Stanotte ho pensato a fondo a quanto potrà servirmi questo trasferimento. Ovvio mi mancheranno tutte le persone che hanno fatto parte della mia vita per 17 annia ma comunque non bisogna mai guardare solo ed esclusivamente l’aspetto negativo di ogni cosa. Bisogna vedere anche il bicchiere mezzo pieno, giusto? La vita in paese è quella che è. Londra è decisamente una svolta per la mia esistenza. Ok basta con questi pensieri da talk show, è arrivato il momento di vestirsi. Mi alzai dal letto e decisi di non fare colazione. Avevo lo stomaco chiuso dall’ansia. Mi vestii alla meno peggio con un jeans largo e una t-shirt di quelle stampate ‘’ non è pancia, è un difetto della maglia! ‘’ .. non è vero. È pancia fidati.. Mi stavo allacciando le scarpe quando bussarono alla porta. Di sicuro erano le mie migliori amiche.
-Arrivoo!- gridai mentre saltellavo dalla sedia all’ingresso. Aprii e mi ritrovai le due vestite di nero. A lutto. Istintivamente mi misi a ridere e mi guadagnai una brutta occhiata da entrambe.
-Oh tutto bene? È morto qualcuno per caso? Hahahahaha- doveva prevalere l’aspetto simpatico della cosa, bastavano già loro a peggiorare il morale.
-No. Non va niente bene. La mia migliore amica si trasferisce in uno stato diverso dal mio, dove piove sempre e sono tutti antipatici e con la puzza sotto al naso- Francesca fu la prima a interrompere le mie risate mentre Federica si limitò a guardarmi con gli occhi tristi. Non l’avevo mai vista così giù di morale.. la bionda fu la prima a non reggere lo sguardo e appunto guardò il soffitto. Conoscendola so’ che lo ha fatto per evitare di piangere.
-Andiamo?- disse francesca interrompendo i miei pensieri.
-Si, recupero le valigie e vi raggiungo in macchina. Mia madre stamattina è partita prestissimo e mi ha salutato mentre dormivo. Ha fatto bene, se mi avesse svegliato forse sarebbe arrivata in Germania con un occhio nero. Presi le pesanti valigie e scesi le scale rischiando di rompermi una gamba.. non sono proprio una persona agile ecco. Chiusi a chiave la porta, caricai le valigie nel cofano e salii chiudendo lo sportello. Franci già guidava perché era più grande di noi.
-Grazie per l’aiuto eh!- dissi con un po’ d’affanno.
-Di nulla- rispose Francesca mettendo in moto.
Il viaggio fu uno dei più silenziosi e tesi della mia vita. Riuscivo a sentire il rumore delle scarpe di fede che battevano a terra nervosamente. L’aria era tesa e nessuno osava toccare l’argomento..
-Che ne dite se mettiamo su un po’ di musica?- Federica mi guardò malissimo e poi si girò di nuovo d’avanti.
-I cd sono dietro al mio sediolino- rispose Francesca che ovviamente capiva le mie ragioni e anche quelle di Federica. È sempre imparziale lei. È il mio punto fermo lei. Rovistai un po’ nella confusione dei cd e scelsi il cd preferito di Federica. ‘’il meglio dei cartoni animati’’ cd di Cristina D’Avena. Federica andava pazza per i cartoni animati e conosceva ogni canzone a memoria. Appena sentì l’inizio della canzone il suo viso sembrò meno triste.. quella canzone la sapevamo tutte a memoria, allora io cominciai a cantare le prime parole.. con un sorriso stampato in faccia.                             
-Tre ragazze bellissime, tre sorelle furbissime, son tre ladre abilissime, molto sveglie e agilissime..-
Attaccò Francesca. – Con astuzia e perizia ed unendo sempre un poco di furbizia riescon sempre a fuggire e nel nulla sparire-
Io e Franci guardavamo speranzose Fede sperando che questa cantasse con noi. Io lo speravo più di tutto perché vederla così triste mi faceva sentire tantissimo in colpa. Ad un certo punto la tensione si sciolse del tutto e Federica cominciò a cantare insieme a noi.
-O o o occhi di gatto, o o o occhi di gatto. È questo il nome del trio compatto, sono tre sorelle che han fatto un patto.. occhi di gatto un altro colpo è stato fattoooo!- appena finito di cantare siamo scoppiate a ridere in onore dei vecchi tempi in cui ci riunivamo a casa per vedere questo cartone. Voglio dire, noi siamo tre, siamo sorelle di patto.. e poi ogni tanto anche noi rubavamo le caramelle nei discount. Ci identifichiamo in loro. Quanto mi mancano quei pomeriggi. In un battito d’occhi eravamo arrivate all’aeroporto di Napoli.
-Signorine, scendiamo.- disse Francesca recuperando il buon umore. Federica scese dall’auto e non riuscì a nascondermi le lacrime.
-Bimbaaa basta piangere!- le dissi fingendo uno sbuffo.
-Hahahahah non ti dico stanotte che nottata- disse Francesca – mi ha chiamata in lacrime dicendo che voleva mettere una bomba sull’aereo..-
-Zittaaa!- gridò Federica tappandole la bocca.
-Ladies devo proprio andare. Voi fareste meglio a restare con la macchina, potrebbero rimuoverla..- dissi con poca enfasi. Le avrei portate con me se avessi potuto. Non riuscivo a immaginare come sarebbe stato vivere senza loro.
-Abbraccio di gruppo?- disse francesca accennando un sorriso.
-Si dai- ci unimmo in quell’abbraccio e mentirei dicendo di non aver pianto.
-Mi raccomando fate le brave senza di me, non vi fate uccidere da nessuno. Tu fra guida piano, e tu fede non fare stragi di cuore.- dissi con malinconia.
-Promesso- disse Franci sorridendo appena, con quel tono di voce pieno di comprensione e amore.
-Promesso- rispose di rimando fede con un faccino imbronciato e il labbro inferiore sporgente.
-Vi voglio bene ma ora devo scappare.- Un ultimo bacio e mi avviai verso l’ingresso dell’aeroporto. Cercai sul tabellone delle partenze il varco per il check in e scoprii che avrebbe chiuso entro 30 minuti. Cominciai a correre per l’aeroporto sperando di non perdere il volo, mia madre mi avrebbe ammazzata definitivamente! Fortunatamente riuscii a imbarcare le valigie che rientravano nei 20 kili, passai il metal detector e riuscii a trovare il gate. Una volta passata l’ennesima porta e l’ennesimo controllo del biglietto, salii sull’aereo e presi posto affianco a un vecchietto inglese che già dormiva. Sistemai le mie cose e misi come sempre le cuffie nelle orecchie. Mi addormentai dopo poco cullata dalla voce del mio Ed. Lui si che era un ottimo rimedio all’ansia. Fui svegliata dalla voce metallica dell’hostess che annunciava l’imminente atterraggio. Mi alzai per prendere tutto facendo attenzione a non svegliare il vecchietto. Raccolsi il bagaglio a mano, il telefono e le cuffie. Ok ero pronta. Scendemmo dall’aereo e faceva un freddo cane! A settembre qui già stanno con le giacche, a Napoli si va andiamo ancora al mare. E intanto nella mente continuavo a ripetermi ‘’guarda il lato positivo’’ come se fosse un mantra. Presi i miei bagagli e mi avviai verso le porte scorrevoli oltre le quali mi aspettava papà. Mi fermai dieci secondi.. chiusi gli occhi.
-Respira- dissi sottovoce –Tre respiri profondi e rilassati- una volta eseguita la pratica riaprii gli occhi e passai le porte scorrevoli. Non potevo credere ai miei occhi quando guardai davanti a me..