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Autore: Moon    10/10/2004    27 recensioni
Due amiche per la pelle, un sogno irraggiungibile che grazie ad un imprevisto sembra trasformarsi in realtà e….
Ma i sogni, nella realtà, sono proprio come li immaginiamo? E soprattutto siamo sicuri che realizzarli sia la miglior cosa che potrebbe mai accaderci?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

 

Disclaimer: Questa storia è stata scritta per divertimento. Non è mia intenzione offendere Orlando Bloom. pensate a lui come un attore che recita la parte di se stesso, di cui io sono la “regista”  facendolo agire come mi torna meglio per la riuscita della storia. Trattasi solo di pensieri e fantasie tradotti in parole. Ovviamente le situazioni da me descritte sono esclusivamente frutto della mia immaginazione. Spero che questa storia vi piaccia e come sempre grazie a tutto coloro che la leggeranno e un grazie particolare a chi avrà la voglia di farmi sapere che ne pensa.

BUONA LETTURA!

Prologo

 

Quando Chiara aveva chiamato Isabella invitandola a Londra, la ragazza aveva fatto letteralmente i salti di gioia. Non vedeva la sua amica da oltre un anno, da quando appunto s'era trasferita nella City per sfuggire ad una situazione brutta che aveva dovuto affrontare. Studiava da autodidatta e lavorava, per poter affinare il suo inglese alla perfezione e non era escluso che forse alla fine ci si sarebbe stabilita in pianta stabile. Isabella pure avrebbe dovuto dare nell’arco di qualche mese un importante esame in lingua inglese così, aveva unito l’utile al dilettevole. Prima di partire per telefono Chiara ed Isabella avevano stretto una specie di patto, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero comunicato in lingua madre. Ciò sarebbe servito soprattutto ad Isabella per migliorare il suo inglese in vista dell’esame. A parte ciò, poter rivedere la sua amica la riempiva di gioia, ma c'era anche un altro motivo che la faceva letteralmente saltellare di felicità. A dire il vero era un motivo assurdo e anche un po’ infantile, di fatto era una sua debolezza che lei non riusciva neanche a nascondere bene: ma andare a visitare la città dove aveva vissuto il suo attore preferito, nonché idolo e re incontrastato dei suoi sogni proibiti, la elettrizzava oltre ogni ragionevole motivo. Non che sperasse di vederlo o tanto meno di incontrarlo, del resto sapeva che a Londra non c’era quasi mai se non in casi sporadici, ma il solo fatto di essere nella città dove lui aveva vissuto, studiato e poter girare nelle strade dove sicuramente, a suo tempo, aveva girato anche lui, le bastava e la faceva sentire euforica.

Isabella arrivò a Londra un bigio e plumbeo giovedì pomeriggio dopo aver fatto un volo sgangherato con la Ryan Air, con partenza da Bologna. Cartina alla mano e mega zaino in spalla, aveva preso la metropolitana ed era scesa nel quartiere ebraico dove Chiara viveva da sola, in un minuscolo appartamentino situato in un sottoscala che però era assai confortevole. Isabella lo trovò delizioso sembrava quasi una casina delle bambole o delle fate. Fu felicissima di ricongiungersi a Chiara, che oltre ad ospitarla le decantò subito quanto fosse bello e divertente stare a Londra. Di come non fosse affatto una città particolarmente pericolosa e vivibilissima.

Ben presto Isabella se ne poté rendere conto anche da sola.

La prima settimana la passarono classicamente a fare le turiste. Visitarono la torre di Londra con relativo tesoro della Regina. Il Big Ben, la cattedrale di Sant Paul, Kensington, il Tower Bridge, insomma i giri di prassi di chi visita quella città per la prima volta.

Quella mattina stavano andando a vedere il cambio della guardia a Buckingham Palace. Erano partite molto presto per evitare la gran folla e per accaparrarsi un bel posto in prima fila. Prima però dovettero passare a portare una cosa ad un amico di Chiara. Si trovavano in una parte periferica piuttosto isolata e in giro non c'era un'anima, forse proprio perché era mattina presto. Stavano camminando quando dovettero attraversare la strada. Isabella che era totalmente svagata e persa dietro i suoi pensieri, non che piuttosto insonnolita; si protrasse in avanti dando distrattamente un occhio al lato destro della strada, quindi s'apprestò ad attraversare, ma lo fece troppo velocemente.

“ATTENTA!” le gridò Chiara “Qui la giuda è a sinistr…” ma non fece in tempo a finire.

Un mono volume Mercedes nero con i vetri fumé che stava sopraggiungendo dalla parte opposta, proprio mentre Isabella si era girata di scatto verso l'amica, tentò inutilmente di scansarla, ma suo malgrado la investì.

La macchina non andava forte, ma Isabella carambolò sul cofano e cadde pesantemente sul lato sinistro della strada rimanendo a terra, immobile e presumibilmente svenuta. Chiara si portò le mani alla bocca inorridita non riuscendo neanche a gridare per lo choc. La macchina che aveva frenato bruscamente, cercando appunto di evitarla, ovviamente si fermò. Scese di gran carriera un ragazzo visibilmente scosso che si chinò su Isabella portandosi le mani alla testa in un gesto di autentica disperazione.

“Oddio! L'ho ammazzata! Che ho fatto?!” stava dicendo il ragazzo terrorizzato al colmo dello sconforto.

Chiara attraversò di corsa e lo affiancò chinandosi sull'amica, la quale per fortuna non era affatto morta, ma solo tramortita dal colpo.

“Invece di stare lì a guardarla, farneticando, chiama un'ambulanza no?” gli disse subito in malo modo. Si chinò ancora di più verso l'amica e le sentì il polso “Non è affatto morta idiota! Ma come cazzo guidi eh? CHIAMA UN'AMBULANZA non lo vedi che perde sangue dal naso! Pirata della strada che non sei altro!” concluse Chiara con tono isterico.

Il ragazzo non replicò, del resto era troppo impaurito e seriamente preoccupato. Così come se si fosse ridestato da terribile incubo, prese il cellulare e chiamò i soccorsi. Subito dopo si spostò allontanandosi abbastanza da loro e fece un altro paio di telefonate.

Intanto Chiara cercava di capire se Isabella fosse grave o meno. Perdeva sangue dal naso e aveva il braccio in una posizione innaturale, ma non sembrava messa malissimo. Stava per prenderle le testa, per scuoterla e tirarla su, quando un urlo agghiacciante la fermò facendola sobbalzare.

“FERMAAAAAAAAAAA! CHE CAZZO FAI? NON LA TOCCARE SEI PAZZA!” sbraitò terrorizzato all'improvviso il ragazzo che staccatosi dal cellulare smanettò vistosamente per richiamare l'attenzione dell'incauta ragazza dato che ne aveva intuito le intenzioni.

“MA CHE URLI SCHIZZOIDE MI FAI INFARTARE COSI'!” si rigirò in malo modo lei, poi continuò “Che sei un medico? Pensa piuttosto a non andare in giro ad ammazzare la gente! Disgraziato!”.

A quel punto il ragazzo nonostante la paura e lo choc si spazientì.

“Senti, sono mortificatissimo e assai dispiaciuto per la tua amica, ma cazzo, non è colpa mia se attraversa senza guardare! E ringraziamo Dio che andavo molto piano o l'avrei potuta ammazzare sul serio. Non sono un medico, ma anche i muri sanno che non si devono assolutamente toccare le persone incidentate perché potrebbero riportare dei traumi e delle lesioni. E non sono affatto schizoide, qui la pazza mi sembri ma tu!” disse asciutto.

Chiara si rese conto che forse aveva ragione lui e dovette anche ammettere che non era neanche del tutto colpa sua, solo che la gran paura la faceva connettere ben poco.

“Hai ragione scusami, non ti volevo aggredire ma sto morendo di paura”.

Il ragazzo che stranamente portava un cappello da basket calato su un paio di occhiali Ray Ban scuri e che addirittura aveva il cappuccio della felpa tirato sopra il cappellino, disse: “E lo dici a me? Mi sto praticamente cacando addosso! Ti capisco non ti scusare. Al tuo posto avrei fatto come te se non peggio” rispose comprensivo, poi guardo nuovamente Isabella con preoccupazione chiese: “Ma la tua amica non si muove per niente?”. Si interruppe di nuovo e si girò con impazienza verso la strada deserta “Ma quanto ci mette ad arrivare questa cazzo di ambulanza?” concluse costernato e ballettando come se avesse il fuoco di Sant'Antonio tanto era agitato.

Per fortuna di lì a poco finalmente arrivò l'ambulanza che raccolse la povera Isabella portandola di filato all'ospedale. Il medico a bordo rassicurò abbastanza cautamente tutti dicendo che ad un primo esame non sembrava niente di gravissimo, ma che comunque le avrebbero fatto tutti gli accertamenti del caso. Nel frattempo era arrivato anche uno strano personaggio che aveva parlottato fitto fitto con il ragazzo trascinandolo da parte e gesticolando visibilmente come se fosse molto agitato. Si era occupato di tutto lui. Aveva preso i dati di Isabella e di Chiara, aveva parlato con i poliziotti che erano sopraggiunti poco dopo l'ambulanza e prima che Chiara se ne potesse andare, le aveva messo in mano un biglietto da visita con un numero. L'aveva pregata di chiamare subito non appena accertate le reali condizioni di Isabella e per il risarcimento assicurativo degli eventuali danni.

“Il mio cliente è ovviamente assicurato. Risarciremo a dovere la tua amica anche se è in torto, non ti preoccupare. Cerchiamo solo di non speculare su questa faccenda, ci teniamo alla privacy, non buttiamola in pasto ai tabloid che chissà quanto ci ricamerebbero sopra” le stava appunto dicendo e Chiara non ci capiva un tubo. Si domandò seriamente che stesse farneticando quell'uomo.

“Scusi, sa, ma io vorrei andare in ospedale. Sono preoccupata per la mia amica, mi frega assai dei risarcimenti e dei tabloid” rispose Chiara un po’ scocciata.

Il ragazzo si avvicinò e disse all'uomo: “Ha ragione lei Ben, per piacere accompagnala in ospedale e poi telefonami subito. Passo da Robin e poi magari faccio anche io una scappata all'ospedale”.

L'uomo realizzò che la ragazza non aveva affatto riconosciuto il suo cliente e s'affrettò a dire rivolto al ragazzo e ammiccando in modo strano: “Si vedrà, insomma, non è mica necessario che tu venga all'ospedale, ci vado io con la ragazza poi ti faccio sapere. Non ti preoccupare è tutto sotto controllo”.

Il ragazzo non replicò ma ebbe come un moto d'insofferenza, quindi fece salire Chiara in macchina con sé e si avviarono di corsa all'ospedale.

  
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