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Autore: _Mollica_    27/08/2013    3 recensioni
Caroline capisce che, forse Tyler non è l'uomo giusto per lei. Nella vita si cresce e molte volte ti accorgi di esserti aggrappata ai ricordi che hai di una persona e non a chi hai davvero davanti. Caroline mette in dubbio i suoi sentimenti e se stessa, Damon ed Elena cercano di vivere la loro storia d'amore, Stefan fugge dalla loro relazione, e Bonnie è sparita. Klaus è a New Orleans e presto avrà visite.
Se vi ho incuriosito almeno un po', entrate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Hayley, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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cap 5 paure
5.

PAURE



Mystic Falls.

Casa.

Eravamo arrivati.

Mi guardai attorno entusiasta. Roma era fantastica, magica, ma Mystic Falls era la mia casa e io ero contentissima di essere tornata.

- Ora che sono qui mi sento meglio. Passare del tempo lontano dalla mia casa mi ha aiutato davvero. Mi sento molto meglio da quanto ho lasciato Mystic Falls. Più forte. Tu come stai? - mi girai ansiosa verso Stefan, presa dalla contemplazione della mia città, mi ero completamente scordata di Stefan.

- Meglio di quanto pensassi. Forse, avevi veramente ragione. Penso che posso farcela. - la sua voce era incerta,ma decisa.

- Io ho sempre ragione, caro. - gli sorrisi incoraggiante.

Stefan mi prese sottobraccio e insieme ci avviammo verso casa Salvatore. Volevo salutare mia madre, ma sapevo che le prime persone che dovevamo vedere erano la mia migliore amica e Damon. Mia madre mi avrebbe aspettato, gli avevo detto del mio ritorno e a lei questo bastava. Le aveva promesso che avrebbe avuto tutta la serata per riempirmi di domande su Roma.

Persa nei miei pensieri, mi accorsi che eravamo arrivati solo, grazie a Stefan che alla vista della casa aveva preso a maciullarmi il braccio.

- Stef rilassati. Tu sei forte. Ce la farai. Sono solo Elena e Damon. - gli strinsi la mano, cercando di rassicurarlo.

Lui mi strinse la mano nervoso e intrecciò le nostre dita, poi le alzò e insieme suonammo il campanello. Allora, cercai di togliere la mano, ma lui me lo impedì. Gli sorrisi e lasciai perdere. Aveva bisogno del mio aiuto e se stringermi la mano mi avrebbe aiutato non l'avrei privato di questo piccolo conforto.

- Buongiorno, fratello. Anche a te, Barbie. - Damon era comparso davanti alla porta e ci sorrideva strafottente. Gli feci una boccaccia ed entrai, trascinandomi dietro Stefan.

- Non sono qui per te, idiota, dov'è Elena?- mentre parlavo mi guardavo intorno alla ricerca di Elena.

-Allora? - mi girai infastidita verso di lui, insomma gli costava tanto rispondermi?!

Damon si era imbambolato a guardare le mani unite mie e di Stefan e sembrava incapace di spiccicare una parola. Ma, quanto era idiota?

- Damon, sono le tre del pomeriggio. Puoi svegliarti, per favore? Non essere così idiota. Ci stiamo tenedo per mano, punto. Non hai mai visto due persone che si tengono per mano? - ero infastidita, sopratutto perché il sorrisino made-in-Damon stava comparendo sulla sua faccia. Odiavo quel sorriso. Per fortuna, Stefan glielo tolse subito appena aprì la bocca.

- Sono contento di rivederti, fratello. Non sarei dovuto andarmene e adesso che l'ho capito, ho intenzione di rimanere qui con te ed essere una famiglia. Se lo vuoi anche tu. - strinsi più forte la sua mano, manifestandogli il mio consenso a quelle parole.

- Anch'io sono contento che tu sia tornato Stefan. Adesso, però basta parlare di queste smancerie. Perché non vi sedete, vi offro qualcosa. -

Per tutta risposta gli scoppiai a ridere in faccia. Damon che si prodigava come padrone di casa era ridicolo. Non sapeva che fare o cosa dire. Ero sicura che stesse annaspando alla ricerca delle parole giuste e di cosa fare.

- Credo che sia meglio che tu vada a chiamare Elena, Damon. Non mi hai ancora detto dov'è. -  

-E' in bagno, scenderà a momenti. E, io sono perfettamente in grado di ricevere mio fratello e te, Barbie. - calcò l'ultima parola,sprezzante.

- Non si direbbe, idiota. - enfatizzai l'ultima parola e gli lanciai un sorrisino perfido mentre mi sedevo elegantemente sul grande divano. Stefan mi seguì come un cagnolino. Aveva lasciato la presa sulla mia mano ed era nervoso. Sapevo di cosa, presto Elena avrebbe fatto la sua comparsa. Il fatto che non fosse fià qui, allungava soltanto la sua angosciosa attesa. Damon doveva aver capito il suo stato d'animo perché gli riempì il bicchiere di whisky e glielo mise in mano. Stefan lo ringraziò e lo buttò tutto d'un fiato.

- Caroline, Stefan! Sono così contenta che siate tornati! - Elena arrivò come un turbine verso di noi e ci strinse in un forte abbraccio. Sentii distintamente Stefan irrigidirsi.

- Elena, mi sei mancata. - le sorrisi e mi alzai in piedi e la trascinai in un altra stanza, speravo che così Stefan si sarebbe un pò ripreso e poi volevo parlarle.

- Mi sei mancata anche tu! Allora, come hai trovato Stefan? -

- Non l'ho fatto. Mi ha cercata lui. Gli ho fatto sapere che andavo a Roma quando sono partita. Lui si trovava già lì, così mi ha chiesto di incontrarci. Abbiamo passato il resto dei giorni insieme, Roma è fantastica! Devi andarci anche tu, insomma non ho mai visto niente del genere! Per non parlare dei negozi, ho fatto il miglior shopping della mia vita! -

- Immagino! - Elena rise e mi abbracciò di nuovo.

Ero felice di essere tornata. Di rivedere i miei amici. Ero felice che Stefan fosse di nuovo a Mystic Falls insieme alla sua famiglia e, lo ammetto, anche perché un pò il merito era mio. La cosa che più mi sorprendeva però era vedere quanto Elena fosse felice. Non l'avevo mai vista così. Era sempre lei, certo, dolce, premurosa, gentile ma non ricordavo più l'ultima volta che l'avevo vista così rilassata, entusiasta. Era viva.

Quando mi aveva che Damon la faceva sentire viva, non le avevo dato molto peso. Adesso, però me ne rendevo conto...forse poteva veramente essere felice al fianco di quell'idiota di Damon.

- Allora, come sta? - Elena mi guardò insicura, sembrava che aspettase questo momento da quando eravamo arrivati. Probabilmente il pensiero che Stefan fosse infelice era l'unica cosa che non le permetteva di stare completamente bene con se stessa.

- Sta meglio. Non ti mentirò, è stato un duro colpo per lui, ma sopravviverà. Già il fatto che sia ancora Stefan è un bene. Ha bisogno di tempo e forse di conoscere un nuova ragazza! - le feci l'occhiolino ridendo.

- Sono contenta che abbia te. Damon non te lo direbbe mai, ma anche lui lo pensa. -

- Grazie e non ti preoccupare ci sarò sempre per lui. Ogni volta che avrà bisogno di me. Così come ci sarò per sempre per te. Siete i miei migliori amici. E visto che Bonnie è scomparsa, ho molto più tempo per voi. - sorrisi maliconicamente al pensiero di Bonnie, che ormai da mesi non si faceva più sentire. Aveva detto di aver bisogno di tempo e noi glielo stavamo dando. Solo Jeremy era con lei.

- Ti voglio bene, Caroline. -

-Anch'io, ma adesso andiamo. Torniamo da quei due. - la presi sottobraccio e insieme ci avviammo verso il salotto.

Trovammo Stefan e Damon davanti al camino, entrambi con un bicchiere in mano, che parlavano un pò imbarazzati. Non avevo mai visto Damon imbarazzato, era strano.

Mi avvicinai sicura verso loro due seguita da Elena che immaginavo non sapesse proprio come comportarsi. Guardai Stefan e gli sorrisi, poi presi il suo bicchiere ancora pieno e lo buttai giù.

- Umh...mi è mancato il whisky dei Salvatore. Lo ammetto! - Stefan mi sorrise e andò a prenderne dell' altro. Io mi avvicinai a Damon e gli puntai un dito sul viso.

- Tu azzardati a far star male la mia migliore amica e te la vedrai con me, ok? - lo guardai minacciosa.

- E' una minaccia, Barbie? - mi sorrise e mi guardò come se mi stesse prendendo in giro.

- Ovvio che è una minaccia. Hai bisogno che qualcuno ti spieghi cosa ti dice la gente? Siamo a questo punto? Sarà a causa della tua età? Ah Elena, devi sceglierti dei ragazzi più giovani. Presto ti toccherà fare da badante a questo vecchietto di un vampiro. - 

- Tu che consigli a qualcuno di scegliere ragazzi più giovani? Non sei forse tu, quella infatuata di un Originale? - colpita e affondata.

Damon era capace di essere proprio stronzo. Aspetta un momento, come faceva a sapere che io provavo qualcosa per Klaus?!

- Elena! - mi girai ferita verso di lei. Non pensavo raccontasse dei miei sentimenti a Damon.

- Damon è il mio ragazzo, Care. Non ho segreti con lui e non pensavo ti avrebbe infastidita.

- Invece, mi da fastidio. Quando ti faccio delle confidenze mi aspetto che rimangano tali.- la mia voce era infastidita, ma alla fine le sorrisi per farle capire che non ero arrabbiata.

- Per quanto riguarda te, ci vuole del coraggio per dire che Klaus abbia bisogno di una badante, sbaglio o è la creatura più forte del pianeta? Di certo lui avrebbe capito che la mia era una minaccia. -

- Forse, perché è abituato a riceverne. - Damon mi strizzò l'occhio.

Io gli rifilai una falsa risata e poi gli girai le spalle. Era odioso.

- Adesso devo andare, Elena. Questa sera ho il mio volo per New Orleans. - gli sorrisi raggiante.

- Sono contenta per te. Chiamami quando arrivi. -

- Buon viaggio, Barbie. -

- Grazie, idiota. -

- Care, insegui il tuo cuore e andrà tutto bene. Spero che troverai quello che cerchi. Klaus è un uomo fortunato. - Stefan mi lasciò un bacio su una guancia e mi lasciò spazio ad Elena che mi strinse in un abbraccio e mi accompagnò alla porta. Le lanciai un bacio e poi corsi via.

Avevo perso fin troppo tempo. Avevo delle valigie da preparare. Una mamma da salutare. Un aereo da prendere.


**********************************************************************************************


Avevo fatto le valigie. Salutato emozionata mia madre. Avevo preso il mio volo per New Orleans e tra pochi minuti sarei atterrata. Ero pronta.

Pronta per incontrare Klaus o almeno continuavo a ripetermelo per darmi forza. Non mi pentivo della mia scelta, ma la paura di essere rifiutata c'era e mi rendeva ansiosa.

Mi accorsi che stavamo atterrando dai rumori stridenti dell'aereo e dagli strilletti acuti di alcune donne che a quanto pare non erano avezze a questo mezzo di trasporto.

Ero arrivata.

Oh mamma! Che ansia!

Presi la mia valigia e uscii dall aeroporto. Perfetto, e adesso? Non avevo idea di dove andare. Ero proprio stupida, presa com'ero a pensare ai possibili scenari di quello che ci saremo detti, mi ero completamente scordata che non avevo la più pallida idea di come trovare casa Mikaelson.

Feci un profondo respiro e mi guardai attorno, di certo casa l'ora non era lì. Sarei arrivata al centro di New Orleans e avrei chiesto informazione a qualche vampiro. Credo che tutti i vampiri di qui sappiano dove sia la casa di Klaus.

- Signorina, ha bisogno di aiuto? - una voce profonda mi fece girare stupita.

- In effetti sì, lei chi è? - guardai con diffidenza l'uomo scuro davanti a me. Era alto con occhi e pelle scura e con un grosso sorriso stampato in faccia.

- Sono Marcel. Il re di New Orleans. -

- Pensavo che la monarchia fosse stata abbatutta. - lo guardai sarcatica. Ma dai, seriamente? Il re? Inventatene un altra per rimorchiare. Non ero una ragazzina.

- Non qui. - mi guardò infastidito a quanto pare non gli era piaciuto il mio sarcasmo. Peggio per lui. - Cosa la porta qui? -

- Devo incontrare una persona, credo mi fermerò un pò se per il re va bene...- gli sorrisi sfacciata.

- Ma certo, sono un re molto ospitale. L'importante è che non disturbiate la pace della mia città. -

- Non sono una terrorista, re. Adess mi dispiace devo andare, ho perso fin troppo tempo e voglio trovare questa persona prima che faccia di nuovo notte. -

- Potrei aiutarti. Dimmi chi stai cercando. -

Lo guardai incerta, poi acconsentii. Se era il re, c'era da sperare che conoscesse Klaus.

- Sto cercando Klaus. -

Il vampiro strabuzzò gli occhi e mi guardò più interessato.

- Klaus è un mio vecchio amico. Perché lo cerchi? -

- Mi ha invitato lui. - la mia era una piccola mezza bugia. Non mi aveva invitato, certo, ma aveva pensato di farlo come regalo del diploma.

- Non ne sapevo niente, strano. Comunque, non so adesso dove sia. Però puoi aspettarlo nel mio locale. Viene spesso lì. Il mio locale è l'unico degno di nota in questo posto. - mi guardò orgoglioso.

Io gli sorrisi scettica. Che pallone gonfiato. Sono il re, il mio locale è il migliore, sono un vecchio amico di Klaus...ma quando la finiva.

- Va bene, tanto non ho niente di meglio da fare. - lo assecondai, sperando che una volta arrivati al suo "fantastico" locale, mi lasciasse in pace.

- Perfetto, allora seguimi. -

Non camminammo molto, ma quel poco mi assicurò che la compagnia di questo Marcel non mi piaceva per niente. Se era veramente un vecchio amico di Klaus, ne sarei stata molto stupita. A me sembrava ridicolo.

- Eccoci qui. - mi rivolse un altro dei suoi sorrisi a trentadue denti ed entrò. Mi guardai attorno e poi lo seguii. Avevo una strana sensazione, come se un sacco di occhi fossero puntati su di me.

Appena entrai poi, questa sensazione si fece più acuta. Era pieno di vampiri che mi fissavano curiosi e titubanti, come se non sapessero ancora bene come comportarsi con me.

Alzai le spalle e mi diressi velocemente al bancone, ordinai una birra e me la gustai, cercando di non far caso a tutte quelle occhiate.

Dove cavolo era Klaus?


****************************************************************************************************


Il piano procedeva ma, a me non interessava troppo. Se ne occupavano la strega e mio fratello. Io avrei pensato solo all'azione. Non vedevo l'ora di mettere al proprio posto quel pazzo di Marcel. Non aveva idea di cosa lo aspettava. Mettersi contro di lui. Lui che gli aveva dato tutto. Avrebbe dovuto lasciarlo dove lo aveva trovato.

- Nik, Hailey ha bisogno di qualcosa? - Elijha lo guardò impassibile.

Che fratello noioso. Secondo lui, io avevo voglia di fare da balia a quella lupa? Stava bene. Insomma, era incinta,mica era malata!

- Non ne ho idea. - gli sorrisi incurante. Sapevo che lo infuriava il mio comportamento. Ma cosa ne sapeva lui. Non era lui, quello che sarebbe diventato papà. Io non volevo un figlio. Non avevo idea di come ci si comportasse con un figlio. E se sarei diventato come Mikael? Non volevo che mio figlio mi odiasse ed ero certo che lo avrebbe fatto. Volevo che mio figlio mi adorasse, volevo essere il suo eroe. Sapevo già che non ci sarei riuscito. In mille anni, avevo imparato a conoscermi. Per questo, non ero per niente entusiasta di assistere alla mia prossima delusione. Ne sarei uscito stanco, deluso, triste e il pensiero di avere un figlio che mi odiava mi avrebbe assillato per il resto della mia esistenza.

- Non ne hai idea? Perché ti comporti così, fratello? Quella creatura è tuo figlio. -

- Così come, Elijha? -

- Come se non ti importasse. Io so che non è cosi. -

- Cosa ti fa credere che me ne importi qualcosa? - lo guardai sarcastico.

- Puoi prendere in giro tutti, ma non me. Conosco te e le tue paure. Sarai un buon padre, Nik. Ti aiuteremo tutti, non sarai solo. -

- Sappiamo entrambi che sbaglierò qualcosa. L' ho fatto sempre e lo faccio ancora con tutti. Sbaglierò e mio figlio mi odierà. Come io ho odiato Mikael. -

- Ti sbagli, fratello. Ce la farai, ce la faremo. Devi solo toglierti questa maschera di freddezza e far vedere a tuo figlio come sei veramente. -

- Io non ho nessuna maschera. Sono così, fratello. Non cambierò, nemmeno per mio figlio. - lo spinsi di lato e uscii di casa. Era sera ormai, e io avevo bisogno di un bere qualcosa. Sapevo che non era prudente andare nel covo di Marcel, ma non mi interessava. Nessuno poteva lasciarmi a casa, a rintanarmi come un topo. Io ero Klaus! Lui, non era nessuno, se non uno dei miei tanti servi.

Entrai nel locale come trionfo come un padrone e mi guardai attorno sorridendo. Si erano tutti fermati al mio arrivo. Marcel non c'era. Peccato.

Mi avvicinai al bancone e ordinai una bottiglia di rum, il più vecchio del locale. Già che c'ero avrei saccheggiato le riserve di Marcel. I soldi non erano un problema per me. In mille anni se ne accumulavano di ricchezze.

Mnetre bevevo mi guardavo intorno curioso. Nessuno era così pazzo da importunarmi, quindi potevo tranquillamente guardarmi attorno. In un angolino del locale, non visibile dall'entrata, vidi una chioma bionda ondulata. Sapevo che era impossibile, ma la ragazza assomigliava terribilmente a Caroline. Mi avvicinai guardingo, volevo vederla in volto. Sapevo che ci sarei rimasto male perché ovviamente non poteva essere lei, ma non riuscivo a fermarmi. Più mi avvicinavo, più la ragazzami sembrava lei. A pochi metri da lei,mi sembrò quasi di riconoscere il suo profumo.

Stavo per richiamare la sua attenzione, quando mi accorsi dell'uomo che le teneva compagnia. Marcel, che bello.

- Oh Klaus! Sapevo che saresti venuto. Una tua amica ti è venuta a cercare e io l'ho gentilmente aiutata. - Marcel mi sorrise diabolico.

Non lo guardai neppure. Tutta la mia attenzione era catturata dalla donna seduta vicino a lui. La guardai immobile mentre lei si muoveva e piano girò la testa verso di me. Quando incontrai i suoi occhi tremai. Era lei. Caroline era venuta a New Orleans. C' era solo un motivo per cui lei fosse qui, ma io non potevo crederci.

Era più bella anche di come me la ricordava o della Caroline nei miei sogni. Era eterea, bellissima e i suoi occhi erano limpidi, coraggiosi e mi guardavano con una strana luce negli occhi che non gli avevo mai visto.

-Ciao Klaus.-

NOTE DELL'AUTRICE

Ok, eccoci qui. Finalmete Caroline è arrivata a New Orleans! E Stefan è tornaro a Mystic Falls...non sarà facile per lui ma si riprenderà. Passiamo a Klaus, questa è la prima volta che entra in scena e spero che vi piaccia, come spero vi piacerà in seguito. Non è facile mettersi nei suoi panni e sopratutto immaginarlo alle prese con un figlio, anche se non ancora nato. Adesso lui e Caroline si sono incontrati, la prossima volta vedremo come si evolverà il loro rapporto. Che dire, spero vi piaccia e che non ci siano troppi errori. 

Ringrazio tutti quanti per il sostegno che mi date. Grazie, grazie, grazie. 

Fatemi sapere che cosa ne pensate e se c'e qualcosa che non va  ;-P

A presto :***

  
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