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Autore: Hipatya    02/03/2008    3 recensioni
[Cinquantadue one-shots basate sui temi della LJcommunity 52flavours.]
20. Dancing in the moonlight: "Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
[MinatoKushina - Auguri Lè!]
21. Less remain in one place: Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
[Temari Tribute - Coming Back ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto; l'uso che ne ho fatto, ahimè, appartiene assolutamente a me.






La Legge della Variazione








Gli occhi incollati al vetro della finestra, la bambina segue febbrilmente i movimenti delle due figure che combattono fuori, nel cortile spazzato dalla pioggia.
A volte scarta col capo, imita in perfetto silenzio le mosse rapidissime dei duellanti, le cui braccia scattano così veloci da far rimbalzare le gocce di pioggia verso le nuvole scure che hanno appena abbandonato.
Difesa.
Ecco, sì, evitala. Abbassati.
Prepara il corpo, forma i jutsu, arretra di un passo.
Para l'ultimo colpo, non è difficile.
Pronto.
E ora...
(E' in trappola). ...Ora colpiscila.
Colpiscila ancora. Un'altra volta, più forte. Non se lo aspetta, adesso è lei che arretra.
Colpiscila. Non si è accorta di niente, né della trappola nè del Byakugan.
E' solo debole.
Colpiscila.
Sarebbe una Chunin, quella?
Ecco, adesso è disperata. Non ragiona più, pensa solo a colpire alla cieca. Poi è fiacca, la rabbia non impedisce certo ai suoi patetici pugni di non andare a segno nemmeno una volta.
La pioggia la schiaffeggia. Sembra cedere per questo, non per i colpi dell'avversario. Per delle stupide, incolori gocce di pioggia.



...Hakkeshō Kaiten!


Fine del combattimento.
E' una tecnica di difesa, eppure l'avversaria è a terra. Stanchezza, forse. Molto più probabilmente è troppo debole per allenarsi con Neji-niisan.

Come volevasi dimostrare.



Hyuuga Hanabi è la prima a gettarsi fuori dal portico, i sandali che risuonano sull'acciottolato bagnato e un sobrio ombrello grigio che la ripara dall'acqua.
Che poi Hyuuga Hanabi non corre, non si scapicolla nell'acquitrino del cortile, non schizza rivoli fangosi ovunque. Il suo cuore corre, lei però cammina composta, un passo dopo l'altro. Sopra la testa c'è un ombrello grigio, non un libro, ma non fa differenza per il suo portamento inappuntabile.
Hanabi incede senza essere sgraziata o goffa e tutti dimenticano che lei ha dieci anni.
(...Come sempre).
"Neji-niisan, complimenti" china il capo con deferenza, la mano dritta lungo il fianco, i capelli che non sfuggono all'acconciatura. Il suo viso fiorisce nel sorriso che delizia tanto i suoi genitori, un sorriso che il Jonin di fronte a lei non guarda neppure.
"Non è niente di speciale, Hanabi-dono."
La sua voce è distante come le nuvole color carbone, ma il sorriso della bambina non smette di brillare.
"Lei è modesto" mormora piano. Perde il vezzo che avrebbe dovuto infondere alle sue parole non appena il Jonin di sedici anni le lancia un'occhiata liquida e distratta quanto la pioggia.
"Obiettivo, non modesto" replica lui.
Neji-niisan ha i capelli stillanti d'acqua appiccicati al viso, sulla sua fronte si fanno strada gocce troppo timorose per avvicinarsi ai suoi occhi -occhi troppo freddi per non spaventare.
"Hinata non ha previsto le sue mosse."
Hanabi inclina il capo, mentre il temporale si rovescia fragoroso sull'ombrello di stoffa che divide con Neji-niisan.
"Hinata sta migliorando."
Hyuuga Hanabi avverte un filo d'irritazione infantile inasprirle lo sguardo, vorrebbe potersi crogiolare nel battito impazzito del suo cuore schizzato in gola e scostare la ciocca nera che disegna un curioso ricciolo sulla tempia di suo cugino, ma sa bene di non poterlo fare. Questo perchè, ancora una volta, quegli occhi traslucidi come specchi d'acqua non l'hanno guardata neppure per un istante, fissi nel mondo dietro di lei -mondo in cui la pioggia sferza la tuta da ninja e tortura i piedi stretti nei sandali. Un mondo senza occhi così belli.
"Neji-niisan, ti ho portato gli asciugamani."
Hinata, il viso ancora sporco di fango, li ha appena raggiunti. Forza un sorriso debole quanto la luna quando scorge Hanabi, un sorriso che non muore neppure quando è evidente che sua sorella non ha intenzione di farle posto sotto l'ombrello.
E Hinata continua a sorridere nonostante le righe d'acqua così simili a lacrime sulle gote, continua a sorridere nonostante i muscoli doloranti, continua a sorridere nonostante la pioggia che le si infila nei vestiti già fradici.
Semplicemente Hinata sorride.
E Hanabi non può far altro che gettarle addosso tutto il suo rancore.
Il viso di Neji-niisan si tuffa in un panno di lino -e non è stata lei a pensarci.
Qualcuno dà del tu a Neji-niisan -e non è lei.
Qualcuno si allena tutti i giorni con Neji-niisan -e non è lei.
Qualcuno è orribilmente debole -e non è lei.
"Ciao, Hanabi."
"Ciao, Hinata."
La pioggia disegna schizzi grotteschi sul volto infreddolito di sua sorella, sua sorella serena anche dopo una sconfitta, sua sorella con una pila di asciugamani caldi e il vestito imbrattato di fango, sua sorella che sorride anche se è debole.
Io sono forte, io dovrei sorridere e allenarmi con Neji-niisan.
Io, non lei.
"Davvero banale come hai contrattaccato a quel Byakugan."
La voce sottile di Hanabi non si sforza di suonare meno astiosa, meno dura e più infantile.
Qualcosa s'incrina nel viso di Hinata.
"Tu... tu t-trovi?"
"Sì." Non ha neppure finito di rispondere che Hanabi le getta in faccia un assenso affilato come una pietra. Dei, quanto è patetica quando balbetta! Quanto è infantile, irrisolta, tormentata, debole, lamentosa! (Tutto quello che Hanabi non è).
"Io e molti miei compagni dell'Accademia avremmo reagito diversamente, con una Rotazione Suprema e un colpo diretto al nodo principale dei canali di chakra presente nella cassa toracica" rincara la dose, il nasino appena arricciato, il tono neutro e severo della Giustizia.
Hinata stringe le labbra (lei sembra la bambina, qui), la sua fronte diventa un campo di piccole rughe mortificate, le sue dita cominciano nervosamente a torturarsi l'un l'altra.
Patetica sempre di più.
"Ammirevole, Hanabi-dono."
(Non riesce a credere che lui lo abbia detto davvero...)
Il volto di Neji-niisan riemerge dall'asciugamano, che ora giace accuratamente piegato di traverso sul suo braccio. C'è ancora l'ombra della pioggia su quei lineamenti di neve, affilati come il vento (Hanabi ha sempre pensato che assomigliasse in modo incredibile al nobile e gelido Der Erlkönig delle sue fiabe, abbacinante in quell'aura indistinta che lei chiamava l'ombra d'oro).
"Ma hai dimenticato che, col Byakugan attivo, avrei individuato in un secondo il punto di dispersione del tuo chakra amplificato dalla Rotazione e, al tuo successivo movimento, la mossa sarebbe stata mia."
Hanabi rimane impassibile, piccola statua di sale. Solo, le unghie della mano sinistra affondano senza pietà nel palmo, le dita si stringono in un ridicolo pugno livido di pioggia. Ma è un riflesso condizionato, non è colpa sua.
Solo i deboli piangono. Lei è forte, più forte di sua sorella maggiore di cinque anni, più forte di ogni altro compagno d'Accademia, forte quasi come il suo Papà, dunque lei non piange.
Rimane impassibile quando Neji-niisan si allontana verso i portici sotto una coltre di spilli d'acqua che sembra non voler avere fine.
Rimane impassibile quando quell'Erlkönig forte come una lama di ghiaccio sta lasciando il cortile, inghiottito dai corridoi della villa, portandosi via la sua ombra d'oro -stupida lei, che voleva solo avvicinarsi e osservarla brillare.
I suoi passi nelle pozze d'acqua piovana suonano scroscianti, fastidiosi. C'è la sua condanna in quello sciaquio prepotente.
Rimane impassibile anche quando incrocia lo sguardo quasi doloroso negli occhi di Hinata.
Le sue guance s'infiammano e le nocche che stringono l'ombrello grigio diventano di ferro.
"Hanabi, i-io... v-vedrai che N-Neji-niisan... lui-"
Hanabi non l'ascolta. Vede solo il soffio addolorato -sinceramente addolorato, con tutta la più pura scintillante nauseante sincerità di questo mondo!- che increspa gli occhi di Hinata.
...Ti disprezzo. Ti reputo una fallita, una debole, una nullità. Ti odio come tutti gli altri. Ti detesto. Ti insulto.
E tu non sei capace di dirmi neppure una parola cattiva?
Hanabi getta il suo sobrio ombrello grigio in una pozzanghera, solleva spruzzi nerastri che ricadono pesanti sui vestiti imbrattati di sua sorella -che non riesce nemmeno a dirle che lui è innamorato della sua compagna di squadra, come se lei non lo sapesse già, patetica querula sentimentale puerile buonista sorella.
Gli occhi di Hanabi feriscono, forse una lama di kunai farebbe meno male, ma a lei non interessa:"Quell'emarginato di un Uzumaki ama un'altra, non ti guarderà mai" sibila lapidaria.
...Così semplice, ferire.
Non vedi, Hinata?

Non c'è alcun bisogno di guardarsi negli occhi, entrambe sanno qual è la verità.
Allora Hanabi, un passo dopo l'altro, volta imperturbabile le spalle a sua sorella. Correre non serve, è sufficiente mettere un piede dopo l'altro e non badare alle gocce d'acqua gelida che scivolano serpeggiando lungo la spina dorsale. Hinata, per quanto le riguarda, può anche sciogliersi di lacrime sotto la pioggia. Non le interessa affatto.
La massa nero pece della casa incombe su di lei, ma Hanabi non accenna ad affrettare il passo, nonostante i capelli zuppi stiano cominciando a pesarle sulle spalle e la tuta stia diventando un'inutile zavorra bagnata.
Non c'è alcun bisogno di correre.
Solo i ladri e i bambini corrono.
E decisamente lei non è né l'uno nè l'altro.




Fin







Glossario
Dono: signorina.
Hakkeshō Kaiten: Rotazione Suprema.
Der Erlkönig: Il misterioso Re degli Elfi delle fiabe nordiche, soggetto anche di un celebre poema di Goethe.



  
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