Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: marrymezayn    28/08/2013    4 recensioni
Tratto dal terzo capitolo:
«Posso abbracciarti?»
«Non si chiedono gli abbracci al Free Hugs! Se vuoi darlo, lo dai. Punto!» La ribeccò Louis, rimanendo in mezzo a loro due.
[..]
«No, aspetta!» Bisbigliò al suo orecchio così piano che dubitò che l’avesse sentito con tutto quel casino intorno a loro. E lei tornò a stringere di nuovo le braccia intorno alla sua vita. «Ancora due secondi, ti prego!»
-----
Questa storia non è nient'altro che "The best is yet to come" ma dal punto di vista di Zayn. Enjoy! ♥
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
"E' tutto scritto ed è qui dentro, e viene tutto via con me."

Vai a Londra e ti aspetti chissà che cosa quando ti vengono a dire “facciamo una festa a casa di Selena” e tu vai, tutto contento ma ti ritrovi a pensare che quella è come le feste che davano loro ad Holmer Chapel.
Annoiato come non mai, appoggiato al tavolo si guardava intorno. Già metà della gente era ubriaca, lui invece sperava. Sperava che il suo bel faccino facesse capolinea in quella stanza, prima o poi. Ma oramai erano le dieci di sera e dubitava fortemente che quella ragazza sarebbe arrivata alla festa.
«Amore, ti annoi?» Chiese Sophie, attaccandosi a lui come una cozza allo scoglio. Alzò gli occhi dal bicchiere, fermandosi a guardare il viso di Sophie. Ora, provava solamente ribrezzo nel guardarla. Prima aveva pensato che fosse carina come ragazza, ora si rendeva conto del cerone che aveva in viso. Come minimo erano due chili in più per tutto il trucco che aveva in faccia.
Mentre Keyra.. Era semplice. Certo, anche lei metteva il fondotinta, ma era di un colore uguale alla sua pelle, e le rendeva la pelle morbidissima. Non si faceva quegli occhi così marcati. Solo poca matita e un filo di rimmel. La naturalezza. Mentre quella ragazza era già tanto se non veniva presa come pagliaccio in un circo.
Le spalle si mossero da sole, alzandosi e riabbassandosi.
«Vogliamo salire in camera?»
«No. Non mi va!»
«Dai amore..»
Gli si strusciò addosso facendogli fare una smorfia. Quale parte del ‘no, non mi va!’ non le era entrata in quella caccola di cervello? Fece per ribattere ma udì il suono del campanello e guardò verso la porta, speranzoso.
E quando la porta fu aperta, si rivelò una Keyra con un sorriso da sturbo seguita da Niall, Mary e Danielle.
La guardò farsi avanti salutando con un sorriso i visi conosciuti e con un gesto della testa quelli non conosciuti. Venne acclamata dai suoi amici, mentre lui rimaneva lì a guardarla con Sophie che si strusciava sulla sua erezione, cercando di attirare l’attenzione.
Quella che fece nei minuti successivi fu una radiografia completa della mora che era appena entrata in casa. Indossava uno Jeans stretto ma non troppo, che lasciava intravedere quelle curve morbide anche solo guardandole. Ai piedi portava un stivaletto con quel tanto che bastava per darle qualche centimetro in più, sopra invece portava un maglioncino verde smeraldo che, anche lui, fasciava le sue forme. Al collo, un collo di lana.
La vide sorridere ampiamente a qualcosa che le diceva Niall, poi salutare gli altri ragazzi e fare un gesto con la testa a lui che ricambiò in silenzio. Si diresse fuori e lui non si perse un movimento della ragazza.
‘Dio. Dire che era una dea era poco. Raramente aveva visto una donna muoversi così bene su un tacco come quello che portava lei. Ferma in balcone notò come le sue gambe fossero perfette. Tanto perfette da avere i famosi tre buchi. Dannazione a lei e le sue gambe chilometriche che immaginò avere legate al bacino mentre si spingeva in lei così rudemente da farla piangere.
Scacciando quel pensiero poco casto, tornò a guardare Sophie.
«Sophie. Non ho voglia, lo capisci?» Si, ancora si strusciava su di lui a tempo di musica. Peccato che lui non gliel’avrebbe dato. Non quella sera. Voleva scopare con Keyra, non con Sophie. Era Keyra che voleva far urlare di piacere. Era il nome di Keyra che voleva invocare mentre toccava l’apice del piacere. Era Keyra che si voleva fottere.
La ragazza con uno sbuffo si scostò e se ne andò, lasciandolo lì come un anima in pena. Harry si avvicinò a lui mentre Louis seguiva Keyra. Si girò a guardare il riccio, con un’espressione di astio dipinta in viso.
«Amico, tutto bene?»
«Non conosco più il significato di ‘bene’ da quando quella ragazza è entrata nella mia vita.»
La indicò con la testa, facendo girare Harry che, dopo aver capito, sorrise formando così quelle fossette che mandavano in delirio tutte le ragazze. Harry era quello che lui chiamava ‘il dolce.’ Nel suo cervello era un cupcakes perché una bellezza così non poteva esistere davvero. E se non fosse stato etero, cazzo se non avrebbe sbavato dietro a quel ragazzo insieme a metà scuola.
«Keyra?» Domandò con ovvietà, continuando a sorridere.
«Già. Keyra. O Dea del sesso, perché porca troia da quando la conosco non faccio altro che pensare a lei e me che trombiamo selvaggiamente!» La risata irruenta di Harry invase la sala, facendosi guardare in modo depresso da Zayn.
«Benvenuto nel club, biondo!» Lo sfotté.
«Me la farei ovunque.»
«Ti sei già fatto una sega pensando a lei?»
«Non ancora! Perché tu si?»

Ancora la risata ruvida di Harry si infranse nella stanza, mischiandosi alla musica e lo vide scuotere la testa.
«Quando succederà dimmelo, perché significa che sei fottuto!» E dandogli una pacca sulla spalla lo lasciò lì da solo, a rimuginare su quella frase. Sapeva cosa voleva dire Harry Styles. Se si fosse mai fatto una sega pensando a Keyra significava che lei non gliel’avrebbe data. E mai era successo che qualcuna che lui volesse, non gliela desse. Zayn Malik si prendeva tutto ciò che voleva. Ma l’idea di fare sesso con Keyra gli sembrava un’idea irraggiungibile. Chissà come mai.
Quello che successe di lì a pochi minuti mandò i suoi poveri ormoni in totale subbuglio. Si alzò e raggiungendo gli altri si gustò la scena di Keyra che inveiva contro quel deficiente patentato di Lucas. Non restò lì a sentire ogni particolare frase detta dai due, ma si beò solamente del tono incazzato di Keyra, del modo in cui si muoveva, come leggiadra camminava su quei tacchi, come le sue labbra abbracciavano il bicchiere e mandavano giù il contenuto.
E vedere Keyra inveire contro quel coglione era una delle cose più sensuali che avesse mai visto in tutta la sua vita. Si perché sprizzava sesso da ogni parte del corpo quando era così irruenta. Oddio, possibile che appena apriva bocca, in ogni modo possibile, lui faceva pensieri perversi su quella ragazza?
Non era possibile. Gli ispirava seriamente del sesso selvaggio e la cosa cominciò a preoccuparlo perché lui aveva un’attività fisica formidabile. Scopava a destra e manca, ma a quanto pare non bastava per bloccare i pensieri peccaminosi su quella ragazza.
“Dio, guardala. Sfido chiunque a non scoparsela nel peggiore dei modi” Pensò dentro se stesso, scrutando quel fisico e quel viso ora inviperito. Ma cosa inviperito, era totalmente incazzato.
Ritornò a pensare normalmente solamente quando Keyra e la sua ira lasciarono la stanza. E come se ci fosse un tasto on e off, Zayn tornò a pensare lucidamente.
«Non so te, ma io mi vado a sparare una sega su questa scena!» Si avvicinò Harry, parlandogli a tono basso per farsi sentire solo da lui. Stava scherzando, vero? Lo guardò, ma non vide divertimento su quel viso. Lo scrutò male e sospirando si ritrovò a pensare che Harry non sarebbe mai stato l’unico che si sarebbe fatto seghe su Keyra.
Se tutti erano – e lo erano fidatevi – perversi come loro due, era fottuto. Metà popolazione inglese si era fatto seghe pensando a Keyra.
«Non so quale santo l’abbia mandata su questo mondo, ma non biasimo il suo futuro ragazzo. Cazzo che caratterino!» E detto questo se ne andò, facendo un discorso di sola andata anche perché Zayn era tutt’altro che lucido. Ancora pensava in malo modo a come scoparsi Keyra.
Quando la ragazza tornò in sala, era tutto tranne che lucida. Era totalmente, incondizionatamente ubriaca. E non si divertì mai come quella sera a guardarla fare una serie di cose che, in una normale ragazza, neanche passavano per il cervello.
Una ragazza ubriaca ballava, si pomiciava mezzo mondo, mentre lei andava in giro con Louis – altrettanto ubriaco per farle compagnia – a dare i “free hugs”. E ne ricevette uno anche lui.
«Posso abbracciarti?»
«Non si chiedono gli abbracci al Free Hugs! Se vuoi darlo, lo dai. Punto!»
La ribeccò Louis, rimanendo in mezzo a loro due. Keyra lo guardò, con gli occhi lucidi di alcool e aprì le braccia per farle capire che poteva abbracciarlo.
Dio gliel’aveva mandata buona, eccome. Non aspettava altro.
«Louis, ho visto una ragazza invocare un abbraccio!» Disse una balla al volo, vedendo Louis urlare che chiunque chiedeva un abbraccio glielo si donava.
“Si, ciao Louis. Smollaci!” Pensò mentre Keyra delicatamente, come una bambina piccola, si adagiava tra le sue braccia. E di nuovo il tasto off mandò in corto circuito tutto il resto.
Eccolo lì, altamente fottuto già al terzo giorno che la conosceva. Il loro primo abbraccio e forse l’ultimo. Il profumo delicato di lei gli invase le narici, tanto da farlo quasi ubriacare. Gli occhi si bearono del colore sulle sue guance, che si accentuò appena posò le mani sui suoi fianchi. Si godette il calore che lo invase quando lo guardò negli occhi, sorridendo debolmente.
«Hai un buon profumo!» La sentì sussurrare, scrutandolo. Sorrise a quelle parole mentre se la stringeva ancora di più addosso. Era così piccola, sembrava così fragile quanto le ali di un colibrì. Quando in realtà era una leonessa.
Una strana sensazione alla bocca dello stomaco lo invase. Sembrava un esercito di elefanti che calpestavano il suo stomaco. E lì, con Keyra tra le braccia, capì quel che aveva letto in milioni di poesie e libri. Definivano quella sensazione che stava provando lui, per la prima volta, come “le farfalle nello stomaco”. Più che farfalle per lui erano elefanti, perché le farfalle erano troppo delicate per spiegare al meglio quella sensazione.
La sentì cercare di sciogliere l’abbraccio, ma la bloccò piegandosi quel tanto per arrivare al suo orecchio.
«No, aspetta!» Bisbigliò al suo orecchio così piano che dubitò che l’avesse sentito con tutto quel casino intorno a lui. E lei tornò a stringere di nuovo le braccia intorno alla sua vita. «Ancora due secondi, ti prego
«V-Va bene.» Balbettò lei in risposta, affondando la faccia nella sua camicia. L’aveva sentita tremare tra le sue braccia e non seppe bene per quale motivo.
Non aveva la forza di abbandonare quell’abbraccio. Se fosse stato per lui – e solo l’idea lo fece tremare – sarebbe rimasto in quell’abbraccio per il resto della sua vita. Si, perché ci stava da dio. Certo, ovviamente quelle sensazioni non gli piacevano da provare sulla sua stessa pelle, ma non c’era nessun altro luogo dove volesse essere in quel momento. Neanche lo sfiorò l’idea di portarsela a letto. Voleva solamente continuare in eterno ad averla tra le braccia.
Ma si sa, le cose più belle hanno una fine.
E anche quell’abbraccio terminò, dopo che con tutta la forza di cui era padrone se l’allontanò dal petto, per guardarla in viso. Era rossa come un peperone. Forse per l’alcool che scorreva nelle sue vene, forse per altro. Semplicemente, era deliziosa.
«Grazie!»
La vide mimare con le labbra e sorridendo, la lasciò andare. Prima o poi si lascia andare anche ciò che ci fa stare bene. E’ sempre stato così e ahimè anche a lui toccava.
E per il resto della serata fu tutto una nuvola rosa e arcobaleni. Ci mancavano gli unicorni e in quel caso avrebbe capito di essere fottuto. La guardò come mai aveva visto in vita sua una ragazza, si divertiva a ballare con Louis, come stavano brindando alle disgrazie della vita con bicchierini vuoti pensando sicuramente che c’era dell’alcool dentro. Ma non avevano nessuna bottiglia di alcool vicino.
Era raggiante. E da quello che poteva notare anche la sua amica non l’aveva mai vista così. Si stava divertendo in un modo tutto suo.
La vide litigare con Louis per Harry, che se la rideva allegramente guardando quei due. Insomma, anche da ubriaca lo stava stupendo parecchio.
E arrivò il momento di portarla a letto, perché cominciava seriamente a perdere colpi. Niall si avvicinò alla ragazza, provando a prenderla per il gomito ma lei mise su un faccino da cane bastonato perché non voleva andare a letto.
«Dai su Keyra, è tardi..» Sentì dire Niall mentre si avvicinava ai due. E lei borbottò che non aveva sonno.
«Lascia.. ci penso io!» Propose a Niall che, girandosi a guardarlo, alzò le spalle e lo lasciò da solo con Keyra.
«Zayn!» Gli si buttò completamente addosso, facendolo ridacchiare da quell’abbraccio uscito male. Si passò un braccio di Keyra sulle spalle, poi cominciò a camminare verso le stanze al piano di sopra.
«Ciao Zayn!» Disse mentre la conduceva verso la stanza.
«Ciao Keyra!»
«Come stai?»
«Io bene, tu non tanto!»
«Sto benissimo. Sono solo un po’ brilla!»

Si fece una risata a quella frase e lei si girò a guardarlo così ammaliata da farlo azzittire.
«Sai che hai una bellissima risata? Mi fa sciogliere..» La guardò per un secondo, pensando che stesse scherzando. Ma era tutta seria. «E i tuoi occhi.. oh i tuoi occhi Zayn.. ci annegherei dentro. Cioccolato puro!» Aprì la porta e tenendola con un fianco fece entrare Keyra che, barcollando, andò a sedersi sul letto.
«Cioccolato puro?»
«Shi.. i tuoi occhi mi incantano!»
«Sembrano parole di un’innamorata!»
la prese in giro, sedendosi al suo fianco. Lei alzò le spalle, facendole ricadere giù con un colpo solo.
Rimasero in silenzio per diversi minuti, mentre lui trovava una scusa plausibile per parlare. Ma cosa parlava? A cosa serviva parlare? Keyra non era brilla, ma proprio ubriaca.
«Zayn.. tu che sei un uomo.. che c’è in me di sbagliato?»
Si girò a guardarla. Era serissima. Possibile che credesse che in lei ci fosse qualcosa di sbagliato? Cosa in lei era sbagliato? Nulla. Era perfetta. Era dannatamente perfetta e se ne rese conto in quel momento, cercando un qualsiasi cosa pur di risponderle. Ma non trovò una risposta.
«Niente di te è sbagliato, Keyra!»
«E’ carineria questa, sai? Lo so che sono tutta sbagliata! Lo dici per farmi piacere!»
«No, lo dico perché lo penso. Non dico ciò che non penso!»

Lei si girò a guardarlo, con quegli occhioni castani lucidi di alcool. Anche da ubriaca risultava perfetta. Com’era possibile?
«E allora perché nessuno mi ama?»
«Intendi quel cretino lì sotto?»
indicò il pavimento come a volerle far capire che parlava di Lucas. Lei annuì, muovendo le mani come per dire ‘così e così’.
«Perché è un cretino, per l’appunto. Non riesce a cogliere le migliori cose di te.»
«E quali sono?»
Non si stavano spingendo troppo in là? Ma anche se rispondeva, Keyra avrebbe ricordato? Ne dubitava fortemente. Era ubriaca persa.
«La tua risata, la tua faccia da schiaffi, la tua faccia da cucciola indifesa. I movimenti del tuo corpo, le gambe, i fianchi. Sono sicuro che hai anche le fossette di venere. I capelli, il modo in cui giochi con i capelli quando ti stai vergognando, il modo in cui ti arrotoli la ciocca di capelli sul dito quando stai a lezione. Il modo in cui ti mordi il labbro inferiore quando ti senti rimproverata. Il modo in cui passi la lingua sulle labbra per inumidirle. Il rossore. ‘Dio, dio il tuo rossore sulle guance è eroina allo stato puro. Lo adoro. La risata, l’ho già detta? E’.. Allegria allo stato puro. La tua linguetta taglia e cuci. Le tue battutine. Le tue insicurezze. Il modo in cui tieni testa a tutti. Il modo in cui ti proteggi da tutto il mondo. Tutto di te è il meglio. E chi non lo capisce è solo un coglione! Lucas in primis.»
Si girò a guardarla, trovandola con gli occhi sbarrati. Perché quella faccia? Ripercorse con la mente il suo discorso e si diede mentalmente del coglione. Come aveva potuto dire tutto quello? Come si era permesso a lasciarsi andare così tanto? Ora lei sapeva tutto. Dannazione. E anche lui stesso ora sapeva la verità su quello che pensava di Keyra.
«wow..» La sentì dire, incredula delle sue parole.
«Si, wow..» Rispose, girandosi e guardandola. «Nessuno si deve permettere di farti sentire una nullità. Perché non lo sei. In un modo tutto tuo, tu sei perfetta. E sono sicuro che, al mondo, c’è qualcuno in grado di amarti con tutto se stesso.»
«E dov’è?»
«Non lo so, ma c’è.»
«Non chiedo tanto..»
la vide alzare le mani e schiaffeggiarsi delicatamente le gambe in un gesto frustrato. «Voglio solo un principe azzurro.. ma questo ha decisamente perso la strada per arrivare da me.»
Crollò di nuovo il silenzio mentre entrambi pensavano a quelle parole. Voleva un principe azzurro? Sorrise dolcemente a quella rivelazione, incredulo che in fondo Keyra era una ragazzina che aspettava un qualcosa che non si sarebbe mai presentato. Perché lui in primis sapeva che al mondo non c’erano principi azzurri. Persone portate ad amarti con tutto se stesso si, ma principi azzurri no.
«Un po’ come il gufo che deve portarmi la lettera di Hogwarts. Sono cinque anni che aspetto. S’è perso pure lui!»
Si girò a guardarla e scoppiò a ridere così forte da stupirsi lui stesso per tutta quell’ilarità. ‘Dio! Quella ragazza aveva anche il dono di essere una persona simpatica, in grado di portare una persona come lui a ridere con il cuore. E non tutti potevano dire che erano in grado di far ridere Zayn Malik. Anzi, lo erano ben poche.
«Mi fai morire.» Se ne uscì, guardandola con dolcezza.
«Ok, domani ti compro una bara extra così che stai comodo. Ti avrò anche fatto morire, ma voglio che chi muore per le mie battute sia comodo nell’aldilà» Sorrise a quella frase, detta con tono impastato e forse senza un vero senso. Ma sorrise.
Lei si girò a guardarlo, ancora, perdendosi a pensare a chissà che cosa.
«Non è facile farti ridere, vero?»
«Decisamente no.»
Ammise più a se stesso che a lei. E lei sorrise dolcemente.
«Mhm..»
La guardò cambiare espressione in due minuti. Da divertita diventò serissima, arricciando labbra e corrucciando anche le sopracciglia. Chissà a cosa pensava nella sua mente invasa dall’alcool.
«A cosa pensi?»
«Alla ragazza che avrà il privilegio di farti sorridere. Sarà davvero fortunata ad avere tutto questo da te. Avrà vinto il Jackpot del superenalotto se riuscirà a farti ridere.»

No, non poteva dirgli quelle cose che si scioglieva. Anzi, più che sciogliersi si liquefaceva su quel letto per l’emozione. «Sarà fortunata almeno quanto chi riuscirà a farsi amare da te, con tutta te stessa.»
Si guardarono negli occhi, così seriamente da perdere il filo conduttore a quella serata. Si, perché in quel momento non c’erano minuti, secondi o ore. C’erano loro e questo bastava.
Abbassò lo sguardo e si fissò a guardare quelle labbra schiuse, come se lo stessero invitando a baciarla. Sembravano richiamarlo a sé, con una dolce cantilena che gli prometteva di incontrare Allah.
«Fallo.» Tornò a guardarla negli occhi e corrucciò le sopracciglia a quel sussurro.
«Cosa..?»
«Fallo..»
Ripeté a mo’ di cantilena, sempre sussurrandolo. Un sussurro anche se erano soli e senza musica. Se l’avesse fatto, e sapeva che intendeva quello, non ci sarebbe più stato modo di salvarsi. Lui lo sapeva nel profondo di se stesso che, se toccava quelle labbra, non sarebbe tornato a galla. Sarebbe affondato, lentamente, trascinato giù da qualche cosa.
Ma lo fece, perché lo desiderava con tutto se stesso. Desiderava provare a rendersi conto che quelle labbra erano davvero morbide come apparivano. Posò le sue labbra su quelle di Keyra e il mondo precipitò. Lentamente, ma precipitò. E stranamente, non aveva voglia di spostarsi. Voleva farsi prendere in pieno dal mondo e farsi del male. Lì, con lei praticamente alla sua mercé, voleva che il mondo lo investisse e gli facesse male. Quel male a cui non c’è rimedio, quel male che ti distrugge dall’interno lentamente, come una malattia degenerativa. Lo voleva e se lo stava prendendo quel male.
Il sapore di alcool lo invase, ma ci passò su. Passò su anche al fatto che praticamente l’aveva capito semplicemente guardandolo. Aveva capito cosa volesse fare e raramente succedeva. No, rettifico. Non era mai successo. Era sempre rimasto lucido e non aveva permesso a nessuno di leggerlo. Lei ci era riuscita, senza che neanche lui lo volesse.
Lasciò perdere quel cazzo di esercito sullo stomaco, lasciò perdere anche la sensazione di benessere su quell’ammasso che chiamava cuore. Si beò solamente di quelle labbra che, morbide come aveva sempre pensato, lo cullavano verso il paradiso terrestre. Si, fino a quel momento non credeva possibile che il paradiso terrestre esistesse. Ma doveva rimangiarsi di nuovo le mani. Esisteva e erano le labbra di Keyra. Si beò delle mani di Keyra nei suoi capelli, che li stringevano delicatamente mentre si metteva a sedere sulle ginocchia per intensificare il bacio.
Lui invece, rimaneva immobile.
Schiacciato da quell’ammasso che chiamava mondo. Che strane sensazioni; non sapeva se esserne contento o no. In fondo aveva sempre sperato di provarle, ma da una parte non voleva. Non in quel momento, con una ragazza conosciuta grazie ad uno scambio culturale e che sapeva, prima o poi avrebbe dovuto lasciare. Ma non gli interessò, non in quel momento.
Rispose a quel bacio tornando attivo con il cervello, affondando la mano nei suoi capelli castani e spingendo di più la testa di Keyra sulla sua, permettendo così alle loro labbra di fondersi ancora di più, se possibile. Voleva fondersi con lei in ogni modo che conosceva. E quello era uno.
La mora gli sfilò la maglietta, così rapidamente che neanche se ne accorse. Ma seguì i suoi gesti, in totale balia di quella ragazza e delle sensazioni che gli stava donando. Alzò le braccia e si ritrovò a petto nudo. Tremò leggermente quando le mani di Keyra si posarono sul suo petto. Notò come i polpastrelli della ragazza spingevano sulla sua pelle, come cercavano di calcolare e toccare ogni pezzo. Quasi saltò quando la sentì passare sui fianchi. Erano il suo punto debole, ma lasciò scivolare anche quello.
Con poca difficoltà l’alzò dalla fine del letto per farla stendere e, senza troppe cerimonie si stese su di lei, tenendosi saldamente ancorato al materasso per non pesarle addosso. Ma più lui cercava di fare il carino, più lei faceva la rude. Spinse le mani sulla sua schiena, facendolo crollare sul suo corpo. Sospirò sulle sue labbra e sentendola gemere ricollegò il cervello.
«Che cazzo sto facendo?» Si chiese staccandosi e guardandola. Lei, appoggiata al cuscino e con i capelli aperti a mo’ di ventaglio su di esso, lo guardava con gli occhioni pieni di domande.
«Non farò sesso con te.. non da ubriaca!» Si maledisse, e lei perse tutte le domande che gli stava facendo con lo sguardo, prendendo un’espressione triste.
«Neanche tu mi vuoi?» Chiese con voce febbrile. E lì capì che Keyra non voleva fare sesso con lui. Il “neanche” la fregò. Capì che non era voluta quella cosa. Che lei non vedeva lui, ma quel deficiente che stava di sotto a scoparsi chissà quale gallina invece che lei. Vedeva Lucas in lui e questo bastò a farlo incazzare come una belva. Non era una seconda scelta per nessuno, tantomeno per quella ragazza.
«Tu non vuoi fare sesso con me.»
«Certo che voglio.»
Rispose, a mo’ di sfida.
«Tu vedi lui in me.» Sputò velenoso.
E a quello, però, non rispose. Si alzò da quella posizione, guardandola come se fosse un mostro. Stava per usarlo! Si stava facendo usare da una donna. Ma dove era arrivato?
La vide chiudere gli occhi, forse per trattenersi dal piangere. «No. Voglio solo essere amata e-e.. tu con quelle parole, m-mi ci hai fatto sentire.» Il tono era più che da bambina, tanto che non riuscì a non crederle. In fondo il vino veritas, no?
Si piegò quel tanto per sfiorarle le labbra e lei riaprì gli occhi, ora tristi. Si sentì uno schifo solo a vedere quello sguardo, sapendo che era stato lui a farla stare così.
«Sei ubriaca.»
«No.»
«Si!»
Ridacchiò, sentendola sbuffare da quel ‘si’. «Non faremo niente, stasera. Non sono questo schifo di uomo da farmi una donna ubriaca. Ne riparliamo domani, e se vorrai ancora essere amata e sentirti amata, basterà dirmelo. E lo farò.»
La vide passare lo sguardo da un occhio all’altro, poi alzò una mano buttando fuori il mignolo.
«Promesso Zayn Malik? Mi prometti di farmi sentire amata?» Sorrise dolcemente.
Alzò un braccio e mettendo il peso tutto sull’altro, strinse il mignolo di Keyra.
«Lo prometto.»
E dentro di sé, lo promise anche a se stesso.
 
Quando si svegliò guardò al suo fianco, dove Sophie dormiva prendendo quasi tutto il letto. Quante volte le aveva detto che non voleva dormire con nessuno? Perché lui parlava e la gente non l’ascoltava? Odiava stare a discutere quindi decise di lasciar perdere quel discorso.
Si mise seduto sul letto, grattandosi la faccia per il sonno. Dormire due ore non era stata una bella pensata. Soprattutto perché non avrebbe più recuperato quelle ore perdute. Che Allah lo aiutasse.
E svegliarsi al fianco di qualcuno era altrettanto fastidioso. Lui odiava dormire con persone al fianco. Non era portato a restare accoccolato nel letto insieme ad un amico o la sua ragazza. Sophie sapeva che odiava dormire con qualcuno al fianco e lei cosa faceva? Si metteva a dormire con lui. Mannaggia quella miseria oh!
Scese dal letto e svegliò anche Harry e Louis, che con un po’ di moine dopo dieci minuti si alzarono.
Un po’ troppo rincoglionito si diresse verso la cucina, ma in fondo a se stesso percepiva una felicità inadeguata. Forse perché aveva conosciuto quel poco quella ragazza tanto enigmatica ma anche perché finalmente sapeva dove puntare per avvicinarla. Voleva un principe azzurro, e lui gliel’avrebbe dato. Qualche moina e sarebbe stata sua. Però era anche vero che, da una parte, l’idea di provare quelle sensazioni non gli faceva piacere. Certo, era in grado di amare, ma più teneva lontano le donne meglio era. Perché le donne erano portatrici di guai, anche se non potevano saperlo. Come riuscivano loro a distruggere un uomo non ci riusciva nessuno.
Quando entrarono nella cucina, aspettandosi – almeno lui di trovarla vuota visto quanto era presto - notò che c’erano già gli altri seduti al tavolo a fare colazione. Si fermò per alcuni secondi sulla porta, notando Keyra seduta proprio davanti a lui, tutta scombussolata dal post-alcool e anche dal sonno. Per un attimo seppe benissimo di avere in faccia l’espressione più ebete su quel mondo.
Si riscosse solamente quando, Louis ancora fatto di alcool, non lo colpì per sbaglio facendolo risvegliare da quello stato di trance.
Si sedette e prelevò un cornetto mentre ascoltava Niall raccontare a Keyra quella che, la sera prima, era stata una delle serate più sconvolgenti della sua vita.
E in un attimo tutto crollò. Proprio come si era sentito crollare la sera prima.
Perché capì che Keyra non si ricordava un’h della sera precedente e al tempo stesso, non ricordava cosa era successo tra di loro.
Si sentì tradito.
L’unico portatore di un segreto che, per quanto pesasse, gli stava togliendo il fiato.
«Zayn è tornato dopo un’ora.» Stava dicendo Harry, con una nota di malizia nel tono. Lo percepirono tutti quella punta di maliziosità, ma non le due ragazze sedute con loro. Ancora non erano ‘amiche’ a loro tanto da riuscire a notare quando c’erano momenti di solo uomini. Quei momenti in cui te ne esci con frasi imbarazzanti.
Non pensava che gli altri se ne fossero accorti o almeno pensava che non ci avevano ricamato sopra niente di ‘strano’.
Ma si sbagliava.
Lei alzò gli occhi nei suoi, incredula. La guardò, serio in viso e in fondo al cuore si sentì incazzato verso di lei.
«Sei stato tu a portarmi a letto?» “Ci stavo per riuscire, ma tu eri ubriaca, stronza!” Pensò e non fece altro che annuire.
Cercò di capire se stesse mentendo, se stesse fingendo di non ricordare nulla. Perché non voleva crederci al fatto che lei non ricordasse nulla di tutto quello che si erano detto, che era successo. Perché era tanto, quello che era successo tra di loro.
O almeno per lui.
“Vediamo..”
«Ci ho messo tanto perché non si voleva addormentare. Saltava sul letto e abbiamo anche fatto a cuscinate.» Spiegò, sempre guardandola. La vide arrossire in zona guance, facendogli credere che lei sapeva che fosse una balla. Ma sperava male. Perché davvero Keyra non ricordava nulla di quella serata.
E lo capì quando si scambiò uno sguardo con la sua amica, che le andò incontro.
«Si lo fa anche con me. Ogni volta che vado a dormire da lei, facciamo a cuscinate. Le piace!»
Scrutò attentamente Mary e si accarezzò il viso lentamente. Perché l’aveva aiutata? Perché aveva detto quella cosa? Possibile che avesse azzeccato in pieno il divertimento di Keyra quando era lucida? Oppure semplicemente la sua amica le era andata incontro per salvarla?
Spostò lo sguardo in quello di Keyra, che sorrise felice. E continuò a guardarla mentre lei riprendeva a mangiare, del tutto tranquilla. Ma non fu l’unico a bloccarsi nel guardarla. Fu anche Mary a scrutarla attentamente, passando lo sguardo da Keyra a lui. Come se sapesse.
Ma come faceva a sapere se lui aveva fatto addormentare Keyra ed era rimasto lì a guardarla per ben venti minuti? Come potevano aver chiacchierato e Keyra averle raccontato cos’era successo?
Possibile che stava andando ad intuito? Possibile che la sua amica sapesse cos’era successo senza aver parlato con Keyra? No.
O forse si, visto lo sguardo di rammarico che gli donò.
La mora alzò lo sguardo, sicuramente sentendosi osservata così insistentemente da entrambi. Guardò prima la sua amica, poi lui. E rendendosi conto del suo sguardo preoccupato, pensieroso, spostò gli occhi su Niall e prese a parlare con lui.
«Che hai?» Domandò Niall, vedendolo così corrucciato. Scosse la testa, nello stesso momento che una sedia strusciava sul pavimento e qualcuno correva chissà dove. Spostò ancora lo sguardo e notò che quella persona era Keyra.
«E’ andata a vomitare, vero?» Chiese Louis, verde in faccia. Mary annuì e con un sospiro si alzò, scusandosi. Rimasero chiuse in quel bagno per dieci minuti, mentre i suoi amici facevano discorsi che, in quel momento, non erano importanti per lui come capire che diavolo succedeva in quel bagno.
Si avvicinò al bagno, dicendo ai suoi amici di stare in silenzio e si appoggiò con l’orecchio al legno per ascoltare.
«Dimmi che mi sono vomitata l’anima perché ho capito male.» Stava chiedendo Keyra, con tono da funerale. E entrambi capirono che Mary non avrebbe risposto. «Merda.. merda.. merda!»
«Non sono sicura!»
Incominciò Mary. «Ci ha messo tanto a tornare e la scusa delle cuscinate è banale. Tu appena vedi un letto crolli. Ed è tornato con la maglietta al contrario.»
Sorrise a quella frase. Rendendosi conto che stava lì da troppo tempo si era rinfilato la maglietta al volo senza guardarsi allo specchio.
«Magari sentiva caldo!»
“O magari stavamo per farlo!” Si ritrovò a sorridere a quel pensiero, continuando a sentir chiacchierare le due. Mary propose a Keyra anche di chiederglielo e lei si fece una risata, uscendosene poi con un “No.”
Tornò al tavolo, sotto gli sguardi curiosi dei suoi amici.
«Noi dobbiamo parlare!»
«Voi dovete farvi una valanga di cazzi vostri.»
Rispose monotono, guardandoli uno ad uno.
«Che è successo ieri con Keyra?» Domandò Louis, curioso. Perché per primo lui non aveva creduto alla balla delle cuscinate. Forse Keyra non era tipa da fare a cuscinate, ma lui sicuro non era il tipo che rimaneva con le mani in mano. E tutti sapevano che aveva fatto pensieri sconci su di lei.
Alzò le spalle, sentendo la porta del bagno aprirsi. Louis gli puntò un dito addosso, facendogli capire che non finiva lì il discorso.
Quando uscì Keyra era stravolta. E mai, per il resto della mattinata, alzò lo sguardo nel suo. Lo evitò.
Da una parte fu felice di quella cosa. Perché si sentiva a nudo sotto il suo sguardo, ma al tempo stesso lo infastidì e anche parecchio.
Perché capì subito che Keyra non lo guardava perché aveva ricollegato tutto. Non sapeva come avesse fatto a ricollegare ogni cosa, ma aveva la pulce nell’orecchio ora. E lì seduto in macchina, a guardare fuori dal finestrino mentre lui e Tommy tornavano a casa, capì che aveva una piccola possibilità di giocare con lei.
Sarebbe sicuramente andata da lui per chiedergli cosa era successo in quella stanza e non poteva non prendere la palla al balzo. Avrebbe giocato un pochino con lei, facendole conoscere l’arte del dubbio.
Perché doveva penare. Si, si era sentito tradito dal fatto che lei non ricordasse uno di quei momenti così rari da parte sua, che doveva fargliela pagare. E ci sarebbe riuscito. Giocando.
Peccato che il ragazzo non sapesse che, giocare con il fuoco, prima o poi ti porta al bruciarti. E quando sei bruciato, la guarigione è lunga. Senza togliere che le bruciature, le ferite da fuoco, non passano. Ti rimangono impresse sulla pelle per il resto della tua vita e con esse, la consapevolezza che non puoi farci più niente per guarire.
 
 
Sbatté le ciglia e al tempo stesso si rese conto che, per la trentesima volta stava rileggendo la stessa pagina, stesso rigo, stessa parola. Non riusciva a concentrarsi, il che era un dramma. Significava che nel suo piccolo cervellino bacato c’era qualcosa che gli frullava troppo da distrarlo così tanto dalla sua lettura.
Cinque lettere. Un nome: Keyra.
Si grattò le palpebre con due dita, poi chiuse il libro capendo che non avrebbe capito un cazzo di ciò che stava leggendo. A che serviva leggere se non capiva? Buttò il libro sul letto, guardando il soffitto per alcuni minuti. Poi, annoiato, decise di scendere di sotto per fare uno spuntino.
E quando aprì la porta, la casa era stranamente silenziosa. Scendendo per le scale, incontrò Tommy che saliva. La porta di casa aperta.
«Io sto andando dalla mia ragazza!» Lo guardò senza rispondere. «I miei sono via fino a stasera. Ti dispiace se me ne vado?»
«No, vai tranquillo, tanto fra poco esco con Niall!» Spiegò con tono strascinato, entrando in cucina. Lo sentì salutarlo e poi andarsene, lasciandolo da solo. Gli disse che c’era sua sorella e che se gli serviva qualcosa poteva chiedere a lei.
Guardò la porta di casa per alcuni minuti, domandandosi se quella famiglia fosse normale. Possibile che avessero lasciato una ragazzina di quasi sedici anni in una casa con uno sconosciuto? Erano tanto idioti?  
O almeno Tommy. Si fidava a lasciare quella da sola con lui. Forse pensava che era ancora vergine, ma Lory era tutto tranne che vergine.
«Sti cazzi!» Pensò ad alta voce, entrando in cucina e aprendo il frigo. Lo scrutò e lo chiuse, prendendo poi un biscotto dal piattino poggiato sul tavolo. E con quello in bocca, entrò in salone, togliendo la plastica dal divano e buttandola per terra, sedendosi e accendendo il televisore.
Cominciò a fare Zapping, ma senza trovare niente di entusiasmante. Così si ritrovò a sbuffare, sdraiandosi sul divano e sbadigliando. Quella notte aveva proprio dormito una merda, aggiungeteci pure che si era svegliato con Sophie al fianco non aveva aiutato per niente. A volte si domandava perché stava con una come quella, ma con tante domande si rispondeva che era quello che si meritava. Comportandosi da perfetto stronzo non si meritava di certo una persona che lo amasse. Era questo quello che pensava di se stesso. Anche se avrebbe voluto avere una di quelle storie come i suoi nonni. Divertente e piena d’amore.
Peccato che l’amore tra i suoi cari nonnini, non esisteva. Era rara e di certo non andava a lui. Cupido sicuro non avrebbe scagliato la sua freccia “bella e piena d’amore” su di lui.
Cercò come sempre di pensare al futuro, ma come sempre non riuscì a vederlo. Non riuscì ad immaginarsi sposato con due figli – come avrebbe voluto lui – e ritornando a casa da sua moglie, venire acclamato dai suoi figli.
Sospirando si sentì veramente uno schifo. L’idea di voler qualcosa e di non averla, e mai l’avrebbe avuta lo fece sentire ancora più frustrato.
Senza rendersene conto si appisolò lì sul divano, coccolato dai pensieri macabri che gli riempivano il cervello.
Venne svegliato da qualcosa di bagnato sulle sue labbra e aprì di scatto gli occhi, scrutando quelli azzurri di fronte a lui.
«Ciao!» Disse quella, tutta contenta.
«Non mi pare di averti dato il fottuto permesso di baciarmi!» Sussurrò con tono freddo, facendola ritrarre. Ecco un altro risveglio del cazzo nella stessa giornata.
«Ma io pensavo che..»
«Tu non pensavi proprio a niente. Vuoi fare sesso con me? Va bene, ma non devi mai e ripeto mai baciarmi!»

Non sapeva perché ma non gli piaceva baciare nessuno. Anche con Sophie i baci erano minimi. Ma forse poteva sembrare uno sdolcinato, ma per lui i baci erano essenziali per la persona che si ama. Non per fare sesso. Il bacio era qualcosa di.. importante. Che si donava ad una persona a cui vuoi bene, non alla prima che ti capita a tiro. Il sesso per lui era normale, perché in fondo se dio li aveva creati per concepire, un qualcosa significava. Ma il bacio è qualcosa che si condivide con una persona con cui vuoi condividerlo. Non un gesto necessario per concepire.
Era difficile da spiegare il suo punto di vista, ma lui era uno di quelli che non amava donare baci a destra e a manca. Lui voleva baciare solamente la persona che avrebbe amato, per far capire alla gente che era sua, per far capire a lei che gli apparteneva. Era uno geloso dei baci. Quasi si sentiva di tradire la sua futura donna per un bacio. Per lui quello era molto più che importante di una scopata. E raramente baciava le sue ragazze.
Un miscuglio di salive che gli davano fastidio, il fatto di avere le labbra sempre gonfie dopo i baci, il fatto di dare troppa importanza a quel gesto per darlo a chiunque.
E con un pensiero del genere, quando baciava non ci metteva neanche impegno. Poco gli interessava di far credere all’altra che era un dio con quelle labbra. Non gli interessava. Loro volevano un bacio, lui rispondeva. Lui voleva riservarlo a quella futura ragazza che gli avrebbe rubato il cuore.
Si ritrovò venti minuti dopo a guardare quella ragazzina piegata su di lui, sotto suo consiglio, a fargli un bocchino. E pure quella volta ci riuscì a farselo fare da una perfetta estranea, facendolo ridacchiare. Anche se non era brava come tante altre. Usava troppo i denti, facendogli arrossare la pelle delicata del suo amico.
«Ehi, fa piano cazzo!» Sbottò, gemendo e lei alzò gli occhi come per scusarsi. Sbuffando sonoramente da quel morso che gli aveva dato, la fece stendere e in meno di mezz’ora tutto era finito. Aveva esaudito il suo desiderio, ora poteva andarsene a fare in culo dalle sue amichette.
«Ho detto..» Ansimò scostando la testa e guardandola male quando provò a baciarlo ancora. Perché cristo iddio non lo capivano? «..Niente baci!» E con altre due poderose spinte, facendola urlare come una gallina che sta per essere uccisa, versò il suo seme nel preservativo. Due profondi respiri e uscì da lei, che rimase su quel divano a guardarlo. Si tolse quella trappola mortale che aveva e indossando i boxer se ne andò com’era venuto. Venuto, in tutti i sensi.
Entrò in bagno per farsi una doccia, buttando nel secchio il preservativo e assicurandosi che fosse coperto bene da un fazzoletto. Poi entrò in doccia, sciacquando via la sensazione di aver tradito. Ma non Sophie. Chiunque c’era dietro l’angolo ad aspettarlo.

Spazio dell'autrice: Ma ciao bella gente. ♥
E dopo tanti capitoli, dove sicuramente voi vi siete domandate che cosa cazzo era successo in quella stanza, in quella situazione, eccovi tutta la scena. Spero che vi piaccia. Spero che soddisfi i vostri pensieri passati. (:
Voi ve lo sareste immaginato uno Zayn che non amava i baci? Ahahahahah. Si ragazze. Se vi state domandando se non è un cucciolo di foca... E' un fottuto cucciolo di foca che non aspetta nient'altro che amare ed essere amato. Sono quasi commossa dalla pucciosità di questo ragazzo. #js.
Come al solito mi sto innamorando ancora di più del "mio" Zayn. Perché è mio. Ha qualcosa che mi appartiene e mi piace pensarlo così. Scrivendo solo su Keyra non avevo pensato mai dal punto di vista di Zayn. Di solito sono sempre le ragazze ad innamorarsi prima. Qui invece no. Zayn è già bello cotto a puntino, solo che fa fatica a crederlo. 
Non ricordo se l'ho già detto. Ma i primi capitoli saranno molto simili a quelli di Keyra, poi però cambieranno. Ovviamente ce ne saranno altri in cui anche Zayn li ritiene "importanti" come Keyra. Quindi troverete alcuni pezzi uguali all'altra storia. Ma tanti altri nuovi. Dal quinto, vi aspettano più scene non considerate "importanti" da Keyra. 
Il prossimo aggiornamento sarà il: 4 Settembre. ♥
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: marrymezayn