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Autore: Esse_Edward    28/08/2013    17 recensioni
- Che felicità ci sarebbe nel diventare una vampira? L'idea di vivere per sempre non mi attrae, grazie -
Si voltò nella mia direzione. Il suo sguardo era più dolce - Non puoi saperlo ragazzina, un giorno forse troverai qualcosa per cui valga la pena vivere in eterno -
Feci un lungo e lento sospiro - Tu hai seicento anni ed ancora non l'hai trovato. Perché dannarmi così tanto? -
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Diciamo che questa era la peggiore cazzata che avessi mai fatto in vita mia.
Ritrovarsi da sola alle due di notte in pieno centro non era proprio quello che intendevo.
I miei amici me l’avrebbero pagata cara questa volta.
Perché mi avevano lasciato per ultima?
Sbuffai sedendomi sopra la panchina nera e portai al petto le gambe.
Faceva un freddo cane ed eravamo solo alla fine di Febbraio.
Londra di notte metteva paura.
E, in quell’angolo di strada, non c’era proprio nessuno.
Non c’erano ubriacati, persone che uscivano dai locali, nulla di nulla.
Mi maledissi mentalmente per essere uscita di casa con indosso quell’abito decisamente troppo corto e troppo leggero per l’aria che tirava.
Mi strinsi nella giacca di pelle e sfregai forte le mani unendole e riscaldandole con il mio stesso calore, ma inutilmente.
Se avessi chiamato mio padre si sarebbe sicuramente infuriato a morte con me, chiamandomi con nomignoli tipo ‘immatura’, ‘stupida’ come era solito fare quando commettevo qualche errore.
Decisi dunque di chiamare Megan.
Con le mani tremanti premetti sul tasto verde del telefonino e me lo portai all’orecchio.
- Ciao, sono Megan. Purtroppo ora non posso rispondere ma lasciate un messaggio -
Riattaccai borbottando.
Perché diamine non rispondeva?
Mi domandai con quale ragazzo stava passando la notte.
Richard? Oppure Felix? 
Purtroppo non lo ricordavo, i nomi non mi interessavano più di tanto.
Doveva essere una giornata come le altre passate con le amiche, ed invece mi ritrovavo inchiodata ad una panchina gelida nel cuore della notte.
E se si fosse avvicinato qualcuno? Magari uno stupratore?
Rabbrividii al solo pensiero e continuai a chiamare Megan a vuoto.
Ormai l’unica cosa da fare era incamminarsi verso casa, a piedi.
Mi alzai dalla panchina di ferro e mi tolsi le scarpe.
Avrei fatto prima, decisamente.
I piedi mi facevano male, i tacchi erano troppo alti e le mie povere gambe avevano la pelle d’oca.
Iniziai a camminare lentamente, ma mi bloccai subito appena una luce – simile ad un flash – si proiettò davanti a me.
Che diavolo era stato?
Cercai di non pensarci e camminai più rapidamente.
Di nuovo quella luce.
Qui qualcuno si stava burlando della mia pazienza.
Se era uno scherzo non era divertente.
Provai a dire qualcosa ma appena vidi un uomo uscire da dietro la fontana posta in mezzo alla piazza mi bloccai.
Chi diamine era? Perché prima non c’era?
Indietreggiai un po’ intenzionata ad andarmene da lì ma, appena ne comparve un altro, mi accucciai verso la panchina.
Quei tizi non mi piacevano.
Uno di loro tirò fuori un bastone molto appuntito, mentre l’altro si limitò ad un paletto di legno.
Rabbrividii alla loro vista e, di conseguenza, strusciai verso le panchina in modo da avere una visuale completa ma senza dare nell’occhio.
- Credi che verrà ? – annunciò il primo, quello con il bastone.
Una terza risata si aggiunse ai due, facendomi rabbrividire – Ovvio che verrà. Lui è il principe -
Mentre i primi due parlavano in una lingua a me incomprensibile, il terzo ritornò con una decina di persone alle sue spalle.
- Pensi che siamo pronti Max ? – domandò uno di loro, una pistola in mano.
Ma chi diamine erano questi ?
Iniziai ad avere veramente paura ed ero intenzionata come non mai ad abbandonare quel mio mezzo ‘spionaggio’ per andare via ma, qualcosa di sconvolgente, mi convinse a restare.
Un ragazzo era appena piombato dal nulla.
Era comparso vicino la fontana, misteriosamente.
Assottigliai gli occhi pensando di essermi sbagliata, ma qualcosa si mosse ancora.
Un altro ragazzo ora seduto sopra un muretto con lo sguardo divertito stampato in faccia.
Avevo come un nodo alla gola, il respiro mozzato e la paura da ogni parte del corpo.
Come facevano ad essere così veloci?
Il ragazzo biondo – quello del muretto – si mosse ancora molto velocemente ed andò dall’altro.
- Buonasera Max – lo salutò con una voce fredda ed un notevole accento irlandese.
- Cos’è, ora il vostro principe non si presenta nemmeno? -
Il gruppo di Max si mosse in avanti con fare presuntuoso e sicuro di te, contro i due giovani – che avranno avuto 20 anni come massimo – che rimanevano immobili davanti a tanta sfacciataggine.
Uno dei due, quello con i capelli castani, sorrise languidamente – Come siamo ansiosi -
Improvvisamente si calò il silenzio più assoluto nella piazza.
Trattenni il fiato e sbarrai gli occhi.
Non dovevano scoprirmi o sarebbe stata la fine.
Il vento gelido mi avrebbe fatto prendere di sicuro una polmonite, ma cosa potevo fare? Scappare, forse?
Lasciai perdere i miei pensieri nel momento stesso in cui nella piazza ora c’erano due gruppi ben distinti.
Quello di Max, con una decina di persone massimo, e quello dei ragazzi misteriosi che ora erano diventati cinque.
L’uomo con il paletto si scagliò contro uno di loro, di carnagione olivastra.
Il ragazzo cadde a terra non tanto distante da dove mi trovassi.
Iniziai a sudare freddo.
Si rialzò subito, senza avere dolore da qualche parte.
Era come se non soffrisse.
Il più alto di loro, con i capelli ricci ed una statura da uomo maturo, si avvicinò con tranquillità al capo del gruppo avversario.
- Ciao Max – lo salutò con voce roca ma fredda al tempo stesso.
Sorrise malvagiamente – Addio Max – e per tutto il quartiere si sentì un crack dovuto alla rottura del collo.
Mi portai una mano alla bocca e sbarrai gli occhi ormai umidi.
Non era possibile.
L-Lo avevano ucciso?
Una moltitudine di lacrime salate mi rigarono immediatamente il viso.
Mi veniva da vomitare.
La carcassa del corpo dell’uomo era a terra, ai piedi della fontana.
C’era sangue ovunque.
La vista mi si appannò subito. Le lacrime miste a paura e terrore scendevano silenziose sul mio viso.
Chi erano quelli? Assassini?
Il ragazzo biondo si fiondò su un uomo con un paletto in mano e puntò dritto a mordergli il collo, subendo la stessa fine del primo uomo.
Gli altri ragazzi erano sparsi per la piazza, tutti con gli occhi rossi e le maglie sporche di sangue gocciolante.
I conati di vomito si facevano sentire.
Strisciai fuori dal mio ‘nascondiglio’ e mi appoggiai ai piedi della panchina iniziando a piangere.
Che razza di persone potevano fare tutto questo?
Il capo del gruppo, quello riccio, se ne stava in piedi in mezzo a tutta quella carneficina e, a giudicare dal suo viso, sembrava veramente soddisfatto del lavoro che i suoi compagni stavano facendo.
Iniziai a piangere provocando qualche lamento ogni tanto, fino a quando il silenzio piombò di nuovo.
- Cos’è stato ? – domandò di punto in bianco uno di loro, un ragazzo che fino a quel momento era sempre rimasto in disparte rispetto agli altri.
Smisi di respirare. Trattenni il fiato finché potei, ma le lacrime uscirono comunque.
Mi voltai nella loro direzione e solo quando notai che non c’era più nessuno – oltre alla moltitudine di cadaveri posti al suolo – iniziai a respirare a pieni polmoni.
Dov’erano andati?
- Cos’abbiamo qui ? – cantilenò una voce familiare alle mie spalle.
Mi rizzai subito in piedi e per poco non mi venne un tonfo al cuore appena li notai tutti e cinque.
Erano ragazzi.
Ragazzi come me o forse di qualche anno più grandi.
Non era vero tutto questo.
Non potevano aver ucciso tutte quelle persone.
Vedendoli immobili, non persi tempo ed iniziai a correre.
Per loro sfortuna conoscevo Londra molto bene, così presi una via secondaria che mi avrebbe condotto verso il mio quartiere.
- Umani, come siete patetici -
Mi fermai all’istante, come se mi fossi ricordata di qualcosa.
Ma avevo solo paura.
Quella voce proveniva da dietro la mia testa, ed era inquietante.
Era fredda, roca, prima di qualsiasi emozione.
- Vedo che non corri più – rise – hai paura ? -
Mi strattonò il polso e mi attirò a sé – Lasciami stare brutto bastardo. Assassino! -
- Non sono un assassino – ringhiò sul mio viso, facendosi sempre più vicino.
- Avete ucciso una decina di persona prima, tu come lo chiami? -
Ma perché stavo parlando con lui? Diamine.
Allentò la presa e me svignai lontana da quel vicolo e lontana da quel ragazzo pazzo da far paura.
Girai l’angolo ed andai a sbattere contro qualcosa di rigido, freddo e duro peggio di un mattone.
Alzai lo sguardo e ne vidi un altro.
Era il ragazzo che era rimasto un po’ in disparte rispetto agli altri quella sera.
Indietreggiai immediatamente, ma una voce mi portò alla realtà – Portala via -
Il ragazzo di fronte a me mi sorrise rammaricato e mi prese il polso con saldezza ma allo stesso tempo senza procurarmi alcun dolore – a differenza dell’altro.
- Non vogliamo farti del male -
Le lacrime fuori uscivano disperate, prima di venir trascinata contro la mia volontà in un’autovettura laccata di nero.  

SPAZIO AUTRICE

Si, sono sempre io lol 
invece di aggiornare le storie mi metto a scriverne altre. sopportartemi voi che potete. 
questa è senza dubbio la prima ff che faccio sui vampiri. 
non so come verrà, spero di esserne all'altezza. 
ho già in mente tutto quanto per questa ff, speriamo riesca anche a buttarlo giù ahah
che dire, spero che a voi piaccia quanto me. 
per qualunque chiarimento potete contattarmi sia in questo sito sia su ask: 
Caroline
  
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