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Autore: Luly Love    01/09/2013    2 recensioni
Una raccolta di flash su buona parte dei personaggi di tutti e tre i libri; ogni flash prende ispirazione da una citazione.
Effie; Cinna; Haymitch; Finnick; Peeta; Foxface; Clove; Marvel; Johanna; Peeta (II);
NOTA: l'avvertimeno OOC non si riferisce a tutti i personaggi, ma solo ad alcuni. La cosa sarà segnalata lì dove si presenterà.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Peeta II – Passi
 
 
 
Il signor Mellark all’apparenza era un uomo tranquillo e ordinario. Nessuno avrebbe mai sospettavo che avesse dei segreti. D’altro canto, nel distretto dodici erano ben poche le persone che potevano concedersi il lusso di pensare ai segreti altrui e comunque il fornaio era escluso a prescindere.
Peeta era l’unico a conoscenza dei suoi segreti; l’unico a sapere che era stato innamorato della madre di Katniss. L’unico a sapere del suo debole per Prim. E l’unico a sapere del suo libro di poesie e aforismi. Libro, poi, era una parola grossa per descriverlo, effettivamente: contava neanche cento pagine.
Ma era un vero e proprio tesoro che il signor Mellark custodiva gelosamente; l’aveva avuto in eredità da suo padre, che a suo volta l’aveva ricevuto da suo padre e così via. Era scritto a mano e racchiudeva, appunto, poesie ed aforismi che i suoi precedenti possessori avevano raccolto e trascritto.
La prima volta che suo padre glielo aveva mostrato, Peeta aveva otto anni. Erano soli alla panetteria: sua madre e i suoi fratelli, infatti, erano ancora a casa. Padre e figlio, invece, si erano alzati presto per andare a lavorare, dato che la Festa del Raccolto si avvicinava.
Peeta si era occupato di disegnare alcune decorazioni sulla vetrina, mentre suo padre lavorava il pane; quando il ragazzino aveva finito, aveva raggiunto il genitore.
– Adesso che faccio, papà? – chiese.
L’uomo l’aveva guardato a lungo, soppesandolo, poi gli aveva sorriso ed era andato a sedersi su una sedia.
– Ascolti il tuo vecchio, ti va? –
Peeta, entusiasta, era andato a sedersi sulle ginocchia del padre, il quale aveva nel frattempo cacciato da una tasca un libretto dall’aria vissuta.
– Questo, – iniziò – è l’eredità più grande e importante che io possa passarti. Non la panetteria, non la casa. Questo! –
Il bambino aveva preso delicatamente il quadernino dalle mani del padre e, con reverenza, aveva preso a sfogliarlo mentre il genitore gli illustrava la storia di quelle poco più di cento pagine; ad un tratto, Peeta si era fermato per leggere una frase scritta in rosso e, a giudicare dall’angolazione delle lettere, di fretta.
Suo padre, vedendolo così rapito, lesse ad alta voce la frase.
Se il mio udito potesse percepire tutti i suoni del mondo, io sentirei i suoi passi. Bella scelta, molto romantica. Ehi, non starai pensando a Katniss Everdeen? –
Lui aveva scosso la testa, le guance rossissime, e aveva ripreso a sfogliare il quaderno; una volta finito, aveva fatto per restituirlo al padre, che però aveva scosso la testa.
– È tuo. – gli disse. – Ormai sei abbastanza grande per capirne il valore e inoltre credo che qualcuna di quelle frasi possa esserti d’aiuto. –
Con gli occhi colmi di felicità, Peeta aveva accettato il dono e da quel giorno, fino a che gli eventi l’avevano permesso, aveva custodito gelosamente il quadernino, le cui frasi, ormai, sapeva a memoria.
Non aveva mai avuto modo di utilizzarle con Katniss, o almeno, non direttamente.
Ebbe però modo di pensare ad uno dei suoi aforismi preferiti, ovvero quello dei passi, quando, durante i suoi primi giochi, si trovava mimetizzato e mezzo morto sulla sponda del fiume.
La mente annebbiata dalla febbre e dal dolore, non faceva che mordersi le labbra per evitare di sorridere al pensiero di poter davvero udire i passi della sua compagna di distretto. Sarebbe stato bellissimo morire cullato da un suono così dolce...
Ma, fortuna più grande di tutte, ad un certo punto aveva davvero sentito quel rumore, insieme alla sua voce, e aveva anche quasi rischiato di sentirlo fisicamente.
Avrebbe tanto voluto dirle quella frase, ma non ne ebbe mai il tempo, per un motivo o per un altro.
Potè però dirla a suo padre, una volta tornato dai giochi; pur essendo arrabbiato e deluso, causa la scoperta che era tutta una farsa, voleva condividere con qualcuno quello che provava. Perciò, la prima cosa che disse a suo padre, che aveva capito che qualcosa non andava, appena rimasero soli lontani dalle telecamere fu: – Io li sentivo i suoi passi, davvero. –
L’uomo aprì le braccia e accolse il figlio piangente.
– Io non so cosa sia successo fra te e Katniss, e non lo voglio nemmeno sapere. Però ricorda una cosa: quello che deve accadere, accadrà, e comunque in qualche modo finisci sempre con la persona giusta per te. –
Peeta annuì e si ricompose, poi, dopo aver ringraziato il padre, andò a scrivere la frase appena ricevuta, augurandosi che il genitore avesse ragione.
 
 
 
Angolo autrice:
Ci ho messo un po’ a scrivere questo cap e la fine non mi convince nemmeno tanto. Effettivamente ritengo faccia cagare, ma non mi è venuto altro. Ci ho pensato e ripensato, ma niente. Vabbè, il giudizio a voi.
Ringrazio moon_26 e, nuovamente, Pervinca Potter 97. Inoltre, un enorme grazie a chi preferisce/segue/ricorda/recensisce e a chi legge in silenzio.
Le recensioni sono gradite.
Un bacio e a presto (effettivamente dovrete aspettare molto perchè non so dove mettere le mani)
Luly
 
Ps: la solita idiota, mi sono dimenticata di specificare la provenienza delle citazioni. La prima è di Jorge Borges (se non sbaglio) la seconda invece ve lo lascio immaginare, da dove sia presa...

 
  
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