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Autore: NobodyCompares03    01/09/2013    3 recensioni
Nicole, ragazza londinese di 18 anni, decide di trascorrere l'estate a Heatherfield, la tranquilla cittadina sul mare in cui il padre è andato a vivere dopo essersi separato dalla moglie.
Quando viene assunta come animatrice su uno dei tanti lidi della spiaggia, è costretta a lavorare accanto a Zayn, un ragazzo che le sembra, fin da subito, antipatico ed egocentrico.
Ma se dall'odio nascesse l'amore? E se settembre d'un tratto sembrasse avvicinarsi troppo velocemente?
Tratto alla storia:
Il ragazzo si voltò, facendomi cenno con la testa di seguirlo.
Mi fermai un attimo ad osservarlo, di spalle: certo che non era affatto male, anzi... Deglutii, rendendomi conto della piega che stavano prendendo i miei pensieri.
Lui, però, non poteva di certo immaginare che gli stessi guardando così avidamente il...
"Se hai finito di fissarmi il culo, puoi anche muoverti da lì e seguirmi."
Il ragazzo si era girato improvvisamente, e mi aveva colta in flagrante. Merda, cazzo, minchia!
Diventata più rossa di mio padre quando stava per strozzarsi con una spina di baccalà-si, mio padre a cinquant'anni suonati ancora non sapeva togliere le spine al pesce-, boccheggiai, cercando un insulto abbastanza offensivo da rivolgergli.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
Calls






“Mangi da sola?”
Zayn. Cosa minchia voleva?
Feci spallucce, dando un morso al mio delizioso panino, che delizioso lo era davvero.
Con molta nonchalance, Zayn si sedette di fronte a me, posando sul tavolo un vassoio pieno di roba da mangiare acquistato al bar, probabilmente.
E quello che significava? Voleva mangiare con me?!
Uh Jesus Christ…


Lo fissai per dieci secondi buoni, sconcertata, poi quando lui alzò lo sguardo verso di me abbassai subito gli occhi, dando un bel morso al mio panino.
Ma perché aveva deciso di pranzare con me?! Non poteva pranzare con i suoi amici?! Cosa cavolo avrei dovuto dirgli?!
Dio, io odiavo i silenzi imbarazzanti! Avrei dato di tutto pur di poter iniziare qualsiasi tipo di conversazione, ma non mi veniva in mente nulla…
Dovevo sorridergli, forse? Ma no, lui non mi stava nemmeno troppo simpatico, poi!
Sempre con quell’arietta da superiore stampata in volto, pure mentre mangiava…
Mentre spremevo le meningi per farmi venire in mente qualcosa di sensato da dire, fortunatamente per me Zayn proferì parola.
“Allora tu non sei di Heatherfield, vero?”
Eh?! Ma che ne sapeva?! Feci per ribattere, ma poi mi venne in mente quanto successo la sera prima: la mia carissima amica Mary gli aveva detto –davanti a me tra l’altro- tutti i cavoletti miei, alla faccia della privacy…!
“No, non sono di Heatherfield, abito a Londra. Qui vivono i miei nonni e mio padre.” Risposi, sorridendo.
Su, dovevo dimostrargli che ero una persona simpatica e amichevole!
“Io ci sono stato un paio di volte a Londra, è una città molto bella.” Diede un morso al suo sandwich.
“Già.” Risposi scrollando le spalle.
“Ti piace Heatherfield?” Mi chiese, dopo aver bevuto un sorso di coca.
“Si, è molto carina… poi c’è anche il mare.”
Lo indicai con un cenno del capo.
“Studi?” Ennesima domanda.
Più che una conversazione quella sembrava un’intervista…
“No, ho finito la scuola… a settembre vedrò di trovare un lavoro. Tu invece?” Azzardai a chiedere, dopo un attimo di esitazione.
Se lui mi stava facendo il terzo grado, avevo tutto il diritto di farglielo anche io, no?
“In inverno lavoro con mio zio, nella sua officina.”
Afferrò una patatina e se la lanciò praticamente in bocca.
Ma che bravo, vuoi un applauso?
“E in estate lavori qui?”
“Precisamente.”
Ah, ok, bene. E ora? Che altro potevo chiedergli senza passare per la ragazzina invadente e avida di ricevere informazioni?
In fondo, però, dovevo ammettere che… Ma no, che stupida che ero, a me non importava nulla della sua vita! Insomma, lo conoscevo da un giorno e non nutrivo neanche troppa simpatia nei suoi confronti, quindi…
“Sei fidanzata?” Chiese improvvisamente.
Quasi mi strozzai con il the che stavo bevendo… Oddio, e quella domanda da dove cazzo usciva?! Era molto personale! Dio, solo a pensare quel viscido verme schifoso con cui ero stata… Sbattei più volte le palpebre, per scacciare via dalla mente i ricordi che avevo disperatamente cercato di cancellare negli ultimi mesi.
“Preferisco non parlarne.” Risposi dopo un colpetto di tosse.
“Perché?”
Alzai lo sguardo verso di lui, sgranando gli occhi. Ma.. ma.. ma che razza di insolente, insisteva pure! Che faccia tosta che aveva, oh!
“Perché preferisco non parlarne.” Alzai un sopracciglio.
“Se preferisci non parlarne ci deve essere un motivo.” Schioccò la lingua sotto al palato.
Gonfiai le guance indispettita, reprimendo la voglia di svuotare la mia bottiglietta di the sopra i suoi bei capelli e… No, un attimo, avevo davvero pensato bei capelli?
Ma prego Nicole, inizia pure a rincoglionirti.
Fanculo anche al mio cervello, va’!
“Ovvio che c’è un motivo! Ma preferisco evitare l’argomento…” Mi girai verso destra, dedicando la mia attenzione ad un ombrellone poco distante di lì, per evitare i suoi occhi che avevano iniziato a fissarmi con insistenza.
Non guardarmi così, mi metti in imbarazzo cavolo!
“Ma io non voglio sapere chi è il tuo ragazzo, da quanto tempo state insieme, cos’è successo tra di voi e tutto il resto. Ti ho semplicemente chiesto se sei fidanzata, domanda a cui puoi tranquillamente rispondere o con ‘si’ oppure con ‘no’. Allora?”
Sospirai, girandomi verso di lui.
“No.” Risposi secca.
Zayn schioccò la lingua sotto al palato, poi si lanciò un’altra patatina in bocca.
“Tu invece sei fidanzato con Mary, vero?” Mi uscì di getto, istintivamente.
Vidi Zayn sospirare.
“Già…”
Silenzio imbarazzante. Ancora.
Trova un argomento di cui parlare Nicole, trova un argomento di cui parlare.
“Che caldo, eh?”
Cogliona, con che frasi da cretina te ne esci?
Ero tutta scema, Dio mio…
“Eh già.”
Ma neanche lui incoraggiava la conversazione se dava risposte del genere, per la miseria!
D’un tratto, un cellulare squillò.
Non era il mio, era il suo; io avevo impostato una suoneria diversa.
Lo prese dallo zainetto, poi diede un’occhiata al display; senza pensarci due volte, staccò la chiamata, rigettando il telefono nello zaino.
Mi chiesi istintivamente chi l’avesse chiamato e per quale motivo non avesse risposto, ma decisamente non erano affari miei…
“Abbiamo un’oretta libera ora, poi c’è di nuovo il Mini Club. Vuoi venire sul bar con me e gli altri?” Chiese mentre si affrettava a ripulire il tavolo.
Però, a volte Zayn sapeva anche essere gentile.
In ogni caso non mi andava proprio di restare sola come un cane, per cui decisi di accettare il suo invito.
Scrollai le spalle, sorridendo sghemba.
“Va bene.”

Raggiungemmo il bar pochi minuti dopo. Tutti i tavolini erano occupati, ma notai gli altri ragazzi e le ragazze seduti tranquillamente a qualche metro di distanza da noi.
“Zayn, vieni ad onorarci della tua presenza!” Esclamò Niall, gesticolando con le braccia per farsi notare.
“Andiamo.” Mi disse Zayn, iniziando poi a camminare verso il tavolino.
Annuii, seguendolo a ruota. Forza, non ero mai stata timida, e non dovevo esserlo neanche in quella circostanza! In fondo erano tutti simpatici e amichevoli, si era visto.
Celeste mi fece cenno di prendere una sedia e di sedermi vicino a lei e alle ragazze.
Afferrai la prima sedia che mi capitò sotto tiro e la posizionai dove mi era stato indicato.
“Allora, come procede la prova?” Mi chiese Deborah.
“Ah non lo so, dovresti chiederlo a Zayn.” Risposi indicandolo, con il viso contratto in una smorfia di preoccupazione.
“Zayn, come se la sta cavando Nicole?” Noelle non aveva perso tempo e aveva subito posto la fatidica domanda.
Zayn si girò verso di noi e scosse la testa.
“Non dico nulla. Il verdetto finale c’è stasera.”
Scrollò le spalle, sorseggiando il cocktail che aveva ordinato poco prima.
“Ti prende, ti prende…” Disse Liam facendomi l’occhiolino.
“Liam…” Zayn lo guardò socchiudendo gli occhi, incrociando le braccia al petto e facendo ridere il ragazzo.
Sospirai, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
Noelle mi diede una pacca amichevole sulla spalla.
“Non ti preoccupare Nicole, stai tranquilla che il posto è tuo!”

Quell’oretta al bar fu molto piacevole; avevo conosciuto meglio le ragazze, parlando di musica, film, moda e tante altre cose. Non mi ero sbagliata quella mattina quando avevo pensato che fossero simpatiche, perché lo erano davvero.
Avevamo parecchie cose in comune, e caratterialmente erano abbastanza simili a me, sveglie e un po’ pazze.
Mentre ero intenta a ridere con loro, un pallina di carta mi colpì in piena fronte.
Ma che cazz…?
“Mi dispiace interrompere le tue chiacchiere con queste idiote, ma dobbiamo andare o il Signor White ci affoga in questo stesso mare.” Dichiarò Zayn indicando appunto il mare.
“Non sono idiote!” Le difesi, incrociando le braccia al petto.
“No, è impressione…” Disse ironicamente Harry, scrollando le spalle.
“Ha parlato l’idiota per eccellenza.” Sbottò Noelle, indicandolo con la mano.
“Harry non è idiota, è diversamente intelligente.” Lo difese Niall, dandogli una pacca –o uno schiaffone?- sulla schiena, guadagnandosi una serie di insulti da parte dell’amico.
“Ecco, impara Nicole: io e i ragazzi siamo tutti diversamente intelligenti, Deborah, Noelle e Celeste sono idiote.” Dichiarò solennemente Louis.
“Chiusa la sentenza.” Aggiunse poi Liam, guadagnandosi un’occhiata di approvazione da parte dei ragazzi.
Li guardai come se fossero stati pazzi, sbattendo velocemente le palpebre.
Le ragazze alzarono gli occhi al cielo, scuotendo la testa divertite.
“Andiamo.” Proferì poi Zayn, avviandosi verso l’area pic-nic.
Salutai tutti con un cenno della mano e un sorriso, poi seguii il moro.

Dopo il Mini Club e ahimè, ancora una volta la Baby Dance (la odiavo, la odiavo con tutta me stessa!), ci furono finalmente i balli di gruppo; mi era sempre piaciuto ballare, e farlo in riva al mare, tra tutta quella gente allegra ed entusiasta, era davvero il massimo. Dovevo ammettere che Zayn non era male, anzi…
Dovetti evitare di guardarlo, o altrimenti il mio cervello avrebbe ‘fabbricato’ pensierini poco innocenti…
Certo che ero stupida; insomma, era solo un bel ragazzo che stava ballando, non avevo motivo per pensare a certe cose…!
Cioè si, un po’ ne avevo, però i pensieri che mi stavano venendo erano troppo da depravata maniaca…
Ma perché il mio cervello non poteva spegnersi come succedeva a quelli che facevano la pubblicità della settimana enigmistica?!
Purtroppo le cose belle sono destinate a finire, e anche i balli quel pomeriggio andarono incontro al proprio destino, finendo.
Zayn si sciacquò la faccia e i capelli con l’acqua del mare, poi si girò verso di me, con la faccia di uno che si è appena ricordato qualcosa di importante.
“Tra poco c’è il gioco caffè. Ci hai pensato?” Mi chiese, inarcando il sopracciglio.
Sbiancai, sgranando gli occhi.

“Perfetto. Allora, io ora ho già un’idea per il gioco aperitivo. Dopo sarai tu a scegliere cosa fare per il gioco caffè. Pensaci bene e poi fammi sapere durante la pausa pranzo.”

Oddio io…! Io dovevo farglielo sapere per la pausa pranzo! Lui però non me l’aveva chiesto, quando avevamo mangiato insieme e…
Ommamma, il punto era che io con tutto quel movimento me n’ero completamente dimenticata e non sapevo cosa cavolo fare!
Stupida, cretina, cogliona, deficiente, inutile essere…
Ma come avevo fatto a dimenticare una cosa tanto importante? Come?! Se dopo avergli confessato che me n’ero dimenticata avesse deciso di non prendermi, non avrei di certo potuto biasimarlo: ero una cretina, ecco cos’ero!
“Ecco… io…” Abbassai il capo, imbarazzata.
“Te ne sei dimenticata?” Chiese lui, alzando leggermente la voce.
Avrebbe voluto urlarmi contro, ne ero sicura, si stava visibilmente trattenendo…
“Si.” Ammisi vergognandomi come non mi ero mai vergognata prima. Scema, patetica, idiota del cazzo…!
Lo sentii sbuffare e imprecare qualcosa sottovoce, poi fece un passo verso di me.
“Pensiamoci ora almeno, tra dieci minuti dobbiamo andare!” Disse, con tono di voce palesemente agitato.

Alla fine, dopo cinque orrendi minuti passati a pensare, Zayn si ricordò di avere dei palloncini nello zaino, così per il gioco caffè decidemmo di posizionare 40 bicchieri su di un tavolo, che poi il giocatore avrebbe dovuto far cadere entro 60 secondi, utilizzando l’aria del palloncino gonfiato da lui stesso.
Lanciai tantissime benedizioni ai palloncini di Zayn: se non fosse stato per loro, il gioco caffè sarebbe saltato. Che disastro vivente ero…
Una volta che questo fu finito, finì anche il mio giorno di prova.
“Ci vediamo qui tra un quarto d’ora. Io, te e il Signor White.” Mi disse Zayn, prima di dileguarsi.
Amareggiata, tornai a prendere la mia borsa, sicura come non mai che non mi avrebbe presa, non dopo quel che avevo combinato.
E mi stava bene, me lo meritavo: ero una grandissima cogliona.
Mi maledissi mentalmente non so quante volte, accasciandomi su una panchina dell’area pic-nic.
Rimasi in silenzio per cinque minuti buoni, poi mi alzai diretta verso il bar.
Avrei trovato un altro lavoro, pazienza.
Decisi di prendere una coca cola ghiacciata.
“Ciao Kimberly. Una coca cola ghiacciata, per favore.” Chiesi alla barista.
Me la portò subito, così io andai a sedermi su un tavolino, iniziando a sorseggiare la bibita e perdendomi nei miei pensieri. Mi ero giocata un posto di lavoro, davvero non c’era limite alla stupidità umana…
Il fatto era che con tutto quel movimento, il mio cervello si era completamente svuotato, facendomi dimenticare quanto detto da Zayn quella mattina stessa.
Appoggiai la testa su una mano, fissando il vuoto.
I clienti dello stabilimento se ne stavano andando, il lido avrebbe chiuso verso le 18:30.
Qualcuno mi distrasse dalle imprecazioni che mi stavo lanciando da sola.
“Nicole, vieni. Il verdetto finale.” Zayn mi schioccò due dita davanti agli occhi.
Ah già, il verdetto finale, o meglio la mia umiliazione davanti al Signor White.
Deglutii, prima di alzarmi dal tavolino e affrontare a testa alta tutta quella situazione. Non ero di certo una codarda!
Raggiungemmo il Signor White, seduto comodamente dietro la cassa.
“Salve signore. Le vorrei comunicare l’esito della prova di Nicole…” Iniziò Zayn, sorridendo professionalmente.
“Bene, parla pure ragazzo mio.”
Abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro e pronta a ricevere qualsiasi tipo di critica.
“E’ andato tutto bene: Nicole è sveglia e ci sa davvero fare, sono sicurissimo che non ci metterà molto a guadagnarsi la simpatia delle persone. I bambini già l’adorano, quindi… Le sue idee sono molto originali, questa mattina i bambini si sono divertiti un sacco preparando l’impasto per la pizza. Come collega non è affatto male, anzi… per me, può firmare il contratto.”
Le parole di Zayn mi fecero immediatamente alzare lo sguardo verso di lui.
Lo fissai incredula e sbalordita. Non era possibile…
Lui… lui aveva evitato di dire al Signor White che mi ero dimenticata del gioco caffè e che a trovare attività da svolgere ero praticamente un disastro! Mi stava… prendendo…
La voce del Signor White mi fece voltare verso di lui.
“Vieni cara, devo informarti sulle modalità di pagamento e darti le magliette ufficiali da indossare. Ah, e ovviamente devi firmare il contratto!” Proferì tutto contento, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso, annuendo.
“Io vado allora, a domani.” Zayn fece per andarsene, ma io lo bloccai.
“Aspetta!” Esclamai, facendolo girare confuso. “Signor White, vuole scusarci un attimo?” Gli chiesi.
“Fate pure.” Disse tranquillamente, rispondendo ad una telefonata.
“Che c’è?” Domandò Zayn, scrutandomi attentamente.
“Nulla, volevo solo… ringraziarti.” Gli sorrisi, sinceramente grata.
Zayn fece spallucce, piegando un angolo della bocca verso sinistra, in una smorfia vagamente simile ad un sorriso.
“Ci vediamo domani.”
E detto questo, raggiunse le scale e se ne andò.
Lo fissai fin quando non sparì dalla mia visuale, poi mi girai e raggiunsi il Signor White.
Firmai il contratto sorridendo come una cogliona, poi mi vennero consegnate delle magliette verde fosforescente, con su stampata la scritta ‘The little mermaid.’
“Ci vediamo domani, Nicole.” Il Signor White sorrise gentilmente.
“Senz’altro, la ringrazio!”
Terminati i saluti, uscii dallo stabilimento e mi avviai verso casa, tutta sorridente e felice.

“Sono a casa!” Trillai allegra, dopo aver varcato la soglia del mio appartamento.
“Nicole, puoi venire un attimo qui, per favore?” Mia nonna mi stava chiamando dal soggiorno.
La raggiunsi immediatamente, lasciando cadere la borsa sul pavimento.
“Che c’è, nonna?” “Aiutami a piegare questo lenzuolo, per favore…” Annuii e ne afferrai le estremità.
“Allora Nicole, ti hanno presa vero?” Mi chiese speranzosa, fissandomi negli occhi.
Mi illuminai in un radioso sorriso.
“Si nonna!”
Grazie a Zayn.
Evitai di accennare a lui, però, altrimenti nonna Kate mi avrebbe fatto l’interrogatorio, chiedendomi chi fosse questo Zayn e pregandomi di descriverglielo nei minimi dettagli, dal colore dei capelli fino alla forma delle unghie dei piedi…
“Ho firmato il contratto e il Signor White, il proprietario, mi ha anche consegnato le magliette ufficiali! Inizio domani, sono contentissima!” Proseguii il mio discorso, ridendo come una scema insieme a mia nonna.
Una volta piegato il lenzuolo, mi offrii di portarlo in camera da letto.
Prima di tornare in cucina, corsi all’ingresso per recuperare la mia borsa. L’abbandonai sul mio letto, poi sentii il mio stomaco brontolare di brutto…
Prima di andare a fare uno spuntino, però, dovevo lavarmi, visto e considerato quanto avessi sudato…
L’acqua fresca ebbe il miracoloso potere di farmi dimenticare tutto; mi rilassai completamente, godendomi l’odore di rosa selvatica del mio bagnoschiuma, poi purtroppo dovetti uscire.
Dal momento che mi scocciavo di asciugare i capelli con quel caldo soffocante, presi un asciugamano e vi ci avvolsi dentro i miei lunghi boccoli. Si sarebbero asciugati da soli, pazienza…
Mi sedetti comodamente sul divano in cucina, rivolgendo un’occhiata al televisore: come da copione, mia nonna stava guardando un film western. Inutile, erano proprio il suo punto debole: era fissata, inoltre aveva una grande passione per i cavalli.
Da giovane infatti ne aveva uno, e passava le giornate cavalcando nei prati delle campagne: lei e mio nonno si erano conosciuti proprio nelle campagne, dopo che lei aveva rischiato di ucciderlo col suo bel cavallo pazzo.
“Dimmi una cosa Nicole, lavori da sola?” Mia nonna rientrò dal balcone e prese posto accanto a me. Avrei dovuto immaginarlo, prima o poi l’avrebbe senz’altro chiesto…
Presi un respiro profondo, preparandomi psicologicamente per il suo interrogatorio.
“No, lavoro con un altro ragazzo.” Le sorrisi, fingendomi poi interessata al film che stavano trasmettendo.
“Un ragazzo?” La voce di mia nonna assunse improvvisamente, guarda caso, un tono odiosamente curioso.
Annuii sbadigliando, fingendomi stavolta stanca.
“Quanti anni ha?” Chiese di punto in bianco, incurante del fatto che avessi completamente appoggiato la testa allo schienale del divano e chiuso gli occhi.
Li aprii di scatto, sbattendo più volte le palpebre. Già, quanti anni aveva?
“Ma non lo so nonna, chi glielo ha chiesto?!” Sbottai alzando gli occhi al cielo.
“Ma a occhio e croce?” Insistette. Eh, non era una che si arrendeva facilmente, per mia sfortuna…
“Una ventina, credo…” Si, doveva avere sui vent’anni…
“Come si chiama?” Altra domanda. Ok, l’intervista di nonna Kate era ufficialmente iniziata.
“Zayn.” Feci spallucce.
“Cognome?” Lo aveva detto il Signor White, ma la mia memoria di fuoco non poteva di certo ricordarselo…
“Non lo ricordo.”
Mia nonna mi guardò di sottecchi, studiando bene la mia espressione, poi fece un’altra domanda.
“E com’è questo Zayn?”
E’ bellissimo tanto quanto è insopportabile, ma si è dimostrato anche gentile e comprensivo.
C’era da ammettere che i miei pensieri lo descrivevano alla perfezione, ma non era decisamente il caso di dar loro voce, non davanti alla nonna.
“Come vuoi che sia?” La guardai alzando un sopracciglio.
“Descrivimelo.” Dannata nonna curiosa!
“E’ alto, ha i capelli molto scuri e gli occhi castani.” Feci spallucce, fissando lo schermo della televisione.
“Come li porta i capelli?” Oddio, ancora?! Perché non le avevo detto che era calvo, accidenti?!
“Li alza in una cresta.” Tentai poi di cambiare discorso, ma la sua domanda mi precedette.
“Ti sei trovata bene con lui?”
Annuii sorridendo, poi mia nonna parlò di nuovo.
“E hai conosciuto altre persone?”
Sospirai.
“Si nonna, quattro ragazzi e tre ragazze, ma mi scoccio di descriverteli tutti.” Tagliai corto, sorridendole.
“Ma dimmi una cosa, questo Zayn è un bel ragazzo?” Chiese sorridendo maliziosamente.
Sbuffai. “Si nonna.”
“E lo sono anche questi ragazzi che hai conosciuto?” Mamma mia, e che rottura!
“Si, lo sono anche loro. Cambiamo discorso?” La supplicai, guardandola con la tipica faccia da cucciola.
“Va bene, va bene.” Alzò le mani a mo’ di resa, prestando attenzione al suo adorato film western. Oh, era ora!

Per cena, mio nonno Carl ebbe la brillante idea di ordinare una pizza. Mangiammo come al solito tutti insieme, ed io purtroppo dovetti essere sottoposta anche all’intervista di mio nonno e mio padre.
Quando finalmente finii di mangiare, bevvi un sorso di coca, poi mi alzai da tavola.
“Vado in camera mia.” Proferii allegramente, uscendo in fretta da quella stanza.
Mi lanciai letteralmente sul letto, sospirando esausta. Erano appena le 8:30 ed io ero già stanca, perfetto!
Presi il mio telefonino con l’intenzione di chiamare Allison, ma questi vibrò ancor prima che potessi comporre il numero. Chi rompeva?!
Mary. Bene, dovevo proprio dirgliene quattro!
Senza pensarci due volte, premetti il tasto verde e risposi.
“Mary?”
“Ciao Nicole! Allora, stasera dobbiamo assolutamente uscire! Ci facciamo un giro in centro e poi magari andiamo a prendere una bibita. Ti va?”
Alzai gli occhi al cielo. No, non mi andava. Ero stanca, inoltre ero leggermente incavolata con lei per ciò che era successo la serata precedente…
“Non mi va, Mary.” Le dissi sinceramente.
“Eddai Nicole, ti prego! Devo parlarti anche… Su, tra cinque minuti sono sotto casa tua, preparati in fretta, eh! Ciao!” E detto questo, staccò la chiamata. Al Diavolo!
Beh, se non volevo uscire non c’era nessuno che potesse impedirmi di restare nella mia camera, certo, ma sarebbe stato scortese mandare a casa Mary senza neanche farla salire di sopra, una volta che sarebbe arrivata sotto al palazzo… A quel punto, meglio uscire anziché passare una noiosissima serata in casa con lei.
Mi alzai svogliatamente dal letto, aprendo l’armadio e cercando qualcosa di decente da indossare: alla fine optai per il classico pantaloncino di jeans e una maglietta larga.
Fortunatamente i capelli si erano asciugati, per cui li pettinai imprecando contro i nodi e li legai in una coda di cavallo alta. Una volta indossati i miei adorati orecchini con le perle, mi truccai e afferrai una borsetta, poi qualcuno citofonò. Doveva essere Mary, avevo fatto giusto in tempo. Andai di corsa in cucina, per avvisare mio padre e i nonni che quella sera sarei uscita.
“Nicole, non mi avevi detto che…” Bloccai mio padre a metà discorso.
“Si, lo so, non ti ho detto che uscivo. Il fatto è che io e Mary abbiamo deciso tutto all’improvviso, ci vediamo dopo.”
Detto questo, mi affrettai a raggiungere la porta d’ingresso, uscendo e scendendo di sotto.

“Ciao Nicole!” Mi salutò Mary, schioccandomi due baci sulle guance.
“Ciao.” Le sorrisi.
“Che fine avevi fatto ieri? Non ti ho più vista, poi…” Iniziò il suo discorso quando cominciammo a camminare verso chissà dove.
Alzai un sopracciglio.
“Sei tu quella che è sparita con Zayn.” Le feci notare, mantenendo però un tono di voce neutrale.
“Beh scusami, ma non lo vedevo da tre giorni. Sai quando sto con lui mi dimentico di tutto, non so nemmeno se vivo sulla Terra, sulla luna o su Plutone!” Rise oscenamente, scuotendo la testa. Che idiozia…
Tuttavia decisi di non ribattere, continuando a camminare tranquillamente.
“Sei stata assunta, vero?” Mi guardò curiosa.
“Si, comincio a lavorare domani.”
“Sai Nicole, il negozio in cui lavoro prende le ferie tra tre settimane fino a settembre, quindi da luglio scenderò anche io sulla spiaggia! Non vedo l’ora di stare con Zayn…” Civettò, sospirando sognate e sorridendo poi maliziosamente.
Alzai un sopracciglio. No, stavamo andando fuori strada: Zayn era lì per lavorare, Mary non doveva proprio permettersi di ‘rapirlo’ e portarselo chissà dove per fare chissà cosa! Io non potevo di certo gestire tutto da sola, avevo bisogno del suo aiuto!
“Guarda che Zayn deve lavorare…” Le feci notare.
“Questo non costituisce un problema. Ogni tanto potrei…” La bloccai all’istante.
“Ogni tanto nulla, Mary! Starai con lui nella pausa pranzo.” Dichiarai decisa, guardandola attentamente.
Alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
“Va bene. Stai calma però.”
Calma un cavolo! Quella cretina aveva fatto una bella pensata: dal momento che sul lido vi era una nuova animatrice, ne avrebbe approfittato per spassarsela di tanto in tanto con il suo ragazzo… Illusa!
“Sono calmissima. Andiamo a prendere una bibita?” Proposi giusto per cambiare discorso.
Annuì contenta e si spostò altezzosa una ciocca di capelli neri dal viso.
Entrammo nel primo bar che incontrammo: io ordinai una coca cola ghiacciata e una francesina, Mary prese un gelato.
Ci sedemmo presso l’unico tavolino libero: quel bar era pieno zeppo di persone.
“Nicole, non hai ancora trovato un fidanzato?” Chiese Mary, portandosi il cucchiaino pieno di gelato in bocca.
La mia espressione doveva essere senz’altro cambiata, ma Mary sembrò non fare molto caso alla cosa. Ovviamente non le avevo raccontato il motivo per cui mi ero lasciata con il mio ex ragazzo, gli unici che sapevano erano i miei genitori ed Allison.
“No, ma non ho fretta. Quando arriva, me lo prendo.”
Addentai la mia deliziosa pizzetta, pregando perché quella serata finisse presto.
“Giusto. Ah, io non ti ho mai raccontato come ho conosciuto Zayn, vero?” Chiese controllandosi un attimo le unghie.
Oddio. Ora avrebbe parlato come minino per una mezz’oretta buona. Povera me…
“No.” Risposi facendo spallucce.
E non m’interessa neanche.
Aggiunsi mentalmente.
“Te lo racconto subito: allora, era un normale pomeriggio di inverno: io stavo passeggiando sulla litoranea, quando ad un certo punto inciampo e vado a sbattere contro un ragazzo. Si, questo ragazzo era lui. Allora io ne sono rimasta subito colpita: insomma, l’hai visto anche tu Zayn, è stupendo.” Rise oscenamente, facendomi alzare gli occhi al cielo.
“Va bene, continua.” Le dissi, giusto per farla smettere di ridere, dato che tutti ci stavano fissando.
“Va bene, scusa. Dopo quell’incontro avevo paura di non rivederlo più, però il giorno dopo scopro che lui si è iscritto nella mia stessa palestra! Vedi, era destino…” Ridacchiò, sospirando teatralmente.
“Mary, abbassa la voce.” Le dissi tra i denti, indicando tutte le persone che in quel momento ci stavano fissando infastidite.
Coglioni, ma non vedevano che era la tizia che mi stava di fronte a ridere e ad alzare la voce? Perché guardavano male pure me? Avrei tranquillamente afferrato il portacenere sul tavolino e scagliarlo contro la prima persona che mi sarebbe capitata sotto tiro, ma non era il caso di passare un guaio…
Tuttavia non sarei mai più uscita con Mary, quello era poco ma sicuro!
Quest’ultima continuò a parlare.
“In palestra poi abbiamo fatto amicizia e poi vabbè, siamo usciti insieme, abbiamo iniziato a frequentarci eccetera eccetera. Ci siamo messi insieme in primavera: guarda, lui è fantastico, divertente, unico, bellissimo, meraviglioso…”
Annuii distrattamente per tutta la lunga serie di aggettivi che stava utilizzando: per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti a pavoneggiarsi?!
“Basta Mary, ho capito.” Ad un certo punto interruppi il suo monologo: era stata in grado di farmi venire il mal di testa, incredibile! Mary tossì, ridacchiando, poi sorrise.
“No, seriamente. Zayn è un ragazzo meraviglioso. Sa essere spiritoso e divertente, ma in fondo è anche molto sensibile…” Sospirò, leccando il suo gelato.
“Sai, all’inizio non è stato facile stare con lui.”
Aggrottai la fronte: perché non era stato facile? Cosa intendeva dire?
“Perché non è stato facile?” Posi la mia domanda.
“Perché vedi… lui…” Scosse la testa, come a rimproverarsi di ciò che stava per dire. “Niente scusami. Cambiamo discorso?”
Cavolo no! Mary non poteva lasciare i discorsi a metà! Ora volevo sapere! Tuttavia non potevo insistere, quelli non erano affari miei…
“Perché tu e il tuo ragazzo vi siete lasciati?” Chiese poi.
Eccolo, il tipico vizio di tutti: quando non si aveva intenzione di parlare di sé stessi, si andava a puntare sugli affari degli altri…
Non sapevo se parlarne con lei o meno. Conoscevo Mary da tre anni: non era una cattiva ragazza, assolutamente, tutto potevo dire ma non certo quello, l’unico problema era che se la tirava un po’ troppo. Le piaceva essere ammirata dalle amiche e dai ragazzi, amava pavoneggiarsi –il che a volte la rendeva decisamente antipatica-, ma non era una cattiva persona.
Tuttavia non me la sentivo di affrontare con lei quel discorso: ne avevo parlato solo con Allison e i miei genitori.
“Scusami, ma non vi va di parlarne.” Le sorrisi.
Lei fece spallucce.
“Va bene, non ti preoccupare, capisco. Allora, hai finito la scuola giusto?” Mi chiese poi, mirando un altro territorio, meno spinoso per entrambe.
“Già. A settembre ho intenzione di trovare un lavoro, magari in qualche profumeria. Sai bene che io amo occuparmi di estetica, e ti ho anche detto che il mio sogno è aprire un negozio tutto mio un giorno, ma adesso è decisamente presto…”
“Neanche io ho intenzione di andare al college. Continuerò a lavorare nel negozio di abbigliamento in cui lavoro ora.”
Restammo a chiacchierare per un’altra decina di minuti, poi, notando che il mio mal di testa stava man mano aumentando, non desiderai altro che tornare a casa.
“Andiamo? Non mi sento molto bene…”
Mary increspò le labbra con fare dispiaciuto, poi finalmente si decise ad alzarsi.
Ero talmente stanca che, se una carriola fosse apparsa magicamente davanti ai miei occhi, avrei minacciato Mary di morte se non mi avesse trainato fino a casa.
Quando finalmente giungemmo fuori al mio palazzo, salutai Mary e mi precipitai dentro.
Attesi pazientemente l’arrivo dell’ascensore, poi entrai dentro fissando il mio riflesso allo specchio.
Ciao cogliona.
E cogliona lo ero davvero, se mi salutavo da sola…
Arrivata finalmente davanti alla porta del mio appartamento, estrassi le chiavi dalla tasca dei miei pantaloni e le infilai nel buco della serratura.
Feci per girare, ma la chiave non si mosse. Aggrottai la fronte, stranita, e provai una seconda volta, con il medesimo risultato.
Sbuffai nel constatare che avevo messo la chiave al contrario.
La tirai fuori imprecando contro il mio essere rimbambita, poi finalmente riuscii ad aprire la porta.
“Sono tornata!” Urlai, camminando decisa verso la mia camera.
Mi tolsi immediatamente le ballerine –bellissime tanto quanto scomode- e mi lanciai sul letto, iniziando a canticchiare.
Diedi una rapidissima occhiata al mio orologio digitale: le 10:45.
Non era eccessivamente tardi, ero ancora in tempo per chiamare Allison.
Mi alzai di scatto dal letto, barcollando pericolosamente nel momento in cui sentii la testa girare.
Mi avvicinai al televisore, accendendolo e sintonizzandomi su un canale a caso, poi mi affrettai ad indossare la camicia da notte.
Diedi una rapida occhiata al letto alla ricerca del telefonino, ma non lo trovai. Controllai sotto il cuscino, tra le lenzuola, sul comodino, sul davanzale della finestra. Non c’era.
Andai in panico: dove cavolo era finito?! Ero sicurissima di averlo messo in tasca prima di uscire e…
Ma certo, che stupida, era nella tasca dei pantaloni! Mi abbassai ed afferrai i pantaloncini sul pavimento, estraendo dalla tasca di essi il mio cellulare.
Mi spaparanzai completamente sul letto, iniziando a comporre il numero della mia migliore amica. Dopo tre squilli, rispose.
“Ma neh Nicole, dal Paradiso puoi chiamare? Sai com’è, ormai credevo fossi morta.” Ironizzò lei.
“No cara, non sono morta, mi dispiace. Sono solo stata molto impegnata. Allora, mettiti comoda perché devo raccontarti un paio di cosette.”
“Parla, sono tutta orecchie!”
Le tre ore successive passarono così, a telefono con Allison. Le raccontai praticamente tutto, dal tizio strano che avevo incontrato in treno fino all’ultima uscita con Mary.
Allison, però, scoppiava a ridere di continuo, rammentando la figuraccia riguardante il simpatico uccelletto che mi aveva cagato in testa.
“Non avrei dovuto raccontartelo.” Sbottai ad un certo punto, sbuffando.
“Oddio Nicole… non ce la faccio… l’uccello… tu… quei ragazzi… la risostrofonimia… Oddio, non ce la faccio…” Scoppiò a ridere nuovamente, rischiando di spaccarmi un timpano.
“Smettila di ridere deficiente! E poi Louis ha detto risosterofolia.”
“Eh si… quel che è…” Disse tra le risate, maledicendo più volte il mal di pancia che le era venuto.
“Allison! Basta, ti prego…” La supplicai, scuotendo la testa.
“Ok, mi calmo veramente stavolta.” Disse dopo aver respirato profondamente.
“Allora hai iniziato a lavorare...” Constatò poi.
“Yes, cara.”
“Con quel ragazzo.” La sua voce assunse un tono malizioso.
“Si, e allora?” Sbottai.
“E allora niente…” Ridacchiò.
Alzai gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Andammo avanti a parlare per altri minuti, poi fui costretta a staccare.
Erano quasi le due di notte, accidenti…
Mi struccai in fretta, poi puntai la sveglia e mi rintanai nel mio letto, pronta a godermi le poche ore di sonno.


*****



Quella mattina, nonostante tanti piccoli imprevisti mattutini, arrivai a lavoro in perfetto orario: il Signor White avrebbe dovuto aumentarmi la paga soltanto per quel piccolo particolare…
Ero leggermente emozionata: insomma, quello era il primo giorno di lavoro ufficiale, non ero in prova né dovevo semplicemente osservare Zayn lavorare, come avevo fatto la prima volta che avevo messo piede in quel posto. No, quella mattina avrei lavorato normalmente e ufficialmente, in qualità di nuova animatrice del lido.
Ridacchiai tra me e me, guadagnandomi un’occhiata stranita da parte di una ragazzina.
Avvicinatami alla cassa dove sedeva il Signor White, chiesi a quest’ultimo le chiavi per una cabina, dove avrei messo la mia borsa e le mie cose.
“La ringrazio Signor White. Posso tenerla per tutto l’arco di tempo in cui lavorerò qui?”
Questi annuì, sorridendo, per cui ricambiai il sorriso e dopo aver pagato mi diressi verso le cabine,che si trovavano dopo l’area pic-nic.
Mentre imprecavo mentalmente contro il lucchetto che non ne voleva proprio sapere di aprirsi, qualcuno ridacchiò alle mie spalle.
“Problemi con il lucchetto?”
Zayn, chi altri? Alzai gli occhi al cielo.
“Non si vuole aprire.” Sbuffai, strattonando la chiave all’interno e rischiando di farla rimanere incastrata.
“Aspetta, ti do una mano… neanche un lucchetto sai aprire…”
Ignorai la sua provocazione, lasciando che aprisse lui la porta, e incrociai le braccia al petto. Girai lo sguardo verso la spiaggia, facendo una delle cose che facevo più spesso: osservare ciò che faceva la gente.
Molto in lontananza, in prossimità della riva, intravidi Deborah rovesciare sulla testa di Louis un secchiello pieno d’acqua.
Feci spallucce tra me e me, trattenendo una risatina, poi la voce di Zayn mi distrasse dai miei pensieri.
“Prego.” Mi indicò la cabina, invitandomi ad entrare con un gesto della mano, chiaramente derisorio.
Non vi diedi molto peso e poggiai la mia borsa su un tavolino all’interno.
“Ci vediamo dopo.”
E detto questo Zayn se ne andò, lasciandomi sola e incerta sul da farsi.
Sbuffai sonoramente, poi decisi di andare a salutare i ragazzi e le ragazze.
Chiusi la cabina e mi diressi verso il loro ombrellone.

“Ma grazie al cazzo se vinci, Liam! Stai imbrogliando!” Sbottò Celeste.
Ridacchiai divertita: quando ero arrivata, erano tutti impegnati a seguire una partita di carte tra Liam e Celeste, per cui mi ero messa comoda pure io.
“Io? Ma quando mai!” Si difese il ragazzo, muovendo poi la mano in aria.
Scoppiamo tutti a ridere, poi fece improvvisamente capolino Zayn.
“Nicole, ti vuole il Signor White al bar. Ti deve parlare.”
Sgranai gli occhi. E ora quello cosa cavolo voleva?! Oddio, voleva licenziarmi, ne ero sicura. Oppure avevo fatto un guaio senza che nemmeno me n’ ero accorta?! Non credevo però che si trattasse davvero di questo: piuttosto qualcuno mi aveva denunciata, in quanto non facevo altro che pestare i teli da mare quando camminavo sulla sabbia…
Deglutii.
“E… cosa voleva?” Chiesi timorosa.
“E io che ne so! Vai a vedere no?”
Prese posto accanto a Niall, iniziando a chiacchierare con lui.
Mi erano mancati i suoi modi gentili, davvero…
Sbuffando, mi alzai e mi diressi in fretta verso il bar.

“Signor White, voleva vedermi?”
“Oh si cara. Allora, ascoltami bene: Sarah, la ragazza che lavora al bar con Kimberly, per questioni personali oggi non potrà venire, per cui devo chiederti di sostituirla, solo per oggi… Non preoccupati per il tuo lavoro, Zayn è in grado di cavarsela da solo, mentre invece talvolta il bar è così affollato da non poter essere gestito nemmeno da due persone, figuriamoci quindi da una! Allora, ci stai?”
No, non ci stavo. Non mi andava proprio di lavorare al bar. No, no, no e no.
Hai alternative?
No.
Non avevo alternative, per cui ero costretta ad accettare… Maledettissimo citrullo di un Signor White!
“Va bene, non si preoccupi.”
Quello che sfoderai fu il sorriso più falso di sempre, ma ovviamente lui non mi conosceva abbastanza bene per poter cogliere la minaccia di morte che vi si celava dietro…
“Bene, vai, Kimberly ti sta aspettando.”
Annuendo, mi diressi al bancone.
“Ciao Nicole! Vieni, che oggi abbiamo tante cose da fare!” Questo fu l’incoraggiante saluto di Kimberly.
Tante cose da fare. Ottimo. Per la miseria, non era giusto! Io ero stata assunta lì come animatrice, non come barista! A malincuore, arrivai dietro al bancone, rivolgendo un sorrisino alla ragazza.
“Quanti anni hai?” Mi chiese mentre preparava un caffè.
“Diciotto, tu?”
“Sono vecchia.” Rise. “Ventitré.”
Ridacchiai, poi poggiai i gomiti al bancone e mi guardai intorno.
Alcune persone erano sedute ai tavolini, altre scendevano in spiaggia, altre ancora passavano e spassavano dinanzi al bancone.
Improvvisamente, una voce al microfono mi fece sobbalzare senza un motivo preciso.
“Buongiorno, amici del lido ‘The little mermaid’! Qui è sempre Zayn! Oltre ad augurarvi una buona giornata, volevo anche informarvi che oggi pomeriggio, alle 15:15 circa, parte il nostro torneo sportivo. Per le iscrizioni e per qualsiasi informazione, potete tranquillamente rivolgervi a me! Vi ricordo che sta per partire il Mini Club, e in seguito, come ormai ben sapete, ci sarà l’acquagym e il gioco aperitivo alle 12:45; riguardo a quest’ultimo non vi anticipo nulla, vi dico solo che sarà un po’… particolare! Adesso vi lascio, non sentite troppo la mia mancanza! A dopo!”
Mi sporsi leggermente sul bancone, tanto quanto bastava per poter vedere Zayn correre in fretta verso chissà dove.
Da come parlava al microfono, era sembrato davvero simpatico: cavolo, ci credevo che la gente lo adorava!
Sospirando, mi ricomposi, fissando un punto non precisato davanti a me.
“Ohi bella ci sei?” Un ragazzo mi schioccò le dita davanti agli occhi.
Sbattei le palpebre e, cacciando via l’idea di spaccargli una bottiglia di birra in testa, gli risposi.
“Certo, dimmi.”
“Dammi un cornetto Algida.”
“Classico o sbagliato?”
“Corretto.”
Rotei gli occhi in seguito alla sua risposta squallida.
“Classico o sbagliato?” Ripetei.
“Correttoo!”
Gonfiai le guancie indispettita, ma mi sforzai per non rispondergli male.
“Senti, te lo prendo classico.”
Feci per dirigermi verso il congelatore in cui si trovavano i gelati, ma la sua voce mi bloccò nuovamente.
“No, corretto!”
Sbuffai. “Non ne abbiamo.”
“Ah va bene, allora prendimelo classico-sbagliato.”
Porca miseria, ma chi cacchio era quel coglione?!
“Senti, come lo vuoi ‘sto gelato? E rispondimi seriamente, perché io avrei da fare!” Sbottai infine. E che diamine, anche la mia pazienza aveva un limite!
“Decidi tu bella.”
“Chiamami Nicole.”
“Ok, bella.”
Scossi la testa, poi andai ad aprire il congelatore ed estrassi un cornetto Algida classico.
“Ecco a te. Sono 1,50.”
Dissi porgendogli il cornetto.
Il ragazzo ridacchiò, poi poggiò i soldi sul bancone e se ne andò via col suo stupido gelato.
Mi passai una mano tra i capelli: avevamo cominciato bene!

Il resto della mattinata fu terribilmente noioso. Mi era toccato servire i gelati, preparare i caffè, le granite, porgere bicchieri di birra… No, no e no, non avrei mai più fatto la barista, no!
Era quasi la mezza, quando al bancone giunse una faccia conosciuta.
“Ciao Niall! Dimmi pure.”
“Un bicchiere d’acqua, per favore. ” Rispose sbadigliando.
Glielo servii subito, poi mi sedetti su uno sgabello.
“Allora, come procede?” Mi chiese lui, poggiandosi con un gomito al bancone.
“Non mi piace fare la barista, preferisco fare l’animatrice. E’ più divertente e inoltre c’è anche…” Mi morsi la lingua, insultandomi mentalmente per la grande cazzata a cui avevo pensato.
C’è anche Zayn, stavo per dire… Cavolo, stare lì mi aveva fatto male! Ma davvero molto male!
“E inoltre c’è anche…” Niall ripeté le mie ultime parole, incitandomi a continuare.
Una scusa. Mi serviva una scusa, accidenti! Ma perché ero così cretina?!
“E inoltre c’è anche l’opportunità di conoscere nuove persone!”
Buttai fuori la prima cosa che mi era venuta, ridacchiando come una povera scema.
Niall sorrise, anche se non parve del tutto convinto della mia risposta. “Infatti. Va bene, io vado. Ciao!”
“Ciao!” Lo salutai, prima di prendere uno strofinaccio e pulire il bancone.
Venti minuti più tardi circa, ebbe inizio il gioco aperitivo.
Consisteva nel far scorrere una pallina interposta tra due fili di spago, e farla poi cadere in un secchiello: molto semplice, non c’era che dire.
Il gioco aperitivo era particolare perché, oltre a vincere un aperitivo, il vincitore avrebbe avuto diritto ad un premio a mia scelta.
Non mi sarei stupita se Zayn l’avesse fatto apposta. Idiota!
Alla fine, vinse il tizio del gelato, quello con cui avevo parlato quella mattina. La sfiga era dalla mia parte.
“Bene, si è appena concluso il nostro gioco aperitivo e il vincitore è il bravissimo Alex! Fategli un forte applauso!” Dopo che questi furono finiti, Zayn riprese a parlare. “Ora lui avrà diritto ad un gustoso aperitivo e ad un premio scelto dalla nostra Nicole!” Alzai gli occhi al cielo, poi notai Zayn avvicinarsi a me col microfono in mano. Aggrottai la fronte, stranita.
“Bene Nicole, dicci pure: qual è il premio scelto da te?”
Maledetto stronzo, io non ci avevo nemmeno pensato! Dovevo rispondere, non potevo fare la figura della cretina.
“Ho scelto due cornetti caldi: uno alla crema e uno al cioccolato.”
Vi furono degli applausi, poi Alex si avvicinò a me per reclamare il suo premio.
Gli servii in fretta l’aperitivo –senza neanche complimentarmi con lui per il fatto che avesse vinto-, poi presi i due cornetti.
“Non mi piacciono i cornetti.” Si azzardò a dire, chiaramente per prendermi in giro.
“Non m’interessa. Il premio scelto da me è questo. Se è di tuo gradimento bene, altrimenti ti arrangi.” Detto questo, notando che era ormai ora di pranzo, afferrai le chiavi della cabina dalla tasca dei miei pantaloncini e mi diressi verso quest’ultima, con l’intenzione di prendere la mia borsa e gustare il mio panino.
Una volta che vi fui di fronte, infilai la chiave nel lucchetto, ma una voce che ormai conoscevo, poco distante di lì, mi fece bloccare.
“Che cazzo vuoi?!”
Zayn. Era Zayn e stava forse parlando a telefono. Ok, non dovevo origliare, perché a me di lui non importava niente…
Intanto, però, ero ferma lì, con le orecchie ben tese.
“Sai bene che non voglio più avere a che fare con te. Mi fai schifo!”
Ci fu una pausa. Mi morsi il labbro, mentre sentivo il respiro accelerare.
Non l’avevo mai sentito parlare con quel tono di voce, sembrava veramente arrabbiato, avrei osato dire quasi disgustato. Ma con chi stava parlando? Quando ormai credevo che avesse staccato, la sua voce mi fece sobbalzare.
“Non dirlo mai più, hai capito?!” Sbraitò. “Sei una persona di merda! Hai rovinato la vita di Dylan, sei contento ora?! Ma ti avverto che io non cederò, ho la testa molto più dura! Non sai contro chi ti stai mettendo, non sfidarmi perché perderesti! Mi fai letteralmente schifo! Vai al Diavolo!”
Mi portai le mani sulle labbra, sentendo i passi di Zayn allontanarsi velocemente. Lui… lui era al telefono con chissà chi, e gli aveva detto delle cose terribili! Probabilmente aveva dei problemi, probabilmente soffriva per questo…
Mi dispiacque tantissimo per lui, forse anche più del dovuto, e proprio non riuscivo a reprimere la voglia di correre da lui per consolarlo. Ma non potevo, decisamente no. Eravamo colleghi, neanche amici, ed io avevo praticamente origliato la sua conversazione telefonica… Gli amici con cui sfogarsi li aveva, io non sapevo nulla di lui, non avrei potuto fare niente per farlo stare meglio, anche se lo desideravo davvero. Non potevo starmene lì impalata davanti alla cabina però, dovevo prendere il panino e andarmene.
Feci per girare la chiave nel lucchetto, ma poi la tolsi di scatto, iniziando a correre –ero una povera pazza!- nella direzione presa poco prima da Zayn.







Salve! :)
Vi chiedo scusa per il ritardo assurdo, ma purtroppo ho avuto dei problemi e non ho potuto dedicarmi al capitolo come avrei voluto. Non so se sarà di vostro gradimento, ma in caso contrario, non potrei di certo biasimarvi.
Parlando del capitolo, vi chiedo scusa per il titolo orrendo, ma non mi è venuto in mente nulla di meglio... Allora, si è conclusa la prima giornata di lavoro di Nicole, e nonostante tutto, Zayn ha deciso di prenderla. (Dai, che stronzo sarebbe stato se l’avesse mandata a casa?)
Abbiamo poi conosciuto un pochino meglio sua nonna, abbiamo l’uscita con Mary, la telefonata ad Allison e il suo incarico da barista imprevisto. Il finale direi che è la cosa più importante: più avanti la situazione di Zayn verrà approfondita meglio, prossimamente ci sarà finalmente il suo primo pov!
Vi ringrazio come al solito, spero che non vi siate dimenticate di questa storia e che abbiate ancora voglia di seguirla!
Se volete seguirmi su twitter, vi ricordo che sono @RockMe06. ;)
Un bacione e al prossimo capitolo!
Veronica
   
 
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